^i^^^^^m
VITA
DEL PROPOSTO
LODOVICO ANTONIO
MURATORI
già' Bibliotecario
DEL SERENISSIMO SIC.
DUCA DI MODENA,
DESCRITTA DAL PROPOSTO
Gì f\N-FRANCESCO SOLI
MURATORI
suo NIPOTE.
Il
IN VENEZIA
M D C C L V I.
Ver GlAMBATTSTA PASQUALI
COl^ LICENZA DE SUPERIORI.
A Sua Eccell. il Sig.
D. GAETANO BONCOMPAGNO
L U D O V I S I
PRINCIPE DI PIOMBINO, MARCHESE DI POPU-
LONIA , SIGNORE DELLE TERRE DI SCARLI-
NO , SUVERETO , E BURIANO, DELl' ISOLE
MARITTIME, DEL.-' ELBA, DI MONTE CRI-
STO, E PIANOSA , PRINCIPE DI VENOSA,
CONTE DI CONZA, DUCA DI SOR A , ED AR-
CE , MARCHESE DI VIGNOLA , SIGNORE DEL-
LE CITTA^DI AQUINO, DI ARPINO, DELLA
TERRA DI ROCCASECCA , E LORO STATI ,
CAVALIERE DELl' INSIGNE ORDINE DEL TO~
SON d'oro, E dell'altro DI S.GENNA-
RO, GENTILUOM > DI CAMERA CON ESER-
CIZIO, E MAGGIORO MO MAGGIORE DELLA
maestà' DEL RE DELLE DUE SICILIE .
PEr adempiere la mente del Pro»
poQo Lodovico Antonio Mu-
ratori mio Zio , mi diedi rono-
re nell'Anno 1751. di dedicare a V. E.
le DifìTertazioni di lui iopra le Amichi'
tà Italiane ; ed avendomene . Ella per
fomma fua bontà dimoftrato un gene-
* a rofo
rofo gracfimento, mi riconofco ora in
(joverc di prefentarle per mia parte la
Vha di lai da me compilata; lufingan-
domi , che (ìa pure per accog'itr que-
fta graziofamente , e quafi direi eoo
compiacenza, non già perchè mia pro-
duzione, ma sì bene perchè contiene
gii (tudj e le azioni di un Letterato al-
iai celebre, nato in uno de' molti Feu-
di della nobililTima Tua Cafa, e che eoa
tanta [lima veniva da Lei riguardato .
Se è di gran luftro ad una Città, ad
nna Terra, o Caftello l'aver prodotto
qualche Perfonaggio illuiìre in quaKi-
voglia ProfcfTione, e maffime fé in Let-
teratura; torna eziandio in onore di chi
n'è infeudato, e non può fé non piace-
re recargli il poterne contar parecchi,
e il vederne a' fuoi giorni accrefciuto ii
numero ; e ciò tanto piò dee fuccedere
in V. E. che ftata è femore amante
delle Lettere e de i Letterati . Pochi
fono i Principi ( e forfè non ve n'ha
alcuno ) del rango di V. E. che vantar
poiTano, come può far Ella, tanti Let»
terati , e tutu nel loro genere infigni^
i)knì
ufciti da i loro Felici . A buon cqnto
Tullio^ il grande Oratore di Roma,
trae da Arpino la Tua origine; YAnpjlU
co Dottore àa. Aquino ; l'incomparabi-
le Cardinal Baro?2Ìo da Sora ; e da l^i-
gnola W Muratori: Feudi tutti à\ V. E*
per tacer di tant' altri Uomini di Let-
tere, che non fono cotanto rinomati
nella Repubblica Letteraria ; laonde
anche per quefto rifledo da me fi dovea
ella Vita a V, E. in-lirizzare.
Non i(!arò io qui a ripetere quanto
neir altra mia Lettera Dedicatoria ef-
pofi , benché rozzamente, in lode ben
giuiìa delle molte Virtù , e dell' altre
eccelfe Doti, che neil' animo di V. E.
riiplendono, e che la rendono oggetto
d'ammirazione ad ognuno ; perciiè so
in primo luogo, che per un atto ap-
punto di Virtù a Lei non piace di len-
tirlì lodare . Avrei per altro di prefen-
te un affai più ampio campo d'elaltare
fpezialmente Tinfigne di Lei Libcrraluk
nel Jovvcnire s\ largamente le Mona-
che, ed il Pubblico di Vignola mia Pa«
tria; coli' aver' alle prime fatta rifab-
* 3 bri-
bricar a fue fpefe buona parte del lor
Moniftero, pagati i frutti de'groffi lo-
ro debiti, ed afiegnati annui iufìidj ,
perchè non ne faccian de i maggiori ;
e coli' aver fomminiltrato all'altro, ed
anche in buona parte donato , il dana-
ro occorrente a far un grande e forte
riparo fai Fiume Panaro , per volgere
altrove le di lui acque, che minaccia-
van dell'ultimo efterminio i migliori
poderi di quel Territorio . Atti di Li-
beraliiìi lon quefti fommamente com-
mendabili , e che molto ben danno a
conofcere il bel cuore di V. E. verfo
d'effa mia Patria.
Dall' altra parte l'efiere fiata V. E.
dal Re delle due Sicilie decorata della
cofpicua Carica di fuo Maggiordomo
Maggiore , coli' altre dilìinte marche
d'onore dalla Macfia Sua conferitele;
ficcome le due ftraordinarie Ambafcia-
te di fuo ordine da Lei con tanta lode
efeguite alla Corte Cattolica ; come
pure l'alta commeffione incaricatale di
andar a ricevere su i confini dell' Ita-
lia 5 e condurre a Lui la Reale fua Spo-
la;
fa : fono a i prefenti , e faranno a i
poderi nianifefte ripruove del Merito
fublime di V. E.
Altro adunque a me non refta, che
di fupplicar V. E. a degnarfi di gradire
queft' altro tributo dell' umiliffimo of-
fequio mio , e di darmi campo in av-
venire di poter maggiormente eferci-
tare il vivo defiderio , che tengo , di
farmi conofcere , qual veramente mi
profciTo di effcre
Di Voftra Eccellenza
Modena 8. Diccmb. 175^.
XJmiUfs, Divotifs. Riverentìfs, Serv*
Gian-Franccfco Soli Muratori .
* 4 AL
AL DISCRETO E BENIGNO LETTORE
l' A U T O R E.
PTU^ tardi di quel eh' io bramava preferito ai
Pubblico la Vira del Propofto Lodovico Ari'
tonto Muratori mio Zio, da rae defcritta . Diver-
fi motivi, che qui non occorre addurre, ftati ne
fon la cagione j ma vi ha fpeiialmente contribuito
la deb)le77adel mio laient''', Va qua! da me cono-
fciura mi ftce penfar fulle prime di pregar qualche
Soggetto di maggiore abilità della mia a prendere
r impegno di Ieri ve ria ; con aver anche gittato 1'
occhio lopra 1' Abate Pietro Ercole Gherardi , Pub-
blico Profelfore di Lingua Greca ed Ebraica nella
nollra Univerluà , Vice Bibliotecario Ellenfe, e
grande Amico del Muratori j come quegli che, ol-
tre ali'elfere molto dotto, e di buon Gufto nel-
le Scien2e fornito , lo aveva per molti anni pra-
ticato, fìudiando lotto di lui, e preliandogli di fua
elezione 1' opera fua fptzialmente nel far le Copie
per le ftampe de i Libri , che andava componen-
do. Aveva egli accettato l'impegno, ma quando
fu pregato da me di accingerfi all' imprefa , fé ne
fcusò, adducendo per motivo la fua pocafanità, e
l'impegno che avea della Scuola de i Principi Fi-
gli del regnante Duca di Modena , che non gli la-
fciava affai tempo da applicarvi. Oia a trovar al-
tra perfona , che aveffe egual informazione degli
Studi e delle azioni del Muratori, non mi rlulci-
va sì facile; e riflettendo dall' altra parte , che pre-
valendomi di alcun altro meno informato di lui,
farei flato corretto di fomminiftrargli la maggior
parte delle notizie: mi rifolvetii , giacché io avrei
dovuto far quefta fatica, di prenderne io fleflol'
af-
/
affunto , e di farmi queflo poco di merito col
Pubblico. Intefa quella mia rifoluzione, parve ad
alcuni , che non conveniffe ad un Nipote lo fcri-
vere ia Vira dello Zio , e cercarono di difìfuader-
mcne, Tul riflcflb furfe , ch'io poteffi lafciarrai
condur la penna più dall'amore di lui, che dall'
amore del Vero , e cadere in efagerazioni per far-
gli maggior onore. 'Ma r<ipendo io, che la cofa
non era fenza efempio ; mentre , per tacerne altri ,
da due Nipoti fono fiate compolìe e pubblicate le
Vite di S. Lorenzo Giulliniano , e di S. France-
fco di Sales j ed elTendomi dall'altro canto prefif-
fo, che la Verità più che ogni altro rifleflfo fervir
mi dovelfe di guida nel lavoro , non credei d'aver-
ne a deporre il penfiero . Avrebbe fenza dubbio
qualunque altro defcritte meglio di me, e porte in
miglior lume le azioni e le Virtù di mio Zio;
ma non avrebbe potuto feri vere con maggior Va-
nta di quel eh' io abbia fatto . Mi protcllo adun-
que d'avere ftcfe quelle Memorie con tutta la fin-
cerità podibile, e con tutto l'Amor del Vero;
non tanto perchè così efigeva la mia Onoratezza,
quanta perchè Modena tutta, in cui effo mio Zio
è dimorato per ben cinquant' anni dopo il fuo ri-
torno da Milano , mi avrebbe potuto Imentire , fé
avefli ne i fatti tradita la Verità ; e tutti quei
che poffeggono 1' Opere di lui avrebbono potuto ri-
convenirmi , fé ecceduto avclTi nel commendarle .
Tutto ciò premeffo per mia giudifìcazione , ven-
go ora a dar conto de i mezzi , di cui mi fon fer-
viro , e del metodo dame tenuto nel comporr' ef-
fa Vita.
Non avrei ne pur io potuto certamente dar un
giudo ragguaglio de i primi Studj del Muratori,
tuttoché aveffi di continuo converfato con lui per
ben
n trentotto anni, e che molte delle cofe fue avef-
intefe dalla fteffafua bocca, fé importunato egli
nel 1720. dal Conte Giovanni Artico di Porcia
noti avelie lafciara fcritta una lunga Lettera , in
éui ne rendeva ragione a quel dotto Cavaliere .
Di quefta perciò rni fon fervi to nel tefTere princi-
paimente i primi due Capitoli , e qualora ho cre-
duto bene , o necefTario , ne ho anche recati al-
cuni fquarci in confermazion de' miei detti .
Per conto dell'Ordine ho proccurato di mante-
ner , per quanto mi ha permefTcj l' infufficienza mia ,
quello de 1 tempi , Ma dovendo parlar di un Let-
terato, ed infieme Ecclefiaiiico , non ho potuto
fempre ofTervarlo efattamente ; efTendomi convenu-
to interrompere il filo delle cofe Letterarie, per
non mettere fuori di luogo i fatti , che riguardava-
no Io flato di Ecclefiatlico . E qualche volta an-
cora nel Letterario mi fon prefa la liberta di dar
conto d' alcune Opere prima del tempo per unir in-
fieme quelle che avean fra loro qualche relazione;
come fono la grande Raccolta de gli Scrittori £
Italia^ le Antichità It aliane ^ il Te foro delle Ifcrì-
tiohi , e così le Vite de i Letterati compone dal
g/andù mio Zio . Aveva io bensì confervato inte-
ramente r ordine de i tempi nel riferir le Critiche
fatte all'Opere di lui, e le Controverfie Letterarie
da effo foftenutc j con averle eziandio pofle in ul-
timo luogo , perchè varie d' effe Critiche erano
ufcite dopo la morte del Muratori . Ma perchè
que(to Capitolo riufciva troppo lungo , mi fono
appigliato al confìglio di chi ha efaminato il mio
Manofcritto , prima di confegnarlo alle flampe ;
con feparar le Materie che le riguardano , e for-
marne altrettanti Paragrafi ; e con unirli e farli
fuccedere imiiiediatamente all' altre cofe Letterarie .
Per
Per configlio pure altrui ho polle in un' Appendi-
ce in fine tutte le Lettere da me prodotte , a ri-
ferva di alcune poche affai brevi ; e ciò per non
interrompere fovente di foverchio la Storia . A
quefta Appendice altra ne fuccederà , in cui dame
fi è fatta qualche rifpofta a certe erpreffioni , che
fi leggono nei le Memorie della Vita di Monfignor
Montanini , per non elfermi queite venute alle ma-
ni fé non dopo che la lìarnpa era di molto inol-
trata . -E così pure dopo quella feconda Appendi-
ce fi leggeranno alcune poche Aggiunte da me fat-
te alla Vita del Muratori, per non averle io man-
date allo Stampatore in tempo da poterle mettere
nella nicchia loro conveniente. Equeftoè quanto
ho creduto di dover rendere conto a chi vorrà leg-
gere quefia mia qualunque fiafi fatica . Che fé non
avrò colla^medefima corrifpofto all' afpettazion del
Pubblico, né all'argomento avuto per le mani i
fé ne incolpi , come diffi , T infufficienza mia , che
non ha faputo far meglio . Spero nonpertanto di
confeguire da i cortefi e difcreti Leggitori un be-
nigno compatimento . Effendomi poi riufcito di ot-
tenere r Orazion funebre , che fu recitata nella mia
Chiefa in occafion del folenne Anniverfario, cele-
brato per 1' Anima del miobwonoZio nel dì 23. dì
Gennaio dell' Anno 175 1. fi vedrà quella nel fine de!
Lihi'o regiftrata.
TAVO^
N
TAVOLA DE' CAPITOLI
Contenuti in quell'Opera.
CAPITOLO PRIMO.
Jfnta , primi ^^"^/ 1 e Cheric'ato del Mu-
ratori . pag. I
C A P. IL
Il Muratori paffa a Milano per uno de i Dottori
della Biblioteca ^mbroftana , ed ivi viene erdi'
nato Sacerdote . Suoi Stuàj , ed Opere date alla
luce in quella Città . * 1 5
C A P. IIL
Parte il Muratori da Milano , e fi rejìituifce in
Modena col carattere di Bibliotecario ed Ar-
ehivifla Ducale y ed Opere da lui quivi com-
fojìe . z6
C A P. IV.
Il Muratori , femplicc Sacerdote , comincia a fati-'
gare pel bene Jpiritualc del Proffìmo' 53
C A P. V.
Vien conferita al Muratori la Prepofttwa di Santa
Maria della Pompofa di Modena. Gran bene
fat-
fatto da luì a quejìa Chlefa e Parrocchia , e ad
altra di Ferrara . 57
GAP. VI.
Il Muratori infìituifce gli Efercizj Spirituali per gli
Ecclejiajiici nella /uà Chiefa j e fa injcgnarc il
Canio fermo a i Cherici . 65
GAP. VII.
Il Muratori Parroco fi difiingue colla Libcralith
ver/o i Poveri, m J olii evo de' quali injiituijcc la
Compagnia della Carità , e proccura P erezione
di un Monte -di Pietà . 65 /
C A P. Vili,
Si ripiglia il racconto de IP Opere compofie dal Mu-
ratori, 75
GAP. IX.
Vdh Critiche fatte aW Opere del Muratori , e del-
le Controverjie Letterarie da ejfo avute , io|
§. L
Delle Critiche fatte al Muratsri in cofe Poeti-
che , 104
§. II.
Centroverfia fopra la Città di Cornacchia , e di
Ferrara , 1 14
• §. III.
§. III.
Di alcune Critiche fatte al Muratori in materie
F ilo fo fiche , e Legali . 1 24
§. IV.
Delle Critiche in materia d* Erudizione , di Sto-
ria , e di Lapidaria , fatte aW Opere del Mu-
ratori. 127
§. V.
Controverfia fopra il Voto Sanguinario.. 152
§. VI.
Dicerie fufcitatefi in Salisburgo contra il Muratori
pel Librn de Ingeniorum Moderatione , e C altr»
de gli Elercizj Spirituali . 181
§. VII.
Controverfia avuta dal Muratori col Cardinale
Angelo Maria Querini Vcfcovo diBrefcia. i85
§. Vili.
D'altre Critiche fatte ad alcune Opere del Mu-
ratori in materie Teologiche , 1S?4
GAP. X.
Del bmn ufo del Tempo fatto dal Muratori , *
del
dil fuo Metodo ordinario di vivere . 22 1
GAP. XI.
JDe iDoni fingolari ài Natura ^ conceduti da Dì»
al Muratori. 225
GAP. XII.
Delle Virtù del Muratori , e primieramente delU
fua Pietà verfo Dio , e Divozione al Signor
Gesù Crijìo . 238
GAP. XIII.
Della fua Fede , Speranza , e Carità , 245
G A P. XIV.
Della fua Umiltà , Manfuetudine , e Pazien-
za . z6z
GAP. XV.
Dell' ultima malattia , e morte del Muratori. 280
GAP. Ultimo.
Della filma e concetto , in cui fu il Muratori pref-
fa i più gran Perjonaggi , e i primi Letterati
del fuo tempo, 304
Ca-
Catalogo delle Opere del Muratori . ^^o
Appendice de i Documenti citati nella Vita del
Muratori . ^40
Appendice Seconda . 47 8
Orazione Funebre in lode del Muratori . 490
VITA
VITA
DEL PROPOSTO
LODOVICO ANTONIO
M U R A T O Pv I.
Capitolo Primo.
Nafcita , primi S tu d j -i e Chcricato del Muratori ^
L'Antica e riguardevole Terra ^\Vìgmla^ Pa-
tria del celebre ed eccellente Architetto , e
Maeltro norifTimo in qued' arie /^co/7o Barozzi ,
detto perciò il Vignola ; di Monfig. Giovanni Fon-
Taìia Vefcovo di Ferrara , rinomato per la iua E-
rudizione e Pietà ; di Jacopo Cantelli accreditato
Geografo; di Pietro jinton:o Bcrnardoni , che fu
Poeta dell' Imperador Giufeppe I., e d'altri felici
Ingegni, è ftata anche la Patria ^\ Lodovico Anto-
7ìio Muratori^ di cui imprendo a Icrivere la Vita .
E' Capo quella Terra di un grande e nobile M ar-
chelato, cumpofìo di venti e più Comunità , chela
Cafa Boncompagni riconofce in Feudo dal Duca-
di Modena ; ed è pofta al Me7zogiorno di qutfta
Città in diilanza di dodici miglia in circa . Un
tufo, fopra di cui è piantata, e che a guifa di un
picciolo Promontorio s' interna per qualche tratto
nel letto del Fiume Panaro , o fia Scoltenna ^ la
difende non meno dall' impeto dell' acque di eflb
Fiume , che furiofe sboccano dalle vicme monta-
gne, ma le fa eziandio godere della viltà delizio"
A fa
3 Vita di Lodovico
fa delle Colline , che da tre parti la circondano ,
e vengono come a formare una vaga perfpettiva d'
un teatro dalla parte d'Occidente; ficcorae di un'
aria perfcttifuma ed affai fottile , atta perciò a
produrre Ingegni risvegliati , e ad apprendere le
Scienze ben dilpodi ,
Nacque adunque in Vignola Lodovico Antonio
Muratori nel di 21. d'Ottobre dell'Anno 1Ó72.
da F radice fco Muratori ^ q à^Wà Giovanna j^ltimaniy
pcrfone onelk di quel Luogo , ma non molto prov-
vedute di beni di fortuna. Appena ebbe egli im-
parato a leggere , che capitatigli alle mani i Ro-
manzi , compofti dalla favia ed ingegnofa Madama
di Scudery , prefe tanto gufto alla lettura di quelle
favole , che quanti trovò da lì- innanzi di fìmili
Libri, tutti con incredibile avidità divorò, fino a
portarli feco a menfa , dove con più fapore pafce-
va di que' finti Racconti la fua curiofità , che iì cor-
po di cibi . ConfelTava il Muratori , che quefta
lettura avea fervi to non poco a fvegliargli l'Inge-
gno, a facilitargli lo lìile , e ad invoglinr-lo Tem-
pre più di leggere : ma con aggiugnere nello flef-
fo tempo , eh' egli non avrebbe mai configliato
ad alcuno, emaffimamente a i giovinetti l'imitar-
lo in un sì pericololo efempio ; perchè quand'an-
che poteffero effi qualche cofa guadagnare dalla
parte dell' Ingegno , poteano perdere molto da quel-
la de i Coftumi ; e quando eziandio fi abbattefifero
in foli non difonefii Romanzi , com' era avvenu-
to a lui, non era poi sì facile l'impedire, che da
Libri tali non veniffero mfpirate delle Mafifime
del Mondo , le quali abbarbicandofi prefto nelle
menti tenere , poteano a fuo tempo produrre il lor
frutto .
ria d'allora cominciò il noflro Lodovico Anto-
nio
Antonio Muratori. 3
nlo a fentire in fé delio un gagliardo Genio , o fia
una naturale inclinazione a f^pere e ad imparare ,
Ja quale divenuta in lui col crefccre de gli anni
fempre più vigoroia , contril'.uì affaiflìmo a farlo
camminar forte ne' fuoi primi Studi . L' effer egli
pofcia llato dorato da Dio di un Intelletto , che
facilmente abbracciava le cole , e di una Memo-
ria , che con egual prontezza le ritene\/a , gli ren-
deva agevole più che a tant' altri della fua età i'
apprendere ciò , che gli veniva infegnato . Studiò
il Muratori i primi rudimenti della Lingua Latina
in Vignoìa Tua Patria: né voglio tralafci ardi rife-
rire , che convenendogli in quel!' occafione im-
parar'a mente' certi Vocabolari Campati, ov' era-
no i Nomi Latini , di certi Uccelli , Fiori , e
fìmili cofe, de' quali troppo di rado avverrà , che
uno fcrivendo in Latino s'abbia a valere, pareva
a lui, che non fofle bene impiegata la fatica e il
tempo, e che farebbe flato piij utile l'imprimere
nella Memoria altri Vocaboli più uluali e necef-
farj . Che più ? fin d' allora tanto era 11 fuo giu-
dizio e coraggio, ch'egli andava meditando di fod-
disfar meglio al bifogno del Pubblico con una
nuova Scelta : il che rifovvenendogli poi in età
più matura, lo faceva ridere , riflettendo al gran-
de onore , eh' egli fi farebbe procacciato fra i Gram-
maticucci con Opera di tanto pefo e Ingegno .
Tre anni di più di quel che occorreva , fu coflret-
to il Muratori a reflar inVignola ad intifichire ,
per così dire , nello Audio de' precetti Grammati-
cali ( non Infegnandofi ivi che la fòla Gramma-
tica ) perchè il Padre fuo non fi fentiva di man-
darlo e mantenerlo in Città ; e però folamente
neir Autunno dell' Anno 1685. egli fi portò ad
iftudiars in Modena la Grammatica ., e poi le Let>
A 2 lere
4 Vita di Lodovico
tere Umane nelle Scuole de' Padri della Compaq
gnia di Gcsìi . Quivi i Prtnij, i Pnvjlegj , e gli
Onori faggiamente propatti all'età fanciuilelca , e
l'emulazione attizzata da i giudiiiofì Maellri , die-
dero tale impuKo aJla fua inclinazione allo Stu-
dio ) che non perdonò a fatica per andare innan-
zi a gli akri ; anzi ogni fatica gli pareva agevo-
le e dolce per ottener quefto intento . Per^ tutto
il tempo , che gli avanzava dalle Scolaftiche fue
faccende, l'impiegava nella lettura e traduzione d'
ottimi Libri Latini ; la qual applicazione fé non
affai tardi interrompeva la fera , e ben per tempo
ripigliava la mattina . Prefe poi egli fin d'allora
il coffurae di tar buon ufo del tempo, e di non
dormire più di fette ore , anche nelle notti più
lunghe : coflume da lui pofcia mantenuto coftan-
temente, finché viffe .
Fino da' luci più teneri anni fi fentiva ezian-
dio il Muratori chiamato da Dio ad abbracciare
lo llato Chtricale ; ma per quante iftanze faceffe
al Padre fuo , acciocché gli pertnetteHe almeno di
vedime l'abito, non potè mai indurlo ad accor-
dargli sì giuda ptiminìone , pel vano riflffìo di
non aver altri figli mafchi che lui . Gli nufcì fi*
nalm-nre di vincere quella fua oftinazione , allor-
ché fa per porrarfi ad iftudiare in Modena ; e nel
dì poi 17. di Gennaio del i6b8. ricevette la pri-
ma Tiinfura da Monfig. Carlo Molza Vefcovo di
quella Città, il qudle nel giorno apprelfo gli con-
ferì ancora i due primi Ordini Minori , e pofcia
nell'Anno fuHegutnre gli altri due. Dopo di effe-
re flato arrolato nella milizia Ecclefiaflica il gio-
vinetto Lodovico Antonio, fi poie a Itrvire con
afl^iduità alla fua Chiefa nr n meno nelle funzio-
ni Ecclefiafliche , che neli' infegnare a i fanciulli
M
Antonio Muratori. 5
Ja Dottrina Criftiana 5 divenne più frequente in lui
l'ufo di accoftarfi a i Sacramenti ; con pii^i di fer-
vore fi applicò allo Studio ; né mai più fi vide,
praticare que' giuochi , tuttoché innocenti , co' qua-
li era dianzi folito a divertirfi in compagnia de'
fuoi coetanei . Proccurò in oltre di render fi abi-
le al Canto Ecclefiailico , benché la fua voce non
fofìfe per effo molto a propofito , non tanto per
compiacere al Padre, che ardentemente il brama-
va, quanto per non elfere inetto né anche in que-
fta parte al fervigio della fua Chiefa ; e ne appre-
fe sì bene i precetti , che arrivò a correggere in
buona parte quel difetto. A tutte quelle beile qua-
lità accoppiava egli fin d' allora una Saviezza e
Docilità non ordinaria, ficcome una Angolare U-
milik e Modeftia, di maniera che veniva da tutti
confiderato non folamente come il più fiudiofo ,
ma eziandio come il più morigerato fra' Cherici
della fua Patria .
Frattanto sbrigatofi il Muratori in tre anni dal-
le Scuole minori de' Padri fuddetti (che non man-
carono di educarlo anche con moka follecitudine
nella Pietà ) pafsò nello Studio Pubblico alla Lo-
gica , ciof alla pietra di paragone de gì' Ingegni ,
in cui chi fa progrefiì , ha per lo più una buona
chiave in mano per far paflfata in qualunque altra
Scienza, o applicazion Letteraria . QLial profitto
egli facelTe nella Dialettica , ne rendono chiara
tertimonianza le tante Opere date alla luce , in
tutte le quali fi fcuopre una gran prtcifione , pe-
netrazione, acutezza, e rttto raziocinio. In effa
e nelle altre parti della Filofofia gli toccò per Mae-
flro il P. jGiovan-Domenico Gujdotti dtl Terzo
Ordine di San Francefco , che il conduffe bensì
per la via Peripatetica , ma non già sì l'trettamen-
A 3 te.
6 Vita di Lodovico
t?, che non fi appigliaflTe ancora ad altre Senten"
2€ , e non gli fpiegafle diligentemente i Siftemi
moderni, adoperando più libertà, che nonfifole-
va allora praticare in Italia da perfone di Chio-
(Iro. Afcriveva il Muratori a fua gran ventura!'
aver fortito per Maellro quel Religioio ; ficcome
quegli , che al Sapere accoppiava "un' acutezza e
chiarezza mirabil ncll' iniegnare, e che, per at-
telìato di lui , coi folo fuo cappello , e colla fiia
fola tabacchiera fapeva fpiegare tutto ciò che vo-
jei'a , rendendo, per così dire , vifibiJi e palpa-
bili le cole più aftrufe . Terminalo poi ch'ebbe
il corfo della Filofofia , diede faggio il noftro Lo-
dovico Antonio del Tuo profìtto m quella Scienza
nel dì 4. di Febbrajo del 1Ó92. con una pubbli-
ca Conclufione , la quale dedicò a Monfìg. Lo-
dovico Conte Masdoni , poc' anzi fucceduto a
Monfìg. Molza nel Vefccvato di Modena ; e
ne riportò 1' applaufo comune . Si applicò dipoi
allo Àudio delle Leggi , che gli furono infegnate
dal Dottore Girolamo Porvziani , pofcia Canonico
della Cattedrale di Modena , e Vicario Generale
di Monfìg. Stefano Fogliani : uomo di gran fape-
re e comunicativa . Nello fteffo tempo fi die-
de eziandio allo ftudio della Morale Teologia , e
della Scolaftica , tenen^ofi tutte quefte Scuole in
diverfe ore del giorno . Nella Morale ebbe per
Maeftro il P. Giovanni Giuliani della Compagnia
di Gesù , Religiofo di rariflìmi talenti , e di gran
dottrina; ma nella Scolaftica non ebbe la fortuna
d' i.^contrarfi in una buona guida : tuttavia s'ac-
comodò a prenderla qua!' era , ed attefe , benché
contro fua voglia , a fcrivere ancora delle inutili
Quiilioni , fecondo il coftume de gli Scolatici di
quel
Antonio Muratori. 7
quel tempo: il che fu poi cagione, ch'egli non
folo la ftudiafle di nuovo da sé ne' buoni libri ^
ma eziandio che ne trafcrivefie non pochi Trat-
tati, per non avere il comodo di provvederfi de*
Libri medefimi.
E quelli furono gli Stùdi <^el Muratori nelle
pubbliche Scuole . Il fuo punto fermo dovevano
cffere la Morale Teologia , e il Diritto Civile e
Canonico . Così deliderava Tuo Padre ; lo ilelTo gli
configliavano faggie ed amorevoli perlone , mo-
Arandogli in lontananza quei profitti , che per Io
più da quefti due foli caiVimini provengono a chi
è arrolato nella milizia Eccleiìadica , Anzi non
mancava chi gli metteffe davanti la Regina delle
Corti e delle Città, ove il valore nella Giurispru-
denza non va disgiunto dalla fperanza di una buo-
na fortuna . Ed egli in fatti , lufingato da sì bel-
le apparenze , fi diede alla pratica delle Leggi fol-
to il Dottor Niccolo Santi QonC]°\ìtre e Segreta-
rio di Stato di Francefco IL Duca di N'odena i
Ma per poco di tempo continuò il Muratori in
quella carriera , avendogliela fatta abbandonare il
Genio in lui dominante . La Morale non finiva
di piacergli , e lo fìudio delle Leggi arrivava an-
che ad annoiarlo . Certamente ( così egli fcriveva
su quello propofìto nel 1721. al Conte Giovanni
Artico di Porcia, che l'aveva ricercato della ra-
gione de' fuoi Studi) un Intelletto libero ^ cioè non
legato da comando di Superiori , e un Intelletto gè-
'/lerofo , che voglia Jare fua comparfa nel Mondo ^
difficilmente troverà fue delizie in fagrificarfi tutto
alla Morale , 0 alle Leggi . E fé tanti e tanti vo-
Ic j] ero conjefj aria /enza corda ^ direbbero .y che quan-
do pure vi trovano pUjHo ^ non vien già quefto dnW
cjjere faporite ed amene quelle Scienze , ma bensì
A 4 dal
8 VlTADlLoDOVICO
•dal Guadagno , che fi fpcra un giorno , o attuai^
mente fi cava dalla profcljìonc di quelle . Tanto
qpinare in elTe , e maflìaiamente nelle Leggi , con
lunghe citazioni d'Autori sì peri' una, come per
l'altra oppofta fentenza , e l'eiTcre prelfo d'alcu-
ni la miglior ragione il numero maggiore d' Au-
tori , che le ragioni (ìeffe ; e il trovaiTi chi vuol
praticare i Tribunali fottopolro all'ignoranza, al-
le paflioni , e al capriccio di chi ha da giudicare ,
e il non ofTervarfi ivi Mondo nuovo da fcopnre ,
ma dover lolo aggirarfi , come chi è legato a un
palo, intorno a ciò, che tanti altri han detto e
ridetto : quelli , per tacerne altri , furono i moti-
vi , che non lafciarono innamorare , anzi fecero
difaraorare il Muratori della Scienza Morale e
Legale .
Che fece gli adunque ? Tutto quel tempo , che
gli reftava libero dalle Scuole, e dalle conferenze
co' Maeftri , cominciò a fpenderlo nelle Lettere
amene , e nella Poefia , leggendo avidamente e
indefeffamente quanti Poeti e bei Dicitori , e Poe-
tiche , e Cenfure , o difefe di Poeti iliuftri gli
capitavano alle mani . Gli toccavano il cuore ftud;
sì fatti . Ma ficcome in que' tempi il Culto nell'
Eloquenza e Poefia era depravato , per elfere fo-
Jamente in voga i Concettini e le Acutezze anche
falfe ; così maggior piacere recavano al Muratori
i Libri fcritti in quello Stile, che gli altri cora-
pofli in Ifiile fodo e purgato . Il Tefauro era T
Autore, eh' egli- ftimava (opra d'ogni altro . Per
Jo contrario il Petrarca gli pareva afciutto , e piìi
afciutti i Petrarchifli , e forfè per conto di quelli
ultimi talvolta non s' ingannava . Avendogli po-
icia alcuni fuoi Verfi Italiani aperto l'adito ad
una fiorita converfa/ione , comporta di alquanti
feli-
A NTO NIO MUR ATOR r. 9
fellcilTimì Ingegni Mcdencfì cf allora , cioè del
Marchete Gjovanni Rangoni , di Giovanni Ca-
rifrmii , Pietro Antonio Bernardoni , ed altri :
gente tutta lì>udiola , piena di lale , e onetia-
mente allegrill'ima ; ed elìcndo capitate nella lo-
ro raunama le. Rime freicamence itampate di Car-
lo Maria Maggi , e pofcia quelle di Francelco
Lemene i rellò ammirato , e intìcme Itordito con
tutti gli altri il Muratori alla pienezza e forza
del primo , e all' amenità , o grandiofità del fe-
condo ; e guftati quei lani Stili , altro non ci vol-
le a farli abiurare il vano ed affettato di prima ,
e regolar meglio il Gufto loro da lì innanzi . Per
giugnere più Scuramente a quelto fine lì diede il
nollro Lodovico Antonio a leggere tutti gli an-
tichi Poeti Latini , e fuffeguentemente anche tut-
te le Traduzioni de' Greci più rinomati , notando
di mano in mano tutto quello che di più ingegno-
fo, leggia ro , e viftofo gli pareva diicernere in
effi . Alla lezione de' Poeti accoppiò quella delle
Declamazioni di Qiiintiliano , di Libanio , e di
Seneca il vecchio , che il rapivano per 1' acutez-
za, e per le ingegnofe lor rifieffioni . Prefe dipoi
a leggere ancora tutte 1' Opere di Seneca il Filo-
fofo , e per sì fatto modo s' invaghì v non dirò
folo dello Stile concettofo e fenrenziolo di quell'
Autore , ma eziandio della Filofofia Stoica da lui
medefimamcnte iiudiata allora in Epitteto ed Ar-
riano , che gli fembrava di eflTere divenuto uno
vivo Scoglio , contra cui da lì innanzi aveflero in-
y damo da cozzare le difa\'vtnture , e le ingiurie
della fortuna , e de gli Uomini . Ma non tardò
egli molto a conofcere per mez/o d' altri iludj , e
vie più per laSperienza, infpirarfi più vanità che
foftanza dalla Scuoia Spica , ed alle pruove ( maf-
fima'
io Vita di Lodovico
fìmamente nella morte di fna Madre , che gli fu
dolorolìflìma ) fi trovò pi ià Uomo che mai , e ben
difingannato di sì ampollofe promeffe . Capì egli
allora , che per quanto ftudio fi pofla fare nella
Filofofia, altra Scuola non c'è per rintuz2aredad-
dovero le PafTioni dell' Uomo , e per armare 1'
animo fuo centra il foUetico de' Vizj , e gli af-
falti delle fciagure, che la fan ti iTi ma Scuola e Re-
ligione di Cnito , perch' effa infieme infegna ed
aiuta , né dà folamente lume , ma fomminiftra le
forze .
Quefiia fua ofiinata applicazione alla Filofofìa
di Zenone portò alle mani del Muratori anche i'
Opere di Giudo Lipfio, gran partigiano e rifchia-
ratorc delle fentenze Stoiche . E come una cofa
iì tira dietro l'altra, in leggendo egli varj Libri
Critici ed Eruditi di quell' infigne valentuomo ,
fpezialmente incorno alle Antichità Romane , fi
ientì fuor di modo invaghire deli' Erudizione Pro-
fana . Subito dunque fi rivolfe alle Profe de' vec-
chi Latini , € a quanti fra' Moderni egli potè ri-
trovare Autori Critici ed Eruditi , e allo fiudia
delle Ifcrizioni e Medaghe antiche. Appena però
ebbe ititraprefa quella carriera, che s'incontrò in
due gnivi difficultà , le quali alla prima lo fgo-
mentarono non poco. Cioè fi accorfe , che fenza
l'aiuto della Lingua Greca , e di mol ti (fimi Libri ,
non fi potevano far grandi progrefTì nell' Erudi-
zione. Ma effendogli riufcito in breve di ottene-
re il permeffo di andar a fiudiare nella Libreria
de' Padri Minori Olfervanti di Santa Margherita,
non certo molto copiofa di Libri, ma però prov-
veduta di non poche Opere de' migliori Autori ,
prete cuore, ed ivi con fuo gran piacere comin-
ciò il Noviziato per l' Erudizione antica . Nei
m€-
Antonio MuR ATORi. ii
medefimo tcaipo, e fu circa il principio dell'An-
no 169 j. s'accinfe pertinacemente a fua poda al-
lo (Indio della LuìguaGrrca, e con unbuonCle-
nardo , e due Vocabolarj Cireci , V uno compen-
diofo dello Scrcvelio , e T altro difFufo d' Arrigo
Stefano , fece tal profitto in quella nobiliffìma
Lingua , cne potè pofcia tradurre varie cofe ine-
dite , ficcome apparifce principalmente dal Tomo
d' jinecdoti Greci , che a fuo luogo vedrem da luì
pubblicati . La difficultà nondimeno incontrata nell*
apprendere da fé ItelTo la Lingua Greca , lo facea
dipoi chiamar felici coloro, che fortivano in tale
fìudio un valente Maeftro , e fi mettevano per
tempo , cioè ne gii anni teneri , a ftudiarla .
Superate in tal guifa le fuddette due difficulta,
una fola cofa mancava al Muratori per renderlo
contento , ed era di trovar un Direttore , che gli
porgeffe , per così dire , la mano , e indiriziafle
i fuoi paffi nello Audio dell' Erudizione . L'avere
il comodo di molti e buoni Libri , e volerne far
ufo, è fenza dubbio un mezzo , che può diroz-
• zare un Ingegno , ed ilìradarlo nelle Scienze . Ma
fé quefto tale non ha chi Io diriga , affai \nh.
lungo e laboriofo gli riufcirà il cammino. Perlo
contrario fé s'incontrerà di buon'ora in un otti-
mo Direttore , che fpeditamente il liberi da i falfì
Pregiudizi , che gì' idilli i precetti del Buon Gufto ,
e gli venga moflrando in opera non men le vir-
tù , che i vizi altrui : ciò fervirà per fargli ab-
breviare di molto la lìrada . Non ebbe il noftro
Lodovico Antonio da durar gran fatica , né da
far molto viaggio per rinvenir quefto Direttore .
Modena fteffa glie lo fomminiftrò, quale non fi
farebbe incontrato in moltiffime altre Città , an-
che delle più riguardevoli . Fu quefti il P. D. Be-
tL
12 V IT A DI Lodovico
nedetto Bacchini Monaco Cafinefe , Uomo inff-
gae per la vafta fua ^Erudizione , e per l'ottimo
Gufto in ogni Torta di Letteratura , e tale , che
pochi fuoi pari potea allora moftrare l' Italia. L'
efTere quel Religiofo altamente (limato e protetto
dalla Sereniifima Cafa d'Ette, lo aveva fatto i\a~
bilire in Modena, dove fu pofcia Abate del Mo-
niftero di San Pietro, e Bibliotecario Ducale dopo
la morte di Jacopo Cantelli . Era poi non folo il
P. Bacchini un gran Letterato , ma poffedeva e-
ziandio un altro pregio ben raro , al riferir dello
fleffo Muratori, cioè di faper fare rairabiimente,
come fu detto di Socrate , la balia de gl'Ingegni.
Pochi perciò erano quei che il praticafTero , i
quali non ne partilitro lempre più dotti , e non
li Ipogliaflero del Cullo cattivo per pigliare il
migliare • Fra quei , che , oltre il Muratori , eb-
bero la fortuna d' aver per Direttore ne' loro Stu-
di il P. Bacchini, lono vivi tuttavia ilP. D. for-
tunato Tamburini Monaco Cafinefe , che , dopo
avere con molta lode (ottenuta più volte la cari-
ca d' Abate nella fua Religione , fu in riguardo
del Tuo merito e dottrina dal regnante fantiliimo
Pontefice Benedetto XIV. decorato della Por-
pora Cardinalizia, e dichiarato Prefetto della Sa-
cra Congregazione de iRiti; e il V.D.Cammrl-
lo Afiaroji Monaco pure Cafinefe , celebre per al-
cune Opere date alia luce, dianzi Procurator Ge-
nerale, ed ora Prefidente dell'Ordine luo . Fra i
trapalfati poi fono da contare il Dottor Pietr Er-
cole Gherardi Lettor Pubblico di Lingua Greca ed
Ebraica nel!' Univerfita di Modena, Vice-biblio-
tecario Elknfe , e Maeftro de' Principi figli del
regnante Duca , mancato di vita nel dì 7. diLu-
gho dell'Anno 1752, (ìccome il Cardinal G/«/e/j-
A NT O NIO MUR A TOR f . 15
pe Livizzanì , flato prima Segretario della Cifra
di Clemente XII. indi de' Memoriali fotro Bene-
detto XIV, da! quale fu pofcia fatto Cardinale;
nella cui morte, accaduta il giorno 19. di iVlar-
zo del 1754- la nodra Città é rimafla priva di
un infigne ornamento ; per tacer di tant' altri .
Ammenfo adunque li Muratori nella converfa-
zlone ed amicizia del P. Bacchiai , non lafciava
paffar giorno, che non lo viiitafTcpiù d'una vol-
ta , e non fi tratteneffe feco buono fpazio di tem-
po per ricavar lumi da pvofeguire i Tuoi Studj .
Stava egli pendente dalla bocca di quel dottiffimo
Uomo , onoratamente rubando quanto poteva da*
fuoi familiari ragionamenti , che tutti conteneva-
no Erudizione e Giudizio; e quantunque non du-
rafle affai lungo tempo quefta buona ventura del
Muratori , perchè gli convenne mutar Ciclo , co-
me vedrem fra poco: pure confeifava , chelofcal-
pello di quel gran Letterato avca fervito non poco
a formarlo quello, ch'egli era poi divenuto . Fra
r altre cofe eflendo allora rivolti i penfieri tutti
di effo Muratori alT Erudizione Profana , gli fece
ben torto conofcere , che d'altra maggiore an:piez-
za e dovizia era 1' Erudizione Sacra , e queiia piìt
convenevole all' ifiituto della vita Ecckf;allica ,
ch'egli avea eletto. Non ci volledipiù per farlo
correre tutto anfiofoe lieto al comyDendio miglio-
re de gli Annali del Baronio , formato dallo Spen-
dano , e alla Storia de gli Scrittori Ecclenaftici,
e de' Concili, e pofcia a i Santi Padri , e ad altri
Libri di mano in mano di tal prok (Tione .
Parrà forfè a taluno, che tanta inlrahilifà , e
tanto caracollare del Muratori per varie Arti e
Scienze, debba dirfi un'intemperanza d' Ingegno,
e una voglia di non imparar nulla per volere im-
pa-
14 VitadeLodovico
parar tutto . Ma chi giudicafTe così , moflrerebbc
ài non aver cognizione della grandezza de i Ta-
lenti concelTigli da Dio . Certamente ad un In-,
gegno limitato, che fi fofle meflTo a ftudiare ie-
condo il metodo tenuto da lui , farebbe incontra-
to di non fare alcun progreffo nelle Scienze ; per-
chè una cofa avrebbe cacciata 1' altra . Ma emen-
do dotato il Muratori di un Ingegno vigorofo -,
aflirtito da una feliciffìma Memoria , che tutto
riteneva ; fervi in lui uno Studio sì fatto ad ar-
ricchirlo di quelle cognizioni , eh' erano nccefìTarie
per divenire un gran Letterato. Non fi può dire,
che aiuto, e che nerbo fia un'Arte all'altra , e
che legame abbia infieme la maggior parte della
Erudizione , e delle Scienze . Quanto più di ca-
pitale fi ha in effe , tanto meglio fi forma il Gu-
fìo e il Giudizio , purché l'Intelletto non vada
continuamente vagando , ma fappia fermarfi in
quel paefe , che più gli aggrada . A quefìo prò-
pofito foleva egli dire, che illetterati fomigliano
appunto a i Trafficanti, molti de i quali fi appi-
gliano al traffico d' una fola , ed altri a più fpecie
di Mercatanzia ; ma che d'ordinario è più ricco,
odivienpiù ricco, chi s'applica a molte, purché
non gli manchi il Giudizio per tutte. Lofteflbèda
dire de i Letterati . Una gran parte fi applica ad una
Scienza fola, o perchè il lor talento non è capa-
ce di più , o la loro inclinazione è portata fola-
mente a quella. Altri , perchè provveduti di un
Ingegno più vigorofo , fi mettono a ftudiar varie
Scienze, e in tutte riefcono egualmente bene che
ì primi in una fola. Sono certamente rari sì fatti.
Ingegni , ma pur fi trovano , ed ogni Secolo ne
eonta quakheduno . Fra quei del Secolo noftro
tie-
An TO NI O MUR A TO RI . 1$
tiene fenza dubbio uno de i primi pofli il Mura-
tori, ficcome fcorgeremo coli' andare avanti.
CAPITO LO II.
Il Muratori pajfa a Milano per uno de i Dottori
delia Biblioteca Ambrofiana , ed ivi viene or-
dinato Sacerdote . Suoi Studj .j ed Opere date
alla luce in quella Città .
A Vendo il Muratori trovato il fuo pafcolo ne
gli Studj fliddetti , fé la palfava egli con-
tento di effi , e non ifcontento di fé medefimo,
badando a foddisfare il fuo Genio , più che a cre-
fcere in Fortuna . Aveva imparato collo ftudio
della Morale Filofofia a contentarfi del poco , e
a tener baffi i fuoi deficTerj ; perciò niuna breccia
facevano in fuo cuore i Guadagni , che dall' efer-
cizio d'altre Scienze gli venivano fatti fperare ;
avendolo noi già veduto abbandonare lo fludio del-
ie Leggi e della Morale Teologia per applicarli
a quello dell' Erudizione , che non fuole contri-
buir molto ad empiere la borfa . Sapeva egli be-
niflìmo , che i Preraj tanto nella fua Patria , che
altrove, erano d'ordinario desinati alla Teologia ,
alle Matematiche, alla Medicina, ed alle Leggi.
Contuttociò , perchè Studj tali noa erano fecor»-
do il fuo Genio , non fi potè rifolvere ad inlra--
prenderli , né a continuarli . Ma fé eg^li non cer-
cava la Fortuna , quefta venne ben a trovar lui ,
ed anche quando meno fé lo penfava . Era ve-
nuto ad abitare in Modena il Marchefe Giovane
G/«/e/;pe Or/j Cavalier Rolognefe molto celebre fra*
Letterati , ed amantiffimo della gente lludiofa .
Non fu difficile al Muratori d'introdurfi alla fua
dol-
i6 Vi T A DI LoDOvi co
dolce ed erudita converfazione , e con quefto mez-
zo di darfi a conofcere a Munfìg. Antonio Felice
Marfigli y Archidiacono allora della Metropolita-
na di Bologna , € pofcia Vefcovo di Perugia ,
perfonaggio di fingolare Letteratura , e di rare
Virtù adorno. Né andò guari , che per tale co-
nofcenza fi fentì ali improwifo il Muratori in-
vitato dal Conte Carlo Borromeo alla famofa Bi-
blioteca AmbroCiana di Milano , cioè invitato al
fuo giuoco \ e mercè de' buoni ufi?) de i fuddetti
due tuoi Protettori collocato in quella nicchia sì
decorofa , e di tanto fuo genio . Fu cominciato
quefto trattato verfo la meta dell' Anno 1693. ^
il Muratori , per dare un laggio del fuo Sapere,
compofe m quell' occafione una DilTertazione de
Graca Liììguau/u , & prxjiantia ^ indirizzandola a
Monfig. Giòcrto Borromeo Fratello di effe Cava-
liere, che fu poi Cardinale e Veicovo di Nova-
ra, colla Data Idikts fui. MDCXCIII. Didi di
fopra, che fui principio di quefto medefimo An-
no erafi applicato il Muratori allo ftudio della
Lingua Greca , argomentandolo dall' aver io of-
fervato , che nel LefFico Greco dello Screv-elio j
trovato fra i fuoi Libri , Ita fcritto di fuo carat-
tere , Ludovici Antonii Muratorii Anno 1Ó93.
Ora da quella DuTertazione fi potrà facilmente
comprendere, con quanta velocità egli camminaf-
fe ne i fuoi Studj , mentre in foli pochi mefi d*
applicazione a quella Lingua, ne diicorre da Pro-
feffore . Un'altra Differtazione fu pure comporta
dal Muratori nell' Anno apprefio 1Ó94. ^ \nai-'
rizzata a Monfig M;:!fij^'i fuddetto col titolo de
primis Chrijìianorum Eccìcfi'ts , che fu molto ap-
plaudita da quel dotto Prelato , come fi può fcor-
gere dalla Lettera, che gli fece di ringraziamen-
to
Anto Nio MuR A TOR r. 17
to folto il dì 26. d'Agoflo del 1694. (Appen-
dice num. I.) Nella riftampa , che fi fta prepa-
rando di tutte l'Opere minori del Muratori , ve-
dranno la luce amendue quelle Di flertazioni . Gir-.
ca quelli medefimi tempi compofe egli altra Dif-
fertazione Latina fopra le cagioni ckll' innalza-
mento e depreffion à^\ Barometro ^ ad infinuazio-
tie del P. Racchini , cui eziandio la indirizzò •
Ha pure lafciato il Muratori altre Compofizioni ,
da lui fatte in gioventii , e fra quelle un FnmgiM
fico Latino in lode di Luigi XIV. Re di Fran-
cia , ma con proibirne la pubblicazione , per non
averlo trovato d'affai buona lega nel rileggerle^:
che fece in età più matura . .■ ^
Effendo intanto (tato accettato il Muratori ""per
r interpofizione fuddetfa fra- i Dottori dell' Am-
brofiana , prima di portarfi ad efercitare quello
per lui sì gradito ed onorevole impiego , volle
egli prendere la Laurea Dottorale in ambe le Leg-
gi , che gli fu conferita nell' Univerfità di Mode-
na nel dì ló. di Dicembre dell'Anno 1Ó94. e
due giorni dopo fu promoffo all'Ordine del Dia-
conato da Monfig. Masdoni , dal quale un anno
prima avea già ricevuto il Suddiaconato . In Mi-
lano pofcia , dove fi trasferì nel principio di Feb-
braio del 1*595. afcefe con difpenfa Pontificia per
r età al iSacerdozio , che gli fu conferito nel dì
24. di Settembre dello lleffo Anno da Monfig.
Carlo Francefco Ceva Vefcovo di Tortona , a
ciò deputato da Monfig. Federigo Caccia Arci-
vefcovo di quella Città .
Giunto a Milano il Dottor Muratori , tofto fi
diede a rivoltare i copiofi e rari Codici mano-
feri tti , che formano uno de' principali ornamenti
della Biblioteca Ambrofiana, fui defiderio di fco-
B prir-
l8 V I T A D I Lo DO VI co
pfirvi qualche cofa da fare la fua prima compar-
fa nella Repubblica delle Lettere. Aveva già fat-
ta la pratica ne' caratteri antichi fulle vecchie
Carte, dell' Archivio affai riguardevole della Cat-
tedrale di Modena; onde non ebbe da perder tem-
po per impararli a leggere i. Né andarono fallite
le fue fperan7e \ perchè gli riufcì in breve di
trovar' alcune Operette di antichi Scrittori prezio-
fe & inedite , che fubito fi mife con indefelfo flu^
dio e giubilo ad illuftrare per pubblicarle . Le
prime, che gli capitarono alle mani , furono. quat-^
tro Poemi di San Paolino Ve [covo di Nola , con-
temporaneo e grande amico di Aufonio , di .San
Girolamo , e di Santo Agofiino , tre de' quali
erano flati compoiìi da quel Santo Vefcovo in
lode di San Felice Munire., ed appellati A^t/r^^f// ,
perchè recitati nel giorno di lui Natalizio ; e il
quarto contra i Pagani . A ciaicuno di efli Poe-
mi fece il Muratori delle Note per metterne in
chiaro i pafTì più ofcuri ; ed affinchè non riufcif-
fero troppo lunghe alcune di quelle Note , fi rifer-
bò da trattare a parte varj punti d' Erudizione e
di Storia , che divife pofcia in ventidue Differta-.
zioni , da far fuccedere ad elfi Poemi . Diede al-
la luce il Muratori quefto primo Parto del fuo
Ingegno colle ftampe di Milano nell'Anno 1*597.
col titolo à\ Anecdota Latina. Ma perchè da que-
fto titolo non può, chi non ha veduto il Libro ,
venir' in cognizione del contenuto dgJle Differta-
zioni , colle quali illullrò i quattro Poemi di San
Paolino , fìa permefifo a me di darne qui una fuc-
cinta informazione *
Riguardano le prime otto diverfi Perfonaggì
lodati dal Santo Vefcovo . Nelle cinque fuffeguen-
•ti prende il Muratori ad illuflrare la Vita del
San-
A NTO NIO MUR A tO R i. I^
Santo medefimo , e ad arricchirla di più copicfé
notizie che non avea fatto il V.Francefcò Sacchi-
ni della Compagnia di Gesù , che la compole nel
principio del Secolo pafìato. Nella XiV. s'intro-
duce a parlare de i Miracoli di S. Felice, e con
quelb occafione cerca, in qual tempo ieguifle la
ppeziofa morte di quefto Santo Martire , eh' egli
colla fcorta del fuo San Paolino pretende doverli
piuttofto fiffare al Secolo Secondo clelT Era Cri-
ftiana , che al principio del Quarto , ficcomé
avean giudicato gli altri Scrittori , che prima di
lui ne avean parlato . Tratta il Muratori nella
Din'ertaz. XV. dell'Anno, in cui furono trovati
dal grande Arcivefcovo di Milano e Dottore del-
la Chiefa Sant' Ambrofio i Corpi de' Santi Mar-
tiri Gervafio e Protafio ; e con forti ragioni di-
moftra , effere accaduta la loro Invenzione nell'
Anno 3 86. dell' Epoca noflra , e non già nel
387. come avean pretefo il Baronio , il Puricel-
\\ , ed altri ; e per confeguenza , che a quelt' ul-
timo Anno debbafi ridurre il Battefirno dell' infi-
gne Dottore Sant' A godi no. Nella X VI. impren-
de egli a combattere il Calvinifta Arrigo Ottio ,
il quale nel fuo Examen pcrpctuum H''/iorico-Thco-
logicum in Card. Baroni i Annales avea criticato
elio Baronio per aver egli fcritto , che gli anti-
chi Templi de i Cridiani erano provveduti di
Vafi (acri d' oro e di argento , e d' altre ricche
fuppellettili , e che in ciTi erano m.mtenuti accefi
Cerei e Lampane a i fepolcri de i Martiri. A
quella DilTertazione altra ne fuccede fopra i Se-
polcri de gli antichi Crtjìiani : e in efTa coli' au-
torità non meno del Santo Poeta , che de i San-
ti Ambrofio, Agollino , e Maffimo Vefcovo di
Torino , dimoftra il Muratori , che 1' ufo di fep-
B 2 pel-
%C3 V i 1 A D I i O D O V I C O
pellirc i cadaveri de i Fedeli entro le Chiefe è
adai più antico di quel die pensò ilKepperocon
jikri Novatori del Secolo paif-ito, i quali lo pre-
tendevano folamente introdotto a i tempi di San
Gregorio il Magno. Nella XVIII. Differtazior
ne , che riguarda i Voti , e le Oblazioni Votive
fatte da i Crijliani in onore de i Santi , fi rif-r
ponde dal Muratori ad Erasmo, che nel Tuo CoIt
joquio , intitolato Naufragium , avea derifo que-
llo pio colrume , Viene da lui impugnata nella
XIX. Diifertazione l'opinione del P. Pagi 5 il
quale avea foftenuto , che della maggior parte de
i Santi , non folo Romani Pontefici ( come ave?
va prima di lui pretefo il P. Papebrochio ) ma
eziandio de gli altri tutti fi faceva dalla Chiefa
la Fella in giorni diverti dalla lor morte o fepol-
tura . Efpone il Dottor Muratori nella Dilfert,
XX. r opinione tenuta dal fuo S. Paolino nell'
ultimo de i fuddetti Poemi intorno a gli ElcmcrH
ti , nel numero de i quali mette quel Santo Ve-
fcovo il Cielo ; dimoftrando , che non folo varj
de i primitivi Padri della Chiefa , mi eziandio
lo ftefib 'Arinotele con altri antichi Filofofi furo-
no del medefimo fentimento , quantunque niuno
de i moderni feguaci di quel Filofofo ne abbia
mai fatta menzione . Nella Diflert. XXI. tratta
il Muratori della Forma della Croce , su cui fu
affilio il divino nofiro Redentore , e colla defcri-
zione che ne fa il Santo Poeta Nolano nel Na-»
tale XI. fa vedere, che fino a quei tempi era in
ufo tanto la forma chiamata Commiffa , la quale
fi affomiglia al Tau de i Greci , o fia al nofiro
T ; quanto T altra da noi ufata , e che Immijfa
viene da gli Scrittori appellata . Da ^egli conto
f^eir ultima I^iflertazioae delle Opere perdute di
Antonio Mqratorì. zt
§. Paolino, e da un pafTo di lui, trovato in uri
antichilfimo Codice dell' Ambrofiana , ne inferi-
fce , che il Santo feguitava 1' opinione de i Padri
de i primi Secoli intorno alla diltruzione di Ge-
rufaiemme efeguita da Tito; pretendendo, eh' ef-
fa feguiile nelf' Anno XLIl. dopo l'Afcenfioneal
Cielo del Signor noQro Ge3ì:i Criflo ; e per con-
feguen'za ch'egli folfe crocefìlTo nell'Anno XV^
di Tiberio i e fotto il Confolato de i due Gemi-
tìi, il qual cornfponde all' Anno XXIX. dell'Era
volgare. Produce dipoi il Muratori alcuni Fram-
menti inediti dell'Opere perdute del Santo Vef-
covo di Nola ; ficcome le varianti Lezioni , ol-
fervate nel Codice Ambrofiano , confrontandolo
con 1 Natali di lui molto prima pubblicati ; ac-
ciocché quelle pofTano fervire a chi una nuova
Edizione intraprender ne volelfe . Chiude egli final-
mente queflo primo Tomo d' Anecdoti Latini con
\m Appendice , divifa in atto Capixoli , in cui trat-
ta de antiquo Jurc Metropolita Mediolancnfis tri
£pifcopum Ticinenfem , e con forti ragioni prova
ìa foggezione avuta ne' primi fette Secoli della
Chiefa dai Vefcovi di Pavia a gli Arcivefcovi di
Milano; con mettere eziandio nel loro lume varj
altri punti di Storia e di Erudizione sa quefto
proposto *
Colla pubblicazione di quefta fua prima fatica
Letteraria fi acqui (lo il Dottor Muratori un cre-
dito grande non raen fra i principali Letterati d'
Italia , che prcffo molti de gli Oltramontani ; di
maniera che fecero a gara da lì innanzi per iftri-
gnere feco amicizia e corrilpondenza : il che gli
accrebbe fempre più lo (limolo a profeguir con
fervore i fuoi Studj . Fra gì' Italiani fi guadagnò?
h benevolenza e ftima dell' incomparabile Careli-
B 3 nal
22 Vita di Lodovico
nal Noris , de i Monfìgnori Bianchini , Ciampi-
ni , e Sergardi , dell'Abate Zaccagni , del Ma-
gliabechi , e d'altri non pochi; e fuori d'Italia,
di quei (plendidi lumi d«?lle Lettere , cioè de i
Padri Mahillone , Ruinart, Monfaucon , Papebro-
chio, e Gianningo ; de' Signori Du Pin , e Bail-
Jet, e d'altri, che di lui fecero anche dipoi ono-
rata menzione ne i Libri loro . Contuttociò noa
lafciava egli, quando gli veniva in acconcio, di
rimproverare a fé (klTo , e di manifettare a gli
altri un errore giovanile da lui commefio nel pub-
blicare quel Tomo d' Anecdoti ; e per iRruzione
altrui volle anche confelfarlo e regiftrarlo nella
fopraccitata Lettera al Conte di Porcia con que-
fle parole : Qiicl primo Tomo io non foto il com-
poft j mail pubblicai caldo caldo ^ fcnza punto te-
nerlo in ferbo , fenzi punto ft^toporlo alla cenfyra.
e correzione di qualche Amico:\ anzi fenza ?ie pur
farne leggere una fdlaba ad alcuno . j^l ricordar-
mi di tanta mia inavvertenza , o temerità , ne fo
anche oggidì de i rimproveri a me Jìcffo . Era io
giovine : ed anche vecchio fi /lenta a veder tutto ;
era facile ci) io avejfi prefo de gli abbagli , mi
potevano e (fere [cappati fino de i folle cismt . Ma
tant\è : sbardellatamente corfi alle flampe , e ben-
ché io non fia punto pentito di quel Libro , che
incontro /' approvazione di tanti , pure cono j co j che
il fallo mio non. fu picciolo , e vi trovo ora alcu-
ni difetti , che forfè fitto la lima altrui avrei ri-
fparmtato . Lo avvertano i giovani : bi fogna ri-
fpetiar di molto il Pubblico , bifitgna maneggiare
con gclofia e riguardo la propria riputazione , e ri~
cordarfi , che per grand" uomo che fi fia , più veg-
gono molti cechi , che un fola . Si ha , io noi nie-
go j da perdonar qualche fallo aW inefpcrienza , e
alla
Antonio Muratori. 23
alla -fuga giovanile ; ma meglio è non aver bifo-
gno di qncjio perdono . Non tardò il Muratori ad
accorgerli dell' az^rftdo , cui avea efpofta la fua
riputazione col pubblicar sì frettolofamente , e
fenza fentire il giudizio d'alcuno , quel Tuo pri-
mo Tomo d'Anecdotii e da lì innanzi feppe poi
ferapre far ufo dell' avvertimento , che qui fopra
dà a gli altri ; non avendo mai più data alle
ftampe alcuna cofa , grande o picciola che to(Te ,
fé prima noni' avea fatta vedere ed efammareda
qualche dotto Amico fuo .
ElTendo poi ftata intraprefa in Verona nell'An-
no 1796. la rirtampa di tutte l' Opere di S. Pao-
lino Vefcovo di Nola , ed efiendo flato pregato
il iVluratori di riveder le Note e Differtazioni
fue fopra i quattro Poemi di quel Santo Velcovo
da lui pubblicati ; egli eirendò allora ciò che in
effe gli parve degno di correzione , con far loro
eziandio alcune x^ggiunte ; perciò più della prima
è da iìim-arfi quella feconda Edizione di quei
Poemi .
Abbiam veduto di fopra , che V Emulazione era
pel giovinetto iViuratori un gagliardo ftimolo per
far progreffi ne gli Studj , e che il defiderio d'
appagare il genio fuo dominante , più che quel-
lo dell' Intereffe , Io fpronava all' acquifto delle
Scienze . Ora , prima di paflar ad altre cofe , non
vo' lafciar di riferire ciò che per conto dell' emu-
lazione egli fcriffe al più volte mminato Conte
di Porcia , dopo d'avergli raccontato, che avanti
di compiere gli anni venticinque , pubblicato avea
il fuo priiTio Tomo di Anecdoti Latini . Ufcì
quello Tomo nel Luglio del 1Ó97. e così alcuni
mefi prima, che il fuo Autore arrivaffe a gli an-
ni fuddetti . Vi diciotto anni ( così egli ) abbat-
B 4 tutù-
24 VlTADlLODOVrCO
iutomi a leggere un Opera di <juel raro Ingtgyfi
tii Carlo Si gonio , gloria de^ Modem fi ( credo , ch^
foffero le Annotazioni fue a T. Livio ) e /correndo
col confronto d' altre notizie , eh' egli qiicW Opera
dovea averla compojla in età <$ anni ventidue , mi
cadde il cuore per terra , e rejìai troppo mal fod-
disfatto di me fiejjo , all' ojfervare tanta erudizio-
ne in lui se giovane , e me appena all' Abicì di
quei medefimi Studj j ne mi farei mai figurato
di potere avvicinarmi un dì ad efempio sì fatto ,
Ma conobbi alle prove , che P Uomo , fé la Natura
gii è alquanto liberale , e fé non teme fatica , puh
far di gran co fé . Il male Jla , che gì' Ingegni di
molti , 0 non ifìruiti , o mal regolati fulle prime ,
gittano mefi & anni in iynparar quello , che nul-
la dee loro fervire , e troppo tardi conofcendo quel
Buono , 0 quel Meglio , che fi dovea loro ifpira-
re , 0 infegnare neW età giovanile , o niun frutto
poi danno , o ne danno affai meno di quel che
avrebbono potuto con follecita buona coltura .
Mentre fi flampava il primo fuo Tomo d'
Anecdoti , ne preparò un altro il Dottor Mura-
tori , che diede poi alla luce colle flampe pure di
Milaao nel ruffeguente Anno 1098. In queflo
Tomo prefe egli in primo luogo ad illuftrar con
Note e Prolegomeni la Profeffwn di Fede, o fia
ì' Apologia di Bacchiarlo , Scrittore del terzo S&r
colo, da lui trovata in un Codice ài un'antichi-
tà almeno di mille anni , nella Biblioteca Am-
brofiana, e che fino a quel tempo era fiata giu-
dicata perduta . Le Note e i Prolegomenti del
Muratori alla Profeflìon di Fede di Bacchiario
furono poi rifiampate in Roma dal Conte Fran-
cefco Florio Canonico Teologo d' Aquilea nell*
Anno 1748. Fece fuccedere il Muratori a queil*
Opu-
An TONIO MURATOR I. 25
Opufcolo \a Storia di Giovanni da Cermenatc ^ ri
qual vivea nel Secolo XIV , e ehe più di ogni
altro Scrittore de' fuoi tempi lafciò regiftrate le
gefta di Arrigo VII. Imperadore in Italia. Do-
po quefta Storia , che viene accompagnata da Pre-
fazione , fi vede un Frammento antichiflimo , in
cui fon condennati gli Errori de' Manichei . Con
una eruditilfima Di'iertazione fu illuftrato queflo
Documento dal Muratori ; e tanto 1' uno quanto
l'altro furono pofcia ripubblicati dal Sig. G/ct'^w-
ni Alberto Fabrizio nel Tomo II. dell'Opere di
Sant' IppolitoVdcovo e Martire , ftampate in Am-
burgo nell'Anno 1718. Alla fuddetta Diifertazio-
ne tien dietro un' Orazione inedita di E?7ea Sil-
vio Picolomini Vefcovo di Siena , clie fu poi Pa-
pa col nom,e di Pio IL da elfo recitata in Vien-
na nell'Anno 1452. allorché colà fi trovava col
carattere di Nunzio Pontifìcio , per foftenere l'au-
torità del Romano Pontefice contra i Popoli dell'
Auftria, i quali ricufavano di ubbidire a gli or-
dini di Papa Niccolò V , ed aveano appellato al
Concilio Generale . E^ feguitata quetta Orazione
del Picolomini da altra Differtazione del Mura-
tori , il quale efibifce dipoi una Formola di Ma-
numìjfione , fenza la quale niuno della propria fa-
miglia poteva effere promofib a gli Ordini facri 5
con far fopra di effa , e fopra il Manofcritto , da
cui r avea tratta , alcune Note ed Offervazioni
per fiffare di quello 1' antichità , e rifchiarare di
quella la materia . Riferifce egli appreffo un In-
duce de i Santi Martiri , /' Corpi de i quali ripa-
/avana in Roma a i tempi di S. Gregorio Ma^
gno , trafcritto da un Papiro efiftente nel famofo
Mufeo Settaliano di Milano, illufirandolo pure con
altra Differtazione . Succedo;^© a quella due Cro-
nicbet'
-2.6 Vita DI Lodovico
nichette inedite de i Re d' Italia , una Co/ìituzìo-
ne del Santo Imperadore'^nv^o I. ed alcuni Verjl
antichillimi , che una volta confervavanfi nella
Biblioteca di Sant' Ifidorp Vefcovo di Siviglia: il
tutto eftratto da i Codici dell' Ambrofiana , ed
arricchito di Note per darne a conofcere 1' utili-
tà. Un più preziofo Documento viene dipoi efi-
bito dal iMuratori , ed è la Spojizion della Fede
Cattolica di Venanzio Fortunato^ che gli forprqi-
niftra T argomento di un altra Difl'errazione per
indagare chi fia T Amore del Simbolo comune-
mente detto di Sant'' Atanafw . Dopo quefta Dif-
fertazione fi leggono due Orazioni Epitalamiche ,
r una comporta da Guiniforzio Barzizio , eloquen-
te Oratore del Secolo XV. m occafion delle Noz-
ze di Filippo Borromeo , fe^uite in Milano firca
l'Anno ,1430. e I' altra d'incerto Autore , ma
di eloquenza egualmente fornito , per gli Spon-
fali di Cian-jigojìino Visconti , e di Ottone Man-
delti con Margherita , e Talda , Figlie amendue
di Vitaliano Borrc7neo , circa il medefimo tempo
accaduti. Vengono dipoi illurtrati dal Dottor Mu-
ratori quefti due Epitalami con altra Diflertazio-
ne , in cui, fra l'altre cofe , per un attedi gra-
titudine , fi diffonde nelle lodi dell' Eccellentilii-
ma Cafa Borromca , grande per la Nobiltà , per
gli gradi più illuOri , e per leV^irtù in efla ere-
ditarie . Da un palfo ofcuro di Bacchiario aven-
do poi egli prefo motivo di comporre una DiiTer-
tazione de IV. Temporum Jejuniis , occupa quefta
il penultimo luogo in quefto fecondo Tomo di
Anecdoti , cui dà poi compimento un lungoiCo-
mentario fopra la Corona Ferrea , che conie^vafi
in Monza, e colla quale per. alcun tempo furono
foliti d'effere coronati in B-e d' Italia i Romani
An-
Antonio Muratori. 27
Augufll . Fu pofcia riftampato queftoComentario
in Lipfia nell'Anno 1719. infìeme colla Differ-
tazione di Monfig. Fontani ni fopra lo Ueffo nr-
gomento; ed altra volta magnificamente m Lei-
da , ma fenza 1' Anno .
Dopo la pubblicazione del fecondo Tomo d'
Anecdoti , che corfe una pari e forfè maggior
fortuna del primo preffo il coro de i Letterati ,
e per cui divenne molto pih celebre \il nome del
noftro Dottor Muratori , continuò quefti le fue
ricerche fopra i raanofcritti dell' Ambrofiana per
radunar materiali da comporne altri Tomi , e
nello fteffo tempo fi applicò a tradurre dal Gre-
co, e ad illultrare non pochi Verfi , o fia Epi-
grammi inediti di S. Gregorio Nazianzenodi già
ritrovati , e che da lui furono pofcia dati alla lu-
ce più tardi , ficcome vedremo . Ma quefte non
erano le fole fue occupazioni Letterarie in Mila-
no . Non lafciava fovente di farfi fentire in quel-
la AccademJa de' Fatico/i , e in un' altra di Filo-
fofia Morale e di belle Lettere , che per fua cLira
era fiata illituita nella Gafa Borromea , le cui
radunanze venivano fempre più onorate da fcelta
udienza di Nobiltà e Letterati , ed accompagnate
dalla Ìautez7a de i rinfrefchi , familiare a quei
magnifici Signori . Per impulfo fuo ne fu pure
iftituita un' altra , ove in privato fi trattava di
Erudizione Ecclefiafìica ; ma quella fi feccò ben
prefto: disavventura, che, al dire di lui, s' han
da afpettare tutte l' altre , le quali non fon ri-
fcaldate ed inaffiate da qualche gran Protettore ,
Non mancava nel tempo medefimo d' andare a
caccia di nuove prede , e indagando altre vie da
giovare al Pubblico . E però lapendo , che buon
campo da prometterli una copiofa ricolta era lo
Stu-
•2.% VrTADlLóDOVICO
Studio de gli antichi Marmi , fi rivolle a raced-^
gliere quante Ifcrizioni potè Greche e Romane
inedite , non pubblicate dal Grutero , Reineiìo ^
Sponio &c. con animo di darle pofcia alle ftam-
pe infieme con un Trattato de Prxjìant!a& ufu
'veterum Infcriptionum . Similmente fcorgendo il
Muratori, che i Riti della Chiefa Ambrolìana ,
famofi per la loro antichità ^ e diverlicà da quei
della Romana, erano capaci di un erudito Trat-
tato , a cui , ieeondo i conti Tuoi , ft poteva pro-
mettere gradimento dal Pubblico, fi mife a rac-
cogliere non pochi materiali per tale imprefa ,
anche per mofirare un atto di gratitudine aquel-
Ja nobililfima Metropoli , ov' era mirato si di buon
occhio , e favorito da tanti . Perch' egli non trat-
taffe allora i due fopramentovati Suggetti , ne ve-
dremo nel feguente Capitolo la cagione.
Intanto efiendo mancato di vita in Milano
nell'Anno 11599. Carlo Maria Maggi celebre Po-
eta , e grande Amico del Muratori , proccurò
quefti non folo di onorarne la memoria con. un'
Jdilio ^ recitato nell'Accademia Borromea , e con
una Coroyia di Verfi Italiani , pubblicata colle
iiampe in quel medefìmo Anno ; ma fi pò fé ezian-
dio a compilarne la Vita ^ che ufcì poi alla luce
neir Anno apprefTo , inficme colle Rime di quell'
eccellente Poeta m cinque Torneiti per cura del-
lo fieffb Muratori .-
CA.
Antonio Muratori. 29
CAPITOLO III.
J'artc il Muratori da Milano , e fi rejlituifce in
Modena col carattere di Bibliotecario ed Archi-^
vijia Vucale j ed Opere da lui quivi compofle ,
Ì^ Er un tumultuario trafporto , feguito a i tem-<
pi (il Vrancefco I I, Duci di Modena , era
rimalto sì (iranamente conFufo T Archivio Eden-»
le, che nulla più. Efìendo però capitato m Mo-
dena fui finir dell'Anno 1Ó99. un Letterato Te-
delco , fpedito appoik dall' Elettore d' Hannover
per vifitar efio Archivio , e quivi pefcar quelle
notizie , che (ervir potevano a rifchiarare alcuni
punti ofeuri della Genealogia Brunfuico-Ertenfe ;
ed avendo defiderato il Duca Rinaldo L di com-
piacere quel Principe , col quale aveva poc' anzi
rinnovata la parentela ; e inOeme di rimediare a
quel difordine ; gictb gli occhi (opra del Murato-
ri , con farlo invitare per mezzo del Conte Gian-
Jr^ancefco Bergomi fuo Minulro preffo il Princi-
pe di Vaudemont , Governatore allora di Mila-
no , ad entrar? al fuo ferviglo in qualità di Ar-
chivila , e col medefimo dipendio , che cola rice*
veva . Quanto improvvifo , altrettanto fpiacevole
riufcì al Muratori quefto invito , non già perch*
egli ricufafle di fervir al fuo Principe naturale 9
ma sì bene per altri motivi . Gli rincrefceva di
.abbandonare T Ambrofiana , nella quale trovato
avea un pafcolo sì abbondata? per appagare i! fuo
Genio; ficcome di lafciare quella Città, dov'era
51 ben veduto ed amato , e cotanto favorito dal*
la Cafa Borromea , che colà l' avea condotto ; e
molta più 4i. dpvex'inierrompere certi fuoiStudji
CU
30 Vita di Lodovico
Gli difpiaceva in oltre di dover , mutando fervi-
gioj mutare impiego , e di Bibliotecario divenir
mero Archivifta . Se il Muratori aveffe dovuto
accettar quefto Ufizio per configlio de' primi due
fuoi Promotori , voglio dire di Monfig. Felice
Antonio Marfìgli , e del Marchefe Giovan-Giu-
feppe Orfi , non l'avrebbe mal fatto . Gli fug-
gerivano amendue , che procuralfe di fchermirfe-
ne; perchè Milano pareva loro campo più a pro-
pofito di Modena per far buona fortuna , e per
profeguire i luoi Studj . Contuttociò prevalendo
nel Dottor Muratori la venerazione e 1' attacca-
mento verfo il luo Principe , e l' amor non men
della Patria, che de i congiunti (eragli un anno
prima morto il Padre , ed erangli reitate tre So-
relle nubili ) fi dimoftrò pronto ad accettare la
Carica , che gli veniva offerta ; ma con diman-
dare fei mefì di tempo prima di portarfi ad efer-
citarla , per dar fello ad alcuni fuoi intereffi , ed
impegni contratti in Milano , uno de' quali era
la ffampa dell'Opere e Vita del N'aggi ; e con
fare nello fleflb tempo rapprefentare al Duca per
mezzo del fuddettofuo Miniftro quei motivi, per
cui non gli riufciva pienamente gradito l'onore
d' averlo a fervire col folo carattere d' Archivi-
fla . {Appena. Kum. ii.) Tale però fu la beni-
gnità del Duca Rinaldo , che fi mpfTe non folo
ad accordargli di refiare per quel tempo in Mi-
lano ( m.antenendo intanto a fue fpefe il Lettera-
to fuddetto ) ma fi compiacque eziandio di dar-
gli , oltre il titolo di Archiviifa , quello di fuo
JBihiiorecfirio. Furono dipoi im.piegati que' fei mefl
di tempo da! Muratori Ipezialmente in dare una
nuova rivifta a i Manofcritti dell' Ambrofiana ,
per raccoglierne molte e varie rtotizie d' Autori
e di
Antonio Muratori. 31
-e di Storia , colle quali egli penfava di formare
un dì, fé gli fofTe abbondato il tempo, un'Ope-
ra col titolo di Bibliothecarius . Gli mancò pò-
fcia quello tempo , perchè fi trovò fempre occu-
pato in trattare altri argomenti , e così non potè
mai efeguire quel nobile ed utile fuo dilegno . Ma
gli fervirono ben non poco le notizie allora rac-
colte per altre Opere , e fpezialmsnte per comi-
porre le Prefazioni , che premife alla grande Rac-
colta de gli Scrittori d' Italia , e le DitTertazioni
fopra le Antichità Italiane , delle quali parleremo
a fuo tempo .
Si reftituì il Muratori in Modena nel!' Agodo
dell'Anno 1700. e tolto {^ accinfe a dar qualche
ordine al difordinato Archivio Ducale , nel quale j
per lui increfcevole efercizio , fpefe quafi due an-
ni , tuttoché avefìle più perfone fotto di sé , che
]o aiutaffero . Ma appena cbb' egli ridotte le co-
fe a buon termine , che provò il dirpiacere di
veder renduta inutile tutta la fua fatica , e , quel
che è più , immerfa la medefiraa fua Patria in
varie calamità per cagion della Guerra infor-
ta nel 1702. in tutta la Lombardia , per cui fu
neceflario trafportar altrove, coli' altre- cofe più
preziofe della ('afa d' Efìe , anche l'Archivio ,
prima che Modena venilfe occupata da' Fri.nzefi .
Fra le armi fogliono tacer le Lettere , anzi non
v' ha allora meftiere più sfortunato di quefto .
Contuttociò fu in tal modo favorito il Muratori
dalla protezione Divina , che ritenne fra quelle
tempefte il fuo grado e falario , e 1' ufo della Du-
cale Biblioteca, con elTer anche (iato da' Franzefi
dichiarato Bibliotecario Regio . Non fece però egli
giammai ufo di sì luminofo titolo pel riguardo
dovuto al Sereniflìmo fuo Padrone , benché deffe
al'
32 Vita di Lodovico
alle flampe , avanti che Modena reftafTe libe-,
ra dalle foldatefche di Francia , 1' Opera di cui
fra poco farem menzione ; con averle pofcia , -do-
po il ritorno del Tuo Principe , fatto rifare il
Frontispizio , per aggiugnere al fuo Nome il ti-
tolo di Bibliotecario del Sereniffimo Signor Duca
di Modena . In tale , e tanta rtima fu poi egli
prefTo i prirnarj Ufiziali Franzefi , e da efli sì di
buon occhio rimirato durante il loro foggiorno
in quella Città , che potè rendere rilevanti fervigi
al, Duca Tuo Padrene , ed al Pubblico di Modena.
Mancavano allora alla Biblioteca Eftenfe parec-
chi Libri , fpettanti all' Erudizione facra , per la
quale era portato il Dottor Muratori ; né quello
era il tempo di provvederli : perciò non fapendo
egli ftarfene oziofo , prefe a trattare della Perfet-
ta Poefia Italiana , Opera , in cui fpefe non poco
ftudio, e molte meditazioni , e che dipoi corfe
buona fortuna , benché non le mancalTero contra-
dittori , come vedremo nel Capitolo delle Contro^
verfie Letterarie . Era fua intenzione d' intitolar-
la Riforma della Poefia Italiana j ma avendo du-
bitato alcuni de i Letterati Tuoi Amici , a' quali
fece efaminar la Tua fatica , prima di pubblicarla,
elle quella voce Riforma potelie difpiacere a cer-
ti Poeti di quel tempo , e in vece di allettarli a
leggerla, farne loro frappar la voglia; ne cangiò
il titolo , con foilituirgli 1' altro di Perfetta Poe-
Jia Italiana . Ulcì queft' Opera in due Tomi in
4. dalle ftampe di Modena nel 170Ó. quantunque,
i Giornaliftì di Trevoux la deflero per iftampata
neir Anno precedente 1705. Fu bensì riftampata
^ipoi in Venezia colle Note ed OfTervazioni del
Chiariremo Abate ^nton Mflria Salvini nqirAn-.
Men-
A NTO NIO M UR A TOR If 35
Mentre il Muratori (lava faticando intorno al
iuddetto argomento, reftò incaricato di pubblica-
re due Trattati Teologici , T uno (iato compot^o
dal P. D. Cclfo Cerri Abate de' Canonici Regolari
del Salvatore , che fi coprì fotto il nome di Le-
fcio Crondermo ; e V altro dell' Abate Francefco
Dirois Franzefe , Dottore della Sorbona . A quefti
due Opufcoli , che vennero alla luce nell' Anno
1705. colla Data di Colonia , e con quefto tito-
lo : Elucidatio jlugnjìinian£ de Divina Gratin Do-
3rinx &c. furono premefTì dal Muratori de gli
eruditi Prolegomeni .
ScrifTe il Muratori nell' Anno ijo6. una Let-
tera in difefa del Marchefe Orfi , che fi legge fra
le Lettere di diverfi Autori in propofito delle Con-
fiderazioni del Marchefe Giovan Giojcffo Orfi [opra
ti famofo Libro Franzefe intitolato: la Maniere de
bien penfer <&c. ftampate in Bologna nel 1707.
Con quefta Lettera prefe l'Autor a difendere il
fentimento di quel dotto Cavaliere intorno a quel
paffb di Lucano :
ViSirix caufa Diis placiiit , fed viBa Catoni .
Venne poi riftampata quella Lettera in Modena
nel 1735. ffa le Opere di quel Cavaliere.
Fu in quefti tempi , che il Dottor Muratori
perfuo divertimento carteggiò lungo tempo fotto
nome di Antonio Lampridi col dottifiìmo Sig.
Bernardo Trevifano Nobile Veneto , fenza che
quefti conofcefle, chi egli foffe , ne dove dimo-
rale . Gli fcriveva il Muratori colla data di Bo-
logna, nella qual Città aveva poi il Dottor Pier
Francefco Bottazzoni , noto per alcune Lettere
ufcite fotto il fuo nome in difefa del Marchefe
Orfi , il quale confapevole del fegreto , levava da
quella PolU le Lettere , dirette ai Lampridio, e
C glie
34 Vita di Lodovico
glie le fpediva a Modena . Per mezzo di quelP
erudito Cavaliere diede alle fìampe il Muratori
fotto nome di Lamindo Prìtanio ( Anagramma dell'
altro finto Nome ) nelP x'\nno 1705. il progetto
d' una Repubblica Letteraria , eh' egli conofceva
ben più difficile ad efeguirfi , che quella di Pla-
tone , e quella del faggio Monfig. di Fenelon At-
civefcovo di Cambray . Volle nondimeno pren-
derli quello fpalTo, e tentare gli animi impigriti
de gì' Italiani , per paffar pofcia a trattare del
Buon Gujlo nelle Lettere . Ufcirono que' Fogli
colla data di Napoli , ed aveano per titolo : I
Primi Difcgni della Repubblica Letteraria d! Ita-
lia , rubati al Segreto , e donati alla curiofita de
gli altri Eruditi da Lamindo Pritayiio . Amò il
Muratori di coprirfi fotto queflo Nome, non già
perchè fofle il Nome fuo Accademico in Arca-
dia , come giudicò , pochi anni fono , un gran
Perfotiaggio \ ma sì bene perchè nelle prime tre
Lettere di LAMindo , e così in quelle di LAM-
pridio ^ fi contenevano le lettere iniziali di Lodo-
'vico Antonio Muratori : onde non erano rifpetto
a lui del tutto mentiti que' Nomi .
Alla comparfa de' fuddetti Primi Difegni , che
furono però folamente refi pubblici nelT Anno
1704. un grande bisbiglio fi follevò fra i Lette-
rati d' Italia . Deridevano alcuni quell' ideata Re-
pubblica , come una freddura , una chimera ; la
difapprovavano altri , come cofa non riufcibile ;
ed altri , che il maggior numero componevano ,
r applaudivano , e defideravano che ne fofle porto
in efecuzione il difegno : in tutti pero fi defiò
una forte curiofità di fapere chi foffe l'Autor di
que' Fogli , e dove fofftro flarapati . Ma le cofc
erano fiate sì ben concertate dal Muratori cqÌ
Dot-
AnT ONIO MUR A TO R I . 5<|
Dottor Bottazzoni fuddetto , che non riufcì mai
ad alcuno di fcoprirlo . Venivano fpediti dal Tre-
vifani di tanto in tanto efli fogli in qualche quan-
tità non meno a Bologna , che a Milano , dove
il Pritanio teneva un altro corrifpondente , inte-
fo parimente di quella faccenda ; e pofcia da amen-
due quelle Città, e da Modena ancora erano in
guifa di Lettere incamminati per la porta a i pri-
mi Letterati nelle varie parti d' Italia .
Stava frattanto il Muratori , come fi fuol dire ,
alla fineftra , con fuo gran piacere afcoltando la
varietà de i fentimenti , co'quali erano accolti iDi-
fegni del Pritanio . Gli arrivavano di quando in
quando Lettere , in cui veniva da lui ricercato, chi
foffe cortui , e qual giudizio egli facefìfe di quel fuo
Progetto. A mifura delle diverfe opinioni di chi
gli fcriveva , erano dal Muratori regolate le fue
rifpofte ; lodando a chi era in favor di Lami ndo,
r Idea da quefti propoda j e adducendo le ragio-
ni , per cui gli pareva plauObile , a gli altri , che
gli fi dichiaravano contrari ; mofirando però fem-
pre con tutti di non fapere , chi fotto quel men-
tito Nome fi nafcondeffe » II più curioi'o fu , che
niuno arrivò mai a dubitare , non che a pene-
trare, ch'egli foffe quel deffo j ma n*^ ebbero ben
parecchi un gagliardo fofpetto del Trevifani , o
almen giudicarono , ch'egli fofie confidente del
Pritanio ; quindi gli fu d' uopo ora variare il luo-
go della fiampa , ed ora differir la fpedizione de
gli altri Fogli ftampati ai corrifpondenti del Mu-
ratori , per afpettar congiunture favorevoli fuori
de 1 Corrieri , a fine di non ifcoprirfi di vantag-
gio 4 Fra quei che fofpettarono nafconderfi fotto
il nome di Lamindo Pritanio il Trevifani , o al-
meno ch'egli ave^e proccurata la fiarnpade' Fri*
C 2 mi
^6 V,iTA t) L Lodovico
,mi D/fcgni della Repubblica Letteraria y uno fu
il Sign. Apojìolo Zeno rinomato Poeta , come fi
raccoglie dal feguente paragrafo di Tua Lettera ,
fcritta al Muratori fotto il dì X. di Gennajo del
1704. fecondo lo ftile di Venezia . " Intorno a
„ Lamindo Brita?no (così egli) avrete già inte-
„ fo dal Sign. Marchefe Orli ciò eh' io ne fap-
„ pia, poiché non ne fo un fegreto , o un mi-
,, i^erio . Sinora le mie congetture vanno a ca-
„ dere fui Sign. Bcrtìardo Trevìfano ^ cioè o eh'
„ egli ne fìa l'Autore {de' Primi Dife^/rni) oeh'
5, egli almeno ne abbia proccurata la ftampa , fe-
„ guita in Padova. Aggiungo a voi un' altra of-
,, iervazione , ed è , eh' egli da giovane nelle fue
„ Cantate e ne' <uoi Verfi ufava di mafcherarfi
„ col nome di Lamindo , e dopo che fu in In-
„ ghlkerra, fi diede in altri fuoi viaggj anche il
„ foprannome dì Britanio . Non ho ancora vedu-
,, ti que' fogli , dopo la cui lettura mi artìcurerò-
„ maggiormente . Speflb ne tengo ragionamento
j, con lui , che però fi è impegnato a negarmi
,, tutto, e non lafcio di tormentarlo &c. „ Cre-
dettero dipoi anche gli Autori de gli Atti di Li-
pfia , che fotto il nome di Lamindo Pritanio fi
celafìe lo fieffo Trevifani .
Ora per tornare a i Frinii Dìfegni della Re-
pubblica Letteraria propofta dal Pritanio ; prece-
deva loro una fua Lettera a i curioji e benigni
Leggitori , nella quale rendeva ragione del moti-
vo , per cui erafi indotto a pubblicarli . Dietro a
quefta, altra ne feguitava , indiritta a i generofi
Letterati[d'' Italia ^ in cui, dopo d'aver loro rap-
prefentato il poco o niun utile , che ricavavano
le Lettere e le buone Arti dalla maggior parte
delle Accademie d'allora , proponeva di formare
Antonio Muratori. 57
un Unione , una Repubblica , 0 fia una Lega dt-
tutti i pili riguardevoU Lettori d Italia di qua"
lunque condizione , e grado , e profejjori di qual'
ftvoglia Arte liberale , 0 Scienza , la cui incom-
benza fofle di maggiormente pulire , perfezionare ,
e regolare lo flato delle Lettere y e che foffe fo-
damcnte flabdita da un forte nodo di buona vo-
lontà ^ e di ottimo zelo. PafTava egli dipoi adef-
por loro altri mezzi, da lui creduti giovevoli^ad
ottenere l' intento ; e fono lo ftabilimento delle
Leggi , r affegnamento de' Prcmj , 1' elezlon de'
Protettori^ de 1 Minijhi &c. Finiva quefta Let-
tera con una efortazione a gli flefli Letterati per
indurli a contribuire dal canto loro alla forma-
zione della difegnata Repubblica . Appreflb fi leg-
geva un Catalogo di molti de' principali Lettera-
ti d' Italia , da' quali fi diceva , che foffe (tato ap-
provato il Difegno della mentovata Repubblica ;
indi feguivano le Leggi ^ che il Pritanio loro pro-
poneva pel buon Governo della medefima , a fine
d' intenderne il lor feiitimento . Siccome poi fen-
7JL venire alla nomina di qualche Soggetto , noto
al Mondo Letterario per la fua Erudizione e Sa-
pere , cui poteffero far capo i Letterati , e fpedire
i Voti loro , inutile cofa farebbe Hata la propo-
fizion delle Leggi ; così , per dar maggior colore
alla faccenda, fu dal Pritanio nominato per ^r-
conte Depofitario d' effi Voti Monfig. Francefco
Bianchini, Prelato di gran merito , e Letterato
di non minor grido . Convien , che quella nomi-
na di Monfig. Bianchini in Arconte Depofitario
feguiffe in qualche foglio feparato , che fiafi poi
fmarrito , perchè non la veggo regiftrata in quel-
li , che fuccedono a i Primi Difegni . Erafi per
altro lufingato il Muratori , che quefto paflb non
C 3 do''
58 Vita di Lodovico
dovefle difpiacere a quel dotto Signore , anzi do"
vefTe effere da lui accolto con buon volto , per
efler egli molto portato in favor delle Lettere ;
ma ben predo s' accorfe di cflerfi male apporto .
Imperciocché cominciò a fentire da tutte le par-
ti , eh' egli non folo ricufava di accettare quell'
impiego , ma eziandio che altamente proteftava
di non effere confapevole de i Difegni del Prita-
nio , e di non averli mai in conto alcuno appro-
vati . Volle nondimeno fare un altro tentativo
per veder , fé foffe flato poffibile , di rimuovere
quel Prelato dalla fua opinione ; e fu di fpedirgli
le fue Rifleflìoni fopra la progettata Repubblica
Letteraria; mortrandodi non fapere, ch'egli avef-
fe ricufato d' accettare V offertogli onorevole inca-
rico . Lo fleffo fecero altri Letterati , fra i quali
il Marchefe Orfi , e il P. Abate Bacchini ; ma
tutti lo trovarono inflefllbile . La rifpofta , data
al Muratori fotto il dì 7. Febbraio dell' Annc^
1705. da Monfig. Bianchini, fu uniforme a quan-
to gli era ftato fcritto da varj Amici. {Appendn
num, in.)
Frattanto avendo intefo alcuni Letterati appro-
vatori dell' ideata Repubblica Letteraria , e già di-
fpofti ad entrare nelle mifure propofle da Lamin-
do , che difperato era il cafo d' indurre quel Pre-
lato ad accettare la carica di Arconte Depofìta-
rio i avrebbero bramato , che fi veniflè alla no-
mina di un altro Soggetto, con proporre ezian-
dio da nominarfi o Monfignore Gian-Maria Lan-
cifi^ Medico di Clemente XI. o l'Abate Dome-
meo Pajfìonei , ora Cardinale e Bibliotecario di'
Santa Chiefa , o 1' Abate Giujìo Fontanini , Bi-
bliotecario allora del Cardinale Imperiali ; anzi
quelli ultimi due cotanto fi maneggiarono , che
di-
A NTO NI o Mu R A TO R r . 59
difpofero il primo ad acconfentir d' efTere nomi-
nato . Ma ben diveifamente penfava il Muratori ;
riflettendo , che quand' anche fi foffe accordata
quefta partita , fi farebbero incontrati nell' efecu-
zione de i fuol Difegni altri infuperabili oraco-
li , i quali avrebbero potuto produrre de i gravi
fconcerti , fé poi folTe andata a rifolverfi in fumo
(come fi poteva ragionevolmente temere per la
grande difficultà di tirar tante tefle , quanti era-
no i Letterati d' Italia , ne i fentimenti medefi-
mi ) la progettata Letteraria Repubblica. Conten-
to per ciò di avere abbaftanza confeguito il fine
propoftofi , cioè di avere fvegliati gì' Italiani In-
gegni , e fatta loro conofcere , ed a non pochi
eziandio confeffare , la necefntà di riformare il
Gufto nelle Lettere ; rifolvette di finir quello
giuoco. Un altro motivo ebb' egli ancora per ve-
nire a quefta rifoluzione , e fu 1' elferfi accorto ,
non efiere più in fuo potere di ritener il Tre-
vifani dal mettere le mani nelle cofe del Prita-
nio, cioè dal levare , aggiugnere , o mutare in
effe ciò che piii gli pareva : il che era accaduto
fpczialmente in due altri fogli poc' anzi impreffi ,
non fenza querele di alcuni Letterati , e dello ftef-
fo Lamindo, per certe efpreffioni ne i medefimi
intrufe ; il perchè proccurò pofcia elfo Trevifani
di ritirarne quante Copie potè, fervendofi in ciò
fare anche dell' opera del Zeno ; quindi rariffimi
divennero quei fogli . Contenevano efii varie Let-
tere compofie dal Muratori per dare maggior cre-
dito al fuo Progetto , e mantenere in fede colo^
ro , che l' aveano di già approvato .
Era fcritta la prima a nome del Sig. Jaa>po
Gronovio , e diretta al Sig. Antonio Magliabechi
di Firenze . La feconda e la terza erano attribuì-
C 4 te
40 V I T A D Fi t, O D O V r e O
Ce air Abate N. N. Arcoyite della Repubblica Let-*
temria d Italia al Sig. N. Era comporta ]a quar-
ta a nome de i Lettori dcW Univerfità di Padova
( il nome della qual Città fu però fòppreflb dal
Trevilani , con foflituirgli N. N. ) e indirizzata
a gli Arconti della Repubblica Letteraria . A que-
fìa fuccedeva la Rifpojla fatta loro da gli Arcon-
ti, compofizion dello Reffo Trevifani , dopo la
quale fi leggeva un Catalogo d' Arconti nuovi dell'
ideata Repubblica , e pofcia un Capitolo in Verfi
Italiani del Sig. N. N. al Sig. N.N. Quelli due
fogli , uniti a gli altri quattro di fopra accenna-
ti, formavano un Libretto in 8°. di pag. 96. Se
fi foffe dovuto continuare il giuoco , teneva il
Trevifani in mano due altre Lettere del Pritanio
da pubblicare, una Latina indiritta al Papa, e 1'
altra Italiana ben lunga per li Capi , Maejlri ,
Lettori^ ed altri Minijìri degli Ordini Religio fi d^
Italia^ in cui venivano efortati a riformare i loro
Studj ; ma quefie non videro poi la luce , perchè
il Muratori , ficcome diffi , iì era determinato di
troncar quefta faccenda ; anzi della prima non mi
è riufcito di trovar né anche fra le fue carte P
originale .
Dopo dunque d' aver egli ricevuta 1' accennata
rìfpofia da Monfig. Bianchini , flefe una Lettera
diretta a i gcnerofi , e cortefi Letterati d^ Italia ,
in cui loro manifeftava d' avere burlato nel pro-
porre i fuoi Difegni della Repubblica Letteraria .^
e nello flefib tempo faceva di fé fleffo un' affai
jnodefta Apologia , e la rifpofta alle oppofizioni
ài quel Prelato j e la trasmife al Trevifani verfo
i primi giorni di Marzo del 1705. perchè, que-
fìi la faceffe follecitamente flampare . Quantunque
quefta Lettera doveffe far conofcere chiaramente
al
ANTONto Muratori. 41
al Trevifani , qual fofle l' intenzion del Murato-'
ri ; pure non mancò dipoi quel Cavaliere di fli-
molarlo ed incoraggirlo efficacemente a profeguir
nel fuo impegno, con ifpedirgli fpezialmente fot-
to il dì 14. dello fieflb Mefe una Lettera perve-
nutagli da Napoli , perchè vedefTe , com' erano fla-
ti accolti da' Letterati di quel Regno ì Primi Di-
fegni della Repubblica Letteraria . ( Append. N-
IV. e V.) Il Muratori però non fi rimofle pun-
to dalla prefa rifoluzione , e volle che daffe alle
fìampe la fuddetta fua Lettera , che avrà luogo
neir Append. al N. VI. perchè divenuta molto
rara , ed affinchè fi vegga , come fi fcufafre e di-
fendefle infieme il Pritanio . Ma né pur quella
Lettera fu imprefia tal quale era ufcita dalla pen-
na del Muratori . Le aggiunfe il Trevifani di fuo
capriccio le fegueati parole : Conte ancora per lo
flejjo motivo nominerebbe ( il Pritanio ) in luogo
di chi per fottrarfi fi appiglia fino a fingere degli
equivoci e de fimpofi y Monfig. Giammaria Lanci-
fi \ il Sig. Jlbate Giufto Fontanini , 0 il Sig. A-
bate Domenico Paffionei ; ma non ardifce temen-
do eguale difiivventura , e lafiis ad altri il farne
qualche fperienza . Non s'accordavano sì fatte ef-
preffioni , che riguardavano la nomina di un al-
tro Arconte Depofitario in luogo di Monfig. Bian-
chini , colla confeffione dianzi fatta dal Pritanio ,
che quella era fiata una burla ; quindi alla com-
parfa di efla Lettera fi udirono nuove querele di
Letterati centra di lui, quafichè egli voleffe con-
tinuare a burlarfì di loro . Tanto era lungi però
dal far ciò il Muratori , che non folo difapprovò,
altamente quella giunta , ma proibì eziandio ai
Trevifani lo flampar l'altre due Lettere , accen-
nate di fopra; e così ebbero fine tutte le dicerie
in cor-
4a VlTADlLODOVICO
intorno alla Repubblica Letteraria da lui proget-
tata. Lunfingandomi però, che pofìfa rìufcir gra-
ta a i Lettori di quefte JVlemorie la pubbiicaxion
della Lettera del Pritanio , rimatla inedita y e di-
retta a i Capi , Maefiri &c. de gli Ordini Rcli-
giofi ; fi vedrà quella nell' Appendice al Num. VII.
Intanto efl'endofi afficurato il Muratori d' avere
risvegliata nell' animo di non pochi Letterati d'
Italia una viva brama di veder riformate le Let-
tere, e introdotto un Gufto migliore nelle Scien-
ze (ch'era il fine principale propoftofi colla pub-
blicazione de' fuor Difegni ) s' applicò a fendere
le fue Rifìeffieni [opra il Buon Gujìo nelle Scien-
ze e nelle Arti y e nell'Anno 1708. ne diede fuo-
ri la prima Parte in un Tometto in 12. colle (lam-
pe di Venezia , fotto il nome fieflb di Lamindo
Pritanio . Premi fé loro il Tre vi fa ni , per opera
di cui furono impreffe , una dotta Prefazione ; ma
quando fi volle dal Muratori pubblicar 1' altra par-
te , ricusò quegli di promuoverne la fiampa , ed
anche s' impuntò ( non fi sa per qual motivo ) a
non voler, che feguifle in quella Città. Fu per-
ciò coflretto l'Autore a differirne l'Edizione, la
quale feguì poi di tutta l'Opera , infieme colla
rifiampa de' più volte mentovati Primi Difegni
della Repubblica Letteraria , in Napoli colla data
di Colonia nell'Anno 171 5. in un Tomo in 4.
per cura del Sig. Biagio Majoli de Avitabile Lzt-
terato Napolitano .
Al comparir alla luce la prima Parte delle R/-
j^cjjìow/' del Pritanio {q^vaW Buon Gujìo nelle Scien-
ze e nelle Arti , che ebbero pofcia un feliciffimo
incontro preflb la maggior parte de gli Uomini
dotti ; non mancarono Letterati , i quali le credet-
tero compofte dallo fteffo Trevifani j ed egli fé ne
com-
Antonio Muratori. 43
compiaceva , e volentieri ne riceveva le congra-
tulazioni . Non era allora noto né pure a lui, chi
fi coprifle fotto quel finto Nome ', eflendoglifi fo-
jamente manifeftato il Muratori nel principio dell'
Anno 1709. nell'atto d'inviargli per la ftampa
r altra Parte d' effe Riflejjioni , come fi raccoglie
dalla rifpofta fattagli dal Trevifani fotto il dì 2(5.
di Gennajo dello fteffo Anno ( Append. N. Vili.)
Si mantennero pofcia in quella opinione almen
fino all'Anno 1715. gli Autori de gli Atti di Li-
pfia , ficcome apparifce dal Tomo VI. de i loro
Supplementi alla pag. 500. Dopo l' Edizione di
Napoli del Libro fuddetto, altre quattro ne fono
{late fatte in Venezia, cioè nel iji6. 1725. 1742.
€ nel 1751. tutte in 12.
Pretefe il Dottor Muratori con quefta fua Ope-
retta di facilitare a i Giovani quel buon cammi-
no , che altri da per sé folamente acquifta dopo
lungo ftudio , o non acquifta giammai . E quanto
copiofo fia poi flato il frutto ch'egli ne ha rica-
vato, fi potrebbe da me facilmente dimofirare , fé
produr voleflTi le Lettere di tanti e tanti Lettera-
ti , i quali gli confefìTarono d' aver 1' obbligo a i
precetti ivi dati da lui del miglioramento de gli
Stud; loro ; ma me ne aftengo , perchè non mi
par necelfario ; parlando il Libro da fé medefimo .
Frutto eziandio delle fue infinuazioni ne' Primi-
T>ifegni della Repubblica Letteraria , e delle fue
Riflejfìoni [opra il Buon Gujìo , fu una Differta-
zione, ufcita nell'Anno 1709. colla data di Ve-
nezia 5 de reSle injìituenda Juris Accademia ad La-
mindum Pritanium Nobilifiìmura , &' eruditiffì-
mum Virum . Venne alla luce queft' Opufcolo fen-
za nome dell' Autore ; ma fi feppe dipoi , eh' era
(lato compofto dai Dottor Antonio Catti pubblico
Pro-
44 VfTA DI Lodovico
ProfefTore nell' Univerfità di Pavia , ed ivi anche
flampato . Con quel Nobilijfimum died'egli abba-
ftanza a conofcere, crederfi da lui , che fotto il
nome di Lamindo Pritanio fi nafcondelle piùtoflo
il Sign. Bernardo Trevifano , che il Muratori .
Oltre alle RifìeJJìom fuddette, pubblicò il Mu-
ratori nell'Anno 1708. per mezzo delle ilampedi
Modena un'altra Operetta in 8. col titolo à' hi-
troduzionc alle Paci private . La compofeadiftan-
2a di un Cavaliere , efercitante il nobile impiego
di Paciere fra' fuoi Cittadini , a cui fi ricorreva ,
allorché i ridicoli puntigli d' Onore , o altre più
rilevanti cagioni faceano nafcere la difcordia , ed
anche le ingiurie ed offefe fra le perfone nobili .
Per la grande difficultà da lui fovente provata nel
depurare i fatti , defiderava qualche metodo per
quello ; perchè chiariti i fatti , credeva poi facile
l' applicare i rimedj : ricorfe però al Muratori , pre?
gandolo di trattar quefio argomento , e ne fu da
eflb compiaciuto colla fuddetta Operetta . Neil*
Anno pure 1708. furono fiampati in Roma dair
Abate Giovan Mario Crefcimbeni , celebre per tan-
te Opere date alla luce , nella Parte l. delle Vite
degli Arcadi illujìri , i Compendi della Vita di
Carlo Maria Maggi , e di Franccfco Lemene , ri-
nomati Poeti del Secolo palfato , che per ordine
dell' Arcadia erano fiati comporti dal Muratori fia
dall' Anno 1705. in premio di che fu egli aggre-
gato a quella infigne Accademia . Quello del Le-
mene fu pofcia tradotto in Latino dal Dottor Gio^
'vanni Lami chiariffimo Letterato di Firenze , e
Campato m quella Città nell'Anno 1747. entro
la Parte I. del Tomo IL della fua Opera intito-
lata: Mcmorabilia Italorum &c.
Queft© farebbe il luogo, in cui dovrei comin-
ciar
AntonioMuratori. 45
dar a riferire l' Opere ufcite dalla penna del Mu-
ratori intorno alla gran controvcvCìa dì Comacchw ^
ia prima delle quali vide la luce nelT Anno 1709.
Ma ficcome ho creduto bene di unir tutte nel Ca-
pitolo IX. le Controverfie Letterarie da lui fofte-
nute , così fi rimandano cola 1 Lettori , che defi-
derano d' efl'erne informati .
Egli intanto pubblicò co i torchi di Padova in
effo Anno 1709. un Tomo à' Anecdoti Greci ^ da
lui già preparati prima di partir da Milano , ma
per la difficultà di trovare una Stamperia , dove
follerò e Compofitori , e Correttori intendenti de'
caratteri, e della Lingua Greca , gli fu d'uopo dif-
ferirne finoaqucfto tempo la ftampa . Venne pro-
raoflTa e favorita quefta Edizione da! Cardinal Gior-
gio Cornaro Velcovo di quella Città, gran Pro-
tettore delle Lettere e de i Letterati . Contiene
quello Tomo dugento ventotto Epigrammi inediti
di San Gregorio Nazianzeno , eftratti da i Codici
dell' Ambrofiana , e da quei della Biblioteca del
Ke Criltianiffimo , e del Gran Duca di Tofcana ;
quarantacinque Lettere di Fermo Vefcovo di Cefa^
rea j altre quattro di Giuliano Apojlata y ed una
fuppofta di Giulio I. fommo Pontefice a Dionigt
Vefcovo Alelfandrino. Tanto gli uni, quanto le
altre tradotte furono in Latino dal Muratori , ed
illuftrate con Note , e con quattro erudite Difler-
tazioni . Nella prima tratta de SynisaElis & Aga^
petis^ nella feconda de Agapis fublatis , e nella
terza de antiquis Chrijìiamrum Scpulchris . Pruova
egli colla quarta , non elTere quella Lettera del
iuddetto Pontefice . Con le medefìme flampe pub-
blicò pofcia il Muratori nell'Anno 1719. il Ter-
zo e il Quarto Tomo de' fiioi Anecdoti Latini ,
cavati da 1 Manofcritti dell' Ambrofiana , e confi-
flen-
4^ Vita DI Lodovico
{lenti in varj Opufcoli , Lettere , Sermoni , pie-
ciole Croniche , ed Orazioni inedite d' antichi Scrit-
tori , a ciafcuno de i quali documenti furono da
lui premelTe brevi $ì , ma dotte Prefazioni . Ave-
va in animo di dare eziandio alla luce due Tomi
iì Anecdoti Italiani , che avrebbero contenuto di-
verfi Opufcoli, Lettere , ed Orazioni d' Uomini
illuftri , in Lingua Italiana ; ficcome alcune Cro-
nichette fpettanti alle cofe d' Italia j ma efTendo-
glifi poi aperta la ftrada di metter fuori quefte
nella grande Raccolta de gli Scrittori d' Italia , di
cui parleremo a fuo luogo ; ed efTendo flati gli
altri a poco a poco renduti pubblici da varj Let-
terati : furono i motivi , per cui depofe quello pen-
fiero . Frattanto alla pubblicazione de gli ultimi
Tomi d'Anecdoti aveva il Muratori fatto prece-
dere una riitampa delle Rime di Francefco Petrar-
ca , da lui proccurata in Modena nell'Anno 171 1.
colle Confider azioni di Aleffandro Taffoni , e di
Girolamo Muzio , alle quali egli aggiunfe le fue ,
ìnfieme con un Compendio della Vita di quell'in-
figne Poeta . Fu per errore in alcune (lampe rife-
rita quella Edizione fotto l'Anno 1708. Ne feguì
bensì un'altra in Venezia nell'Anno 1741.
Mentre il Muratori fi trovava occupato nella
grande controverfìa , accennata di fopra , per cui
fi acquirtò il credito di un valente Avvocato ; un'
altra Difefa aveva per le mani , che diede a lui
xnotivo di comporre il celebre fuo Trattato de In-
geniorum Moderatione in Religionis negotio &c. e
di darfi a conofcere dentro e fuori d' Italia per
un gran Teologo. Avea egli offervata , non fcn-
2a naufea e indignazione , i' infame Critica col ti-
tolo di Animadverfwnes , fatta alle Opere dell'
infigne Pottorc della Chiefa , e Vefcovo d' Ippo-
na
Antonio Muratori. 47
na Santo Apoftino , dal famofo Proteftante Giovane
ni le Clerc fotto nome di Giovanni Fcrcpono , e
ufcita dalle ftampe d' Anverfa , o più torto di
Amfterdam nell'Anno 1702. e vedendo che niu-
no fra i Cattolici , e né meno fra i tanti figli
dell' Ordme Agoftiniano fi moveva per difendere
il Santo Dottore, fi rifolvette d' imprenderne egli
la difefa . Era fulle prime intenzione fua di re-
flringerfi a una mera Apologia ; ma nell' inol-
trarfi che fece in quefta provincia , avendo tro-
vato , efifere fiata da quell'Eretico firanamente
tradita la verità : mutato configlio , pensò ad ef-
por prima le fané Regole dell' Arte Critica da
tenerfi nell' indagar efla Verità, per indi combat-
tere non meno la temerità di -quel Cenfore , che
quella di alcuni fra i Cattolici , i quali lafciano
troppo la briglia a i lor cervelli in materia di Re-
ligione ; fenza dimenticarfi però di avvertire nel-
lo fieflb tempo , dove a lui fembrava , che s' irn-
poneffero troppi freni alle menti ed alle penne ;
e di qual libertà avefiero a godere gì' Ingegni Cri-
fìiani , fenza che fé n'avefiTe a rifentir chi è cu-
fìode della vera Religione fopra la Terra . Batto-
no i primi due Libri di eflb Trattato su quefti ar-
gomenti ; contiene l'altro l'Apologia del Santo
Dottore . Cofiò non poche vigilie al Muratori
queft' Opera , sì per le materie affai dilicate ivi
trattate , come per i' Ordine , che è per V ordina-
irio il men conofciuto , e forfè il p!ù bel pregio
de 1 Libri ; ma in fine , oltre al merito di avere
difefo quel Santo , ebbe il piacere di fentirla dal
numero maggiore de i dotti fommamente com-
mendata, e creduta utiliffìma a chiunque impren-
de lo fiudio della Teologia . La aveva egli ideata
fin dall'Anno 1705. come fi raccoglie da una Let-
tera
48 VlTADlLoDOVICO
tera fcrittagli di Roma dalP. Abate Bacchini , che
pregato avea d' informarfi , fé alcuno avefie prefo
a rifpondere alle Cenfure del Clero ; ma pel mo-
tivo accennato di fopra non potè condurla al ter-
mine prima dell'Anno 1710. Quello chedi Arano
accadde al Muratori , quando volle dar alla luce il
Trattato fuddetto , fu, che in una delle gran Cit-
tà d'Italia non fé ne volle perniettere la ftampa ,
perchè fi pretendeva , che in un punto egli non
delfe affai al Capo vifibile della Chiefa di Dio ; e
né pure in Francia all' incontro gli fi voleva per-
mettere , perchè fi pretendeva , che in quel mede-
fimo punto gli delle troppo. Si pubblicò finalmen-
te in Parigi nell'Anno 1714. fotto nome di i^-
"mindo Pritanio ; ma colla giunta fatta ivi a capric-
cio altrui , e fenza faputa del Muratori , di alcune
Parente fi 5 le quali filmò fuo debito di disapprovare
appreflb con pubblica ritrattazione in forma di ief-
Tera, diretta a gli Autori del Giornale de i Let-
terati d' Italia , e frampata in Modena fotto il dì
20. Febbraio dell' Anno ijió. {Appena, num.
IX.) Quanto felice inqpntro avefie l'Opera fud-
detta in Parigi , fi ricava da una Lettera , fcritta
da Londra al Muratori dall' Abate Antonio Conti
Nobile Veneto , Poeta e Filofofo di molto grido ,
fotto il dì 22. di Giugno dell'Anno \ji6, "Io
3, era in Parigi (così egli) quando fi pubblicò il
5, fuo Libro del Metodo di governarfi ne gli Stu-
5, dj facri ( cioè de Ingeniorum Moderatione ) e
5, fono tefiimonio , che l' uno e l' altro partito
5, egualmente l'approvò e lo lodò: ciò che è affai
„ maravigliofo , fé fi confiderà la qualità della m^-
3, teria del Libro , la gelofia e la delicatezza de i
5, Francefi ne gli Studj Teologici , le contingen-
s) ze tumukuoie , in cui per la Bolla del Papa al-
,. lora
Antonio MuR A TOR I. 49
„ lora verfavano il Clero , i Vefcovi , e tutti gl'i
„ Ordini Regolari di Francia . Il Reverendo Pa-
„ dre Malebranche mi parlò più volte del di lei
„ Libro con lode ; e mi fovviene , che non cef-
„ favano di ammirare la moderazione e lafagaci-
„ tà, con la quale ha efpofte e bilanciate leSen-
„ tenre , e le Dottrine de i Padri , e de gli Sco-
„ laftici 5 fenza impor niente né a fé fleflo , né
„ a i Lettori , o per foverchio fervore di zelo , o
„ per inutile e Tempre ridicola jìnimofità di par-
„ tito. " Un argomento poi dell' univerfale ap-
provazione di quel Trattato fi può dedurre dall'
cffere ftato dipoi per fette volte rillampato , cioè
in Colonia e in Francfort nell'Anno iyi6. po-
fcia in Verona , indi in Venezia ne gli Anni 1721.
1727. 1741. e 1752. Qiiefl:' ultima Edizione , eh'
è ftata fatta con tutta l'cfatrezza su di una Copia
riveduta, corretta , ed accrefciuta dal Muratori-,"
alcuni anni prima di morire, per cura deJ dotto
P. Andrea Galla?id Prete dell' Oratorio , e da ef'
fo fotto nome di Andrea Grandorgco ornata di
Note, e di una bella Prefazione; ficcome del Ca-
talogo di tutte l'Opere Muratoriane con Ofler-
vazioni critiche illurtrato: quella Edizione, dico,
fi dee anteporre a tutte l'altre, perchè fatta ve-
ramente fecondo la mente dell'Autore.
Un' altra Opera diede alla luce il Muratori nell'
Anno 17 14. e fu il Governo della Pe/ìe Politi-
co, Medico ed Ecclcfiafiico : Trattato, che dagli
fìeffi Medici venne riconofciuto per uno de' Libri
migliori intorno a quel funefto argomento ; e piii
utile poi de gli altri , perchè abbraccia ancora
quello , che appartiene a i Magiftrati Civili , e a
gli Ecclefiaftici in quelle terribili congiunture. Di
niun altro Libro del nollro Propofto fono ftate
D fat»
50 Vita DI Lodovico
fatte tante ridainpe, come di quefto . Ufcì dalle
fìampe di Modena nelTAnno fuddetto , e fu po-
fcia riiktnpato in MiJano^ Torino, Brefcia , e
in Modena per occafion della Pelle di MarfigHa ,
della quale il Muratori pubblico anche in Mode-?
na la Relazwne con alcune Ojjervazioni , ed ^,§-
giunte al detto Trattato nel 1721. Fu tradotto e
flampato in Inglefe quefto Libro neli' Anno riie-
defìmo , ommelfa però quella parte , che l-igiiar-
da il Governo Ecclefiaftico . Molt' altre Edizioni
ne fono di poi (eguite per T altra Pelle di Mef-
fina ; e i Signori Palermitani fpezialmcnte hanno
fperimentata l'utilità delle regole in elfo inlegna-
te , per impedir la comunicazione di quel terri-
bii e iìcrminatore morbo.
Per eflerfi Monfig. Giuflo Fontanint prefa ne'
fuoi Scritti fopra Comacchio la liberta di m.ette-
re in dubbio l'Antichità e Nobiltà dellaSerenif-
fima Cafa d'Elle , fu ordinato al Muratori dal
Duca Rinaldo luo Padrone di trattar quello argo-
mento . Una volta fra i Romanzi e le Genealogie
noi) paffava gran divario ; pochi elTendo coloro,
cheli face (fero Icrupolodi aggiugnere di fuo capric-
cio, ciò che mancava al pieno ornamento della
Famiglia, che prendevano ad illuftrare . Non fi
fentì già il Dottor Muratori di fervir così male
alla vera Nobiltà del luoPrmcipe, e né pure al-
la fua riputazione. Pertanto non perdonò a fati-
ca, né -lafciò alcun mezzo, che portffc condurlo
alla luce del Vero fra il fiero buio de' Secoli deli'
ignoranza. A quello fine per ordine del Serenif-
fimo fuo Padrone , e inOeme del Potentiffimo
Re della Gran Bretagna Giorgio L vifitò nell'
Autunno de gli Anni 1714. €1715. e nella Pri-
mavera dell'Anno luffeguenie quanti Archivi po-
tè
A N t O N ì O M U R A T Ó R i . ^t
ù in Compagnia del Dottor Pietro Ercole Ghe=^
rardi , e fra le innumerabili pergamene , eh' ebbe
fotto gli occhi , non poche ne trovò , le quali il
condufiero con pie franco alla fcoperta di tante
cofe ignote a chi prima di lui avea fcritto deli'
Hftenfe Famiglia . Coti quefto foccorfo giunfe a
compiere la prima Parte delle Antichità Eftcnfi
con tutto il zelo e 1' amor del Vero » Quivi con
autentiche e chiariffime prove , cavate non mea^
da i Documenti raccolti , che dalle antiche Sto-
i-ie, derivò gliEftenfi, da lui trovati fempre in-
figniti coir lUuftre titolo di Marcbefi dal Secolo
X. dove fi perde la loro origine , con forti con-
ietture nondimeno , eh' effi diicendano da gli A-
dalberti , i quali dopo l'Anno 800. con titolo di
Marchefi e Duchi furono Signori della Tofcana *
Similmente con prove indubitate dimoerò , che
la Reale ed Elettoral Cafa di Brunfuic dilcende
dal medefìmo ilipite ,', con effere paffato in Ger-
mania Guelfo IV. Figlio del celebre Marchefe
Azzo II. circa l'Anno 1055. che fu Ducadi Ba-
viera , al quale Ducato aggiunfero dipoi i fuoi
Difcendenti quello di SaflTonia . L'Articolo della
conneffione della Reale Famiglia di Brunfuic coli'
Eftenfe era (iato dilcuffo dal Muratori fin deli'
Anno 17H. con due Lettere Latine, indirizzate
al celebre Sig. Gotifrcdo Guglielmo Leibni-zio , il
quale pubblicò pofcia la prima dopo la fua Pre-
fazione al terzo Tomo Scriptorum Bnmfniccnfm
illujìrantitim da lui nel!' Anno medefimo Campato
in Hannover . Avrebbe potuto il Muratori dare
alla luce la Parte I. delle Antichità Efienfi uell'
Anno 1716, ma fìccome il Duca fuoSignore per
compiacere alle iftanze del Re fuddetto , ebbe la
premura , che , prima di darlo fuori , lo comuni-
D 2 caf-
5? Vita di Lodovico
cafTe allo ftefro Leibnlzio , che pure flava lavoran-
do fullo fteflb argomento : gli convenne differirne
]a (lampa , che feguì in Modena , fino all' Anno
fuffcguente 1717. Anzi gli fu d'uopo nel farlo
imprimere fervirfi del fuo originale per un timo^
re affai fondato, che quel Letterato , col tratte^
ner più di un Anno in fue mani la Copia a lui
mandata del Tuo Aianofcritto , penfaffe a far ufo
prima di Ini delle fue fcoperte . Quella prima Par-
te della Genealogia Eftenfe , non men per la no-
vità del metodo , che per 1' altre fue belle parti ,
venne applaudita univerfalmente da i Letterati ; e
r Abate Langlet di f resnoy ( per tacere gli enco-
mi che ne fecero tant' altri Letterati ) nel Tomo
IL del Tuo Metodo per ijìudiare la ^'mv^ alla pag.
357. dell' Edizion di Venezia, arrivò fino ascri-
vere : " Quefto Libro può chiamarfi un Capo d'
5, Opera ; egli è ripieno di buone Notizie , con
„ una diligente e copiofa Raccolta di Documen-
„ ti , e potrebbe fcrvire d' Efemplare a chi vuole
„ fcrivere la Storia delle Famiglie „ : giudizio ;
tanto più da apprezzarli, perchè ufcito dalla pen-. j
na di un Letterato Franzefe . E qui fia a me per-
meffo , prima d'inoltrarmi di vantaggio, d' inter^
rompere il racconto de gli Studj e produzioni del
Muratori, e di farlo vedere in un altro afpetto,
a fine di mantenere , per quanto mi è poffibile ,
l'ordine de* i tempi .
Cà^
Antonio MUR ATORt. 53
CAPITOLO IV,
Il Muratori , femplice Sacerdote , ccmincia e
fatigarc pel bene fpiritualc del Projjìmo .
ABbiam finquì olTervato il Dottor Muratori
folamente in qualità di Letterato; refta ora
da coniìderarlo come Ecclefiailico , e come Par-
roco . Intenzioni fua era ikta nel divenir Sacer-
dote di confecrarfi non folo a Dio , ma d' impie-
garli ancora in iervigio del Prolfimo fecondo it
(uo minilkro 1 quando fé glie ne folle prefenrata
i'occalìone. Avendo però, fin quando era in Mi-
lano, impetrata la fiicolta di minilhare il Sacra-
mento delia Penitenza (che gii fu accordata fen--
za difficultà , benché non avelfe peranche compiu-
ti gli anni ventifette , da Monfig. Giufeppe Ar-
chinn Arcivefcovo di quella Città , attefa la co-
gnizion che aveva della lua prudenza e fapere )
per compiacere alle Dame di Cafa Borromea , che
nefideravano di averlo per Direttore fpirituale in
tempo di villeggiatura : non credette di doverne
far uio folamente per effe Dame ] ma ne' giorni
fcrtivi (ì portava anche alle Chiefe Parrocchiali di
que' Luoghi , ove iolevano condurfi a villeggiare
i Conti Rorromei , per afcoltar le Confeffioni di
quegli abitatori . Reltituitofi pofcia in Modena ,
non feppe più tral^fciar sì fanto efcrcizio ^ ed ot-
tenuta da Monfig. Masdoni l'approvazione , ^
diede a fervire in quel miniftero laChiefa di San
Carlo, e pofcia maggiormente la Parrocchiale di
San Giorgio d' effa Città , impiegando ivi, fé oc-
correva , le intere mattine di tutte le Felle . Pre-
k eziandio ad aiutarci rei iciofifTimi Sacerdoti del-
D q la
54 Vita di Lodovico
la Congregazione di effo San Carlo nell' infegna-»
re ad una ClafTe di Fanciulli la Dotrina CriTlia-
na nelle Domeniche fra 1' Anno . Avrebbe defi-
der^to ancora di poter Ter v ire a Dio e al ProfTi-
uìo Tuo nel facro impiego della Predicazione, non
già per imitar quei facri Oratori , che con Elo-
quenza sfoggiata fi comprano gli elogi dalle dot-
te .ed mtcUigenti perfone , fenza poi effere intefl
da i più dell'Uditorio ; ma sì bene per valerfi
dell' Eloquenza Popolare , che fi fa intendere dal
rozzo Popolo , e può anche piacere a gì' Ingegni
iuperion . Ma Dio non gli aveva dato qucfto ta^
lento . La fua voce era fiacca , fenza quel fuono
vigorofo, che fortemente percotendo gli orecchi,
tiene attenti gli uditori , e fenza quelle infieffio-
ni di tuoni , che fogliono dilettare chi afcolta .
Querta naturale inabilità unita alla fiicilità d' in-
fìammarftgli la telLi per lo sforzo di accrefcere la
voce , gli fece deporre il pen fiero di battere la
via de' facii Oratori . Sì chiarì di quella fua ina-
bilità nel predicar che fece per un Avv«ntoaun
Monaftero di Monache, prima d' effere Parroco .
E qui non fi vuol omettere un fatto, ch'egli ri-
feriva fra le fue , ch'egli appellava fcioccaggini .
Credendo egli , che dovelfe baftargli il preparare i
punti, e i paflfi di Scritture e di Santi Padri, fe-
ce la prima Predica intorno al Giudizio finale »
Ma perciocché non era naturalmente gran parla-
tore, anzi potea più torto dirfi nelle converfazio-
ni uomo di pjche parole ; ne s' era mai efercita-
to a parlare a braccia : fi trovò affai intrigato, ed
ebbe gran pena a filare e condurre il Ragionamen-
to fino al fine . Malcontento di fé Oeffo , e pure
impegnato, altro ripiego non feppe trovare , che
ili darfi a comporre in quel breve tempo tutti i
Antonio Muratori. 55
Ragionamenti delle Fefte dell' Avvento , e di an-
darli anche imoarando a memoria , tanto che fi
traile d'impaccio , fenza voglia di più tornarvi.
Ma non fi arrelìò ptr quefto , anzi fi accrebbe
nel Muratori la brama d'impivgarfi in fervigio
del Pr.ìflìmo . Rivolfe pertanto l'animo fuo a cer-
car'altre foggie di giovargli , nelle quali potefle
riufcire .
Non era in Modena 1' ufi/io di Vlfiratore de*
Carcerati , che pure per fante ragioni in ogni
bene regolata Città effer dovrebbe . Defiderò il
Muratori quefto impiego, e l'impetrò dai Duca
fuo Signore , per defiderio di giovar , fé potelfe ,
anche a que' miferabili , tanto nelle fegrete, che nel-
le pubbliche prigioni ritenuti ; e l' esercito ezian-
dio per anni parecchi, tanto prima, che dopo ef-
fere divenuto Parroco. Suo ufo fu di vifirarli fo-
\en(e per confjlarli , e per aiutar con lim-inoe i
neceffirofi , di afcolrar le loro confeffioni , Iptzial-
mf.nte allorché venivano le Fefie primarie dtlT
Anno, e di adoperare prc/To il Prmcipe , perchè
loro filfe 'diminuita la pena ed ilgafli^o, ed an-
che perchè folfero libirafi da quelle mi'Ierie , fé
il dehtto era degno di perdono . Invigilava eiian-
dio fopra i Carcerieri , e fé aveffe trovato , che
efli facelfero cattivo tratt^imenro, oinahra guifa
mancaifero al dovere , calla carità verfo quella po-
vera gente, vi rimediava. E fé conofceva, che i
Giudici lalciaffero languire i poveri prigioni fenza
traminarli per lun o temoo , o non isbrigaffero
mai le loro caufe : animofamente andava a pero-
rar per effi . Ma perchè quef>o Ufizio di Carità
non fuol piacere a chi profefTa folamcntc di far
Giuftizia, né vuol rendere conto ad aicuRC della
maniera , con cui tratta i pmeri Carcerati : in fine
D 4 il
^6 Vita di Lodovico
il Muratori fé ne ritirò, fenza che più gli fia fla-
to dato alcun fucceflbre in elfo. Soleva poi dire in
quefto ed altri fìmili propofiti : Il Mondo è zoppo ,
e vuol camminare così , e ghigne fino ad abbonire
chi fi mette a farlo camminar diritto .
Venuto poi nell'Anno 1712. il P. Paolo Se-
gneri juniore , incomparabile MiflTionario della
Compagnia di Gesù , a far le facre MilTioni nel-
lo Stato di Modena , fu de' primi a conofcerlo il
Muratori nella Terra di San Felice, e, fatta a-
micizia con lui , ad alfifterlo in varie di quelle
MilFioni , cioè a Campo Galliano , Formlgine ,
Foffalta., Fiorano, e Rubiera . E perciocché cono-
fceva il mirabil frutto, che fi ricavava dalle Pre-
diche, Iltruzioni , e facre funzioni di quel buorj
Keligiofo , tanto egli fi maneggiò col Serenifs.
Sig. Duca Rinaldo , che gli ottenne di venir' a
farle nella ftefìfa Città di Modena. Saputofì , che
quefto maneggio era flato fatto dal Muratori ,
grandi dicerie fi udirono contra di lui da chi efa-
gerava , non efTerfi vedute mai in Città fimili fee-
rie di Pietà ( e pure s' erano fatte dal" medefimo
P. Segneri in Firenze , Città tanto fuperiore a
Modena) e che tali fpettacoli erano riferbati per
le genti rozze di campagna , e non per le Cit-
tà, dove tante Prediche, tante Congregazioni , e
tanti efercizj di Pietà fi fanno . Contuttociò le
Miflìoni furono fatte in Modena con infinito con-
corfo di gente, con incrtdibil compunzione e mi-
glioramento di coftumi : bende le mormorazioni
fi convertirono in benedizioni e ringraziamenti
air infigne Servo del Signore , e a chi eziandio
avea procurata la fua venuta in Città . Fu pure
per fiiggerimento del Muratori chiimato eflo Pa-
dre in Modena neii'' Auiunno fufleguente a dare
Antonio Muratori. 57
gli Efeixlzj Spirituali al Popolo , e deftinata a
tal eflèttù la gran Chiefa di Santo Agoliino : né
minore delle Sacre JVjiffioni fu il frutto , che rica-
vò da' fuoi Ragionamenti quell'ottimo Religiofo,
il quale in partendo pofcia da Modena lafciò per
memoria al Muratori il CrocefìfTo grande , di
cui erafi fervito nelle A'Iillìoni , e negli Efer-
cizj raedefimi . Elfendo poi piaciuto al Signore
di chiamare a miglior vita il P. Segneri nel dì
15. di Giugno dell'Anno 1713. in Sinigaglia,
s' invogliò torto il Muratori di fcriverne la Vita
per far palefe al Pubblico la filma grande che di
lui avea ; ma non potè pofcia per alcuni motivi
cfeguir sì follecitamente quefio pio fuo difegno,
come più abbaffo fi dirà . E le finquì defcritte
furono le maniere, con cui eflb Muratori fi ftu-
dio, finché fu femplice Sacerdote, di proccurare
per fé fieflb , o per mezzo altrui la gloria di
Dio , e il bene fpirituale del Proffimo • Bramava
egli un campo più fpaziofo per poter efercitarvifi j
e Iddio fra non molto glie ne aperfe 1' adito , co-
me or' ora fiam per vedere .
CAPITOLO V.
Vìen conferita al Muratori la Prepofitum di San-
ta Maria della Pompo/a di Modena . Gran òent
fatto da lui a qucfia Chiefa e Parrocchia , e
ad altra di Ferrara .
FIN quando 11 P. Segneri flava facendo in
quefie parti le facre Mifiioni , afpirava il
Muratori pel motivo poc'anzi accennato ad aver
una Cura d' Anime , come fi raccoglie da una
Lettela da lui fgritla a quel Religiofo . Efiendo
per-
5? VlTABlLoDOVlCO
pertanto mancato di vita nell' Anno 1715. il
Propofto di Santa Maria delia Pompifa di Mo*
dena , gli fu efibita quella Chiefa Parrocchiale,
ed egli r accettò , non già tratto dal defio delle
rendite della medefìma , che non fon molte, ma
sì bene per aver' agio , come diffi , d'impiegarfi
maggiormente in lerviglo di Dio e del Proliìmo
fuo . La prima cofa ., ch'ei fece , fu di provve-
derla di (acri vafi, ed' arredi convenevoli, aven-
dola trovata priva di tutto . Erano d' ottone i
Calici, lePifTidi, rOflenforio, il Turibolo . Tut»
to fece d' argento ; e quattro furono i Calici di
quefto metallo da lui comprati . Non v' erano
Pianete , né Organo , né biancherie , e né pure
armadi . Ogni cofa fu da lui provveduta' . Ne fi
contentò già egli di fare arre li facri folamente
ordinarj \ ma volle , che la f uà Spofa ne foffe an-
che provveduta di ricchi e maenofi ; con aver
fatte Pianete ricamate d'oro e d'argento, Pivia-
le e Tonicelle di Broccato d' oro . Si accinfe di-
poi neir Anno appreffo a rifabbricar la medefima
Chiefa , tutto a lue fpefc ; avendola trovata po-
co dilTomigliante da un fenile, e minacciante ru-
ina . Duròquafi tre anni eflTa Fabbrica, nel qual
tempo egli ufiziava nella Chiefa de' Confratelli
della Santiftìma Annunziata , a^ quali per dimo-
ftrarfi grato per l' incomodo clie loro recava , fe-
ce in elfo Anno, e ne i fufTegtìenti 17 18. e 17 19*
i Difcorfi per la Novena , ch'eglino fono foliti
di fare nella lor Chiefa in preparazione alla fo-
lennità die! SantifTimo Natale. Nel primo Anno
egli predicò a braccia , perché impegnato troppa
tardi . Cotttuttociò gli riufcì ftflfai bene quefta fia-
ta ; con avere fcritto dipoi ciò , che gli era re-
fìato in mente. Ma ne gli altri due preparò per
tera-
A N T o N l'o M u R A T o R r i 59
tempo i Difcorfi; e però quefti folamente fi da-
ranno un giorno alle ftampe. Grande fu in tut-
ti tre gli anni il concorlo di gente ad udirlo , ed
altrettanto fu il bene che fece co' fuoi Ragiona-
menti .
Intanto eflendo (lata finita effa Fabbrica , la
quale coito al Muratori più di due mila Zecchi-
ni , e per cui gli fu d' uopo gravarfi di non pochi
debiti ; egli tornò con fommo contento alla faa
Chiefa, che fra ìe fue pari era riufcira una delie
più vaghe. Ma che? Per quafi due anni egli avea
ientita vacillante la fua fanità . Offervò egli (e
/le parla nel Trattato deìh Forza della Fnntajia)
che in quefto tempo centra il fuo folito più non
fognava , e fi perdeva una battuta nel fuo polfo
ad ogni tante battute . Egli non ne faceva con-
to. Ma fui finir di Giugno del 1720. fu forpre-
fo da una pericolofa e mortale infermità , per cut
gli fecero una fingolare affiftenTa i due celebri
iVledici Ducali Francelco Torti , e Giam-Batifta
Davini col Dottor Gian Francefco Bernardoni >
il quale avea fortita la Patria medefima del Ado-
ratori , e fuccedette poi al fecondo in quell' im-
piego . La copiofa acqua di Nocera , che gli fe-
cero bere, e il continuo copiofo fudore depurara-
no tutto il fuo fangue ; ed egli guarito tornò a
fognare , e trovò regolato il fuo polfo. Attribuì
egli dipoi quedi fconcerti del fuo còrpo alla fab-
brica della Chiefa fuddetta ; giacché anche tutti i
fuoi di cafa ebbero qualche incomodo di falute ,
a cagion de gli effluvj della calce , o più proba-
bilmente de gli aliti fetenti de' fondamenti ivi fat-
ti dove erano putride materie e vecchie fepolture .
E però egli configliava chi non era ufo a limili
cofe di ^uardarfi da certe fabbriche in fiti pu^a*
ZQÌQQc*
6o Vita di Lodovico
zolenti , potendo facilmente infettare il fangue i il
che continuamente fuccede in chi abita in fui
paludoiì .
Ma non fu la fola Chiefa della Pompofa di Mo-
dena , che provafle le beneiìcen2e del Propofio
Muratori . Aveva quelli ottenuto nel medefimo
tempo, con dilpenfa Pontificia per la pluralità de
i Benefici , anche il Priorato di Santa Agnefe di
Ferrara (Benefizio femplice, tuttoché Parrocchia-
le , perchè amminillrato , per quel che fpetta alla
cura delle Anime, da un Vicario, fatto, indipen-
dentemente dal Priore, da quelT Arcivefcovo ), e
non minore di quella era il bifogno di quefV al-
tra Chiefa di elière rifarcita . Cominciò egli dal
Tetto, che, oltre all'effere deforme, perchè co-
perto di cannucdie fotto le tegole , rendeva umi-
dillimo il pavimento per la molta acqua che tra-
mandava nello fquagìiarfi delle nevi , e ne i groffi
temporali della State ; con averlo rifatto tutto di
nuovo ( fpefa non picciola per elTere affai grande
quella Chiefa) , e in una maniera aliai più no-
bile, e più ficura . Fece dipoi riedificare ancora il
Pavimento, con metterlo fopra gli archi , accioc-
ché fi mantenelTe più afciutto. Deformi erano e-
2Ìandio alcuni Altari di effa Chiefa ; e a quelli
altri ne foftituì il Muratori d'affai buon guflo , e
«li maggiore ornamento . Anche le fineftre erano
per la loro antichità in poco buono flato , e que-
lle pure furono da lui rifatte nobilmente, emeffe
an miglior ordine l'ultimo anno di fua vita: di
maniera che quella Chiefa adelfo può comparire
fra le altre Parrocchiali di Ferrara ; e laddove pri-
ma non avea concorfo fé non per la Pafqua, ora
è bene ufiziata , e frequentata dal Popolo , che non
Jafcia di mandar mille benedizioni a chi l'ha in sì
buo-
AnT ONIO MUR ATORI . <5l
buono ftato ridotta . Scarfeggiava ancora quella Sa-
greUia di fuppellettili ed arredi facri , e di quefti
i'u parimente provveduta dal Muratori . Grandi ri-
farcimenti fece pure nella Cala Priorale e del Vi-
cario , ficcome nelle fabbriche di campagna di ef-
lo Priorato . Godeva in oltre il Muratori un al-
tro Benefizio femplice in Ferrara , eretto all' Al-
tare della Santifs. Trinità in quella Chiefa di Sant*
Anna . Fu da lui più di una volta provveduto
quell'Altare delle occorrenti fuppelietcili , con aver
anche riraenb in piedi un gran fenile precipitato
XìQ i Beni dello iìcd'o Benefizio . In 'fomma non
vi fu alcuno de ì Benefizi Ecclefialìici , goduti da
lui , cui non faceffe un gran bene j di maniera che
in elfi durerà per lungo tempo la memoria delle
Tue beneficen7e .
Divenuto Parroco , attefe il Muratori con ap-
plicazione all' efercizio del facro fuo mini fiero . La
Chiefa della Pompofa , che dianzi era come al>«
bandonata , cominciò da lì innanzi a fiorire col
concorfo della gente alla frequenza de i Sacra-
menti . Stava egli con altri Sacerdoti le mattine
intere de i giorni Feftivi nel Confeffionale . Tut-
te .le facre funzioni vi fi facevano con decoro .
Non fi ufava per lo avanti in eifa la Dottrina
Criftiana ; anzi ninno de i Parrochi della Città
era folito di farla, a riferva della QLiarelìma, per
ammettere i fanciulli e le fanciulle alla Ct^nfeAio-
ne ed alla Comunione ; perchè tale incombenza
refta appoggiata a i Padri della Compagnia di
Gesù. 11 Muratori, confiderato il diriito , anzi
l'obbligo fuo , cominciò tofto a far la Dottrina
Criftiana tutte le Domeniche con gran concorfo,
anche di perfone adulte , predicando , o fia popo-
larmente Spiegando gì' infegnamenti dd Vangelo ^
6t Vita DI Lodovico
e della Chiefa Cattolica . Tutte le Doraeniclié
ancora , ed anche in altri giorni , occorrendo , an-
dava alla vi (ita di tutti i malati della fua Parroc-
chia, comporta di circa 2500. Anime , portando
la Limofina a. tutti gl'Infermi Poveri, de i quali
e(fa è abbondante . Cominciò fin d'allora, e con-
tinuò pofcia finché vifTe , a donare ad effi poveri
infermi della fua Parrocchia , ed anche poi a quei
dell' altre Parrocchie della Citta , la China Chma ^
ed altri medicinali; con impegnar eziandio alcu-
ni Medici a curarli nelle loro infermità . Porta-
va per lo pih da .per sé il Viatico a gì' Infermi ^
e non ricufava , ricercato , di afcoltar le loro Con-
feffionij'ed anche di afififterli a fare il gran paf-
faggio all'Eternità. Amminiftrava eziandio il più
delle volte i Sacramenti del Battefimo e Matri-
monio; e finché fi trovò affai robufto di forze ,
non mancò di comunicare per la Pafqua di Ri-
furrezione il numerofo fuo Popolo .
Oltre a i molti Poveri , trovò eziandio il Mu-
ratori nella fua Parrocchia non poche femmine
da partito . Si fiudiò fulle prime d' indurle , con
amorevoli elortazioni , e con negar loro i Sacra-
menti j a defuiere dal mal fare ; e con alcune.gli
riufcì . Avrebbe defiderato di poter cacciar via dalla
fuaPaiToccbia le incorreggibili'; ma effendo alcu-
fie delie fue contrade desinate ad albergare sì fatta
genìa di femmine , gli convenne tollerarle ; con
aver nondimicno ottenuto dal Principe un Edit-
to , che pon potcUero fiar nelle Ofterie e nelle
Bettole , e che folie dato il bando dalla Città al-
k più proftitute e fcandalofe , e a quelle maffi-
jnamente , che efercitavano l'infame mefìicro del
Jluffianefim'-' . Proccurò in oltfe , eh» foffe mu-
tato li nome a una di effe contrade, cioè a quel-
Antonio MuRATORt. 6^
la che mette capo in vicinanza della Chiefa dell
Annunziata , ed ora chiamafi la contrada della
Croce . Sul nfltifo poi del grave pericolo , cui ef-
ponevano la loro onellà le Donne , e fpecialmen-
te le Zittelle , che , adelcate da un vii guadagno j
fi lakiavano condurre a ballare in certi Luoghi
pubblici nel Carnovale ; fece il Propofto Murato-
ri proibire limili bagordi ^ con donar anche qual-
che (omma di danaro a quelle della fua Parroc-
chia , che fi querelarono con lui di aver loro fat-
to perdere quel miferabile guadagno. Vegliò mai
fempre , perche non nafceifero nife edifcordie fra
i fuoi Parrocchiani , e maflìmaratnre fra' Conju-'
gati ; e (e talvolta non era in tempo d'impedir-
Je , proccurava tolto di (opirle, edi rilìabilirefra
elfi la buona armonia . Niuna in fomma lalciò
indietro di quelle patti , che convengono a un
buon Paftore , sì per ciò che riguarda 1' onor di
Dio , come per proccurar tutto il bene poifibile
del gregge alla fua cura cotrmelfo.
CAPITOLO VL
Il Muratori mfìituifce gli Efercizj Spirituali per
gli Ecclcfiajiici nella fm Chiefa , e fa infegna^
re il Capito fermo aCherici.
OBbligo precifo del noilro Propofto farebbe
(lato di attender folamente al governo del-
la fua Parrocchia ; ma egli tutto pieno di Carità
non fi contentò fol di quello , e pensò nel me-
defimo tempo a giovare anche ad altri . E per-
ciocché parve a lui eflere da defiderare , che in
ogni Città fi trovaffe , chi iihuiffe non folamen-
te i Chetici , ma anche i Sacerdoti lìeffi de gli
ob-
164 Vita di Lodovico
obblighi e doveri particolari del facro lor mini-
ftero, tanto per ben regolare la lor vita, quanto
per fapere i Riti del culto divino, e ciò che con-
venga o difconveng^ a chi è entrato nella forte
del Signore ; giacché da gli ordinar) Predicatori
della parola di Dio non fi pofTono , fenza perico-
lo di mal effetto ne' Secolari , toccare le infermi-
tà e piaghe de gli Ecclcfiaftici : egli iftituì g|i
EfercizJ de gli Ecclcftaftici fteflfi , che non man-
cano in altre Città , ma de' quali priva era Mo-
dena . Era dunque invitato il Clero folo la fera
delle prime e terze Domeniche di Novembre, e
de' cinque fuffeguenti mefi , alla Cbiefa della Pom-
pofa . Con una Laude fatta appolta intorno a i
doveri di chi fi confacri all' Altare di Dio , che
era cantata a due cori , fi dava principio alla
pia funzione : dopo la quale il Muratori , o uno
c5e i Sacerdoti da lui eletti , recitava un Ragio-
namento intorno alle varie ifpezioni ^el vivere
delle perfone Ecclefiatliche , intorno alla fanta
Meda, e all'altre facre funzioni . Pofcia fi can-
tava a Canto fermo figurato il Salmo Quam di'
letla tabcrnacula , con alcune Preci , nel qual tem-
po fi faceva T Erpofizione del Venerabile , colla
cui Benedizione terminava pofcia la pia adunan-
za . Gran concorfo vi fu fui principio , ma ne'
varj anni ne' quali fi continuò quefto Iftituto, an-
dò fempre calando la gente ; giacché chi avrebbe
potuto e dovuto , niun braccio ed animo contri-
buiva all' imprefa , di maniera che fu neceffario
dismettere ciò , che per più ragioni avrebbe do-
vuto durar fempre .
Credette ancora il Propofio Muratori utile e
decorofo per gli Ecclefiafiici l'imparare il Canto
fermo , Però a fue fpefe condulfe un JVlaeftro,
che
Antonio Muratori. 65
clie r infegnaffe nella fua Chiefa ne i Giovedì fra
l'Anno, e con pubblico Invito proccurò di tirar-
vi i giovani Chcrici , con aver anche provveduti
loro i Libri necelTarj , perchè poteffero ftudiarlo
a cafa . Ma prefto s'avvide y che fenza argani
maggiori non fi può muovere la negligenza e la
non curanza de gli uomini; e però non pafsò un'
anno , che niun più comparve a procacciarfi que-
flo Ecclefiaftlco ornamento .
CAPITOLO VII.
Il Muratori Parroco fi d'ifiìngue colla Liberalità
verfo t Poveri , iyi follievo de i quali iflituifce
la Compagnia della Carità , e proccura V erezio-
ne di un Monte di Petà ,
MA quello in che fpecialmente fi efercitò iì
buon cuore del Muratori , dopo di aver
prefa Cura d' Anime , fu 1' Amore verfo i Pove-
ri '. Aveva egli già cominciato ad effere liberale
verfo di loro fin quando era in Milano, cioèfu-
bito che fi trovò aver danari al fuo fervigio , e
continuò poi fempre , finché ville , ad effer tale .
Da quella Citta fpingeva ogni anno fiaoaVigno-
la , fua Patria , hmofine di qualche confiderazio-
ne ad alcune povere pcrfone , e le mantenne poi
loro , finché refiarono in vita . Ritornato in Mo-
dena ebbe per coftume di far diftribuire ogni gior-
no full' ora del mezzodì alla porta di fua abita-
zione qualche limofina in danaro a tutti i Pove-
relli di quel contorno , e di farla anche paffeg-
giando per Città a chiunque glie la chiedeva .
Dopo poi d' elTere fiato fatto Parroco , oltre alle
limofine , che in tutte le Domeniche portava a
E gì'
66 Vi ta di Lodovico
gì* Infermi , ficcome accennammo di fopra , grof-
fe fomme dirpenTava fra l'Anno a gli altri pove-
ri della (uà Parrocchia , verfo de i quali slargava
egli maggiormente la mano nel Verno , perchè
dicea , che conveniva aiutarli allora a cacciarfi d'
attorno il freddo , ed a cavarfi la fame . Fu an-
che folito di fomminiftrare a i pili neceflìtofl
coperte, lenzuola-, e pagliericci, perchè potelT'ero
meglio difenderfi in letto dal rigor della ftagione :
al qual effetto teneva fempre in cafa qualche prov-
vifione delle fuddette robe ; e trovatine per le
llrade de i mal veftiti , li provvedeva di veUi : 'il
che praticò egli fpezialmente con alcune Zittelle
di buon garbo per levarle dal pericolofo meftier
del quertuare , e metterle a fervir in qualche ca-
fa . Talvolta ancora effendofi incontrato nella
cruda (lagione in alcuni Quefluanti , che in-
terrizziti dal freddo non potevano rizzarfi in
piedi per condurfi alle cafe loro : fé li facea
portare a cafa da qualche facchino , e dopo che
fi erano ben bene rifcaldati al fuoco , faceva lor
parte delle vivande della fua menfa , e pofcia li
licenziava con qualche limofina . Rincrefceva poi
molto al noftro Propofto il ricever vifite nell'ore
da lui desinate per lo ftudio ; ma fé fi trattava
di Poverelli , che ricorreffero a lui per qualche li-
mofina , o per qualche affare , non aveva difficul-
tà veruna di fpendere quell'oremedefìme in afcol-
tarli ; anzi tante volte fi levava dalla menfa »
tìiafifime in tempo d'inverno, per fentire, che co-
fa loro occorreva, acciocché non aveffero effi da.
ftare a patir freddo per le fcale nell' afpettar , eh*
egli finiffe il pranzo . Per folo amore ancora d'
effi Poveri prefe nel Trattato della Regolata Di-
vozione a dimofirar la neceffità di diminuire il
nume-
Antonio Muratori. 6f
humero delle Fefte di precetto , e ad impugnare
dipoi il fentimento contrario dell' Eminentifs. (^ae-
rini , come vedremo nel Gap. IX. §. VII.
Né ai foli Poveri della iua Parrocchia fi re-
ftringeva la Liberalità del nodro Propofto . Par-
tecipavano tante volte delle benefiche fue rugiade
divcrfi Poveri ancora d' altre Parrocchie , e per
fino i birbanti foreftieri . Imperciocché , elTendo
egli in concetto di un gran Limofmiere , tutti
facevano a lui ricorfo , fperando d'ottener qualche
caritativo fuilìdio , come in fatti accadeva ; non
avendo egli mai laputo negar la limofina ad al-
cuno . Ricorrevano a lui alle volte perfone civi-
li, in gravi anguftie dalla povertà ridotte ; e per-
chè il loro bifogno era di iomme di qualche ri-
lievo, fion fi attentavano a chiedergliele per li-<
mofina, ma le chiedevano a titolo di prelìito . S\
moveva per lo più a compiacerle , m.a fenza cer-
car mai più la relìituzione di quelle t^i fomme
fomminiftrate loro ; protellandofi poi coMimeftici
di fua maggior confidenza di aver avuto intenzio-
ne di loro donarle per Carità. Creò egli una vol-
ta un Cenfo di fomma aflai confiderabile contro
una perfona , che le vicende del Mondo ridotta
aveano in povero (lato. Non la inquietò mai per
li frutti , quantunque col farle fequeftrar le rendi-
te d'un fuo podere avefìfe potuto effer foddisfattos
Erano perciò efii frutti arrivati ad uguagliar il
capitale . Si dichiarò più volte co' fuoi di cafa )
che nel comprar quel Cenfo intenzion fua era
fìata di fare una Limofina , e tale in fatti volle
che foffej perché in un Codicillo da lui fatto l'
Anno precedente alla fua morte le rimife 1' uno
e r altro debito . Per conto poi de i Poveri fortf-
ftieri , tuttoché non li vedeffe volentieri a quefiuat
E 1 per
(58 Vita di Lodovico
per Città , anzi T àvefle fatto ]or proibire con
Editto del Principe, affinchè non Jevaffero le li-
mofine iC Poveri Cittadini : pure fé talun d' effi
gli fi prefentava alla cafa fotto pretefto di fargli
i faluti di qualche Letterato , ma in (oilanza per
chiedergli qualche caritatevole fuffidio , non aveva
il coraggio di negarglielo .
Diffi , che la Liberalità del Muratori verfo i
Poveri non fu riftretta folamente a quei della fua
Cura , ma che ne participavano anche quei dell'
altre Parrocchie ; anzi io doveva aggiugnere , che
fi ftefe eziandio talvolta a i Poveri d'altri Luo-
ghi e Città . Riceveva non rade volte Lettere di
perfone lontane , che gli chiedevano Limofina .
Non nego mai rifpofta ad alcuno , e venne que-
fìa fempre accompagnata da qualche quantità di
danaro. Ma più d'ogni altro provarono gli effet-
ti della fua Beneficenza due Zittelle di Ferrara .
Era mancata di vita in quella Città la perfona,
di cui fervivafi il noftro Propofto per efigere le
rendite de' Benefizi Ecclefiaftici , che colà godeva ;
e quando fi venne a i conti fi trovò , che aveva
lafciato un debito di trecento e più Scudi Roma-
ni . Avrebbe potuto il Muratori venir foddisfatto
interamente del fuo credito, feavefie fatto ricor-
ìo alla Giuftizia; ma avendo intefo , che fareb-
bero pofcia re (late indotate due Figlie del defun-
to: tanto baftò, perchè ne rimettefle loro dugen-
to, acciocché aveffero con che coftituirfi la dote
in cafo di maritarfi .
Mentre il noftro Propofto faceva godere in que-
fte ed altre guifc a i Poveri gli effetti della gran^
de fua Carità, quefta lo ftimolavaafar cofe mag-
giori , cioè a procacciar loro i mezzi da poter' ef-
lere fovvenuti anche ne' tempi futuri. Iflituì pert
tan»
Antonio Muratori. 6(}
tanto nell'Anno 1721. nella Chiefa della Pom-
pofa la Compagnia della Carità , le cui limofine
s' impicgaflero , non già in mantenere birbanti e
queftuanti , perchè quefti ordinariamente fi guada-
gnano il vitto ; ma in proccurare , per quanto fi
poteflfe , che tanti e tanti non divenifìfero que-
fìuanti . L' oggetto dunque d' efla Compagnia era
di aiutar le povere vedove , ed altre miferabili
perfone , acciocché applicaflero i lor figliuoli a
qualche mefiiere , onde guadagnarfi il pane , itn'
za che avefiero a limofinare il vitto per le Chie-
fe e Contrade . Era egli perfuafo , che i Fanciulli
abbandonati alla dolce profeffion del queftuare ,
fenza freno alcuno , e converfando per lo più con
altri pieni di vizj , ed avvezzi a non faticare ,
diventavano in fine Ladri , o Giocatori , o pure
per altre iniquità fi tiravano addoffo i gaftighi
dell' umana Giuftizia . Le Fanciulle poi , alfaggia-
ta una sì facil maniera di vivere , efpofie alle in-
folenze di fatti odi parole de' cattivi, teneva quafi
perirapoffibile, che non diventaffero vittime dell'
impudicizia . Però ad impedire sì fatti difordini
della Povertà indirizzò le mire d' efifa Compagnia >
giacché r altre Opere Pie della Città , dove fi ri-
cevono Fanciulli e Fanciulle in educazione , non
potevano fupplire al bifogno della popolazione del-
la medefima . Similmente diede per oggetto alla
Compagnia il foccorfo de' miferabili Infermi , fìan-
te che il pubblico Spedale era aflfai lontana dal
poter raccogliere la copia d' elfi , maffimamente
in certe fiagioni . Fondata efia Compagnia , fece
per vari anni da valenti facri Oratori , condotti
da lui , predicare nel Duomo i pregi della Cari-
tà verfo i Poveri , e fpiegar fopra ciò gli obbli-
ghi de' Criftiani , e il merito grande della Limo-
E 3 fin» .
fo Vita bi Lodovico
fina . Pubblicò eziandio nell'Anno 1729, colle ftam--
pe di Modena un Trattato in 4^. della Carità
Crijìiana in quanto è Amore del Proffìmo , che
fu ricevuto con molto plaufo da i buoni , e ri-
ftampato pofcla diverfe volte in Venezia , ed an-
che tradotto in Franzefe dal Sign. de Vergy , e
dato alle rtatnpe in Parigi nel 1745. Prima di dar
fuori quefto Libro defiderò il Muratori d' averne
r approvazione da Roma . Lo rivide il P. Maetkp
del facro Palazzo ; ma mentre ctii doveva ricu-
perarlo dalle Tue mani , portatoli in villa , tardò
a riceverlo , avutane notizia Monfìg. Fontanini ,
tal rumore fece egli con elfo ReverendilTimo Pa-
dre, che l'atterrì , & indulfe a flracciare il già
fatto Imprimatur . E quella fu poi la cagione ,
che il noftro Propoito cercafTe 1' approvazione d'
effa Opera da alcuni infigni Teologi , uno de'qua-
li fu poi Cardinale , cioè il P. Maeftro Lodovico
Gotti , prima di (lamparla . Nel fine d' eflo Trat-
tato fi veggono le tre Prediche recitate in Mo-
dena dall'Abate Francefco Badia, eloquentidìmo
Oratore, in occafione che fi pubblicò l'iflituzione
della Compagnia della Carità .
Quanto poi il Muratori defiderò , che altri fi
moitralTero liberali a quella Compagnia , col far
inculcare dal pergamo la necefiìtà e il merito di
fovvenire i Poverelli , e colla pubblicazione del
Trattato fuddetto ; altrettanto proccurò di farle
del bene donandole ogni anno , finché viffe, con-
fiderabili fomme o in contanti , o in Cenfi , o
in Cafe da lui comprate , con averle anche la-
fciato in morte un Legato di dugento Doble .
Egli impiegava in effe donazioni le rendite de'
Benefizi Ecclefiaftici , che godeva , e tutto ciò
«he gl'i fruttavano k Dediche d^ik fu? Opere. E
Antonio Muratori. 71
perchè volle , così configliato da gli Amici , con-
lervare per una memoria a gli Eredi Tuoi Ja Col-
Jana d' oro regalatagli dall' Imperador Carlo VI.
per la Dedica del Libro fuddetto ÒQÌhCarhà : la
fece flimare, e puntualmente ne sborso il valore
alla diletta Tua Compagnia . Fatti poi li conti dì
tutto ciò che le ha donato , fi vede afcendere la
fomma acentottomille lire di Modena, che for-
paflTano due mila Doble. Nulla mai procacciò di
iafciti alla fua Chiefa , e molto meno per lui .
A chi non avea Figli o Parenti proffimi , confi-
gìiava il lafciare a' Poveri . In tal maniera la Com-
pagnia formò un competente (lato , ed ora con-
tinua a dilpenfar le fue rendite in benefizio de'
fuddetti determinati Poverelli , e fono ben dugen-
to quei, tra Orfani, Vedove, e perfone inabili,
che da lei ricevono un luffidio menfale , fenw
contare gl'Infermi della Città, a' quali pure fi di-
ftribuifce ogni mefe certa limofina ; e i cento Zec-
chini , che ogni anno fomminifira al nuovo Spe-
dale .
Siccome poi niuna cofa più grata a lui far fi
potea, che iuggerendogli le occafioni di far del
bene a i Poveri , così niun' altra maggiormente
il rallegrava, quanto l'intendere , che ci foflero
perfone limofiniere , e che lafciati fofiero ad effi
Poveri , ed all' Opere Pie della Città pingui le-
gati . Benediceva egli allora il Signore, che avef-
fe mofib l'animo di quelle perfone a far del bene
a i Poverelli , e fempre più era contento d' aver
comporto il Trattato della Carità Crijliana , e di
avere più volte fatti annunciare da valenti Ora-
tpri nella Cattedrale di Modena i pregi efimii della
Carità verfo i Poveri j figurandofi , che i femi
£ 4 della
72 Vita DI Lodovico
della Divina parola allora fparfi , avefifero prodof
to quel buon frutto nel cuor de i fedeli .
Ma fé grande era la premura del Propofto Mu-
ratori pel foccorfo de i veri Poveri , minore non
fu Fabborrimento fuo a i falfi , cioè a coloro ,
che adulti godendo forze e fanita , con che poterfi
guadagnare il pane , fi buttano alla poltroneria
del mendicare . Per porre qualche rimedio a que-
llo, ottenne dal Sereni fs. Sig. Duca Rinaldo , che
fo{fe permefTo a i Deputati della fua Compagnia
di meglio regolare i Queftuanti , e di gaftigar an-
che i Figli difcoli, fé ne aveffero fatta iftanza i
lor Superiori . Pertanto eflendofi provveduto a i
Fanciulli e Fanciulle, né reftando mezzi alla Com-
pagnia di ritirar dal queftuare anche gli adulti : fi
ordinò , che chiunque pretendeffe di limofinare ,
iì prefentaffe alla Congregazione di efii Deputa-
ti , per far conofcere , fé avea giufto titolo di pub-
blicamente cercar limofina . A tutti i vecchj , fior-
pi , ciechi, e mal conci di fanità &c. fi dava un
fegno da portare appefo al collo , per cui compa-
riva permeffo loro il queftuare • Gli altri , che
non erano approvati , né portavano il fegno , fé
ofavano di far quel meftiere , vi erano efecutori
deftinati , che li metteano in prigione , ove fta-
vano per tre giorni a pane ed acqua , ed ufciva-
no poi fenza fpefa alcuna . Fu cagione quefio ri-
piego , che molti e molte fi riduceffero a lavora-
re , con benedir poi il rigore praticato con loro ,
che gli aveva tolti da quella fordida e poltrone-
fca vita. Era in oltre ad efli Poveri approvati
vietato il poter quefiuare nelle Chiefe , dovendo
eflì (lare alle porte , o fuori o dentro , fecondo le
fìagioni 5 e giacché a nulla avea fervilo l'aver
più
Antonio MuR ATORi, 75
pÌLi volte fatto predicare, ed anche pubblicare in
iftampa l'ordine de i fommi Pontefici , di non
permettere limofinanti ne i facri Templi , e 1*
aver fatto pregare il Popolo di non dar limofine
fé non alle porte : chi contraveniva , era fottopo-
fto alla pena fuddetta della breve prigionia . Mol-
te perciò furono le benedizioni date a un tal re-
golamento , potendo allora la gente attendere con
tutta quiete alle lor divozioni nelle Chiefe , fen-
za effere continuamente moleftati dall' importuni-
tà de i Poveri . Le fpefe occorrenti per far fufìfi-
ftere quello regolamento , erano tutte a carico del
Muratori. Avendo poi le due ultime Guerre fcon-
certato non poco quefto buon ordine, la provvi-
denza del Sereni fs. Sig. Duca regnante l' ha fatto
di nuovo mettere in oflervanza .
Dopo di aver il noflro Propofto efficacemente
promolTo il fovvcnimento de i Poveri coli' iftitui-
re la fua Compagnia , 1' ardente fua Carità il fe-
ce penfare a proccurar loro un altro gran bene-
fìzio . Per cagion delle guerre , e d' altre umane
vicende erano eftenuati non poco i Monti pii da
pegni della Città di Modena , con dovere perciò
iCriftiani ricorrere a i gravofifiìmi de gli Ebrei.
Riflettendo a quefto grave difordine il Muratori ,
tanto fi affaticò , che fece indurre Antonio Pa-
varotti pio Cittadino di Modena , privo di prof-
fimi Parenti , a desinare la fua Eredità per fon-
dare un Monte di Pietà , che col tempo diverrà
fortiflìmo , perchè d' anno in anno crefcerà il fuo
Capitale , col colare in eflb tutte le rendite an-
nue della medefima Eredità , di cui e del Mon-
te ftelfo effer dovea amminiftratrice la Compagnia
della Carità. Eflendofi poi fatto un fufficiente cu-
mulo di effe rendite dopo la morte di una Sorel-
la
74 Vita di Lodovico
ia del fuddetto Pavarotti , che n' era urufruttuaria ,
finché vivea, fu aperto quèfto Monte nell'Anno
174Ó. e il Muratori volle anch'elio concorrere ad
accrefcerne il fondo, contribuendovi del fuo cin-
que mila lire di Modena, o fia cento Doble . Sic-
come poi nei proccurare l' erezion di quefto Mon-
te , altro non ebbe in veduta , che il vantaggio de
i Poveri , così nell' aprirlo fece ihbilir la maf-
lìma , che fi preftaffe ad efTì il danaro fenza pren-
dere alcuno frutto: vantaggio, che diverrà Tempre
più grande a mifura, che crefccranno le forze di
€flb Monte, perchè fi potranno fomminiftrar loro
fbmme maggiori , fenza che abbiano da foggiacere
alle eforbitanti ufure de gli Ebrei .
Prima di chiudere quefto Capitolo , fi vuol'
offervare , che , mettendo infierae le fpefe fatte
dal Muratori tanto nella fabbrica della fua Chie-
la , e nel provvederla di vafi ed arredi facri , quan-
to nei riftaurare quella di S. Agnefe di Ferra-
ra , nel dotare la Compagnia della Carità , e nel
fare tutt' altro da noi accennato di fopra , fenza
contar le copiofe limofine da lui fatte infegreto;
aliai maggiore comparifce la fomma di quel che
fieno Hate le rendite da lui percette da i fuoi Be-
lìefìzj Ecclefiaftici ; e eh' egli vi ha impiegate grof-
fe fomme del proprio . Era fommamente gelofo
d' offervare in quella parte i facri Canoni ; con
efferfi proteftato più volte co i Nipoti , che feco
abitavano, di non volere accumular per effi por-
zione alcuna di rendite Ecclefiaftiche, anzi vole-
re per un atto di gratitudine al Signore Iddio ,
da cui era fiato cotanto beneficato, che una par-
te ancora delle fue proprie entrate fervifie al fol-
iievo de i Poveri .
Ritenne il Muratori la Chitfa della Pompofa
fino
A N T ONIO MUR A TO R I . 75
iìno air Anno 1793. fenza che le occupazioni Tue
Letterarie pregiudicafTero punto a i doveri di Par-
roco 5 avendo egli laputo ben' accordare infieme
lo ftudio delle Lettere coli' elercizio del facro Ilio
minifrero . Ma eflTendoglifi fatti più frequenti e
più gravi in quell'Anno gl'incomodi , che folo
ni volta provava in addietro facendo la Dottrina
Criftiana e le Proceffioni , o cantando Meda ,
ovvero dando Benedizioni , dov'era concorfo di
Popolo i cioè d' infìammarfegli talmente il capo ,
che non poteva prender fonno nella notte fulTe-
guente , con altri più gravi fconcerti nella fani-
tà : gli fu configliato da i Medici e da gli Amici
il defiftere dal far quelle Funzioni , con incari-
carne altri . Ma non foffrendo egli di ritenere la
Chiefa fenza faticare per eflTa , rifolfe più toft o di
rinunziarla, come fece in fatti nell'Anno fuddet-
to , con avere pero continuato , finché vifTe , ad
efercitarfi nel Confefllonale , e a dirigere la dilet-
ta fua Compagnia : dopo di che fi trovò libero
da quegli infulti , e potè con più agio profeguire
i fuoi Studi, e comporre tant' altre Opere in di-
fera de i Dogmi della fanta nofira Religione , e
in vantaggio ciel ProfTirao fuo e delle Lettere 5
come fiam ora per vedere .
CAPITOLO Vili,
Si ripiglia il racconto dcW Opere compojìc
dal Muratori .
D Air Anno 1717. in cui , ficcomc vedemmo ,
fu dal Muratori pubblicata la Parte I. delle
antichità E/ienft ^ fino all'anno 1723. in cui ufcì il
Trattato della Carità Crijìiang ; altri parti del
fuo
°]6 VlTADlLoDOVlCO
fuo ingegno non diede alla luce, che la Vita del
P. Paolo Segneri Junìore della Compagnia di Ge-
sù, e gli EJercizJ Spirituali fecondo il Metodo del
medefimo Padre nel 1720. colle flampe di Mo-
dena in due Tomi in 8. Dell' una e de gli altri
feguirono pofcia varie Edizioni in Venezia , V
ultima delle quali fu fatta nel 1748. Pubblicò e-
ziandio nello fìeflo Anno 1720. una Scrittura in
rifpolla a Monfig. Fontanlni , di cui mi riferbo
a parlare nel Capitolo delle Controverse ; ficcome
una Differtazione de Potu vini calidi , inferita nel
Trattato , fui medefimo argomento comporto dal
valente Medico Giam-Batifta Davini : la qual
Differtazione fu poi riftampata pure in Modena
nell'Anno 1725. Non già perch'egli teneffe in
quegli anni oziofa la fua penna ; ma sì bene per-
chè fi trovò occupato in preparar due Opere in-
lìgni , cioè le fue Diflfertazioni fopra \t Antichità
Italiane de i tempi di mezzo , e la grande rac-
colta de gli Scrittori Rerum Italicarum .
Quando era giovine il Muratori , altro non ave-
va in tefta ( come confefla nella Lettera al Con-
te di Porcia ) che Antichità Greche e Romane »
Qiiel grandiofo d' allora , quelle magnifiche im-
prefe con tanti efempli d'infigni Virtù , e fopra
ogni altra cofa quel pulito ed ingegnofo de gli Au-
tori , delle Fabbriche , Statue , Ifcrizioni , Mone-
te , e tant' altre belle cofe tutto il rapivano . Per
lo contrario gli facevano male a gli occhi (per
fervirmi delle fleffe fue parole ) le fatture de' Se-
coli fuffeguenti , la loro Storia , i loro Scrittori ,
riti , coftumi , e imbrogli ; trovando egli dapertut^
to del mefchino , del barbaro ( e in fatti non ne
manca ) e parendo a lui di camminare folamente
•per orride montagne, per miferabili tugurj, e in
mez-
Antonio Muratori. 'ji
mez'zo a un Popolo di fiere. Laonde fé gli capi-
tava alle mani qualche Storia od Operetta di que'
rozzi Secoli , né pur la degnava di un guardo .
Giunto pofcia all'età matura s'avvide di quefto
fuo abbaglio , e comprefe d' aver fino allora mal
regolato il fuo genio , coli' amar folamente l' Ita-
lia trionfante , e non volerla mirare Tchiava ed op-
prefla da Regnanti ftranieri , o lacerata da interne
rabbiofe fazioni ; mentre ella in tutte le maniere
era poi la fua Patria ; e tirando egli il fangue al
pari de gli altri Italiani fors' anche più da tanti
Popoli flranieri , che da i Romani, avea interef-
fe di conofcere le azioni ed avventure di que' fer-
rei Secoli . Conobbe fimilmente , che anche quel
barbaro , anche quell' orrido aveva il fuo bello , e
il fuo dilettevole , ficcome l'ha nelle Tragedie e
nelle Pitture ; perchè in fine quel brutto può fo-
lamente iftruire ed erudire , e non può nuocere:
oltre di che la Verità è femprc un gran Bello , e
in que' tempi fteffi non manca il Bello di molte
Virtù , e di luminofiffime imprefe . Reftò final-
mente perfuafo , che lo fiudio di que' Secoli baffi
era per gli Eruditi un paefe da trafficarvi con ifpe-
ranza di maggior guadagno , che in quello della
più canuta Antichità , perchè quella era ornai pa-
efe efaufto ; avendo tanti e tanti de i noftri Mag-
giori prefo ad illuftrarla dopo il rilorgimento del*
le Lettere in Italia : laddove T Erudizione de' Se-
coli di mezzo aveva delle parti tuttavia o intatte,
o tenebrofe ; e fiiticandovi intorno poteva un Let-
terato procacciarfi un gran credito nella fua Repub-
blica . Rivolfe adunque i fuoi penfieri a quella for-
ta d'Erudizione, e per aiutarne gli amanti prefe
due vie . La prima fu di raccogliere tutte le Sto-
rie d'Italia dall'Anno 500. fino all'Anno 1500,
per
Yè Vita di Lodovico
per formare un Corpo di tutti gli avvenimenti de*
Secoli Barbarici , cioè il fondaco principale dell'
Erudizione di que' tempi . Aveva egli bensì defide-
rato , allorché compofe la feconda Parte del fuo
Trattato fopra il Buon Gujìo , che alcuno fra i
Letterati s' accingere a quefla nobile imprefa ; ma
non avrebbe mai creduto , che a lui doveffe toccar
l'efeguirla , tanto piti che dal celebre Apoftolo
Zeno ne aveva riportate buone fperanze. Ma ef-
fendo poi quefti paffatoal fervigio della Corte Ce-
farea , e diiperando allora il Muratori , che alcun'
altro potefife o voletfe afllimere un' impegno sì gran-
de , rilolvette d' incaricarfene . Perciò li pofe non
folo a raunare le Storie d' Italia di già ftampate ,
ma per quanto mai potè cercò di difotterrare le
non peranche pubblicate, ricavandole da varie Li-
brerie, e manTimamsntedair Ambrofiana ed Eilen-
fe , e da varie private perfone . Qual indufìria e
fatica a lui coftafle una sì fatta ricerca , non fi può
abbaftanza fpiegare ; effendo i Principi , e tanto
più le Repubbliche d' Italia piene di gelofia , e di
timori , che fi divulghi qualche notizia di lor pre-
giudizio ; e fembrando a i particolari di perdere
un teforo, le concedono licenza di copiare e pub-
blicare i lor Manofcritti . Tuttavia tanto fece egli ^
che gli riufcì di ricavar sì gran copia di Croniche
e Storie non mai date alla luce, che quella forfè
fupera il compleffo delle già pubblicate ; recando
con ciò un doppio fervigio e benefizio al Pubbli-
co ; perchè non periran più quelle Croniche ca-
vate dalle tenebre , come è fucceduto a tant' altre;
ed infieme perchè ha aperto un campo più vaflo
a gh amatori delle cofe d'Italia per imparar noti-
zie , che ci mancavano de' tempi appellati di mez-
2.0 , cioè fra gli ultimi Secoli , e quei de' Roma-
ni •
Antonio Muratori. 79
ni . Per quanto ancora fu in fua mano , cercò di
migliorar le Storie già pubblicate , confrontandole
co 1 Manofcritti . Ed oltre a ciò aggiujafe le op-
portune Prefazioni a ciafcuna di effe Storie, ed an-
che brevi Annotazioni ad alcuna d' effe . Manca-
va a lui il Luogo in Italia per iftampar tanta mole
di Croniche Italiane , e non men difficile gli riii-
fciva trovar chi fi voleffe caricar dell' enorme fpe-
fa , che occorreva per pubblicarle colle (lampe . Ma
non pafsò gran tempo, ch'egli vide tolte dimez-
zo quefte difficultà . Imperciocché dall' AuguftiflTi-
mo Imperador CARLO VI. ne fu prefa nonfolo
r Edizione fotto l' Imperiale fua protezione , ma
eziandio conceduto il luogo per farla nel Palagio
Ducale di Milano; e fi trovarono i Socj Palati-
ni, cioè Nobili Signori di quella Citta, che por-
tati dal loro bel genio prefero fopra di sé il carico
della (lampa, e fecero ch'e(ra riufci(Te cotanto ma-
gnifica, bella, e corretta , che certo non ha in-
vidia alle migliori de gli Oltramontani . Ufcì alla
luce il primo Tomo di quefta gran Raccolta nelT
Anco 1723. col titolo di Rerum Italìcarum Scri-
ftores ; ed altri fino al numero di ventifette Tomi
in foglio ne furono fufleguentemente pubblicati per
tutto l'Anno 1738. A quefti ne è fiato dipoi ag-
giunto un altro nell'Anno 1751. contenente varie
Croniche ed Opufcoli inediti con una parte de gli
Indici ; ed altro fé ne fa fperare coli' Indice gene-
rale dì tutta l'Opera, la quale ha avuto un felice
fpaccio sì entro che fuori d' Italia , ed ha poi fer-
vito di fiimolo a i celebri Padri Benedettini di San
Mauro per imprendere la Jor gran Raccolta de gli
Scrittori Rerum Francicarum .
L'altra via, prefa dal Muratori per illufirareP
Erudizione de i Secoli di mezzo j fu di metterli
à trat-
8o ViTADT, Lodovico
a trattare più minutamente dell' Italia ne' tempi
della barbarie ed ignoranza . Non fi può queita
forta d'Erudizione, al pari della Greca e Latina,
raccogliere fé non da gli Autori che vifTero ne'
mcdeiimi tempi. Ma molto diverfaè laforte dell'
Erudizione de i Secoli barbarici da quella de i
Greci e Latini. Tanto la Grecia, che la Roma-
na Repubblica hanno una gran quantità di Filo-
fofi , Storici , Oratori , Filologi , e Poeti Epici ,
Tragici , Comici , Lirici , Satirici &c. ne' quali
chi sa ben pefcare , trova i Riti e Coftumi di
que' Secoli celebri per le Scienze ed Arti : laddo-
ve r Italia fcaduta dal Tuo decoro , fottopofta a
genti barbare , e perduto quafi ogni fapor delle
Lettere , non ha che pochi Libri e Componimen-
ti fpettanti a que' tempi ; e però fcarfe notizie può
fomminiftrare alla giufta curiofità de gli Eruditi .
La fperanza di fupplire in qualche parte la man-
canza di quefti lumi era riporta ne gli antichi
Archivi, dove fi trovano Diplomi, Teftamenti ,
Donazioni , ed altri fimili Atti , concernenti a i
riti e confuetudini di que' tempi , e contenenti an-
cora affaiffimi lumi per la Storia e Cronologia,
e per conofcere le illuftri perfone d'allora tanto
fac;"e che profane . A quefto fine adunque , e in
occafione , ch'egli fi portòavifitare , ficcome ab-
biam già ofiervato nel Cap. III. gli Archivi piìi
cofpicui delle Cattedrali e de' Monirteri di varie
Provincie d' Italia per cercare notizie da teffere
la Genealogia della Cafa d' Erte ; riufcì eziandio
al Muratori di fare un'altra meffe , cioè di rac-
cogliere gran copia di Documenti inediti , Diplo-
mi d' Imperadori , Re , e Principi , Fondazioni di.
Monirterj , Donazioni , Tertamenti , Bolle di Pa-
gi, e Vefcovi , ed altre fimili memorie inedite».
de'
Antonio Muratori. 8f
de' Secoli ofcurl , che trovò più meritevoli di luce
per qualche riguardo , lafciando indietro innume-
rabili altre pergamene dozzinali, e di niun con-
to, che gli pafTarono futto l'occhio, il pubblicar
le quali non poteva fervire di alcun foccorfo alP
Erudizione . Non è meHiere da tutti il faper di-
fìinguere i monumenti antichi legittimi daifab^
bricati da i falfarj ; né l'intendere le vecchie per-
gamene, perchè trovanfi talvolta caratteri fcomu-
nicati , e queQi mutati fecondo la diverfità delle
Provincie ; e quei d' un Secolo non fono per lo
piti come quei del fulfeguente . Per quello anche
riefce difettofa la per altro lodevoliilima Opera.
dell' Ughelli, cioè Y Italia facra , trovandofi ivi
Carte falfe, e mokifTime delle vere infelicemente
copiate per difetto di lui , o di chi glie le fom-
minidrò . Era il Muratori ben' efercitato nella
Critica Diplomatica, e nella conofcenza de gli an-
tichi caratteri, per averne fatto un lungo Novizia-
— to fopra i Manofcritti dell' Ambrofìana , e ne gli
Archivi della Cala d' Elk ,• e della Cattedrale di
Modena ^ laonde potè arricchir l' Italia- di una
ampiillima Raccolta di Documenti antichi j e quc-
fìi poi a lui fervirono per formar la grande Ope-
ra fua , intitolata jintìquitatcs Italìcx mcdiì JEvi ,
e confidente in fettantacinque DiOertazioni intor-
no a i Riti, Codumi , Leggi, Dignità, Giudi-
zi, Milizia, Mercatura, Arti , Contratti, e fi-
mili altri argomenti , che tutte infieme formano
un' mtera dipintura dell'Italia dopo la declinazio-
ne del Romano Imperlo . Aveva prefo a compor
quefte Diflertazioni in Lingua Italiana con animo
di farle fuccedere alla prima Parte della Storia
della Cafa d' Ede , la quale perciò vtnnt da lui
intitolata antichità EjUnfi ed Italiane ; ma eflTea-
F do
8l VlTADlLODOVlCO
ào flato coftretto dalla grave malattìa fofFerta nell*
Anno 1720. ad interromperne il lavoro, fuquafi
in procinto di deporne affatto il penderò , dubi-
tando di non aver più forze baftanti da profegui*
re sì varta e laboriofa imprefa . Se non che aven-
do dipoi ricuperato il primiero vigore , ed avendo
vedutoli felice incontro riportato dall' infigne fua
Raccolta de gli Scrittori cT Italia ; anzi avendogli
quella fornita nuova materia da impinguar , e da
accrefcerc il numero d' effe Diflertazioni , fi fece
coraggio a ripigliarne la compilazione; e per ren-
derle intelligibili eziandio a chi nato era fuori d'
Itafia , fi mile a rifarle in Latino . Niun' altra
delle fue Opere corto maggior fatica di quefta al
Muratori, sì per la grande diverfità edofcurità de
gli argomenti in effa trattati , come anche per aver-
la egli compoiìa in due Linguaggi . Ma niun' al-
tra eziandio diede maggiormente a conofcere ,
quanto vafta e profonda foffe la fua Erudizione ,
quanto fino il Giudizio in materia d' Antichità
facre e profane de i tempi di mezzo ; ne alcun'al-
tra perciò fi vide piti di quefta applaudita non men
da gli Italiani , che da gli Oltramontani Lettera-
ti . Oltre alla prodigiofa quantità di Documenti
quivi prodotti per comprovare i Tuoi afiunti, v'in-
ferì ancora varie Croniche ed Opufcoli non mai
per r avanti pubblicati , che non erano pervenuti
alle fue mani in tempo da metterli nella nicchia
loro conveniente entro il Corpo de gli Scrittori d'
Italia; però quefte Diflertaxioni fi pofibno e deb-
bono confidcrarc come un' Appendice di quella gran
Raccolta . Ter aver poi dovuto il Muratori afpet-
tare , che foffe terminata la (lampa di que' venti-
fette grolTi Volumi, non cominciarono a veder la
luce le fuddette fue Dilfertazioni fé non fé nell'
An-
Antonio Muratori. 85
Anno 1738. e ne reftò poi compiuta l'edizione
con fci'romi in foglio nel!' Annou 1742. per cura
fimilmente ed alle fpefe della nobile Società Palati-
na di Milano .
Ma giacché il noflro difcorfoèora rivolto a dar
conto dell'Opere di mole maggiore, non farà fuof
di propofito il riierirne un' altra , fpettante alla
mcdefima categoria dell' Erudizione antica , prima
di far parola dell' altre da lui precedentemente pub-
blicate . La gran Raccolta delle antiche Ifcrizioni
fatta dal celebre Giano Grutero fiielarà Tempre in
fomma (lima , perchè contenente un bel Teforo
irieir Erudizione Greca e Latina , come cohfenfano
tutti gl'Intendenti . Cadde in penfiero al Mura-
tori, ne i primi anni del fuo foggiorno in Mila-
no, di formarne un'altra, che abbracciaffe quel-
le non rapportate da edb Grutero , né dal Raine-
fìo , e Sponio , che avevano prima faticato in que-
llo campo di Letteratura. Ma elfendo ulcita dipoi
alla luce r eccellente Opera e Raccolta di Moniìgt
Fabretti , defiltè per allora dall' imprefa, dante 1'
avere quel valentuomo pubblicata non poca parte
de i Marmi , eh' elfo Muratori avea raunato . Fu
poi da lui ripigliato quello d i legno , allorché ebbe
condotte al termine le DilTertazioni j di cui ab-
biam parlato di (opra j e giunfe a fare un'altra
copiofa Raccolta di effe Ifcrizipni , in gran parte
inedite , cavate da Manofcritti , o comunicategli
da gli Amici, e in parte raccolte da Libri e Sto-
rie già rtampate, ma che non il leggevano nelle
Raccolte pubblicate da i fuddetti Letterari ; Quat-
tro groffi Tomi in foglio compongono quell' O-
pera , il primo de' quelli coriiparve alla luce nell^
Anno 1739Ì e gli altri ne i fulfeguenti Anni dai*
le (lampe di Milano , eoo quello titolo : Novus
F ì th^
84 Vita DI Lodovico
ThefauYus veterum Infcriptionum . Dopo la Prefa^
2Ìone piemtlTa.dal Muratori al primo Volume,
fuccedono alcune Differtazioni e Lettere dell' Eru-
ditifs. Barone Giufcppe Bimard la B.-^Jìia , nella
cui morte feguita alcuni anni prima di quella d'ef-
lo Muratori , un valorofo Socio è mancato alla
Reale Accademia delle Ifcrizioni di Parigi . Per
rendere pofcia più utile , e infieme più comodo
quefto fuo Teforo d Kcrizioni , lo corredò l'Auto-
re non men delle opportune Note , che de gì'
Indici nectflarj , i quali fi leggono nell'ultimo
Tomo .
t- Avrebbero fcrfe le tre grandi Opere , da noi
fin qui deicritte , tenuto occupato per tutto il tem-
po di fua vita qualunque altro Letterato fuori del
Muratori , di maniera che non avrebbe potuto
ad altri fìudj applicarfi . Ma di tanto tempo non
ebbe bi fogno il nollro Pro pò (lo ; anzi fra il com-
porle e il pubblicarle feppe trovare il tempo da
produrre altri parti del lue Ingegno . Di una par-
te di quelli convien'ora parlare , prima d'inol-
trarci di vantaggio : nel che fare chieggo licenza
di non olTervare l'ordine de gli anni, in cui fu-
rono da lui pubblicati, per legare infieme quei,
che fra loro han relazione ; e di riferbarmi a ra-
gionar d'altri nel Capitolo delle Controverfie .
Dovrebbe ogni I,etter.ito iafciar qualche memo^
ria dell' amor fuo verfo la Patria . Oltre ad altri
beni , che il Muratori le ha fatto , e che fono
flati da noi in gran parte riferiti di fopra , ed
oltre air averla , per quanto ha potuto , e fempre
che gli è venuto in acconcio , illuftrata nelle fuc
Opere ; abbracciò anche volentieri le bccafioni di
far conofcere il merito de i Letterati Mcdenefi -
Avendo perciò defiderato il Sig. Filippo ArgeU-
Antonio Muratorìì 85
ti , noto al Mondo Letterato per la Biblioteca de
gli Scrittori MiJanefi , e per altre fatiche Lette-
rarie , ufcite col fuo nome , di pubblicare alcune
Operette inedite di Lodo-L^ico Cajiclvctro Letterato
IVIodenefé, e Critico rinomato ^ ed erfendofi rac-
comandato al Muratori , perchè ne volefTe teffere
]a Vtta da premetter loro , ne fu da lui compia-
ciuto ; ed ella fu poi (lampata in Milano, benché
in alcune Copie fi leggano altre date, nell'Anno
1727. Qiierta Vita è Itata pofcia riprodotta nella
bella Edizione delle jR/me del Petrarca col Cemen-
to d'eflo Caftelvetro , fatta in Venezia nel cor-
rente Anno 175(5. Volle ancora elfoArgelati fa-
re dipoi una magnifica Edizione di tutte l'Opere
dell' infigne Letterato Modenefe Carlo Slgonio ;
e il Muratori a fua iftanza ne compilò la Vita
in Latino,. che fi legge in fronte del primo To-
mo , ufcito pure dalle ftampe di Milano nell'An-
no 1732. Grande amore pel noftro Propofto pro-
fefsò mai fempre il Marchefe Gian-Giufeppe Orfi
nobile Cavaliere e Letterato Bolognefe , che per
molti anni vifìTe in Modena, e finì eziandio i luoi
giorni in poca diftanza da quefta Città . Glie T
atteftò anche in fua morte accaduta nell' Anno
1733. avendogli lafciato per legato tutti i fuoi li-
bri . Dovendoli però (lampare in Modena le fue
Rime, e fare ancora la riftampa delle fue Opere j
a riferva delle Conclufioni Cavalleréfche , loddis-
fece allora in qualche parte il Muratori alla fua
gratitudine verfo così dotto ed onorato Cavaliere ,
con telTerne la Vita ^ che fu premeffa ad effe Ri'
me, ed impreffa pure nel fecondo Tomo delle O-
pere medefime , che pubblicate furono nell'Anno
1735. Avendo poi rifoluto Bartolomeo SolianiLi-
bra)(i> di Modena di fare una funtuofa riftampa
F 3 del-
8Ó YlTADlLoDOVICO
della Secchia Rapita , Poema Eroicomico di fom*
n<o credito nel fuo genere , comporto da Aleffan-
dro Tajfoni ; ad ilTanza ili elfo Librajo fcrifle
il Muratori la Vita di queft' altro (uo rinomata
Concittadino, per metterla in fronte a quel Poe-
ma. Ma eflendofi ciò rifaputo in Venezia , do-
ve llavalì già quello nftampando, ed a endo quel-
lo Stampatore impegnato il Sig. Apodolo Zeno
a chiedere- al Muratori effi Vita : volle il Solia-
ni avere il merito d' eiTere il primo a pubblicar-
la : il che efeguì nell'Anno 1759- e poco dopa
fu rithmpata in Venezia unitamente al Poema
fuddetto . Ellendo dipoi (late fomminillrate al no- ■
fìro Propolto altre notizie da arricchir e /fa V'aita j
la rifece , e da edb Soliani fu per due volte inv
prelfa ncH' Anno 1744. cioè nella fuperba Edi-
zione m 4. e nell'altra minore ch'egli fece dì
quel Poema nell'Anno raedefìmo . Per unodegli
eccellenti Medici del Secolo noflro vien ricono-
fciuto da tutti il Doitoxx FrancefcoT orti ^ Medi-
Co primario di Modena \ e il fuo Trattato dell*
Ufo della China China ha più giovato al Pub-
blico, che molti gran Tomi d'altri ProfelTori di
q^uelV Arte . Mancò quefti di vita nell' Anno 1741»
C perciocché fi vollero in Venezia ridampar le
fue Opere , e fu defiderata la tua Vita , la corapo-
fe il Muratori in Latino , e fi vide alla luce nelT
Anno 1749. f^ d^' nodro Propofto eziandio com-
porta 1' Ifcrizion , che fi legge fopra il fuo Sepol-
cro nella Chiefa di S. Agortino. Stefe parimen-
te il Muratori un breve Compendio Latino della
Vi^a del Serenifs. fuo Padrone Rinaldo I. Duca
di- Modena, che fu pofcia accrefciuto dal Chiarif-
£ma Dottore Giovanni Lami , e rtampato nel To-
mo K
A NTO Nl'o MUR A TOR r. Sj
mó I. della ftaa Raccolta intitolata Mcmovabilia
Itahum nell'Anno 1742.
Ciò di che maggiormente fi pregiavano gli an-
tichi Filofon , ancorché non cfenti da varj erro- '
ri, era la Filofofia Morale . VoleiTeDio, che an-
che i moderni gì' imitafi'ero , importando ben piìi
all'Uomo ììNcfcc te ipfum , che il difputare de'
Principi delle cofe . In quella parte dell' utile anxi
ncceffario fapere , quanto forte eccellente il Mu-
ratori , bafta leggere la Filofofia Morale , eh' egli
pubblicò nell'Anno 1795. colle ftampe di Vero-
na . In queft' Opera con metodo particolare , e
fenza camminar fervilmente per le pedate d' Àri-
fìotele , come s' era fatto in addietro , trattò no-
bilmente ed utilmente quefta materia. Ne aveva
egli formata l'idea nel darne che fece per alcuni
anni Je lezioni al Principe Francefco Maria d'
Elle , or« regnante Duca di Modena , ma non
potè prima deli' Anno fuddetto condurla a termi-
ne per cagion dell'altre Opere , di cui abbiam
fatta menzione. Le varie riilampe, che di quello
egregio Libro fonofi fatte , hanno ben dato a co-
nofcere , quanta ne fia Oata giudicata 1' utilità .
Fu riftampato in Milano nel' 173Ó. e nel fuffe-
guente Anno in Napoli, e di nuovo in Verona,
e polcia nel 1749. in Venezia.
Neil' Anno 17,' 5. ufcì pure dalla penna del Mu-
ratori una lunga Lettera , indiritta al Sig. Apo-
ftolo Zeno , in cui trattò de i motivi pe' quali
Torquato TaJJo fu confinato dal Duca Alfonfo IL
nello SpedaJe di S. Anna di Ferrara. Fu premef-
fa qucfta Epifìola a molte Lettere inedite di quel
celebre Poeta, raccolte dal nodro Propello, ch<a
fi leggono nel Tomo X. dell'Opere del Talfo
iiKdefirao , ftampato in Venezia nel ^7^9- Si-
F 4 mil'
88 Vita DI Lodovico
milmente nell'Anno 1735, fu pubblicata in Ve-
nezia dal V. D. Angelo Calogerà dottiirimu Mo-
naco Camaldolefe entro il Tomo X. de' fuoi O-
pulcoli una D/Ocrtazionc indirizzatagli dal Mura-
tori fopra un Ifcrizione trovata nella Città di Spel-
lo . Altra Dijjertazionc del Muratori iopra un'
Ifcrizione^ fpettante alla Città di Frcjus in Pro-
venza^ e da lui diretta all' Eruditifs. Canonico e
Conte Domenico Bcrtoli , fu pt'fta in luce da ef-
fo Padre l'Anno 1744. nel Tomo XXXi. degli
Opufcoli medefimi .
Confutata avea il Muratori nell'Anno 1734.
r opinione di Tommafo Burneto Protelìante In-
glefe , che nel fuo Libro de Statu Mortuorumzvt-
va fodenuto , non doverli a i Giufti 1' eterna Bea-
titudine, (e non dopo il Giudizio finale; e defi-
derando di far imprimere in Londra quefìa fua
Rifpofta , perchè più comoda riufciffe a quella
Nazione la medicina contro il veleno di quella
falfa dottrina ; aveva anche fpedito colà il fuo
manofcritto fulla fperanza datagli dal Sig. Miche-
le Maittaire 1 che farebbe flampato . Ma avendo-
lo fatto eiaminar lo llampatore ad uno di que'
Dottori , ed avendogli quelli detto , che non s*
impegnalfe nella ftampa , perchè farebbe corfo pe-
ricolo di non efitarne che pochi efemplari per
contenere il Libro la cenlura di uno de' piò accre-
ditati loro Teologi : tanto ballò , perchè quegli fi
ritiralTe dall'impegno contratto col Maittaire, il
quale non volle dipoi tentiire alcun altro di que'
Librai per timore d' incontrar la mtdtfima diffi-
culrà . Quindi ne venne , che qutfta fatica del
^Muratori non vide poi la luce fé non fé nell'
Anno 17^8. coHe ftampe di Verona . Porta elfa
quefto titolo : De Faradifo , Regnique Ccelejiis
glQ.
Antonio MuRATOi^i. 89
^oria non expcclata Corporum RefurreElione Jujì'ts
a Deo conlata , adverfus Thom£ Burnctt Britanni
Librum de Jìatu Mortuorum . Oltre ad un copio-
fo apparato delle divine Scritture , e de' SS. Pa-
dri prodotti dal Muratori in quello Libro per pro-
vare , che i Giudi non hanno da afpettare al
Giudizio finale per elfere ammefTì alla Beatitudi-
ne nel Regno di Dio , propone eziandio non po-
chi argomenti per avvalorare ne i Criftiani Ja
Teologale Virtù della Speranza.,
Nell'Anno 1740. diede fuori il Muratori la
Parte II. delle Antichità Ejìcnfi^ da lui compo-
fta fin dell' Anno i/?^. ma che non erafi potu-'
ta prima pubblicare , per cHTere fopraggiunta la
Guerra, e dopo quella, accaduta nell'Anno 1757.
la morte del Duca Rinaldo Tuo Signore . Contie-
ne quello Tomo , che ufcì pure dalle ftampe di
Modena, le azioni de' Principi d'Elie dalTAnno
1215'. in cui termina l'altro, a tutto l'Anno
1739. e in elTo pure fi leggono le Ragioni loro
fopra Ferrara; giacché la Scrittura, in cui erano
{late da lui diffufamente efpode fin dell' Anno
1714. non era mai (lata renduta pubblica .
Dopo d' avere il noflro Propoilo ricevuta in
dono nell'Anno 1726. dall' Imperador Carlo VI.
la Collana d' oro , di cui abbiam fatta menzione
di fopra , per avergli dedicato il Trattato della
Carità Crijtiana ; aveva Oefa una lunga Diffcrta-
zione col titolo de Codice Carolino ^ five de novo
Legum Codice injiituendo , ed aveala indirÌ7zata
a queiy Augufto Monarca. Di quella Diflertazio-
ne , che non fi fentì pofcia di pubblicare , e che
anzi ha proibito di mettere in luce anche dopo
la fua morte', egli fi fervi. dipoi a comporre un
Trattato de i Difetti della Giurisprudenza . Uk\
quc-
90 Vi tadi LoDoviee>
quefto per la prima volta in foglio da' torchi di
Venezia nell' Anno 1742. ed ivi fu apprelJb fat-»
ta un'altra edizione in 8. ficcome in Napoli in
4, ed in 12. in Trento nell' annoi . fulTeguente .
Trovò quedo Libro varj con tradii tori ; llccpme
vedremo altrove ; ma non verrà sì facilmente me-
no , perchè contiene troppe Verità intorno a quell'
argomento. Gli fono (tate fatte dipoi dall'Auto-
re alcune Giunte , che fi vedranno nella prima
riliampa, che fé ne farà.
EHendofi poi trovato il Muratori fui principio
dell' Anno 1742. fenza verun argomento per le
mani , prefe a trattare delle Milfioni de i Padri
della Compagnia di Gesù nel Paraguai , a cib
flimolalo da alcune Lettere fcritte da quelle con-
trade ne gli Anni 1729. e 17.90. dal P. Gaeta-
no Cattaneo Sacerdote Modonefe di effa Compa-
giiia , ivi morto nell'Anno ^J^"]- al Sig. Giu-
icppe Cattaneo fuo Fratello. Fu da elfo intitola-
ta quella Operetta il Crijiianefimo felice ?ìcllc Mif^
fiom de Padri della Compagnia di Gesù nel Pa-
raguai ^ e ftampata in Venezia nell'Anno 1743.
con tre Lettere del Padre fuddetro. Oltre alla de-
fcrizione , che quivi di quelle Miffioni vien fatta
dal Muratori , difende pure quei Padri dalle calun'
nie appofte loro da varj Scrittori, e portate fino
al Tribunale del Re Cattolico , fopra la pretefa
loro Monarchia in quelle Provincie . Gloriofa riu-
feì l^el noiìro Propofto quella di fé fa , perchè con-
forme alle ragioni da lui addotte , ufcì pofcia il
Decreto del Re di Spagna Filippo V. fotk) il dì
j8. di Dicembre dello ftelfoAnno. Fu da certu-
ni creduto , che intanto il nollro Propofto avefle
prefo a ferivere queda Operetta per cattivarfi P
animo de i Padri Gefuiti contra di lui irritati per
aver
Anton IO. Muratori. 91
iiver Impugnato il Voto Sanguinario, di cui par-
leremo nel Capitolo feguentfe . Ma fé al motivo
3a noi addotto di fopra , ilcun altro fé ne può
iggiugnere , dee dirfi piuttbdo , che fu per far
[oro vedere, e infieme confclfare, ch'egli era a-
mico della Verità , e che le faceva onore dovun-
que la trovava . Oltre di che non effendo quefto
Voto adottato fé non da una picciola parte della
Compagnia , non aveva fondamento di credere ,^
che tutto il Corpo della IkfTa Religione foffe dis-
guftato di lui. Non f] vuol per altro tacere, che
per quante iflanze e premure facelTe il Muratori
a varj de i primi perfonaggi della Compagnia ,
mentre flava lavorando intorno al fuddetto argo-
mento , perchè gli fofì'ero comunicate notizie e
documenti riguardanti quelle Milfìoni e Proviti-.*
eie, non potè impetrar cofa veruna. Nulla fi tro-'
vò ne i loro Archivi , che degno fofìfe di veder'
la luce. Lo ftefTb gli era accaduto , quando richie-
fe loro alcuni Scritti del P. Segneri Juniore da
unire alla Vita di quefto buon Servo di Dio. Ma
avendo poi veduto effi Padri , in qual maniera
aveva egli maneggiata e trattata la ioro .caufa ,
non mancarono di contellargli in diverfe guife le
loro obbligazioni . Gli fu fatto in primo luogo
un ampio ringraziamento dal Padre loro Genera-
le in nome di tutta la Religione , e fulTeguente-
mente fpedita la Bolla di Fratellanza ; dal P. Gi-
rolamo Lagoraarfìni gli fu dedicato il Tomo l.
de Script is invita Minerva , di Anton-Maria Gra-
ziani ; e fin lo flefib P. Provinciale del Paragual
Io ringraziò con fua Lettera da Buenos Aires .
Divenne ancora quell'Operetta il condimento del-
le loro menfe . Avrebbero dipoi delìderato 1 Pa-
^ri della Compagnia di Gesìi, che il noftroPro-
9a Vita di Lodovico
pofto avefle intraprefo la difefa de i loro MifìTio-
nari del Malabar centra ciò , che di elfi aveva
feritto il famolo P. Norberto Cappuccino Lore-
nefe nelle Tue Memorie IJìorichc ftannpate in Lue-.
ca ; e caldamente ne fu pregato dal fuddetto P.
Lagomarfìni . Ma il Muratori non fi feppe indur-
re ad entrar in sì fatto aringo .
Il plaufo poi , col quale fu univerfalmente ac^
colta la fuddetta piccola fatica del Muratori fo-^
pra le Mijjìoni del P ara guai ^ gli fece in appref-
fo venir voglia di trattar d'altre MifTioni nelle
parti de gl'infedeli, e fpezialmente di quelledell'
Etiopia : al qual effetto non mancò di far prefen-
tare le fue fuppliche al regnante fommo Pontefi-
ce Benedetto XIV. perchè gli foffero comuni-
cati i documenti concernenti alle medefime , che
fi confervano nelT Archivio di Propaganda . Fiì
egli elaudito ; e l'ordine fu fpedito di dargli nota
dillinta di tutto ciò , eh' ivi fi trovava ; ma nel-
lo fiefTo tempo gli fu fatto mfinuare dal Santo
Padre, che farebbe di fua grandiffima foridisfazio-'
ne, ch'egli, in vece di trattar di quelle Miffio-
ni in particolare , efercitaffe la fua penna in de-
fcrivere il metodo tenuto da gli Opera) Evange-
lici nel propagar la Fede di Gesù Crifiio ne i di-
verfi tempi della Chiefa , t quale fia ifata la loro
economia nell' abolire i riti fuperfiiziofi , oinfanti-
£carli : onde fia poi avvenuto , mediante la divi-
na grazia , che fiafi radicato tra più Nazioni il
vero culto di Dio . Non corrilpolero all' afpetta-
tiva del Muratori le Memorie confervate in Pro-
paganda ; e r altro argomento propofiogli parve a
lui di troppo pefo per cagione dell' avanzata fua
età , e infieme perchè richiedeva un troppo gran-
de numero di Libri , che non erano in fua ma-
no :
Anto Nio MuR A TOR I. 93
rio: onde depofe il penfiero di fcrivere di quelle
Miffiotii , e fi fcusò dall' accettare l'altro impe-
gno . Elilndogli pofcia flati comunicati da i PP.
Gefuiti alcuni documenti riguardanti le loro Mii-
fioni nel Paraguai , e in altre Provincie dell' A-
inerica j ed avendogli -Moniìg. Enrico Enriquez
Arcivefcovo di Naiianzo , allora Nunzio Apollo-
lieo alla Corte di Spagna , e pofcia Cardinale de-
gniffimo di Santa Chiefa , e Legato di Roma-
gna, cui la morte, con difpiacere univerfale del-
la Corte di Roma , cfi quella Provincia , e di
chiunque il conoiceva , ha rapito nel dì 25. A-
prile del corrente Anno 1756. avendogli , dico,
trasmefìì alcuni Libri, in cui delle MilTioni me-
defime fi parlava : fu dal Muratori compilata la
feconda Parte del Criftiancjimo felice nelle Mtf-'
/toni del Paraguai^ che vide poi folamente la lu-
ce nell'Anno 1749. in cui feguì pure la rilìam-
pa della prima Parte , che è Hata dipoi tradotta
in Franzefe , e fìampata in Parigi nell' Anno
^754-
La tanta cognizione, che il Muratori aveva de
i fatti antichi della Storia Italiana , cagion fu ,
che molti Letterati lo fpronaffero a teflere gli
j^nyìali civili d Italia . Si applicò a qusila impre-
fa neir Anno 1740. e li conduffe dal principio
dell'Era Volgare fino all'Anno 1500. Furono
elfi pubblicati in nove Tomi in 4. nell'Anno
1744. colle (lampe di Venezia , ma colla data di
Milano j e furono dipoi trafportati in Lingua Te-
defca , e Campati in Lipfia. Avendo pofcia defi-
derato più perfone , eh' egli li continuaffe fino a
i noftri tempi , affinchè niun altro , men perito
di lui nelle cofe rì' Italia , ne alTumeffe dipoi P
alfunto i ne ripigliò il lavoro , profeguendoli fino
air
94 Vita DI Lodovico
all'Anno 1749. coll'aggiugnere tre altri Tomi à
i già lìampati . Sì vuol far credere , che queflo
corpo di Storia , per cui farà fempre celebre" il
nome del Muratori , debba quanto prima ufcir an-
che in Lmgua Franzefè ; ma finora non fé ne ha
verun ficuro rifcontro . E^ bensì vero , che in Ro-
ma n'è (lata fatta altra Edizione in xii. Tomi
divifi in XXIV. parti in 8. colle Prefazioni criti-
che del P. Giujcppc Catalani dell' Oratorio della
Congregazion di S. Girolamo della Carità , Sog-
getto ben noto nella Repubblica Letteraria per
molte Opere date alla luce , e che ha fatta loro
anche 1' Aggiunta di tre Anni potleriori ; e che
fono rtati parimente rillampati in Napoli in xii.
Tomi in 4. ed in Venezia , colla data di Milano
in XVII. Volumi in 8. comprefo il Tomo dell*
Indice .
Due Operette Filofofiche diede fuori 11 Mura^
tori neir Anno 1745. per mezzo de i torchi di
Venezia . La prima col titolo Delle forze dcW
Intendimento umano ^ 0 [la il Pirronismo confuta'
iato; e l'altra della Forza della Fantafia umana -.
Prefe egli colla prima a combattere T empie dot-
trine, che fi leggono nel Trattato Filofofico di
Monfig. Pier Daniello Huet , già Vefcovo di Au-?
ranches , intitolato della Debolezza dell' Intelletto
umano. Per effergli capitata alle mani quefta per-
niciofa Operetta in Lingua Franzefè <, quando fi
pretendeva , che fofie (tata dall' Autore compofla
in Latino; fi (hidiò il Muratori di dimoftrar nella
fua Prefazione , che non poteva eliere opera di
lui. Ma avendone dopo la pubblicazion della fua
fatica ricevuto un'efemplare Latino, ftampato iti
Amflerdam nell'Anno 1738. s' accorfe d'averma,l
impiegate le fuc ragioni . Intenzion fu pofcia del
Antonio M UR ATO RI . 95
Muratori nel comporre T altro Trattato della For-
za della Fafitafta y di fcoprire principalmente idi-
fordini , che può ella cagionare in noi , k fia ma-
le difpofta ; ed infegnare i mezzi per ben regolar-
la . Furono quefte due Operette fìampate di nuo-
vo in Venezia nell' Anno 1748. benché nella fe-
conda fi legga r Anno della prima Edizione . L'
ultima di quefte Operette era fiata tradotta in
Franzefe , vivente il Muratori, dal Sig. di Buffy
Cavaliere Franzefe , e Tenente Colonnello nel
Reggimento de' Dragoni del Serenifs. di Modena.
Ma avendo egli confegnato il fuo Manofcritto al
Cavalier Giam-Batifta Muratori , che fé gli efibì
di farlo (lampare in Parigi , non ha mai più po-
tuto ricuperarlo , né faper fé fia (iato impreflTo .
Sempre è flata , e fempre farà nella Chiefa di
Dio , cioè nella Religion Cattolica la vera Divo-
zione ; maquefta non tutti conofcono in checon-
fifta ; ed alcuni fi fermano alla Superfiziale ; altri
ancora inavvertentemente poffono cadere nellaSu-
perftizione . Si avvisò dunque il Muratori di com-
porre un picciolo Trattato Della regolata Divozion
de* Crijììani , che fotte nome di Lamindo Pritanio
comparve alla luce nell'Anno 1747. in Venezia.
Non gli fu pern^ffo di dir tutto quello , che a
lui pareva il meglio , o il piii lodevole . Contut-
tociò non farà fé non utile quello , che ha potu-
to dire . Due altre Edizioni ne fono ftate fatte
dipoi in effa Città, cioè una nel 1748. e l'altra?
nel 1752. E' flato pure riftampato in Firenze €&■
in Trento nel 1749. e due altre volte dopo in
Napoli colla fteffa data di Trento .
Gran rumore fece in Portogallo la voce fpar-
fa, che alcuni piilTimi Religiofi interrogalfero i
Penitenti del Complice , e negaffero anche lor©
l'af-
gó Vita DI Lodovico
l' aflbluzione , fé noi maniftftavano ; e pofcia fi
valeffero di tal notizia apprtilo il Re ptr far ga-
fligare altri Rtligiofi mal difciplinati , e perlone
fcandalole . Gli Eminentilfimi Almeida Patriarca
di Lisbona , e da Cugna Inquifitor Generale , mof-
fi dal loro zelo , pubblicarono Editti centra di
quella abbciminevol pratica ; e il fecondo obbligò
anche i Penitenti a denunziar da lì innanzi all'
Inquilìzione chiunque àe ConfelTori ciò ardiffe di'
fare, o ricercaffe circolUnze improprie nella Con-
feffione . Si follevarono perciò gli Arcivefcovi e
Vefcovi di quel Regno, pretendendo fìnta e falfa
quella voce, sì ingiunola all'uno e all'altroCie-
ro i fprezzata e leia la loro autorità ; e indebito
ed infotìfribile l'obbligo impollo dell.i Denunzia
fuddetta. 11 lommo Pontefice Benedetto XIV. de-
cife con due fue Decretali in favore de' Vefcovi ;
ma non ctlsò per quelto l'incendio (ufcirato in
quelle parti . Fu pregato il Muratori d' impiegare
la fuH penna per foiìenere le ragioni di tifi Pre-
lati ; però su quello argomento ilele una Diiier-
tazione intitolata Lujttari£ Ecclefu Religio in ad-
mmijtrando Fccnitentia Sacramento &c. dove fece
conolcere, quanto giulte e faggie follerò leColìi-
tuzioni l'ontificie ; e quella fu llarapata in Mo-
dena neir Anno 1747.
In queiF Anno pubblicò egli pure colle {lampe
di Padova la Vita dell' umile fervo di Dio Bene-
detto Giacobini Propofto di Varallo , luminofo cfem-
plare de' Parrochi . L'aveva il Muratori imparato
a conofcere , allorché foggiornava in Milano ; e
gli erano reftate talmente imprelfe nell'animo le
fuc belle qualità , che non potè trattenerfi dallo
fcrivere nell'Anno 1718. all' Eminentiflimo Car-
dinale Giberto Borromeo Vefcovo di Novara , c,«
far-
Antonio Muratoj^i. 97
fortàndolo a ricercar fegrete informazioni di tutte
le Virtù , e belle azioni di quel buon Servo di
Dio , finché viveano coloro , che fai principio
della Tua religiofa carriera l' aveano conofciuto ;
con efibirfi ancora di fcriverne la Vita , fé Iddio
l'aveffe fatto a lui fopravivere . Non fece allora
il Cardinale quanto gli veniva fuggerito dal Mu-
ratori , perchè s' incontrò in troppo grandi ora-
coli, per elTer vivo tuttavia il Giacobini . Ma
non mancò di farlo due anni dopo la morte di
lui accaduta nel 17^52. e la Lettera fuddetta del
Muratori , trovata fra le carte di quel Porporato,
dappoiché fu paffato anch' egli a miglior vita , fu
quella che moife i Signori Canonici di Novara a
pregarlo di voler compilare la Vita del Giacobi-
ni . Querta Vita è poi ftata . tradotta in Latino
per cura del dotto ed altrettanto pio Cavaliere
Conte Pietro di Strafoldo di Gorizia , moffo dal
nobil genio di giovare altrui , a fine di renderla
intelligibile anche a gli Ecclefiaftici della Germa-
nia j ed anche ftampata in Venezia nell' Anno
1755. Nell'Anno pure 1747. fu refa pubblica col-
le ftampe di Firenze una Dilfertazione del Pro-
pofto Muratori fopra i Servi e Liberti antichi ,
ed è inferita nel primo Tomo delle Memorie dì
varia Erudizione della Società Colombaria di quel-
la Citta. E(fendo poi ftata premeiTa ed unita dall'
Autore quella Differtazione all'altra fopra \ Servi
de tempi pih balTi nel Compendio Italiano delle
fue DiHertazioni fopra le Amichith Italiane , da
me dato alle (kmpe d^po la fua morte,, come
vedremo in altro luogo , ha effa per la feconda
volta veduta la luce coHe fiampe di Venezia , ben-
ché colla data di Milano.
Tante e sì di ver fé erano ftate le materie , su
G le
9^ VlTADlLoDOVICO
Je quali aveva il Muratori efercitato il Tuo Inge-
gno , come fi è potuto finquì offcrvare , eh' egli
non fapcva più , quale argomento imprender a
trattare . Se ne lagnava però fovente nelle Tue
Lettere con gli Amici, chiedendo loro, che glie
ne fuggerin'ero alcuno , acciocché non aveffe da
tener oziofa la fua penna in quei poco di vira j
che Iddio fi foffe degnato di concedergli . Fra i
varj argomenti , che propofii gli furono , uno fu
d'illufirare la Liturgia della Qhie fa Romana ,, fug-
geritogli dal Chiarils. P. Giufeppe Bianchini dell'
Oratorio di Roma , Annalifta Pontificio , coli'
unir infieme tutti li Sacramentar; di già pubbli-
cati colle (lampe . Per sì fatta imprefa aveva eflb
Padre raunati non pochi materiali con animo d'
accingervifi egli fieflb , ma dilìratto da altri im-
pegni eragli convenuto di abbandonarne il dife-
gno . Efibiva egli perciò al Muratori tutto ciò
che da lui era fiato raccolto , e fin le forme de
i caratteri , da lui fatte incidere in rame , per far
conofcere 1' antichità de i Codici , de' quali erafi
fervito . Piacque al nofiro Propofio 1' argomento ,
evenne da lui accettata 1' offerta fattagli ; ma non
volle pofcia rifiampare tanta copia di Sacramen-
tar; per non caricare di troppa fpefa, chi avclfe
voluto provvederfene ; ma prefe folamente i due
Sacramentar; Lconiano , e Gelafiano di già fiam-
pati , a' quali aggiunfe \\Grcgoriano y cavato da i
più antichi Manofcritti dallo fielfo Padre ^ ficco-
me il iMefiale Conico, quello de i Franchi, e il
Callkano , divulgati dal Ven. Cardinal Tommafi ;
e un altro Gali;ca)io antico con due antichifììmi
Libri Rituali della Chiefa Romana dati in luce
dal celebre Padre Mabillon^ premettendo loro un
eruditiflimo Trattato lopra 1' antica Liturgia d'ef-
fa
Antonio MuRATGi^i. 99
fa Chiefa , confrontata coli' altre Occidentali ed
Orientali ^ per iflabilire maggiormente il Dogma
Cattolico del Saeramento dell' Euchariftia , e del
Sacrifizio della Mefla contro gli Eretici , e f|5e-
2Ìalmente contro il Ringam , ed il Basnagio .
Comparve alla luce quefta fua Opera in due To-
mi in foglio nell'Anno 1748. dalle Itampe di Ve-
nezia con quefto titolo : Liturgia Romana vetus
irta Sacramentaria complecìens , Leonianum fcìli-
cet , Gelajiamim , & antiqutìm Grcgorìanum &c.
c fu creduta fommamènte dtcorofa ed utile per ia
Religione Cattolica.
Sbrigato il Muratori da quello argomento, pre-
ie a difendere una Lettera fcritta dall' oggidì San-
tifTimo Pontefice Benedetto XIV. al Vefcovo e
Principe d'Augufla intorno ad una Monaca , che
colà era tenuta in concetto di fantità : la qual
Lettera era Hata cenfurata nel 1747. dal Prote-
ftante Crilliano Ernelio di Windheim infiemecori
alcune opinioni del Santo Padre tenute nelT infi-
gne fua Opera àe Cànonizatione Sanclorum . Ulcì
quefta Dillertazione del Muratori da' torchi di Luc-
ca nell'Anno 1749. col titolo de Nxvis in Rcli*
gioncm ìncurrentibus , fivc Apologia EprJìoLe a
Sanclijfimo D. N. Bencditlo XIK Pontifico Ma-
ximo ad Epifcopum Augujìanum fcriptte ; e fu po-
fcia ritlampata in Augulia . Fu fcritta eziandio dal
Muratori nell'Anno 1748. una Lettera erndità
fopra V Obelifco di Campo Marzo fatto fcoprire
dal medelìmo Pontefice , e fu poi ftatnpata in Ro-
ma nell'Anno 1750. dall' erudi ri (Timo Abate An-
giolo Maria Bandini , cui era indintta , dopo la
Diifcrtazione da lui comporta per illuftrare queil*
infigne Monumento .
Elfendo ftata diffottefrata ne'T Anno 1747. ^^^^
G 2 le
joo Vita di, Lodovico
Je montagne del Piacentino una gran Tavola di
Bronzo fpcttante a i Fanciullt e Fanciulle j^limen-
tarj di Trajano yiugiijio nclPItalia j ed avendo il
-noilro Propolto ricevuta fubito la Copia delle pri-
jne, righe della lunghilfima Ilcn/ione , che conte-
neva, dal Conte Antonio Colla Canonico e Teo-
logo delia Cattedrale di Piacenza , il quale ne
aveva fatto l' acqui Ilo in compagnia del Conte
Giovanni Roncovieri altro Canonico di quella
Cattedrale : fi mife toilo a comporre una Ditler-
tazione Latina per illuitrarc quell' infigne pe/zo
d'antichità . Ma avendo poi tardato molto eiro
Conte Colla ad inviargli il retto dell' I^cri^lone^
e venendogli fatta premura dalla Società Col m-
baria di Firenze, per avere un'altra fua DifTer-
tazione da inferir nel l'omo fecondo delle ^ut Me-
morie di varia E'udizionc ^ che colà fi flava pre-
parando ; prefe dipoi a rifarla in Lmgua Italia-
na ; e verfo'la metà dell' Anno 1748. T'avevagià,
in ordine , benché per cagione del ritardo fuddet-
to 'non potelTe renderla pubblica fé non (e nel
mefe di Aprile del fulfeguente Anno . Defiderato
avrebbe il March. Scipione Maffei d' elfere il pri-
mo a dar fuori, edacomentare l' Ifcrizione d'ef-
fa Tavola , e di tal fuo defiderio proccurò , che
da un Amicò comune ne fofle fatto confapevole
il Muratori , a fine d' indurlo a lafciargli quello
onore . Per avere di già Ipedita la fua Diflèrta-
2Ìone a Firenze , non fi trovò il noflro Propoilo
in pofitura di compiacerlo : il che fu poi cagio-
ne, che il Marchefe, per eflere almeno il primo
a pubblicar l' Ifcrizione fuddetta , la facefle {lam-
pare in fogli volanti , per inferirla polcia , come
fece, infieme colla fua interpretazione nt\ Mufeo
V-srQmfe , Anche la Dilfertazione dei Muratori
ufcì
Antonio Muratorì. tot
ufcì per la prima volta a parte per cura del Ghia*
rifs. Propolìo Anton-Francefco Gori a motivo ,
che nc^n fi trovò pronta la materia , che compof
dovea il fecondo Tomo delle Memorie fuddette j
e da elfo fu pofcia di nuovo pubblicata nel To-
mo V, delle fue Simbole, con avanti la Lettera ,
colla quale l'Autore T avea indirizzata a queiril-" V
lullre Adunanza. L'Originale poi tanto Latino ,
che Italiano di quello Opufcolo del Muratori ,
ficcome quello dell' altra fua DifTertazione fopra i
Servi e Liberti antichi con gli altri due , V uno
intorno all' j^fcta fepolcrale , di cui fi parlerà nel
feguente Gapitolo , e T altro fopra l' Ijcrizione di
Frejtis , lono llati da chi fcrive regalati alla me-
defima Società in atteftato di fua riconofcenza ,
per averlo , benché privo di merito , fra i Socj
fuoi afcritto . Dal* Sig. Gori fa eziandio renduta
pubblica in- elTo Tomo V* delle fue Simbole nell'
Anno 1749. Altra Dilfertazione Muratoriana in-
torno a un Placito tenuto in Ravenna da Papa.
Silveftrò II. e da Ottone HI. Augufto nell'Anno
100 1. Tiene parimente quel Letterato nelle fue
mani un' altra Dillertazione , indirizzatagli dal Mu-
ratori , la quale riguarda un Documento antico
fpettante al Moniftero dell' avellana y e da lui
verrà pubblicata .
Chiuderem queflo Capitolo con riferire l'egre-
gio Trattato , compof^o dal Muratori , ed intito-
lato della Pubblica Felicità , ogs^etto de' buoni Prin-
cipi. Fu ftampato quelto Libro in Venezia nell'
Anno 1749. ma colla data di Lucca , e nello fief-
fo Anno riftampato veramente in queft' ultima
Città. Per. far collare l'approvazione untverfale,
incontrata da quell'Opera del noftro Propolìo,
potrei qui produrre il giudizio che ne han dato
G 3 co«
I02 Vita di Lodovico
fon fue Lettere , a lui fcritte , molti Letterati 5
ma. fia meglio il riferirne im folo , il quale , a,
mio credere, vale per tutti , perchè ufcito dalla
penna di un Perfonaggio, che molto beq sa l'arte
di governare i Popoli , e con altrettanta fua lode
r elercita . Parlo del Conte di R/checourt , che da
molti anni in qua prefiede al governo de gli Stati
deir Auguiliirimo Imperader Francefco L in Ita-
lia . Dopo di aver egli letta la Pubblica Felicità , .
feri (Te Ipontaneamcnte al Muratori una Lettera
gentiliflima , in cui fi leggono le fegucnti efprcf-
fioni r *■' Ho avuto un gran piacere nel leggere la
„ bella, e utililfirna Opera da V. S, IHuflriffima
,, mandcita ultimamente alla luce {o\)r ^h. Pubbli-.
3, ca Felicità , degno tema di una gran mente,
„ e amiinte del pubblico bene. Egual piacere mi
„ ha recato il vedere, che T introdurion? di nuo-
5, ve manifatture di fcta in quefta Città , e la
„ Legge che mi prefi la libertà di fuggerire a S,
j, M. L fopra li Fidtcommtffi , abbiano incon-
,, trato l'approvazione di V, S, Illu(ìrinim*a , che
5, con tanta giuOizia occupa uno dei primi porti
3, fra i grandi Uomini , Il giudizio che ne ha
„ dato è certamente molto lufinghiero per me ,
,, e le accerto , che mi farà fempre di un gran-
5, de limolo ed infegnamento l'Opera fua per
5, procurare in quanto da me dipenderà la felici-
3, tà de i Sudditi di S. M. L mio AuguOifTimo,
5, Padrone , ben ficuro di uniformarmi alle fue
„ piiffime intenzioni, in far ufo di quanto V,S.
3, llluftriflìma prcfcrive &c. „ Relterebbemi da dir
qualche cofa delle due ultime produzioni Lettera-
rie del noftro Proporto 5, ma di qucrte ne partere-
jno nel Capitolo XV. come lungo più acconcio,
per ?ffe , E intanto pafliarao a vedere 3 quaiCon-
Antonio Muratori. 105
tradittori abbiano incontrato ie fue Opere , e quali
Controverfie abbia egli foftenuto .
CAPITOLO IX.
Delle Critiche fatte all' Opere del Muratori , e delU
Controverfie Letterarie da ejjo avute .
Nluno certamente fra i Letterati del noftro
Secolo ha tanti Libri compoQo , quanti il
Muratori j ma niuno ancora ha forfè, come egli ,
incontrato un sì gran numero di Contradittori .
Né altrimenti poteva fuccedere , per aver egli
tanti e sì diverfi argomenti trattato, e non poche
opinioni impugnate , le quali avean prefa voga ne'
tempi andati pel poco buon ufo dell'Arte Critica .
A pochi però fi riducono quelli , a i quali abbia
ri Iporto con Libri a parte, non già per mancanza
di ragioni , uè per poca ftima de gli Oppofitori j
ma sì bene perché troppo era alieno dall' interrom-
pere i fuoi Studj , e dallo (pendere il tempo in
letterarie conttfc, quando l'importanza dell'argo-
mento non r avelie richiedo . Ma venendogli pò-
fcia in acconcio di ritoccare quello fteffo fuggetto
in alcun' altra delle fue Opere , non fi teneva cer-
tamente colle mani alla cintola , fé gli pareva d'
effere ftato a torto criticato, come fi può vedere
in parecchi de' Libri fuoi , e fpecialmente nelle
DifìTertaTtoni fopra le Antichità Italiane . Per lo
contrario non era sì amante , come certuni , del-
le fue opinioni , che non foffe anche difpofto a
ritrattarle ( il che non rade volte ha fatto ) fé la
Cenfura altrui gli pareva giufta , o fé fi foffe ac*
corto d'eflerfi ingannato . Siccome non aveva a
maled'cflfere criticato, anzi né mofìra va piacere,
G 4 qua-
IO*}. Vita di Lodovico
qualor leCenfure altrui erano fatte con giudizio»
e fenza quell'acrimonia di ftile, che pur troppo
fi (corge nelle Critiche di tanti e tanti , e che
piò di una volta ebbe anch' egli a fofFrire j eoa
efferfi nondimeno {tudiato mai fempre di trattar
con rifpetto e moderazione gli Avverfarj fuoi .
Non pretendo di dar qui un intero conto di tutti
gli Autori , che alcuna cofa hanno fcritto contra
di lui , perchè il farlo mi farebbe troppo malage-
vole, per non dir imponìbile ; nonelfendo in mia
mano tutti i Libri loro . M' ingegnerò tuttavia d'
effere il più efatto che potrò nell' indicarli ; e
principalmente mi ftudierò di mettere in buon lu-
me le Controverfie tutte da efTo foftenute , fenza
però impegnarmi a farla fempre da A pologilb con-
tro tutti quei, a' quali non ha curato di rifponde-
re, per non allontanarmi troppo dall' iflituto mio ,
elle è di fcriverne la Vita; e né meno mi obbli-
gherò a feguitar l'ordine de i tempi, in cui u'ci-
rono le Cenfure contra di lui , perchè così confi-
gliato da chi ne sa più di me , e perchè troppo
lungo , e forfè ftucchevole riufcirebbe quefto Ca-
pitolo ; ma lo div'iderò in altrettanti Paragrafi ,
quante fono le materie ,. fulle quali è flato attac-
cato il Muratori . E per farmi da capo .
§. L
Pelle Critiche fatte al Muratori in cofe Poetiche .
PER avere il nofiro Propofto chiamato all' efa-
me ne i Libri furi della Perfetta Poefia di-
verfi Componimenti di francefco Petrarca , e di
altri rinomati Poeri , a fine di dar a conofcere
«Ha gioventù non folo il Bello , ma. eziandio ciò
che
A NTONIO MUR ATORI. I05
elle in effi degno non era d' imitazione ■ fi fulle-
varono contra di lui varj Letterati in difefa degli
Autori da eflTo cenfurati . Ma egli, quantunque af-
falito da più parti , non fi prefe alcun falcidio «
con iafciar che gli altri pure delFero ( ficcome egli
avea fatto) con libertà il loro giudizio fopra le fuq
cenfure . Si vide perciò comparir alla luce nell*
Anno 1707. dalle ftampe di Perugia una Lezione
Accademica , comporta dal Signor Giacinto Vincio-
li^ Avvocato Perugino , in difefa di un Sonetto
di Francefco de' Beccuti , detto per fopranome il
Copetta .
Anche i dottiffimi PP. di Trevoux nel riferire
r Opera fuddetta del Muratori entro le loro Me-
morie del mefe di Ottobre dello Ueifo Anno fe-
cero querela, per quanto fi ricava dal Tomo III.
del Giornale de i Letterati d Italia , perch' egli a-
vefle ofato di criticare i due loro Scxnion Corne-
lio e Racine ; confcffando nondimeno , che bene
in molti luoghi la fua critica (del Muratori) pav
ragionevole e giufia ; ma con aggiugnere , che ,
per ejfer tale , dovrebbe Jlendeyji egualmente foprs
tutti i colpevoli . Quanto fia fu r di ragione quefto
rimprovero , bada fapere , che non i foli Poeti
Franzefi , ma gì' Italiani ancora erano flati chia-
mati air efame nel fuo Libro dal noftro Pro-
pofto .
Fu dipoi flampato in Mantova nclT Anno fuf-
ieguente 1708. un Dialogo tntkolato Eufrafio ^ in
cui ft difcorre di alcuni difetti [coperti nelle Opere
di due Poeti Vicentini. Sin dell'Anno 1701. era*,
no ufcite dalle llampe di Padova le Poefie Ita-
liane , Latine , e Greche de i Signori Andrea
Marano^ ed Antonio Bergamini di Vicenza; e il
Muratori nel Tomo I. Cap, IV. della Perfetta
Poe^
io6 Vita di Lodovico
Pocfia avea difapprovata la Joro maniera di com*
porre , e rilevati non pochi e gravi difetti , che
in effe s' incontrano , fpeci^lmente per la ofcenità
de gli argomenti , e per le (Irane maniere di fa-
vellare, prcie bensì da i Linci Greci e Latini ,
ma non affai bene adattate al noftro idioma .
Quefta cen.ura , febben fatta colla maggiore ci-
viltà, diede m tivo al Dialogo fuddetto , in cui
quei Poeti prtftro a difenderfi , ma con una ma-
niera la più impropria del mondo , perchè d'in-
giurie e fcherni più che di ragioni ripiena. Non
iì commoffe punto il noflro Propofto , come fc
di lui non fi foffe parlato in auelP ingiuriofo fcrlt-
to ; lafciando ad altri il decidere fopra le ingìufte
loro querele . In fatti al vedere , ch'egli aveva
lafciato paffar parecchi anni fenza rifentirTene j
impugnarono la penna in difela di lui due vaio-
rofi Letterati, cioè il Sig. Niccolo j^menta Avvo-
cato Napoletano , celebre per molte Opere date
alla luce; e il P. Scbajìiano Paoli della Congre-
gazione della Madre di Dio , rinomato Predica-
tore, ed Illoricgrafo della facra Religione Gero-
folimitana : il primo con una tetterà indirizzata
ad cffo P. Paoli , che fu rtnmpata in Napoli net
1715. e l'altro con un Rngionamento intiti-lato :
J^ifefa delle Censure del Si^. Lodovico Antonio
Muratóri contro P Eufrajìo D/alo^o di due Poeti
Vicemirii ^ e pubblicato pure in quella Città rtelP
Anno med.fimo. Incontrarono il plaufo univer-
fale quelle due Apologie , perchè quanto d:>rte ,
altrettanto modeOe : né quei Poeti ofarono di far
loro alcuna rifpolla , convinti forfè , fé non per-
fuafi d'avere a torto attaccato il Muratori . Di
t^\ ebbe a dire nel Tomo XXIV. 1 Autore del
Giornale d'Italia; „ I due Poeti Vicentini fi pof-
,, fona
Antonio Muratori. 107
fono gloriare , che fé le cofe loro non fono
ftate approvate dal Pubblico , hanno però me-
ritato r onore di effere confiderate e cenfurate
da tre de i più celebri Letterati d'Italia, cioè
da i Sigg. Muratori ed Smonta ^ e dal P,
Paoli ^ ne gli Scritti de i quali viverà certa-
mente il lor nome vieppiù di quello , che fa-
,, rebbe vivuto ne i loro poetici componimenti ,
Nel 1709. un altro Scritto fu pubblicato con-
tro la Perfetta Poefia del Muratori colla data di
Ferrara, ma fenza il nome dell'Autore, e fu una
Lettera difenfiva dì Mefjer Antonio Tibaldeo da
Ferrara al Sig. Dottor Lodovico Antonio Muratori
da Modem . Fu creduto , che quefta Lettera fof-
fe compofìzione del Dottor Girolamo Baruffaldì ,
morto alcuni anni fono Arciprete di Cento, Sog-
getto affai rinomato nella Repubblica delle Let-^
tgre per varj parti d>;l fuo ingegno ,
Ufcì pure neir Anne fuddetto dalle (lampe di
Lucca un Libro in 8. col feguente titolo : Difefn
delle tre Canzoni degli Occhi , e di alcuni Sonetti ,
e varj pajjì delle Rime di Trance fco Petrarca dal-
le oppo/izioni del Sig. Lodovico .Antonio Murato-
ri ; compojla da Gio, Bartolomeo Cafaregi , Gio.
Tommafo Canevari , e Antonio Tommafi Chie-
rico Regolare della Madre di Dio , Pa/ìori Arca-
di . L' effere fcritta quefta Difesa con tutta la buo-
na maniera , diede motivo al nodro Propofto di
ringraziarne per Lettera il Sig, Canevari . Ma per
conto delle ragioni in c(Ta addotte in difefa fpe-
zialmen'te delle accennate tre Canzoni del Petrar-
ca , non le credette fufficienti ad abbatter quelle
che da lui erano (late portate in contrario; e per-
ciò neir Edizione , eh' egli fece in Modena nell'
Anna 1711. delle Hime di quel graaP^ctariftanx-
io8 Vita di Lodovico
pò le medefime fue Offervazioni già pubblicate
nella Perfetta Poefia .
Fra i Letterati , che il Muratori pregò di efa-
mlnare efla Perfetta Poefia , prima di darla alle
nampe , uno fu il celebratiliìmo Ab. Jlntoyi- Ma-
ria S alvini ^ il quale , oltre alle cofe allora fat-
tegli avvertire, fece dipoi varie Annotazioni Cri-
tiche al primo Tomo dell'Opera medefima , la
maggior parte in materia di Liagua Italiana ; ed
avendogliele pofcia comunicate con confidenza da
Amico, tanto fu lungi il nolìro Propolto dail'of-
fenderfene , che anzi gì' infinuò di rivederci conti
anche all' altro Tomo ; con aver eziandio data ma-
no egli ftelfo , perchè le cenfure dell'Amico vedef-
fero la luce nel'a rilbmpa, che di quella Tua Ope-
ra feguì dipoi in Venezia nell' Anno 1724. Non
so, che il Muratori abbia rifpoito fé non ad una
di effe Note Critiche del Salvini , che riguarda le
Scuole di Grammatica efiltenti in Roma a i tem-
pi de i Romani : pretendendo quelli , che folfero
Scuole folamente di Lingua Greca , e non già del*-
la Latina , come aveva allento il nofin) Propollo
nel Tomo IL della Perfetta Poefia. E io fece
nel principio della DiOTert. XXXH. (opra \t An-
tichità Italiane , citando in fuo favore due paffi
di Svetonio de illujìribus Grammaticis .
Quanto civili e mndcrte erano (late quefle ulti-
me Critiche fatte alle Ojjervazioni del Muratori
fopra le Rime del Petrarca, ed alla Perfetta Poe-
fia ^ altrettanto infoiente e pungentilfima fu la cen-
fura , che comparve alla luce nell' Anno 17^2.
colle flampe di Venezia nelh Prefaz'onc alla Ret"
lorica d^AriJìotele fatta in lingua Toicann dal Com-
mendatore Annibal Caro , e nella Lettera prima
di M. Francefco Petrarca all'Autore della Prefa^
ZÌO''
Antonio Muratori. 109
ztone ^ che fi legge in fine d'eflTaRettorica . NelF
anno fuffcguente fu pure impreiro in quella Citta
un altro Libercolo con quetto titolo : Lettere di
M. Francefco Petrarca aW Autore della Prefazio-
ne &c. in cui fi fa la critica colla fiefla fatirica
maniera ad un Sonetto coirpollo dal Muratori ,
fin quando era in Milano , in occafion di una
Mona< azione, che comincia:
Quejf Alma , cui per tempo ai fanti amori &c.
Furono attribuiti quefti tre Scritti al Dottor jB/^^^/o
Schiavo da Efte , morto in Venezia alcuni mefi
dopo il Muratori , perchè da lui ne fu proccurata
la ilampa . Ma io credo di non ingannarmi , di-
cend'>, che non fono fua farina, ma si bene dell'
Ab. Domenico ,Lnzzari?ii Profeffor d' Eloquenza
neir Univepfitk di Padova di lui Maeftro . Imper-
ci'cchè due Lettere fcritte dallo {leffo Lazzarini
al Muratori non me ne lafciano dubitare. Era egli
rimarto disgudato del noftro Propolio per ciò che
qiiefti fcritto aveva ò' Ann/ùal Caro nella Vita di
Lodovico Cartelvetro ; e però nel rifpondere fotto
il dì 2^. di Settembre del 1729. ad una fua , in
cui gli avea inviata la Patente d'aggrega? ione ali*
Accademia d'Urbino, fra l'altre cole cosigli par-
la: ^' A quefti giorni leggo ed offervo le nuove
,, Opere di M. Lodovico Cajielvetro ^ e la Vita di
„ lui . Nella quale veggio sì maltrattato il mio
,, Annihal Caro ^ che ne avanzerebbe, s'eg'ifof-
„ le (iato il più vile, e ingiutfo , e ignorante uo-
,, mo del Mondo . Potrebbe nondimeno eflere ^
„ che Dio benedetto non lo abbandonafle né pur
.5, dopo morte , quando in vita lo rendette fuperio-
„ re fenza paragone di felicità , e di gloria ali*
,, emolo fuo, a! quale egli per altro non aveva
3j mai fatto niuna offefa . Jo nondimeno mai non
jj mi
il© Vi T A DI Lodo VICO
j, mi fcorderb della flima in cui la tengo, epor-
), rò ogni lludio , che gli uomini veggano dalla
^, noftra parte la ragione, e la modcjtia^ equel-
j, la Carità , che dobbiartio crilìianamente noti
), fole a' vivi , ma a' morti eziandio &c. „ Me-
glio eziandio apparifce, quanto ho detto, dall'al-
tra Lettera del Lazzarini ^ ricevuta fenza data , e
fenza fottofcrizione dal Muratori nel dì i8. del
fulTeguente Ottobre , che intera farà regiftrata nelP
Appendi al Num. X. mentre in efTa fi leggono
]e feguenti efpreffioni : „ Io rifpondo a V.S. II-
), luftrifTima fchiettamente a mio modo , che non
„ fono {lato eccitato da alcuno a prendere la di-
j, fefa del Caro , ma dalla fola pietà verfo de'
j, miei i e dall' infopportabil caribo , che li vien
), dato .... 4 Quanto poi a lei io non fcrivero co fa
3, alcuna , (ìccome non potrei dirla fenza offende-
3, re la giuftizia ^ che fia contraria alla bontà ed
a, erudizione fua , e alla convenienza mia
j, Spiegherò i Dialoghi di Platone del comune j
9, tanto infelicemente chiofati da M. Lodovico y
3, ch'egli non ha capito niun luogo , e dico di
„ niuno di quelli che chiofa . Similmente difen-
„ derò e Virgilio, e Teren7Ìo, e Arilìotele , e
3, altri tali uomini niente piti difcretamente raf-
3, fati dal medefimo di quello che folfe taHato il
3,. Caro Che poi quella mia fatica fia
3, per piacerle, non lo so, né glie lo prometto .
3, Che non fia per offenderla , qucjio lo so , e ne
3, pU9 ejjer ficura .
Da quelle due Lettere chiaro fi fcorge , qual
fofìfe r intenzinn del Laz/arini ; e nella manieri
acre e mordace , adoperata in quegli feruti , (1
ravvifa beniffimo !.. ilile di lui ; e per^ farà egli
più tofto che lo Schiavo da dir l' autore de i me'
defi*
A NTO NIO MUR A TORI. itf
defimi. S'egli poi adoperaffe nello fcrivere quelli
wodeji/a e carità crijiiana ^ che da lui fi mil.mta
nella prima Lettera ; afe fcrivtfTe foCa alcuna (ort-
traria alla bontà ed erudizone del nollro Propofto ;
e fé mantenelTc la parola di no» ofcnderlo , come
fi pri'terta nell'altra Lettera, ne potran giudicare
tutti quelli a' quali faran capitate alle mani quel-
le dicerie.
Con una fomma indifferenza fu ricevuto dal
Curatori T avvifo della pubblicazione di que' fa-
tirici Cc^mponimenti ; e quantunque da gli Amici
glie ne foffe inviata copia, perché dal vidtr co~
me ivi era trattato, fi m iveflTe a cercar qu^dthe
riparo al luo onore sì villanamente vilipefo , nort
ne volle leggere né meno una riga . Defidcrava
ancora ) che niuno fi accingeOe a difenderla , per-
chè più predo finifle la battaglia , tuttoché gli
folfe fcrittj , che lo Schiavo fi vantava d' aver
fino a cento Lettere da pubblicare contro di lui .
Ma non potè impedir , che fi fiampafie in Ve-
nezia neir Anno 1793. ^"^ Rifpofìa al Libretto
intitolato : Lettere di M. Francefco Petrarca &c.
comporta fenza fua faputa dall' Avvocato Jacopo
Martinenghi , Piacentino, perfonaggio di cervello
affai bizzarro , che avrebbe fatta ben la fua figura
nel celebre Libro della CictHataneria de gli Eru-
diti del Moìchenio . Con fuo gran difpiacere in-
tefe il nortro Propofio, che foffe ufcito in campo
un sì fìtto campione in fua ditefa \ e giacche al-
tro far più non poteva, proccurò con tutti i mo-
di più forti di frenare in lui T ardente voglia di
tornar al cimento.
In anto mal Soffrendo il MarchefeG/of^^z-Gi*-
feppe Orfi^ che il Muratori non fi prendeffe al-
cun penfiero di rifpondere ai pretefo Dottore
Schia-
ìli Vita di Lodovico^-
Schiavo , e naufeato nel tempo fteffo della petu-
lanza e ttmerirà ufara da coftui nelle fuddettc
Cenfure : fi rifnlfe non folo d' imprendere la di-
fefa del noitro Propofto , ma trafportato dal fuo
zelo compofe eziandio ad imitazion del Taflbni il
feguente Sonetto , che per non eirere mai Itato
pubblicato , piacerai qui regiftrare :
Dunque uno fputatondo , un Patriarca
Del Parnafo adriatico prcfume
E di profe e dì verft col frantume
Di far r Archimandritta del Petrarca ?
Afino da due piedi , che va m barca ,
Tu ragghi invan contro un sì chiaro lume ,
Che SI , che ti farò < angiar cojìume
„ Co7i una trippa di fua merce carcaP
Il tuo confufo , e temerario jìile
Senza creanza alcuna , e fenza onore
Inulta col Muratori ha di fimi le .
Ei vive della Corte allo fplendorc ,
E tu col nome tuo ti fai più i^ilc y
Nome , che a te [ara df infamia , e orrore ,
Or della tomba fu or e
Al tuo forte ragghiar forge il T affane ,
E a fcuoter ti comincia il pelliccione .
E te Schiavo a rasatone
Chiama fua ISCufa non ancora ejlinta ,
Perchè morti catena al collo avvinta .
N^n diede pofcia il March. Orfi efecuzione al
fuo difegtio , perchè , atttfe le premure de gli A-
ttiici , che aveva in Padova ed in Venezia il Mu-
ratori , fu da que' faviffuTii ed Eccellentifs. Signori
Ritornacori proibito allo Schiavo lo ftampar pia
alcun altra cofa centra di lui i ed anche perchè da
a a
A NTO Nl'O MOR A TOR r. II3
lì a pochi mefi eflo Marchefe lafciò di vivere. E
così rertò fopita quefta guerra , la quale recò più
moleftia a gli Amici del noftro Propofto , che a
lui medefimo ; perchè egli non arrivò né meno a
l'aper che cofa conteneffero quelle Critiche , con
elterfi per fino guardato dal leggere la Rifpofta del
Martinenghi per non vedere in efla leoppofizioni
del fuo Contradittore . Non mancarono altri di-
poi , che fcriflero in dlfefa del Sonetto del Murato-
ri , e fra effi T Abate Vincorzo Cavalucci , il cui
valore è aflai noto nella Repubblica delle Lette-
re ; ma non acconfentì il noftro Propodo , che le
loro nfpofte foflero date alle ftampe , parendogli
più che abbaftanza rifarcito il fuo onore col filen-
zio importo all'Avverfario fuo.
Pretefe dipoi WTìonor Schiavo d' emendare i fuoi
trafcorfi , e di acquillarfi la buona grazia del Mu-
ratori con indirizzargli la Prefazione alle Rime di
M. Laura ^ ch'egli diede alla luce nell'Anno 1741.
colla data d' Aquileja ; efìendofì fervito della me-
diazione del celebre Abate Girolamo Tagliazucchi
Modenefe , Profeflbre allora di Eloquenza nell'
Accademia di Torino , per fargliene accettare la
dedica . Ma avendola poi egli (Tefa a nome dello
Stampatore, non feppe indurfi il Muratori ne me-
no a ringraziarlo . La fuddetta Prefazione , ficco-
me comporta dallo Schiavo , fi dee aggiugnere al
Catalogo dell' Opere di lui , che fi legge nel To-
mo II. della Storia Letteraria à! Italia .
H CA^
114 VrxA DI Lodovico
§. II.
Controvetfia fopra la Città di Comacchio ,
e di Ferrara .
MEntre anelavano ufcendo le prime Critiche
contro la Perfetta Pocfia del Muratori ,
fu quefti obbligato ad entrare in una gravifTi-
ma Controvcrfia , che fece grande flrepito in Eu-
ropa , e che porto lui a ftudj e fatiche quafi in-
credibili per aver dovuto trattare un vafto argo-
mento , i cui piccioli pe2zi eran difperfì e nafco-
rii in quafi innumerabili Libri groflì , e in tanti
Documenti ediri e inediti . H;inno fempre prete-
fo i Principi Eilenfi) e tuttavia pretendono, che
indtbitaracnie folle loro tolta ed -occupata nell'
Anno 1 598. la Città di Comacchio colle fue Val-
li dalla Camera Apoftolica , fìccome dominio di-
pendente d:l facro Romano Imperio, chefindelT
Anno 1954. ne diede ad efìfi F Inveilitura , ed ha
«ontinuato a darla fino al tempo preiente . Effen-
do però inforti diflapori fra la Corte di Roma e
r Imperador Giufeppe , quefti nell' Anno 1708.
mandò le fue genti a ripigliarne ilpon'eflb. Die-
de all'armi per quefto il fommo Pontefice Cle-
mente XI. ma a quefta guerra fi kce. predo fine
con un accordo, in cui fu ftabilito, che per via
amichevole fi conofceffero le Ragioni dell' una e
dell'altra parte non tanto per quella Città , quan-
to ancora pel Ducato di Ferrara^ che la Cafad'
Erte pretende pure a lei occupato da cflTa Camera
Pontificia. Gran dibattimento, e moltifìfimi Con-
grelfi furono dipoi per quelli affari tenuti in Ro-
ma fra i Miniftri di quella Corte , e quei deli'
Im.
Anto NTO MuR A TO R I. 115
Imperadore e della Cafa d' Erte j con efTere noi1«
dimeno rimatta indecifa V una e 1' altra Contro^
verlìa . Ora in quello bollore di cofe furono fcel-
te in Roma le penne di Monfìg. Giujìo Fonta-
nini , uomo caldo e fprezzante di chichefìa , e
deir Ab. Lorenzo Zaccagnì , per foftenere i diritti
della Camera Apoliolica. Era il primo amiciflì-
mo del Muratori j ficcome ne fanno fede le mol-
te Lettere fra clli pallate fino a quefti tempi ;
ma avendo egli penetrato d' averlo per contradit-
tore nella prefente controverfia , altro non ci vol-
le, perchè fi fcordaffe affatto delle leggi dell' A-
rniciiia , per non dire della CrilHana Carità .
La prima Scrittura , che vide la luce intorno
alla difputa fuddetta , fu una Lettera d'effoMon-
lìg» Fcntaninì , ufcita nello fteffo Anno 17 08. e
intitolata : li Dominio temporale [opra la Città di
Cornacchia per lo fpazìo continuato di dièci Secoli *
A quefla riipofe il Muratori nel medefimo Anno
con una Scrittura , che ha per titolo : Offervazio-
ni [opra una Lettera intitolata il Dominio tempo-
rale &c. Tornò di nuovo in campo il Fontanint
nell'anno ruffeguente 1709. con riprodurre la fua
Lettera ^ alla quale aggiunfe la Dijefa del mede-
fimo Dominio \x\ fifporta all'Opera del noflro Pro-
pofto . E perciocché nell' anno appreffo (i raaneg-*
giava forte fotto mano la Corte di Roma per in-
durre quella di Vienna a dimettere il PoirefTo di
Cornacchie , fu ordinato al Muratori dal Duca
fuo Signore di (tendere una Supplica in fuo riome
alla Maejìà deW Jmperador Giufeppe per non la*
fciar correre fenza qualche rifpofta la Scrittura
fuddetta del Fontanim , ed una diflettazione dell'
Abate Zaccagnì ulcita nel medefimo tempo coti
quello titolo : Drjfertatio Hi/ìorica de fummo Apo-
H J Jio'
11^ Vita di Lodovico
Jìolicit Sedis Imperio i?i Urbem Comitatumque Co-^
macli j nel mentre eh' egli ne ihva preparando
una più difFufa . Pubblicò e?iandio il noftro Pro-
polio nell'anno 1711. le Quìjìioni Cornacchie fi ;
e nello fìeffo anno fu pure dal Fontanini meffa
in luce la Vifefa feconda del Dominio tempora-
le &.C.
Per iftrulr pofcia pienamente il Pubblico delle
Ragioni Imperiali ed Eltenfi fopra Comacchio ,
e infieme per rifpondere a tutte ic accennate Scrit-
ture de gli Avvocati Romani , fu dal Muratori
comporta, e data fuori nell'anno 1712. la Piena
Efpoftzione , in cui fece conofcere , che quella Ci t-
tò non era mai Aata dipendenza di Ferrara ; che i
Papi non ne aveano mai data l' InvefHtura a gli
Eftenfi ; e che quefli F aveano ne' Secoli addietro
ricevuta da i foli Imperadori , fìccome tuttavia la
ricevono y ed effere perciò indubitabile la Prefcri-
zione più che centenaria , ammeffa dalla medefi"
ma Corte di Roma ,
E perchè poco erafi fìnquì parlato dal Murato-
ri delle Ragioni Eftenfi fopra Ferrara, per eflerfi
egli riferbato di trattarne a parte ; fu perciò da
elfo compofta dipoi un'altra Opera col titolo fe-
guente : Ragioni della Sercnifs. Cafa cf Ejìe fopra
Ferrara &c. che fu bensì ftampata nell'Anno 17 14.
ma non lafciata correre nel pubblico per certi
motivi: il che diede poi campo a lui d' inferire ,
ed anche di porre in miglior lume le ragioni me-
defime nella Parte II. àó\t Antichità EJienfi ^ fic-«
come altrove accennammo .
Dopo }a pubblicazion della Piena Efpoftzionc ,
comporta dal Muratori, ammutolirono gli Avvo-
cati Romani, non avendo giudicato bene di dar-
gli rifporta, Solameate nell'Anno 1720. in tem,-
pa
AnT O NIO M UR A TOR I. lij
po che dalla Corte di Roma fi erano con pih
vigore ripigliati i maneggi in Vienna per indur-^
re i' Augufto Carlo VI. a rilafciarle Comacchio 5
fcappò fuori Monfig. Fontanini con una breve
Scrittura , che aveva per titolo : Rifpojìa a varie
Scritture cantra la Santa Sede in propcjito di Co-
macchio , pubblicate dopo r anno 17 11. Tutto lo
sforzo però di efTo Prelato fi riduceva a confutare
le fole Quijìioni Comacchicfi , non efiendofi egli
arrifchiato di affrontare la fuddetta Piena Efpojì-
zione ^ ch'era l'ultima Opera ufcita a favor dell'
Imperio, e della Cala d' Efte , e in cui fi conte-
nevano tutte le loro Ragioni fopra quel'a Citta ^
e che comprendeva eziandio , ficcome diifi , la ri-
fporta a tutte le Scritture in addietro pubblicate
per parte della Camera ApoftoHca . Fu terminata
di flampare la detta Scrittura del Fontanini nel dì
9. di Ottobre dell'Anno 1720. ma non fu tofto
lafciata veder la luce . Quindi eirendo riulcito ali*
Ab. Domenico Maria Giacobazzi ( Miniltro al-
lora Refidente in Roma del Sercniffimo di Mo-
dena , pofcia fuo Segretario e Configliere di Sta-
to , ed ora anche Governatore della Cjttà di Cor-
reggio ) di averne immediatamente un Efempla-
re , ebbe campo il Muratori d' imprenderne fubi-
to la confutazione, ch'egli intitolò: Difamina di
una Scrittura intitolata : Rifpojìa a varie Scrittu-
re , e pubblicata in Roma neW Anno 1720. in pro^
pofito della controversa di Comacchio ; e di termi-
nar non folo di comporla , ma eziandio di fiam-
parla prima che finilTe efTo Anno . Niun' altra
delle fue cofe fu da lui comporta con maggior
fretta di quefta , perchè premeva al Duca fuo Pa-
drone , che ufciffe , ficcome accadde , nel tempo
fìeffo , che farebbe fiata renduta pubblica la con-^
H 3 tra-
Ii8 Vita di Lodovico
trarla Scrittura . Contuttocib fu efTa giudicata an-
che da' Saggi di Roma fìefla per la piti bella del-
le Scritture ufcite dalla fua penna , non men per
la for7a delle Ragioni , colle quali aveva rirpolto
all'avvctTario fuo , che per la moderazione adope-
rata verfo di lui , tuttocliè fofle flato provo€3to all'
ecceffo con ingiurie, irrifioni, e (Irappazii inde-
centi ad ogni onefto Scrittore , non che ad un Ed-
clefialtico , e ad un Avvocato della Santa Sede.
Qui finì la battaglia delle penne ; ma alla Corte
di Roma riufcì polcia con altri mc7zi di ritornare
in polle(ro di Comacchio , con reftar però lai ve le
Ragioni Imperlali ed Ertenfi fopra quella Citta ,
Tutte le Scritture fuddette del Muratori furono
flampate in Modena , ma fenza il nome dell'Au-
tore , e il luogo della ftampa . Le Offervnziorji fu-
rono dipoi tradotte in Franzefe , e Campate all'
Haja nel 1710, e la Piena Efpojìzionc fu pure in
quel Linguaggio imprefl'a in Utre6l neh' Anno
171^. Ha pretefo il Sig. Jacopo Brucko' ■> celebre
Letterato d'Augufta, che tutte cinque le Scrittu-
re Muratoriane fopra Comacchio, folfero in quefl'
ulti o Anno riOampate in Lingua Franzefe in
Utie6ì: , ed anche in Francfort . Ma egli certa-
inente fi è ingannato ; mentre nella prima di ef-
fe Città non fu Impreffa , che quella da noi enun-
ciata i e in Francfort non ufcirono fé non fé le
prime tre nella Raccolta de gli Scritti su la con-
troverfia fuddetta , ivi pubblicata in due Tomi in
eflb Anno 1719. Imperciocché vi manca h Piena
Efpojizionc ^ tuttoché llampata nelP Anno prece-
dente i e la Difamìna , che è 1' ultima , non vi
poteva entrare , perchè non (v. corr^pofta dal no-
llrci Propoflo , ficcome abbiam veduto , fé non fé
«eir Anno 1720. Egli ha pure pre'o uno sbaglio,
e eoa
A N TO NI O M UR A TO R I . 1 19
c con effo altri dopo di lui, in ifcrivendo , che
per quelle Scritture fofle dHlP Imperador Giufep-
pe donata al Muratori una Collana d'oro, quan-
do tu r Augullo Carlo VI. che gli fece tal rega-
lo per b dedica del Libro d^Wa. Carità Cri/iiana ,
come fu da noi avvertito di fopra j e glie la tras-
mife poi anche folamente nell'Anno 1726 per
mezzo del P. Sebartiano Paoli , (iato in quell'An-
no per la feconda volta a predicare nell'Imperia-
le Cappella .
11 valore dimoftrato dal Muratori nel foilener
le Ragioni Imperiali ed Edenfi nella Caufa fud-
detta , ficcome fervi ad accrefcere la fama del Tuo
nome e fapere dentri e fuori d'italia; così fu di-
poi cagione , ch'egli fuffe premurofamente ricer-
cato, perchè voltfle fcrivere in favore de i Dirit-
ti pretelì fopra Parma e Piacenza contro V Opera
di Monfig. Antonelli . La rifpolU fu , eh' egli
aveva bensì fcritto contro la Camera Apoflolica
per difendere le ragioni della Serenifs. Cafa d'Erte
fopra Ferrara e Comacchio , e fperava di effere
fcufato in Roma per avere impiegata la fua pen-
na in foftenere una caufa fpettanre al proprio fuo
Principe ; ma che non fi voleva mifchiare in li-
tigi di altri Sovrani . Fu faputa in Roma , ed an-
che gradita quella f a moderazione .
Intanto eranfi talmente radicati nel cuore di
Monfig. Fontamni l'odio e la rabbia conerà del
noftro Propf>fto per cagion della controverfia fiid-
detta , che mai più, finché viffe, non glie la ptr-
donb ; quindi ne nacque , ch'egli da lì mnanzi
nnn mancò di prendere più vohe la penna in
mano per ifcreditare non meno i Libri , the la
perfona del fuo Contradittore . Sfefe in primo luo--
go alcune Offcrvazioni critiche fopra 1' Opera ds
H 4 In-
120 Vita di Lodovico
Jvgeniorum moderatione , ma le lafciò veder fola-
mente manofcritte per Roma. Da un Amico ne
fu mandata Copia nell'Anno 1717. al Muratori ,
che todo fece loro rirpofta , con animo di pub-
blicarla, fé le Cenfure del fuo Antagonifta foffe-
ro ftate rendute pubbliche colle lìampe . Se ne
aftenne quel Prelato , perchè forfè gli fu fatta ri-
levar da qualche amico la debolezza delle fue op-
pofìzioni ; e così anche il Muratori tralafciò di
metter fuori la fua Apologia.
Fu bensì nell' anno fuddetto ftampata dal Foyi-
tanini in Roma una DiflTertazione de Corona Fer-
rea , colla quale impugnò quella del Muratori
^ fenza però nominarlo ) fui medcfimo argomen-
to , che fi legge in fine del Tomo II. de' fuoi
Anecdoti Latini , dato alla luce in Milano nell'
anno 1698. Non fi curò il no(lro Propofto di ri-
fpondergli , ficcome fé ne protefta nel principio
della Dilamina , lafciando , che gli uomini dotti
ileoideffero , chi di lor due aveffe colpito nel fe-
gno ; e folo nel fare dipoi rifpofla ad una Lettera
del Sig. Giovanni Burcardo Menchenio , che ne lo
aveva ricercato , confutò i principali argomenti ,
che in fuo favore erano (iati da detto Monfigno-
re prodotti . Alcuni fquarci di quefta Lettera fu-
rono pofcia renduti pubblici dal Sig. Pietro Bur-
manna dopo la Prefazione alla Parte I. del To-
mo IV. The fami Scriptorum Italia: intraprefo dal
celebre Crevio , e da elfo continuato . Altre ra-
gioni in difefa della fua opinione , e contro la
Differtazione Fontanìniana furono addotte dal Mu-
ratori nella Prefazione, ch'egli premife alla Cro-
nica di Matteo Villani nel Tomo XIV. Rerum
Italicarum ,
Effendo ftate fcoperte nell'Aano ló^^. k Re-
liquie
A NTO NIO MUR A TORI. 121
liqule di un Santo fotto l' Altare della Confef-
fione nella Chiefa di S. Pietro in Coclo Aureo
di Pavia ; e fapendofi , che in quel Tempio era
fotterrato e nafcofo il Corpo del Santo Vefcovo d'
Ippona , e Dottore della Chiefa Agofìim , fu ben
tofto da non pochi creduto , quelle efTere le fue
vere Reliquie ; e varie Scritture ufcirono per pro-
varlo , ed altre per foftenere il contrario . Ri-
chiefto del .fuo parere il Muratori , compofe un*
Operetta nell'Anno 1728. intitolata : Motivi di
credere tuttavia afcofo , e non ifcoperto in Pavia
neir Anno MDCXCV. il [acro Corpo di Santo
^gojìino Dottore della Chiefa . Quando egli fu im-
pegnato a fcrivere su quefto argomento , gli fu
ibpra tutto raccomandata la follecitudine , perchè
non più di quindici giorni di tempo erano flati
affegnati dal Vefcovo di Pavia alle parti per de-
durre le loro ragioni , e per queflo motivo non fi
potè allora flampare V Opufcolo da luì comporto .
Elfendo poi fiate rlftampate in Venezia nell'Anno
1729. tutte le Scritture fpettanti a quella contro-
verfia , e mancando in efla Raccolta quella del
Muratori , fu creduto bene pubblicarla anch' efla
neir Anno fufleguente . Non ne furono tirati che
^ugento Efemplari ; ed è perciò divenuta rariflì-
ma . Ma ficcome in quefta Operetta aveva fpe-
zialmente prefa di mira la Diflertazione ftampa-
ta in Roma da Monfìg. Fontanini nelF Anno
1728. in favore dell' Identità del Corpo del San-
to Dottore, montò in tanta collera quel Prelato ,
che per isfogarfi fece torto imprimere il titolo
della rifporta, ch'egli penfava di farle; ed era del
feguente tenore: "Inventario delle importare con-
„ tenute nel libello òé Motivi contra l'Identità
5, del Corpo di S. Agortino , fatto dal Dottor
„ Mu-
122 Vita di Lodovico
„ Muratori da Modena a Tpefa del Padre Calvi
j, Procuratore Generale de' Canonici Lateranenfi
„ alla Pace , e in quello ^\nno MDCCXXX. da
5, lui pubblicato con falfa data di Trento, e poi
j, nel Mele di Novembre dilìribuito in pieghi per
„ la Porta de! Papa in Ronìa , in difpreizo del
„ GiudÌ7Ìo , e Decreto folenne di Monfig. Ve-
„ fcovo di Pavia ad mcntcm dei Concilio di Tren-
„ to &c. „ Le fue minacce perb non ebbero al-
cun effetto , perchè da perlona autorevole gli fu
proibito lo fcrivere più (opra tale argomento . Ha
dipoi il noftro Propofto accrefciuto con varie
giunte il fuo Opufcolo ; e nella riftampa , che fé
ne farà , vedranno la luce .
Difìfi di fopra, che Monfig. Fontanini non la
perdonò mai più, finche v'iffe, al Muratori; ma
doveva io dire , che non glie la perdonò né an-
che dopo morte. Imperciocché avendo egli rifat-
ta ed ampliata la fua 'Eloquenza. Italiana^ fra gli
altri Scrittori sì defunti , che viventi , contro de'
quali sfogò il talento della fua collera , fpezial-
mente attaccò Lodovico Caftelvetro , con ifpac-
ciarlo per Eretico, e in tal congiuntura trafcorfc
anche in ingiuriofe invettive centra il noftro Pro-
pofto , come Autore della fua Vira; imitando così
la furia delle Pecchie , che lafciando il pungolo
nelle ferite non curano la propria morte, purché
facciano vendetta . Dico quello , perché egli fi
morì fenza ritrattar quelle ingiurie , e fenza far
cafo, non dirò del tribunale del Mondo; ma di
quel fovrano , dove ciafcuno ha da elfere dopo
morte giudicato . Fec' egli (lampare in Roma T
Opera fuddetta , prima d' effe re chiamato all'al-
tra vita : il che accac^de ne! dì 17. d' Aprile dell'
Aono 1736. e in quel!' Anno medefimo fu effa
lafcia-
A NTONIO MUR A TO R I . I23
lafciata veder la luce . Suo malgrado fi vide for-
zato li Muratori ad imbracciare lo feudo contra
di un morto per difendere non meno il calunnia-
to Caftelvetro , che fé ftelfo tacciato per Eretico
da quel Prelato alla pag. 519. (eguendo il confi-
glio da S. Girolamo regilìrato nelTEpifi. XXXVIII.
alias 61. ad Pamachium §. 2. in fine , cioè :
JSlolo in fufpìcìone harefcos quemquam effe patien-
tcrn ^ ne apud ccs , qui ì^vorant irinocerìtìam ejus ,
dijjimulatio con[c'icnt'i£ jiulicctur , fi taceat . Formò
dunque \\ Primo E fame dclC Eloqinnìza Italiana di
Monfig. Fontanini , il quale ulcì nel!' Anno ap-
preso. L'intitolò t^\ Primo Efame ^ perchè pen-
fava di profeguire innanzi in moilrar le magagne
di quell'Opera; ma intefo, che altri , e princi-
palmente il Sig. Apofiolo Zeno della Storia Let-
teraria informai iffìmo , avea prefo il medefìmo
affunto, riUctte , né pafsò oltre. Fu pofcia la fud-
detta Operetta del nolìro Propofto riftarapata eoa
qualche aggiunta in Venezia , benché colla data
di Roveredo, nel 1739. unitamente colla Difefade
gli Scrittori Ferrarefi , comporta dall'erudito Dott.
Giayinandrca Baratti ^ coli' Apologia di fé fieflo ,
fatta dal celebre Marchefe Scipione Maf^ci ■; e con
una Lettera Critica di un Anonimo. La difeTadel
Muratori contro le feroci invettive del Fontanini
neir Eloquenza Italiana , fu anche prefa dallo ftef-
fo N'ìarchefe nel Tomo II. delle {\:tOffery azioni
Letterarie Campate in Verona , e da! oig. j^po-
flolo Zeno ntììt annotazioni fatte alla fuddttta Bi-
blioteca Italiana, riftampata in Venezia nelTAn"
no 1755. Diverfe opmioni del Fontanini fotìo
fiate dipoi impugnate dal Muratori nelle Tue Dif-
ferrazioni fopra le antichità Italiane , alle quali
rimetto , chi defidera d'eflerne informato ; per
paf'
124 Vita di Lodovico
paflare intanto a trattar d' altre Cenfure ufcitc
contro air Opere Muratoriane *
§. IH.
D' alcune Critiche fatte al Muratori in materie
Filofofiche , e Legali .
PER aver il noftro Propofto nel fuo Trattato
della Pejìe e molto più nelle Tue Ojfcrvazio-
ni ^ fatte alla Relazione della Pefie di Marfiglia ^
e flampate in Modena nell'Anno 1721. per ave-
re, dico, feguita l'opinione antica, che ia Fejle
lìa prodotta da certi Corpicciuoli ^ Effluvj ^ Ato-
mi , e particelle futtili e veleyiofc , che penetrando
nelle interne parti delP Uomo , ed ivi con fubitanca
ferocia fconvolgendo gh umori , e atterrando gli
/piriti , cagionano que tanti fintomi , che in ejfa
Relazione fono dejcritti : contro una tal opinione
fi mofle il Dottor Bartolomeo Corte Medico Mi-
lanefe, e con una Lettera Apologetica indiritta al-
lo fteflb Muratori , e pubblicata in Milano nell'
anno medellmo , 11 ftudiò di difendere F opinione
del celebre Cavaliere Antonio Vallisnicri , cioè che
la Pefle fia cagionata da un'incredibile moltitu-
dine di Vermicelli , che paflando da luogo a luo-
go , fi comunicano per via di contaft© . Lafciò
correre il Muratori fenza rifpofta veruna la fud-
detta Lettera , ficcome quegli ch'era nemico d*
impegnarfi in fimili brighe . Ma non mancò chi
prefe a difendere la fua opinione contro del Cor-
te , e quedi fu il Sig. Carlo Richa , ProfcfTore in"
figne di Medicina in Torino, nel fine della Par-
te n. della {v\a Stona Morborurrt vulgarium , data
alk ftampe nell'Anno 1722.
Al
Antonio Muratori. 125
Al comparir pofcia che fece ir» pubblico nell
Anno 1742. il Trattato de i Difetti della Giuris-
prudenza dei Muratori , un gran fìimore fecero
que' Giurilconfulti , che mirano iolam^tite la par-
te diritta e viftofa della Facoltà Civile , ienza mai
volere fiffar V occhio nel fuo rovefcio . Però ^dal-
le ftampe di Venezia ufcì nell' Anno 174^.' un'
Operetta con quello titolo : La Giurisprudenza
jenza difetti^ comporta dall'Avvocato G io: Anto-
nio Querini , il quale fi credette con pochi fogli
di fottrarre alla cenfura la Moderna Giurifpruden-
2a ( che di quella tratta il Muratori ) fervendoli
delle lodi generali , che competono a quella nobil
Profeffione , ma fenza difcendere a giulìificare i
fuoi privati difetti . Dello fìcffo fare è una Let-
tera pubblicata nelT Anno fuffeguente in Napoli
dal Sig. D. Francefco Amorca de Latamo , e in-
dirizzata al noftro Propofto . Ufcì eziandio nel
1745. ^'^ foglio intitolato: Rifpofta ad una Con-
clusone delle cento propojìc dal Sig. Muratori nel
fuo Libro &c. La Conclufione è la XV. e della
Rilpofta ne fu autore il Sig. Agofìino Matteucci
Giurisconfulto di Fano . Ci faceva quelli fperar
le Rifpofte air altre Conclulìoni , ma non so fé
fieno peranche venute alla luce . Pofllb nondimeno
afficurar francamente quello Avvocato , che non
men l'accennata Conclufione , che la maggior
parte dell'altre furono fuggerite al Muratori da
alcuni de' primi noflriGiurisconfulti , i quali , co-
me informati de' nollri Tribunali, credettero aver
efle bifogno , almen fra noi , di pubblico prov-
vedimento . Però fé quello non è neceflario , fe-
condo il Sig. Matteucci^ ne' Tribunali dello Sta-
to Ecdefiallico , ciò non impedifce , che non fi
pof-
li6 Vita di Lodovico
pofTli defiderare , che ad altri Tribunali ancora fi
eftenda .
Fu pure cenfurata T Opera fuddetta del Mura-
tori da due infigni pubblici Profeirori di Leggi
neir Univerfità di Napoli, cioè dal S\g.D. Fran-
cefco Rapolla , e dal Sig. D. Pafquale Cirillo . Non
ho veduto r Opera del primo , tua vengo afTicu-
ratOj ch'egli abbia fcritto con molta civiltà e (li-
ma del noltro Piopoflo, come ha pure fatto l'al-
tro nel (uo Opufcolo intitolato : Offervazionl &C4
ftampato in Napoli nell'Anno 1743. fi'^o acon-
feflare fui nne , th' egli crede il Trattato fuddct-
to de^nffl'mo .^ che f abbian tra mani i Reggitori
delle Repubbliche , e poter fene molte e grandi uti-
lità derivare . Aveva il Sig. Domenico Bnchiert
Colombi^ noto nella Repubblica delle Lettere pei*
varj parti del fuo felice ingegno , prefo ad illu-
flrare, ed a difendere dalle Cenfure fuddette il Li-
bro del Muratori (opra i Difetti della Giurispru->
denza ; ma avendo egli pofcia mutato Cie o , ed
cflendo paffato da Vienna in Firenze con un im-
piego , cht troppo lo dilìrae da i geniali fuoi ftu-
dj 1 non ha finora potuto porre l' ultima mano
all'Opera; m^ s'egli arriverà a compierla , larà
quella pubblicata in occafion d'altra riftampa di
quella del noftro Propofto.
§. IV.
Anto Nio M UR ATORi. 127
§. IV.
Velie Critiche in materia d' Erud'zione , di Sto-
ria , e di Lapidaria , fatte ali" Opere del Mu-
ratori .
A Vendo il Muratori foftenuto nel Cap. IV.
deir j^ppendice , (lampara in fondo al To-
mo I. de' fuoi Anecdoti Latini , de antiquo jure
Metropolita Mediolanenfis in Ep/fcopum Ticinen-
fem ; che la Cronica manofcritta di Dazio , ci-
tata da varj Autori , altra non era che quella di
Landolfo Storico Milanefe : ufcì torto in campo
a contradirgli il P. Euftachio da S, Ubaldo Ago-
fìiniano Scalzo , e con una lunga Pref37.ione pre-
melfa al Tuo Trattato de Metrrpoli Mediolancnft ^
pubblicato in Milano nclT Anno i6g(). e indiriz»^
zata allo ftelTo Muratori, s'ingegnò d'impugnar
una tal opinione. Non fi prefe per allora il no-
ftro Propofto verun penfiero dì ribattere le ragio-
ni di quel Religiofo , perchè intento a ftudj piti
fodi , e folamente fi contentò di notare di mano
in mano nel margine d' e(fa Prefazione tutto ciò
che di favorevole al fuo fentimento , e di con-
trario a quello dell' Avverfario , gli riufciva di an-
dare trovando , con animo di farne poi ufo un
qualche giorno . In fatti efiendoglifi preftntata 1*
occafione di (lampare nel Tomo W. Rerum ha-
licarum la Cronica medefima ^\ Landolfo ^ rifpofe
allora ne' Prolegomeni , che le premife « alle ob-
biezioni del P. fuddetto .
Un' altra Critica fu fatta dipoi al Tomo I. de
gli Anecdoti Muratoriani ; avendo varj Letterati
pretefo, che l'ultimo de i quattro Poemi , ivi da
lui
128 ViT A DI Lodo V I co
Ini pubblicati , non fìa lavoro di S. Paolino Ve"
fcovo di Nola , ma sì bene d' altro Poeta per no"
me Antonio , dal leggerfi quefto nome nel primo
Verfo d' elfo Poema :
Difcujfi , fatcor , J'etlas ANTO NI US omnes .
Il primo a portar quefta opinione fu il V. Gio-
vanni Liron , Monaco Benedettino della Congre-
gazione di S. Mauro , nella Tua Opera flampata
in Parigi nell'Anno 17 17. con quefto titolo :
Lcs Amenitez de la Critique , ou Di (ferrai ions^ ,
O* Remarques muveUcs fur divcrs points de /'
Antiquité ccclefiafiique & profane . Del medefimo
fentimento fu il Sig. Giovanni Alberto Fabrizio
in occafion di riftampare eflb Poema colla Prefa-
zione e Note del noltro Propofto nel Tuo Libro
intitolato : DcleHus Argumentorum , dato alla lu-
ce in Amburgo nell'Anno 1725. ficcome nel To-
mo II. della {\i^ Biblioteca Latina ftampata dipoi.
Anzi quefto Scrittore pretende , ma fenza recar-
ne prova veruna , che quell' Antonio fi denomi-
naflTe Fuffalenfis . Per la medefima ragione di tro-
varfì quel Nome nel primo Verfo di elfo Poe-
ma , i Compilatori del la Storia Letteraria di Fran-
eia, ufcita dalle ikmpe di Parigi nell'Anno 17^5.
hanno attribuito quel Componimento Poetico ad
un Antonio ( pag. 195. del Tomo II.) con ag-
giugnere : Et cet Antoine avoit e'té Paien y ce qui
ne convieni pas à S. Paulin de Noie . Intanto poi
fi fono indotti a così giudicare quei dottifiìmi Let-
terati , perchè quel Poeta , dopo di avere parlato
delle fuperfiizioni de gli Etnici, così fegueadire
al num. cu.
Hicc ego cunBaprius , clarum cum lumen adeptus ,
Mequc diu inccrtum , & tot tempc/ìatièus aSum
San^a falutari fufcepit Ecclcfia portu ,
Po-
Antonio Muratori. 12.9
Pojìque vagos fluSlus tranquilla fede locava .
E più fotto al num. CLXI. queftì altri Verfi
fi leggono :
Ut modo qui nobis errorem mentis ademìt ,
Hic meliore via Paradifi limina pandat .
Quantunque foflero fatte pubbliche la maggior
parte delle fuddette Cenfure , allorché il Muratori
prefe a riveder le fue Note a quel Poema per la
riiiampa , che ne dovea feguir in Verona con gli
altri tre , da effo per la prima volta pubblicati ,
neir Edizione , che ivi fi preparava di tutte 1' O-
pere del Santo Vefcovo di Nola : pure non Tep-
pe indurfi a cangiar opinione intorno al nome ed
air Autore di quel Poema , e lo diede chiaramen-
te a conofcere colla Nota feguente , eh' egli ag-
giunfe a quella Edizione , cioè : „ Antonius "• .
Quem Paultnus hxc adloquatur , quis me doccat ?
Nominativum prò Vocativo adhibitum ab antiquis
ojìendit Voffìus Lib. IV. Cap. V. de jirte Gram-
mat. E certamente è affai più vcrifimile e natu-
rale , che il Poeta in quel primo Verfo abbia ri-
volto il difcorfo ad altra perlona per nome Anto-
nio-^ di quel che fia il dire, ch'egli abbia voluto
indicare il proprio nome . Né i Verfi di fopra
riferiti , con buona pace di quei valentuomini ,
fignificano folamente uno , che dal Gentilefimo
fia palfato alla Religione di Crifto ; ma poffono
egualmente applicarfi ad un Catecumeno, che tar-
di , e dopo di avere menata una vita non lode-
vole, fi fia convertito a Dio , ed abbia ricevuto
il fanto Battefimo . Tale fu per 1' appunto S. Pao-
lino , perchè, febben nato da Genitori Crilliani ,
afpettò di elfere ammogliato a convertirfi e farfi
battezzare. Leggafi ciò ch'egli fcrive nell' Epift.
IV. nura. 2. dell' Edizion di Verona, nella XX.
I al
I5<ì> Vita Dt Lodovico
al num. 6. e nel Poema X. dal verfo 151. al
144. parti indubitati del Santo Vefcovo di No-
la ; e fi vedrà , come parli di fé (ìeffo prima del-
la fua conVerfionei e s'incontreranno le medefi-
me efpìetTioni e fentimenti , che fi ofìfervano ne'
verfi di fopra oppofìi per provare, che il quarto
Poema , pubblicato dal Muratori , non gli fi po-
teva attribuire : laonde , quando altre ragioni non
fi producano , remeranno nel lor vigore le addot-
te dal noftro Propolìo nella fua Prefazione a quel
Poema .
Qualche cofa di più de i Critici fuddetti ha fat-
to il Sig. Cornelio Valer/o Fonck j perciocché, oltre
airefiere concorfo nel lor (enti mento intorno ali*
Autor d' elfo Poema , ha tentato eziandio di emen-
darlo in diverfi luoghi nelle Offervazioni mifcel-
lar.ee da lui pubblicate entro il {no Specimen Cri'
ticum in varios AuBores , ftampato in Utrecht
nell'Anno 1744. ma varie delle fue conghietture
non hanno incontrata l' approvazione de i dotti
Autori de gli Atti di Lipfia fotto 1' Anno 1746.
Per attcftato poi dell' Autore della Storia Let-
teraria d^ Italia alla pag. 550. del Tomo II. an-
che gli Anecdoti Greci del Muratori fono ftati in
qualche parte cenfurati dal Sig. Giovanni Crijìo-
foro IVolfio neir Opera intitolata .• Gelehrtn Bu"
cher faal p. 13. 27. 39. ma di quefta cri-
tica non poffo darne altro conto .
Con occhio d' indifferenza lafciò correre il Mu-
ratori tutte le fuddette Critiche de' fuoi Anccdo-
ti , e lo ftcflb praticò con altra cenfura fatta dal
Dottor Giovanni Bianchi Medico Primario di Ri-
mino , e Letterato affai celebre , alla fua Vita £
Ak^anàro Taffoni , premefifa alla nobil edizione
della Secchia rapita, feguita in Modena nel 1744.
Ave-
Antonio MuR ATORt. 131
Aveva egli ivi afferito, che quefto valente Lette-*
rato e Poeta Modenefe era fìato Accademico i/«~
ceo^ fidandofi di uà Catalogo venuto di Roma ^
e a lui comunicato dall' Ab. Domenico Vandclli
Profeffor di Matematica nell' Univcrfità di Mo-
dena, che la morte rapì nel dì 21. Luglio dell'
Anno 1754. Fu contrallata dal i?/i««r/;/ quella pre-
rogativa aìTalJom nèh Notizia dei Lincei, da ef-
fo fatta precedere al Fitobafano di Fabio Colonna y
e perchè il nollro Propofto non fé ne volle pren-
dere alcuna pena , ufcì per lui in campo l' Ab; Van-
dclli con alcune Conjìderazioni fatte fopra la Noti-
zia (uòdctta . Gli rifpofe il Bianchi con varie Zef-
tere , inferite nelle Novelle Letterarie di Firenze
dell'Anno 1746. fotto il fìnto nome di Simone
Cosmopelita ; ed il Fandclli con ahve Lettere , ftam-
pjite in Modena , fotto il nome pure fìnto di Ci-
riaco Sincero Modenefe andò replicando al fuo an-
tagonifta . Lafcerò giudicare a gli Eruditi , chi di
loro abbia dal fuo canto la ragione j e fé in quefta
difputa fia (lata da elTi adoperata qucl/a modera-
zione , the per tutti i capi praticar fi dovrebbe da
ogni onefto Scrittore nelle Controverfìe Lette-
rarie i
Quantunque l' infìgne raccolta de gli Scrittori
Rerum Italicarum , fatta dal Propioflo Muratori ^
abbia incontrata 1' Uni ver fai approvazione tanto den-
tro che fuori d' Italia: pure non fono mancati al-
cuni Critici , che hanno pretefo di trovare in ef-
fa qualche cofa da ridire. Nell'Anno 17^0. lifcì
dalle ftampe di Firenze una Lettera di *** ddun^
Amico 8lq. in cui fi cercava di (cteditar 1' Edizion
delle Croniche de i tre Villani, fatta nel Tomo
XI IL e XIV. di quella Raccolta fecondo la Je-
lione di im Codice antico ben raro , preftatogli
I 2 dall'
132 Vita di Lodovico
dall' Abate Giam-Baùjìa Recnnati Nobile Veneto
molto erudito e amante delle Lettere ; con pro-
metterne una migliore da farfi in quella Città per
mezzo delle (lampe de i Tartini e Franchi . Sì
fatta cenfura mode 1' indigna7.ione a gli ftefìTi Let-
terati Fiorentini, ben confapevoli , quanto fonerò
fìati migliorati quegli Storici per mezzo del Co-
dice accennato, e fé ne proteltarono per lettere col
Muratori . Avrebbero defiderato i Socj Palatini ,
ch'egli faceffe rifpolla a quella diceria ; ma egli
non fi fentì voglia di perdere il tempo in confu-
tarla , efolaraente nello fcrivere all'Argelisiti , che
aveva la fopraintendenza alla fìampa della grande
Opera fuddetta , gli fomminiflrò buona parte del
materiale per la Rifpo;la, la quale fu poi pubbli-
cata in Milano nell'Anno medefimo con qnefìo
titolo: Rifpojìa dell' Amico alla Lettera di *** e
fece paflTar la voglia a quegli Stampatori fd' intra-
prendere la premeditata rillampa .
Nel dar conto d' efìfa grande Raccolta de gli Scrit-
tori d'Italia nell'Articolo IlL del Tomo L delle
fue Ofjh'vazioni Letterarie , ftampato in Verona
nell'Anno 1737. fu dal celebratifTimo e non men
dotto Marchefe Scipione Mafììi fuggerito al Mu-
ratori di prendere da alcuni Storici antichi, come
Filojìorgio , Zofimo , Orofio , ed altri , t^itto ciò
che fcriffero delle cofe d'Italia, cominciando dall'
Anno 400. fino al 500. dell' Era Volgare , e for-
mare con que' ritagli di Storie e Croniche un al-
tra Parte dil Tomo I. per rendere così pii!i com-
piuta quella infìgne Opera . Ma il noflro Propoflo
non feppe indurfi a dar efecuzione a sì fatto pro-
getto , per efferfi egli in primo luogo erprefib fin
dal principio, e in tutto il decorfo dell'Edizione,
di voler dar folamente gli Scrittori , che trattava'^
no
Antonio Muratori. 155
ilo della Storia d' Italia dall' Anno 500. fino all^
Anno 1500. ficcome perchè riQucco d'una sì lunga
fatica non vedeva 1' ora , che ne fode terminata la
{lampa colla pubblicazione del Tomo XXIV. che
allora era futto il torchio j e in terzo luogo per non
accrefcere la fpefa di un nuovo Tomo a chi d' ef-
fa Collezione erafi provveduto . Il fuggerimento
fuddetto del Marchete MafFei fervi poi di motivo
all'Autore delia Storia Letteraria cT Italia per ifcri-
vcre in una fua Lettera [opra sii Studj j che fi
legge llampata alla p^ 71. del Tomo XLl. de gU
Opufcoli pubblicati dal P. D. Angelo Caìogerà
dotto Monaco Cam-aldolefe , della maniera feguen-
e : " La fteffa Raccolta Rerum Italicarum con
, tutta la diligenza di quel grand' Uomo , che la
, compilò , no7i puh dirfi perfetta. Giudicatene
, dalle Ofjervazioni letterarie del Sig. March. Maf-
j fei (Tomo I. artic. III.) Porle ancora pcte-
, vanfi alcuni de' libri ivi pubblicati lafciarfi nel-
, la polve degli archivi, fenza che alla Storia d'
, Italia ne venilfe alcun danno, ed altri in lor
, vece farebbonfi potuti dar fuori più utili . Ma
, certo fi potea di migliori Codici ricerca fare
, al rifcontro de' t.^fti , e maggiore ufar diligenza
, neir illuitrare alcuni di quegli Storici con più
, acconce , e più profittevoli note.
Rifpondere fi può in primo luogo a queflo Cri-
tico, che il Muratori non ha mai pretefo di pre-
fentare al Pubblico nel Corpo de gli Scrittori d'
Italia una cola perfetta; fapendo egli beniflìmo»
che non era polllbile a lui, né' ad alcun altrodi
confeguir quelfo intento, attefe le grandi difficul-
tà, chelormontar conveniva, e fpezialmente quel-
la d' aver trovate chiufe per lui certe Bibliote-
che, nelle quali fapeva confervarfi Manofcritti de-*
I 5 gni
3(54 VlT A DI L0D0VÌ€0
gnl di veder la luce . Non è (lata picciola cofa ,
(h' egli ne abbia confeguito dalla Biblioteca dell'
l'mperador Carlo VI, da quelle del ReCriftianif-
fimo , e del Re di Sardegna : il che non farebbe
forfè riufcito ad alcun altro , il cui nome forte
flato men celebre per tutta 1' Europa ; e che non
avefle avuto , com' egli , in tutte le parti di efla
tanti Amici e Padroni . Per conto poi dell' altre
eccezioni date dallo Storico Letterario a quella
grand' Opera ; non avrà egli mai lette le Prefazio-
ni , premeffe a ciafcuna Storia o Cronica pubbli-
cata dal noltro Propofto in quei grofli Volumi ;
altrimenti non avrebbe parlato così , perchè fi fa-
rebbe aflicurato , non elTerfi da lui mancato a di-
ligenza per illuftrarle, ne perdonato afaticaefpe-
fa per confrontarle o farle confrontare co'raiglio-
yi Manofcritti . Aviebbe in oltre veduto, che egli
talvolta fi lagna di non aver potuto ottenere Sto-
rie migliori da inferir nella fua Raccolta, ed ef-
fere ftato perciò cofiretto di dare fuo malgrado
quelle , che non erano di tutto fuo genio , per
non lafciar d' illuflrare , per quanto era in fua
mano , ogni angolo dell' Italia . xAltro non fog-
giungo , perchè non occorre j effendo perfuafo il
Mondo Letterato , che il Muratori ha fatto, quan-
to ha potuto per render utile, e ridurre alia mag"
gior perfezione , che gli è fiata poflìbile , quella
•fua infìgne fatica ; e certamente con effa ha pre^
flato un grande fervigio alle Lettere ed all' Ita^
lia. In pruova di ciò potrei qui regiflrare gli en-
comi ) che ne hanno fatto ne' Libri loro , o net'
le lettere fcritte al noftro Propofio , i primi Let-
Krati del nofiro Secolo ; ma per non efifere trop-
po proliflb rapporterò folamente il giudizio, che
4"^ ha. 4^to con (uc lettera m Letterato Franzo-
k
Antonio Muratori. 135
fé dotti (Timo , cioè il P. D. Bernardo de Mont'
jaufon della Congregazion di S. Mauro : giudizio
ben più da (limare di quello dello Storico Lette-
rario, e che contien , fi può quafi dire , quello
di tutta la Nazion Franzefe . Scriveva egli per-
tanto al Muratori fotto il dì 29. d' Agofto dell'
Anno 1729. in quefta guifa: " le grand Ouvra-
„ gè ( Rerum Italicarum ) que vous donnez au
3, jour, vous rend illuftre dans toute l'Europe.
„ II eft fort rccherchè à Paris , & dans toutc la
}, France , & d' une grande utili Le à tous ceux
„ qui travaillent fur l'Hiftoire. „ e in un'altra
Lettera fcrit agii nel dì 17. Dicembre del 1737.
s' efprimeva in quefti termini : '' le Recueil intitulà
„ Rerum Italicarum Scr'iptores , dont vous allez
„ publier le XXVIL & dernier Tome, aeu un
„ approbation generale , & rendra votre nom
„ celebre dans les Siecles fuivans .
Nell'Anno 1739. fi querelò gravemente coi no-
flro Propolto il P. Gabriele RoJJi Defìnitore i^ilo-
ra de i PP. Carmelitani del Piemonte , perchè
aveva riferito nella Prefazione alla Storia Fioren-
tina di Rkordano Mala-, pina , riftampata nel To-
mo Vin. Rerum Italicarum , le feguenti parole
di quello Storico , ommclle in altre edizioni, cioè
che S. Tommafo d^ Aquino morì nel Montjìero di
Fojfanuùva ^ mentre fi portava al Concilio di Lio-
ne per far disfare i Frati del Carmine ; e mol-
to più per aver loro foggiunto ; fortaffe viro pru-
deniijjìmo & fantìijfimo (cioè ad elfo S. Tom-
mafo ) Carmclitica Fnmilia oneri potius , quam
ut ditati Chrijìianorum Reipuùlica futura videba-
tur . E con una lunghifTima Lettera , fcritt^ fotto
il dì 14. d'Aprile del fuddetto Anno , fi fiudiò
•iuel Padre di perfuadere al Muratori, che l'Or-
I 4 dine
1^6 Vita di Lodovico
dine Tuo era flato approvato dalla Santa Sede tan-
to tempo prima di effo Concilio , e d' indurlo
eziandio a ritrattar quella fua rifleffìone . Ma le
ragioni da lui addotte non fecero punto breccia
neli' animo del noflro Propoflo , come fi raccoglie
dalla Rifpofla che gli fece nel dì 28. dello fìeffo
Mefe. (Append. num. XI.)
Non fi quetò alla rifpofta del Muratori il P.
Definitore, e con un'altra lunga Lettera tornò ad
importunarlo ; ma egli flette faldo nel fuo propo-
fito, né fi curò di replicar più alcuna cofa a quel
Religiofo , e folamente nel Tomo VII. de' Tuoi
Annali d'Italia all'Anno I28(5. così fcrifle : Per
atte/iato di Tolomeo da Lucca , di Giovanni Vil-
lani , e di Santo intonino , 7n quejì' anno Papa
Onorio IV. affodo r Ordine de i Carmelitani , qui
prius in Concilio Lugdunenfi remanferat in fu-
fpenfo . Di pili ordinò , che quei Frati andaffero
'vejìiti folamente di bianco , perchè portavano pri'
ma le lor cappe fatte a li/le larghe , U doghe d: due
colori , bianco e bipio : il guai abito parava ridico-
lo & indecente . Dicevano ben effi , che quello era
r abito d Elia Profeta , ma Santo Antonino rispon-
de , che di ciò non fi truova vefiigio nella facra
Scrittura , ne in ifcrittura alcuna autentica j e che
ejfi Religiofi ebbero il lor principio in Sorta , dap-
poi e he i Franchi racquifiarono Gerufahmme , e che
i Saraceni li fcacciarono dipoi dal N- onte Carmelo ^
dal quale CarmeVìtx dicuntur, non quod abHelia
habuerint initium : il che è confermato da Scrittori
più antichi .
Per avere il noflro Propoflo nella Prefazione al
Poema di Maejho Mosè Bergamafco de Laud/bus
Bn'gomi^ òa efib riflampato nd T omo V. Rerum
ItaUcarnm dijnolTrata infuITiftente l'opinione, che
que-
AnT ONTO MUR ATO R T . I57
qucfto Scrittore viveflè a i tempi di Giuftiniano II.
Imperadore , un Gentiluomo di Bergamo , d' in-
gegno affai bizzarro , pubblicò in quella Città neir
Anno 1748. una fua Critica di tffa Prefazione
con quello titolo : Rifpojìa al Sig. Lodovico Mu-
ratori [opra il Perpameno , con qualche altra memo-
ria di Bergamo , di Ferdinando Caccia y e con un'
Ortografìa Tua particolare , non ufando né punti ,
né virgole , né accenti , né apofirofi , né maju-
fcole , né altro rifchiaramento di fcrittura , e fo-
lamente ogni periodo fi comincia da capo . Chi
non avefìfe veduto quefto Opufcolo , e folTe curio-
fo di efferne di vantaggio informato , ricorra al-
le Novelle Letterarie di Firenze dell'Anno 1749.
'jalla col. 342. dove fé ne parla a lung'' , e fi di-
fende vigorofaraentc il fentimento del Muratori ,
il quale nonfioffefe punto di quella Critica , anzi
pregò con fua Lettera il Conte Francefco Brem-
bato, dotto Cavaliere Bergamafco , di ringraziare
quel Gentiluomo , che per fup mezzo glieneavea
fatta tenere una Copia .
E quelfa è (lata finora , per quanto è a mia
notizia , la guerra Letteraria fatta al Muratori per
la fua grande Opera de gli Scrittori d' Italia . Ma
in diverfa guifa gliene fu intimata un'altra nel
1741. da efeguirfi non già colla penna, ma coir
armi vere . Avea egli fcritto nella Prefazione alla
Storia di Pietro Cirneo de Rebus Corficis , pubbli-
cata nel Tomo XXIV. di elfa Raccolta : Corfi
ferocium , atque agrejìium hominum gcnus . Dovet-
te sì fatta elprefifione muovere grandemente la bi-
le ad alcuno di quella Nazione; perchè arrivò in
queir Anno una Lettera cieca al noftro Propofto ,
in cui fi conteneva un acre rimprovero , ed in-
fieme la minaccia di farlo uccidere , fé non ri-
trae-
13^ Vita di Lodovico
trattava quelle parole . Se ne rife il Muratori , e
iènza metterfi in i.lcuna pena di si fiera intima-
zione , conlegnò tolto al fuoco quella Lettera .
Non fono mancati Contradittori eziandio agli
annali d' Italia del Muratori . Dopo di elRrne
flati con lode riferiti i primi due Tomi nelG/or-
nale di Roma dell'Anno 1745. di cui pe' foli Li-
bri di Storia n'era compilatore allora X dà). Gae-
tano Cenni Piltojtfe , Benefiziato di S. Pietro in
Vaticano : di un altro tuono prefe egli a parlar
de i fufifeguenti Tomi nell' Anno I74é. Imper-
ciocché , aguzzata la penna , altro non ha fatto
dipoi , che pungere , oltraggiare , deridere , e con
frequenti ironie mordere quell' Opera del noterò
Propofto , fino a muover la bile a quanti uomi-
ni faggi rinchiude quell' Alma Citta . Mal foffe-
rendo molti de gli Amici del Muratori sì inde-
cente maniera di criticare , fi fecero a fcongiu-
rarlo , perchè non lafciafle correre fenza qualche
rifpofta sì fatta critica ; ma non poterono mai indur-
lo a prendere la penna in mano per ribattere i colpi di
queir incivile Cenfore ; e folo rifpondeva loro ; Du-
reran più i miei annali del Giornale di Roma .
Ne punto egli s'ingannò in così credere ; perchè
a buon conto n'è ibta fatta a queft' ora , ficco-
me avvertimmo in altro luogo , la riftampa in
Roma fìefla , colle Prefazioni critiche del dotti f-
fimo P, Giufeppe Catalani della Congregazione di
S. Girolamo, Soggetto affai celebre per le molte
Opere date alla luce, dal quale potrà quel Criti-
co imparare , in qual guifa fi abbiano a cenfura-
re i Libri de gli Uomini grandi . Altre due ri-
ftampe ne fono pure feguite , cioè in Napoli ed
in Venezia : ne è ftata fatta la Traduzione in
Lin-
Antonio Muratori. 139
Lingua Tedefca , e flampata inLipGa: 11 che non
so le fia mai per fuccedere di quel Giornale . A-
vendo pofcia il noftro Propofto condotti efli jin-
ìialt fino air Anno 1749. con aggiugncre a i pri-
nii nove altri tre Tomi , fi lafciò finalmente vin^
cere, e nel fine dell'ultimo Tomo fece una bre-
ve sì, ma fugofa rifpoda a quelGiornalifta , che
con un'aria più che magiftrale avea pretefo di far-
gli cotanto da pedante . Potrei io qui , fé volef-
fì , rilevar non pochi de i granchi prefi da que-
flo Critico , e a confufione di lui riportare i giu-
dÌ2J favorevoli , che de gli ninnali fuddetti han
dato tanti e tanti Letterati di miglior nafo di
lui ; ma me ne aftengo , perchè non lo credo ne-
ceffario ; effendo perfuafo chiunque giudica de i
Libri fenza pafTione , che quell' Opera fia eccel-
lente nel fuo genere , ( fé fi eccettuano alcuni nei y
da i quali niun Libro va efente , e che fi pofib-
no attribuire al breve tempo , in cui fu compo-
rta, ed alla fretta dello Stampatore di levarla dal"
le mani dell' Autore per pubblicarla ) , e che niun
altro fuori del Muratori farebbe flato capace di riu-
fcir sì felicemente nel compilare e refi ri ngere in sì
picciol numero di Volumi in quarto la Stona Civi-
le d' Italia , e i fatti occorfì in efia , e in tante
altre parti del Mondo , nel decorfo oli milleefet-
tecento quarantanove anni .
Comparve pure alla luce nell'Anno 174^. col-
le ftampe di Napoli un Libro in 4.° con queflo
titolo : R/fleJfwni su le nuove /coverte dì Lodovico
Antonio Muratori per gli Annali d Italia , compo-
Jìe dal Sig. Pier Antonio Vitale . Dieci fon que-
fteRiflelTioni , e con elle l'Autore per far pom-
pa della fua erudizione ha prefo a fchernire il no-
ika Propofto fopra certi punti , che preffo gli
140 Vita di Lodovico
Eruditi non meritano di efTere cenfurati . Nulla
curò il Muratori quefta Critica , anzi fé ne rife,
maffimamente nel veder , che fopra tutto fi cercava
di farlo comparire per un mi lantatore : taccia, che
per niun conto gli conveniva . Sono eziandio Ilari,
cenfurati in qualche luogo , ma con poco buon
garbo e meno di ragione, gli Annali del nortro
Propofto dal P. Bartolomeo Carrara Cherico Re-
golare Teatino da Bergamo , Penitenziere nella
Metropolitana di Ravenna , nelle Note al fecon-
do Tomo della t^ita di Paolo IV. fomm.o Ponte-
fice, da lui flampato nel 175^. in qutft' ultima
Città , fotte il finto nome di Carlo Bromato da
'Erano . Da altri ancora è flato criticato qualche
paflb di effi Annali; ma fìccome fi tratta di pic-
ciole cofe , e a me poi anche mancano i Libri
loro , tralafcio di farne menzione .
Avendo poi il rv:uratori in una fua DifTerta-
zione fopra T A/eia Sepolcrale , e la formola fnl>
Afcia dedic. che s'incontrano in alcune Ifcrizio-
ni antiche, compofla nell'Anno 17^0. e che vi-
de poi la luce nel Tomo IL de i Saggi di Dif-
jenazioni dcW Accademia Etrufca di Cortona , Cam-
pato in Roma nell'Anno 1738. avendo , dico ,
il nofìro Propofto impugnata V opinione del Mar-
chefe Majfei fopra tale argomento , da quefti e-
fpofra nella Lettera X. del fuo Libro' pubblicato
in Parigi nell'Anno i733' col titolo à\ Antitjui-
tates Gallia , indirizzata allo fkffo Muratori : fé
ne disguflò fortemente quel dottifTimo Cavaliere ,
e con ilHle un po' troppo acre gli rjfpofe nel To-
mo IV. delle fue Ofjervazioni Leti erario alla p^g.
223. e feg. Effendo poi fiata trr^drtta dal Mura-
tori in Latino la fuddetta fua Dilfertazione per
inferirla nel TomoL del ino Te/oro d' IJcrizioni,
che
Antonio Muratort. 141
che ufcì dalle flampe di Milano nell'i\nno 1739*
fece rilpcrta in tal occafione alle obbiezioni del
Ivlaffeì , e in quefii termini concbiufe il Tuo di-
fcorlo : yltque h(cc pauca dìDeruijfe licuerit , tjb-
jhufie ae tcnebricofx admodum quajìion't aliquid
fortaffe lucis allatura . Ro^andm; ejì docHIJìmus
Marchio , ut & ipfe pacar/ore animo ijìa exci-
piai j ncque putet , quod [ibi intcrdum contradica-
tur , qunlquam detrahi ampli ffimis luis in re Li-
teraria mentis . E/juidcm ab iis agnofcendis ac
àcprxdicanàis quantum poterò jaciam , ut me nul-
lus ajjc'cÌHS ne in pojterum quidem avertat .
Nello iteflb Anno 17 •J9. da due altri Lettera-^
ti fu cenfurata la Differtazion del Muratori fo-
pra r ^/cia , cioè dal P. D. Jacopo Martin Mo-
naco Benedettino delia Congregazione di San Ma-
uro neir Optra intitolata : Explication de divers
Monumcns ftnpuhcrs ^ da lui fatta imprimere in
Parigi nel fuddetto Anno; e dal Canonico^/^/-
fio Simmaco Mazzocchi , celebre Letterato Napo-
litano , nella fua Diflcrtazione deyì'cia, Campa-
ta m Napoli nello ftcffo Anno ; ma non fu fat-
ta loro dal n^rtro Propofto rifpoda veruna , anzi
fu da lui Icritta Lettera di ringraziamento all'ul--
timo per la civile maniera da lui ufata in criti-
car la lua opinione , che ho creduto dover ripor-
tare ( Append. Num.XIL ) perchè contenente un
beir arg( mento della moderazion grande del nollro
Propello . Qual f jHe la meraviglia , per non dir
la confufione del Canonico Mazzocchi , com'egli
fi protefta , nel vederfi ringraziare dal nolìro Pro-
pofto, dopo di averlo criticato, apparifce dalla ri-
Ipoila , che gli fece fotto il dì 26. di Luglio del
1740. ( Append. N. XIIL)
Riproduife poi il Marchefe MafFei la fui opi-
nione
142 VlTADlLODOVtCÓ
tìione intorno all' Afcia fepolcrale nel Tuo Mufei
Veronefe , con lafciar nondimeno inratte le nuove
ragioni addotte dal Muratori nel Tomo I. del fuo
Teforo d Ifcrizioni . Alcune altre difpute paflaro-
no fra il noftro Propolto e quel Cavaliere fopra
altri argomenti , come fi raccoglie fpezialmente
dalla DifTert. XXXIV. e XL. fopra le Antichi-
tà Italiane j' ma quelle non alterarono più la loro
amicizia .
Ma un maggior numero di contradittori ha
avuto il Te/oro d Ifcrizioni del Muratori , a i
quali però non fi è prefo verun penfiero di ri-
Ipondere per la maifima , eh' egli erafi prefifla di
non voler perdere il tempo in quelle brighe . Era
perfuafo , fin quando lo flava compilando , che
non farebbe (tato a lui polTibilc- di darlo fuori
fenza errori , per dover fìare alla fede altrui , e
non poter rifcontrare co' Marmi ikin le Ifcrizio-
ni , che da Libri llampati e Manofcritti ricava^
va 1 o da gli Amici venivangli comunicate ; ed
anche per doverla fiampare lungi da gli occhi
fuoi . Non pochi sbagli aveva oficrvato nel for-
mare la (uà R accolta > in qutlle del Crutero ^ del
Reinefio , e d' altri ; né perciò erano appo' lui ca-
late di pregio , anzi le credeva fommamentc uti-
li . Lufingavafi pertanto ^ che gli errori almeno ^
da' quali non poteva render immune eflfo fuo Te-
foro nel riferir le Ifcrizioni ^ non aveffero ài ef-
fere a lui attribuiti , ma sì bene a i Libri , dai
quali le aveva eli ratte , oda chi glie le avea tra-
sraefTe , ed anche alia llampa 5 e che per le ra-
gioni accennate dovefìTero almen meritare preflb
gli Eruditi fcufa e compatimento Ma né put
quello ha potuto otienere da certi ind'fcreti Ctnfori .
Xa prima Critica , che fu fatta alla grande Rac-
Antonio Muratori. 14^
tolta d'Iicrizioni del Murntori, ufcì dalla penna
del Sig. Giovanni Enrico Leichio di Lipfia , e fu
flampata nel Tomo I. Mijcdlaneemm LrpftcnfiHm
novenim l'Anno 1742. con quefto titolo: Speci-
men notarum & emendationum ad Gracas Inferi-'
ptiones a celebsf* Muratorio editas . A quefta Cen-
fura altra ne fuccedè del Sig. En-ico Cannegetier in
una Lettera da lui indiritta al Sig. JacopoFilippo Dar'
vilio y e pubblicata nel Tomo W. MifirelLOùfer-
'vat, Critic. Nov. Il terio a criticare T Opera fud-
detta dei noltro Propolìo fu il Sig. G/ovanni Ga-
fpero HaQ^cmbuchio con una Diatriba ftampata iti
Zurigo nell'Anno I74v ^^ GriccisThejauri novi
Maratoriani Marmonbus quibusdam metrici s . Con-
tiene quello Opufcolo la più incivile critica , che
fi polla dare ; come lo ha dimoiirato il dottiffi-
mo Anonimo , che nelle Novelle Letterar'te di
Firenze dell'Anno 1748. alla col. io. e fegg. ha
prefa la difefa del Muratori . Dà fallidio fra l'al-
tre cofe al Critico di Zurigo , ehe il Muratori
abbia ripetute diverfe Ifcrizioni , e che altre ne
abbia riportate, che fi leggono nelle Raccolte del
Crutero , Spon , Fabretti , e Gudio . Ma s' egli
aveffe capito , che enorme fatica fia (tata quella
del noftro Propofto nei raccogliere e rifcontrare
tante migliaia d' Ifcrizioni con quelle de gli Au-
tori fuddetti , non avrebbe certamente molla que-
lla querela . V averne replicate alcune può effere
fiata inavvertenza ; ma può effer anche provenu-
to ddl non enferfì potuto accertare il Muratori fo-
pra il fuo Manofcritto , kit ave(Te già regiftrate,
per averlo fpedito a Milano due anni prima che
ne feguiffe l' imprtflione : nel qual tempo elfendo-
gli capitate di tanto in tanto altre Ifcrizioni , al-
tro non faceva che aflicurarfi , che non foffero
(late
144 Vita ri Lodovico
flate pubblicate da quei Collettori , e poi le in-
viava cola da mettere a fuo luogo : né fenza una
grandifTima difficultà avrebbe potuto accertarfi , fé
le aveffe notate altra volta nel fuo Originale,
fìccome comporto di tanti pezzi di carta , quante
erano le Ifcrizioni da lui raccolte, ed anche con-
fufi , ed in gran parte difperfi , dopo d' averne
fatta trarre la copia . Per conto poi delle Ifcri-
zioni , che fi leggono anche nelle Raccolte de i
fuddetti Autori , poche fon le rapportate dal Gru-
tero , e Spon ; poche le altre del Fabretti ; il qua-
le perchè non ha Indici , rende difficile ad ognu-
no r aliicurarfi , fé quefto o quel Marmo fia o non
fia da lui pubblicato. Riducefi dunque il maggior
numero delle Ifcrizioni replicate a quelle del Gu-
dio . Ma il Muratori ave^a pure prctefiato nella
fua Prefazione di non volere por mente alla Rac-
colta d'elToGudio per le ragioni ivi addotte . Però
s'egli ha prefo da alcrio Manofcrittio Libri ftam-
pati varie Ifcrizioni da elio Gudio riferite , non
le dee a lui, ma bensì ad altri fonti. Quello che
più importa ; che male , o che danno viene a i
Letterati, fé trovano nel Teforo Muratoriano mol-
te Ifcrizioni , che fi leggono anche nel Gudio?
Niuno . E chi fi dorrebbe , fé uno formalTe uà
Corpo folo di tutte e Ifcrizioni finquì trovate ,
e raccolte dal Grutero , Rcinefio &c. com;; ebbe
in animo tempo fa l' infigne Letterato Marchefe
Mj-jTeiP Non lervirebbe certo il dire, che fi dà
quello , che prima fi aveva .
Ripigliò la verga cenforia contro al Teforo
J^luratoriano delle Ifcrizioni Y Ha^^embuchio nell'
Anno 1747. in due Lettere, da elfo indirizzate,
l'una al Prefidente del Senato di Digione , e P
altra al Propofto Anton-Francefco Gorì i e pofcia
nelP
Antonio Muratori. 145
nell'Anno 1749. nella fpiegazione àé Dittico Bre~
fciano. Anche il Sig. Crijioforo Saffi di Lipfia in
una fua Opera intitolata: Lapidumvctujìorum Epi-
grammata ^ e pubblicata nell'Anno 174Ó. ha cri-
ticato varie delle Ifcrizioni , date in luce dal Mu-
ratori . Lo fteflb ha fatto l'Autore della Storia
Letteraria d' Italia con tre fue Lettere, regiftrate
fra gli Cpufcoli del P. Calogerà j alle quali però
è (lata fatta qualche critica dal dottillìmo Novel-
lina Fiorentino nelle Novelle dell' Anno 1750.
alla col. 394. e feg. Prefe di nuovo lo Storico Let-
terario a cenfurare il Teforo Muratoriano d' Ifcri-
zioni in occafione di riferirlo nel Voi. IL della
fua Storia alla pag. 555. efegg. dove fui bel prin-
cipio pianta fuori quefta folenne dichiarazione :
„ Per vero dire , grandinimi errori trovanfi in
„ quefta Raccolta, e nel riferire le Ifcrizioni, e
„ nello fpiegarle " . Indi palfa a regiftrare gli Au-
tori da noi accennati, che han criticata la fatica
del noftro Propollo, e a difendere fé ftefifo dalla
cenfura del Novellifta Fiorentino , fenza dir ne pure
una parola in lode d'effa Raccolta, quafi che non
conteneffe veruna cofa da lodare: il che da lui fi
pratica verfo tutte l' altre Opere del Muratori ,
tuttoché laudabiliffime , quando non ha motivo
alcuno di cenfurarle ; riferendo di quefte folamen-
te il nudo Titolo . E pure a far bene le parti di
Storico Letterario , e come egli fi protesa di vo-
ler fare , fi richiedeva , eh' egli faceffe parola non
de i foli grandijjìmi errori , ma eziandio delle
moltifiìme belle Ifcrizioni , che vi fi contengono ,
e che tuttavia remerebbero nell' obblivionc , fé non
foffero fiate divulgate dal nofiro Propofto ; e delle
tante altre che ha migliorate; ficcome della mol-
ta erudizione , colla quale ne ha illuftrate non
K pò-
14^ Vita di Lodovico
poche . Non è colpa del Muratori l'aver date
(corrette molte Ifcrizioni , ma sì berìc di chi glie
]e ha comunicate , o de i Libri da' quali le ha
ricopiate : né egli ha mancato di darne a cono-
fcere un buon numero , che a lui non parevano
fedelmente trafcritte . Oltre di che , tanti de gli
errori , notati da i Cenfori fuddetti , poirono ef-
fere occorfi nel!' imprefiìone dell'Opera ; e bi fogna
ben eflere novizio nel meftier delle (lampe per
non fapere , che difBcil cofa (ìa lo fìampar cor-
retto un Libro, malfime fé d' Jfcrizioni , e tanto
più fé venga imprelTo lungi da gli occhi dell'ila-
tore . E per accerrarfi di quefto non ha il Cenfo-
re , che da prendere in mano alcuni Tomi della
fua Storia , a' quali ha dovuto aggiugnere de i fo-
gli interi di Correzioni . Il dare una Raccolta d'
Ifcrizioni fenza cirori è (lato riconofciuto per im-
poffibile , com.e vedrem fra poco , dal Marcliefe
JVIafFei ; e parlava per efperien/a ; effendogli acca-
duto fra le poche Ifcrizioni da lui riferite nelTo-
mo IV. delle fue Olfervazioni Letterarie d'om-
mettere in quella, che fi legge alla pag. 356. fot-
to ii numero 26. il COS. e pure egli le fece Cam-
par fotto i fuoi occhi , .e fi vantava di non pub-
blicar Ifcrizioni ', fé non le aveva prima rifcon-
trate su i Marmi . Lo (ie(fo gli accadde nel pub-
blicar r Ifcrizione del famofo Arco di Sufa . Però
fcufa , e non biafìmo dee meritar il Muratori per
gli sbagli da lui commelTi nel riferir le Ifcrizioni
mandategli da gli Amici , o ricopiate da i Libri .
IV'a egli ha errato ancora nello fpiegarne alcune .
E chi v' ha fra i Letterati , che non fia foggetto
a gli errori , e ad ingannarfi ì Quefia efcnzione
non la gode né pure lo Storico Letterario , tut-
toché fia cosi indifcreto su quefto particolare coi
Mu-
Antonio Muratort. 147
Muratori . E per acccrtarfene , non fi ha che da
leggere la Lettera del Conte Domenico di Polca-
li ro , inferita nel Tomo IV. Par. 4. delle iV'Iewo-
rk per fcrvive alla Storia Letteraria , the fi fiam-
pano in Venezia alla pag. 3. e fegg. dalla qual
Lettera potranno i Lettori informarfi del valore
di quello Cenfore nella Lapidaria . Non ha mai
pretefo il noftro Prcpoflo d'edere ne'fuoi detti e
giudizi incapace d' errare , e fé ne protefla anche
nella fua Lettera di fupra citata al Canonico Maz'
zocchl ; e chi avefìe una tal pretenficne farebbe
da chiamare uno fciccco . Conchiude poi la fua
cenfura lo Storico Letterario con rapportare uno
fquarcio della Prefazione del Maffei al ik?«/èo Fc-
rcncfe per rinfacciarlo all'Hagembuchio , che con
tanto difprezzo ha criticato il Teforo Muratoria-
no d' Ifcrizioni ; fen^a riflettere , che con effoegii
fa a fé fiefio nel mtdt^mo tempo un rimpiove-
ro . Piace pure a me di qui tralcriverlo , perchè
fi vegga in qual maniera fi parli da qutl gran
Letterato di quell'Opera e del fuo Aurore, a ccn-
fufione di chi non sa fé non rilevarne gli sbagli . '*
„ Multiplicem ejus { Muratorii) dcélrinam ( fono
„ le parole d' efiii Prefazione ) & infinita pene ,
j, ac uti.'iffima , quae fupra omnia exempla in ma-
,, nus hominum dedit , & continue dat, m.aximi
5, facio , celebro, admiicr . Quod ad eam Colle-
,j ctionem ( infcriptionum ) maximam pertinet ,
„ perpendendum clT; , aliorqm opera faspe in bis
5, uti oportere ; itemque opere in longo fas efTe
i, obrepere (omnum . In/criptiones fine erroribm
i, conglobare^ impojjibile facili efi . Addas velim ,
„ non buie precipue ftudiorum generi , quamvis
„ & in hoc pra:llet, virum dodilfimum fc dedi{^
^, fé : majoribus intentum argumeniis , atque oc*
K 2 cupa-
148 Vita di Lodovico
,, cupatiim rebus, h:sc inteidum velutaliiidagen-
j, tem traòì.iHe puto . Ut ut fit , permultas prae-
„ fìantesque ab eo vulgatas effe epigraphes, quge
,, alioquin adhuc delitefcerent , omnino conrtat ,
„ multaque etiam enarrata & tradita , quse ariti-
3, quam evuditionem non minimum illuftrant , &
„ juvant .
Afcoltiamo ancora il giudizio , che di elTa Rac-
colta d' Ifcrizioni del Muratori vien dato da un
altro illuUre Letterato, cioè dal P. Odonnìo Cor-
finì Generale delle Scuole Pie , e grande ornamen-
to di quella Religione . „ Qucmadmodum tameii
5, ( così egli ne' Prolegomeni premelfi alla fua O-
5, pera de Notis Grxcorum) ahorum omnium di-
5, ligentiam in inquirendis , colligendis , exponen-
3, disque tum Grxcis, tum Latinis Marmoribus,
,, edito paucis ab bine annis Novo Injcriptionum
„ Thefauro^ Ci. atque immortalis iW^mfor/V/i' lon-
,, gifTime fuperavit , ita quoque uberrima Nota-
,, rum feges in eximio , pra;(tantique hoc opere
„ reperitur , quarum plunmas ab ilio feliciter ,
„ ingeniofeque expofitas effe confpicimus. Atque
„ utinam quidem eruditi Viri , qui ingenti huic
„ Operi adornando fymbolam contulerunt , do-
„ fìiirimoque Viro Infcriptionum exempla , vel
,, latinas alicubi interpretationes fuppeditarunt ,
„ in Marmoribus ipfis , aut Schedis exfcribendis
„ accuratiorem operam collocafTent , ut ubiqi^
„ nempe Ci. Editor tura in exprimendig Inferi-
5, ptionum vocibus , tum in fecernendis Notis ,
„ tum in iis latine reddendis pari felicitate uti
,, potuiffet ! Sed optimo maximoque jure do6lif-
,, fimus Editor pag. 51. 66. i;^4. 160. 221. ali-
5, biquc faspius obfervavit , Marmora quardam mi-
,j nus accurate fincereque exprefla fuiffe, adecqus
,, fibi
Antonio Muratori. 149
{ibi de Infcriptionis fenfu , deNotarum valore j
quod ingenue modcfìeque Temei iterumque fate-
tur , divinandum fuiffc . Quod fi fortafle alicu-
bi in immenfo hoc Opere doéliffimo Viro gra-
viITimis aliis {ludiorum generibus occupato error
irrepiit , nihil elt certe quod immenfa ipfius in
„ rem literariam merita extenuare , aut
,, hxrentem capiti multa cum laude coronam
„ detrahere quis velit ; quum prsefertim eruditi
5, etiamViri inGra:cis, Latinisque iVIarmoribus ,
5, aut exfcribendis , aut explicandis non aberrare
„ folum , fed & inter fc quoque mirifica diffidere
„ conlpiciantur . Ita , quum unum idemque Mar-
j, mor tum a Sponio , tum a Wehelero ipfius co-
j, mite exfcriberctur , maxima fubinde in ipforum
,, apographis , longeque etiam major in interpre-
„ tatione , varietas reperitur ; ut Fleetvoodus opti-
„ me obfervavit. Exemplo quoque , vel argumen-
5, to efle poterunt celeberrimi Viri Leichius , &
„ Hagembuchius ^ quorum uterque , quura Mar--
,5 mora quaedam a Muratorio edita interpretan-
j, da furcepiflet , in varias planeque diifiden-
5, tes fententias abivit , ut opportune ad No^
5, tam A , in ipfo Operis limine obfervabi-
„ tur. Ceterum fi ex ingenti illa Muratorii Col-
„ le6lione A/^'ro^ illos (così vengono appellati da
3, i faggi e dotti Letterati i grayidiffimi errori , eh*
„ ivi fi contengono ) fublìuieris , nemo ed certe ,
„ qui vel plures in Marmoribus Notas viderit ,
„ aut qui plures erudite , ingeniofeque explieave-
„ rit -, ut ex integra Notarum mearum ferie con-
„ fiabit , inqua fsepifTime Muratorii nomen , ejus-
,, que Sigla! , & Siglarum interpretationes ingenue
„ proferentur. " Dopo un sì favorevole giudizio
inutil cofa farebbe 1' aggiup,ner altre parole in di'»
k 5 fefa
150 Vita DI Lodovico
fefa del Nuovo Teforo d' Ifcrizioni del noftro Pro-
poflo .
Ma il grande prurito di criticare i Libri altrui ,
e fpecialmente quelli del Muratori , che madre lo
Storico Letterario , gli ha fatto tirare un manro-
vefcio , qiiafi direi fpropofìtato , anche contro T
infigne Opera intitolata ^Intiquitates Italiche mcàit
avi . laiperciocchè dopo di averne dato il titolo,
che non riporta né anche fedelmente alla pag. 554.
del Tomo II. della i\x^ Storia Letteraria ^ e di aver
detto, che i belli eilratti , i quali ne fon dati nel
Giornale Fiorentino , lono del dotti (fimo Abate
Buonaccorfi ; le vibra contro quello fiero colpo :
„ Errori molti fono corfi in quell'Opera ' delle
„ Antichità Italiane) nel trafcrivere i Diplomi,
„ che ne lono il fondamento " . Si potrebbe in
primo luogo chiedere a quello Critico , di quai
Diplomi egli intenda, ciò , fé di quelli trafcritti
dallo llcffo .uratori , o pure di quelli a lui co-
municati da gli Amici . Poiché fé la di lui cenfu-
ra va a ferire i primi , io (tento a credere , eh'
egli abbia potuto penetrare in tanti Archivi , per
mettere il piede ne 1 quali furano neceffarie al no-
ftro Propotìo efficaci racc"^mandazioni di Principi
e Monarchi . E quando mai per avventura gli fof-
fe riulcito di entrare in jilcuno di effi , non so , né
pofìfo pcrfuadermi , ch'egli abbia faputo Iqgger me-
glio del uratori i Diplomi ivi confervati . S'
egli poi intende di quei che gli furono comunica-
ti da gli Amici , non lata debitore il nortro Pro-
pollo de gii errori , che poHbno effere occorfi nel
trafcriverli . In oltre quei pretefi errori potrebbero
eflere proceduti dalla ifampa : cola molto facile a
fucctdere , come ognun ^a , quando i Libri vengo-
no inn'refTì lontano dall' Autore , e fpecialmente
quan-
Antonio Muratori. 151
quando fi tratta di pubblicar Scritture anticlie, nel-
le quali per lo piìì la lingua Latina e l'Orrogra-
lìa fono Itranamente deformate. Se quefto Critico
fi folfe almeno contentato di accennare alcuno di
quei molti errori, avrei potuto accertarmi fuH'O-
riginale del Zio , fé alla ftampa , o pure a chi li
trafcrifl'e, fé ne dovefle dare la colpa. Ma quefti
pretefi errori non riguarderanno probabilmente la
lolìanza e 1' effenziale delle Diflertazioni Murato-
riane ; e però finch • elfo non rechi le pruove di
quella generale cenfura , giudicar fi dovranno di
poca o ninna confegucnza . E da quanto abbiam
fin qui ofTcrvato , fi può facilmente argomentare,
fé lo Storico Letterario d' Italia fia favorevole o
nò al Muratori ; e pure circndogli (tato rinfaccia-
to nelle Novelle Fiorentine dell'Anno 1752. eh*
egli fi faceva pregio di biafimare e di attaccare i
principali Letterati d'Italia, e fra quefti il Mura-
tori, credette di poter purgarfi daquelta taccia col
rifpondere nel Tomo IV. della (uà Storia alla pag.
439. di aver fatto al Muratori nel fecondo Tomo
un elogio , cui fimile non gli <} ancora /iato da altri
fatto . Non avrà forfè quello Cenfore lette , ben-
ché le abbia citate , le Novelle fuddette dell'Anno
1750. altrimenti non fi farebbe dato un sì fatto
vanto; e chiunque leggera quel decantato elogio,
fi accorgerà fenza molta fatica , che le lodi ivi
regiftrate fono forzate, e non provengono da fin-
cerita di cuore; mentre delle tante Opere del no"
firo Propofto , di cui in cfTo fi da il Catalogo ,
niuna fé ne commenda , e folamente fi cenfura-
no quelle, nelle quali fi pretende d'avere fcoper-
to un qualche neo , ficcome d' una parte abbiam
veduto qui fopra . Oltre di che poco o nulla ha
melfo del fuo m quell' Elogio lo Storico Lettcra-
K 4 rio i
1^.1 Vita di Lodovico
rio; non avendo fatto che tradurre in Italiano ,
quanto aveano prima di lui fcritto il Dottor La-
mi , il Fabbrizio , e il Brucker . Altre cofe avrei
da dire su quefto propofito , che farebbero meglio
conofcere , di qual lega fieno le lodi date da lui
al Muratori j ma fia meglio il tacere , e far paf-
faggio ad altro.
§. V.
Controverfia /opra il Voto Sanguinario.
Nluna fra le guerre Letterarie mofTe al Mu-
ratori gli ha rifvegliate contro tante pen-
ne , quante quella , di cui ora fiam per ragiona-
re ; e niuna più di quefta ha egli foltenuto con
maggior vigore ed impegno , perchè trattavafi d'
un punto di troppa importanza ; cioè , fé fia le-
cito il Voto di dar il fangue e la Vita per di-
fendere l'Opinion Pia intorno alla Concezion di
Maria Santiffima: punto tuttavia controverfo nel-
la Chiefa di Dio ; con efiere permeflb ad ognu-
no di tener quella fentenza , che gli par più pro-
babile . Aveva egli riprovato quefto Voto nel Li-
bro IL Gap. VL della Tua Opera de Ingeniorum
Moderatione , perchè gli parve fuperrtiziofo , e da
non tollerare nella Chiefa di Dio , non che da
promuovere e confìgliare , come avea fatto certo
Predicatore nel decorfo di un Avvento nella Cat-
tedrale di Modena ; ma fenza faper , che fi pra-
ticaffe nella Citta di Palermo in Sicilia ; e fola-
mente arrivò ad averne notizia nell'Anno 1729.
in cui gli fu fcritto , che dalle fiampe di quella
Città era ufcita una Dilfertazione Teologica , col-
la quale il P. Francefco Bnrgi della Compagnia
Antonio Muratori. 155
di Gesù , folto nome di Candido Partetìotimo , fi
{Indiava di giurtificare quel Voto^ Sanguinario con
varie cagioni; e il titolo di efTa DilTertazione era
^àtaa : Votiim prò tuenda Deipara C&nceptione ab
"'oppugnai ionibus rcccntioris Lamindi Pritanii ^indi~
catum . Per dare pofcia maggior credito a quefta
Operetta , eflTendo giunta la Fefta della Conceziori
di Maria Vergine , non fi fecero fcrupolo alcuno
quei Padri Gefuiti di aflTerire su i pulpiti , che il
negare il Voto coll'efFufione di fangue pel Millero
di effa Concezione era un' Erefia ; e lo iìeflb fece-
ro nelle loro Congregazioni tanto pubbliche quan-
to fegrete. E per dare a divedere al popolo igno-
rante il loro zelo e carità verfo la gran Madre di
Dio , fecero una Ceremonia pubblica nella Chiefa
della Cafa Profefla , che giammai pél pafl'ato non
aveano praticata i e fu , che tutti i Padri infieme
fecero pubblicamente il Voto coll'efFufione del fan-
gue ; e al fine di effo , uno di quei Religiofi al-
zodì , e al Popolo diffe , che bifognava pregare la
Vergine, affinchè intercedere preffo il divino fuo
Figliuolo, che non fi avanzafie in Palermo la ma-
ledetta Erefia da molti in quella Città feguita di
negar la Concezione di Maria fenza peccato, e il
farfi il Voto collo fpargimento del fangue .
A quello avvifo , che fu dato al Muratori da
perfona maggior d'ogni eccezione , fiimofli egli
obbligato a rifpondere , non tanto per onor pro-
prio , quanto per non permettere , che lafciando
quel Libro iilefo , maggiormente fi dilatafie quel
Voto per la Criftianità, che finquì nella maggior
parte fé n'era ailenuta , con difcapito della Reli-
gione Cattolica . Perciò , dopo di avere indarno
afpettata per molti mefi la Diflfertazion del Parte-
notimo , fi mife a ftendere le ragioni , che avean
mof-
1 54 Vita di Lodovico
molto r animo fuo ad impugnar quel Voto ; e
quando poi finalmente pervenne eflTa alle fue mani ,
aveva in gran parte preparata la Rifpofla , che in-
titolò De fupcrfìit'ione vitcmda , fivt Cenfura Voti
Sangninarii , in honorem ImmaculatdC Conccptionis
Deipara emiffi , a Lamindo Pritanio antea oppu-
gnati ^ atque aCtwdido Parthenotimo tnca[fum vin-
dicati ,' e in cui fi coprì fotto il nome di Antonio
Lampridio , Anagramma , come fi è detto in altro
luogo , di Lamindo Pritanio . E fuperftizione ap-
punto fece egli conofcere quel Voto . Impercioc-
ché fewZia peccato non fi può dar la Vita perfo-
fìener opinioni o fentenze dubbiofe , e folamente
probabili , o fia non certe di Fede ; aviendo noi
un Comandamento di Dio e della Natura di con-
fervar la Vita , e di non gittarla ad arbitrio no-
ftro , come il maggiore de' beni temporali , di cui
noi non fiamo padroni . E niun peccato eflendo
il tenere 1' opinion contraria a quella de' Profello-
ri del Voto Sanguinario; e all'incontro peccato il
voler morire per foftener ciò , che non fiam cer-
ti , fé contenga verità o errore : perciò non mai
farà lecito il Voto fuddetto . Che poi non fia cer-
ta la fentenza , su cui quel Voto fi fonda , Io
provò evidentemente nella fua Rifpofta il Murato-
ri. L' avea egli compiuta fin dell'Anno 1732. ma
per aver voluto farla prima efaminar ed approva-
re da valenti Teologi , e per qualche diffieultà pro-
vata nel trovare il luogo da farla fiampare , non
iifcì alla luce il Libro fé non fé nelf Anno 1740.
colle ftampe di Venezia, benché colla data di Mi-
lano . L' edizione fu bensì proccurata dal . celebre
P. Daniello Concina dell'Ordine de' Predicatori ,
ma egli certamente non pofe le mani in alcun
luogo d'efìò Libro, come inoltra di credere loSto-
rieo
Antonio Muratori. 155
rlco Letterario nel Tomo V. della fm Storia ;
avendolo egli fatto imprimere tal quale gli tu con-
legnato dall' Autore .
Al comparire del Trattato de Supcrjlitiow: vi-
tanda fi commoffero varj Colleghi del Partenoti-
mo, ed ecco ufcire una man di Libri contra del
Lampridio , formati con gran foppracciglio , e or-
nati di una buona dofa d' ingiurie , di calunnie »
e di maniere indegne di penne Religiofe, e inde-
centi alla ferietà de' facri importanti argomenti .
Per ifcreditare il Muratori , e infieme renderne
odiofo il nome e la dottrina , feguendo l'infegna-
niento lafciato da Tullio a gli Oratori e Difen-
fori di Caufe-, che nel Lib. L de Invent. così
feri [fé : Ab Adverfariorum per fona bencvolent'iam
comparabimus , fi eos aut inoddim , ant mvidiam ,
aut in contentìonem adducemus y hanno pretefo i
fuoi Contradittori nel preiente argomento , eh*
egli coir Opera fuddetta combatta la pia fentenza
intorno alla Concezion della gran Vergine ; cofa
vietata da' Sommi Pontefici : fen^a riflettere, che
il Libro fteffo li fmentifce ; mentr'egli quivi in
più luoghi la loda , la riconofce più Probabile ,
e non lolamente Pia , ma fommamente Pia j anzi
fui bel primo Capitolo fi protefta chiaramente di
non ifcrivere contro quell' opinione , ma sì bene
contra il Voto di difenderla anche col fangue -
Piacemi ad iftruzione di chi non avefie letto il
Libro , di riferir qui le fue fiefle parole , che fi
leggono alla pag. 5. dopo di aver egli riferito ì
Decreti de' Sommi Pontefici , e del Tridentino ,
da ofiervarfi intorno alla Quifiione dell' Immaco-
lata Concezione . " Hsc fufius fortafle quam opus
„ effet (così egli) a me repetita hoc in locovi-
„ deri cuiquam poITunt . At ego illa (Dcn-ff^)
j, cum
15^ VlT A DI Lo DOVI co
r, cum fub meìs , tum fub Leftorum oculls vo"
5, 'lui j nihil enim enixius cupio , quam ea , qua
j, par eft , veneratione omnia intana fervare in
j, ejusmodi difputatione Romanorum Pontificum
5, prcEcepta, eorumque menti ac imperio demitre
„ me in omnibus conformare . Non ergo heic di-
5, fputatio erit ^ fuerit ne concepta ■, anfccus^ fine
5, labe Originali gloriofijjìma Dei Mater Maria,
5j Una intcr me , ac Parthcnotimiim controverfici
„ ejl ac era , utrum amplecienti fcntenùam de
j, Immunitate Virginis ab Originali peccato liceat
,5 vovere ac jurare ^ fé prò huju-^ fententix patro-
5, cinio Sanguinem quoque & Vitam , quoties oc
j, cafio ferat , daturum . Qu;sftionem hanc nemo
3, Romanorum Pontificum attigit , iibcrumque
j, propterea cuicumque futurum eft in ejus exa-
j) men ferri; immo utile, ac necelfarium Chri-
35 rtiauce ReipubblicEE nemo non fentiat , ne for-
,) te lub fpecie Pietatis temere Chriftifideles Vira:
3) difcrimen fubeant . Quamobrem , lui jam faflus
33 fueram m Libro de Ingeniorum Moderatione ,
33 iterum lubentiirime fateor, fententiam patroci-
33 nantem Immaculatse Conceptioni Virginis non
,) folum Fiam^ fed fumme Fiam in Ecclefìa Dei
)} etfe . Rcóliffune faciunt , qui fam Popuio in
,5 publicis Concionibus , aut editis Libris deprar-
,3 dicant , atque commendant . Ncque adverfus il-
,3 iam quoquomodo dimicare amplius licer, quam-
;,3 quam liceat aliter fentire in intimis cordibus .
,3 Parendum cft Pontificibus , Chriftiani Populi
j3 Magiftris , qui non aliam potiorem viam ha-
33 £lenus invenere ad avertendas fìmultates', & ad
33 arcenda fcandala , qus olim crebro inter Theo-
5, logos Catholices ob ejusmodi controverfiam fìue-
j3 bant.. Ab eorura Decrelis ne latum quidem
« un-
Antonio Muratori. 157
„ unguem difcedere mihi quoque animus , ac fir-
„ ma voluntaseft. Hoc unum ergo mihi propo-
5, lìtum eli, videlicct oftendcre , ab iis Decretis
3, reapie deflexifl'e ac deflt6ì:ere , qui prò Sangui-
,, nario Voto , aut olim , aut nunc propugnant 5
,, quippe abutentes filentioccntrarisE parti indi6lo ,
„ licere fortaiTe fibi putant quidquid volunt ;
„ quafì Romani Pontifices , dum pia* fententia:
„ favent , licentlam quoque tribuerint quidlibet
„ luperaddendi , neminique futurum fas fit contra
5, ha;c fuperaddita hilcere , vel quum a veritateSc
„ rtftitudine aberrare creduntur &c.
pollo in oltre afllìcurare, che il Muratori fiava
per la lentenza dell'Immunità di Maria dal pec-
cato Originale ; e tanto nel fare il Catechismo ,
quanto nel Conftfi'ionale efaltava qnefla prerogati-
va della Madre di Dio , allorché fé glie ne pre-
fentava 1' occafione ; e ciò faceva fper.ialmente nel-
la Fefta della Concezione colle Giovinette, che a
lui fi confeffavano , per eccitarle ad effer divote
della gran Vergine , e ad imitare le fue Virtù .
ISe poflbno ancora fare teftimoniania i quattro
Sonetti da lui compodi fopra il Miftero della Con-
cezione ne gli Anni 1743. 1744. i745' e 1746.
letti neir Accademia di Napoli , e pofcia per due
volte ftampati in quella Citta ; ficcorae eziandio
una Pcfcritta fatta ad una Lettera , da lui indi-
rizzata al dctiifTimo e cordialifìfimo fuo Amico , 1'
Abate Pietro Napoli GiancUi di Palermo , fotto
il dì 20. Dicembre del 1745. che è la feguente .
„ Giacché ci refla della carta , voglio aggiugnere
„ un Sonetto da me ultimamente compolto per le
„ tante premure fattemi da un Amico mio di
,, Napoli , intorno all' Im.macolata Concezione ,
5, di cui io non fono nemico . " E s' egli nell'Ope-
ra
158 VlTADlLODOVlCÓ
ra fuddetta de Superjìitione vitanda riferì alcuni
palfi di Santi Padri , che paiono ad effa Immu-
nità contrarj ; non ad altro fine il fece, che per
provare full' elempio de' dotti Padri SalmaticenH ,
del Padre Dionigi Petavio , infigne Teologo del-
la Compagnia di Cesò, e d'altri gravi (Ti mi Teo-
logi, che non fi poteva fulìencrl' altra opinione,
che la gran Madre di Dio fia flrita immune an-
che dal Debito di contrarre \\Pccato d Origine ;
e molto m.tno fare il Voto di difendere col fan^
gue e colla vita quella Immunita, come fé n'era
da poco tempo in qua introdotta la pratica in
Colienza Città del Regno di Napoli . L' impu-
gnare sì fatta opinione , cioè' dell' Immunità dal
debito , non è finora flato proibito da verun Pon-
tefice: né queiio fi chiama contradire alla pia fcn^
ten7a .
Hantro eziandio gli Avverfarj del Lampridio
tentato di farlo credere contrario alla Divoziop del-
la Vergine , per aver egli riprovato il Voto San-
guinario ; quafi che l' impugnar ciò che non s' aiv
corda colla vera Divozione , e colla fana Teolo-
gia , fia un deluto , e un mancar di divozione.
E* fempre ftato e fempre farà permefTo nella Chie-
la di Dio non meno a i facri Partorì , che a i
Teologi ed uòmini dotti , l'avvertire e il difap-
provare i difetti e gli cccefTì che nella Divozione
fteffa della ^v'adre di Dio pofTono introdurfi : né
il far ciò è mai iiato imputato a colpa , né a man-
canza di Divozione; anzi è fempre (iato riputato
utile e neceffario allaChitfa medefima per mante-
ner puri in effa il Dogma e la Difciplina, e per
non efporla alle derifioni ed a gli infulti de gli
Eretici . Non mancano efempli di quefto ne' Li-
tri de' Santi Padri j ma fopra tutto è celebre la
Ut'
I
Anto Nio MuR A TORI. 159
Lettera fcritta da S. Bernardo a i Canonici di Lio-
ne per aver quefti introdotta la Fefta della Conce"
zione : chi pertanto cferà di tacciare quel gran
Santo di poco dJvoto, e molto meno per avverfo
alla Divozion di Maria Santiflima ? Divoto al pari
d'ogni altro era il Muratori della gran Vergine;
e fin da giovinetto prefa 1' avea non fole per fua
Avvocata , ma eziandio per Maeftra ne fuoi ftudj ;
e per quefto motivo ha tenuto ben per cinquant'
anni nel tavolino , su cui ftudiava in cafa , una
picciola Immagine della medefima dipinta in Ra-
me , cui fempre indirizzava qualche preghiera nel
metterfi a ftudiare . La portò pofcia in campagna
nel 1732. per metterla a capo del Tuo letto nel
Cafino , che avea comprato a S. Agnefe . Quan-'
do poi ricorrevano le Fefte di eflfa gran Madre di
Dio , le celebrava con una particolar divozione «
e fé alcuna d' effe foffe caduta in Domenica , non
mancava al certo in quel giorno d' efaltarne gli alti
pregi e la poflente interceflìone , e di racceman-
darne fervorofamente la Divozione a i Fanciulli e
Fanciulle, che intervenivano al fuo Catechismo.
Dalla maniera finalmente , con cui ne parla in al-
cuni de' Libri fuoi , di leggieri s' accorgerà , chiun-
que non ha la tefta guafta da pregiudizi , quanto
egli ne folfe di voto.
QLiello poi che riufcì più ridicolo inqueftacon-
tcfa , fu che alcuni di que' bravi combattenti per
tener in dovere gì' ignoranti , che loro credono 9
fpacciarono dapertutto , che il Muratori non era
Teologo. E come preftar fede a chi fenza fapcr
di Teologia entrava a far ii Dottore in sì fatte
naaterie? Ma per conofcere , quanta inezia conten-
ga un sì fatto parlare , altro non fi richiede che
leggere i Libri fìeffì di lui . Merita ancora qualche
fiflef-
'i66 Vita di Lodovico
rìflefTione l'aver non pochi d'eflfi (come vedrem
fra poco) rifpofto in lingua volgare aLampridio^
il quale aveva fcritto in latino , fenza almen far
cafo de'la Coftituzione del Santo Pontefice Pio V.
Super Sperularn j nella quale fi comanda, che iVe-
mo cujusque ordinis vel ^radus , cotiditionis , -se/
dignitettis exijìat &c. vel de hac ipfa qtiafiione
(della Concezione) cujusvisp'ietatis aut neccjjìta-
tis pyxtextu Vulgati fermone fcribcre , rei ditiare
prafumat . Altra ragione di qucfto loro contegno
non hanno faputo trovar gli uomini faggi, fé non
che intanto fi fieno quegli appigliati a quefio par-
t'ito , per farfi de i feguaci fra la turba de gì' igno-
ranti ; giacche il coro de i dotti e difappafTionali
erafi dichiarato a favor d' eiTo Lampridio . Se que-
llo fia un motivo da non curar le Bolle Pontificie,
lafcio ad altri il giudicarlo ; e intanto paffiamo a
vedere , quali fieno le Cenfure ufcite contro il
Trattato de Superjiitione vitanda .
Il primo a dare all' armi contro Lampridio fu
il V. Giovanni de Luca Minor Oflervante , con un
Avvifo ad Lccìorem , piitiblicaro colle fìampe -di
Napoli nell'Anno 1741. e da premettere come
Prologo Calcato ad una lua Differtazione iviftam-
pata nel 1759. col titolo de Immacidata B. Vir-
ginis Concepttonc . Dopo quello foglio vennero al-
la luce tre Lettere , di cui fi diffe Autore il P.
Trancefco Antonio Zaccaria della Compagnia di
Gesù , con quello titolo : Lettere al Sig. Antonio
Lampridio intorno al [no nuovamente pubblicato de
Superftitione vitanda (^c. e furono imprefie in Pa-
lermo nel 1741. e dipoi riftampate in Lucca con
alcune mutazioni, e coli' aggiunta d'una Lettera
air Eminenti fs. Sig. Cardinale N. N. poco avanti
ftamoafa in Roma dal P. Alefjandro Samocanale
del-
A NTO Nl'o MUR A TO R r. iSt
della medefima Compagnia . Da i torchi di Paler-
mo ufcì parimente nel 1741. un foglio intitolato r
Rifpojìa ad un Cavaliere erudito , defiderofo di
fapcre ciò che debba intendere intorno al Libro del
Signor Antonio Lampridio , nel quale fi aljerifcc
imprudente , fuperjiiziofo ^ fanguinario ^ e peccami-
ìiofo il Voto d'i difendere usque ad fanguincm /'
Immacolata Concezione della Madre di Dio , Que-
fto picciolo fcritto fu comporto dal P. Melchiorc
di Lorenzo Géu\t.3i . Nello ììz^o Anno 'ìw impref-
fa in quella Città una Lettera di Pier Antonio Sa-
guas ( fotto il qual nome fi coprì il V'Vefpefiano
Trigona della Compagnia di Gesù) ad Antonio
Lampridio , in cui Ji dimoflra , che il fuo Libro
/«r/>o/i7fo de Superftitione vitanda, fé u ce n fura Voti
Sanguinarli &c. troppi» fi opponila alle Icg^i del
Buon Gufio già con plauf) fiabilite da Lamindo
Pritanio . Furono in oltre pubblicate colle (lampe
di quella Città nell' Anno medefimo due DifTcrta-
zioni del P. Trance [co Burgi con quedo titolo :
De Pietate in Deiparnm amplificanda , Dilferta-
tio duplex , in qua duplex exponitur , (^jy vindi-
eatur Votum prò tuenda ejusdcm Deipara Immacu-
lata Conceptione , auElore Candido P arthenotimo Si-
culo , facr£ Theologici Profeffore . Comparve ezian-
dio alla luce in quell' Anno colle (lampe medefi-
me di Palermo un Libro del Canonico Lorenzo
Migliacci ., col titolo : Lampridius dcteBus , &
cafligatus : fcu intemerata Mariana Conceptioni»
magnanimo Voto vel ufque ad fanguinem propugna^
ta Dijfertatio . Anche il P. Bonaventura Attardi
Agolìiniano ivi pubblicò nell' Anno fuffegucnte
varie Lettere , intitolandole : la Rifpofia fenza ma-
fchera al Sig. Lodovico Antonio Muratori , del P.
Attardi Agofiiniano . Ufcì pure da quelle flampe
h nel
i6z Vita di Lodovico
nel 1742. un Libro, che avea per titolo: Latn-
prìdius ad trutinam revocatus . Dijjertatio Theolo-
gica de Immaculata: Maria Conceptionis cerutudi-
nc , ejusdcmque Immiinitatc a Debito proximo Ori-
ginalts culpx contrahendi-c . ^/if^orc Jofepho Ignatio
JVIilantfe Soc. Jcfu in Panormitana Ccllcgii Ma-
ximi Academia Thcologia Profcjlore .
Il vederfi attaccato da tante parti , e da sì gran
numero di valorofi difenfori àt\ l^oto Sanguinario ^
avrebbe fatto perdere il coraggio , e cader in ter-
ra il cuore a qualunque Torte campione della Re-
pubblica Letteraria . Ma il Muratori , conofcendo
di elTcre afìfilHto dalla ragione , fenza punto fgo-
mentarfi tornò di nuovo in campo ^ e con dicia-
lette Lettere fotto nome di Ferdinando Falde fio
confutò talmente quei prodi combattenti, che chi-
unque non ha preventivamente venduto il fuo In-
gegno e Giudizio a certe Scuole , è rimaflo per-
fuafo , che la Sentenza dell' Immacolata Conce-
7Ìone, fodenuta da i Predicatori del Voto Sangui-
nario^ è ben probabile, e forfè più probabile dell'
oppofta , ma mancarle quella certezza , che fola
può rendere lecito e lodevole l' impiegar la Vita
per effa . Fu quello nuovo Libro del noflro Pro-
poflo Campato in Venezia nell'Anno 1743. colla
data pure di Milano, e con quedo titolo ' Fcr-
dinandi Valdejii Epijìcix , feu Jìppcndix ad Librum^
Antonii Lampridii de Superftitione vitanda ? ubi
Votum Sanguinarium reSìe oppugnatum , male prò-
pugnatum ojìenditur .
Colle prime cinque Lettere combatte 11 Valdefio
non meno il Prologo^ che la Dilfertazione del P.
de Luca . Colla lefta e fettima rifponde alle tre
Lettere credute del P. Zaccaria; coli' ottava alla
Rifpofta del P. di Lorenzo ; colla nona e decima
al-
Antonio Muratokì. i6^
alla Lettera del P. Trigona . Le altre tre che iuc-
cedono , hanno per oggetto le Differtaiioni del Par-
tcnotimo . La decimaquarta è fcritta contro la Let-
tera del P* Santocanale ; la d/icimaquinta contra
il Libro del Canonico Mlp.l'iacci ,• contro la Ri-
fpofta del P. attardi la flecimafefta ; e 1' ultimai
contro r Opera dei P. Milane fé .
Mentr' erano fotto il torchio le Lettere Valde-
fiane , pervennero alle mani del Muratori altri
Scritti , uftiti contra il fuo Libro de Superjìitione
vitanda^ ed altri ne furono dipoi divulgati con-
tro le Lettere medeiìme del Valdefio ; ma egli i
così anche configliato da Amici dottiffimi , li la-
fciò correre fenta veruna rifpoila , mafTimamente
perchè in efli non fi faceva che friggere e rifrig-
gere quelle medefime ragioni e difficultà , allequa-
iì aveva più d'una volta rifpofto. Perciò ne darò
folamente i titoli , affinchè fieno a notizia di chi
legge ; e fono t
L Nuovi fervori della Città di Palermo , e del-
ia Sicilia in ojjc^uio dell' Immacohrta Concezion di
Maria Vergine , opera di un Sacerdote Palermita-
no , cioè del Canonico D. Antonio Mongitorc ,
Palermo ij^i.
IL Fratris Ignatii Como Lilybcetani Crd. Min-
San^ii Francifci Conventualium , Difjertatio Theo-
logica in Vindiciis Certitiidinis Immaculata Cornei
ptionis Sancix Maria; Virginis , adverfus Antoni-
Lampridii Ayiimadverfio7ìes in Opujculo de Super
Jlitione vitanda. Panormi 1742.
IIL Tre Lettere ad ?. Trigona ^ col fol ito no-
me di Pier Antonio Saguas , al Sig. Ferdinando
Valdefio , in cui fi dimojìra , che le Pifiole raccol-
te nel Libro intitolato : Ferdinandi Valdefii Epi-
ilols &.C. non fieno atte a difender Lampridio dal^
L 2 ^ la
i6^ Vita DI Lodovico
le oppoji'ziem del Saguas , e molto meno a [oficne-
re , che Jìa fiiperjiiziofo il Voto di difender col
Jangiic Immacolata la Concezion di Maria . Ivi
17^3' . . ^
IV. Rifpojla data in quattro Dialoghi aW cita-
va Lettera del Sig. Ferdinando Valdejw ^ ne"" quali
fi pruova lodevoli[p.mo il Veto di difendere fino ali*
cjjufione del fangne la pia fcntcnza delp Immaco-
lata Concezione della Madre di Dio . Palermo 174^.
Furono quelìi Dialoghi comporti dal P. di Lo-
renzo .
V. Conftitatio fex priorum Epiflolarum ex co Li-
òro y cui titulus ejì: Ferdinandi Valdefii EpillolnL
&'c. Fu Campato quello Libro in Venezia , ma'
colla data di Milano nel 1744. dal P, de Luca ,
e p:r la fua grande mordacità n'era (lata proibita
d' ordine Pontificio l' introduzione in Roma .
VL Caufa Immaculata Conceptionis San8:ilfim(S
Matris Dei Mari.-e Dominx no/Ira facris Tejiimo-
niis ordine chroKologtco utrinque allegatis , & ad
examen T heologico-Criticum rcvocatis , agitata &
ccnclufa , JluElorc Benedico Piazza Syracu'ano So-
cietatis Jefu &c. Panarmi 1747. Di quell'Opera
fcriveva il Muratori aW Ah. Pietro Napoli Gianel-
li fotto il dì 24. d'Ottobre dell'Anno 174S. ne'
feguenti termini: Ho data fubito un occhiata aW
Opera del P. Piazza . Egli ha copiata quella di
un Gefuita Spagnuolo . Lafciamolo fabbricare come
a lui piace . Non è entrato nel V, S. Qucfto a mt
bafia .
VII. Dionyfii Bernardes de Meraes Corufcatio-
nes Dogmatica &c. Ulyffipone 174S. Ha pretefo
quello Scrittore Portoghefc di confutar varie opi-
nioni del. Muratori nel Libro de Ingeniorum Mo~
dcratione , ed anche ciò che quivi fi legge contra
il
Antonio Muratori. 1^55
il Voto Sanguinario '-, ma mi riferbo a parlarne
in altro luogo , dove mi verrà in acconcio d'e-
fporre il motivo , eh' egli ebbe di comporre l'O-
pera fuddetta .
Vili. Fu eziandio pubblicato colle frampe un
Memoriale latino , che comincia : Qiii dignus
eji &c. ed a nome del Mondo Crijìiano , indiriz-
zato alla Santità del regnante Sommo Pontefice
Benedetto XIV. ma fenza data, e nome dell'Au-
tore . Sembra llampato oltramonti ; e forfè non
m inganno a crederlo comporto da qualche buon
Tedelco , malinformato però dello (iato della pre-
fente controverfia ; perchè fra l' altre cofe fi figu-
ra , che r Opera d' Antonio Lampridio fia lìata
imprelfa in Roma . Si -conchiude quella Supplica ,
chiedendo al Papa, che dcfinifca l'Articolo della
Concezione .
Nel Catalogo dell' Opere , ufcite in favor del
Voto Sanguinario , che vien efibito nel Tomo V.
della Storia Letteraria d' Italia , è ftato ommeflTo ,
non so per quale motivo , un Libercolo llampato
in Palermo nell' Anno 1742. e pure lo Storico
non poteva, né doveva ignorarlo , per effcre la-
voro di un fuo Confratello , ed anche perchè dall'
Autor della Prefazione premeffa all'ultima edi-
zione del Trattato de Ingeniorum Moderazione ,
glie ne era Oata data notizia . E tanto più dove-
va darne conto per aver accennato altr' Opera del
medefimo Soggetto nel Tomo II. d'eiTa Storia ,
collo fcrivere in quella guifa alla pag. 552. " Neil'
„ Efame fopra il Santo Amor di Gesù , che leg-
„ gefi in quefti Efercizj ( del Muratori ) v'èuna
,5 Propofizione , contro la quale ufcì in Palermo
„ nel 1742. un niente neceflTario libro di un buon
j, Gviuita nomato il Padre Mancufi con quefto
L 3 tito-
j <55 Vita di Lodovico
„ titolo : Trionfi della Divozione della Madre
3, di Dio „ . La Propofizione del Muraron qui-
vi indicata è, che la Divozione ver/o Maria San-f
tijjìma è ben utile e lodevole , ma non necclfaria
alla Salate j come quella del divino no/ho Salvato-
re . QLielia ftelfa Propofizione lu anche cenfurata
dal Canonico Migliacci nel fuo Lampridins dcte-
Bus & cajiigatus j ma il noftro Propolto fi difc-
fe bravamente nella Lettera XV. diPaldcfio, con
fargli vedere, che la dottrina da lui infegnataera,
quella della Chiefa Cattolica ,
IX. Ora il titolo delTOpufcolo ommefiTo nella
Storia Letteraria è il leguente : Ritratto della [al-
fa dottrina di Lamindo Pritanio , efpojio da Fui-
gofio di Moìrte Pelerò (cioè dal Padre Antonio
l^^nazio Mancufi della Compagnia di Gesù ) alla
conjlderazione de' favj Cattohc: più dotti e fedeli .
Palermo 1742. Morì il Pad. Mancufi nel dì pri-
mo di Marzo d' elfo Anno . Crede perciò il dot-
to P. Andrea Galland Autore dell' accennata Pre-
fazione , che la fuddetta Operetta fia venuta iq
luce dopo la morte di quel Reìigiofo ; anzi ag-
giugne , effervi qualche voce , che fé folTe foprav-
vifiuto , o avrebbe fopprefib il iuo fcritto , o T
avrebbe corretto : pofcia foggiugne : " verum &
,, ipfe P. Mnncufius fuo nomini melius confu-
„ luilfet , fi numquam ad fcribendum in Murato-
„ rium acceflìlìet; & quisquis ejus fcripta in lu-
„ cem emifit , confultius ipfius memoria! profpe-
„ xifiet , fi ea flammis comburenda confignafTet ,
In fatti non fi può leggere cola più inetta di quel
Libercolo ; né fi può dare a giudizio d' uomini
dotti uno Scrittore più ignorante , e nel tempo
lleflb più maligno di quel buon Gefuita . Vor-
rebbe egli a tutti i patti far comparire Laminda
per
Antonio Muratori. \6'j
'per un Gianfènilla , e gli fa dire fpropofìti , eh'
egli folo fi fogna . Un efempio folo recar io vo-
glio della franchezza, con cui quello Scrittore fi
Itudia d'imporre a' Lettori fuoi , affinchè chi non
■ha letta quell'Operetta, pofTa darne qualche giu-
dizio . Riferilce fui bel princi-pio del §. V. la
XXX. fra le Propofizioni condennate da AlefTan-
dro Vili, adì 7. di Dicembre dell'Anno 1690.
che è quella : Ubi qms invnicnt DoSìrinam in Au-
gujUno clas fundatam , Ulam abi'hlute potcfl tene-
re , <& dùcere , non refp'ch-ndo ad ullam Pontificìs
Bullan : la qual Propofizione reca eziandio in
volgare , come fa di tutti gli altri tedi latini ,
per far entrare in telh a gP ignoranti Je carote
che loro vende . Pofcia feguita a dire : ^' Q^aefta
,, raedefima Prooofizione ereticale quali negli
„ fieffi termini è alfcrita dal nofiro Lamind 1.
„ Le. 19. fol. 174. „ Ed eccola lampante: CVr-
tum e/i unumywiniqu^ Ftdelium fimid ac cviden~
ter cognovit , D^igma aliquod ab omnibus , aiit ;de-
risque Patribus tradì , confentire flatim tiludqite
am^ylcHi debsre , etiamfi nulla Ecclefix definìtio
prj:cepi}rit , Convien ben figurarfi , che quello Cri-
tico abbia creduto di fcriver folo per gente priva
d' ogni difcernimcnto , od accecata , com' egli ,
dalla palfione ; altrimenti non fi farebbe azzarda-
to di por fotto l'occhio nel tempo fteffo amen-
due le riferire Propofizioni ; mentre il loro folo
confronto balta per far conofcerc anche alle men-
ti non tanto illuminate la differenza grande , che
paflfa fra quella del Pritanio, e l'altra condenna-
ta dal Pontefice . Ridicola poi al fommo è la Lo-
gica , eh' egli adopera per provare , che l'una Pro-
pofizione s' inchiuda nell' altra ; ma io mi afiengo
dal riferirne le parole , perché m' accorgo di a-'/er
L 4 an-
k6^ Vita di Lodovico
anche fatto troppo onore a quefto Libercolo ^ che
certamente non avrei né pur nominato , fé dal
P. Galland non ne folTc (lata antecedentemente
data contezza , perchè veramente noi meritava .
Equefte fono, per quanto io so, tutte le Cri-
tiche Lifcite contro ii Libro de Ingeniorum Mode-
ratÌGne , contro il Trattato de Superjìitiotìc vitan-
da ^ e contro le Lettere di Valdefio , vivente il
Muratori . Ma mentre bolliva la controverfia del
Voto Sanguinario ^ non lafciarono alcuni partitanti
di quefto , di fargli guerra con Lettere cieche ,
ora piene d'ingiurie e di rtrappazzi , ora con in-
timazioni , che non fi falverebbe fé non fi ritrat-
tava , e talvolta ancora con minacce. Non fé ne
prefe mai egli verun faftidio , perchè fapeva d'
aver foftenuta una buona caufa ; e né meno fi
curò di cercar , chi ne foffero gli Autori . Da
perfona degna di tutta la fec'e ho poi faputo ,
che una di effe gli fu fcritta dal ConfelTore di
un gran Principe j perchè fé n' è egli vantato do-
po la morte del noftro Propofio , con mofirar an-
che difpiaceré di non efì'erfi in quella fottofcritto
col fuo nome. Alcune ne conferve preffodime;
ma la più infame fu , dopo letta , confegnata al-
le fiamme dal Muratori , acciocché non fi vedef-
fe , fino a qual termine era giunta la temerità di
chi la fcrifle .
Ma per non lafciar nulla indietro di ciò che
riguarda il Voto Sanguinario ^ non debbo tralafciar
di riferire una difficultà , che per Lettera fu pro-
mofifa al nofiro Propofio da Perfonaggio di alta
sfera , e di fapere aflai fuperiore a quanti abbiani
qui fopra nominati , cioè dal Cardinale Angelo
Maria Querini Vefcovo di Brefcia . Trovandofi
egli un giorno all' udienza del fantiflfimo e fapien-
tif'
A NT ONIO MUR A TO R T . l6^
tìfTimo regnante Sommo Pontefice Benedetto
XIV. e con eflb difcorrendo delle Lettere di Fcr-
dinando Valdcfio , fra 1' altre cofe gli diffe , che fc
il motivo del Martirio di S. Tommafo Cantua-
rienfe era fiata la difefa dell' Immunità Ecclefia-
ftica , che non è certo efTere de Jurc Divino ,
potevano i difenfori del Voto Suddetto dedurne a
lor favore , '' che 1' eiporre la vita per un arti-
,, colo non certo ccrtitudine Fidcì era cofa leci-
„ ta , anzi meritoria al giudizio che ne ha fatto
„ il Pontefice , e con lui la Chiefa tutta , che
5, venera S. Tommafo per Martire " ; e il San-
to Padre ebbe la degnazione di foftener la parte
di Valdcfio . Eflendofi poi divulgata per Roma
quefta voce, ne fu da un Amico avvifato il Mu-
ratori, il quale per l'appunto (lava divifando dì
fcrivere a quel Porporato per intendere, qual fof-
fe l'obbiezione da lui propolla al Pontefice , e in-
lìerae per poterle dar rifpofta : quando gli giunfe
Lettera di quel gran Cardinale , in cui gli riferi-
va, quanto era pafTato fra elfo e il Santo Padre
nel fuddetto propofito ( Append. num. XIV. ) .
Gli rifpofe il nofiro Propofto fotto il dì 21. di
Marzo dell'Anno 1743. (Appendice num. XV. ) ,
e quel Porporato rimafe tanto foddisfatto della
rifpofta fatta alla fua difficultà , che gli refcrifle
da Brefcia fotto il dì 29. d' Aprile dello fleflb
Anno in quefli termini : " Sono (lato pur con-
„ tento del lavoro con cui ha ella meflb in chia-
„ ro ciò che concerne il Martirio di S. Tomma-
j, fo Cantuarienfe ; e così devono efferlo i PP.
j, Gefuiti dell'altro, che fa comparire CQSì_felicc
5, il Criftianefimo nelle loro MifTioni del Para-
5, guai". Siccome poi l'Eminentifs. Querini erafi
cfpreflb nella prima fua Lettera , che il Pontefice
erafi
170 Vita di Lodovico
erafi moftrato ziorliofo d! veder la Rifpofta del Mu"
ratori alla propoiUgii difficiiltà , ed avendogli que'
Porporato ordinato d' indirizzargliela a Brelcia >
credette bene il nofiro Propofto di mandarne Co-
pia nello fleffo £em;>j ali' Emincntirs. Tamburini ?
i»llora Abate di S. Paolo di Roma , acciocché pia
prefto foife veduta dui Papa ; e n'ebbe dal primo
la feguenre rifpolta fotto il dì 17. d' Aprile del
1747. '^ Jerl fera venni a Rom.i, e quella mat-
„ tina mi fon portato al bacio de' facri Piedi .
„ Prim.) ho porto in mano del Papa la prima
,, Lettera di V. S. Illuitrif<;ima , che contiene le
„ odervazioni fopra alcitne cofe del Breviario ,
„ fopra l'Italia ìlicra , e Leandro Alberti. L'ha
„ letta tutta , e m' ha detto : quefte fono cofe ,
,, che fiander.mao maturando. Djpo gli hocon-
,, regnata la rifpoftaair Eaiinentifs. Qiierini , che
„ parimente ha letta tutta ^ poi ha foggi unto :
„ Sappiate che il Cardinale Qucrini venne a prò-
,, pormi quefta dijficidtà , come dimoJìr/zzÌGnc , a
j, CU! non poteva rifpondcrfi y ma noi d'cemmo ,
5, <;he oCfcrvTjJc gli Atti della Caufn di S. Tom-
„ mfifo CanU<arienfe , e vedrebbe che le contro-
5, verfie col Re d Inphiltcrra non riguardavano
,, fulamente /' immunità Eccleftajiica , ma altri ef-
,, fenziahjjìmi capi , Pretendeva il Cardinale , che
„ quejìe cofe doveano efprimcrfi dal Sig. Murato-
„ ■/•/' , a cui rifpondemmo , che quejìo 'non era il
„ di lui inftitu'o . In fomma il Papa gli difle
„ quali tutto ciò , che da V. S. Illuih-iirima è
5, itato efpofto nella rifporta , e qualche cofa di
„ più ancora . Da quello ella vede , che il Papa
„ fi fece di lei difenfore &c.
Per conto del Voto Sanguinario non fi dee né
pieno tacere ciò che avvenne al Muratori nell
Antonio Muratori, 171
Anno 1746. o 1747. Fu una fera a trovarlo un
Prete Pollacco , che veniva da Roma , e ritorna-
va alia Patria. Dopo 1 complimenti del fuo de-
fiderio di conofcere un uomo così celebre , diman-
dò al nolìro Propoilo , fé era quegli che aveva
impugnata l'Immacolata Concezion della Vergi-
ne. Gli rifpcfe U Muratori , che aveva bensì ri-
provato il Voto di difenderla col Sangue , ma non
già la fentenza dell' Immacolata Concezione . Ri-
pigliò allora il Prete : " Signor sì che l' avete
5, impugnata . Ma fappiate , che voi eravate ia
5, gran credito per la Polonia : oggidì avete per-
3, duto quivi tutto il voftro buon nome ; ed io
„ fon dietro a fcrivere un Libro contra di voi ,
,, che vi farà pentire di quanto avete fcritto ',
5, né morrò contento , finché non faccia bruciare
„ il Libro voftro per man del Boia . " E per
fargli capire , che a torto eziandio aveva fcritto
contro il Voto Sanguinario, gli diede un'Imma-
gine della Concezione intagliata in rame , nel di
dietro della quale era ftampata la formola d' effo
Voto, e fotto di efla quefte parole: Hoc juramcn-
tum feu Votum a SS. Ptfibus (così era fcritto)
Paulo V, & Gregorio XV. conccffum cum Irìdulgcn-
tin Plenaria in Articulo mortis . Ed ecco con quali
impoftnre fi vanno foftenendo e predicando le cofe
malfatte. Aggiunfe ancora che la Concezione Im-
macolata della Madre di Dio era di Fede, e che
glie lo proverebbe . L'afcoltò il Muratori con buon
volto, e cortefemente il licenziò con dirgli, che
più felicemente egli ne trattafle di quel che fino
itllora avean fatto tanti valentuomini . Ma tornò
indietro il Prete per ricordargli , che una perfo-
na nel fuo Paefe per aver negata f Immacolata
Concezione era morta ia quell'Anno . E queftì
fono
172, Vita di Lodovico
fono i frutti del tanto picchiar nella tefta a gli
uomini ciò che non fi sa , e pur fi crede di fa-
pere . Si arriva poi a produrre de i Fanatici . Iti
tanto eccelfo non cade chi è faggio . Fra le car-
te del Muratori fi è dipoi trovata altra Immagine
in rame della Concezione , trasmeifagli di Ger-
mania , in cui fi vede la Vergine in mezzo a due
piramidi di Cuori con querti motti , Corda Fra-
truni , Corda Sororum , a i lati delle qv.ali fono
collocati S. Pietro , e San Paolo ; e fotto di ella
fi legge il Voto Sanguinario , dopo il quale fegui-
tano quell'altre parole: *' Juramentum leu Vocum
5, Cruentum de Immaculata Conceptione Virgi-
3, nis Mari:£ conceffum & approbatum ab Eccle-
„ fia Dei & Sandifiìmis Pontificibus Paulo V. &
„ Gregorio XV. prò omnibus Fidelibus Catholi-
„ cis ex utroque fexu , & prò Religiofis , nulli
5, loco alligatum , fed quivis Catholicus poteO: il-
3, lud emittere omni tempore & loco . Viget ifte
„ zelus in CatholicilTuno Regno HifpaniEe, Sar-
„ dinise, & Poloni^e . Fratres Sororcsque in tali
„ fodalitate perfeverantes usque ad mortem obtine-
„ bunt plenariam Indulgentiam in articulomortis
„ fa6la Confeffione vcl Coniritione &c. „ Nel
contorno poi fono incife queft' altre : *•• Juramen-
„ tum feu Votum cruentum hoc eft , quod fi ali-
„ quis occideretur prò Millerio hoc quod R. V.
„ Maria non contraxit debitum originale, & li-
,, bera fuit ab omni debito incurrendi illud De-
,r cretum , ille Homo Coronam Martyrit obtinc-
„ bit . " Quante arti fi adoprano mai per guada-
gnar la gente ignorante e credula , che non pu^
ailicurarfi , (e vera fia o nò la qui fopra decanta-
ta approvazion della Chiefa , fé vero fia il privile-
gio dell' Indulgenza , che fi promette , e molto
me-
Antonio Muratort. 17^
meno fé fiifììlla , che fofTe per confeguir la Coro-
na del Martirio^ chi deife la Vita per foftener la
pia lentcDza . Ma circa quett' ultimo , era m ob-
l-ligo, chi compofe la ibddetta diceria, di fapere ,
the dalla facra Congregazion dell' Indice fa ordi-
nato , che nell'Opera de Martyrto ob pejlem di
Teofilo Rainaudo , celebre Teologo della Compa-
gnia di Gesù , " expungatur id quod Authorlcri-
3, bit : eum Jutnrum Martyrem , cui mors inten-
,, taretur , fi piam (entcntiatn de Conceptione
,, Beatoe Marine Virginis Immaculata non impro-
,, baret , Isque mallet mortem prius acceptarceam
„ ob caulfam , & re ipla eam acciperet .
Per alcuni anni furono dipoi lafciati in pace i
Libri del Muratori contra il Voto Sanguinario;
quando nell'Anno 1751. comparve alla luce un
Libro flaraparo in Trento con quefto titolo ; C.
Oclavii Valerli de juperji'itiofa timìditate vitanda ,
Jìvc vmdicia Voti , quod vocaìit Sanguinarii , prò
tutela hnmaculatx Conceptionis Deipara fufcepti^
(Ofitra Ccnfuram preccipitcm Viri r.lioqui Clarijjìmi ,
qui fé modo Lamindum Pritaniurn , modo Anto-
nium Lampridium , modo Ferdinaudum Valdejium
fucvit adpellitare . Fu comporto quello Libro dal
V. Vittorio da Cavale fé ; ma \tr qual motivo fiafi
voluto coprire fotto il finto nome di C. Ottavio
Valerio , noi faprei indovinare ; mentre nel tempo
Iteffo fi è poi manifellato col pubblicar in fine dell'
Opera il carteggio , avuto col noibo Propofto ,
fotto il fuo vero Nome . Senza puntò elfere cono-
fciuto, fcrifle quefto Padre al Muratori una Let-
tera latina fin fotto il dì 17. di Novembre dell'
Anno 1744. in cui gli fece un' obbiezione contro
il Trattato de Supejtitiene vitanda , fciolta la qua*
le jjfì proteftava difpofto a concorrere nel di lui feri-
ti-
Ì74 Vita di Lodovico
tlmento. Gli rirpofe nondimeno il noftro Propo-^
ilo, (ìccome quegli, che non negava mai nrpoita
alle Lettere d'alcuno, nel dì 26. dello Ikffo Me-
le ; e l'altro gli replicò una lunghiirima , ed an-
che infoiente Lettera fotto il dì 15. del fuffèguen-
te Dicembre . Litnilidito il Muratori dalla impor-
tunità di quel Keligiofo, e dalla maniera impro-
pria tenuta nello fcrivergli, gli fece bensì una bre-
ve rifporta adì 29. dello (Iclib Mcfe ; ma con av-
vertirlo: iUodfine ijìa qutdcm (fono Tue parole)
qua currentt calamo cìd te /cripta volui _, ne tuam
contcmnere eruditioncm vidcrcr , quam magni facio ^
mimme jud/ieio tuo faciunt fatis : ro^atum te ve
lim ^ ne ultra mccum in kac pugna prucdas . Nc-
que emm jiudia mca patiuntur , ut alio excunam ;
& mili rcUquum tvmporis , quod vita juperejl ^
breve fanc , utpctc hminis Jcnejccntis , pretiojum
ejì . Praterea nefcio , quem in fincm , qucm in
ujuìn kxc cxpijcntum eas . Dcnique u??um intelli-
go , vix fiert pofje , ut in unam conveniamus fen-
tentiam . Ma non lafciò per quedo il buon Reli-
giofo di fcrivf.rgli la ter7a Lettera , cui però non fu
dal Muratori data rifpofta . Non produrrò nell'
Appendice quefto carteggio, perchè, cerne diflì, è
già flato pubblicato dal P. Vittor-o . Ma chiun-
que leggerà la ftconda lunghillima fua Lettera , s'
accorgerà ben i fi-. mo , ch'egli fin d'allora avea in
ordine, fé non tutta, almeno in gran parte l'O-
pera fuddetta . Perchè pofcia abbia tardato a met-
terla in pubblico folatnente dopo la morte del Mu-
ratori , aJtra ragione non so io trovare , fé non
fé quella di non aver piij di che temere di lui .
Ma anche le mofche fanno far la guerra al mor-
to Lione ; ma quando è in vita , le ftefTe beflie
più feroci ne fchivano V incontro . Così ha fatto
C. Ot-
Antonio Muratori. 17^
C. Ottavio Valerlo , ed alcun altro , di cui par-'
leremo qui fotte . Né le fcufe da lui addotte al"
h pag. 2:52. fopra la fua tardan7a fono fufficien-
ti a pcrfuadere il contrario. Quella ingenti tardi"
tas , che fra gli altri motivi adduce di tanta di-
lazione , non farà sì facilmente creduta al vede-
re, che in pochi giorni fu da lui compoila quel-
la feconda Lettera contenente il fugo di qu^fi tut-
to il fuo Libro ; e dire fi dovrà più tolto , che
fin d'allora avea compiuto o almen ridotto a buon
termine quel lavoro. Tralafcero pure d'accennar
le ragioni adoperate da lui nel fuddetto Libro, al
quale tanto plaufo è flato fatto nel Tomo V. del-
la Storia Letteraria d' Italia ; perchè da un Amico
mio dottiamo fono fiate vignrolamente confutate
in una Lettera a me diretta e Campata in Bologna
nell'Anno 1754. e in efTa parimente è fiata fat-
ta rilpofta al loro Panegirica. V'a nt. n pofTo già
difpenfarmi dal rilevar e combattere certi tratti
dell' eloquenza di C. Ottavio Valerio , perchè trop-
po offcnfivi dell' onor del noflro Propofto , a fine
di dar a conofcere , qual fìa il carattere , la buo-
na fede , e la cofcienza di quefto Cenfore .
E primieramente ficcome la mira principale dì
queflo Religiofo è difcreditare i Libri ed il buon
nome del Muratori , così tutti gli sforzi fi fanno
da lui full' efempio de gli altri difenfori del Voto
Sanguinario, che 1' han preceduto, per dar ad in-
tendere ch'egli abbia impugnata la Pia fentenza,
e fìa perciò incorfo nelle cenfure : iJ che quanto
fìa falfo , r abbiam già oflervato di fopra . Dopo
poi d' efTerfì molto affaticato per far credere , che
i due Libri di Lumpridio e del Vaidcfio fenz*
altra efpreflfa dichiarazione fìano proibiti in virtij
della Bolla d' Aleffandro VIL prorompe alla pag..
25Ó.
\
jy6 Vita di Lodovico
255. in quefte parole: "Profeto, ego ipfe fi ma-
,, lo animo enfem erga Viildefmm aut Lampri-
5, dium , non modo omnia ejus mala omnibus
„ heic nota facerem „ ( farà forfè flato il Mura-
tori in concetto di quefto Frate uno dei più cat-
tivi uomini del Mondo),, fed ita etiam illum ,
5, fi copia foret , Tullianis hifce alloquerer verbis :
5, Si ijìa caujfa abs te tota per fummam fraudem
5, & malitiam ficia ejì , quo te nomine appelle-
5, mus ? audacem ^ improbum ? perfidio fum ? Viil-
5, garia hac & obfolcta fmit ; rcs autcm nova &
„ inaudita. Sed nunquam feci " (altro però non
ha fatto finquì , fé non cercar col fufcellino , e
mettere in vifta tutto ciò che di cattivo è a lui
paruto di trovar in que' Libri , con interpretar an-
che non rade volte finiftramente ciò che non ha
né pur l'ombra di male per denigrar, fé gli folfe
(lato pofiìbile , la fama del nortro Propollo ) " nec
5, faciam : vereorque , ne aut acrioribus utar ver-
„ bis , quam natura fert , aut levioribus , quam
,, cauffa pofiulat . Non enim confuevi ( ut cum
„ Hieronymo loquar ) eorum infultare erroribus ,
„ quorum miror ingenia . ,, Ma per afficurarfi ,
quanto male abbia fatto ufo di quefio avvifo, al-
tro non fi richiede , che leggere 1' Opera di lui .
„ At vero ( fegue a dir il Cenfore ) Benedidus
„ XIV. ( quem quum nomino fatis videor com-
„ mendaffe , quemque nobis Deus quam diutiflì-
„ me , ut rogo , fervei incolumem ) Benediftus ,
5, inquam , hujus nominis XIV. Pontifex Maxi-
„ mus , in Litteris fuis ad Epifcopum Terulenfem
„ Hifpanoe Inquifitionis Praefeftum , feu Majo-
„ rem, ut vocant , Inquifitorem , die 51. Julii
,, 1748. perlcriptis , ac Matritum fubmiffis, qui-
5, bus eum paterne admonet , quod minus refte,
j, minus- '
Antonto Muratori. 177
„ mlnusque prudenter inter profcriptos ab Hifpa"
„ na Inquifitione iibros nonnulla Nor//?(j/^.'7 Opera
3, recenferi paflTus fuerit ; inter alia bene mnita ,
„ qua! huc referre libi placuit exempla , de Theo-
5, logo noftro fic il le iubdit : Nvtum deniquc tibi
,) erit nome n Ludovici Antonti Muratorit adhuc
„ viventis , muitorumque Liùrorum communi ap-
3, plaufn receptorum editori s . Oh.quam multa re-
), pcritintur in eis ecniura di^na ! Quot hujufcc
„ furfuris Nos ipfi eas legcntes oj-fendimus ! Quot
9, nobis ab ccmulis & accufatori bus cblnta funt !
„ £j nos Wique adirne abjiinuimus & abjiincbimus
9) ab Operum condemnatione , nojirorum Précdecej-
„ jorum cxsmplis edocli , qui paas & conrordiie
3, amore a pro/cribcndis iis , qux profcriptionem
), merebantur ceffarunt , quando videlicct ccnfuc-
j, rmit plus mali , quam boni a profcript/one deri-
,, vandum .
Ognuno finqui erafi attenuto dal pubblicar col-
le (tampe qucfta parncoh della citata Lettera Pon-
tificia all' Inquifitore di Spagna ^ perchè fi fapeva
effer inteniione di Benedetto XIV. che n^^n vedef-
fe la luce ; ficcome perchè noto era il difpiacere
fommo , dimortrato dilla Santità fua , che fé ne
fodero divulgate copie in ifcritto . Ma il P. C.
Ottavio Valerio , lenza riguardo alcuno a quefti
rifleflì , e con una temerità fcnza pari ha voluto
regillrarla nel fuo Libro , affinchè non fé ne per-
da la memoria , ed infieme per ofcurarc il buon
jnome ad Muratori , ed ifcreditarne i Libri fopra
jil Voto Sanguinario. Ma buon pel nollro Propo-
|{lo, che dalla ftelfa mano , da cui era ulcita quel-
li la indetcrminata cenfura , ne fu dipoi fatta con
I impareggiabile bontà una fpiegazione , la quale
idillipa tutte le nebbie , che quella produr potea
■ M nel-
ì'^8 VfTADlLoDOvTCÒ
Ihelie mentì a lui mal affette . E qui mi fi per-
metta di laftiar per alcun poco andare C. Otta-
vio Valerio , per mettere quello punto in tutto il
Tuo lume ad onor di chi ha egli tentato , fé fof-
fe (lato patibile , di opprimere .
Avvilato «1 Muratori delia maniera , con cui
dal Vicario di Gesù Grillo in terra era ftato del-
ie lue Opere parlato nella Lettera fuddetta ali*
Inquifitore di Spagna, ne rimaft altamente for-
prelo » per non fapere qual de i Libri fuoi , e
qual forta di dottrina andaffero a ferir le Ponti-
fìcie par »le . Lo confortavano gli Amici a non
metterli pena di quello ; e taluno ancora gli fcril-
fe , che fi augurerebbe di vederfi nominato in tal
guifa da un Pontefice sì d; tto e sì illuminato ;
perchè in fine non cvnrenevano quel 'e erpreffio-
ni , che un grande elogia di lui . Ma ben diver-
famente l' intefe il noftro l-ropofto ^ e però mof-
fo non meno dalla fua del!cate72a di cnfcienr.a y
che dal rifleno dell'ufo, che di un'arme sì fatta
poteano fare un dì li nemici fuci , inviò al San-
to Pi.dre una fuppiica ( Append. num. XVI.) in
cui gii (.hitdeva, che fi degnatfe di ordinare, che
gli folfeiK milicate le cofe degne di cenlura nelle
ìue Ot^ere , acciocché poteffe ritrattarle. Né tardò
]a Clemenza del Sommo Paftore a confolarlo con
una benigniffima rifpofta, in cui , dt5po di eflerfi
dichiarato , che le cofe degne di cenfura , offtrva-
te ne i Libri fuoi , non riguardavano il Do^va j
né la Difciplìna , così fi efpreffe : Il conteìmto
yicW Opere ^ che qut non è pmciitto , ne che elln
poteva mal lufingnrfi che fo(^e per piacere , ri-|
fguarda la g'urisdizione temporale del Romandi
Pontefice ne' fuoi Stati , camminando/i qui con di»
ver'
A NtONio Muratori. if^
ì)crfi principj -,'€ non dandnfi per veri alami fup^
pojìi , ed altresì alcuni fatti .
Dopo una sì chiara ed efprefla dichiarazion del
Pontefice intorno a ciò che ne i Libri del noftro
Propofto merita cenfura , pareva che turti i ma-
levoli di quelli doveffero ammutolire, e che niu-
tìo di effi aveiTe mai da ritorcere contra di luì
le efpreffioni contenute nella citata Lettera all' In-
guifitore Generale di Spagna ; e m.olto meno i
che fi avelfe a dar loro una interpretazione di-
verfa da quel , che fi contiene nella riferita Ri-
fpofta Pontificia ad eflb noftro Propofto . Ma C.
Ottavio Valerio non li è folam.ente contentata
di fingere d'ignorare una tal dichiarazione , ma
ha avuto per fino l'ardir di fcrivere, che il San-
to Padre con quelle parole della fua Lettera all'
Inquifitore Spagnuolo aveva prefo di mira il Li-
bro de Superfiitione vitanda , e le Lettere di Fer-
dinando Valdefio. " Judicium iftiid (così fegue a
3, dire l'indilcreto Ceniore J Pontificis Summi e-
j, quidem deofculor , ut fané cportet ( gran degna-
5, zione in vero ) quia vero ejtis tane cculis oh-
j, verfarctur cum Lampridii Liber , tum ctìàm il-
^, le Valdefii , Vix ac Ne Vix quidem licet Dubi-
^, tare. Nemo tamen (fi offervi quefia bella ri-
^, flelfione ) exifiimet , a SapietitilTìmo Pontifica
5, eam elle cenfuram fufpehfam aut fublatam ,
^, quam in illiusmodi Libros , borumque fimiles
„ Jam dia tulit decefibr ejus Alexander VIL E-
i) tehim ille de ifiius CotllHtutione Pontificis ne
j,, meminit quidem : ( nella Lettera pih volte men-
), tovata all' Inquifitore fuddetto) tantum abeft ^
j, ut ei abrogatum ab ilio fit , vel quoquo modo
)j derogatum .
L'aceufare il ProlTimo, e tacer maliziofamente
M 2 ciò
i8o Vita di Lodovi<:o
ciò che ne fa la difefa , non merita in buona
Teoli.>gia , che il titolo d'iniquità; e il Ttclogo
da Cavalefe dee faper i'obbligazion , che gli cor-
re . L' interpretar pofcia la mente d' un Sommo
Pontefice vivente dottifrimo e fapientiffimo diver-
iamente da una chiara ed cfprefla dichiarazion di
lui lì elio : farà Tempre una temerità inaudita . La-
onde con ragione ii potrebbe ritorcere centra que-
llo Teologo quel detto di Tullio , da lui (ìtffo
rapportato : Si ijìa caufla abs te tota ptr [ummam.
[nuidcm & milltiam fiEla ejì , quo te nomine ap-
pcilemus ? audacem ? improbum ? pcrfidioftwi ?
Vuìgaria hac & oòfolcta funt j res antem nova &
inaudita , Né fi può già fcufar C. Ottavio Vale-
rio col dire di non aver veduta ia clementiirima
Rifpofta data da Benedetto XIV. alla Lettera
di lopra accennata del Muratori , perchè ha con-
feffato nella breve Appendice del (uo Libro al nu-
ancro iv. di aver letto il Tomo IL della Storia
Letteraria, nel luogo, dove appunto ila regiilra-
ta , come vedremo nel Gap. XV. né egli dove-
va , né poteva tacer di averla veduta , mentre fi
trattava di riparar la fama di un degno Sacerdo-
te . Ma perchè ciò factndo andava per terra il
fuo fa-lio e temerario fupporto , non fi è fatto fcru-
polo alcuno di paflarla fatto filenzio : azion degna
di riprenfione in qualunque altro Scrittore , ma
molto pili in un Teologo d'una.Religion di firet-
ta Oifervan/a , che più de gli altri è obbligato ad
cffervar le iacrofante Leggi del V^angelo , ed a
iapcr ciò che dalla Giuftizia viene prefcritto a chi
ofa di denigrar la fama altrui . E quefto bafii per
ora intorno al Libro di queflo Geniere ; riferban-
comi a fmentire un'altra impoftura, da lui Ipac-
ciata , nel Capitolo poc'anzi citato.
§. VL
|\
Antonio Muratori. 1 8f
§. VI.
J^ìccrìe fnfcìtatcfi in Salisburgo contrai il Muratori
pel Libro àc Ingeniorum ^'i oderà ti one ,
e r altro de gli Efercizj Spiriruali .
A
Quanto fi è qui fopra riferito intorno alle
cenfure fatte a i (uddetti due Libri , fi dee
aggiugnere un fitto , occorfo in Salisburgo ne!!"'
Anno 1740. che fece grande Crepito in Germa-
nia, e diede da ridere alla gente dotta in Italia ;
ma che andò pofcia \ rifolverfi in fumo , an7Ì
produlTe in fine il buon effetto della riforma de
gli Studj in quella Univerfita. Da diverfe perfo-
ne per nafcita , per gr,ido , e per dottrina riguai-
devoli, tra le quali fi contavano due Nipoti e lo
Storiografo di quell' Arcivefcovo , Monfign. di
Thun , il Canonico Gian- Andrea Criil.ìni , ed al-
tri ; tutta gente di Buon Gufto nelle Scienze , per
averle la maggior parte fiudiate in Italia : da que-
lli , dico , era fiata formata in quclia Città una
radunanza all'ufo delle noftre Accademie, per pro-
muovere i buoni Studi , col trattar di materie
utili , e infieme per dar eccitamento a gli altri
di correggere i dit'etti delle Scuole, che ivi dura-
vano turtavia \ configliando fopra tutto la Lettu-
ra del Trattato de Ingeniorum Mcdcrationc . La
cofa fin da prmcipio venne confiderata da alcuni
]\.1onHci Benedettmi , che reggono quella Univer-
fita , come una novità perniciofa ; ma non ebbe-
ro il coraggio di manitefiare in pubblico quefio
lor fentimento . Avendo pofcia ordinato T Arci-
vefcovo al Canonico Crifiani d' impugnare il Li-
bro da effi pubblicato in favore del Monacato di
M 5 San
i82 Vita di Lodovico
San Ruperto primo Arcivefcovo di Salisburgo, tal
{jifpiacere ne provarono , che per vendicariene fi
l-ivolfcro a fcrcditar quelli che componevano i'
Accadem.ia fuddetta , con ifpacciar anche per ere-?
tica r Opera citata i e il fuo Autore per capo
^ella novella Setta ^^^ Franchi o Liberi Muratori ;
ficcome quelli per altrettanti fegiiaci di quella prò--
fcritta adunanza , E per colorire alquanto la ca-
lunnia, portarono in giro per la Citta una Let-i
tera , fcritta dal Segretario del P, Generale de' Cap-
puccini ad un Lettore di quella Religione in Sali-<
sburgo , nella quale gli fìgnificava , che febbene
il Libro fuddetto non era peranche flato proibito ;
contenendo però elfo propofizioni equivoche , efo-
tiche, epericolofe, non era da dubitare, che Ro-
ma non fofTe per vietarne la lettura , fé fapefTe
che fi fofteneflero . Fu altamente disapprovata que-
lla Lettera dal P. Generale , e tanto più perchè
in effa fi diceva , eh' era fiata fcritta di fuo ordi-
ne, e commifiione; ed egli diede anche intenzio-
ne di mortificare il Frate , che n'era fiato l'au-
tore , e di obbligarlo a ritrattarfi . Se ciò dipoi
fuccedefle , non è giunto a mia notizia . So ben^
sì , che i Cappuccini fiefii di Salisburgo non eb-
bero difiìcultà di parlare in appreflb di quella fac-
cenda in una lor Predica , e la cofa riufcì loro
così bene , che fecero credere al Popolo , che ve-
ramente fi fofie intrufa in quella Città una nuo-
va Setta , Efiendo poi fiata recitata da un giovai,
rie Cavaliere Studente in faccia del Corpo di quel-
la Univerfità una Diifertazione alquanto ardita fo-
pra la n€cefiità di riformare gli Studj , ed eflenda
quafi nel medefimo tempo ufcita dalle fiampe di
B.oma r Orazion funebre di Monfìg. d'Harrach,
tOTTpofta daU'Ab.Cecchetti, in cui fi parlava cori
pacQ
Antonio MuR A TORI, iSj
poco vantaggio dello Studio pubblico di SaIif;burgo :
tanta collera tìe prefero que' Monaci , che noni
ufarono più ritegno alcuno nel divulgar in ogni
cantone e con ogni forta di perfone , eflervi in
quella Città un' Erefia , di eui era capo i! IVTura-
tori . E quafi che ciò non bafti^ffe a fcreditar il
nome del noftro Propofto , fu dal Vicecancellierg.
dell' Univerfità data alle ftampe una Predica , da
lui poco avanti recitata nella Chiefa della Madon-
na di Plain , colla quale pretefo avea di provare,
che foffe non fol buono ed utile , ma eziandio af-
folut^imente neceffario e comandato a i Criitiani
il venerare ed invocare i Santi , e fpezialmente la
gran Madre di Dio , con pr> ndere di mira nella
prima Nota , che le appofe , 1' avvertimento dnto
dal Muratori ne 'gli EferàzJ Spirituali fecondo il
Metodo del P. Segneri Juniore , dove tratta del
Santo Amore di Gesù .; cioè che la Divozione
verfo i Santi , e mafTimamente verfo Maria San-
tilHma è ben utile e lodevole y ma- non neceffa-
ria alla falute, come quella del Divino noftro Sal-
vatore . Non è credibile il difordine cagionato in
Salisburgo da quefta (lampa , e da alcune altre
Prediche, fatte dipoi da altri Regolari . Per tut-
ta quella Città d' altro non fi parlava che del
IVIurarori , e della nuova Erefia contro la Divo-
zione della Beata Vergine , ed altri Dogmi della
Chiefa. Fino le donnicciuole e i ragazzi d'altro
non difcorrevano per le firade ,* e il Popolo fi
moflrava così irritato , che fembrava difpofto ad
una fedizione . Per porre qualche rimedio a que-
lli difordini fece l'Arcivefcovo fequelìrare gli efem-
plari della Predica dei Vicccanctlliere , che refta-
yano da vendere , e nello fiefib tempo ordinò a
i Confeflbri e Predicatori di difingannare il Po-
M 4 polo
iS4 Vita di Lodovico
polo fopra la faìfa voce fpàrfa delT introduzione
in quella Città della Setta de' Liberi Muraturi ,
e di calmare gli animi e le cofcienze intorno al
punto contioverfo . Ma quedo ripiego non pro-
dufle alcun buon effetto , anzi inafprì maggior-
mente gli animi ; e vi fu un Predicatore sì temera-
rio , che ardì nel giorno dell' AlTunta di foftene-
re in faccia dell' Arcivefcovo medefimo la necef-
fita dell' invocazion della Vergine.
In tale ftato eran le cofe , quando di tutto l'oc-
corfo fu ragguagliato il Muratori , il quale credet-
te bene di fcrivere al Sindico , o fia Rettore dell'
Univerfità di Salisburgo , per dolerli di quanto era
accaduto, e chiedere il rifatcimento del Tuo ono-
re ivi cotanto vilipefo , ( Append* Num. XVIIL )
Gli rifpofe quel Padre , negando in parte i fatti,
in parte fculandoli , e in parte confel'^,^ndoli , maf-
fime intorno a quanto fi, è detto del Libro de In-
geniorum Modcratione , e di quello de gli Eferci-
y Spirituali. (Append. Num. XIX* ) Replicò a
tjueita Lettera il noftro Propofto per difefa d' efTì
iuoi Libri , ( Append. Num. XX. ) ma il P. Retto-
re non fi degnò di dargli nfpofta . Accaddero in-
tanto altre leene- in Salisburgo, le quali obbliga-
rono quel!' Arcivefcovo a prender altre mi Ture per
frenare la maldicenza . Si videro affiffi in varj luo-
ghi di quella Citta cartelli fedizic^fi ed infami ;
non mancarono altri Regolari di f-'ftenere di nuo-
vo, fui pulpito la neceffità dell' invocazion della
Vergine j e in un arto pubblico di Dottorato il
Decano della Facoltà Teologica impugnò ciò che
cice il Muratori nel Libro de ìngeniorum Alodc-
ì-ationc in propofito del Voto di dar la vita e il
fangue per difendere Immacolata la Concezion del-
la Vergine Santifllma j e in quefla occafione la-
fcian-
Anto Nio MuR ATOB.T. 185
fciando la briglia al fuo zelo indifcreto non fi ver-
gognò di chiamare il notlro Vropo[[o ftultcfcens
auètoì-j tcmetarius , e con altri titoli ingiuriofi-.
Ciò intefo dall' Arcivefcovo fece privare il Mo*
naco della Cattedra , e pofcia nel dì ?. 3. di Settem-
bre proibì il parlare e lo fcrivere da lì innanzi fo-
pra le pafTate controverfie \ ordinando in oltre,
che ognuno intorno al punto dell' Invocazione de
i Santi fi doveffe uniformare alla dottrina del fa-
crofanto Concilio di Trento . Quefio Decreto fu poi
cagione , che fi differiffe dal Sig. Giam-Batijìa
Gafperi , Storiografo di quel Prelato , fino all'An-
no fuffeguente 1741.13 pubblicazione di un'Ope-
retta da lui compofia per confutar tutte le calun-
nie fparfe in Salisburgo , e divulgate pofcia per
quafi rutta la Germania contro la detta Adunan-
za ; e infìeme la Predica del Vicecancellicre di
quella Univerluà . Ufci quello Opufcolo colla da-
ta di Colonia e col feguente titolo : AAEi;^I-
^AIMONOS *rA' ParvIAlOT Findic/a ad-
verfus Sycopkantas ]uvi2vìenfcs . Quivi fi dà con-
to di tutte le fcenc occorfe in Salisburgo , fenza
nominare però col loro nome quel che vi ebbe-
ro parte ^ fi efamina la Predica fuddetta \ e fi pro-
duce un lungo Catalogo di Teologi di tutte le Na^
zioni , che hanno negata la necefQià dell' Invo-
cazione de' Santi . Elfendo poi feguita nel mefe
di Giugno dello fieffo Anno la vifita delle Scuole
di Salisburgo , fu ordinata da quell' Arcivefcovo la
Riforma de gli fiudj ; e in tal occafione furono
rimoffi il Rettore ed il Vicecancelliere dell' Uni-
verfita , con follituirne altri di miglior gufto nel-
le Scienze. Nel riaprirfi pofcia 1' Autunno fuffe-
guente quelle Scuole, fuefeguita efia riforma tan-
to per la Filofofia , che per la Teologia ; e lo
flef.
i26 Vita di Lodovico
ùefCo è feguito in appreffo per 1' altre Scienze : di
maniera che molto più commendabile e celebre
è divenuta quella Univerfità . E tale fu il fine,
che ebbero i tanti fchiama77Ì fatti colà contro il
nome e la dottrina del Muratori.
§. VII.
dontroverfia avuta dal Muratori col Cardinale Art"
gelo Maria Quermì Vefcovo di Brejcia .
PER facilitare a i Vefcovì d' Italia il riformar
le troppe Fefte di precetto, non poco pregiu-
diziali ai poveri Operai e Contadini, pubblicò il
SS. Pontefice oggidì felicemente regnante Benedet-
to XIV. una dottifiTima & eruditiflìma Scrittura
neir Anno 1742. e fi degnò di voler intendere fo-
pra quetto punto anche il fentimento del Murato-
ri, il quale fotto il dì 4. del mefe diGennajodel
1745. fiefe in un foglio i motivi, per cui gli pa-
reva neceflTaria la diminuzion d' effe Fede , con
inviarlo al P. D. Fortunato Tamburini , Abate
allora di San Paolo di Roma , ed al predente Por-
porato degni/Timo di Santa Chiefa, da prefentarc
alla Santità fua, che ne dimoftrò un pieno gradi-
mento , ficcorae apparirà nel Capitolo ultimo di
quefia Vita .
I) primo in Italia a far prova della benigniffi-
ma difpofizion del Pontefice di minorar le troppe
Fefle di precetto, e ad ottenere l'Indulto per la
riduzione del loro numero , fuMonfig. Aleffandro
Borgia Arcivcfcovo di Fermo unitamente a'SufFra-
ganei fuoi . Con Tua Paftorale partecipò quel Pre-
lato al fuo Popolo r impetrazion d' una tal grazia
fui principio di Settembre deli' Anno 174Ó.. ed aven*
done
Antonio Muratori; 187
done fatta prefentar copia all' Eminentifs. Querl-
ni nell'atto che quelli itava ptr partir da R*. ma ,
non fusi tdlto giunto quello lorporato à Brctcìa ,
che flampò una Lettera, diretta ad dloArcivelco-
vo , in cui biafitliava quella fua rifolu^ione d'aver
proccuraro 1' Indulto fuddetto , e confutava i mo-
tivi da lui addotti in elfa Paftorale . Rilpofe in
termini affai forti alla Lettera del Cardinale il Pre-
lato di Fermo ; ed ufcirono dipoi. tanto da una
parte che dall' altra varie Lettere fopra il medefi-
mo argomento .
Per un'atto di fua generofitk era folito 1' Emi-
nenti'.s. Querini di regalare al Muratori tutto ciò
eh' egli dava allellampe, a motivo anche d'inten-
derne il fuo giudizio. Gli trasmife eziandio le fue
Lettere contra l'Arcivefcovo di Fermo; e il no-
{Iro Propofto , dopo d' aver ietta la prima , colla
folita fua ingenuità rifpofe al Cardinale, che gli
difpiaceva , che 1' E. S. lo troverebbe di fentimen-
to contrario in un'Operetta, ( della Regolata Di-
vozione ) da lui comporta alcuni anni prima , la
qua'e fi (lava attualmente {Rampando . Non piac-
que quella rifpolla al Porporato diBrefcia, e nel
rimettergli fotto il dì 5. del 1747. un altro Efem-
plare d' elfa Lettera cosigli fcrilTe: " Nell'iftelfo
5, pachetto troverà 1' intero Efemplare della mia
5, fcritta a Monfig. Arcivefcovo di Fermo , e la-
„ fcierò che da eflo il Sig. Ab. mio ilimatiflìmo
5, prenda nuovo motivo di fpiegar meglio i fuoi
5, lentimenti fopra il tema della medefima , vo-
„ glio dire , meglio sfogarfi contro 1' opinione ,
„ che a lui niente piace. Lo faccia pure con pie-
„ nilTima libertà , mentre io non farò per aver-
„ mene punto a male." Qiianto rellalfe forprefo
perv una tale rifpofta il Muratori , lo potrà ognu^.
no
i83 ViT A DI Lodo VI co
no argomentare da quanto fono ora per racconta-
re . Aveva egli con fue Lettere ne' primi raefi dell*
Anno 1742. fatta premura all' Eminenti [Timo Que-
lini , perchè trovandoli in Roma aveflle la bontà
di dar qualche impulfo alla benigniifmia difpofizio-
ne, in cui era Benedetto XIV. di sminuire il nu-
mero delle Fefte di precetto in follievo de' Poveri ;
e r E. S. gli avea in quella guifa refcritto da Erc-
fcia fotto il dì 22. di Marzo : " Benché io non
„ abbia fcrittà veruna Lettera a V." S. Illuflrifri-
„ ma da Roma , non ho però lafclato di far ufo
„ delle due , quali dalla fua gentilezza mi fono
5, (tate dirette a quella parte . Le ho dunque fat-
3, te vedere a N. S. e fono fervite a portare il
„ difcorfo fopra la nccefiìtà tanto nelle medefime
,, inculcata di rellringere il numero delle Fefte .
„ Ho riconofciuto S.S. ferma nel propofito di ap-
3, plicarvi ben prefto qualche rimedio , e mi è
3, parfa inclinare a fare dal bel principio un re-
3, golamento per la fola Metropoli di Bologna .
5, Vorrei che V. S. IlludrifìTima mi apriffe fopra
3, tal materia maggiormente il luo ientimento ,
5, mentre io fìirci a! cafo di far trapalfare alla no-
3, tizia di N. S. i fuoi lumi , con ficurezza che
3, farebbono graditi. "Gli aveva in oltre fcrirto
quel Porporato adì 9. d' Agofto dello fielToAnno
in quelli termini : *' Vorrei poi che V. S. Illu-
5, (ìriflìma prevenifTe dette mie moffe per Roma
3, con l'onore di qualche fuo comando , e di più
3, con additarmi qualche fuo fentimento, che' ere-
3, da degno d' effere raffegnato a S. S. fopra le
3, materie correnti , e fpecialmejite fopra la Co-
3, munione , che ha fatto infoigere in Crema la
„ gran Qcieftione , giacché N. S. nella fua di que*
„ ito ordinario mi avvila di voler formare fopra
o la
Antonio MuR ATORT. iSc?
), la medefima un' Iftruzione generale , e foggiun-
5, gendo con iomma clemen7a di voler attcnde-
5j_ie il mio arrivo in Roma per (entirne prima
„ il mio parere . Anche (opra la materia delle
„ Fette di precetto, che fi divifa di rellringere ,
,, e fopra altra che fembri a lei di maggior im-
„ portanza , la prego farmi fapere , ma diftefa-
5, mente , come fi penfi dal Ilio zelo grande ed
„ uguale erudizione , promettendole io di fare
„ aliai buon u(o con N. S. de' lumi , quali fi de-
„ genera (ollecitamente avanzarmi &c.
Rifpole il Muratori a quefia Lettera nel dì 15.
dello fielTo mefe d' Agofto , e dopo di aver parla-
to della Comunione del popolo nella Mefia, ch'era
il primo punto propodugli dall' Eminentifs. QLie-
rini , palsò ad elporre i motivi , per cui gli pare-
va nece/faria la Riduzion delle troppe Fefie di pre-
cetto . Perciò , ficcome non poteva quel Porpora-
to ignorar qua! fofle la mente del nollro Propofto
intorno a queifo propofito , così non potè qucfti
far di meno di non rettare forprefo nel vederli
rilpondere in quella guifa fotto il dì 5. dell'Anno
1747. mentre non fi iarebbe mai figurato di tro-
var elio Eminentifiimo mutato di fentimento, ne
che dovelie diipiacergli , eh' egli avelie elpofto in
una fua Opera le ragioni medefimc tanto tempo
prima comunicategli. Ma appena fu ufcito alla lu-
ce nello ftello Anno 1747. '' Trattato del Murato-
ri lopra la Regolata Divozione , che tofio fi vide
lìampata una Lettera dell' Emminentifs. di Brefcia ,
diretta all' Abate di Difentis , in cui veniva im-
pugnato , quanto avea Icritto il nofiro Propolio
nel Gap. XXL di quell'Operetta per fofienere la
fanta ni*, luzione del regnante faggio Pontefice in-
torno alla diminuzion delle FeQe.
Sic-
ìgo Vita di Lodovico
Siccome poi non erafi per altro motivo mofìfd
il Muratori a fcrivere quella Lettera al Pontefice
nel principio del 1743. e le altre poco anzi allo
fìeffo Eminentilfìrao Querini , ed a ilendere il fud-
detto Capitolo ^ che per puro amore verfo i Po-
veri ) le cui querele e lamenti aveva mokilTime
volte uditi , mafTime ne i diciafette anni , che
avea amminiflrata la Tua Parrocchia : così veden-
do, che quel Porporato tentava colla Lettera men-
tovata qui fopra d' impedire ad elfi Poveri il con-
feguimento di un fimile benefizio , fi vide forza-
to a difendere colla Rifpofta là loro caufa * L' in-
titolò egli Difefa dì quanto ha fcritto Lamindo
Pritanio in favore della Diminuzion delle troppe
Fejìe ; e fu itampata nell' x'\nno fuffeguente 1748*
in Lucca entro la Raccolta di Scritture concernenti
la Diminuzion delle FeJle di Precetto . A tutta pri-
ìra parve , che il Card. Qi-ierini non fi fentifle
voglia di replicare alle ragioni del Pritanio ; ma
pofcia fi cangiò di fentimento ^ e ficfe una ìnn-
^2. Lettera in data del dì 14. d' A godo dello fteffo
Anno, indirizzandola a i Veicovi d'Italia col fe-
guente titolo : la Moltiplicità de'' giorni Fe/tivi ,
che oggidì fi ofJerva?io di Precetto , autorizzata da
tutti i Sommi Pontefici da ducento e ve?iticinque
anni in qua ^ cioè da Clemente VIL a Benedet-
to XIV. 0 con Decreti da loro pubblicati , 0 con
ìa pratica in efecuzio7ic de i mede/imi mantenu-
ta , 0 finalmente cogl' Indulti concejji in quejìi ul-
timi tempi .
Né men quefla volta credette il Muratori di
dover tacere , e tanto più perchè fi vedeva at-
taccato fui vivo da queir EmineniifTimo , il qua-
le pretendeva, che il punto, di cui fi trattava,
fpettaffc al Dogma, e non già alla Difciplina della
Ghie-
Antonio MuR ATORr. 191
Chiefa , con quelle confeguenze , che rilevar G
pofTono dalla citata Lettera » Perciò trovandofi nell'
Ottobre di effo Anno alla villeggiatura di Fiorano
preflb il Marchefe Luigi Coccapani, fece una foda
e forte Rifpojìa a quel Porporato > con premetter*
Je una Supplica a nome de gli ftcflì Poveri a t
Vefcovi pure d'Italia. Fatta che ne fu la Copia ^
ebbe la delicatezza il nollro Propello di volerla
fpedire a Roma per farla efaminare da perfonedi
gran fenno e dottrina , prima di pubblicarla col-
le ftampe : il che fu poi cagione , che reftaffe
inedita. Imperciocché , avendo faggiamente pen-
fato il fommo Pontefice Benedetto XIV , che
non cohveniva lafciar correre di vantaggio quefta
contefa , con Tuo Decreto del dì 44. di Novembre
dell'Anno fuddetto 1748. impofe il filenzio tanta
air una che all' altra parte fotto le più rigorofe
pene Ecclefìartiche ) con dichiarare però fra l'altre
cofe 5 che il punto controverfo non ifpettava al
Dogma, ma sì bene alla Difciplina Ecclefiartica *
Non ha però il Pontificio Decreto impedito , che
altri Vefcovi chieggano appreflo l'Indulto per ieffa
Diminuzione , né trattenuto il Santo Padre dal
concedere loro una tal grazia; mentre fotto il dì
12. del fuifeguente Dicembre l'ottennero gli Af-
civefcovi e Vefcovi delle dueSicilie; nel dì 19. dì
Giugno dell'Anno 1749. quei della Tofcana; pò-
fcià ,1' Eminenti fiìmo di Trojcr Vefcovo d' Olmutz
in Moravia; nel 1754. tutti gli Arci ve.icovi e Ve-
fcovi degli Stati Auftriaci ; e finalmente nel 1755-
tutti i Vefcovi ed Ordmarj , che hanno giurisdi-
zione Ecclefiaftica ne gli Stati del Duca di Mode-
na . Dal che fi può , lenza pericolo d' ingannarfi j
inferire , che le ragioni addotte dal Muratori fìe-
tio fiate riconofciute di buona lega , e che foflc
192 Vita DI Lodovico
veramente nece/fario per follievo de' Poveri re-
fìringere il numero delle tante Fefte di Precetto .
Tentò dipoi 1' EminentifFimo Vefcovo di Rre-
fcia di far proibire la Scrittura fìampata dal Mu-
ratori nel fuddetto propofito per certa propofizio-
ne , eh' egli pretendeva di aver in effa rilevato ;
e non effendogli riufcito, rivolfe l'animo fuoge-
nerofo a riftabilire con effo lui la primiera cor-
rifpondenza, e a tal effetto impegnò il P.D.Fran-
cefco Rota Abate Benedettino in S. Niccolò del
Lido di Venezia , il quale con ^ua Lettera de! dì
21. di Dicembre dell' Anno 1748. ( Append. Num.
XXL) fecelapere al Muratori le premure di S. E.
accompagnate dalle lue per una tale riconcilia-
zione ; e il noftro Proporto non efitò a darle il
fuo affenfo nella Rifpolla che fece alla Lettera di
quel P. Abate fotto il dì 27. dello fleffo Mefe .
( Append. Num. XXIL ) Ciò intefo dall' Eminen-
ti (Timo j^< e rm/ , non mancò di dar fubito al Mu-
ratori i più dipinti contralfegni del fuo gradimen-
to con una gentililfima Lettera (Append. Num.
XXIIL) cui erano unite varie delle Tue (ìampe ;
e il noftro Propofto corrifpnfe anch' egli con una
rifpofta ripiena di fomma ftima e venerazione ver-
fo quel Porporato ; ma non avendone egli tenuta
Copia , non poffo comunicarla al Pubblico . Non
mancò dipoi quel gran Cardinale di dare al Mu-
ratori, finché vifTe, molte altre dimotìrazioni di
fua grande bontà , né ha tralafciato di onorarne
anche dopo la morte di lui la memoria . Imper-
ciocché in una fuaPaftorale, pubblicata nell' An-
no 1751. in cui parla dello (tudio che faceva, e
del metodo da lui tenuto per illuminar e guada-
gnare que' Membri , che feparati fono dalla Chie-
ia Cattolica , «ella leguente forma fi eFpreffe :
" Qiic^
A NTO NIO MUR A TO R r. I95
„ Quefto metodo da noi prefcelto per combatte-
„ re i Novatori , ha avuto fra gli altri faggi e
„ dotti uomini per approvatore 1' Abate Murato-
„ ri , teftimonio da riguardarfi per autorevoliffi-
„ mo , dopo eflere (lato quel grande uomo ono-
„ rato dal Regnante Pontefice di una fua Lettera,
„ che apparifce ftampata nel Voi. IL della i'^or/W
„ Letteraria d'Italia Lib. IIL Cap. V. con que-
„ Ile parole : Effendo notoria la Jìima che mdri-
„ tamente col rimanente del Mondo facciamo del
„ di lei valore &c. Le varie Lettere fcritte a noi
„ dall' ilkiio Abate ne gli ultimi mefi di fua vi-
,j ta su quelV argomento non vi hanno da effer
„ incognite , mentre le abbiamo fatte leggere a
j, più perfone qui a Brefcia ; anzi Tappiate averne
5, noi anche mandate a Roma le copie , a cagio-
„ ne che in effe commendandofi la nolìra impre-
„ fa, in oltre efficacemente fi efprime il merito,
j, che ha la medefima di effer fecondata dalla Se-
„ de Apoftolica. Giacché poi ci è venuta occa-
5, fione di far qui menzione di (\\yc\X Ì7ìfigne Sog-
„ getto e delle lue Lettere , vi aggiungeremo , che
„ a Roma pure abbiamo avuto motivo di fir cor-
„ rere altre copie, nelle quali efalta l'utilità del
„ nolìro Collegio Ecclefiaftico fopra ogni altra
„ opera , che abbiamo procurato di fare in be-
„ nefizio della nortra Diocefi . " Finquì 1' Emi-
nenti ffimo Querini , nella cui morte, accaduta nel
dìo. di Gennaio del 1755. è mancato alla Chiefa
un granVefcovo e un dottiffimo Cardinale.
N §. VII!.
t^4 Vita di Lodovico
§: V 1 1 1.
D' altre Critiche fatte ad alcune Opere del Mura-
tori in materie Teologiche .
Esfendo fiato ricercato il Muratori del fenti-
mento Tuo intorno alla Differtazionedel Pro-
porto Aleffandro Mantegazzi di Piacenza de Jeju'
nio cum efu carnium conjungendo , venuta alla lu-
ce neil' Anno 1736. colle ftampc di Parma , per
difendere 1' obbligazion del Digiuno importa dal
Vefcovo di Borgo Sandonnino a i fudditi fuoi nel
participar loro l' Indulto A pofìolico di poter nella
Quarefìma di quell' Anno mangiar carne in alcu-
ni giorni fra la fettimana : fcrifle egli una Lette-
ra latina ad effo Propofto , in cui dimoftrava , che
il Prelato fuddetto , attefo 1' elTere ftata rimefTa
dal Pontefice alfuo arbitrio e cofcienza laDifpen-
fa fuddetta , avea potuto prefcriver loro T obbli-
gazion del Digiuno anche ne' giorni fra la fetti-
mana , in cui fi cibavano di carni . Nel pubbli-
car pofcia che fece il Mantegazzi V Anno I737«
la fuaRifpofta a certa Diatriba dianzi ufcita fot-
to il nome òà Dottor Pietro Capelloti , nella qua-
le veniva impugnata la fua DifTertazione di fopra
indicata; le premife il Voto ofìa Lettera del Mu-
ratori con intitolar la Rifpofta medefìma Giudizio
del dotti (fimo Signor Dottore e Propojìo Lodovico
Antonio Muratori intorno alla Differtazioue latina
dejejunio cum efu Carnium conjungendo, del Si-
gnor Dottore in f aera Teologia &c. Aleflandr® Man-
tegazzi , efibito in una Lettera al Signor D. Bario-
ìomeoCaizìì Arciprete di Stadera , in rifpojìa alla
Diatriba del Dottor Pietro Capellotti . Avea bensì
, l il
Antoni o MuR AtoR t . 293
il Muratori accordata al Propofto Mantegazzi la
pcrmiirion di pubblicare il fuo Voto , fé glie ne
fofle venuto il bi fogno ; ma non avea mai inte-
fo di fare la prima figura nella, controverfia pre-
fente , liccome portava il Frontispizio poc'anzi ri-
ferito; quindi non potè far di meno di non que-
relarfene con eflb Propofto . EHendo dipoi cora-
parfa alla luce nell'Anno 17^9. una DiJJertazione
Teologica-Morale-Critica contro la Lettera Apologe-
tica luddetta , (ì vide premeffa alla raedefiraa an-
che la Rifpojla fatta al Voto del Muratori dall'Au-
tore Anonimo di quella Operetta , che fi feppe poi
edere (lato il P. Ercole Monti Gefuita Modenefe ,
e Lettore di Moraic Teologia nella Univerfità di
Parma : che che ne dica in contrario lo Storico
Letterario * E sì ripiena quella Cenfura d' efprel-
fioni di poca filma verfo la perfona e faperc del
noftro Propollo , che non potè trattenerfi il cele-
bre V. Daniello Concìna dell'Ordine de' Predicato-
ri , dall' intraprenderne la difefa nel Gap. IL della
Qmrefima Appellante , e polcia nella Difjertazio-
ne Apologetica , la qual fi legge in fine del To-
mo IL della fua Stor/a del Probabilismo . Ha qu£-
fìo dotto Religiofo in amendue i luoghi confuta-
te vigorofamente le oppofizioni del P. Critico ;
ma non avendolo abbaftanza illuminato fopra di
un punto , fia permeflo a me di fupplire a quan-
to egli ha tralafciato di fare , forfè perchè ha cre-
duto non effere neceffario .
Avea fcritto il Muratori nel fuo Voto t Vide
Philonem Heèraum , ^ui in rigidis fuce gentis Je-
juniis , usque ad notìem produtlis , mhil aliud
agmfcit , nifi Ab/ìineniiam a Poculentis & EfcU'
lentif : ecco ciò che gli rifponde il P. Teologo
della Compagnia di Gesù: " Certamente non ri*
N 2 ,^ tro*
ic)6 Vita di Lodovico
trovo ciò fcrltto in Filone Ebreo da voi riferi-
to , onde cor\vien dire, che voi abbiate citata
quelìa autorità , non per far conufcere la vo-
llra Erudizione. , ma per far a tutti fapere (il
che niente importa) che voi abbiate letto un'
Autore sì antico . " Ma fé quello Cenfore , av-
vezzo folo a maneggiare Libri di Teologia Mora-
le , fi fofl'e data la pena di cercar (olamente nell'
Indice dell'Opere di Filone dell' Edizione fatta in
Francfort nell' Anno i6gi. alla p^.rola jcjunium
fui e rane ^ avrebbe trovato, che quefto Scrittore E-
breo alla pag. ii 94. così parla: Ncun qui drdicit
ab Efculentis & Poculcntis Abjiinere , qua adeo
funt Necejjaria , ecqux fupervacaneorum non de/pi-
ecret ? E tanto batli .
In Portogallo un gran rumore fece nell' Anno
1745. la ^^'•^ fparfa , che alcuni piiffimi Religiofi
interrogaffero i Penitenti del Complice , e negafle-
ro anche loro T aiToluzione, fé noi manifeitava-
no \ e pcfcia fi valefiero di tal notizia apprefTo
il Re per far gaftigare altri Religiofì mal dilcipli-
nati , e perfone fcandalofe . Gli Eminentiffimi
^/w67i^f? Patriarca di Lisbona 5 e daCugna Inqui-
fitor Generale in quel Regno , mofiì dal loro ze-
lo , pubblicarono Editti contra di quella abbomi-
nevol pratica ; e il fecondo obbligò ancora i Pe-
nitenti a denunziar da lì innanzi aW hiquifizione
chiunque de' Confeffori , che ciò ardifle di fare ,
o ricercafle circojìanze improprie nella Confefiìo-
ne . S' allarmarono perciò gli altri Arcivefcovi e
Vefcovi di quel Regno , pretendendo fìnta e falfa
quella voce, sì ingiuriofa all'uno e all' ahro Cle-
ro ; fprez7ata e lefa la loro autorità ; e indebito
ed infoffribile 1' obbligo impofto della Denunzia
fuddctta. Il Sommo Pcntefite Benedetto XIV. de-
ci fé
A NT O NIO MUR A TO R r . \()y
clfe con due fue Decrerali a favore de' Vefcovi ^
ma non celsò per quello 1' incendio iafcitato in
quelle pam. Fu pregato il Muratori d'innpiegare
la fua penna per iottener le ragioni di eflì Prela-
ti , però su quello argomento itele una Diflert;i-
zione intitolata: Lujitarìx EcclcJiiC Rcligìo in ad--
minijirando Focnhcyitix Sacramento &c. dove fece
conolcere quanto giuda e iaggia foflè la Coltitu-
zion l^oniitìcia \ ed elfa vide la luce nelT Anno
1747. per mezzo delie Itamipe di Modena .
Allorché giunfe in Portogallo quella Operetta ,
ne fu creduto autore il Cavalier Luigi Antonio
Verncjo Arcidiacono d' Evora , dimorante in Ro-
ma, Soggetto aiTai dotto, e di buon Gufto nelle
Scienze fornito , come ne fenno teiìimonianza i
Libri da lui pubblicati \ tuttoché portaife in fron-
te li nome di chi V avea comporta . Si fece per-
ciò un grande rtrepito colà contra di lui , e fu
anche iparfa voce, che il noitro Propofto fomma-
mente idegnato , perchè quegli fi folle coperto col
luo nome , Italfe preparando una forte Apologia
per levargli la maichcra ; e tanto andò crclcen-
do quefta voce , che fi teneva per certo , eh' egli
veramente aveffe comporta quella Differtazione :
quindi non raen da i due Cardinali , che da gli
altri Minirtri di quella Inquifizione fi parlava d'cììa
Cavaliere come di un Eretico . Effendo polcia
ufcito un Libro d' un dotto Cappuccino Anonimo
col titolo : de Methodo jìudendifmgults dijcipimis
ad intelleSum Lujìtanorum accommodata , nel qua-
le fi fcoprivano i difetti delle Scuole del Portogal-
lo, e s'indicavano i mezzi per correggerli; e fa-
pendofi dall' altra parte che il Vernejo avea prelb
a trattar quefto medefimo argomento ; fu a lui
pure attribuito il Libro del Cappuccino : il che
N ? fer-
J98 Vita di Lodovico '
fervi a rendere fempre più odiofo in quelle partì
il fuo nome .
A vvifato il Muratori di queda perfecuzione mof-
fa per ragion della fua Di(rertazione al Cavalier
Vcrnejo , gli fcriffe una Lettera fotto il dì 18. del
mefe di Marzo del 1749. in cui atteftava di effer
egli l'Autore di efia DifTertazione , con dargli la
facoltà a parte di farne quell' ufo , che più gli
piacefle per fua giuftificazione . Se quel Cavaliere
ie ne valeffe dipoi , non mi è noto , e per que-
llo fi leggera detta Lettera nell'Appendice al num.
XXIV. Poffo bensì aiTicurare il Pubblico, ch'egli
non folo non fu l'autore di quella Di ffertazione,
ma né meno ebbe alcuna parte nel far' accettare
al noftro Propoflo l'impegno dicomporla, e fors'
anche non arrivò a faperlo , fé non dopo che fu
fatta pubblica colle ilampe ; elfendo fiata data al
Muratori la commiffion di fcrivere in favor de i
Vcfcovi del Portogallo da altra perfona , nata in
Italia, e dimorante affai lungi da Roma.
Altri nondimeno fra i Portoghefi la credettero
beniffimo lavoro del noiìro Propoflo ; e contra di
lui era già ufcita da' torchi di Lisbona nell'Anna
precedente 1748. l'Opera del Sìg. Dionigi Bernard
d:s de Moraes , da noi accennata di fopra , nel
dar conto de i Libri fìampati in difefa del Voto
Sanguinario fotto il Num. VIL Queflo fcritto , che
fenza dubbio è il più infame , che fia mai (lato
pubblicato contra del Muratori , porta il titolo fe-
guente : Corufcationes Dogmatica univerfo Orbi feri-
rà prò vi'Ba Sacramenti Pcenitentia adminifiratione
refulgentes , in varios dijìributcc Radios , quibus no-
xia praxis dctegendi Complices dejiruitur , atque
vnria Propofitìones tum Marini , tum Muratorii ,
thm aliomm dijfipantur y ed è divifo in vece di
Capi'
Antonio Muratori. 199
Capitoli e Paragrafi, in tAntì Raggi , Folgori ^ e
pulmini , ma che non danno luce , e fanno men
paura , e minor colpo di quei che fi rapprefen-
tano ne' Teatri ; perchè ufciti e maneggiati da
una penna troppo debole, e quafi direi affatto di-
giuna nelle materie Teologiche : tuttoché fia d^
un Profefìfore di facri Canoni nella Univerfità dj
Conimbria . Per aver campo di abbattere il no-
flro Proporto fi figura quello Scrittore, eh' egli ab-
bia approvata e difefa l' indegna pratica di ricer-
care il nome del Complice nella Confeflione , e
centra quefio fantoccio vibra i colpi fuoi più fie-
ri. Ma l'Operetta del Muratori difende da kiìé-
fa il fuo Autore ; effendo ivi chiaramente ed ef-
preflamente riprovata fimi le pratica nel pi:etèfo
cafo del Portogallo .
. Non fu veduto dal nofiro Propofio il Libro fud-
detto , per effer egli pattato a miglior vita , pri-
ma che ne giugneffe» a Modena ì'Efemplare Spe-
ditogli ; ma fé 1' aveffe ricevuto , e foffe campato
tanto tempo da potergli rifpondere , non 1' avreb-
be fatto certamente , perchè 1 Libri, di quefia for-
ta non meritano un tale onore . Né meno però
il fuo Autore potè aver il contento di vederlo im-
preffo , effendo egli pure mancato prima eziandio
che folle approvato per le ftampe ^ e Dio non vo-
glia , eh' elfo abbia fervito d' ofiacolo all'eterna
di lui falute ; ficcorae comporto con troppo artio
e livore contra un fuo Fratello in Gesù Crirto ,
e pieno zeppo d'ingiurie, calunnie, contumelie,
e villanie . Tralafcio di recarne gli efempli , per-
chè queftiad altro non fervircbbero che di rim-
provero a i Revifori , che con tanti encomj dell'
Opera e del fuo Autore, ne hanno fafta l'appro-
vazion per le rtampe j mentre dovea rtar loro da-
N 4 van-
20O VlTADlLoDOVICO
vanti a gli occhi 1' Irruzione a i pari Ipro data
da Clemente Vili. Tìt. de ConeEl. Libr. §. 2. nella
quale fi comanda : qu£ Fama Proximorum , &
prccfevtim Ecclcfiafìicorum detrahunt , bonisque mo-
ribus , & Chrijìiana: difciplina funt contraria , eX'
pungantur j ficcome qucU' altra ordinazione dello
lìefTo P.ontcfice fatta dipoi con quefte parole : Di'
Scria tn prajudicium Fama ^ & exijìimattonisalio'
rum , repudicntur j per non approvare quei Li-
bro. Non voglio però tralafciar di riferire il giu-
dizio che ne ha dato il dotto P. Andrea Galland
nella Prefazione al Trattato de Ingeniorum Modcra-
tione dell' ultima Edizion di Venezia , affinchè i
Lettori reftino meglio informati delle pelfime qua-
lità di quel Libro, e del fuo Autore. " Ubique
„ livorem fpirat ( così egli ) ubique infcitiam
„ fuam prodit : adeo dicacitatis atque ignorantise
„ piena funt orpnia . At ego in primis invere-
„ cundo huic homini quarr> maxime indignor ,
„ quod in vcnerandum Muratori/ fapientiffimi fe-
,, nis caput conviciorum plauflra impudentjflime
„ jaciat . Pergam , fi Icgi quidpiam nigriori fti-
„ io exaratum . Meus animus fuit ^ inquit (pag.
„ 588.) ncminem offendere-, folumque Muratori©
„ parccre non jiudui . Hominis os ! Audiftin' im-
„ probum petulansque confilium ? Ecquis porro
j, a^quo animo ferat irta effutire audentem ? Ni-
„ miiis firn , fi quod fentio , pluribus perfequi
„ velim . Ergo facefiat a me iftiusmodi Liber.
„ Amariorem enim me \tdi\Q facit : ftomachor
„ omnia . " Non fono mancate anche nel Porto-
gallo perfone dotte e fpregiudicate , che han ri-
provata la maniera indegna , tenuta nello fcrive-
re àia Bernardes ., e fatta giufiizia alle ragioni ad-
dotte dal Muratori nella fua Diflertazionc contro
li
Anto Nio M uR ATORi. 201
il pcfo da quel Cardinal Inquifitore importo a i
Penitenti di denunziare i ConfeflTori , ricercanti il
nome del Complice nel Tribunal della Penitenza
(che è il principal oggetto di quella Operetta ) e
in difefa delle Decretali Pontificie . Ma quefte fon
poche in numero, rifpetto alla gran turba degli
altri, che feguono il partito contrario, e che dal
non aver veduto fatta rirpofta a quelP ingiuriofo
Scritto , ne inferifcono la bontà e folidità delle
ragioni in elfo contenute ; e perciò continuano
colà le cofe lui medefimo piede di prima , fenza
far alcun cafo delle faggie Coftituzioni del Vica-
rio di Crifto .
Una Critica d' altra forta fu fatta al Muratori
neir Anno 1750. entro un Opufcola fìampato in
Lucca contro il Marchefe Maffei , e intitolato:
Difefa delle An'tmavverfion't &c, avendo pretefo
r Anonimo Autore di quefto Scritto , che iPro/tr-
^owe^z/'premefli all' Opera ài Lefcio Crondermo ^ di
cui parlammo nel Cap. III. non fieno fiati compo-
rti dal noftro Propofto , ma si bene dallo (ìeff^a
Crondermo ,^ cioè dal V. Ah, Y>.Celfo Cerri de'Ca-
nonici Regolari del Salvatore .
Non era il Muratori di quel carattere, che fu p-
pone quefto Anonimo ; cioè capace di farfi bello
delle altrui fatiche ; e chiunque avrà lette l'Ope-
re di lui , ne refterà facilmente perfuafo , dall'
aver ofl'ervato , quanto egli fia fiato fempre gra-
to verfo tutti quei , che gli hanno comunicate
notizie , anche le più minime, o fomminifirati
Documenti ed Ifcrizioni; con darne loro il me-
rito delle fcoperte , delle interpretazioni , e che
so io . E come poi crederlo capace di attribuire
que' Prolegomeni , fé da alcun altro foifero fiati
coaipofii ? Chi aveva , com' egli , date alla luce
* tan-
102 'Vita di Lodovico
tante Opere infigni , non avea bifogno ne g!i uf*
timi anni di fua vita di TpacciarH per autore d' una
sì picciola cofa , quando non foflt" ftata veramen-
te fua .* né io ptr purgarlo dalla fuddetta taccia
avrò da durar moka fatica ; elfendo in mie ma-
r.ì le Leitere dei P. Ab. Cerri fui propofito di det-
ta ftampa ; e quefte mi lufingo, che debbano ef-
fere ptù chefufficienti a pienamente giuftificarlo .
Lo avea avvifato il nollro Propofto nel Luglio
dell' x^nno 1704. che (lava fcrivendo alcuni Prole-
gomeni da premettere all' Opera di lui, e del Sig.
Dìrois contra Gianfenio ; e il P. Abate gli rifpofè
fotto il dì 23. dello ftelTo mefe in quelli termini :
5, Godo che ella (tenda Prolegomeni al mio Li-
5, bro , e mio maggiore compiacimento farà , fc
.,, avrò la fortuna di darli un'occhiata." Gli fu-
rono pofcia trasmefTì dal Muratori quefti Prolego-
meni j ed ecco come gli refcri(ìe il P. Cerri nel
dì 15. del fu(Teguente Agoflo : " Alli 2. del cor-
,', rente mi giunfe V umaniffìmo foglio di V. S.
,, IlludrifTima , e già due ore avanti Monfign.
„ Borromeo per mezzo di un fuo Gentiluomo mi
„ aveva mandato //' di lei Prolegomeni . Prima
„ rifponderò a quello, e poi diròqualche cofa di
„ quelli &c.
■ „ Ora v^engo !Ì fuoi Prolegomeni. Io libo let-
j^ ti e riletti , n«n dirò con ammirazione , non
,, F.iungendomi nuova la di lei Virtù , a tutti no-
„ ta , ma con molto mio compiacimento . Non
5, dovrei fé non lodare la pulitezza del dire, l'ab-
5, bendante Erudizione , 1' amore della Verità ,
„ della pace , e della fincerità , 1' odio della bu-
„ già, d'ella fraude, dell'iracondia, e delle ven-
5, dette , che in quefia fua nobile Compofizione
5, mirabilmente fpiccano j ma io non ho cloquen-
* » za
Antonio Muratori. 209
„ za badante per farlo . Solamente in conformi-
„ tà de' fuoi comandi , .a quali debbo ubbidire ,
„ brevemente noterò alcune poche cofette , e poi
„ mi tratterrò alquanto in fignificarle il mio fen-
5, timento circa alcuni Giudizi della Chiefa, ma-
,, teria affai importante . Il tutto farò non per
„ cenfurare \\ fuoi Prolegomeni ^ ma femplicemen-
5, te per infinuarle il mio parere. " Paffa egli
dipoi a far alcune critiche oflervazionl fopra d effì
Prolegomeni , indi così conchiude la fua Lettera :
" Quetìo è quanto m' è parfo di oflèrvare per
„ fervire V. S. Illuflriffima , e mi dichiaro nuo-
„ vamente , che //' di lei Prolegomeni mi piac-
„ ciono affai così come ffanno , e avrò a caro,
„ che così fi (tampino, fommaroente ringrazian-
„ dola di tant' incomqdo , che s' è compiaciuta
„ prenderfi per me, e dell onore che degna far-
„ mi di mettere una così preziofa corona alla
„ tefta della mia Operetta. Se quanto le ho det-
„ tocon tante ciarle, le piace, bene; fé vi avef-
„ fé delle difficultà , abbia pazienza di tenerle
„ dentro di sé, né fi prenda la briga di difputa-
„ re &c. " Non ha bifogno una sì chiara Lette-
ra d' alcun comento per rendere perfuafo il Pub-
blico , che a torto è fiato accufato il Muratori
del plagio d' effì Prolegomeni . Chi mi trasmife
la notizia della fuddetta Cenfura , mi avvisò pu-
re , che nell'Appendice di quell'Operetta 1' Ano-
oimo Scrittore avea eziandio prefo di mira un
paffo del nofiro Propofio nell'Opufcolo delle For-
ze deW Intendimento umano , pretendendo , che
contenga dottrina Teologica poco efatta . Io non
ho veduto quella Critica , e perciò non poffo par-
larne di vantaggio. So bensì , che dal Marchefe
Maffei è fiato difefo il nofiro Propofio nel Libro
in-
204 Vita di Lodovico
intitolato : Gianfenismo nuovo &c. dalle oppofi-
zioni di quel Cenfore . '
Dall'Anno 1747. in cui fu fttimpata la i?e^o-
lata Divozione del Muratori , fino all' Anno 1750.
pafìfeggiò liberamente il campo quefta Operetta
lenza incontrarfi in verun contradittore, fé fi ec-
cettua r Eminentinimo Querini , di cui abbiara
parlato di lopra . Wla. all' avvifo , che il lue Au-
tore era partito dal Mondo , fu tofto pubblicato
àa\ V.BefJcdctto Piazza GeiuìtASìrucuiAno , e Pre-
fetto delle Scuole della fua Compagnia in Paler-
mo, uno Scritto di tre fogli, che por-tava quello
titolo : " Idea , & Synopfis cujusdam Operis , fi
5, Superis placet , edendi fub hoc titulo : Chri-
5, Jiianorum in SanBos , Santìorumquc Reginam ,
5, corumquc Fcjìa ^ Imagines ^& Reliquias ^ com~
3, munis O' propenfa Devotio a prapojiera Lamtn-
5, di Pì'itanìi Rtformationc venerandi^ potijjimum
-, antiquitatis monumentis & documcntis vindica-
5, ta jimul & illujirata . " Venne poicia alla lu-
ce neir Anno fulieguente 175 1. colle (lampe di
quella Città P opera quivi indicata , e in ella fono
prefi di mira i fette ultimi Capitoli della Aego/*-
M Divozione , e tutti gli sforzi fi fanno per far
comparire WPritanio unGianfenifta , ed un Ereti-
co : taccia la più ingiuriofa , che fi poffa dare ad
uno Scrittore Cattolico , e fpezialmente a chi è
infignito deir ordine Sacerdotale, com'era il Mu-
ratori . Avrà ferie creduto quel Padre di fanare
quello fuo gravilfimo errore col dichiararfi nella
Protelia premeflà alla fua Opera in quella guifa:
*' Tefiatum denique facio, me nullam ulli Scri-
j, ptori Catholico cenfurnm , aut jledeco-rts notam
j, inujìam vells . Monita tantum , & effata , cu-
,t juscumque fint , qujeChri (liana; pittati diifenta-
„ nea
Antonio Muratori. 205
„ nea vifa funt , ob commune bonum detegere ,
„ & caftigare , in animo habui . " Ma o egli
non teneva per Cattolico il Pritanìo , o sì fatta
proteica a nulla ferve; mentre in tutto il Tuo Li-
bro altro non fa che condurre in ifcena Eretici ,
ed applicare a' loro pervertì ientimenti quei del
Muratori, travolgendo quefti , o finiltramente in-
terpretandoli per dar loro quel fenfo , che più gli
torna m acconcio . Quando fi vogliano interpre-
tar a rovefcio , o prendere in cattiva parte le co-
fe , 1] fartbbono dir degli fpropofiti per fino a i
Santi Padri , come per l'appunto coftumano di fa-
re gli Eretici ; e niuna cofa ci farà , per quanto
feniaia e buona che fia , la quale non foggiacela
alle dicerie e cenfure degli uomini, folitj di ca-
villare , e farfi di tutto un fogaetto di rieri fione
e di biiifimo . Che di quella razza di Scrittori fia
il Padre Siracufano , (e ne potrà accertare chiun-
que fi prenderà la peiia di leggere quella fua Cen-
lura , e di. confrontarla co' fette Capitoli della Re-
golata Divozione da lui impugnati . Imperciocché
troverà , che frequenti fono 1 fofismi , le finirtre
interpretazioni, e le calunnie i che fi tirano non
rade volte confeguenie affatto contrarie alle pa-
role e mente del Pritanio ; che fé ne portano
talvolta tronchi i paifi per dar ad intendere che
abbia detto de gli fpropofiti \ e qualche fiata an-
cora nel trasportarli in Latino fi dà loro un fen-
fo affai diverlo da quel che in Italiano fignifica-
no. Mi difpenfo dal recare di tutto ciò gli efem-
pli , perchè cofa troppo lunga farebbe , e multo
pili perchè da un dottiffimo Anonimo è Ifato a
quefto ampiamente fcddisfatto, cerne vedrem più
folto ; e folamente dirò , a giudizio di un gi'aO-
de ed egualmente dotto Perfonaggio , che fé quel
Pa-
2o5 Vita di Lodovico
Padre, in vece di riportar tronchi , e tradotti ìù
Latino i fentimenti ÀdPritanio , aveflfe riftampa-
ti entro la lua Critica i detti fette Capitoli, tali
quali fi leggono nell' Operetta del Muratori , avreb-
be fatta loro la più bella Apologia , che fi po-
telfe defiderare j perchè avrebbe renduto più faci-
le a i Lettori il rifcontro d' amendue i tefti , e
dato loro il comodo di riconofcere a dirittura l' in-
fuflillenza ed ingiulVizia delle fue cenfure .
Nelle Novelle Lette^^rie di Venezia dell' An-
no 1753. "^^^ P3g'92. efegg. fu pofcia riferito il
Libro del P. Piazza , ma in una maniera cotan-
to ingiuriofa alla Pietà e memoria del Murato-
ri , che mode la naufea a tutto il coro de i Sag-
gi j quindi da quegli Eccellentifs. e faviffimi Ri-
formatori fu obbligato quel Novellifia a ritrattarfi
nella forma feguente : „ Nel foglio nUo 12.
5, ( così egli alla pag. 144. ) adì 24. Marzo paf-
5, fato in data di Palermo fi à porto da noi 1'
5, Ertratto di un Libro del P. Piazza della Com-
5, pagnia di Gesù contro la Regolata Divozione
„ del Muratori , tale quale ci fu mandato . Per
„ elferfi noi troppo fidati di chi cel diede , fono
3, corfe parecchie cfpreiTioni oltraggiofe alla me-
j, moria di sì grand' uomo , il quale per tutta
5, Italia è noto non folo per la grandezza del fa-
), pere, ma ancora perla pietà elemplare de' fuoi
„ coftumi , e delle fue Opere . Dichiariamo per-
,, tanto , ora che pefatamente abbiamo confide-
5, rato queir Eftratto, di non voler punto aver
5, parte nell' acerbità di tali efpreffioni contro un
5, tal perfonaggio , e fpezialmente trattandofi di
5, un' Opera , che da perfone dotte e pie fi con-
„ fiderà coti^e molto utile alla vera divozione de'
5, Crifìiani.
Pa-
Antonio MuRATORf. 207
Pareva , che l'accaduto in quefta occafione al
Veneto Novellila dovefìfe fargli aprir gli occhi e
capire , che non piaceva né anche a' Superiori
fuoi il fuo inveire ed oltraggiar la memoria del
noftro Proporto j e che dovefle perciò aver im-
parato a tacere , o a parlarne con più di rifpet-
to . Ma non è flato così y imperciocché nel dare
l'eftratto di certo Libro , ftampato in Napoli nei
1755. "^^'^ Novella num. 7. dell'Anno 1754. ha
ripigliato il medefimo linguaggio . Qua! motivo
abbia egli avuto di prenderfela inqueftaguifa con-
tra del Muratori , il quale non fi sa , che gli ab-
bia mai recato verun difpiacere, noi faprei indo-
vinare: quando ciò non procedelle da qualche pre-
giudizio rimaftogli nella fantafia per la grave ma-
lattia da lui anni fono patita . Se la cofa {lefTe
mai qosì , egli é compatibile ; ed io su quello ri-
fleffo non ho voluto , che quefta feconda volta fia
mofl'a querela alcuna contra di lui . Il male non-
dimeno può eziandio provenire dal non aver egli
mai lette l'Opere del Muratori , che in effi Li-
bri vengono cenfurate ( il che fi potrebbe facil-
mente dimoftrare ) e dal fidarfi folo , come è fiato
cofiretto di confeffare , delle relazioni altrui . Ma
chi vuol farla da giudice anche nelle materie Let-
terarie, dee prinia in tutti i cafi ponderar bene,
e fenza prevenzione , anzi con una fomma indif-
ferenza , le ragioni e i fentimenti dell' una e dell'
altra parte per poterne formare un retto giudizio .
Non è però rimafio fenza rifpofta l'Ellratto da
lui dato del Libro fuddetto di Napoli ; avendo un
Amico mio fiefa una Lettera , che fi legge nelle
Memorie per fervire alla Storia Letteraria , fiam-
pate dal Valvafenfe , all'Articolo VIL e VIIL
del prefente Anno 17 5Ó. per far collare al Pub-
bli-
2o8 Vita di Lodovico
blico , quanto ftranamente abbia egli iviimpoflo'
Frattanto effendofi fcorto , che T Opera dei P.
Piazza non faceva colpo veruno nelT animo de
gli uomini veramente dotti , fi pensò di farla af-
faporare anche alla gente indotta , a fine di ten-
tar di fcreditare almeno fra quella turba l' Ope-
retta della Regolata Divozione , con trafportar
quel Libro in lingua Italiana . Fu perciò Campa-
to in Lucca nell'Anno i75;?. con quefto titolo:
La divozione de i Crijliani difefa dalla Critica di
Lamindo Pritanio , Dialogi compilati da Salvatore
Maurici dvlla Compagnia di Gesù . Quanti tono
i Capitoli dell'Opera del P. Siracufano , altret-
tanti fono quelli Dialogi, ne i quali fi fa entrar'
anche la Dama a far la Teologheffa per renderli
più graditi al ieffo imbelle . Per una parte que-
òo Diàloghilla è un poco più difcreto del V.^Plaz-
%a j perchè in alcuni capi non bee così di grof-
fo, e nella Prefazione rifpondendo all'obbiezione
eh' egli fi f a , " che alcune cole fcritte non furo-
„ no da Pritanio in quel fenfo , per cui da lui
„ fon difefe " , così s' efprime : '' Ed io non
,) voglio in quello contendere : fia così di alcune
„ co(e ( poiché di tutte certo non potri dirfi ) ;
„ averò almeno su quei Punti fatta più chiara la
„ Verità , la qual dalle parole di Pritanio ofcura
5, rendevafi e dubbiofa ; ed era neceffario così fa-
„ re , avendo egli meflb il fuo Libro in mano
5, eli qualunque perfona anche men che raediocre-
5, mente tinta di dottrina " . Ma egli non fi è
accorto , che quefia fua confefTione , oltre al non
eflere affai fincera , perchè non è vero , che fin
così di alcune co fé folamente , e dir dovea di tutto
le cofc da effo impugnate , lo fa comparire ut»
Impoftore ed un Calunniatore \ badando l'appor-
re
Antonio Muratori. 209
'. una cofa fola ad uno Scrittore per meritarG
jefti obbrobriofi titoli . E la neceffità , eh' egli
Iduce di rifchiarare la Verità fopra que' Punti ,
;nduta ofcura e dubbiofa dalle parole del Pritanio , è
1 falfo e ridicolo preteso , perchè a giudizio di
Itti gì' intendenti uno de i piiì bei pregi , che fi
Terva in tutte 1' Opere del Muratori , quello è di
rere fcritte con una fingolare chiarezza . Nel re-
3 poi quefto Critico cammina appuntino Tulle
acce del fuo Confratello , interpretando fempre
\ finiftra parte i fentimenti Cattolici del Frita-
'0 , per aver campo di adoperare centra di eflì
, verga ccnforia .
Ma la guerra più fiera e più crudele , che fia-
ata fatta al Trattato della Regolata Divozione ,
infieme al buon nome del Muratori, non è (tata
uella delle penne , ma sì bene un'altra fattagli
jlla viva voce dal Pergamo da un Religiofo di
n Ordine Tnfigne , abitante in Napoli . Intefa
ppena la morte del noftro Propollo , ne diede to-
o parte a gli Uditori fuoi con certe Ipropofitate
ifleìfìoni , intorno alla qualità del male e al gior-
0, in cui accadde il fuo paflaggio all'altra vita
delle quali ci occorrerà di parlare nelCap. XV. )
quafi che rifleffi tali non fofTero abbaftanza fuf-
cienti a fcreditar la memoria del Muratori , non
[ fece fcrupolo alcuno di dire, ch'era morto fen-
a i Sacramenti della Chiefa , ch'era im Eretico y
h'era Dannato^ e con alferire inoltre , che quel
libro era pieno d' Erefte . Continuò pofcia per
bngo tempo le fue invettive contro la dottrina in
Iflfo contenuta , ed a profanare il facro fuo Mini-
il'.ero , e quel luogo di Verità , efponendo e con-
ilitando certe propofizioni nella fua tcfla fabbrica-
.1: , e Spacciandole come ufcite dalla penna del
O Pr/-
4io Vita di Lodovico
ì^ritanio , e contenute nella fuddetta Operetta f
fra poi egli fecondatQ da alcuni de' fuoi Confrai-
teJli , i quali andando per le cafe, ed incontran-
dofi in quel Libro, ne diffuadev2(no francamente
a tutti la lettura , come Libro perniiiofo . In
poco di tempo fi fparfe per quella gran Città il
rumore e la perfecuzion , che dall' uno , e da gli
altri fi faceva contro il povero Muratori , e il
fuo Opufcolo .• il che molte la curroiità di molti
a portarfi ad afcoltarc quel Predicatore , e a prov-
veder fi della Regolata Divozione , per afficurarfi
fé verarpente in effa fi contencflero quelle pro-
pofizioni j di maniera che in pochiflimo tempo
ne furono efitati tutti gli Efemplari y che in Na-
poli fi trovavano vendibili , e fi arrivò eziandio
a venderne alcuni per un prezzo eforbitante .
Accertatifi pofcia quei Letterati , che in quel Li-
bro non fi leggevano, le prppofizioni fpacciate da
quel' Padre ; ed avendo quefti continuato a decla-
mar contro alle medefime : non ebbe alcuno di
efii difficultà di rinfacciargli nell'atto medefimq
ad alta voce un hdNe^o fuppofitum : il Libro del
Muratori non parU così <. Ma sì fatto ripiego non
fervi punto a frenare lo ftrabocchevole e ingiuflo
zelo di quel Religiofo , e fu d' uopo , che i Supe
rieri adoperaffero la loro autorità per farlo tace
re . Ubbidì egli , ma con avvifare gli Uditori fu
di non poter più parlare di quel Libro, perchè
figli del Diavolo gli avean chiufa la bocca .
Se un facro Oratore , e di gran credito j com^
e quel Religiofo preffo il Popolo di Napoli , cui
principalmente dee fiar a cuore il promuovere fraù:
r altre Virtij quella della Santa Carità verfo i^
Proffimo , e V eftirpazion de i Vizj , arriva a la-»
terar da quel facro kc^o la fama altrui > e fpe-«
2ial- '
Anto Nio M u R A To K r . lìi
lialmente di un Sacerdote degno , e per tutti i
titoli rifpettabile: lì può egli fperare , che le fué
Prediche abbiano dipoi prodotto buon frutto ^ qua-
ior egli fi farà meffo ad inculcar quella Regina
delle Virtù, e ad inveire contfa la maldicenza e la
calunnia ? Per me noi credo • E come perfuadere ad
altrui , che fi dee amare il Proffimo , fé chi prende a
perfuaderlo , moUra un^odio implacabile contra di
un fuo Fratello ? Tacciar per Eretico il Muratori ,
che fempre , quando gli fi è aperto 1' adito , ha
combattuto ne i Libri fuoi i ed anche con Opere
appolia , gli errori de gli Eretici , e difefo i Do-
gmi della Cattolica Religione ? Dichiarare Dafi-
nato il Muratori , che ha menata una vita efem-*'
plariflima , e ornata di tutte le più luminofe Vir-
tù ; che ha profufe fomme rilevantiffime in be-
nefizio de i Poverelli , e in- lervigio ed onore di
Dio ? Pieno d' Ere/te un Libro , che a giudizio
di tutti gli uomàni faggi e difappaflìonati è pieno
d' Unzione , e non contiene fé non dottrine fané
e conducenti alla vera e foda Pietà?
Dall'altra parte non può, né dee effere ignoto
ad elfo Padre T obbligo che corre a chi lacera in-
giurtamente la fama altrui , e fpezialmente fé di
perfona accreditata , ed infi^nita delf Ordine Sa-
cerdotale ; e l'avrà egli forfè intimato tante vol-
te dal Pergamo e dal ConfelTionale . Ora faprei
volentieri da lui , come penfi di fcufare quefio fuò
gravifiìmo fallo , non dirò preffo gli uomini , ma
lel Tribunale di Dio , fé non l'avrà , pria di mo-
rire , detefiato in quello della Penitenza, e infie-
ne rifarcito l'onore di chi egli ha sì enorme-
mente e ignominiofamente vilipefo . Ma iafcia-
nooe a lui il penfiero : egli é Teologo e Predi-
:atore , né ha perciò hi fogno , che gli fia fugge- '
O a hta
412 Vita di Lodovico
rita l'obbligazione impoftagli dalla fanta Legge dì
Crifto ; e più de gli altri dee elFere a lui noto
il tremendo Nolite errare dell' Apoftolo ( i. ad
Corinth. cap. vi. 9. & io. ) neque Maledici re-
^nura Dei pojjìdcbunt .
Ciò finalmente che di curiofo accadde in Na-
poli , mentre quel bravo oratore flava declaman-
do contro la Regolata Divozione ^ e il buon nome
<ìel noliro Propofto ; fu, che avendo uno di que-
gli Stampatori oflervate le grandi ricerche , che
venivan fatte di quella Operetta, dimandò di po-
terla riftampare , e ne riportò una rifoluta nega-
tiva : tanta imprefllon avean fatta nell' animo di
chi dovea darne la permifTione le invettive di quel
buon Religiofo . Ma effendori pofcia fcopert.i la
falfità delle accufe , e riconofciuta fana e Cattoli-
ca la dottrina, contenuta in effa Operetta, ne fu
accordata la rirtampa , a condizione però , che
non fi metrcffe nell'Edizione la data di Napoli,
ma sì bene quella di Trento : ripiego veramente
curiofo ; perchè , fé il Libro era fiato trovato di
buona lega , gli fi dovea eziandio far la giuftizia
di lafciarlo imprimere colla vera data della fiam-
pa , a confufione non meno di chi l'avea cotanto
ingiufiamente perfeguitato, che ad iftruzione di chi
ignorantemente potea averlo prefo in cattiva con-
fiderazione .
Dopo tanti fchiamazzi contro la Regolata Di'
•mozione del Muratori , chi non crederebbe , che
querto Libro conteneffe quel veleno cotanto per-
niziofo, che pretefe nafcondervifi il Veneto No-
vellila nel dare Fefiratto dell'Opera del ?. Piaz-
za; E pure sì fatto veleno non vi fu riconofciu-
to da tre infigni Teologi , che ne fecero un efa-
jpe rigorofiffimo in Rema , prima che fofie dato
Antonio Muratori. 215
alle flampe ; e né meno vi è ftato trovato da chi
lo ha efaminato nell'Anno 1754. per ordine del-
la facra Congregazione dell' Indice ; di maniera
che non è rtato giudicato meritevole di tenfura da
quel fapientiirimo e venerabile Confeflb con tutti
li clamori di tanti perfecutori . Ma perchè dun-
que, dirà qui taluno, far tanto rumore contra il
Muratori per un Libro , che non contien cofe
degne di riprovazione , anzi è tutto ripieno di
Dottrina Tana e cattolica ? La ragione fi è , per-
chè quelli zelanti , ma non fecundum Scientiam ,
mofl\ dallo fpirito di partito e dalle private loro
paffioni , hanno mal volentieri fofferto , che il no-
Itro Propoilo abbia impu9,nato il Voto Sangui/ia^
rio nel Trattato de inge7ìiorum Moderatione , nel
Libro de Superjìitionc vitanda , e nelle Lettere di
Ferdinando Valdefto \ e che abbia pofcia nella i^^?-
golata Divozione indicati e diiapprovati certi abufx
ed eccerti , che poffono introdurli , o fono di già
introdotti nella Divozione verfo i Santi in pregiu-
dizio della neceliaria , e pur troppo meno incul-
cata Divozione verfo il fommo nortro Padrone
Iddio , e il benedetto Tuo Figliuolo Crifìo Gesù
Redentor noftro -, con fuggerir anche tutto ciò che
a lui pareva il meglio in quefto propofìto . Per
ifcreditar efli Libri ( giacché loro mancavano buo-
ne ragioni ) era neceffario di mettere in cattiva
confiderazione il loro Autore , con dar ad inten-
dere , che quelli non era buon Cattolico, ma sì
bene un Eretico , o almeno un Settario d' Ereti-
ci . Per dar pofcia qualche colore al loro zelo in-
:onfiderato , hanno eziandio pretelo , che il difap-
provar certe opinioni , e certe pratiche di Divo-
lione, tuttoché non conformi alla Dottrina , e
iir intenzion della Chiefa Cattolica , fia un dar
0 5 ajjfa
%i^ Vita di Lodovico
anfa a gli Eretici di calunniarla . A buon conta
però fono paffatr alcuni anni da che la Regolata
Divozione fu trafportata in Lingua Alemanna , e
fìampata in Germania, e finora non fi è intefoy
che alcuno fra i Protestanti n'abbia fatto mal ufo
contro la no(lra buona Madre . Ma il voler fo-
flenere quelle opinioni e forme di pietà , aliene
dallo fpirito d' efFa Chiefa , potrà bensì fervire,
come ha tante volte fervito , di motivo a gli Ete-
rodolB per accufarla , quafi che le une da eflTa s'
fnfegnino, e le altre vengano da elfa approvate,
Per chiarirfi di quello, altro non occorre , che da-
re una fcorfa a i Libri de' noliri Controverfifti , e
fpezialmente alT Opera infigne del piilfimo non
men , che dottiffimo Cardinale Vincenzo Gotti ^
intitolata' la Vera Chiefa di Dio ; e fi troverà ,
che non poche delle cofe medcfime da'-jCenfori
fuddetti del Muratori pretefe infegnamentt della
fteifa Chiefa , fono negate per tali da quel cele-
bre Porporato . Però fé i Libri del P. Piazza e del
fno Dialoghifta capiteran nelle mani de' moderni
Eretici , e che quefti veggano quelle flefìfe propo-
fizioni da efii difefe e fpacciate per tanfi Dogmi
della Chiefa Cattolica ; come per efempio farebbe
la Necefiità per falvarfi dell' Invocazione de' San-r
ti ; che i fact-i Templi non fi confacrano al folo
Bio; che la Vergine Santifllma perdona anch'ef-*
fa i Peccati ; che i Miracoli non fi facciano fòla-
mente da Dio &c, che altro fi può afpeftare fi?
non che quegli infelici fi ridano di noi, eficon-
ferWiirio fempre piij nella falfa lor opinione , ch^
nella nò'ftfa fanta Religione s'infegnino veramen-
' te, e fi foftengano quelle dottrine, che da efiTi le.
vengono imputate ; e che i nofiri Controverfifti
non abbiano ^tt^ loro la verità ?
*^ Non
ANTONIO Muratori. 215
Non voglio , né debbo credere , che intenzion
ila ù^tAÒcl?. Piazza e del fuo Confratello P. iWr7«-
rici di mettere in rtiano a i nemici della Chiela
noftra Madre armi sì fitte ; non dovendo io fup-
porre in verun Cattólieb, tanta empietà. Ma hd
ben giuflo fondamento di giudicare , che il firìó
da loro propoftofi nel foftener quelle opinioni j
già riprovate dal Muratori , ifia flato quello di
farlo comparire per un cattivo Criftiano , e for-ie
per un Eretico , o almen per un feguace d' Ere-
tici , per ifcreditar , come difTì , T Opere di lui
contra il l^^oto Sanguinario ., e la Rep^olata Divo-
zione , eh' efa (lata aecolta con tanto plaufo da
tutti i Buoni. Avranno eflì forfè penfato per ef-
fer egli mancato al Mondo , di poter'impunemtn-
te lacerare con gli fcritti loro la fama di lui , é
che niuno dovelTe imprendere a difenderlo da sì
nere calunnie \ ma in quello eziandio fi fono in-
gannati . Imperciocché Iddio , che non abbandona
mai il Giufto , b moffo l'animo di perfona egtìal-
mente pia che dotta ad ufcire per lui in campo
contra que' Cenfori indifcreti , per puro arhore
della VeHtà, e per laGiuftizia della Caufa , con
liberar m^ dall' obbligo di fìendermi più diffufa-
meiite su quello argomento ; il che non avrei
certamente tralafciato di fare per vendicar 1' ono-
re del Zio , in una parte sì delicata cotanto in-
giuftameate vilipefo ^ e di accréfcerequefto anche
foverchiamente lungo Capitolo . E dunque ufcita
dalle lUmpe di Venezia nel palfato Anno i;^55.
l'Apo-lógia ètWa Regolata Divozione del Muratori
contra il Libro del W Piazza ; ed elTa porta il fe-
guente titolo: Laminai Pritanii Redivivi Epijloh
Parxnctìcà ad P. BcnediBUm Piazza e Sonetatt Je-
fu Cenforem minuy aquVM Libelli della Rtgf>!at3
Q 4 D^
2i6 Vita di Lodovico
Divozione de' Criftiani , di Lamindo Pritanio , vi-
delicet di Lodovico Antonio Muratori .
Non poflb manifeftare al Pubblico , chi fìa il
.valorofo Aurore di quella Apologia , perché egli ha
voluto reftare incognito anche a me . Chiunque
però r avrà letta , o farà per leggerla , lo ricono-
fcerà facilmente per un'Uomo di gran Dottrina
e di molta Erudizione. Aveva egli per l' innan-
zi fatta la rifpoda aWaSmopfi del ?. Piazzo ; ma
lìon ha creduto bene di pubblicarla per non re-
plicar inutilmente le cofe medefime . Non fi fa
parola nella Parenctica accennata , de' Dialoghi del
V,' Maurici ^ perchè chi l'ha comporta non ne ha
avuto notizia fé non dopo che il fuo Manofcrit-
tp era (lato licenziato per le flampe . Serve e(Ta
nondimeno di rifpofta eziandio a que' Dialoghi ,
ficcome contenenti la (ieirilTima dottrina dell'Ope-
ra del P. Siracufano ; ma qualor farà creduto ne-
ceffario contraporla a i medefimi per illuminar
anche la gente indotta , è già (lata trafportata in
Lingua Italiana , e ridotta in Dialoghi dal fuome-
defimo Autore . Aveva quelli in oltre confurato gì'
ingiuriofi Scritti di due altri Critici dell'Operetta
fuddetta del Muratori ^ ma da Perfonaggio dottifìTi-
,nio , che elaminò ed approvò la fua fatica con-
tra il P. Piazza^ gli fu configliato di non pub-
blicar la rifpofta fatta loro , perchè l' indegna ma-
niera da efìfi tenuta nello fcrivere non meritava
né anche 1' onore d' efiere nominati .
Contra di alcuni fentimenti , per altro fani e
plifTimi del Muratori , che fi leggono ne' Capitoli
Vili, e X- òcWa Regolata Divozione f fé la prefe
ancora il P. D.CoJlantino Rotigni PriorCafinefe
con ctnz {\ìt Offervaz'toni ^ da lui ftampate infine
del Trattato delia Confidenza Crijìiana , pubblicato
in
Anto Nio MuR ATOR i. 217
in Venezia rjell' Anno 1751. fotto il finto nome
ò' jiletofilo Sacerdote . Mofle la bile a quello Pa-
dre contro al nolìro Propofto 1' aver creduto , che
quelli ne'pafTì, da lui impugnati, feguitafle l'opi-
nion del Molina in materia della Grazia: fuppo-
ito per tutti i capi infuliìllentc , e che non me-
ritava certamente, eh' egli cotanto fi rifcaldalfe.
Con un Capitolo appofta , che è V Ottavo del
Lib. II. fu loltenuta la parte del noUro Propofto.
dal Chiariflimo March. Maffeì nell' Operetta inti-
tolata il Gianfenismo Nuovo Ù'c. ulcita da quelle
ilampe nel 1752. Ma una più adequata rifpolla è
Hata fatta al Rotigni dall' Autor della Paremtica
luddetta nella terza Appendice , che fi legge in fi-
ne della medefìma .
Difenfore di due Propofizioni contenute nella
Regolata Divozione , e cenfurate ingiullamente ,
come tant'altre, dal Padre P/a^z^t , fi è pur fatto
il celebre P. Daniello Concina dell' Ordine de' Pre-
dicatori , che la morte ha rapito nel dì 21. di
Febbrajo del prefentè Anno 17 5Ó. nel Tomo II. del-
ia fua Opera , fiampata in Venezia nel 1754. col
titolo della Religione Rivelata^ Parte I. Lib. V.
Cap. 9. §.8. con far vedere, che gli (Iran i pen-
famenti di quel Padre puzzano d' Erefia , e per lo
contrario che faniflìme e Cattoliche fono le due
Propofizioni del Muratori ; una delle quali è, che
il perdono de' nojìri peccati s* ha da chiedere a Dio ,
*' ha da fperare da Dio , perchè Egli folo , e non
già alcun Santo , può fciogliere da i peccati j e l'ai-»
tra , che le Grazie e i Miracoli li fa il folo onni"
potente e benigno Iddio , fuppUcato da noi , o pre-
gato da i Santi . Con una Lettera , flampata in
Palermo nel 1755. ha tentato W Piazza di difen-
derfi dalle oppofizioni del Concimi j ma ben toft®
2i8 VitA DI Lobo vi éo
è ftata cola valorofàmente impugnata dalP. Maé-,
ftro Prcjìi de' Predicatori .
Oltre alle fuddette Critiche fatte alla Re^olatci
Divozione , ricavo dal Tomo II. della Stona Lettt'
faria d'Italia, che il P. Lazcri della Ccmpagriii
di Gesù abbia fcritto alcuni fogli contro I' Ope-
retta medefima ; e che da un Anonimo dello ftilé
de' Trecentifti molto dilcttantefi ne fia Hata pa-
rimente (tefà la confutazione ; ma io non pofib
dire , fé quefti due Scritti abbian peranche veduta
}à luce ; e né meno mi è noto , fé vero fia ( co-
ftìe venne fuppofto nelle Novelle Fiorthìine dell'
Anno 1750.) che MonCìg. Lodovico SnùlJni ini Ve-
fcovo dell' Aquila , noto per T illufìraiiorre deli'
antico Calendario Napoletano , abbia egli pure confi-
pofte vànQOjfervazioni fopra quel Libro. RacÉol-
go fimilmente óaìk Novelle Letterarie di Venezia
lotto il nUm. 14. del corrente Anno ty^ó. che
IV'lonfign. Cfl'/Vo j^ntonio Donadonì Vefcovd diSebe-
pico , morto adì 5. di Gennaio di qued' Annoj
abbia lafciata fra le fue cofe inedite preparata per
ìe ftampe una confutazione della fleffa Operetta
del Muratori . Nott so fé quella Critica fìa perve-
nir alla Itroe^ ma il- Titolo, che fé ne da in eflTe
Novelle , non fa certamente troppo onore a quel
prelato , il quale fé aveife potuto vedere la Pa-
renetica , di cui abbiam parlato di fopra , ufcita
Ut^- Mefe o poco più prima della fua morte \ vi
avrebbe probabilmente trovate iciolte le fue ob-
biezioni , e forfè fi farebbe trattenuto dal pubbli^
care quel fuo Scritto .
finalmente nel Tomo V. della Storiai tetterdri^
è flato dato P Ertratto dell'Opera del Pad. Plàz^
za , e de i Dialoghi del fuo Confratello' P. Mawi-
(i j ? in artu manrtts «?csl fvafttaggiofa'àl Trat-
tato
A N TONI O M UR ATOR t . ÌI^
tato della Regolata Divozione , che nulla più . Mar
buon pel noltro Propodo , che poco prima ne era
fìata refa pubblica i' Apologia , in cui fono (late
(ventate tutte le loro impofture e calunnie \ ài
modo che gli Eruditi potranno , confrontando le
accufe colla Difefa , facilmente accorger fi de gli
abbagli prefi dallo Storico Letterario nell'efaltare
cotanto le ingiufie cenfure , ufclte dalla penna de*
due Confratelli fuoi . Non palferà però grantem--
pò , che a lui pure farà fatta rifpolla .
Mentre io flava per chiudere quefto Capitolo ,
mi fono incontrato jn una lunghiflimaNota , po-
fla verfo il fine del Tomo IL òclk Lettere Jlpolo-
getiche ò'i Fr. Norberto ^ Cappuccino affai rinoma-
to nella Repubblica delle Lettere; in cui vien fat-
ta un' affai rifentita , ma altrettanto indebita que-
rela contro del Muratori , per ciò che fi legge
fcritto di effo Padre nel Tomo L ddh Storia Let-^
terana d" Italia alla pag. ^^i. per nort avere il Tra-
duttor di effe Lettere, che compofe quella Nota ,
faputo diftinguere i fentimenti del noftro Propo-
rlo da quei dello Storico Letterario. Nel fine del
Cap. II, della fua Operetta de Navis avea il Mu-
ratori parlato di quel Religiofo ne' termini fcgùen-;
ti: " Pergit Windhcimus alteram in Benedi6lum
„ XIV. inQruereaccuiationem , objiciensqiiaj con-
5, tigere Cappuccino cuidam Lotharingo. Res ad-
,, modum pervulgata eft , ncque refricare opus .
5, Judicium fuum heic interferi t Genfor, fed vul-
5, gi rumufculos tantummodo fcqtiutus, ncque in-
5, timas a6\orum cauflas fatis edoftus . Facile nds
„ fall/mur , quum a Principum pcnetraìibus rema-
,, ti , de eorum confiliis judicarc poffe nobis tri-
„ buimus : quod tamen vite fieri nequit , nifi hc-
5^ ne perfpeÈiis fationibus , quiùus illoritm Pruden--»
1, tia
120 VrTA DI Lodovico
yf tia in agendo nititur . Quamobretn fi quando
„ magnanimi Principes audiunt , quam temere in
„ confilia a fé fufcepta feratur Populi judicium ,
5, ridere confueverunt ; & certe riderei Pontifex ,
5, ubi Windheimi hanc ob rem cenfura ad fuas
,j aures pertmgeret . "' In quel'te parole , come
ognun vede , non v' ha efprefTione alcuna contra
quel Cappuccino , di cui potede offenderfi il Tra-
duttor delle fue Lettere . Ma perchè alla citata
pag. 3 1 . della Storia Letteraria fi leggono le feguen-
ti parole : " I Principi , dice il Slg. Muratori
5, (pag. 25.) operano non rade volte per moti-
„ vi a noi ignoti, e quindi c'inganniamo foven-
„ te nel portare delle azioni loro fentenza . Que-
il y?o può ùajìare per Fr. Norberto , il quale in ol~
}, tre colla fua irregolare condotta nei Paefi bnjjì
9, e neir Olanda ha per fé medejimo giujìificata la
j, mutazion d" animo del Pontefice ver/o di lui : "
ha creduto il Traduttore fuddetto , che il tutto fia
dettatura del Muratori , e contra di lui Te V è pre-
fa con gran calore . Effendo dipoi ufcite colla da-
ta di Trento nel 1754. certe Zef me di Ragguaglio
di Rambaldo Norimene al fup dilettijfimo mimico
D. Luigi Bavrier , vengo accertato , eh' egli accor-
tofi dell'equivoco prefo , n' abbia provato un fom-
mo difpiacere , e fia pronto a ritrattarfi . Nella
feconda e quarta di effe Lettere ii fa un gran ru-
more contro allo Storico Letterario , per aver egli
data occafione a tale equivoco, col non avere di-
ftintp con carattere diverfo le fuppofte parole del
noftro Propofio da quella fua mal' adattata riflef-
fìone . Ma quefia fcula non farà sì facilmente me-
nata buona al Sig. Traduttore , cui dovea effere
fofpetto lo Storico fuddetto per non fidarfene , e
correa l' obbligo di ricorrere all' Opufcolo de Nx-
vis
A N TO NI O MUR A TOR r. 221
vh per afficurarfì , fé tale fofleihta veramente la
mente del Muratori . E tanto bafti in rifpolk a
quella mal fondata querela, e ferva pure di com-
pimento al prefente Capitolo .
CAPITOLO X.
Del buoyi ufo del Tempo fatto dal Muratori , e del
fuo Metodo ordinario di vivere .
AL vedere il gran numero d' Opere pubblica-
te dal Muratori, di cui abbiam dato conto
ne' precedenti Capitoli , non fapranno forfè perfua-
derfi i Poderi , che la fola vita di un Uomo (ìa
ftata badante a comporle , o almen crederanno ,
ch'egli Ha campato affai più di quel che è vina-
to . Tanto io dico , perchè non fono mancati
Letterati oltramontani , i quali conofcendolo fola-
mente per fama, gli davano anni ottanta, quim-
do non avea peranche compiuti i feffanta \ argo-
mentandolo appunto da i molti Libri da lui fino
allora dati alle ikmpe. Ma capitando pofcia ta-
luno di effi a Modena , ed afficuratofi dalla boc-
ca fteffa di lui d'eiferfi ingannato in sì fatto giu-
dizio , faceva le maraviglie , né fapeva dar fi pa-
ce, come in sì minor numero d'anni^ fra le oc-
cupazioni del facro fuo MiniQero , e il tempo che
dovea neceffariamente avere fpefo in ifcriver Let-
tere a gli Amici , e nella lettura di Libri altrui;
tante e sì diverfe Opere aveffe egli potuto com-
porre . A quelli tali altra ragion non ne rende-
va il noftro Propofto , fé non fé quella: V aver
io fatto buon ufo del Tempo è flato il fe^reto , di
eui mi fonfervito per comporre i miei Libri: e fé
alcun altro dotato da Dio di pari talento e (mitci y
222 Vita di Lodovico
e provveduto come io de i comodi neceffarj per ijìu^
diare , òuon ufo ne farà , non gli riufcirà impoffi-
hile il fare altrettanto . Gran conto in fatti del
tempo fece mai Tempre il Muratori, riputandolo
cofa preziofa, maffimamente confiderando la bre-
vità della vita. Quindi fu udito più vohe ringra-
ziar Dio per avergli dato tanto genio alle Lette-
re , di maniera , che quiete e contento trovafle
neir applicazione allo ttudio ; perchè così aveva
bene impiegato il tempo , ed avea fchivato le
molte tentazioni , che provengono dall' ozio . E
ben rara fi può dire l'aifiduità Tua e pazienza in
quello elercizio , perchè a riferva d'andar qual-
che mattina a trovare i fuoì Amici j per infor-
marfi delle cofe del Mondo , e del paffeggio in-
difpenfabile, ch'egli u fava ogni fera, non ammet-
teva alcun altro divertimento .
Finché il noftro Propollo ebbe regolate V ore
del fonno , alzavafi nel Verno due ore prima dei
giorno , e fatte le fue preghiere a Dio , fi mette-
va tollo al tavolmo, dove re ila va , finché Ipun-
taffe il Sole, ed allora recitava il Matuiino , le
-Laudi , e Prima del divino Uffìzio ; indi calava
nella fuaChiefa a celebrare la fanta Mefla j e fé
non era giorno fedivo, che 1' obbli gaffe al Con-
feffionale , fi portava a dirittura dopo la MelTa alla
Ducale Biblioteca , e quivi fi fermava a fludiare
fino air ora del mezzo giorno. Ritornato a cafa,
finiva di recitar le Ore dellamattina , indi palTa-
va .dia menfa , dopo ,,|a quale, terminato il redo
dell' Uffizio divino , quando non fofft tempo di Sta^^
te, che allora prendeva un' ora di ri polo j ritor-
nava immediatamenie ad efla Biblioteca , dove Q,
tratteneva fino alic ventitré in tempo d' Inver-
no, e qualche quartp d' ora di meno nell' altre
(la-
Antonio Muratori. 223
i^agloni . Il refto della giornata lo fpendeva paf-
feggiando dentro o fuori di Città; in compagnia
del Sig. Giulio Marefcotti Gentiluorno Modeneie,
fuo ringoiare Amico , e d' altri ancora : il qual
efercizio non era mai intermeiro dal Muratori,
mentre fu fano ; e fé l' intemperie della (lagione
non gli permetteva di camminare aCiel fereno,
fi portava in qualche Chioftro di Religiofi a fare
Ja Tua paflfeggiata . Sul finire dei giorno fi ridu-
ceva a cafa , e tofto ripigliava lo itudio, o pure
fcriveva le Lettere che gli occorrevano . In tem-
po d' Inverno fu fempre folito di fermarfi la fe-
ra al tavolino fino alle ore tre della notte all'
ufo d' Italia ; dopo di che , prefa una picciola re-
fezione , fi ritirava nella fua flanza , dove fatti
li conti con Dio per quella giornata , e recitate
le folite fue orazioni , fi metteva in letto . Se in
termine di una mezz'ora il fonno lo prendeva,
bene ; ma s' egli non poteva entro un tal tempo
addormentarfì , o pure fé fi foffe fvegliato da lì
ad un'ora p duefenza fperanza di ripigliar preflo
il fonno ; parendogli tempo perduto il refiare ia
Ietto fenza dormire , accendeva di nuovo il lumcj
è veftitofi ripigliava lo ftudio , continuandolo fin-
ché il fonno lo fiimolaffe a rimetterfi in letto ; il
che per lo più non gli fuccedeva , fé non dopo
due o tre ore . E ciò praticava tanto nel crudo
Verno, quanto nell'altre fiagioni : con quefia dif-
ferenza però , che nella fiagion fredda ritornava
in letto veftito , e in altri tempi fi coricava così
in una fedia d' appoggio . Non feppe il Muratori
accomodarfi mai a fiudiare fiando in letto , né an-
che quando la fiagione era pi^i rigida , benché per
ragion del freddo fofferto nello fiar levato la not-
te, nereftafle più d'una volta gravemente infred-
da-
224 Vita di Lodovico
dato; perchè a lui pareva cofa troppo incomocJa ,
ed anche malfana , lo liare a federe lunoamente
fui letto. Tanto era poi il conto , che il noftro
Propofto faceva d' ogni picciolo ritaglio di tempo ,
che fé talvolta accadeva, eh' egli, per aver dor-
mito pochiffimo la notte , fi fofle addormentata
verfo 1' Aurora , ed aveffe continuato a dormire
per alcun quarto d'ora dopoché il Sole era com-
parfo full' Orizzonte : fé ne inquietava, e non la-
nciava di far querela co i congiunti , perchè non
foffero iti a fvegliarlo all' ora che folito era di
cominciare 1' Uffizio divino . E fé nelle mattine
de i giorni feftivi aveffe terminate le faccende del
Confeflìonale un' ora , ed anche mezz' ora fola-
mente prima del Mezzodì , non era pofTibile trat-
tenerlo , benché rìgida folfe la ftagione , dal con-
durfi alla Ducale Biblioteca ] e fé per affari dime-
nici , o per cagione di qualche lunga vifita fofle
flato coftretto dopo il pranzo a reftare in cafa
più del Tuo folito , l' avrelle veduto nel portarfi ad
efla Biblioteca affrettare il paflb , quafichè averte
voluto ricuperare il tempo , che aveva di già per-
duto .
Efigeva la natura del Muratori fette ore di ri-
pofo ; e fé tanto per l'appunto non dormiva (il
che fovente gli accadeva ) ficuro era di addormen-
tarfi fra giorno su i libri . Si raccomandava per-
tanto con gran premura a chi feco flava nella
Biblioteca , di non lafciarlo in quello cafo dor-
mire più di mezz'ora, non tanto perchè non gli
fcappalfe il tempo da lui dellinato allo ttudio ,
quanto per non perdere il fonno della notte fufle-
guente . Per la lleffa ragione di non dormir quan^
to eragli d'uopo la notte, facilmente veniva col-
lo dal fonno , allorché ftava afcoltando i facri
Ora-
Antonio M uRATORi. 225
Oratori ; perciò a fine di non dar quefto mal
efcmpio, tr.ildfciava di portarli ad udir le Predi-
che nella Qiwrefima , e in fua vece leggeva in
quell'ora un'Omelia di S, Giovanni Grilollomo ,
ch'era il Santo Padre fuo piti favorito; e (e foile
fiato coftretto d' andare ad udir qualche Predica-
tore , a lui raccomandato , (e ne flava , non len-
za grave fuo incomodo , ad afcoltarlo in piedi
durante tutta la Pralica . Non v' ha dubbio , che
dall' applicazione del comporre nel dopo pranzo
e nella fera veniva cagionato il difordme del fbn-
no nel noilro Propofto ; e quantunque egli il roc-
caflTe , per così dire , con mano ; imperciocché
trovandofi in villeggiatura , dove per 1' ordinario
non faceva che leggere i Libri fempre in gran
copia feco portati j o Icriver Lettere, ovvero com-
pilare gì' Indici dell' Opere che aveva fotto il tor-
chio ; cofe tutte che non richiedevano gran fati-
ca di mente ; torto gli (ì regolava il fonno : con-
tuttociò non feppe mai perfuaderfene y e piò tpllo
quando avea malamente dormito la notte , ne in-
colpava qualche cibo o mineftra prefa nel giorno
avanti: troppo gagliardo era in lui il Genio per
lo ftudio, per non crederlo capace di cagionargli
pregiudizio veruno. Né fi vuol tacere, che aven-
dogli configliato il celebre Medico Francefco Tor-
ti dopo la grave malattia , in cui lo aveva affi-
liito neir Anno 1720. e ch'egli credette origina-
ta in gran parte dalla troppa applicaziot^e allo
iìudio : avendogli, dico, conllgliato di moderarfì
nelle fue Letterarie occupazioni , perchè quefte po-
tevano col tempo fconcertargli affatto la fanità ,
ed anche abbreviargli la vita : gli rifpofe il Mu-
ratori : ho fempre fentito dire , che ognimo deve
morire nel fuo mejliere : al che tortamente fog-
P giun-
tió Vita D 1 Lo DO vico
^Tunie il Torti : ìoia non già pel fuo me/lierc . Sì
prevalfe il noftro Propofto de) faggio confìglio di
(queir infigne Profeflbre di Medicina, finché durò
h fua convaiefcenza j da lui pacata in Villa, con
guardarfi dal molto applicare . Ma riftabilitofi in
perfetta fanita , e ritornato in Città ripigliò i Tuoi
Stiid) collo fteffo fervore di prima , e così Tem-
pre ha continuato , finche perdette la vifta , cioè
dopo compiuto l'Anno fettantefìmo fettimo di fua
ttà : né la quotidiana lunga applicazione , la qua-
le per r ordinario arrivava alle dodici ore per
giorno , gli ha mai più cagionato verun altro gra-
ve malore ; di maniera che di lui non fi può di-
re , come di tant' altri , che il troppo fiudió gli
abbia pregiudicato nella fanità , od abbreviata la
vita ; e ciò a mio credere , perchè il comporre i
fuoi Libri non gli coftava ^ come a molti altri ,
tanta fatica , anzi gli ferviva di grandiffimo di-
vertimento . Soleva egli perciò dire , fé io fofji
confinato in un luo^o , dove mi mancafjero i Li-
bri , e mi folj'c anche proibito lo fcrivcre ^ prejlo
prejìo morrei .
Fu in oltre fuggetto per alcuni anni il nortro
Propofto a molediffime infiammazioni d' occni $
le quali certamente provenivano dal tenerli tutto
giorno in eftrcizio su i libri: nondimeno non fu
inai pofTibile ad alcUn Medico , o Amico d' indur-
lo ad intermettere ne men per un' ora al giorno
le geniali fue applicazioni . Se ne liberò egli po-
fcia coir ufo di certa Acqua infegnatagli da un
Amico ; e fé talvolta gli fi fofle nfvegliata la
fluflTione , ficcome accadeva per lo più ne' tempi
fciroccali , ricorreva tofio al rimedio, e ne relta-
va iibero i Teneva perciò lempre in cafa buona
provvigioftc di quclP Acqua laiubre , per iaverlà
in
Antonio Muratori. 227
in pronto alle occorrenze , ed anche per donarne
a chi pativa mal d' occhi ; giacché le n' erano
divulgati psr Cittì i mirabili effetti , e da molti
veniva ricercata. Allorché pofcia fu cortretto nell'
Annoiy^'^-a guardare per quafi due Mefi il let-
to a cagion di un tumore formatogli fi lotto di un
piede , e quantunque il male fofle affai dolorofo ,
non lafciò mai di ipcndere alcune ore del giorno
a federe lui ietto per leggere qualche Libro , e
fcriver Lettere , ed anche per tirar qualche linea
neir Opera , che aveva per le mani j e quando
era riftucco di (tare in quella pofìtura , ed Ami-
co alcuno n»n toffe itato a tenergli compagnia _,
faceva profeguir la lettura ad uno de' Nipoti luoi :
talché egli venne anche in quel tempo a darquafi
l'ore coniuete allo Ikidio. Dopo cnandio d' t (fe-
re divenuto cieco, fi faceva leggere qualche Libro
per palTar mallimamente l' ore della fera , in cui
niuno veniva a vifitarlo ,
Difli di fopra , che le ordinarie occupazioni
del Muratori , quando fi trovava in Villa , erano
la lettura de i Libri , che fèco avea portato , lo
-.fcriver Lettere , e il fare gl'Indici all'Opere che
facea ftampare . Talvolta pero compofe eziandio
alcuna cofa ; e frutto delle fue Villeggiatupe fono
le Ojjcrvaziont fue jopra le Rime del Petrarca , da
lui fkfe , mentre villeggiava a Minerbio ed a Vil-
lanuovaiul Boiognefe ne' primi anni del Secolo pre-
fcnte prelfo l'antico fuo Amico il Dottor Giufep-
pe Bolognefì Pubblico Lettore di Bologna , e pref-
fo il fuo gran Padrone e Benefattore il Marchefe
Giovan-Giufeppe Orfi . Il Trattato della Pejìc fu
da lui compoltoin occalìon di godere nell'Autun-
no deli' Anno 171;?. m Fiorano e Spezzano lui Mo-
denefc i deliziofi foggiorni e le grazie del Mar-
P 2 die-
228 Vita di Lodovico
chefe Filippo Coccapnni ; ed ivi pure fece la fc*
conÒR Rijpojìa air Enimetìt'.irìmo Quertni intorno
alla Diminu7Ìon delle ["elle , che èrimafa inedita,
villeggiando nel 1748. prelTo 1' altro iVlarchelc Lui-
gi Coccapani . Al vedere il noltro Propotlo con i
Libri alla m<5no in tempo ancora di villeggiatu-
ra , pareva a rallino cofa contraria al fine , eh'
egli propoiievafì col pcrtarfi a villeggiare ; cioè di
{oHevare 1' animo Tuo dalle paliate allìdue appli-
cazioni, e ricrearli. Ma egli rifpondeva loro: Se
io non avejj: oucjìo mezzo per paì'iar alcune ore del
giorno , la vfllupgiatwn mi fervirebbe pm tojìo dt
aggravio che di follicvo ; perchè in vtce di ricrear
l' nninw mto ^ lo riempii cbhc di mahnconia . Equi
piacemi di riferir ciò eh' egli a qiieito propolito
fcriveva a! Conte Giovan Artico di Forcia nella più
volte mentovata Lettera . Si maraviglia talora la
gente cziofa (fono le lue parole) in veder per fa-
ve di Lettere , che non fanno levar gli occhi dc^
Libri , Jcmprc Jiud:ando , e fenza perdonarla ne
pure alla villeggiatura . IV , dicono , i]uel buon
Uomo : ne sa tanto , ó crede di fapcrnc tanto , e
non sa , f/;' egli è dietro a farji [eppellirc prima
del tempo . JVIa lafcino un poco , che ancor noi
molto pia ci maravigliamo deW ozio loro , che nuU
la è utile al Pubblico , e può anche ejjere danno fo
air Anime loro ; laddove in fine gli oncjìi Studj
fono una cccupazion degna delP Uomo , & Uomo
Crijiiano , ed injieme un pafcnlo dcliziofo alla Ivr
mente . LI fé non fi fa bocca da ridere per tanti
Legifii , Medici , Soldati , Trafficanti , e diro an-
che Minijhi e Principi , pieni tutto di fino alla go-'
la di fpinofi affari , e di applicazioni convenevoli-
etlf ufficio 0 mefiier loro : perchè poi farfi le mara-
viglie de" foli poveri Letterati ? Per altro niuna par-
fona
Antonio Muratori. 229
fona dì Lettere ha , crcd' io , bi fogno , che le ricordi ,
dovere anch' ella al pari de gli altri , che han fen-
no , ed anche più doli altri , governare con eco-
nomia la propria falut e , prenderfi i fuoi onejti di-
vertimenti e ripojì , e fopra tutto aver prejente ,
che il ventricolo troppo pieno è cattivo per tutu ,
ma più per chi adopera di molto la tcfìa . Ad al-
cuni lauti conviti fu data la colpa della morte im-
matura di quel maravicliofo ingegno di Jacopo
Mazzoni. QLianto configiiaqiiì a gli altri il Mu-
ratori , Jo praticò egli efattamente in fé (kfTo j e
Ja maniera fua del vivere fu fempre in lui afTai
regolala , come fi può icorgere dal fìnquì detto ,
e da quanto fiam' ora per riferire ; ed elfa verifi-
niilmente avrà molto contribuito a farlo ftar fa-
no , e vivere alfai lungamente . E certamente , a
riferva della pericolofa e lunga malattia del 1720.
non ne patì altra , fuorché delie leggiere e bre-
vi . E non è già , eh' egli folle di temperamento
forte e robufto : che anzi era di ccmpleflion de-
bole e mefchina . Ma queito medefimo infegnava
a lui di procedere con riguardo nel cibo e nelle
bevande . Perciò rara cola era , eh' egli fi lafciaf-
fe indurre a conviti e banchetti in cafa altrui , e
molto meno in cafa propria j e quella volta ch'era
forzato ad andarvi , fi guardava da i liquori , e
dalle vivande , dove entravano aromati i e la fe-
ra poi fé la palfava fcnza la folita parca cena .
Più amava In lomnia la fua tavola, in cui pochi
ed ordinar] cibi , e vin leggiero comparivano , che
gli soggi delle menfe altrui . Due volte 1' anno
ioleva portarfi a villeggiare , cioè nella Primave-
ra e neir Autunno . La prima villeggiatura , la
fece per molti anni preifo la Terra di San Felice
in cafa dell' Abate Lodovico Campi , dotto allievo
P :j an-
23© Vita di Lodovico
anch' efTo del P. Ab. Becchini , in compagnia fem-
pre del Sig. Marelcotti luddetto , e tante volte del
Signor Fr.incelco Niccola Fraflbni del Finale , altro
fuo (ingoiare Amico, ed Uomo di buon gufto , e
di molta Letteratura i e quella veniva ftimata dal
nodro Propodo la più gullofa e dilettevole vil-
leggiatura che farpotelle, perchè fatta co' fuoi più
cari Amici . Dopo poi la morte dell' Ab. Campi
fi portava a villeggiare nel fuo Cafino di S.Agne-
fe. Neil' Autunno pofcia prendeva per lo più la
fua villeggiatura ne' Feudi di Spez7.ano e Fiorano
della Cala Coccapani , perchè quell' aria di collina
la conofceva profittevole alla fùa fanità . Il fuo
maggior divertimento in tempo di villeggiatura
era il far delle lunghe pafìfeggiate la mattina di
buon' ora , e verfo fera , perchè credeva non folo
utile , ma eriandio neceflario a mantenere la fua
fanita il far del moto ^ e per lo lìeflb motivo non
fi lagnò mai , benché avanzato in età, della fca-
la della Dacal Biblioteca , comporta di novanta fei
gradini i perchè riguardava quel falirc e Icendere
per efercizio giovevole al corpo . Soleva anche di-
re di trovar più il fuo conto nel camminare co*
proprj piedi , che con gli altrui , perchè il corpo
nodro efige movimento ; quindi mentre villeggia-
va nel fuo Cafino , lungi un miglio da Modena ,
o almen dalla Pompofa , colìurae fuo fcmpre fu di
venir la mattina di buon' ora a piedi in Città ,
valendofi folamente di un «omodo per tornar fuo-
ri all'ora del mezzo dì . Amava ancora di fucar
nelle ftagioni calde , per purgare i vafi capillari
della cute , e la fiefia mafia del fangue ; e a tal
effetto affrettava qualche poco il palio nel ritor-
nare a cafa la fera , dopo la folita pafleggiata .
Facililfimo gli era per altro il fudore , e tante
voi-
Antonio Muratori. 231
volle il folo picciolo viaggio dal Tuo Cafino a
Modena , tuttoché fatto da lui dolcemente , e re-
citando il divino Uffizio , fui levar del Sol^ , ba-
flava a farlo fudar copiofarpente . Avrebbe defidc-
rato eziandio , che tornalfero in ufo in Italui
Bagni tanto una volta praticati da' Romani , €
tuttavia familiari fra i Popoli Orientali ; e non
mancò varie volte di ftimolare valenti Medici a
promoverli e a configliarli con qualche Libro :
perfuafo , che l' apertura de i pori della cute ,, e
la pulizia da efTì prodotta, ed infieme il fudare,
conferifcano a tenere in buon equilibrio , e puri-
ficati i fluidi del corpo umano . Per tutte il Me-
fe di Maggio non bevca che acqua, «licendo , che
quella era la fua purga di Primavera lenza inco-
modare i Signori Medici . Secondo ancora che a
lui parca d' averne bifogno , prcfcriveva talora a
fé medefimo il falalTo , al più una volta l'Anno.
Fu il Muratori fempre poco amico del fuoco,
e non fé gli accoftava giammai , fé non quando
non poteva di meno, cioè per cacciare il freddo
da i piedi ; ed allora poi anche fi fcaldava mo-
deratamente, e fempre con qualche riparo davan-
ti al volto ; perchè fé un po' troppo di calore
avefle egli prefo , gli s' infiammava torto la terta ,
e ficuro era di dormir malamente la notte fulfe-
guente . Per la iìdXa. ragione fi guardava dal l'en-
trar nelle rtanze troppo rifcaldate nel Verno , e
dall' andar rìelle Chiefe, dove foue gran calca di
Popolo . Noo volle mai fuoco nella propria rtan-
7a ; e perchè , divenuto Parroco , trovò il cami-
no in quella fcelta per se nella fua Canonica, lo
fece guaftare, giudicandolo cofa inutile, permet-
tere in quel fito un Armadio con gli Arredi facri
più preziofi , da elfo provveduti alla fua Chiefa .
P 4 In
15^ Vita di Lodovico
In oltre non permife mai , che gli fofife rifcalda-
to il letto in tempo d' Inverno , Te non qufindo
fu moleftato da qualche gagliarda infreddatura ;
td allora poi anche fé lo aveffe trovato nn pò*
troppo caldo, fventolava le fenruola, affinchè fi
raffi eddaflerò ; e ciò faceva egli , pei'cliè fé foffe
entrato in quel calore , gli fi rilcaldàv^ano di tal
maniera tutte le eftremità del corpo , che gli pa-
reva d'avervi dentro il fuoco, ed era perciò co-
ftretto di metter fuori delle lenzuola le mani ed
j piedi , altrimenti non avrebbe potuto prender
fonno , finché foffe durato quel calore . Lo (teffo
•gli fuccedeva ancora , qualor nel Verno T aria fi
foffe d' improvvifo voltata a fcirocco ; ed allora
il rimedio che ufava , era di gettar indietro la
coperta luperiore , o pure il panno di lana ^ chtf
altro non ammetteva nel maggior rigore di quel-
la ilagione fopra il lenzuolo . E non è già eh'
egli fra giorno non provaHe al paride gli altri
i rigori dei freddo , mafTimamente dopo che gli
furono crefciuti gli anni fulle fpalle . Impercioc-
ché gli fi agghiacciavano facilmente le mani e i
piedi : né punto gli giovava ne' giorni più rigidi
il tener le une bc n cufiodite con guanti grofTì di
lana o di peliiccia , e gli altri difefi entro una
pelle d' Orfo , che tante volte era coffretto partir
dalla Biblioteca prima dell'ora desinata, per non
poter più (offrire il freddo , né tener la penna in
mano. Ma quando era in letto, pochi panni ba-
cavano a rifcaldarlo . In quefia guifa , e con que-
Oo metodo di vivere conduffe felicemente i gior-
ni fuoi il nortro Propofio fino a un' età , cui fi
potrebbe certamente fotrofcrivere ogni altro uo-
mo , che non fofl^e dedito allo fiudio : laonde fi
può conchiudcre, the la buona regola nel vivere
farà
Antonio MuR A TOR r. 25^
farà Tempre un grande antidoto per mantener fa-
ni j e far vivere lungamente anche i Letterati .
CAPITOLO XL
De i Doni fin^olari dì Natura , conceduti
da Dio al Muratori .
A Formare un gran Letterato sì grande com-
binamente di cofe fi richiede , che non è
punto da ftupire, fé cotanto raro ne fia il nume-
ro nel Mondo. Neceffario è in primo luogo, che
Iddio fia liberale verfo di lui dei Doni di Natu-
ra ; che quefti non vadano disgiunti da una ga-
gliarda e collante volontà d' imparare ; e che non
manchi a lui il comodo di molti Libri , e la dire-
zione di valenti Maeftri : di maniera che fé di una
fola di quefte cofe fia egli fprovvifìo , non arrive-
rà mai un Uomo a fare una gran riufcita nella
Letteratura . Come bene fornito foffe il Muratori
d' inclinazione e volontà per apprendere le Scien-
ze , e quanto fortunato egli foffe nel trovare i mez-
zi per iftudiare , l'abbiamo in ^Itri capitoli vedu-
to. Ora convien parlare dei Doni di Natura a lui
conceduti da Dio , che veramente fingolari furo-
no , e che da effo ben trafficati il fecero poi riu-
fcire quel grand' Uomo , che nelle molte Opere
fue comparifce. E per farmi da capo.
Non occorre chiedere, s'egli dotato foffe d'un
grande hioegno e Talento per le Scienze y mentre
le fieffe Opere di lui , che tante fono , e di argo-
mento sì diverfo, e nelle quali ha fempre fcritto
da Maeftro , ne rendono chiara tefiimonianza .
Spicca in tutte una rara finezza di Giudizio , un
Ordine mirabile , una Chiarezza e Precifion fìngo-
lare
234 Vita di Lodovico
lare neirefprimere i propr; fentimenti , ed una
grande Felicità e Facilita infieme nello fpiegarfi e
farfi intendere nelle cofe più difficili ed aftrufe :
tutti evidenti contrafegni della bella Mente , che
eragli toccata in forte . Nondimeno quefti bei pre-
gi , tuttoché fingolari , e non pofleduti iriteramen-
te da tutti gli Uomini di Lettere , non danno
pienamente a conofcere la grandezza del fuo Ta-
lento , né il vigor della fua mente : vi è qualche
cofa di più da oflervare . Sogliono per 1' ordinario
gli altri Letterati , prima di metterfi a compor
qualche Libro, prepararla Materia, di cui voglio-
no trattare , con ridurla a Capi , e fare la Selva
di tutti i lor pcnfieri intorno a quell' argomento ,
affinchè quefta ferva loro come di guida nel lavo-
ro . Di sì fatto aiuto non ebbe mai bifogno , né
fece mai ufo i! noftro Propofto . Imperciocché la
fua Mente era sì vafta e sì vigorofa , che capace
era da fé fola non folamente didivifarc, ma ezian-
dio di ordinare e ritenere dentro di sé qualunque
grande e difficile argomento . E però allorché fi
metteva a feri vere fopra qualfifia foggetto , 1' avea
già tutto in teda , ed altro non facea , che flende-
re ciò che dianzi colla fua Mente difpofto e dige-
rito avea , quafi come farebbe un altro nel tra-
fcrivere una fua compofizione ; e tante volte fola-
mente dopo di aver finita 1' Opera , la divideva
in Capitoli , con fare allora a ciafcun d' effi T ar-
gomento o fia il fommario , e così continuò a con-
tenerfi fino a gli ultimi anni di fua vita , quantun-
que al dire di lui gli fi fofife diminuita non poco
la memoria. Da sì grande e raro privilegio con-
cedutogli da Dio, e dalla vafta fua Erudizione pro-
veniva poi , eh' egli tanto più prefto , che altri
no» farebbe, fi sbrigava dall'Opere, che intra-
pren-
A NTNIO MuR ATORT. I35
prendeva . Non più di un Anno fpefe nel com"
porre 1 primi nove Tomi de gli Annali cC Italia '
poco più di cinque Mcfi nel compilare la feconda
parte delle Antichith EJìenfi ; e meno di tre nel
rifpcndere al Proteftante Buryicto col Trattato ds
Faradifo , per tacer altri eftmpli . E mtovno a
quelle Opere non lavorò mai fé non fé nella Du-
cale Biblioteca ; vale a dire , che vi fpendeva folo
l'ore del giorno, e non anche della notte i e dal
tempo impiegato in iitendere i primi fi dee anco-
ra detrarre il tempo da lui paflato nelle Villeggia-
ture di quell'Anno, che non fu meno di due Me-
li e mez7o , fenza punto applicarvi . Pana cola
incredibile a chi non l'ha praticato, ma pure è
così ; ed io che in que' tempi gli ho (emprc tenu-
ta compagnia in detta Biblioteca, polfo renderne
ragione, e farne ficura teltimonianza. Un altro
chiaro argomento della gran Mente del Muratori
farà pure , quanto ora fono per dire . Ebbe egli,
più volte due ed anche tre Opere per le mani nel
medefimo tempo; con applicarfi ad una o due nel-
la Biblioteca , e all'altra incafa: contuttociò l'una
non faceva confufione all'altra nel luo Intelletto;
e quando ne metteva giì\ una per ripigliare il la-
voro dell'altra, era la fua Mente a quella difpof-
ta , come fé non avede avuto che quell'argomen-
to da trattare, in oltre allorché flava componen-
do la fua grand' Opera fopra le Antichità Italiane
de i Secoli dimezzo, divifa in fettanracinque Dif-
fertazioni , che fi pofibno chiamar alrrettanti Trat-
tati del tutto diverfi fra loro : l'avrefte veduto
prenderne or una, e' or l'altra in mano, e tal-
volta varie in una flelfa mattina, fecondo che glie
ne veniva la volontà ; e di tutte aveva talmente
prefenti nella Mente l' Idea e il filo , che col folo
leg-
2^6 Vita di Lodovico
leggere lino o due periodi fapeva torto , come do-
veva profeguire il difcorfo. Di un sì iìraordinario
contegno non so fé [molti efempii recar fi po-
tranno •
Ma non minore di quella dell' Intelletto fu nel
noftro Propofto la felicità della Memoria , di cui
r avea dotato Iddio : col qual grande foccoifo potè
egli fare di gran voli ne' primi fuoi Studj , e com-
porre pofcia in poco piti di cinquant'anni tanta co-
pia di Libri . Quando da giovinetto ftudiava Gram-
matica , era in lui sì pertentofo quefto dono di
Natura , che il folo badare alla fpiegazion del
IVIaeftro badava per fargli imparare anche il tefto
del Libro , talché non avea ',difficultà immediata-
mente dopo di provocare 1' Avverfario Tuo discuo-
ia a fpiegare a memoria la medefima Lezione .
Erafi nondimeno incontrato in un Avverfario ,
che godeva di un pari privilegio, e che, fé foffe
lungo tempo viffuto , avrebbe potuto anch' egli
fare un'ottima riufcita . Era quelH nato in Pana-
no , Terra groffa fulle montagne del Modenefe ,
e Madre anch' effa, come la Patria del JVluratori ,
di felici Ingegni , e che ora ne conta tre viven-
ti, che le lono di gran lurtro, cioè Monfìg. Giu-
liano de' Conti Sabbatini Vefcovo di Modena, il
P. Odoardo Corfini Generale delle Scuole Pie , e
il P. Gian-Carlo Bofi Procurator Generale della
medefima Religione , nella quale finì egli pure i
giorni fuoi in aliai frefca età , ed era della Fa-
miglia Balefiri . Era poi sì felice e maravigliofa
la Memoria o Retentivu del noftro Fropolìo , che
fé leggeva qualche Libro ( e niclrc migliaia ne ha
certamente letti , o pili tollo divorati , in Tua vi-
ta ) glie ne reftava talmente imprclTa nella Men-
te tutta la foftanza, che nell'età più robulla av-
reb-
A NTO NIO MUR ATOR r. 237
l'cbbe faputo indicar non meno la Pagina, che li
l'aragrato , ove ri ritrovava qualunque cola In effo
conreiiuca . Ed anche vecchio , dovendo raccontar
qualche tatto occo rio ne' Secoli più lontani, iape-
va dir non foJo l'Anno, il rnefe , il giorno, e
fin le ore in cui era accaduto, fé l'Autore, in cui
lo avea letto, notate le avefle'. Se tale era poi
nel Muratori la Rcminilcenza delle cole ollèrvatc
ne' Libri altrui, farà facile l'intendere , quanto
maggiore foife quella che avea delle produzioni
del proprio ingegno ; quindi non mi eitendo di
vantaggio per dimoftrarlo . Occorrendogli pofcia di
trovar qualche palFo di Santo Padre , o d' aitro
Scrittore, le cui Opere folTero fuori della ffanza ,
0'.' egli lludiava nella Biblioteca Eltenie ; non fu
mai veduto portar feco al tavolino il Libro , in
cui l'avea rinvenuto ; perchè dopo d'averlo ben
confìderato , rimetteva il Libro al fuo polto , e
tanto e tanto notava elattamente quel pafTo , e
tutta la citazion del Libro, che occorreva, come
avrebbe fatto un altro collo fleffo Libro davanti .
Un altro dono fingolare di Natura fortito e-
ziandio avea il noftro Propofto , che forfè a pochi
Letterati viene conceduto ; e fu una Vijia acutif-
fima e coftante fino all'ultimo di fua vita, fenza
:h' egli aveffe mai bifogno d'adoperar gli occhia-
li , tuttoché r aveffe cotanto faticata di giorno e
di notte su i Libri , e per alcuni anni folfe fiat»
molellato da gagliarde infiammazioni d'occhi . Leg-
geva poi egli con tanta velocità, che non erapof-
fibile tenergli dietro ; ficcome è accaduto a me tan-
te volte nel mettermi a legger feco le Lettere ,
che gli erano fcntte . Imperciocché egli voltava
fempre la pagina , quand' io n' era appena alla me-
ta ; e con tutta quefla velocità nel leggere egli
ap-
ijS Vita di Lodovico
apprendeva meglio le cofe di quel che avrebbe fat-
to uà altro leggendo adagio e colla maggior atten-
zione pofTibile ; perchè la Mente di lui accompa-
gnando fedelmente e con pari piefrezza gli occhi ,
imprimeva gagliardamente nel magazzino delia
Memoria, quanto ella apprendeva per mezzo del
loro miniftero . A tutti quefti doni di Natura ,
toccati in forte al Muratori , fi dee pur aggiugne-
re la lunga e robufla Sanità , da lui goduta a di-
fpetto di tante applicazioni allo Audio : requifita
tanto necefl'ario a uà Uomo di Lettere per reg-
gere air affidua fatica , che fi ricerca sì , fé afpira
a far grandi progrefli nelle Scienze . Ma ficcome
di efTa n'abbiam lufficientemente parlato nel prece-
dente Capitolo , e CI occorrerà di dirne qualche
cola di più in altro luogo: così io tralafcio di far-
ne qui uUerior menzione, per pafTar a parlare del-
le fue Virtij .
CAPITOLO XIL
t^elle Virtù del Muratori , e primieramcnts della
fua Pietà vcrfo Dio , e Divozione al
Signor Gesù Crijìo t
L* Effere fiato un gran letterato, niente ave-
i rcbbc giovato al Proporto Muratori, fé alla
molta fua dottrina ed Erudizione non averte ac-
coppiato il complcflb delle più belle Virtù ; per-
chè farebbe a lui mancato il pregio più luminoloj
che rifpiender dee nel Crifliano , e martimaraen-
te in chi fa profefl'ioDe di Ltttcre td è Ecclefia-
fìico ; cioè d' crter anche Uomo dabbene . Che ta-
le folfe il nortro Propolìo , ne polfono far tefti-
moninnza quanti abitatori contiene la Città di
Modena) e in oltre tutti que'che hanno avuta oc*
ca-
ANTONIO M UH A T Q R t . 2^^
Cafione di trattarlo e praticarlo per qualche tem-
po ; e per tale fu eziandio riconofciuto , fìccomc
per un buo'n Sacerdote , dal regnante Sommo Pon-
tefice Benedetto XIV. come li vedrà nel Capito-
lo ultimo . Della molta fua Letteratura abbiam già
a lungo parlato ; ed un perpetuo monumento ne
refterà a i Pofleri nelle tante Opere , da lui date
alle Itampe . Ora ragion vuole, che d'alcune del-
ie moire lue Virtù da noi eziandio alcun poco fi
favelli , affinchè di quefte refli lor pure qualche
memoria. Dalla fua Pietà verfo Dio darem prin-
cipio, fificome quella che al dir di Sant'Ambro-
gio è il fondamento di tutte l' altre Virtù , e che
principalmente eOge da ogni Fedele la Santa Leg*
gè di Crirto .
La Pietà verfo Dio , o fìa la Virtiìi della Re-
li giom ^ che è quella con la quale fi rende a Dio ,
come a noflro primo principio , e nofiro ultimo
fine, il Culto dovuto; cominciò per tempo a get-
tar profonde radici nel cuore del Muratori . Pre-
fe egli fin da giovinetto un grande abborrimento
al peccato , e un grande amore alla Virtù ; e Tuno
e r altro divenne pofcia in lui Tempre più vigorofo
col crefccr ne gli anni . Fu folito fin d' allora d^
alimentare la fua Pietà verfo Dio colla frequen-
za a i fantiflìmi Sacramenti, e coli' alcol tare la Di-
vina parola; colla lettura de i Libri facri , delle
Opere de i S;mti Padri , e de i Libri maeftri di
Divozione; e coli' Orazione; e continuò in quefti
efercizj , finché viffe ; e con quelli mezzi gli tu fa-
cile di far grandi progreffi nella frddetta Virtù *
Per conto delle facre Scritture pofìi aflicurar , che
moltifllme volte fono ftate lette da lui , e fpezial-
mente il Teftamento Nuovo, di cui teneva fem-
t>re fui tavolino un picciolo efemplare , che por-
tava
240 VtTA DlLODOVTGO
tava poi anche Tempre feco in Villeggiatura co!
Libro de Imitatione Chrifli, ed il Combattimento
Spirituale del P. Lorenzo Scupoli . C:!"^'^^^ aile
Opere de i Santi Padri , niuno d' effi v' ha certa-
mente, che non fia ftato letto da lui da capo a
fondo, e più volte poi San Giovanni Gnlofìomo,
di cui era così torte innamorato , che non lì fa-
llava mai di prenderlo in mano \ e quando era
confinato in letto dal tumore tormatoglifi totro
il piede finillro nel 17^6. fi proteiiò , che, fé lì
riducelfe in ilUto da non poter più camminare
co' Tuoi piedi , e falir le leale della Ducal Biblio-
teca, avrebbe vi/luto compor de 1 Diicorfi ad imi-
tazione delie Omelie di quel Santo Padre; paren-
dogli le più a propofito per promuovere ed ali-
mentar la Pietà . Ftr quello che riguarda final-
mente r Orazione , ebbe egli per colkime non fo-
le di raccomandaifi più volte a Dio fra giorno
colle comuni preghiere , ma cominciò ben prefio
ad avvczzarfi alT Orazion Mentale . Tutte le mat-
tine perciò, dopo elferfi alzato dal letto, fi trat-
teneva con Dio almcn per un quarto d'ora, me-
ditando r eterne Verità , o qualche punto della
Pa{ìr)ne del Signor Gesù Grillo; e fé per cagion
di aver male dormito la notte , fi fofle risvegliato
a giorno , tralportava alla fera la Meditazione .
Prima di aver cura d' Anime fu folito eziandio
di ritirarfi due volte 1' anno nel Convento de' Cap-
puccini di Modena , cioè otto giorni prima del
Natale del Signore, e per tuttala Settimana San-
ta avanti Pafqua , fiando alla lor povera menfa ,
levandofi la notte , e facendo tutti gli altri lor
fanti efercizj . Attendeva egli in quel facro riti-
ro a fare 1 conti con Dio , e lo chiamava la pur-
ga ileir Anima fua.
Efat-
Antonio Muratori. 241
Efattiflìmo fu in oltre il nolìro Propofto nell'
offervare i Divini comandamenti , col guardarfi non
folo da i peccati gravi , ma eziandio , per quanto
'li era poffibile , dai veniali^ e certamente non.
avrebbe con avvertenza detta né meno una bugia
La medefima efattezza fu da lui praticata nell'of-
fervanza ancora de i Precetti della Chiefa ; e circa
^ueftì non fi vuol tacere , che per conto de i Di-
giuni da lei comandati , non lafciò mai di offer-
i/arli , quando fu fano , col maggior rigore fin nel-
la fua vecchiezza; e prima anche cheufcifle il De-
:reto del regnante Sommo Pontefice circa il Di-
giuno in tempo di difpenfa a mangiar carne, non
asò mai nella picciola refezion della fera altri ci-
3Ì , che Pane ed Uva fecca , o Inialata in quella
quantità , che viene permeila .
Si fon già veduti in parecchi luoghi di quefla
Vita luminofi tratti della fua Religione , fpezial-
mente nel fabbricar che fece la fua Chiefa , nel
riftorar notabilmente quella di Santa Agnefe di
Ferrara, enei provveder l'una e l'altra di arredi
facri ; che danno a conofcere, quanto gli Ikffe a
cuore il Culto dovuto a Die; e molto piìjdiquel
ch'io pofla dire , fervirà di una certa e perpetua
teftimonianza della fua foda e vera Pietà l'Operet-
ta della Regolata Divozione , a difpetto di coloro ,
che in vano han tentato di fcreditarla : onde io
non mi ertenderò di vantaggio su quefto partico-
lare , per paffare all' altro punto , su cui mi fon
propofto di favellare .
Era sì pieno il cuor del Muratori deH'^wwce
Divozion verfo 1' umanato Figliuol di Dio , che ne
parlava fpenTiIfimo, e fempre con una fomma te-
nerezza, e co'fentimenti della maggior gratitudi-
ne; ficcome apparifce anche in tutte l' Opere fue,
Q allor-
ì^i Vita di Lodovico
allorché gli occorre di nominarlo, e fpezialmente
Me gli Ejcrcizj Spirituali da lui comporti fecondo
il metodo del P. Segneri Juniore, e nell'altra O-
peretta poc'anzi citata . Le fue Meditazioni più
frequenti erano quelle della facrofanta Vita e Paf-
fìone di effo Divino Redentore, che mai non fi
faziava di meditare ; e quando arrivava la fetti-
mana fanta , 1' avrelìe veduto fare, od affiftere a
quelle facre Funzioni col volto pieno di mcihzia
e compafTione . Maggiormente poi fi fcopriva in
lui la (ba gran Divozione verfo il benedetto Re-
dentor noftro nel celebrar la fanta Mefi'a . Nel
cominciarne la preparazione fi mutava talmente
in volto , che pareva un altr' uomo , e reflava
così per tutto il rendimento di grazie . Era egli ,
durante l'augufia funzione, talmente raccolto den-
tro di sé, e intento a meditare i divini Miflerj ,
the direi quafi , che folTe arrivato all'Orazion d'
Unione ; e certamente fé nelle Mefle folenni oc-
correva fuggerirgli qualche cofa , non baflava dir-
gliela fotto voce all' orecchio , ma conveniva fcuo-
terlo qualche poco, perchè fi rifentiffe, e badafic
a ciò che gli veniva fuggerito •, equefto è accadu-
to a me p'ù volte nel fervirgii da Diacono. An-
che quando entrava nelle Chiefe , ove foffe efpo-
flo Gesù facramentato , filTava fubito in lui lo
fguardo, e fenza batter palpebra rcflava immobile,
finché fi tratteneva alla fua prefenza . Non lafciò
mai, mentre fu fano, di offerire a Dio l'incruen-
to Sacrifizio , le cui Cerimonie faceva colla mag-
gior'efattezza e compofiezza ; e niun affare o im-
pegno l'avrebbe fatto affrettar un tantino nel ce-
lebrar la fanta Mefia . E dopo di aver perduta la
villa, molh'ò lolo qualche di (piacere della fua ce-
cità , perchè , come a me difle , prevedo y che ^ fé
Iddio
Antonio Muratorì. 243
Iddio mi lafciaffc in vita , non potrò più dir la fan^
ta Ale [fa , 0 almen recitar V Uffizio Divino , che
erano la mia confolazlone j ma con aggiugnere im-
mediatamente : fia però femprc ringraziato il Si-
gnore . La medefima cofa difle al luo Confellore ,
confidandogli di piì!i, che , dopo di avere fcritto
quel poco , che fi legge nella Regolata Divozione
intorno al ianto Sacrifizio della Mefla 5 Iddio gli
avea fatta la grazia di accrefcergli di molto la di-
vozione, e di fargli provare maggior confolazlone
di fpirito nel celebrarla» Chiunque poi sa, quanto
immerfo folle il noftro Propofto nello ftudio , fi
fìgut^rà forfè , che accadendogli in tempo di ma-
lattia qualche alienazion di mente , i fuoi difcorfi
dovefiero eOTere folo di cofe Letterarie ; ma norl
era già così . In occafion della Terzana doppia da
lui foffcrta nel 1747. non faceva che recitar fret-
tolofamente nel bollor della febbre quelle parti
dell' Ore Canoniche , che fapcva a memoria ; né
ferviva il dirgli, che fi quetafle , che non era in
obbligo di recitar T Uffizio Divino ; perch' egli ri-
fpondeva : convien pure ci) io faccia qualche cofa -.
Neil' ultima malattia poi cominciò una notte a
cantar la Meifa , e il fuo Confeffore prefe a ri-
fpondergli dove faceva d' uopo \ ma accortofi que-
lli , che di troppo fi affannava , lo fece balzare dal
Credo aìPrefazio, e pofcia gì' intonò V Ite ^ Mif-
fa e fi , cui egli rifpole Deo gratias , con efortarlo
a ripofarfi , giacché era terminata la Mefla . I
fogtii fuoi erano per lo più in tempo di male j
0 di Proceffioni del Santifllmo Sacramento, o d'
altre facre Funzioni ; e nello fvegliarfi li raccon-
tava moflrandone gran contento. Ed ecco a quali
cofe il conduceva la fua Pietà anche quando aveà
iconcertata la fentafia per cagion della febbre :
Q. 2 dal
244 Vita di Lodovico
dal che fé ne può con qualche fondamento dedur-
re , che prevaleflero più in lui gli abiti buoni di
quello, che le geniali Tue applicazioni.
E perchè il Muratori ardentemente defiderava
di eccitare e promuovere anche ne gli altri la
Divozion e l'Amore verfo il Signor Gesù Gri-
llo ; non fi iaziava mai d' inculcarne nel Gonfef-
(ìonale e nel Gatechismo l' importanza , e la ne-
ceffita per falvarfi ; e d' infegnare i mezzi di efer-
citar r una e T altro, come pure fatto avea nelle
due qui fopra mentovate Operette . Gompofe ezian*
dio per ufo del popolo una Preghiera in Italiano
in forma di Litania, che comincia: Padre Celc-
Jìs Iddio , abbiate a noi pietà , per implorare ,
malTime in tempo di tribolazioni , l'aiuto poten-
tiffimo del buon Gesù , e la fua inefFabil miieri-
cordia . La fece ftampare in Modena nel 17 14.
m fondo al fuo Trattato della Pejìe . Fu dipoi
nilarapata da sé in Roma nel 1717. e mole' altre
riliampe ne fono inoltre fiate fatte nel fondo di
cfTo Trattato . La faceva eziandio cantare nella
<ua Ghiefa in tempo della Dottrina Gnftiana ; e
qucff ufo l'hanno parimente introdotto nelle loro
MifTioni alcuni Padri della Gompagnia di Gesù.
In fomma non ha il noflro Propofto tralafciato
jilcun mezzo per dilatar , per quanto gli era per-
meffo , anche ne gli altri la Divozion e l' Amo-
re verfo il benedetto Figliuol di Dio, di cui era
egli cotanto ripieno e infervorato .
CA^
Antonio Muratori. 245
CAPITOLO XIIL
Della fua Fede , Speranza , e Carità .
Colla Pietà verfo Dio debbono andar di con-
certo nel Criftiano tutte 1' altre Virtù , rr.a
fpezialmente le Teologali Fede , Speranza , e Ca-
rità : sì fé fi ha da dire , che fia veramente fe-
dele allo lleffo Dio . Di qual vigore foffero que-
fìe nel Muratori , relìa or da vedere . E quanto
alla Fede: era vivifTima in lui quella fopranatu-
rale Virtù per credere le Verità rivelate; e attac-
catifìfimo a i Dogmi della Religione Cattolica Ro-
mana , di cui avea bene ftudiato i fondamenti ,
abbracciava volentieri le occafioni di difenderli ,
fìccome ne rendono certa teftimonianza i fuoi due
primi ^Qw\ à' JÌnecdot't , l'Opera de Ingcniorum
Moderatione , la Morale Filofofia , il Trattato de
P aradi fo ^ la Dipiertazio-ne premeflfa all'Opera fua
Liturgica , e 1' Opulcolo ds Njcvis in Religiomm
incurrentibus -, per tacer altri Libri , ne' quali in-
cidentemente ha folienuto effi Dogmi , e confutate
diverfe falle opinioni de gli Eterodofri . Ringra-
ziava fovente Iddio d' elfere nato nella Chi eia
Cattolica , conofcendo effere una gran difavven-
tura e miferia 1' effere venuto alla luce in alcuna
delle tante altre credenze , contrarie alla noftra .
Perciò compativa i nati neli' Erefia , abborreodo
nel medefimo tempo le loro dottrine . Ma non
fapea foffiire i Pirronifti ( del che ne può eflere
pruova ficura il fuo Trattato della Forza dcW In-
tendimento umano ) ed ogni altra perlona , che
tentaffe di fcreditare ed annientare , fé fofle pof-
fibile , la Religione fteifa , non che la Criftiana ;
Q. 3 e il
24^ Vita di Lodovico
e il Dogma di Dio remuneratore e punitore ;
tenendo per fermo, che niuno giunga a tanto ec-^
ceffo fé non per un' ignoranza maliziofa , che non
sa , oè cura di fapere fcioghere le difficulta , che
s' incontrano per viaggio ; o per una ftrana Super-
bia ed abufo del proprio ingegno , che cerca quel
folo che può nuocere , fenza cercare quel che può
giovare 5 e ciò per defiderio di non fentire rim-
proveri nel libertinaggio , e di poter operare qua-
lunque cofa che più fia in grado alla lor malva-
gia volontà, Ma chiioiquc ^ diceva egli, onorata-
mente procede in quejlo affare , trov^ quello che
cerca , cioè quello che ha mojjo tanti Ingegni pia
[ublimi del fuo a jìar forti i?i quella Religione ,
(he il Figlio di Dio è venuto a predicare e pian-
tare nel Mondo , e che ha data fino la vita per
confervarla . Da un fuo corri fpondente , che fog-
giornava fuori d' Italia , fu una volta efibito al
Muratori uno di que' Libri peftilenziali ftampati ;
che tendono a far dubitare della fufTiftenza della
Tanta Religione di Grillo . N*ebbe egli orrore, e
torto gli fcrilTe , che quello non era un dono da
Amico , ma sì b^ne da Nemico ; e defiderar egli
de i Libri , che maggiormente il confirmaffero
nella Religione , e non già che tentaffero di far
traballare in lui quefto facro depofito , e che per
delle difficulta e delle obbiezioni era facile il far-
ne, e ne faprebbe fare anch' egli; ma che jI Sag-
gio in affare di tanta importanza lì provvede di
lumi migliori che non mancano , e fi appiglia al
ficuro partito , che è quello di credere : che di
quello mai non fi pentirà , come potrebbe pentirfi
operando il contrario , E diceva effere neceflaria
jintbe r Orazione , e di ripetere con umile pre-
ghiera ciò che differo ^li Apofloli al Signore ,•
Antonio Muratori. 147
Adaupj nobis Fidcm . Tanto abborrimento aveva
poi il noftro Propofto a i Libri de gli Eretici in
materia di Religione ; che non li degnava né pure
di un guardo. Inquefta guifa erafi contenuto col
Libro del Proteftante huvnQto de Statit Mortuorum
& Rcfurgentium ; perciocché dopo d' averne letto
il titolo , e d' avere ofTcrvato 1' argomento d' al-
cuni Capitoli , lo aveva cacciato in un cantone ;
ne mai più lo avrebbe riprefo in mano , fé non
veniva pregato a nome d' una Signora Inglefe Cat-
tolica , abitante in Italia, di far la rifpolìaamolti
dubbi a lei promolTi da un Tuo parente Proteftante
poco anzi da effa invitato ed efortato ad abiurare
gli errori , ed entrare , com' ella avea fatto , nel
grembo della Tanta Chiefa Cattolica ; e ]a lettura
di queir empio Scritto a lui pofcia fervi dt Rimo-
lo a comporre il Trattato de Paradìfo , ài cui
abbiam parlato altrove.
Per lo contrario nudrì mai fempre il Muratori
un ardente denderio di guadagnar alcuno de gli
Eretici alla Chiefa noflra Madre ; e queflo mo-
tivo piì!i che le calde iflanze del marito della det-
ta Signora Inglefe i' induiTe a fcrivere la mento-
vata Lettera , che rcrta tuttavia inedita . Tal
eziandio era lo fcopo , eh' egli fi prefigeva , allor-
ché ne' Libri fuoi prendeva a difendere i Dogmi
Cattolici , ed a combattere le ftravolte opinioni
di coloro. A talun d' efìfi infinuò ancora talvolta
con fue Lettere d' abbracciar la Cattolica Religio-
ne ; e fé mi foffe riufcito di ottener quelle , da
lui fcritte al Sig. Michele Maittaire celebre Let-
terato Inglefe, e ad altri Letterati in Germania,
avrei ora il campo di recarne le prove. Fece poi
tal impreffione nell'animo d'alcuni dotti Prote-
danti d'Augufta l'Opufcolo de Naivis , da lui com-
Q, 4 pcUo,
248 Vita di Lodovico
porto, per avere in eflb con quella libertà e fran-
chezza, che conviene ad un onefto Scrittore Cat-
tolico, fcoperti e riprovati certi abufi e corruttele ,
che fono nella Chicla , ma non della Chiefa , in
materia di Divozione ; che, in vece di prenderne
motivo di calunniarla, come hanno temuto certi
Critici troppo pieni di pregiudizi ; gli fu fcritto
fot to il dì 27. d'Aprile del 1749. dall' Ab. G/^w-
Batifla Baljì Canonico di quella Cattedrale , e
Configliere di quel Principe Vefcovo, avergli efli
francamente detto : "■ Che fé aveffero ( iono le
„ parole della Lettera ) con fimili Soggetti a trat-
„ tare , come il dottiffimo e fpregiudicato Sig.
,, Abate Muratori , e il P. Amort , e altri qui
„ in Germania a noi cogniti , a qualunque ora
„ fi efibirebbero di trattare il gran negozio della
j, Riunione , su cui fpefTiflìmo progettò anche col
„ Sig. Brucker pieno di fomma ftima e venerazio-
5, ne per la di lei grande dottrina ed erudizione . "
Alcuni mefi prima aveva 1' EminentifìTimo Queri-
ni, anche per configlio del noftro Propofto , in-
trodotto qualche trattato dtl grande affare della
Riunion de' Protelhnti alla Chitfa ; e però nel
kggere le parole da noi riferite tutto fi commoffe
l'animo del Muratori , e rivolto a me , che mi
trovava preferite, così fi efprelfe: j^h, perchè non
ho io mai dieci anni ài meno , e migliore fanità ,
che vorrei toflo fcriverc all' Eminenti ffimo Querini j
ed efibirmegli pronto ad acccmoupnarlo in Germa-
nia , per rendere qurjìo fervipjo all^r [anta nojìra
Religione in ajfare di tanta importanza !
Per alimentar pofcia , e fcmpre più rinvigorire
la fua Fede , ebbe per cofturae il noltro Propofto
di far non fole ogni giorno l' Atto di Fede con
quelli dell'altre due Teologiche Virtù, maezian-
Antonio Muratori. 249
dio di chiedere a Dio fra l'altre grazie il Don©
delle medefime Virtù con una Preghiera , da lui
comporta , e ch'egli per lo più recitava nel fare
il rendimento di grazie dopo d'aver celebrata la
fanta Meffa ; ed è la feguente : Deus Patrum me-
erum , & Domine mìfericordìa , qui omnia fccijìl
ex nihilo : da mihi Fidcm , da Spcm , da Carità-
tem j da vcniam peccatorum meorum ^ da prafidiiort
cantra tcntationcs Diaboli y da fedium tuarum affì-
Jìriccm Sapientiam , & noli reprobare me a pueris
tuis ; Servus enim tuus fum ego ^ & filiui ancillx
tua , & homo exigui confilii . Mitte illam de Cce~
lis fantlis tuis , & a fede magnttudinis tua , ut
meciim fit , & meum laboret , ut fciam & faciam ,
quidquid acccptum fit coram te oynni tempore . Da
perfona , che a lui ricorfe per aiuto contra di cer-
te tentazioni , ho poi faputo , che le configliò ,
oltre ad altri utili mezzi , il più efficace di tutti ,
cioè la confidenziale Preghiera a Dio ; perchè chi
parla di cuore a Dio prova la verità del Petite &
accipietis . Le infegnò in tal congiuntura l' Ora-
zione fuddetta , la quale giovò poi mirabilmente a
quella perfona .
Fu folito in oltre il Muratori di ripetere a certi
tempi la Profefjìon di Fede ; e quefta volle pur
replicare alcuni giorni prima di morire . Gli fu
letta dal fuo ConfefTore , ed egli fi provò d' ac-
compagnarlo colla lingua ; ma non potendo per
la debolezza grande , in cui era ridotto , reggere
alla fatica di pronunziar le parole , fi reiìriniea
recitarle colla mente e col cuore , ed a ripetere
folamente colla voce al fine d'ogni Articolo C»-^-
do ^ Credo. Prefe quindi motivo il Confen. re di
chiedergli , fé fi fentiffe alcuno fcruprlo d'aver
nelle fue Opere avanzata propofizione alcuna, che
non
250 Vita di Lodovico
non fofle conforme a grinfegnamenti della Chie-
fa Cattolica , ed aveffe perciò bi fogno d' eirere da
jui ritrattata ? gli rifpDfe : Per grazia di Dio la
cofcienza non mi rimoyde d' avere fcritto giammai
cofa veruna da me creduta contraria a i Dogmi
della nofìra /anta Religione Cattolica . E ciò po-
teva egli con maggior fondamento alFerire, da che
era flato accurato , ficcome fi può vedere neli'
Append. al Num. XVII. dalla Santità di Bene-
detto XIV. felicemente regnante, che quello che
difpiaceva ne' Libri fuoi alla Corte di Roma , non
riguardava nèilDo^w^, né h Difciplina . Seguitò
dipoi a dire il noftro Propofto : Quando ho trat-
tato materie di Religione , mi fon femprc feryito
di Libri buoni , e la/ciato guidare da Jicuri Mac-
fui . Se avejfi errato ( il che noìi so , e nmi credo )
avrebbero errato anch'' effi ; ed io mi farei con elfi
fatta buona difefa , Roma poi ha potuto vedere tutti
t miei Libri . Se ci ave fi e trovata cofa da proibire ,
non avrebbe certamente mancato di farlo . Indi così
conchiufe il fuodifcorfo: Grazie al Signore ^ Jìimo
di aver creduto , e di effere vipjuto da Cattolico ,
e da tale ho femprc creduto di fcrivcre , e le parlo
di cuore . Chi giunto a gli eftremi di fua vita ,
com'era il Muratori , parla jn sì fatti termini ,
non è mai da credere, che voglia fingere per in-
gannar gli altri, e molto più le (tello .
Ora, fé dalla qualità dell'opere buone fi conofce
principalmente di qua! polfo fia nel Criftiano la divi^
na Virtù della Fede , da effe pure fi conofce il vigor
che hanno in lui l' altre due Teologiche Virtù , la
Speranza^ ehCifrità, Avendo noi però veduto di
fopra e altrove il noftro Propofto pieno di zelo per
l'onor di Dio, per la Cattolica Religione, e per
ìafalute delProifimoj e tutto Carità per fovvenire
! Po-
Antonio Muratori. 251
Poverelli : cofa tanto raccomandata nelle divine
scritture, e di cui più di ogni altra ci verrà chic-
io conto dall'eterno Giudice nel finale Giudizio:
;hi non dirà, che grande foffe in lui \a Fede per
:redere tutto ciò, che Iddio ha rivelato; fermala
\pcranza di arrivare un giorno al pofTefìTo dell'eter-
la Beatitudine in Cielo, e infieme ardente la C^-
tth verfo lo fteiTo Dio, e il Proirutio Tuo? Tut-
o l'accennato da noi, e quanto fiam per dire qui
otto, fi operò da lui non men per Y Amore mxtn-
o , che portava a Dio raedefimo , e per dar pia-
:ere a lui; che per fare a fé fleffo un buon capi-
ale per r altra vita .
Sperava egli in fatti con tanta fidanza di con-
"eguire a fuo tempo per li meriti infiniti del
iignor Gesù Crifto l' iramenfo Premio , che per
i}\. Eletti fta preparato in Cielo , come fé ne fof-
fe già fiato renduto ficuro ; e quando ne parlava ,
'li brillava in volto quella foave Speranza , che
nel fuo cuore allignava , Quefia non men che 1'
Amore di Dio ^ lo fpronava di continuo a farfi del
merito preflb lo fiefio Dio con Opere di Criflia-'
na Pietà \ e quella faceva altresì , ch'egli punto
non paventale la morte : del che ne diede molti
contrafegni ne!!' ultimo fuo male , e fpezialmente
pochi giorni prima di lafciar di vivere. Impercioc-
ché eOendofi accorto , che il fuo Confeiiore, af-
flitto dal riflefib di vederlo prefio a mancare , ne!
fuggerirgli alcune cofe andava finghiozzando : git-
tatogli il braccio defiro fui collo , così gli diffe *
Arjimo j su , facciamoci coraggio . Ella mi ha tan-
te volte confortato a rimettermi tutto nelle Divine:
dìfpojizioni : facciamolo tutti due di buona voglia .
Non CI deve accorar il morire , fc fumo entrati
n<il Mondo con quejìa condizione , e non poffiamo
252 Vita di Lodovico
andare in Paradifoper altra Jlrada . A me pare per-
ciò , che a lui fi pofTa con ragion applicare ciò
che delGiufto vicino a morte lafciò (critto il Ma-
gno S. Gregorio con quelle parole: Qiti autemde
Jua Spc & Opcratione fecurus ejì , puljantt confo-
Jìim aperte j quia Icctus J udiccm fujìinct y & quum
tcmpiis propinqua mortis advenerit , de gloria re-
tributionis hilarefcìt . E tanto per l'appunto fi ve-
rificò nei Muratori ; perchè la fua Speran-za av-
valorata dal riflefiò de i meriti del Figliuol di
Dio , e dell' Opere buone da efib fatte in vita , non
gli lafciò temer la morte *, anzi egli vi fi difpofe
con tale placidezza ed ilarità d' animo , come fé
fofle fiato certo dell'eterna fua falvezza . Nel di-
fcorrere eziandio un altra volta collo fieflb fuo
Confelfore de i molti e grandi benefizi , fiatigli
conceduti da Dio ( de' quali ne parlava fovente co'
fentimenti della maggior gratitudine) fi mifeafar
^\ alcuni l'enumerazione in quefta guifa : lo fono
fiato molto ben trattato da Dio nel tempo di mia
Vita . No7i ho paffato grandi travapji y 0 almeno
non mi han fnperato . Mi ha e ^li mantenuto in fa-
nità j non ho avuto malattie tormentofe . Ho avuto
de i buont Amici d^ o^ni condizione . Nulla mi e
mancato mai per /' onejHo vivere , ed anche abbon-
dante . Lo ringrazio di tutto y e folo re fa , che per
fua miferxordia mi tratti con tanta parzialità an-
cora nell'altra vita ^ come voglio fperarlo : e in
così dire baciò con una lomma tenerezza il Cro-
cififib .
Un perenne argomento poi della ferma 5/?era?z-
!2« , che in fuo cuore nudriva il Muratori, di an-
dar dopo morte a godere l'eterna felicità in Cielo,
ci ha Jafciato nel fuo Trattato de Paradifo , nel
quale , come difiTi , ha con tanta forza d'argomen-
ti?
A N TO NI O M UR ATORr. 255
ti, di ragioni, e di autorità, combattuto l'empio
Libro del Protellante Inglefe Dumeto , che tutto
era diretto a Inervare la Criftiana Virtù della Spe-
ranza : anzi la fola bella e dolce Preghiera a Gesià ,
colla quale elfo conchiude quella Tua Opera , può
baftare a renderne perfuafo ognuno • Sia pertanto
a me permefso di qui regiftrarla per maggior con-
fermazione di quanto ho detto su quefto propofi-
to . Equidan Ixtatus fum (così egli) in h'is ^ qu£
àtB.a ji'.nt mihi : in Domum Domini ibrrnus . Sed
jam veni , amator hominum benigni{}xme Jefu ,
atque manum prxbe , ut tufo perveniamus . Aperi
oculùs tuos , & vide , quot hojtes tum externi Pum
interni , quot laquei , quot pericula nojìro ad ts
itincri fé fé objiciant . Jtaque in adjutorium no-
fnum fcjìina ,- accelera^ ut eruas nos ^ quia fine ts
nihil poj^umus . Tu nos fpeyare jujffii . Regnum
tuura ^ Regnum omnium faculorum ^ &' repofitaefi-
hxc Spes in finu nojiro . Adveniat , adveniat Re-
gnum illud tuum . Heic omnia vana ^ caduca^ aru-
mnis ac tentationibus piena . Tum folum qutcfce^
rnus , quum habitabimus in monte fanEìo tuo , &
adimplebis nos Utitia cum Vultu tuo . Verumtnmen
timor & fremer veniunt fuper nos , quoties rtcogt-
tamus ^ quam fape declinavimus a mandatis ^uiS',
& ficut oves errantes in via peccatorum cucfm-i^
rnus . Nunc itaque , Deus nofìer magne ac fortis ,
apud Patrem tuum , Patrem mifericordiarum , Ad-
vocate nojìer fidelis , ne fmas , ut Spes nojìra exci-
dat , quam fanguis tuus prò nobis ejfufus peperit ,
quarn firmai inejjabilis clcmentia divini Patris tui .
Neque cnim in jujìificationibus nojìris projkmimus
preccs ante facicm tuam , fed in miferatimibus
tuis multis . Convertere igitur de Ccclo , Domine ,
& refpice nos e domo tua fan^a & gloriofa ,
quam
\
254 Vita di Lodovico
quam profpeBamus <& nos viva Fide , viva Spe ^
fojlquam palam profejjus es , te ad nos defcendif-
fe , non ut Juflos , qui tui jam funt , fed ut Pec~
catores , qui fine intellecìu a te rccefjerunt , vaca-
WS , atque tn Kegnum tuum induccvcs . Invenijìi ,
quos quxrts j invenijìi nos , indefejje Pajìor ani-
maa'.m nofirarum . Ergo trahe ?ws pojì te , fero
quidem , fed jam tamdem ad te converfos , ac in-
genti fiducia fcquentcs te . Erit Angelis tuis ma-
jus gaud!ur(i , fi nos jam a te averjos , iterumque
ad pafcua tua te mijerante reduBos , in Ccclum at-
que in alterna tabernacula tua cxcipient . Exaudi
nos , Domine , exaudi . Intret oratio 'noflra in con-
fpeciu tuo . Nobis quoque , quamquam rebellibus
ohm tuis^ aditus ft in Cxlejiem Hierufalem , in
quam jam Sancii tui inveEìi de multitudine rnife-
rationum tuarum gloriantur , & inebriantur ab
ubertate domus tua , perpetue clamantes : Quam
magna multitudo dulcedinis tu£ , Domine , quam
paraveras timentibus te! j^djuva nos, bone J e fu,
falutaris nojìer : Cito ad nos veni , omnium Sal-
vator , amantijfime Jefu , &" falvos fac nos in Re-
gnum tuum . Ttbi interea cum Patre (3" vivifico
Spiritu jit gloria , bonor , & imperium per infini-
ta fcecula .
Per conto poi dell'altra Teologale Virtù , cioè
della Carità , che comprende il fanto Amore di
Dio e del Proffvmo , potrebbe badar il fuo Trat-
tato della Carità Criftiana , e quanto fi è detto
ne' Gap. IV. e V. ed anche nel precedente , per
darne a conofcere tutto ripieno il notlro Propofto .
Ma io non voglio lafciar d' aggiugnere alcune al-
tre cofe intorno all'Amor fuo grande verfo il Prof-
fimo, per vie più illultrar quefto argomento ; giac-
ché il vigor della Carità fraterna ferve eziandio a
eom-
A NTO NIO MUR ATOR I. 253
comprovar di qual forza fìa T Amor verfo Dio 5
mentre chi ama ilProffimo, tutta la Legge adem-
pie, fecondo l' A portolo, ficcome tutta fondata
fulla fanta Carità . Amava egli tutti indillinta-
mente , ed a tutti avrebbe voluto poter giovare
e far del bene ; e certamente non lafciava di far-
lo, quaior fé glie ne prefentava l' occafione , an-
che di Tuo moto proprio , e fenza efferne prega-
to, come è tante volte accaduto . E fé talvolta
non fi fofìfe trovato in iftato di far ciò , di cui
veniva ricercato , gli fuggeriva torto la lua Ca-
rità un altro ripiego per fovvenire al bifogno di
chi a lui ricorreva . Ertendogli un giorno rtata
chierta in prertito da un Amico una non piccio-
la fomma di danaro , che gli mancava per mo-
nacare una fua Figliuola ; e non eflendofi trova-
to il nortro Proporto in pofitura di poterlo com-
piacere , gli diede fenza efìtare quella poca argen-
teria che aveva , ed anche la Collana d' oro a lui
regalata dall' Irapcrador Carlo VI. acciocché col
darla in pegno a qualche banchiere poteffc ricavar
la fomma , che gli occorreva . Era poi sì grande
nel, Muratori il bel genio di giovare altrui , maf-
fìmamente in materie di Letteratura , che non
folo ne' Libri fuoi fi prefiffe mai fempre querto
nobile oggetto \ ma eziandio ricercato del fuo pa-
rere fopra fimili materie , con una cordialità fen-
za pari comunicava a tutti que' lumi e cognizio-
ni , eh' egli erafi col lungo rtudio procacciato ; e
tante volte per fino le dotte fcoperte da erto fat-
te in materia d'erudizione : per la qual cofa più
d'una volta accadde , che altri prima di lui , e
fenza punto nominarlo, pubbHcartero Documenti
inediti , la notizia de' quali aveano da lui rica-
vata . Non era pei nortro Propoito la cofa di mag-
gior
z<)6 Vita di Lodovico
gior gufto l'aver da fcrivere ogni fettimana mol-
te Lettere pel gran tempo che in farle era co-
fìretto di fpendere ; e per quefto motivo princi-
palmente interruppe il carteggio, che in gioven-
tù mtrodotto aveaco' Letterati oltramontani . Con-
tuttociò non fi dà efempio , ch'egli negaffe mai
rifpolla ad alcuno, febbene a lui ignoto, che gli
dimandalfe lume o confìglio in materie Letterarie .
Provava troppo il gran piacere nell' incontrarfi xix
perfone , che bramafìfero d' imparare , e troppo era
egli pieno di defiderio di cooperar a renderle dotte .
Accadi.le non rade volte, che paffeggiando per Cit-
tà , gli ft prefentarono de i giovinetti , perchè
fcioglie(fe loro de i dubbj grammaticali . Si ferma-
va egli ad afcoltarli con una fomma amorevolez-
2a , e fi faceva piacere d' iftruirgli , come fé folfe-
ro tanti Letterati a lui ricorfi per cofe della mag-
giore importanza; conchiu'endo poi lempre il fuo
difcorfo con animarli a ftudiare .
Maggiormente poi fi efercitò la Carità del Mu-
ratori nel procciirar il bene fpirituale del Proffi-
nio , e maflìmamente di quei ch'erano immerfi
ne' viij . Oliando gli capitava di quella forta di
gente , gii accoglieva con tanta amorevolezza e
cordialità, e con sì dolci paroJe faceva loro capire
il pericolo grande , in cui erano , di perderfi eter-
namente, che gli cavava le lagrime da gli occhi ,
e gli riuiciva d' indurli a penitenza . Un frutto
grande ricavò da i Difcorfi che fece , ficcome al-
trove accennammo, per tre anni confecutivi nella
Chiefa dell' Annunziata per la Novena preparato-
ria al Natale fanriifimo del Signore . Era Tempre
piena quella Chiefa , tuttoché la funzion fi faceffe
full' aurora \ e fempre nel Popolo cagionavano una
§.ran compunzione le infocate fue parole . Ebbe
più
Antoni o Mu R ATOR r . 257
.pili volte il contento di vederne gli efFetti nell'
eflerglifi prefentate diverfe perfone abituate nel
peccato , rifolute di emendarfi , pregandolo di ?.-
fcoltar le loro confefTioni generali , per udir le
quali tralafciava tutt' altro , e non avea difficultà
di fpendere le mattine intere . A quelle Donne
pofcia , che gli era riufcito di far defiftere dal pec-
cato , oltre alle amorevoli efortazioni a mante-
nerfi ne' buoni propofiti , fu fempre folito di dare
ogni fettimana qualche caritatevole fuflidio ; ac-
ciocché più durevole folle la lor converfione , co-
me in alcune colla grazia di Dio fuccefle .
Niuno pofcia più del noftro Propofto vedea mal-
volentieri le rifTe; e fé talvolta fi foflTe incontra-
to in perfone che menavan le mani , ed aveflfe
trovata la gente ftar oflervandole , fenza muoveriì
per ifpartirle : le fgridava acremente , e pofcia fi
voltava verfo i litiganti, e coli' alzar la voce, ed
anche col metterfi loro in mezzo , gli riufciva di
farli defiftere dall' offenderfi . Si abbattè un giorno
nell' ufcir di cafa in tempo dell' ultima guerra in
due foldati , V uno de' quali avea con una mano
prefo l'altro pe'capegli, e coli' altra ftava inatto
di percuoterlo cop un pezzo di matton cotto fui
capo. Corfe tofto il Muratori ad afferrare il brac*
ciò di colui , che nel vederfi prefo , e nel fentirfi
riprendere da un uomo di tanta gravita , fi lafciò
immediatamente cader di mano il mattone, e tut-
to pien di vergogna fé ne fuggì . D' una sì tenera
compaflfione era poi dotato il cuore del noftro Pro-
pofto, che non potea veder nuocere non che a i
Tuoi Proffimi, ma né anche a gli animali . Per-
cib nel vedere o fenti re le battaglie de' cani, maf-
fime quando i cani groflì maltrattavano i piccio-
li j fé ne inquietava ^ ed alcune volte non badò
R ad
ì 5 8 Vita di Lodovico
ad efporfi al pericolo d'eflere da eflì morficato )
per far celiare la baruffa .
Ad un effetto pure dell'Amor fuo grande verfo
il Proffimo , fi deve eziandio attribuire la molta
pena che provava il Muratori , allorché vedeva ,
o udiva le altrui avverfità . Quanta foffe l' affli-
:£Ìon Tua per le gravìffime calamità , cui foggia-
eque la Città e Stato di Modena nelle tre guer-
re del prelente Secolo , tuttoché niuno meno di
lui ne provaffe le lagrimevoli confeguenze : non
-fi 'può abbaftanza defcrivere. Bafta fapere, che ne'
primi mcfi deli' ultima di effe fu sì grandemente
afflitto , che non potca prender fonno , perduto
avea 1' appetito , e per fino il gufto a lludiare ;
di maniera che per un tempo affai coufiderabile
non fu capace di fcrivere una riga nell'Opera che
flava componendo ; e per paffar le ore deftinate
allo ftudio , fi divertiva per lo più colla lettura
dell' Opere di S. Giovanni Grifoftomo . Non man-
cò , fpinto dall'amor fuo verfo la Patria, di pe-
rorar più volte in fuo favore preffo la Maeflà del
Re di Sardegna , e co' Mmillri di lui ; e non
inurvli furono le fue parole . Lo fteffo aveva pra-
ticato con gli Uifiziali Franzefi nelP altre due
guerre ; e non pochi furono i vantaggi , che ot-
tenne a diverfi privati, ed al Pubblico noflro .
Ma non fi contentò il nuftro Propofto d' efer-
•citare la fanta Virtù della Carità nelle tante gui-
fe da me finora defcritte . L'efercitò pure alcune
fiate nel grado più fublime e più perfetto , cioè
colla Dilezion de i Nemici . Si trovò una fera,
allorché avea cura d'Anime, in proffimo pericolo
di ricevere per lo meno qualche grave percoffa da
uno fcellerato , cui egli avea levata di cafa una
Figliuola ) perchè tentava di proltituirla . Gli fece
Iddio
Antonio Mura t o r t . 259
Iddio trovare aperta la porta di una cafa , col chiù*
derfi dentro la quale potè {"alvarfi dalla tempera i
che gli veniva minacciata . Tanto però fu lungi
il Muratori dal fare alcun rifentimento centra di
colui , che anzi proccurò , che non fi propalale
l'attentato; con fargli anche Tape re , che gli per-
donava il trafcdrfo , ed alficurarlo, che non avreb-
be fatto alcun ricorfo alla Giullizia contra di lui *
Confufo l'indegno padre per un atto sì genero-
fo, corfe toilo a chiedere perdono al noftro Pro-
pofto , il quale 1' abbraccio ed accol fé con una fom-
ma amorevolezza , elortandolo folamcnte a ricon-
ciliarfi con Dio . Per effere poi fìate fequeilrate
in tempo dell'ultima guerra dal Proccuratore dell'
Opera della Carità le rendite di una cafa ad un
altro iciagurato , che andava debitore alia medelì-
ma ; montò collui in tanta collera contra del Mu-
ratori , che fi lafciò intendere di volerlo ammaz^
2are . Fu avvifato di ciò il noftro Propofto , per-
chè fiefl'e in buon<ì guardia j e proccuralfe , che
colui folfe gaftigato ; ma egli non ne fece alcun
cafo , e feguitb a far le fue paffeggiate per Cit-
tà , come fé quella minaccia non fofle ftata fatta
per lui . Avendo poi il Dottor mio Fratello fat-
to riccrfo al Governo , perchè folfe afiicurata la
vita al Zio, fu carcerato quel disgraziato; ma il
Muratori, tolto che lo feppe fi maneggiò, perchè
fofle meflb in libertà : nel qual atto gli fece non
folo conofcere con parole ripiene di cordiale affet-
to d' avergli perdonato , ma volle eziandio , che
provaffe gli effetti della (uà liberalità, con fargli
una buona limofina in ricomp^nfa del danno , che
potea avere patito nello llar per alcuni giorni pri*
gione. Fu molte volte parimente con parole ol-
traggiato n noffro Propoffo da gente difcola per
R 2 aver
'26b ViTADi Lodovico
aver fatto ciò che portava l' uffizio fuo di Par-
roco . Non chicle mai alcun riparo ali' ingiuria ,
e più totìa , quando gli capito 1' occalione , lì Icusb
con chi l'avea ingiuriato , o cercò di corrifpon-
dere alT offefa con qualche benefizio . Nella ftefla
guifa fi diportò il IV'iuratori co' Letterati , che ìo
avean vìlipefo ne gli Scritti loro. Niuno in que-
fìa parte fi fegnalò più di Monfig. Fontanini .
Pure avvilito il noftro Propoilo della morte di
quel Prelato , fi sa , che non mancò di fuffi-agar-
ne l'Anima con più Sacrifizi , rendendogli così
bene per male delle tante ingiurie, ch'erafi lafcìa-
to fcappar dalla bocca e dalla penna centra di lui.
Refierebbeda dir anche qualche parola intorno all'
Amor del Muratori verfo i Congiunti ; ma aven-
do noi veduto , quale e quanta (ode la Tua Carità
verfo gli eftranei , inutil pare 1' aggiugner altro su
quefio argomento : potendo ognuno dal fin qui
detto facilmente comprendere , quanto grande do-
vefTe effer t'affetto, ch'egli portava a quei , che
per legame di parentela gii iippartencvano . Dirò
bensì, che fé in tanti e sì dilìinti modi venne da
lui praticata la divina Virtù della Carità verfo il
Profììmo , v'ha tutto il fondamento di credere y
che giulìa le promefie infallibiii delle divine Scrit-
ture , egli ne abbia ricevuta una larga ricompen-
fa in Cielo .
Finalmente, fé grande fu l'attenzione del no-
flro Proporto nel praticar le Teologiche Virtù ,
uguale fu la fua premura per promuoverne ne gli
altri il fanto efercizio . Quindi non folo ne fece
lampare gli ^ttì dà diftribuire a i F'anciulli e
Fanciulle , che concorrevano al fuo Catechismo ,
e tanto nel farlo che nel Confeilionale ne incul-
cava foventc la pratica j m;ì eziandio ne gli Eler-
c!z;
Antonio Muratori. i4t
eh] Spirituali , da lui i(li»uiti per gli Ecclefiafti-
ci nella Tua Chiefa , volle che di quelle ioprana-
turali Virtì^i folle loro una volta ragionato . A lui
toccò di favellare della Speranza , e con quanta
dolcezza, fi vedrà, quando ulcirà alla luce il Di-
fcorfo da eflb allora recitato . Ebbe parimente in
animo per molto tempo di comporre un Tratta-
to lopra le medefime Virtù (e lo fece anche fpe-
rare nella Prefazione al fuo Libro della Carità
Cri/liana in quanto è Amor del Projjimo ) per
promuoverne e facilitarne la pratica. Ma le Ope-
re grandi, che egli allora avea per le mani, e 1'
altre polcia da lui intraprefe, ficcome l'aver ve-
duto , che da altri fi era cominciato a metter ma- '
no air opera , e fpezialmente dal dotto Padre D.
Cajjwdoro Montagtoli Monaco Benedettino , col
luo Trattato dell' yiwor di Dio ^ da quefti moftra-
togli alcuni anni prima , che lo rendeffe pubblico
colle (lampe ^ il trattennero dal dar efecuzione a
qnefto fuo pio difegno . Tanta nondimeno fu la
divozion e confolazionc infieme , da lui provate
nel replicar più volte ne gli ultimi giorni di fua
vita gli Atti di quelle divine Virtù, che fi pro-
teftò col ConfelTore di voler , fé foffe ritornato
in falute , dettare qualche altra cofa fopra sì de-
licato ed importante argomento . Da quel poco
però, che egli di effe Virtù ha lafciato fcritto ne
i Capitoli VII. Vili, e IX. della Regolata DÌ-
vozione , fi può abbastanza comprendere , che egli
era molto capace di trattar bene sì nobile argo-
mento , e quale farebbe flato il fuo i_fpirito nel
maneggiarlo .
R ? CA-
t6z Vita di Lodovico
CAPITOLO XIV.
Della fua Umiltà , Manfuetudine , e Pazienza ,
LA Vita del Muratori , ficcome fi è potuto
finora ofiervare , non fomminifira varietà d'
avvenimenti e fcene pompofe , perch'egii ben fon-
dato nella fanta Virtii dell' L/w/7rà, più che altra
cofa ftudiava di eflTere contento dello (lato, in cui
la Divina Provvidenza l'avea me fio ; perchè que-
ib appunto 1' ha Tempre condotto , fenza eh' egli
movefle ruota alcuna per la fua fortuna . Giovi-
netto fu ricercato per andare a Milano , come fi
è veduto: al che egli punto non peniava . Così
fu richiamato da Rinaldo I. Duca di Modena ,
quando men fé l'afpettava. Tornato a Modena,
non fi curò più di partirne , tuttoché invitato a
Cattedre di gran decoro , e di non minore emo-
lumento. Nel 1794. gli fu efibita la Cattedra d'
Eloquenza nell' Univerfità di Padova ; ed è ben
rimarcabile , e forfè fenza efempio , la maniera
con cui glie ne fu fatta l'offerta . Voglio perciò
riferir qui la Lettera fcrittagli fotto il dì 18. di
Dicembre del fuddetto Anno dal Sig. Apofiolo
Zeno, incaricato d'intendere, fé fofle fiato in gra^
do d' accettarla \ ed è la fegucnte : " Per la mor-
,, te dell' Abate Domenico Laztarini è vacante da
„ molti mefi la Cattedra di umarte Lettere, o fia
,, d' Eloquenza nello Studio di Padova . Da chi
,, prefiede a quefto Studio è fiato gittato e fiila-
,, to l'occhio fopra di voi, e il vofiro merito fa
„ che univerfalmente fiate defiderato in quel pò-
„ fio , Si teme folo , che gli obblighi e impegni
j5 che avete cofìì , e altri vofiri riguardi , pofiana
53 met-
Antonio Muratori. 263,
„ mettervi oracoli per non accettarlo, , ogni qual
„ .volta ne fiate richiedo . Io ne tengo fendata-
, mente queLia notizia non tanto dalla pubblica:
, voce, quanto da quella di alcuni de gli Eccel-
, lentils. Signori Riformatori . Intorno a ciòfcri-
„ vetemi con libertà da Amico il voftro fenti-
,, mento . Se le pelTime congiunture de' tempi ,
, anche in coteda parte così pelanti , pofTono far-
„ vi defiderare un onefto ripofo , l' occafione è
j, pronta e decnrofa per voi . Non intendo , che
„ (pendiate pure una parola , non che una Let-
„ tera , per dimandare la Cattedra . Ba(ta che
„ confidentemente mi accertiate , che , offeritavi
„ quella dal medefìmo Magiiirato, non fiate per
„ ricufarla . Sarà maneggiato l'affare e nell' or-
„ dine , e nel mento con ogni vollro e vantag-
,, gio e decoro &c. " Più allàlti ancora furono
dati al noftro Propollo dal Marchefe d'Ormea
nell'Anno 1742. per indurlo a portarfi a Torino ,
con offerte di grofso fli pendio , e di tutti li co-
modi tanto in Città, che in Villa j. ma egli fera"
pre gli rifpofe , che voleva morir nel fuo nido ,.
dove Iddio 1' aveva più che abbaftanza provvedu-
to dell' occorrente all' ontfto fuo mantenineato.
Era in fatti così contento del mediocre fuo i\a~
to , che non l' avrebbe pcrmiitato in quialunque
altro di m..k;^!or ricchezza,'; e' più luminofo v ri-
guardando egli con occhio ben diverfo dal comu-
ne de gU uomini le Dignità e Grandezze ck i
mortali . Fu udtro più volte riagraziare Iddio 9.
che gh avelfe ten-ut<i. lontana 1' Aniiiizione , cioè
i rìehderj di crefcerc in fortuna, e di ottener pò-
i\ì fublimi-, dietro a 1 qua!- va anfamta , e piena
d' inquietudini, non poca parte dei Mondo . Cre-
deva anzi, che Dio 1' aveffe trattato ccn eccedi-
R 4 va
2^4 Vita di Lodovico
va bontà , mettendolo al fervigio del fuo Principe
naturale , da cui riceveva un fufficiente ftipendio
non con altra obbligazione , che quella di vivere
fra i Ljbri, e di elercitarfi in quegli argomenti ,
che più a lui piaceflero , cioè coli' agio e colla li-
bertà di appagare il genio principale, e la pi ìi do-
minante propenfione che in lui ailignafle . Frutti
eran tutti quefti della fanta Virtìj dell' Umiltà ,
che gettate avea profonde radici nel cuore del
noftro Propofto .
Il defìderio poi della Gloria è per 1' ordinario
una bella febbre di chiunque fi dà a comporre
Libri. Non v'ha che i Santi , i quali fi pofia
per lo più con qualche fondamento credere , che
ne vadano efenti , e'che i Libri loro non abbia-
no per mira , fé non la Gloria di Dio , e 1' uti-
lità del Pubblico . Quefia febbre 1' ebbe certamen-
te in gioventù anche il Muratori , ma col crefce-
re ne gli anni la correffe talmente , che fi tenne
poi fempre lontano , dal far non meno oftenta-
zione del fuo per altro vafio fapere , che da tut-
te quelle arti , che più d' uno ufa per dilatar la
fua fama , per farfi lodare , e per accrefcere il
credito all'Opere fue : arri che diedero , tempo
fa , un curiofo e non disutile argomento al Trat-
tato della Ciarlataneria de i Letterati^ comporto
dal Sìgn.G/ovanm iv'enchcnio. Ufo fu del nofiro
Propollo di non andare a caccia della gloria , con-
tento di quella poca o molta , che , come V om-
bra a i corpi , ticn dietro a i Componimenti a
mifura del proporzionato lor merito . Non cura-
va , che i fuoi Libri compariffero in tutti i Gior-
nali de i Letterati sì d' Italia , che Oltramonta-
ni. Se erano riferiti , proveniva non da maneg-
gio fuo , ma dall' altrui arbitrio . Tenne da Gio-
vane
Antonio M URATOR I. 26^
vane corri fpondenza con Letterati fuori d' Italia ;
nel progrerìb de gli anni V abbandonò , quantun-
que conofcefTe , quanto giovi cotal mercatanzia per
iftendere lontano il fuo nome , e procacciar cre-
dito a' Libri fuoi . Nel Gap. ultimo vedrem ,
quante grazie, ed atti di benignità compartiti fof-
fero dal regnante Sommo Pontefice , e da altri
gran Perfonaggi al Muratori . Niuna nondimeno
di quelle dimortrazioni di flima mai fece , eh'
egli infuperbifTe : tanto grande era il capitale, che
fatto erafi di fanta Umiltà , per non lafciarfi ab-
bagliare da sì fatti lampi di gloria .
Per quanto potè fuggì eziandio la Vanità . Di-
ceva di non poter far di meno di non udir vo-
lentieri , chi fpontaneamente molirava qualche fti-
ma di lui nelle fue Opere flampate ; ma abbor-
riva il comperarla , e il procacciarfela da sé , e
mal foffriva chi voleva lodarlo in faccia , per la
qual cofa cercava fubito di troncargli il difcorfo ;
lafciando anche trafparire nel volro il difpiacere,
che ne provava . A chi il con.figliava di far inci-
dere il fuo Ritratto in rame per metterlo in fron-
te a qualche fuo Libro, o pure di fare in bron-
zo il fuo volto , rifpondeva , che quefto privile-
gio era rlferbato a gli uomini grandi, né conve-
niva a lui , che era al più uno de' mediocri fra i
Letterati . Per la flefla ragione non poca ripu-
gnanza ebbe fempre a lafciar fare in tela il fuo
Ritratto; ma non avendo potuto nell' Anno 1722.
fottrarfi alle iftanze del Sig. Gian-Giacomo Tori ,
uno de' Queftori , o fìa de' Fattori Generali della
Camera Ducale , fuo antico e grande Amico , che
raunava i Ritratti de' più riguardevoli Letterati
Modenefi : permife , che fofTe prefa da un Dipin-
tore la fua effigie i equeiia copia fervi poiamol-
tipli-
^66 Vita di Lodovico
tiplicaine i Ritratti , che fi trovano in varj Ino'
ghi d'Italia. Da uno di quefti fu cavato il dife-
gno di quello , che venne efibito in rame dal
Sì^.Giovanni Brucker ^ celebre Letterato d' Augu-
lìa , nella feconda Deca della fua Pinacoteca de
gli Uomini illultri avanti F Elogio del nollro Pro-
pofto . Da perfona , che aveva il medefimo Co-
gnome del Muratori, e che non ebbe perciò dif-
ficultà veruna di fpacciarfi non Iole per fuo Ni-
pote , ma eziandio di fingerfì lui medefimo , in
diverfe Citta entro e fuori d' Italia in occafion
bell'ultima Guerra; fu egli più volte importuna-
to , perchè faceffe la fua Genealogia , a fin di
vedere, fé mai venifiero amendiie da un medefi-
mo Stipite ; ma egli gli diede fempre quefta ri-
Ipofia : Io so .f che fon figlio d' un povero uomo
(altrettanto diceva egli con tutti , quando il di-
fcorlo lo portava) : ns ho mai faputo più in là
del nome di mio Nonno ,• ne men mi curo di cer-
carne y non efjendo co/a da povero uomo il tefjere
la propria Genealogia . E ad altra perfona, che in
tempo dell'ultima fua malattia gli dilTe , che il
nome di lui farebbe fempre chiariflìmo e celebre
nel Mondo, rifpofe francamente: Le cofe di quc-
Jìo Mondo fon tutte Jole , che non rrì importane
niente : hajìa bene , ^he il Sìpnore mi faccia la
carità , che il mio nome fia jcritto in Cielo , Ef-
iendo poi fiato più volte importunato il Mura-
tori nell'Anno 1721. dal Conte Gio. Artico di
Porcia , perchè metteffe in carta il Metodo de'
fuoi Studj , gli diede fempre una rlfoluta negati-
va ; parendogli una vanita lo fcrivere anche folo
in materia di Letteratura le proprie azioni . Ma
avendogli pofcia rapprefentato quel Cavaliere , che
a folo motivo di giovarne al Pubblico da lui ri-
cer-
Antonio Muratori. 267
cercava tali notizie ; fi lafciò finalmente vincere
e indurre a fcrivergli quella Lettera , di cui ab-
biam .più volte fatta menzione , a condizione pe-
rò , che vi\ ente lui non doveffe mai pubblicarli .
La morte levò dal Mondo affai prima del Mura-
tori quel dotto Signore ; nò io so le fiafi con ef-
fo lui perduta la Copia d' effa Lettera , che fu
dà me allora trafcritta , e a lui dall' Autore fpe-
dita colla loia fua lottofcrizione . Se ne conferva
prelìo di me T Originale, del quale ho fatto ufo
principalmente ne' primi due Capitoli di quella
Vira . Ora lervendo affai bene il principio della
rntddima Lettera a comprovare quanto da me fi
diceva , non polio dffpenfarmi dal riferirlo . Ec-
colo pertanto : " Sempre ho riputato , e riputerò
j, mia (ingoiar fortuna il poter ubbidire a V. S,
„ Illudrillima ; ma ora che ella mi richiede del
5, Metodo de' miei Studj paffiti , io dovrei ben
„ f,ir alto, e mettermi fui forte per dire di nò .
„ Della Vanità, s'ella' noi sa, pur troppo n'ho
'„ io la mia parte in capo , benché io mi vada
„ ingegnando di ricoprirla : ma come lottrarla
,, ora al guardo del Pubblico , fé debbo parlare
,, di me raedefimo , quando fin 1' efporre i pro-
„ prj difetti, non chj le proprie lodi, a chi s'in-
„ tende del cuore delTUomo, fi fa conolcere be-
5, ne fpcffo per uno fcaltro e finiffimo Amor di
^, noi lleffi i Tuttavia vada come fi voglia : il
„ comandamento viene da intenzion troppo buQ-
„ na , e da Padrone arbitro de'Vniei voleri : mi
„ darà licenza il Pubblico , che anche in quefto
„ io 1' ubbidifca , giacché vien creduto , che l'ub-
„ bidirla poffa tornare jn vantaggio del Pubblico
,, fteffo &c.
Chiunque avrà poi lette 1' 0|>€rc del Muratori ,
avr*
2<58 Vita di Lodovico
avrà in effe offervato un gran fondo di dottrina,
un fino difcernimento , e un fano e giudiziofo
criterio in tutte le materie da e(fo trattate . Pure
quanto egli ftimava il Giudizio , l' Ingegno , il
Sapere , e 1' Erudizione altrui , ed anche delle per-
fone mediocri , altrettanto portava poca llima di
fé iieffo, infinoadire, che quanto più s'era inol-
trato ne gli Studj , tanto più s' era andato accor-
gendo d' effere ignorante : tante fono le cofc , che
fi afcondono al corto ed ottufo guardo de' morta-
li ; imitando cosi i Medici più faggi, grandi efti-
matori fui principio della lor Arte , e fui fine pre-
dicatori della fua debolezza. Non già eh' egli non
diftingueffe tante verità, delle quali ogni Scienza
ed Arte abbonda ; né ch'egli non fapeffe diftin-
guere il certo dall' incerto , e dal folamente pro-
babile , anche nelle materie di Religione ; ma
perchè fcorgeva effere più quel che ignoriamo ,
che quel che lappiamo j e lufingarci noi vana-
mente di aver apprefo , o fcoperto il vero e cer-
to in tante altre cofe ed occorrenze , che dopo
miglior efame fi trovano tuttavia dubbiofe ed in-
certe. 11 difin, parare è una parte dell' imparare de
i faggi fiudiofi ; wz il fare di fimili confeffioni.è
proprio folamente di chi al molto fuo fapere ac-
coppia , come il noftro Propolto , una grande umil-
tà . Da quello medefimo fondo proveniva eziandio
quella infigne docilità , per cui , benché dotato di
gran fenno e giudizio , non fi fidava in tante co-
fe del proprio parere , e volentieri cercava , e fa-
cilmente feguitava l'altrui. Né folamente deferi-
va egli al giudizio de gli Uomini dotti , ma tante
volte, non potendo confultar quefli , voleva udir
anche il fentimento dell' Autore di quella Vita ,
che non ha certamente merito alcuno per effere
fra
Antonio Muratori. 26^
fra efTì annoverato. Avendo pofcia certo Miniftro
per uno llrano accidente differito per pii^i mefi di
reftituirgli una parte dell'Originale de gli Anna-
li d'Italia, datagli ad efaminare j ed avendo cre-
duto il Muratori , che il motivo di tanta dilazio-
ne fofle , perchè quel Miniiiro non avefle il co-
raggio di dirgli ciò che a lui pareva degno di
emendazione : incaricò chi fcrive di dimandargli
que' fogli, con aggiugnerè : Ditegli , che non ab-
òia difficultà dì manift'Jìarmi il Juo fcntimento fo-
pra di ejfi y perchè io non avrei dtffiadtà di cor-
reggermi , fé fino un Ciabattmo mi facejfe ceno-
fcere di aver errato .
Del baflb lentimento , che del proprio fapere
avea il noftro Propello, fé ne faranno facilmente
accorti tutti quei , che 1' Opere di lui han letto ;
lafciandolo egli trafparire, ovunque il porta 1' oc-
cafione . Tuttavia per quelli che non aveflero fat-
ta quefta riflefTione , rechiamone un efempio folo .
A giudizio de gl'intendenti vien riput.ito un aureo
Libro il Trattato da lui compofto fopra la Virtfi
della fanta Carità verfo il ProfTimo : afcoltiam non-
dimeno, com'egli ne parla nella Prefazione. "Ecco
„ in poche parole (così egli) il difegno e il fine
,, di quella mia Opera : difegno, per quanto fi ve-
„ drà , utiliffimo; e in cui mi fono ingegnato di
„ efporre tutto ciò , che mi è paruto e più da defi-
„ derare , e più da praticare fra noi Ciiftiani . Altre
5, forze , io noi niego , fi ricKìedevano per un tale
„ affunto; ma al vedere , che altri più poderofi
„ dime, lafciando incolto sì necefìario argomen-
„ to , fi tacciono qui , ho creduto io , qualunque
5, io mi fia , di dover parlare a' miei Fratelli. E
„ non mi so pentire d'aver parlato, poiché infine
j, il buon defiderio mi fervirà di fcufa , e quello è
j) argo-
270 Vita di Lodovico
^, argomento che. fi raccomanda e parla da reTtef'
„ fo . Che fé non altro mi veni fife fatto , potrò
„ forfè eccitar perfone più abili a trattar meglio
5, ciò , ch'io ho cercato di trattare il mGù male
„ che ho faputo. QLiello sì , di che io mi rattri-
„ Ito , fi è , come io abbia preio a favellare ad
5, altri di una materia , di cui conveniva ch'io
„ fofii prima Maefiro a me medefimo . Se non
.,, com.paniàin quelli miei fogli quel caldoequel-
„ lo fpirito , che pur converrebbe per perfuadere
,, al Prodimo mio una sì importante Virtù , ver-
,, ria di qui , verrà dall' aver io troppo fcarfamen-
„ te in cuore quel fuoco , che pure bramerei dif-
„ fuio nel cuore di tutti . Ma io prego 1' Altiiri-
„ mo , che faccia cominciare da me il frutto di
„ quefta mia fatica , di modo che io abbia ftu-
„ diato non folamente per gli altri , ma ancora
„ per me .
Quanto grande folfe la Carità del Muratori
verfo il Proifimo , l' abbiam nel Capitolo prece-
dente , e in altri luoghi veduto ; né occorre più
farne parola . Ma dalla maniera , con cui egli ne
parla qui fopra', fi vien bene in cognizione di un
filtro grado più perfetto d'Umiltà, che in lui fi
oflervava, ed era il baffo concetto che di fé ile f-
fo aveva eziandio in quanto alle Crifiiane Virtù,
febbene da lui in grado eminente efercitate- Con-
fiderava fé fiefio come un indegno minifiro di
Dio, e per un !i if^rabiliflìmo Peccatore ; tutto-
ché il fuo tener di vita lo delfe a conofcere per
un uomo di ferri ma probità di cofiumi , e per
un efemplanffimo Ecclefiafiico . Gli pareva di non
aver fatto nulla in fervigio di Dio , e in vantag-
gio del Prolfimo ; e fé taluno gli rammentava ,
quanto aveva operato malfimamente in tempo »
che.
Antonio Muratori. 271
elle teneva cura d'Anime , per l'onor dello ftcf-
fo Dio , e per la falute e bene del Tuo Proffimo ;
rifpondeva : V operato da me è di gran lungame-
no di quel eh' io era in obbligo di fare . Per dar
pofcia maggiormente a conofcere quefto baffo fen-
timento di fé fteffo , piacemi di riportare nelP
Appendice a\ Num. XXV. la conclufion da effò
fatta alla fuddetta Lettera al Conte di Porcia ; ed
anche perchè contiene una bella illruzione per
chi è incamminato , o vuole ine^Hiniinarfi nella
Letteratura .
Era poi la Virtù dell' Umiltà cotanto {ingoia-
re é luminofa nel Muratori, che, fenza pericolo
d' ingannarfi , fi può dir che foffe il più bel pre-
gio dell' Animo di lui, e che, fé non fupériore,
uguale almeno fofle al vafto di lui fapcre . In fat-
ti quanti Letterati ebbero occafion di abboccarli
feco , e di trattarlo , non lafciavano di efaltar la
fua Umiltà al pari della grande Letteratura, per
non aver faputo diftmguere , quale di effe foffé
in lui maggiore . Serve poi bensì la Virtù dell'
Umiltà a tener celate, per quanto è poffibile, T
altre Virtù dell'Animo noflro j ma effa poi non
sa , né può ftare nafcofta nel portamento e nel
parlare, quando vien poffeduta in grado eccellen-
te . Perciò al folo incontrarfi nel noftro Propoflo ,
fi riconofceva tolto per un uomo Umile : tanto
era egli fempre comporto nel volto , nel porta-
mento, e nell'abito ; e al folo mirarlo in faccia
fi fcopriva in lui una rara Modeftia , la quale era
poi fempre accompagnatada una pari Umiltà nel
difcorfo . Teneva egli per lo più gli occhi rivolti
al fuolo , ed erafi talmente avvezzato a cuftodirli
in quella guifa , che né meno li fiffava in volto
a i fuoi congiunti j ed io , fra gli altri cafi , pof-
fo
2/2 Vita, DI Lodovico
fo accertare , che avendo rilevato da giovinetto
una percofla fulla fronte nel giuoco della palla , ed
effendomi convenuto portar fopra la ferita per più
d'una {ettimana un cerotto diftefosud'un ritaglio
di zendado nero , egli non fé ne avvide mai ,
benché gli fedeffi di contro mattina e fera alla
jmenfa . E quando egli s' indufTe a lafciarfi ritrar-
re, convenne molte fiate al Dipintore dì pregar-
lo , che apri (Te più gli occhi , perchè non li tene-
va tanto aperti , che ne poteffe intera fcoprir ,
com' eragli neceffario , la pupilla ; e quando pure
avefTe alzato abbaftanza le palpebre > poco flava a
calarle ; dando chiaramente a conofcere di provar
gran difficultà a tenerle alzate. Per conto poi del
veftire , non uso mai il Muratori , fé non abiti
jdi lana, enei luo portamento andò Tempre decen-
te bensì , ma piuttofto dimeffo : di maniera che
quanti Forertieri , che defideravano di conofcerlo
•di villa, nell'atto di effergli moftrato adito, re-
cavano attoniti , e non fapevano perruaderfi , eh'
egli foffe quel grand' Uomo , che decantava la
fama .
Diverfe azioni del Muratori , in cui fpicca la
fua Umiltà, potrei qui riferire; ma ad una fola
mi rellringerò, perchè affai lurainofa . Incontra-
toli un giorno in tempo di neve in una povera
Donna vecchia e cieca, tutta piangente , per ef-
■fere ftata abbandonata dalla ragazza che la con-
duceva , non fapendo come farfi a ritornare a
cafa; ed avendo intefa la cagione del fiio pianto ,
k confortò, efattofi dire il luogo dove abitava,
le porfe un lembo del fuo mantello , e la conduf-
fe per un buon tratto di Modena alla fua abita-
zione , con iftupore di chiunque il vide efercitare
quell'atto di Upiilta e Carità inlìeme. Vi fuchi
per
Antonio Muratori. 2/^
per via gli fi efibì di guidar , in fua vece » quel-
la povera Donna j ma gli rifpole : Giacché ho co-
tnniciato , la/nate di grazia eh' io finifca qucflo fer-
viqio . Fu in oltre trovato più volte a lervire gì*
Infermi , relkti ^nza affilienti , ne i mini-
fieri più vili ; talché fi può dn-e di lui , eh' era
umile non folo nelle parole , ma anche ne 1
fatti .
Sorella e compagna indivifibile della lanta IT-
mi !tà lì è pofcia la Virtù della Manfuctudine y e
quella pure in grado eccellente fu praticata dal
noltro Proporto . Era egli di temperamento affai
focoio -, e di un (angue faciliffimo ad accenderli ,
e per confeguenza portato ali' Irafcibile , come
dava a conofcere la facilità d' infiammarfegli il vol-
to , lol che fi fuffe fermato per alcun tempo in
luogo un po' troppo rilcaldato dal fuoco, oda fol-
la di gente , o pure che fpiraffe aria fciroccale .
Ma collo rtudio della Morale Filofofia , e molto
più ideila Tanta Legge di Gesù Grillo , erafi tal-
mente renduto fuperiore a quella inclinazione e
paffione , che pareva in lui quafi del tutto eflinta ^
e ch'ec^li non (apeffe andar in collera . Perciò non
fu mai veduto aJterarfi , non che adirarfi ; né
udito dire alcuna parola disdicevole , tuttoché da
gente dilcola e malvivente foffe più volte oltrag-
giato e vilipef; in faccia co' termini più indegni e
villani , allurchè Ipinro dal fuo zelo per 1' onore
di Dio , riprendeva gli altrui vizj e difetti . Cor-
riipondeva egli allora alle ingiurie e a gli firap-
pazzi con parole ripiene di amorevolezza e mode-
razione , le quali tante volte fecero un colpo tale
nel cuore di chi l'avea oltraggiato , che vergo-
gnandofi di effere caduto in firn ile eccello , gli
chiedette perdono, e fi cfibl pronto a far quanto
S gli
5^74 Vita di Lodovico
gli veniva intimato o prercrittft . Non pochi in«
Contri ebbe pure con Poveri arroganti ed infoien-
ti , marti mamente dopo di aver proccurato , che
folle proibito il qr.eftuare a chi poteva^^col lavora-
re guadagnarfi il vitto : niuna parola['afpra oTde-
gnofa gli ufcì mai per quefto dalla bocca , e mol-
to m.eno ricercò mai riparo alcuno alle ingiurie q
fcherni , co' quali era flato infultato . Se la palla-
va ridendo? come fé gli fofìfero (late dette parole
di fommo fuo gufto e piacere ; e al più al più
avrebbe detto talvolta con chi lo accompagnava :
Cojìoro non cono/cono , che fi cerca il loro maggior
bene e vantaggio y e però bifogna compatirli .
E quella fua grande moderazione venne dal
Muratori praticata eziandio verfo quei Letterati ,
che ne i Libri loro d' ingiurie il caricarono . In
pruova di che , b.ifta leggere principalmente le
fue Rifpofle alle Scritture di Monfig. Fontanini
fopra la Controverfia di Comacchio. Tutte le li-
nee di quel Prelato erano dirette a fcreditare il
no{lro Propofto non meno nel Sapere , che nella
Pietà, con trattarlo da ignorante , e con ifpac-
ciarlo per un mifcredente , per un feguace d'Ere-
tici . E il Muratori fenza farne quel rifentimen-
to , che giuftamente poteva , e fenza lafciarfì fcap-
par dalla penna alcun motto ingiuriofo , attefe
folo a ribattere le di lui ragioni , ed a foflener
quelle del facro Romano Imperio, e del fuo So-
vrano fopra quella Città: contegno, che gli gua-
dagnò un alto concetto di Moderazione anche
preflb gli uomini faggi di Roma Heffa . Ha più
volte confeflato il noftro Propofto , che nel leg-
gere le Scritture del fuo Avvcrfario , cui doveva
rifpondere , fi fentiva muovere la bile in petto ,
% rifcgld^ire il capo ^ ma con aggiugnere ahr^sU
Antonio Muratori. 275
ch'egli non avea prefa in mano la penna perri-
fpondere, fé non dopo che gli era riufcito di cal-
mare quel fuoco . Ma udiamo ciò da lui fteffo ,
giacché ce ne ha lafciata la memoria nella fud-
detta Lettera al Conte di Porci a : " S'io ritenef-
„ fi ( fono le fue parole ) anche la Moderazione
„ (nelle Scritture fopra Cornacchie ) non tocca
„ a me il deciderlo , tocca al Pubblico . Feci al-
,) meno quanto potei per non perderla . Diceva
„ io , e tuttavia dico a me fteffo : Oh che il Po-
I, polo de i Dotti è pure un Popolo fchizzinofo ,
„ delicato j e pronto all'ira , e quel che è peg-
„ gio, fino alle vendette! Se l'altro de gl'igno-
„ ranti ci badaffe bene , troverebbe , che più d'un
,, Letterato, battagliando coli' altro , fa tutto il
,5 pofTibile per ifcreditarfi , allorché maggioi'men-
„ te cerca di guadagnare del credito . Certamen-
„ te , che un Uomo di Lettere al vederfì impu-
„ gnare e contrariare da un altro fuo pari , fem-
5, bra compatibile , fé gli fi rifcalda la nucca ,
5, fé fuma , fé non può trattenere la penna , la
5, quale è in mano fua come la fpada in mano
„ de i Nobili del Mondo . Effendo 1' umana glo-
,) ria, quafi diffi, il fuo primo mobile , il fuo
„ più caro oggetto, per cui divora tante fatiche ,
„ ove fcorga alcuno a mettergli qualche oftacolo
„ a così dolce conquida j Dio vel dica , fé que-
„ {lo gl'increfcc; e però chi vuole allora delfug-
„ co, sa dove rivolgerli . Ma venir poi fino all^
„ ingiurie, accecarfi affatto, e non conofcerepiù
„ Morale: oh quefto è q..ello , che difficilmente
3, può fcufarfi in alcuno , e molto meno in chi
55 profcffa di fapere, ed è tenuto più de gli altri
j, a fapere , effere fenza paragone meglio il nome
%i d' Uomo virtuofo , che quello d' Upmo 4otto
S z „ Io
27^ Vita di Lodovico
„ Io non so fé di quefti avvertimenti , co' quali
„ fo ora il faccente verfo de gli altri , io mi
„ fìa ben ricordato per me medefimo . Ben so ,
3, che alla lettura di qualche Opera comporta con-
5, tra di me , e maffimamente fé mi è fembrata
5, fallace o indifcreta , tutto il mio interno , o
„ fia più tnllo la fola mia fuperbia , fi fuol raet-
,, fere in moto , e non è in mio potere il rite-
ner la bile , che non fi efalti forte , e non ac-
cenda tutto il fuperiore camino. In quello flato
non potrei fare ficurtà , che non ifcappaffero
anche a me de i manrovefci fpropofitati . Mio
coftume perciò fempre è flato di non pigliar
,, mai la penna in mano , s' io non fentiva ben
,, calmato quel caldo ; perciocché in fine non la
„ PafTione , ma la Ragione dee eflere quella , che
„ rifponda ; echi allora fi raccomanda a Dio per
„ non cadere in eccefli, fa parte del fuo dovere,
„ trattandofi di una tentazione grave , e di un
„ evidente pericolo di non mifurare i colpi fecon-
„ do le regole di un'incolpata tutela . „ Avreb-
bono pur bifogno d' una sì fatta lezione certi Cri-
tici del noftro tempo , i quali non fanno comporre
fenza venir alle ingiurie e a gli ftrappazzi ; e quel
che è peggio , fenza far ufo dell' impoflura e della
calunnia contro tutte le Leggi dell' Onefla , della
Carità, edella Giuftizia . Tanto era poi lontano il
Muratori nel criticar l'Opere, o nel rifpondere alle
Cenfure altrui , dall' ufar parole o termini ingiu-
riofi , e né anche di poca ftima , che fi augurava
d'edere trattato da gli altri con quella flefl^a mo-
derazione, che a lui pareva d'avere ufata verfo i
Cenfori fuoi ; e di ciò fé ne proteflò' egli ancora
nella Dedicatoria al Tomo II. del fuo T eforo c£
Ifcrkioni colle fegucnti parole : Quod fi aliquìd
in
A N T O N I O M U R A T O R. r . 277
h hoc Opere culpaìidum occunct {ncque cnim im-
munitatem ab enoribus umqunyn mihi tribui ) &
quisquam illud emendandumfibi fumat {quoduni-
cuiqiic licet ) .• mihì viventi non aliam cenfura: mo-
derationem opto , quam ■ qua & ego erga viventcs
■ufus fuiffe mihi videor . E a certo Religiofo , che
gli diceva un giorno, ch'egli aveva trattato con
troppa dolcezza ncH'Opufcolo de Ntsvis in Reli-
gioncm incurrentibus il Protertante Windheim , ri-
fpofe : ed io non ne fon punto pcìitito , e credo
che quejlà fta la maniera da tencrfi principalmente
con gli Eretici.
Dalla grande Tua Manfuetudine nafccva poi
quella iomma Pazienza , colla quale compativa
gli altrui difetti , e fopra tutto afcoltava e lop-
portava certe perfone moiette ed importune. Fra
que(te fenza dubbio tengono il primo luogo TAni-
me fcrupolofe . Il concetto, ch'egli folle un Uo-
mo dotto , e buon direttore delle cofcienze , era
come una calamita , che glie ne tirava fovente ad-
doffo . Mai non fé ne inquietò , tuttoché gli fa-
ceffero talvolta perdere delle ore nel Confefììona-
le : anzi le accoglieva e trattava con tuttala mag-
giore affabilità e Carità , e con quefto mezzo più
d' ogni altro efficace vinceva la loro oftinazione
nelle proprie opinioni , e dopo d' averle ridotte
ad cfTergli ubbidienti , gli riafciva poi anche di
guarirle non rade volte da quella (Irana infer-
mità dell' animo . In oltre ognun sa , quan-
to difficil cofa fia T aver pazienza nel trattar ed
infegnare a iJFanciulli . Fino le (iefìfe lor Madri
bene fpeflfo la perdono . Pure pazientiffimo era
con elfi il noftro Propofto nell' infegnar loro le
Verità della noftra fanta Fede : niuno più di lui
S 3 coni-
278 Vita di Lodovico
(Compativa le lor debolezze , ed incontrandofi in
Certe Madri troppo rigide nel)' educare i lor Figli-
uoli, le riprendeva dolcemente ^ con far loro co-
lìofcefè , che quella non era la maniera di ren-
derfegli ubbidienti , e di farfi da efTì amare . Non
poteva fentire i domeftici fifoi gridare colla fer-
vente di cafa , o col Cherico ('ella Chiefa , ben-
ché motivo giuflo vi foffe : né egli fu mai fen-
tito riprenderne alcuno con qualche alterazione.
Compativa i lor difetti ( m' intendo di quelli ^
né' quali non entra l'ofFefa di Dio ) piiì che fé
fofle ftato lor Padre ; e a chi non aveva tanta
virtù da far lo fleffo , diceva : Iddio non gli ha
dato talento di pia , 0 maggior memoria ; e perciò
convien compatirlo , fé non ha operato bene , 0
pure fé fi è fcordato di far ciò che gli è fiato or-
dinato ,
Ma la pazienza , che il Muratori cfercitava con
gli altri , la praticò mai fempre in fé (leffo in
tempo di malattia , fenza punto inquierarfi né del
male , né di chi talvolta con poco garbo il fer-
viva . In occafion del tumore , che gli fi formb
fotto il piede fmiftro nell' Anno 173^. dovette
foggiacer diverfe volte a tagli e ad applicazioni
di cauftici per feparare o diltruggere la carne cat-
tiva : né mai fi udì dalla fua bocca lamento o
querela alcuna ; dando folamentc a conofcere il
dolor che foffriva , collo icuotere violentemente la
gamba cffèra . Ammirabile poi fopra tutto fu la
fua pazienza e fortezza d'animo nell'ultima ma-
lattia . Si può dire che quefta aveffe il fuo princi-
pio nel finir di Marzo del 1749. per aver egli al-
lora cominciato a provare de i dolori affai ga-
gliardi nelle giunture delle braccia, e nelle ginoc-
chia 1 di modo che non potè mai pi^ da lì in-
nanzi
Antonio Muratori. 279
hanii ftare fé non fupino in letto. Stava in que=
fìa pofitura tutta la notte , fenza poterfi volgere
né da una parte , né dall' altra ( cofa la più tor-
mentofa del Mondo ) e fenza lamentarfi ; afpet-
tando , che veniflfe il giorno , e che gli fofle dato
aiuto per alzarfi dal letto . Gli accadde pofcia la
gravifTima Iciagura di perdere la Vida : gii furono
apprefTo applicati i vefcicanti alle braccia per te-
nergli fcaricata la tefta , e perchè reftalTero più
lungamente aperte le piaghe , da efli prodotte ,
furono mefcolati nell'irapiartro » col quale erano
curate, de i corrofìvi : indi divennero intcnfìfTi-
mi i dolori che pativa , con dilatarfegli anche per
tutto il corpo ne i primi giorni di Genna;o del
1750. ed egli il tutto fofferfe con un' invitta Pa-
7Ìenza e RaflTegnazione ^ e fenza punto turbarli ,
invocando folamente il Divino ajuto , quando i
dolori erano più atroci, condire: Dìo mio ^ Gesù
mìo aiutatemi . Senza un gran capitale della fud-
detta Virù, non è sì facile lo ftar faldo fra tan-
te e sì gravi fcoffc . Ma il Mumtori , che fapeva
tnolto bene coli' Apertolo (ad Rom. V.) ^uod
tvìbulatio paticntiam cpcratur j patìentia autem
probationem ; probatio vero fpcm ; fpes àutem non
confundit : non fi lafciò inai trafportare ad alcun
atto d' impazienza , anzi con una fomma tranquil-
lità d' animo i ed arche fi può dire con gioviali-
tà, beve quel calice, che dalla Diviti.i mano gli
veniva porto, affinchè l'Anima di lui i) purgaf-
fe , prim;i di partne dal Mondo , da quelle im^*
perfezioni i <klle quali ninno tra i figli di Adamo
Va efcnte;
à 4) e rk'
tSc Vita di Lodovico
CAPITOLO XV.
Vcir ultima malattia , e morte del Muratori .
CHiunqiie ha conofciuto il Muratorlgiovlnetto ,
mi ha accurato , che comune allora era V opi-
nione , ch'egli non dovefl'e aver lunga vita : tanto era
gracile la fua compleffione , tanto infelice la ciera ; e
mafllmamente nel vederlo anche in quella tenera
età indefeffamente applicato allo ftudio , il quale,
lìccome la fperienza infegna , prefo fenza modera-
zione , fuol eflere, più d'ogni altra grande fatica
di corpo , alla fanità pregiudiziale . Pure sì fatti
pronoftici fono iti in fallo ; e con maraviglia di
ognuno è vilfuto lungamente fano , ed è arrivato
a toccare l'Anno fetrantefimo ottavo . Altra grave
malattia in fatti non ha (offerta che quella del
1720. e r altra di cui fìam per parlare . L' altre
tutte furono o brevi o leggiere. Credeva egli, che
a for'ificar \n debole e poco fana complefiTione ,
che dalla Natura fortito avea , contribuito avefle
non poco , oltre al metodo ben regolato di vive-
re , il moto grande fiuto da ragazzo . Ma noa
era poi di ferro la compleffion del noftro Propo-
fto , e quand' anche Hata fofTe delle più robufte ,
avrebbe dovuto foccombere al grave pefo de gli
anni , ed a sì lungo faticare di mente . Soffrì nel
Settembre del i74(5, e 1747. alcuni termini di
febbre Terzana doppia , che d' uopo fu arredare
eolla China China , perchè accompagnati da fin-
tomi, che nella fua età davan molto di clic te*
mere. Ne andò egli efente rìel 1748. per efferfì,
come fu creduto , portato fui principio d'Agofio ,
cioè up mele prima del fuo foliro , alle villeggia-
ìUrs
Antonio Muratori. 281
ture di Spezzano e Fiorano . Ma nell' Inverno
fufleguente cominciò a provare una gran debolez-
7a nelle ginocchia , anche con qualche dolore e
gonfiezza . Se gli fcemò eziandio nel medefimo
tempo il vigor della Mente , di maniera che rima-
fe inabile al comporre, finché durò il freddo. Si
divertiva allora , e palliava il tempo col leggere 1'
Opere di S. Giovanni Grlfodomo ; e la lettura
delle medelime gli diede poi impulfo nella Prima-
vera, in cui gli fi rmvigorì la Mente, a ftendere
]' Opufcolo de i Pregi dell' Elo'juenza Popolare ,
che vide poi la luce lolan ente dopo la fua morte
colle Rampe di Venezia nel 1750. Fu poi quello
Opufcoletto rifiampato in Napoli nell'Anno 175 . . .
con tutte le Poefie del Muratori in fine, ch'era-
no alle liam.ne . Ma fé egli nella fiagion dolce
guadagnò aliai dalla parte dell' Intelletto, perdette
ben multo nella fanità del corpo . Maggiori diven-
nero gli altri fuoi incomodi; e per arrecare il cor-
fo , le toiTe (lato pcfTibile , a' più gravi fconcerti ,
da i quali veniva minacciato nella lalute , fu giu-
dicato bene da i Medici di prefcrivergli i brodi dì
Vipera. Molto fìravagante e fredda corfe in quell'
Anno la fiagione nel Mefc di Maggio , e in buona
parte di Giugno , Con maggiore riguardo avrebbe
perciò dovuto fiare il Muratori nelF ufare di quel
rimedio ; ma egli , che avea diftribuite i' ore per
lo Studio , e per 1' altre fue faccende , ficcomc
abbiamo oflervato di Ibpra ; e che abborriva l'ozio
al pari di qualunque altra cofa cattiva, non fi fep-
pe mai indurre a metttrfi in letto, come gli ve-
niva prefcritto , dopo di aver prefo il brodo fud'
detto ( parendogli tempo perduto ) per aiutar la
trafpirazione ; e né meno a flarfene in cafa per
guardarfi d<ili'aria, che per cagion delle frequenti
pio§'
282 Vita di Lodovico
piogge , occorfe in quei Mefi , più del foJito ri-
gida fi facea fentire . Ma tutti i giorni , finché
potè falir le fcale, volle all'ora folita condurfi al-
la Ducale Biblioteca ; quindi in vece di ricavar-
ne del giovamento) provò più tofto del pregiudi-
zio da un tanto per altro efficace rimedio . Im-
perciocché crebbe in lui il perdimento di forze ,
gli mancò l'appetito ; e gli umori cattivi fiati
fino allora fifli nelle ginocchia , falirono alle brac-
cia ed alle mani con dolori gagliardi mafìTima-
mente nella defira , la quale perciò gli reftò ina^
bile allo fcrivere per alcuni mefi : il che fu poi
cagione, ch'egli non terminal'e la Traduzione irt
Italiano delle lue Difiertazioni fopra \q Antichità
a Italia de i tempi di mezzo . In parecchie notti
pofcia del mefe di Agofto ebbe fudori copiofiflì-
m\ , ma da quefti , né da altri rimedj ordinatigli
da' Medici , non ricavò alcun fenfibilc vantaggio
nel fuo male; e folaraente nel fine di Setterribré
coi benefizio dell'aria fottile delle Colline fuddet-
te ricuperò in parte 1' appetito , e la forza nella
mano defira per ifcrivcre. Fu nondimeno dicor^
ta durata quefto migliora nento ; perchè appena
psfTato un mefe gli fopragiufifero de' nuovi fcon-
certi nella fanità , che furono come i forieri di
quel di più, che gli dovea accadere . Perciocché
cflendo occorfe ne' primi giorni di Novembre gior-
nate di pioggia accompagnate da fcirocchi gagliar-
di , tornò il nofiro Propofio a perdere il gufio del
mangiare ; gli calarono notabilmente le forze ; e
cominciò a provare delle vertigini , che gli rad-
doppiavano gli oggetti; perla qual cofa non fi az-
zardò più ad ufcir di cafa . Furono prefi da lui
quefii nciovi difrrHini nella fua fanità come ranti
«vvifi , mandatigli da Dio j di prepararli al gran
Viag^
Antonio Muratori. 283
viaggio dell' Eternità ; e però a fine di non effe-
re colto alla fprovvifta in affare di tanta ittippr-
tanza , volle rinovare i conti dell' anima fua col-
lo fteffo Dio , con fare una Confeffion generale
nel dì 25. del fuddetto mefe, in cui corre la Fe-
fìa di S. Catterina Vergine e Martire . Tale fu T
cfattezza , la compunzione , e tali i fentimenti di
Criftiana Pietà , co' quali il noftro Propofto accom-
pagnò la manifeftazion delle fue colpe , che cavò
le lagrime da gli occhi del Dottor Antonio Car-
dani fuo Confeffore . Ebbe quefti allora, e in altre
congiunture dipoi, occafion d'ammirare in lui i'
intrepidezza grande con cui jsfpcttava la morte »
che prevedeva non molto lontana ; e fra l'altre
cofe , ch'egli 11 fentì dire dal Muratori nell'atto
di pregarlo a voler afcoltare la fua Confeffion ge-
nerale , una fu : B'tfogna penfar a prendere delle
buone mtfure . Comincio a fcntirmi la morte alle
[palle , che vuoi venire a farla da padrona in cafa
mia. Dopo poi d'efferfi confeffato gli diffe : Ora
fia ringraziato il Signore : ho fatto ciò che più mi
premeva . Faccia egli adcfjo la fua fanta volontà ,
eh' io fono apparecchiato ad e fc giuria .
In tale ftato continuò il noftro Propofto fino
al dì 27. dello fteffo Mcfe ; quando eccoti full'
imbrunir della fera dello fteflo giorno gli fi fece
un totale ottenebramento negli occhi, di maniera
che più non vedea , e d' ucpo fu condurlo a mano
in letto . Dopo efferfi ripofato alquanto , riacqui-
ftò la vifta , e non fapendo ciò che gli foffe av-
venuto , fi mife al tavoling per lavorare intorno
al Compendio volgare delle fuddette Differtazioni,
di cui non gli reftava più che la metà della Differ-
tazione LXJX. e tutta la feguente , per renderlo
tompiuto * Aveva egli fcritto ben venti righe «
quan-
28^4 Vita di Lodovico
quando nel chiudere accidentalmente i' occhio ù-
niftro, fi avvide di a^-'cr perduta la facoltà vifiva
neir occhio deQro . Con una fornma tranquillità
d'animo fu da elfo ricevuto quello grave colpo,
e dopo di averne data parte a me , che mi tro-
vava in fua compagnia, feguitò a dire: Sia rin^
graziato ti Signore^ che mi ha privato di un occhio
fenza dolore alcuno , e mi ha lafciato /' altro , il
^ual mi ferve , come facean tutti due infieme .
Provò dipoi altri fimili fconcerti nell'occhio fini-
fìro ne' giorni fuffeguenti ; ma Tempre dopo qual-
che intervallo di tempo ricuperò la villa , finché
nel dì 4. di Dicembre la perdette affatto quafi
nejl'ora ftefla, in cui eragli accaduto il primo in-
fulto , per un altro colpo di Paralifi , o fia Gotta
ferena , che gli ferì anche il nen/o opticodeil'oc-
chio finiftro . Non fi conturbò punto il Murato-
ri né men per quefta feconda gravifTima perdita
da lui fatta , e folamente fi rivolfe a ringraziar
di nuovo Iddio , che lo aveflTe trattato con tanta
bontà nel privarlo affatto della luce . fenza fargli
provar que* dolori , che tant' altri foffrono in oc-
cafion di fimili fciagure ; anzi lenza eh' egli né
pur fé n'accorgeffe , per eifere l'aria ofcura , e
vicino a notte , e non effergli flato portato peran-
che il lume in camera .
Per quello nuovo accidente entrarono in gran-
de apprenfione i Medici , che all' arrivar del Sol-
ftizio invernale poteffe fuccederc all' infermo qual-
che altro colpo piò funeflo ; e però a fine di di-
vertir gli umori, che lo minacciavano al'a tefia ,
gli fecero applicare i vefcicanti alle braccia . Gli
tennero bensì quefli libera e risvegliata la mente,
e niente altro di peggio gli accadde , finché ffet-
|:ero aperti j roa non produffero , con le medicine
fat-
Anto Nio MuR A TOR t. 285
fattegli prendere, quell'effetto , che fi dcfiderava
e fi iperava. Imperciocché, appena ebbero elTi fi-
nito di purgare , che fi fece al noftro Propodo
una forte contrazione nel braccio e mano deftra ,
la quale gli durò per alcuni giorni , e venne po-
fcia feguitata da una febbre alfai gagliarda; quin-
di fu creduto neceflario miniftrargli il fantiffimo
Viatico , eh' egli ricevette con iftraordinaria di-
vozione nel dopo pranzo del dì 31. di Dicembre ,
dopo eflervifi ben preparato con replicar per tre
volte la Sacramentai ConfefTione . E perchè nel
giorno appreifo , primo dell'Anno 1750. fu tro-
vato maggiormente aggravato , gli fu anche mi-
nidrata T Eftrema Unzione . Andò pofcia crefcen-
do di giorno in giorno il male , accompagnato
ila dolori atrociffimi per tutto il corpo , e da una
quafi totale deftituzion di forze e di polfo , e non
fenza qualche alienazion di mente nei crefcer del-
la febbre : di maniera che fu creduto bene di non
lafciarlo più fenza l'affifienza del fuo Confeffore ;
anzi nella notte precedente il dì 12. di Gennaio
dell' Anno fuddetto parve ridotto a gli eltrerai ;
e perciò gli fu data da elfo la benedizione Ponti-
fìcia , e futa la raccomandazione dell' Anima .
All' una ed all' altra fi difpofe il Muratori colla
più religiofa maniera , e per quanto gli permife
la gravezza del male , e la grande lua debolez-
za, andò rifpondendo nelle Litanie Ora prò me y
ed ylmen nel fine di ttitte le Orazioni. Avendo-
lo pofcia invitato ad afcoltar la Palfione del Si-
gnor Gesù Grillo , defcritta dall' E-angelifla S.
Giovanni , ne moftrò molta foddisfazione . Ne
leffe buona parte il Dottor Cardani , e pofcia per
non ifiraccare di foverchio la mente all' infermo ,
fi arredò , con fuggerirgli , che vedefife fé potea
pren-
i%6 Vita di Lodovico
prendere un po' di ripofo, come in fatti gli riu-
lei , avendo dormirò quafi un'ora . Ma appena
risvegliato , fi rivolfe a lui fubito il Muratori ,
con pregarlo a continuarne la lettura , perchè gli
era di molta confolazione . Moftrb egli pofcia de-
fuferio di fentir leggere ancora l' Orazione , Deus ,
qui prò nobis volutjli nafci &ic. nel fin della qua-
le difle: Si conofce bene , che anche quejìa è det-
tatura dello Spirito Santo ,
Ma non era peranche giunto il termine da Dio
prefcritto al vivere del noUro Propofto . Dopo quel
breve ripofo , e prima che fi faceffe giorno , diede
qualche fegno di miglioramento, col cominciar a
parlare fpeditamente e con grande prefenza di fpi-
ìito . Gli tornò in apprelTo a riforgere il polfo )
e non paffarono tre giorni , che reftò libero dalla
febbre con ifiupore di chiunque l'avea dianzi ve-
duto a sì deplorabile flato ridotto . Si ftupiva egli
medefimo per aver palfata sì fiera burafca, per cui
parevagli d' eflere fiato a battere alle porte della
morte ; e non fapeva capire , come avefie potuto
in età cotanto avanzata refifiere ad un male sì
violento. Ricuperò in oltre il vigor della Mente,
e torto cominciò a farne ufo con dettar Lettere .
La prima, eh' egli dettò , era diretta all' Eminen-
tiflTimo Tamburini , per ragguagliarlo dello fiato
fuo di falute , e 1' ultima fu la rifpofia ad una Let-
tera fcrittagli dal Marchefe Maffei . Ed acciocché
meglio fi conofca, quanto avefie guadagnato dalla
parte dell'Intelletto, non voglio tralafciar di rife-
rire quefia Lettera . Ma prima veggiatno ciò che
a lui fcritto avea il Marchefe , che è quanto fé-
pe :
e A-
Antonio Muratori. 287
Carissimo Amico
Verona 15. del 1750.
j, I^TON potrefte credere quanto m'abbia af-
5, JL^ flirto la voflra disgrazia de gli occhi .
„ Noi due damo fiati conformi affatto in più
„ opinioni importanti : fìaino anche fiati diflen-
,, zienti in più altre; ma quello non ha impedito
„ mai ch'io non vi abbia riputato Tempre il primo
„ onore dell'Italia. Dio benedetto vuole aggiun-
„ gervi occafìon di merito ncli' ultimo tempo di
„ voftra vita : la voftra Pietà , e Ja voftra per-
„ petua efeniplarità polTono farvi tornar tutto in
„ confolazione .
„ ScrifTì ultimamente poco più di un foglio vo-
„ lante in propofito dell'Arte Magica . La fre-
„ quenza , che corre qui di molte fcioccherie , me
„ ne diede l' impulfo ; e perchè molti fi faceana
„ feudo cV una voiìra mai interpretata Lettera ,
„ difl'i , fé così è , differente in qucfio è la mia
,, opinione dalla vofira , Vi di^nando perdono ci
5, quefio detto, e fon certo, che retta, e fan a fari
„ anche in qucfio la opinion vofira .
„ Siamo vicini ambedue al nofiro termine ,
5, perchè la mia età non è inferior di molto alla
„ vofira . Dobbiam confolarci su la fperanza di
j, capitar finalmente , ave non faremo più fotto-
„ pofii a gli errori . Mi conferma di tutto cua-
„ re Scc-
JU^
a88 Vita di Lodovico
La Rifpofta del Muratori è la feguente :
Riveritifs. Sig. Marchefc Amico CariJJlmo
^p^TON potevate con piti affezione e cordia-
?>._.- . ...
55 JL ^ lità farmi fentire il voQro cordoglio
„ per la perdita , eh' io ho fatto de gli occhi
3t
Ho ben fatta quella perdita , ma ho ricuperata
la vita .
„ Siete entrato ancor voi nelT opinione della
non Magia . Non vi prendiate fallidio s' io V
avefTì tenuta , è perchè io non fono flato ani-
mofo come voi . Le facre Scritture mi fanno
5, paura ; e giacché nulla è fiato proibito finora
3, del mio, non vorrei, che folfe neppur da qui
5, avanti .
„ Di miglior gufcio fletè voi che io ; per me
„ poco importa , che la fìnifca in breve . Prego
„ Dio, che confervi voi , perchè voi (ìeteilcam-
„ pione più vigorofo e coraggi roo della Lettcra-
„ tura in Italia . Con che caramente vi abbrac-
j, ciò , e mi ricordo &c.
„ Modena 20. Gennaio 1730.
3, P. S. Nel Trattato del Buon Gujìo ho par-
5, lato di tal materia.
Al vedere r.ì notabil e durevole miglioramento
( perchè egli fi mantenne per nove giorni inceri
fenza febbre, e colla Mente cbunifima ) fi lufrn-
gavano alcuni Amici fuoi , eh' egli dovcffc non
folo riaverfi da querta infermità , ma eziandio che
poteffe reftar abile a comporre dettando qualche
altra Opera . Ma quanto mai fono fallaci i giu-
dizi de gli uomini ! Ben preflo fvanirono i fon-
da-
Antonio Muratori. 289
damenti di si fatte lufinghe . Imperciocché fu
egli affalito alle ore quattro della notte preceden-
te il dì 29. di Gennaio dell' Anno fuddetto da
un gagliardo dolore dalla parte del cuore, ch'egli
credette cagionato da' flati , a' quali era fovente
fuggetto . Si proccurò con bevande calde di far-
glielo quetare , come in fatti feguì da lì a due ore
coir ufo dcir acqua Teriacale . Era Itata sì grande
la veemenza di quel dolore , che egli ebbe a dire ,
dopo di elferne reftato libero , che fé gli fofTe du-
rato più lungo tempo , lo avrebbe portato all' al-
tro Mondo. Lo prefe dipoi il fon no , e dormì tran-
quillamente fino alle ore dodici , dopo le quali
tornò di nuovo a ripigliare il fonno . Ma quefta
era una tregua , e non pace dell' infidiofo malo-
re ; e la mina già preparata venne poi a Icop-
piare alle ore quattordici j con effer egli (iato in
quel punto colpito da una fìncope , che in pochi
minuti lo privò di vita. Sene ftava tuttavia dor-
mendo , allorché fu forprefo dal fiero accidente ;
ed avendo con flebile lamento dato avvifo del fuo
male, accorfi io fubito , e trovatolo agoni-zzante,
cominciai a fegnarlo colla candela benedetta , ed
a recitare il Proficifcere anima Chrìjìiana &c. ma
appena n' ebbi recitate alcune righe , eh' egli pla-
cidamente fpirò . Così terminò i fuoi giorni il
Proporlo Lodovico Antonio Muratori ^ Ecclefiaftico
cfemplarinfimo , ed infigne Letterato del noftro Se-
colo . Era in età d'anni fetta ntafette, mefi tre,
e giorni due , quando kkìò dì vivere : eflèndo
nato, come vedemmo nel Gap. L adì 21. d'Ot-
tobre dell'Anno 1672. Ordinaria era la fua datu-
ra , ma ben quadrata ; ed inclinava più torto al
pingue . Avea la faccia lunga e d'ordinario ben
colorita , il nafo grande , Ja fronte alta e fpazioj
T fa r
l^o Vita di Lodovico
fa ; e di color ceruleo chiaro erano i fuoi occhi .
Spirava dal fuo volto un' aria dolce , ma non dis-
giunta dalla gravità , che gli conciliava torto T
affetto e la venerazion di chiunque il mirava .
Nella fua fronte fi leggeva il candore dell' ani-
mo ^ nel difcorfo e nel tratto una religiofa fin-
cerità , ed una modelìia incomparabile . Era egli
affabile e cortefe con tutti j e nelle converfazioni
gioviale ; coi! piacergli anche di veder gli altri ,
e fpezialmente la gioventù , oneftamente allegri .
Ad una fingolare illibatezza di coftumi accoppia-
va un fenno mirabile , ed una rara Prudenza , di
cui diede moltiffime pruove principalmente nel
trovare i ripieghi da comporre le diffenfioni al-
trui : nel quale impiego fi efercitò più Volte , an-
che per ordine del fuo Sovrano , e ne rlufcì feli-
cemente . Non avea luogo nel fuo animo 1' alte-
rigia, r ofierttazione , l'invidia, l'odio, né il di-
fprezzo altrui; ma tutto era pieno d'umiltà , di
dolcezza, di moderazione, d'amorevolezza , e di
fìima verfo d' ognuno ^i Aveva in fomma le Virtù ,
ina non i difetti , che fi offervano in taluno fra i
Letterati ^ Di effi difetti ebb' egli tempo fa in ani-
mo di trattare , ed avca eziandio porta la mano
air opera ; ma non profeguì pofcia il lavoro j
perchè dubitò , che poteffe eflere prefo per una
fatira .
Se nel ferver della difputa circa il Voto Saìì-
guinarìo , o poco dopo , foffe accaduta la morte
del Muratori , o gli foffe accaduta qualche grave
difavventura : ÌVIiracolo, miracolo. Ecco ciò che
avviene a chi prende a fcrivere contro la Vergi-
ne Santiffima ; quafi che fcritto egli abbia contrai
di lei ^ quando folamente andarono i colpi fuoi
contro chi pazzamente vorrebbe morire per un»
cofa j
Antonio M UR ATORi. 291
feofa , che non fi sa , né fi pub fa pere , finché là
Chiefa non venga a qualche Decreto: il che for-
fè mai non fuccederà ; e quando pur fuccedeflTe ,
faia anche allora confideratà giufla la Cenfura di
lui contro quel Voto , perchè fatta in tempo , che
r Immacolata Concezion di ella Vergine non era
ptr anche (tata dichiarata Articolo di Fede. Ma
non effendo a lui avvenuto male alcuno , per la
ragion de' contrari , fé il raziocinio loro fofle flato
fondato , fi avrebbe a credere , che la Madre di
Dio approvaffe il difegno fuo , ficcome quella ^
che odia T adulazione , e riprova un imprudente
facrifizio . Ma piano , piano j m' interrompe qui
certo Teologo difenfore di quel Voto : Ha pure
il Muratori perduta la vifta di un occhio nel dì
3. di Dicembre dell'Anno 1749. giorno quinto
della Novena della Concezione; e nel dì xi. del-
lo fieflb xMefe ed Anno , che corrifponde al gior-
no quarto fra 1' Ottava di efifa Concezione , gli è
parimente mancata la luce dell'altro; epofcianel
dì 25; di Gennajo dell'Anno fuffeguente , in cui
fi folenniza lo Spofali/;io di Maria Vergine , ha
lafciato di vivere . E per dar forza a quefta fuà
ridicola rifleffione , la fa nata in teda a moltif-
fimi uomini non raen pii che dotti della Città
di Modena , ^«/ ejus ( del Muratori ) & morbi-
mortisque gcnus contuctìtes , poenam ip/umfuùii(fe
fua in Virginem irreverenti^ fufpicantur . Pergiu-
flificar pofcia un sì imprudente e temerario giu-
dizio , feguita a dire: Qlii ergo fufpiciofum , du-
mmque huc adferunt in Lampridium animum j
funtnc idcirco a morofo quopiam cenfore perfirin-
iendi^P Per inde enim faciunt j oc majores mjìri ^
illi fcilirc^ vetujìifi'imi , qui & morbis , & fub-
feqUutà inde Heradii Imperatoris mone Anno Ghri^
T 2 Jii
292 VrTA DI Lodovico
Jìi 6/\.i. incejìas ( Petavio tcjle) inceflas cum May
tina , fratrts fdia , Nuptias tllum luiffc credidc-
runt . E qui con un altcrifco indica una Nota j
da lui polla nel fondo della pagina , in cui citalo
Spondnno ^ il quale lotto l'Anno 1559. riferilceil
fatico di un Monaco Pollacco , che prima di finir
la Predica, in cui aveva alTerito , che la Madre
di Dio era Itata conceputa nel peccato Originale ,
cadde morto. Se per quei tanti uomini dotti e pii
di Modena egli intende di un qualche fanatico (che
di quefti non finirà mai la razza; e non ne man-
cano forfè in tutte le Città ; ) io gli concedo ,
che quella Torta di gente polfa aver sì (Irambamen-
te penfato intorno all'ultima malattia e morte del
noftro Propollo . Ma , fé egli intende poi d' uo-
mini veramente pii e dotti , e di buon lenfo , io
fcom metto , che non ne troverà ne pur uno, cui
fìa caduto in mente un fìmile fofpetto . Qiial rela-
zione abbiano pai le Nozze incejìuofc d' Eraclio
ImperadoTe , proibite dalla Chiefa , e perciò fera-
pre gravemente peccaminofe , coli' elTcrc llato dal
Muratori impugnato il Voto Sanguinario , cofa
che finora non è Hata da lei vietata; e il cafo del
Monaco Pollacco colla morte di elfo Propollo , ac-
caduta quafi otto anni dopo che quelli ebbe la-
fciato di fcrivere contrà quel Voto; lafcio ad altri
il giudicarne.
Che sì fatto giudizio poi fia nato in mente di
qualche perfona ignorante , non è punto da llupir-
fi ; ma che venga adottato da chi fa tanto il Cri-
tico, e cotanto prefume da Teologo , non gli fi
può perdonare ; dovendo egli fapere, che temerità
iìa il voler mettere il piede ne i fegreti gabinetti
della Divina Provvidenza, e render ragione de gì'
imperfcrutabili Giudizj di Dio . Efiendofi pofcia
accor-
Antonio Muratori. 293
accorto quefto Cenfore , che il fatto della cecità,
occorfa al Muratori , non era incontrovertibile ,
com'erafi da lui francamente fpacciato : fatli res
eji ( così egli ) de quo tiulla unquayn poteft con-
trov'-'TJia fuborlri ; mentre nel Tomo II. della 5';o-
ria Letteraria d Italia alla pag. 545. in altri gior-
ni fi diceva accaduta, cioè nel dì 4. e 7. di Di-
cen'bre, e non già nel dì 3. ed xi. com' egli ave-
va intelo in Modena a fide quam dìgnìjjxmìs :
fece una curiofa ritrattazione nella breve Appen-
dice, porta nel fine del fuo Libro al num. IV".
così fcrivendo : Utri ergo credas , illine cit'ius ^ an
mihi , ignoro . Alterutrum certe rtmmtiatorcs ìnr
culpatim fefcllerunt : fatisque ad rem ejì , me if^~
ter & illuni de facìi fubjìantia nihil difcrcpare .
Qua vero id acciderit die ^ utrum 4. & 7. an, ili.
poti US ac XI. ejusdcm Menjls & Anni , fcrupulo-
fius inquirere aut Jcire curiofms nihil heic piane
rcfert . Se quefto Critico però fofie^ cofiretto a no-
minar quelle perfone di tanta fede , che gli rac-
contarono il fatto della cecità del Muratori , (i
ridurrebbero quefte a certo Frate di un Ordine di
S. Francefco , ed alcuni altri del medefimo fuo
Ifl:ituto : teftimonj tutti che non meritano su que-
fto propofito fede veruna , perchè non furono mai
a vifitare il Muratori né prima, né dopo ch'egli
divenifle cieco , e molto meno fi trovarono pre-
fenti quando gli accadde quella difavventura, per
poterne render ragione ^ e^difegnar le giornate .
Ma che rifponderà quefto Cenlore , fé io gli di-
co, che tanto egli, quanto l'Autor della luddet-
ta Storia fono fiati ingannati intorno a i giorni ,
ne' quali il noftro Propofio lafciò di veder la lu-
ce ì E pure la cofa fia così j e i quattro Medici ,
che gli affiftevano ( oltre i Congiunti , e tant' al-
T 3 tre
294 Vita di Lodovico
he perfone sì Religiofe che Secolari degne di tut-
ta la fede , che gli facevano foventi vifite) ne
pofTono fare indubitata teftimonianza : né io ad
altro fine ho defcritto minutamente qui fopra V
ultimo male del Zio , che per ismentire quel Fra-
te ignorante , che fu T Autore di sì fciocca im-
maginazione , e che full« prime , vivente anche
il Muratori , fcrilTe fuori , che la fua cecità era
accaduta nel giorno fteffo della Concezione •■ tan-
to era egli ben informato dello flato dell' infer-
mità del nortro Propofto . Né io ne avrei qui fat-
ta parola , fé non aveffi faputo , eh' erafi divul-
gata in varie parti d' Europa con tanto piacere
de i difenfcri del Voto Sanguinario , e fpezial-
niente dì quel Predicatore di Napoli , che fece
^anto rtrepito contro la memoria del defunto , fic-
come abbiam veduto nel Cap. delle Co?2trovcrfie ì
e fé non foffe ftata pubblicata colie lìampe da
queft' altro Critico per renderne consapevole il
Mondo tutto ,
Perdette dunque la vifta, ripetiamolo, dell' oc-
cbiodeftro il Muratori la fera del dì 27. di Novem-
bre , e nel dì 4. del fulTeguente Dicembre quafi
all'ora medefìma gli mancò la luce dell' altr' oc-
chio per un replicato tocco di Paralifi al nervo
Optico . Il giorno 27. di No^/embre non entrai
punto nella Novena della Concezione , e quando
vi entralfe , come il dì 4. di Dicembre , ridicola
farà fempre riputata una tal rifleffione , e degna
folo di gente ignorante , e priva di buon fenfo .
Per lo contrario non ha fatto verun cafo a i Me-
dici , ed a gli altri uomini Saggi la cecità occor-
ra al noftro Propofto ; fìccome né meno la man-
canza di forze da elio provata , alcuni mef^ pri-
lla » nell^ tnano deftR : iritendendo cflì benitTi=.
Antonio Muratori. 295
mo , che doveffero in lui prima mancar quelle
parti del corpo, che avean piti dell' altre faticato ,
come per l' appunto fono gli occhi e la mano di-
ritta r e così penfa chi ha alcun poco di quel giù-
fio Criterio , che m^nca al fuddetco Cenfore . Ol-
tre di che quali nel tempo rnedefimo accadde la
{leda difawentura ad una Monaca del Monlftero
di S. Marco, e ad una Sorella dell' Avvocato Gi-
rolamo Parma , amendui abitanti in poca dilian-
za dalU Pompofa ; e qneite certamente non aveano
impugnato il Voto Singuinario . Vive tuttavia la
prima; ma l'altra colpita da un accidente apople-
tico finì di vivere pochi mefi d )po la morte del
noftro Propofto . Ma quefti è però morto, ripi-
glia qui il Critico , nel dì 23. di Gennaio Jdel
1750. in cui corre la Fella dello Spofalizio di Ma-
ria Tempre Vergine; ed io torno a dirgli , che il
volere far T interprete de' Giudizi imperfcrutabili
di Dio è una temerità , che non è punto compa-
tibile né fcufabile in chi fa profeffione , come e-
gli , di Teologo . ^Queflo accidente ^ {lato inter-
pretato ben diverfa'Tiente dal dottiffimo Teologo
che fcrive le Novelle Letterarie di Firenze; e for-
fè avrà meglio di lui colpito «nel fegno , cioè coli'
aver penfato , che in tanto fia piaciuto al Signore
di chiamare in quel facro giorno a miglior vita il
Muratori, come per premio della fa na dottrina da
lui infegnata fopra il Votq Sanguinario , e il cui-"
to dovuto a Maria fempre Vergine . Non piacerà
forfè queda interpretazione al Critico ; ma farà
nondimeno corretto di confe/Tare, che è più con-
forme della fùa alle fante leggi della Crilbana
Carità , la quale ci obbliga ad interpretar Icmpre
in mtglio le cofe de i noftri Fratelli , e di cui egli.
5^1 pari , €d SkiKÌu più de gli altri Fedeli è tenuto
T 4 a far
igó Vita di Lodovico
a far profefFione . Se fofTe poi lecito entrare ne*
giudizi di Dio , come ha temerariamente ofato ii
Cenfore fuddetto : lafcio ad altri il giudicar ciò
che fi dovrebbe dir di lui , che , dopo aver eoa
tanto impegno foftenuto il Voto Sanguinario , fu
colpito da un fiero accidente apopletico verfo la
mezza notte del dì 15. Agofio dell'Anno 1754.
( giorno in cui la Chiefa folennizza 1' Afiunzione
al Cielo della Vergine Santiffima ) per cui a di-
fpetto di tutti i rimedi prefi è rimafto fiupido ed
inabile a qualunque applicazione. Ma finiam que-
lla diceria , e torniamo in cammino .
Nel dì 24. di Gennaio del 1750. fopra decen-
te feretro fu efpofio nella Chiefa della Pompofa ,
apparata a lutto, il cadavere del Muratori veflito
de gli Abiti Sacerdotali ; e tanto in efia che in
altre Chiefe della Città furono in quella mattina
celebrate molte MelTe in fuffragio dell'Anima di
lui. Grande fu il concorfo del Popolo d'ognifef-
fo e condizione , e mafììmamente di poveri , ac-
corfi per fuffragare anch' eflì con orazioni l'ani-
ma del defunto loro gran benefattore • Fu canta-
ta la Mefia di requie da Monfig. Gian Maria
Marchefe Caftelvetri , allora Arciprete Maggiore
della Cattedrale, e Vicario Generale di Modena,
ed ora Vefcovo di Reggio , coli' aflìfienza de'Par-
rochi tutti della Citta, i quali eziandio non man-
carono per un atto di riconofcenza d' applicar per
quefto lor Confratello i fuoi Sacrifizi , per aver
loro ottenuto fenza fpefa dal regnante Sommo Pon-
tefice un Difiintivo a guifa di Mozzetta fenza cap-
puccio da portar fopra la Cotta .
Erafi il Muratori fin dall'Anno 1721. prepa-
rato il fepolcro davanti l'Aitar maggiore d'effa
Chiefa , con quefia breve Ifcrizione : Ludovicus
An-
Antonio Muratori . 297
Antonius Muratorius fibi ac haredibus parabat j^nn»
MDCCXXI. Aveva egli in oltre , ficcome graa
nemico della vanità, più volte in voce , ed an-
che nel fuo Teftamento proibita ogni pompa nel
fuo funerale , ed efpreflramente ordinato d'efTere
feppelìito fen^a cafTa nel fepolcro fuddetto . Ma
io (così anche configliato da' buoni Amici di lui)
non credetti di doverlo in quefta parte ubbidire ;
lufingandomi di non avere per quefto da incon-
trare i rimproveri d'alcuno. Gli feci pertanto fa-
re un depofito a parte preflTo il fepolcro medefimo
dalla parte, che guarda 1' Altare fuddetto, e in cf-
fo il feci riporre dentro una caflTa di rovere con
un breve Elogio , chiufo dentro un cannone di
piombo , che gli fu meflTo vicino al capo . Ed af-
finchè non fi perdeffe col tempo la memoria del
fito , in cui era flato fepolto , e che per cagion
deli' Ifcrizicne riferita di fopra , non fi credelle
mai , che le fue ceneri foflero ivi rinchiufe :
feci incidere in marmo queft' altra Ifcrizio"
ne fopra il luogo del vero fuo depofito :
Heic jacent mortales exuvis
Ludovici Antonii Muratorii
immortalis memorise
viri.
Obiit X. Kal. Februarii
Anno Jubilsi MDCCL.
In atteftato pofcia della mia gratitudine verfo di
un Zio , cui tanto debbo , ed infieme perchè re-
ftaf-
jpS Vita di Lodovico
ftalTe Tempre viva in elTa Chiefa la memoria di
lui , e del gran bene , che fatto le avea , ftell il
fegiiente Elogio , che incifo in una gran lapida
(li marmo feci incaftrar nel muro interiore del-
ia Chiefa medefima fopra la Porta maggiore :
Ludovico . Antonio . Maratorio
hujus. Ecclefix. olim. Prsepofito
AtnbrofiansE. dein. Eftenfis, Bibiioihecae
Prasfefto
fub .Raynaldo.I. &. Francifco. III.
Mutinac.Regii. Miranduls &c. Ducibus
Viro, incomparabili
folida:. verxque. Pieratis. cultori
gompluribus, editis. Libris. celeberrimo
jn. orani. fere. Scientiarum genere
doòìilTimo
ìnter. Literacos. fui. xv'i. viros
nemini . fecundo
de. Religione. Italia. Licerisquc
oiìtime. merito
Regix. Londinen . & . plerarumq. Italie,
Academiarum , Sodali
Quì.Ecclefiam.hanc.veruftate. fatifccntcm
fuo. sre. inftauravic
&. facra. fupelleétile. ditavit
obque. in. ea. inftitucum. &. large. dotatutn
Pium . Caritatis . Opus
merito, Pater. Pauperum. appe'landus
Avunculo. amantifs. Se. beneficeotifs,
X. Kal,
Antonio Muratori. ^()()
JC. Kal. Fcbruarii . Anno . MDCCL,
vita . fu odo
aetatis. fuae. LXXVII.
menfibus. III. & , diebus. IL
Johannes. Francifcus. &. Fortunatus
Fratres. Soli. Muratori
monum. hoc. moerences. pofuerunr,
E perchè la flretteiza del tempo non avea per^
meno a rqe di foddisfar pienamente al defideria
mio d' onorare , per quanto mi fonfe (lato poflìbi-
le , la memoria di un tanto Zio nel dì del fuo
funerale ; gli feci celebrar l'Anniverfario nel gior-
no 23. di Gennaio dell'Anno 1751. collo ItefìTa
apparato lugubre della Chiefa , con buon numero
di MefTe , e con un ben intefo catafalco ; ed allo-
ra , dopo la Mefla folenne , cantata dal Conte
Ignazio Sabbatini Arciprete Maggiore della Catte-
drale , cui affiftettero pure i Parrochi della Città,
fu recitata 1' Orazion funebre dal Dottor di Teo-
logia e Sacerdote Giacomo Alberto Leporari , elo-
quente Orr.ror Modenefe \ ad afcoltar la quale il
trovarono orefenìi in un Coretto Monfign. Giu-
liano de' Conti Sabbatin; 7 Vefcovo di Modena ,
che celebrò anche Me(fa bafl'a per 1' anima del de-
funto ; e Monfig. Gian-Maria Marcherc Cartel ve-
tri , Vefcovo di Reggio . In tal occafione furono
eziandio diPiribuite varie Cpmpofizionfi^oetiche iq
lode del Muratori , la cui Anima è da fperare ,
che fia in Cielo a godere il premio di tante buo-
ne Opere da lui fatte in vita , e delle molte fuq
Virtù .
Perdette nel Muratori la Città di Modena utx
leuon Cittadino e un grande ornamento , e con ef-?
joo Vita di Lodovico
fa r Italia tutta, a giudizio d'uomini dottiflìmi,
il più gran Letterato . Niuno certamente fra i Let-
terati del fuo tempo l' uguagliò , non che il fuperò
in comporre un numero sì grande di Libri , e tut-
ti utili o alle Lettere, o alla Repubblica , o alla
Chiefa . Era il faper fuo univerGile ; e le fi ec-
cettuano le Matematiche , alle quali non volle
mai applicare , l' altre Scienze erano da lui po(-
fedute a fondo ; e in quanti argomenti fi efercitò
]a fua penna , tutti li trattò con finezza di Giu-
dizio, con Erudizione, con Gufio fquifito , e con
iftilc molto lodevole , tanto nell' Italiana , che
nella Latina favella ; equafi difii fuo proprio, che
non è sì facile da imitare • Era il fuo Itile piano
ed infìeme nobile e facondo , ben difpofio , e fce-
uro dalle ampollofe efpreffioni , e da certi periodi
intralciati , e lopra tutto di una fomma chiarezza
fornito : di maniera che T Opere fue in lingua
Italiana fono alla portata eziandio della gente men
dotta . A tutte quefie belle prerogative , che fi of-
fervano ne' Libri del Muratori , fi dee eziandio
aggiugnere l'amor grande della Verità , che da-
pertutto vi comparifce; per ifcoprir la quale non
perdonò a fatica , e non ifiette per rifpetti uma-
ni dal manifedarla . Siccome poi nello fcrivere
altro fine non fi prefiffe mai che di giovare al-
trui ; così anche nella fcelta de gli argomenti fi
ftudiò mai fempre di fcegliere fol quelli da trat-
tare, che a lui pareano utili; e fé talvolta, man-
candogli malteria da efercitare il fuo Ingegno , al-
cuno glie nb venne fuggerito , che non avefie fi-
mile oggetto, non feppe mai indurfi ad intrapren-
derlo . Oltre alla Lingua Latina era afiai bene
vcrfato nella Greca , che da per sé avea ftudiaro ,
ficcome abbiam veduto nel Gap. I. ed avea una
fuf-
Antonio Muratori. 301
fufficiente tintura anche dell'idioma Ebraico, per
poter ricavare da i Leflìci la foria di qualche vo-
cabolo fecondo le occorrenze . Poffedeva perfetta-
mente la Lingua Franzele e Spagnuola , e dopo
gli anni cinquanta erafi applicato ad imparar la In-
glele , con giugnere fino ;id intendere i Libri di
facile dettatura in effa . Ma non profeguì oltre ,
per aver veduto , che fi traducevano i Libri miglio-
ri di quella dotta Nazione .
Amò da giovine la Poefìa , e ftimò Tempre i
non mediocri Poeti . Sapea far Verfi e bene, tanto
in Latino che in Italiano, e ne fono alle flampe
alcuni nelle Raccolte del Gobbi , del Crefcimbe-
ri , e in quella di Lucca; fìccome nella Vita del
]VIaggi , da lui comporta. Vecchio ancora, perle
iftanze de' Signori Napoletani , che grande llima
faceano del luo nome, compofe quattro Sonetti fo-
pra r Immacolata Concezione della Vergine San-
tiliima , cioè ne gli Anni 174^. 1744. i745' ^
1746. fìccome altrove abbiamo avvertito . Avreb-
be potuto fare buona comparfa in querta profef-
fìone , ma fi contentava di faper far Verfi fenza
volerne fare , intento a cofe di maggiore impor-
tanza . Ottimo era il difcernimento (uo in diflin-
guere il Bello e il Brutto, e il meglio nelle cofe
Poetiche; ed un rilevante faggio ne diede nel fuo
Trattato della Perfetta Poejla , e nelle fue Offer-
vazioni fopra le Rime del Petrarca . A cagion di
tali Studi pafsfj molta amicizia fra lui e i Poeti
più celebri del fuo tempo , cioè con Carlo Maria
Maggi, Francefco de Lemene , Anton-Maria Sal-
vini , col P. Tommafo Ceva della Compagnia di
Gesù , Aleffandro Guidi , Eurtachio Manfredi ,
Pier Jacopo Martelli , Vincenzo da Filicaja , ed
Aportolo Zeno, per tacer di tant' altri.
Quan-
^02 Vita di Lodovico
Quanto alla Filofofia , fé ne fece il Muratori
conofctre ben fornito colle due lue Operette, V
una intitolata delle Forze delP Intendimento uma-
no ^ e V altra delle Forze dell' umana Fantafia ;
fìccome colla fua Filojofìa Morale . E per conto
delle Leggi Civili, ha potuto fcorgerc il Pubbli-
co , qual foffe il (uo fapere in effe , non men nel
Trattato da lui dato alla luce fopra i Difetti del-
la Giurisprudenza ^ che nelle Scritture da efTo com-
pofte per foftenere i Diritti Imperiali ed Eflenfi
fopra Comacchio . Entrò eziandio nella giu^risdi-
zion della Vedicina col Governo della Pejìe ; e
gli iteffi Medici più dotti confeffarono , che fé
egli fnHe flato Medico di profeffione , non avreb-
be potuto feri ver meglio anche nella parte che
riguarda il Governo Medico . Intorno a quella O-
peretta é da leggere 1' Articolo V. del Tomo XX.
del Giornale de i Letterati di' Italia , in cui fé
ne dà V Eiìratto , comporto dal celebre Vallis-
nieri .
Per conto poi della Teologia , chiunque giudi-
co fenza palfione , riconobbe il PropoQo Murato-
ri per uno de i primaij Teologi del Secolo no-
ftro in Italia ; e quand'anche non aveffe compo-
flo fé non fé l'egregio Libro de Ingeniorum Mo-
deratone , quefto folo bafterebbe per meritargli
un tal titolo . Ma altri -faggi del fuo fapere iti
querta Scienza ha lafciato nelle fue Opere contra
il Voto San-'jiriario , nel Trattato de Parad'fo,
ileir Opufcob intitolato , Lufitanx Eccleficc Reli-
gio, e nell'altro de Navis j ficcnme nella lunga
Differtazione pr.meiTa alla fua Liturgia Romana
iietus , e nella Lertera inedita fcritta a nome di
una Signora Catrolica Inglefe : i quali tutti lo
danno a conofcere per un gran Teologo • Quan-
to
Antonio Muratori. 505
to parimente egli valefle nelle materie di Pietà ,
o fia nella Teologia Afcetica , io ditnollrano gli
Efercizj Spirituali da lui comporti fecondo il Me-
todo del P. Segneri Juniore ; come pure la Re-
golata Divozione ; e maggiormente apparirebbe ^
le fi folfero falvate le molte Lettere , da effo
fcritte ad una Monaca , cui per parecchi anni
avea fervito di Direttore nella via dello fpirito .
Per comprendere pofcia , quanto grande foflfe il
valor del noftro Ptopofto nella Storia -, nella Di-
plomatica , nella Lapidaria ; e quanto vada in lui
ì'Eruduion facra e profana: bafta dar un' occhia-
ta a' fuoi Anecdoti Greci e Latini , alle tante Pre-
fazioni e Note inferite nell' infìgne fua Raccolta
Rerum Italicarum f alle fue Diflei tazioni fopra le
Antichità Italiane de i tempi di mezzo, hWqAh^
tichità EJlenfi ^ a gli Annali d' Italia ^ al {moTc-
foro d' antiche Ifcrizioni . Ni uno al certo ha più
di lui illuflrate le cofe d' Italia , e 1' Erudizione
de i tempi di mezzo ;| e niuno ha faticato piti
di lui per introdurre in efia Italia il Buon Gu-
fìo nell'Arti e nelle Scienze , con averne dati non
folo i precetti nel fuo bel Libro òdBuonGu/ìo^
ma eziandio gli efempli in tutte l'Opere da lui
compone .
Peritiffimo fu egli pure nell'Arte Critica ; e
frequenti tratti di efTa s' incontrano ne' Libri fuoi ,
che danno un gran lume a chi ha genio per le
Lettere , per ifcanfare i pregiudizi ^ e camminare
con metodo e con profitto ne gli Studj . Aveva
cominciato , molti anni fono , un Trattato fopra
queft' Arte , tanto neceffaria nelle Scienze , nel
quale prefo avea a confutar non poche mal fon-
date opinioni di Giovanni Clerk, e del P. Ono-
rato da Santa Maria Carmelitano Scalzo Franzc-^
fé.
304 Vita di Lodovico
fé. Perch'egli noi profeguifTe , e che fia divenut°
di ciò che fcritto avea su quello propofito , non
so , né poffo renderne la ragione ; non avendo
trovato fra' Tuoi fcritti , che una parte del primo
Capitolo . Finalmente egli ha confiderato l'Uomo
privato nella iua Filofofia Morale y 1' Uomo Cit-
tadino nella Tua Operetta della Pubblica Felicita \
e r Uomo Crifliano nel Trattato della Repolata
'Divozione . Molt' altre rifleiììoni far fi potrebbo-
no intorno- alla Letteratura del noltro Prcpollo ;
ma ficcome di eflfa abbiam parlato diffulamente
in altri Capitoli , così non occorre ragionarne di
vantaggio .
CAPITOLO ULTIMO.
Della Jìima e concetto , in cui fu il Muratori pref-
fo i pili gran Perfona^^i , e i primi
Letterati del fuo tempo .
FRA i pib gran Perfonaggi del noftro Secolo
niuno v' ha certamente , che fiafi maggior-
mente diftinto nel dimoftrare la ftima ed il con-
cetto , in cui teneva il Propollo Muratori , del
fapientiffimo regnante Sommo Pontefice Benedet-
to XIV. ottimo conólcitor de gì' Ingegni , e giu-
ftiflTimo eftimator della Virtù; da -effo perciò , fic-
come anche per effer egli il piìi degno , darem
principio al prefente Capitolo. Non era da lui co-
nofciuto fé non per fama e nelle Tue Opere il no-
ftro Propofto , allora quando era il Cardinal Pro-
fpero Lambertini Vefcovo d'Ancona, e né meno
fra elTi era mai paffato verun commerzio di Let-
tere prima dell'Anno 1728. ivla avendo quel Por-
porato neir Ottobre di quell' Anno fcritto da Bo-
logna
A N TONIO MUR A TOR I. 305
logna al March. Gio. GiorefFo Orfi , con fargli
onorata menzione del Muratori , fi credette que-
ih in obbligo di ringraziarlo con un' umiliffima
Lettera per tanta benignità ; e il Cardinale gli
fece |. tto il dì 18. de'lo fteflb mefe una gentilif-
fìir.a nlpolh ( .-\ppend. Nu. XXVI.) in cui fra
r altre cole gli dicea : " Ho cercato Tempre l'oc-
,, calìone di farle nota la (lima, che ho della Tua
„ Perfona , e che il mio fentimento è uniforme
„ a quello di tutti gli altri nel qualificarla per il
„ primo Letterato d' Italit y e ritrovandomi per
5, accidente in quella mia Patria dopo 26. Anni
5, che n'ero affenre, e dovendo rifpondere aduna
„ Lettera del noftro Sig. Marchefe Orfi , ho cre-
„ auto di dovermi in eifa rpiegare , e confermare
„ m carta , quanto in voce ho più volte foiknu-
„ to in mezzo a Roma ; ed avvegnaché tutto ciò
j, non fia che un effetto d'una rigorofa giultizia
„ dovuta al Tuo gran merito , non meritava , eh*
„ Ella s' incomodalfe colia fua gentiliffima de'15.
5, del corrente , e ch'ella in oltre con ecceflfiva
„ bontà fi elibifTe di fare commemorazione della
5, mia debole Perfona, pubblicando a tempoeluo-
5, go le Croniche di Bologna. " E più lotto ag-
giugneva ; '* vorrei ancora unire alcune mie fati-
„ che fatte , e d^rle alle ftampe , nel qual cafo
„ ricot/rerei alla fua bontà per avere un lavio ,
„ dotto , e fincero Correttore '' . Avendogli po-
icia il Muratori trasmtflì i due Libri 7 che gli
avea vichiefii , nel ringrariarlo che fece quei Por-
porato fotto il dì primo del fuffeguente Novem-
bre, gli replicò" Ratifico quello, che con altra
„ mia le fcrifTì, che rilolvendomi di dare qualche
„ ordine a certe mie fatiche , non voglio dipen-
V j, dere
50(5 Vita di Lodovico
„ dere da alrri , che dalla fua amcrofa corre-
„ zione .
Effendo poi paflato il Cardinale Lambertlnl dal-
la Chiela d'Ancona all' Arcivercovile di Bologna ,
ed avendo gran defiderio d' imparar a conofcere
anche di villa il nollro Propofto , fi condulTe a
tal effetto nell'Autunno dell'Anno 1751. al Ca-
fino , in cui villeggiava in poca dilìanza da Mo-
dena prefTo il Ponte Baffo , e dietro il Fiume
Secchia , il Cavaliere fuddetto . Quivi invitato fi
trovò il Muratori, e ne' tre giorni che vi fi trat-
tenne quel Porporato , non vi fu atto di beni-
gnità, che da elfo noi riceveffe : né pafsò giorno ,
in cui non fulTe da lui parecchie volte abbraccia-
to e baciato . Tutto il tempo , che libero gli re-
fìava , lo fpendeva 1' Eminentifilmo Lambertini in
compagnia del noftro Propofto , feco favellando
fempre di cofe erudite , o dandogli conto dell'
Opera infigne , che (lava componenóo de Servorum
Dei Beatificatione , & Canonizatione . Ritornato
a Bologna il Cardinale, gli fu fpedito dal Mura-
tori il Libro di Lefcio Crondermo , che 1' E. S.
aveva moflrato defiderio di ve ere , dopo di aver
faputo, chti Prolegomeni erano ilati da lui com-
poili . Ripiena fu la rirpofta del Porporato ( Ap-
pend. Num. XXVIL) di fentimenti del maggior
gradimento per quel picciolo dono, accompagna-
ti dalle feguenti efpreffuìni : „ avendo io ( così
j, egli ) una fincera altiffima (lima del fuo fape-
„ re , e protedandomi di non cedere a verunal-
„ tro nell'affetto verfo la di lei perfona , e nel
5, concetto della fua gran Virtii , e quafi diffi
„ univerfale abilità nelle Scienze . „ Nella Let-
tera luddetta chiedeva «iandio l' Eminentiflimo
Lam-
Anto Nto M u R A to R 1 . 507
Lambertini al noftro Propofto gli Argomenti peC.
fedici DilTcrtazioni fopra altrettanti punti di Sto-^
ria Ecclefiaflica ; parendogli che il Catalogo di
quegli propofli dal P. Mabillon nella Tua Opera
de Studili' Monachorum f indicatogli dal Murato-
ri , non fofTe al fuo propofito . Ma efiendofi poco
dopo accorto quel Porporato d' efferfi ingannato ,
gli fcrifTe di nuovo da lì a due giorni (Append.
num. XXVIII.) pregandolo a tralafciar la fatica
di preparar gli argomenti richiedigli , e per con-
to de i Prolcgomentì fuddetti così fi efprefle :
„ Ho letto i Prolegomeni dell' Opera Campata
„ in Colonia l'Anno 1705. e fono degni del fuo
5, Autore , che non mette piede in fallo . „ Neil'
atto poi di ringraziare il Muratori con fuo Bigliet-
to per avergli trasmeiio non so qual Libro , gli
ricercò il Cardinale Lambertini alcune notizie d'
Autori da fervirfene nell'Opera de Canonizat'tone .
Era inchiufo quel Biglietto in una Lettera , fcrit-
ta dal Cardinale al Marchefe Orfi in data del di
22. Marzo 1752. (Append. num. XXIX.) e in
elTo fi qualificava il Trattato de Ingeniorum Mo^
deratione per xinTrattato veramente bello, e degno
del fuo Autore .
Fece dipoi ritorno nel 1732. al Cafino del Mar-
chefe Orfi r Eminentiffimo Lambertini , e non
avendo ivi trovato al Iìjo arrivo il nofiro Propo-
fto, impaziente d'afpettarlo in cafa , gli andò in-
contro al pafTo della Secchia , ed al vederlo com-
parire corfe torto ad abbracciarlo e baciarlo . Al-
trettanti giorni fi trattenne quefta feconda volta
prefib quel Cavaliere il Cardinale Arcivefcovo di
Bologna , e non minori delle prime furono le gra-
zie e le finezze, che compartì al Muratori . Avreb-
be forfè i'E. S. continuato per altri anni a fare
V 2 q^ue-
|oS Vita di Lodovico
quefta gita : tanto era il piacer che avea provat
nel converfare col nclìro Propofto , e tanta li fti-
ma e T affetto che avea conce puto per lui ; fé nel
Settembre del 1735. "o" fo^e accaduta la morte
del Marchele Orfi . Fu poi ftmpre da lì innanzi
riguardato il Muratori con occhio d' una fingolare
benignità dal Cardin. Lambertini , il quale non
tralafciò di dargliene replicate ripruove, tanto nelP
Opera accennata di fopra , e nell'altra delie Fdie
del Signore &c. con farne in più luoghi onorata
menzione; quanto nelle Lettere, che di tanto in
tanto gli andava Icrivcndo , Due foli fquarci ne
trafcriverò qui fotto , perchè a me paiono pitiche
fufficienti a comprovarlo . Avendo quel Porporato
ricevute cattive nuove intorno al tumore forma-
tofi fotto di un piede al nortro Propoflo nell'Anno
1736. ed elfendogli apprelfo fiata data ficurezza
della fua guarigione , ebbe la degnazione di feri-
vergli una Lettera di congratulazione fotto il dì
12. di Settembre dello ftelfo Anno, in cu: fra l'
altre cofe fi leggono le feguenri parole : " Effendo
„ poi capitato a Bologna il Sig. March. Taddeo
„ Rangoni , ed avendomi elfo data nuova , come
„ teftimonio di vifta , eh' ella (lava bene , e che
„ l' incomodo della gamba aveva piuttofto portato
„ giovamento che danno all' individuo , non ho
„ potuto trattenermi dal rallegrarmene feco , come
„ faccio con tutto il cuore , e dal benedire e lo-
5, dare il Sig. Iddio che fi degna di prefervarla in
3, benefizio della buòna Letteratura " . L' altro
fquarcio è cavato da una Rifpofla data di proprio
pugno da quel gran Porporato al Muratori nel dì
4. Giugno del 1739. ed è del tenore feguente :
j, Le rendo grazie diftintiflìme delle generofeeda
,^ me non meritate tfpretnoni , che leggo nella fua
„ la-
Antonio Muratori. 509
„ Lettera circa la mia Perfona , e quel poco , cfeé
„ fi va facendo in quefta Chiefa j e che ricono-
„ fco derivate unicamente dalla buona amicizia ,
„ con cui ella mi onora. S'afficuri, che è da me
„ corrifpoila da dovero , e che la riguardo come
,, il vero ed unico Onore della nojìra Italia . Iddio
„ la confervi e la prol'peri per benefizio degli uo-
„ mini, che hanno voglia di ftudiare , e di ap-
„ profittarfi ; non eflendovi veruno , che abbia po-
„ ile e ponga le mani in tante cofe differenti ^
„ ed in tutte ne fia efcito , e ne efca con ap-
5, plaufo .
Elfendo pofcia flato inalzato al Pontificato il
Cardinale Lambertini , con aQ'umere il nome di
Benedetto XIV. non fcemò punto, anzi fi ac-
crebbe in lui la filma fingolare, e T affetto par-
zialiffimo , che nudrito avea per l' addietro verfo
il Propofto Muratori , ed alle occafioni glie ne
diede indubitati contraffegni . Per un atto della
fomma fua generofità gli deftinò in dono nel
1744. e fece confegnare , da trasmettergli , all'
Eminentifs. Tamburini un Efemplare dell'Opera
fua infigne de Servorum Dei Beatificatione & Ca-
nonizattom , della beliiirima Edizione fatta in Pa-
dova . Avvifatone il Muratori , non mancò di
avanzare fubito con fua Lettera i più umili rin-
graziamenti al Santo Padre . Non efigeva quefta
Lettera veruna rifpofla ; ma tanto fu dia gradita
dal Pontefice , che la fece non folo leggere la fera
che la ricevette , nella dotta fua converfazione ,
ma le volle eziandio rifpondere clementifTimamen-
te . Fra V altre efpreflìoni benignilFime del Santo
Padre verfo del Muratori , centenute in quefta
Lettera, le più rimarcabili fono il dirfi : „ Ab-
„ biamo fempre avuto per lei flima ed affetto ,
V 5 „ e con-
^10 Vita di Lodovico
'j, e conferviarao 1' una e l' altro , ejjendonc e[Ja
j, meritevole , ejj'endo un buon Sacerdote , ed un
„ Uomo , che nella Letteratura è il decoro della no-
„ jlra Italia , facendola comparire non che ugua^
„ le ^ ma ft^pcriorc alle altre parti del Mondo ^ che
„ fc ne erano arrogata la privativa '' ; epiùfotto:
„ Ecco la ragione de' noÒri Studj manifeltata ad
„ un buon Macjìro " . Figurandomi però , che
non polfa effere difcaro a i Lettori 1' aver fotto
l'occhio r una e l'altra Lettera , {\ vedranno a-
mendue regiftrate nell' Appendice al Num. XXX.
e XXXL e così farò dell'altre, che mi occorrerà
di citare da qui avanti .
Mandò eziandio il Santo Padre nell' Anno ap-
preso in regalo al noftro Propoflo l'Opera fua de
D. N. Je/ii Chrijìi , Matrisque ejus Fejìis &c.
iìccome un efemplare della Lettera della Santità
Sua, fcritta al Capitolo e Canonici della Metro-
politana di Bologna, in occafione di aver loro tras-
meflb in dono il Corpo di San Proco Martire .
In quefla Lettera ben quattro volte vien dal Pon-
tefice onorevolmente citata l'autorità del ^''ura to-
ri , fpezialmente chiamandolo alla pag. vii. il
cotanto celebre cibate Lodovico Antonio Muratori y
ed alla pag. xii.. nominandolo con quella enfatica
efpreflmne : e vaglia per tutti /' ^bate Lodovico
Ayitonio Muratori . Di tante grazie ricolmo il no-
ftroPropofto, fcriffe torto altra Lettera di «ingra-
xiamento al Pontefice ( Append. Num. XXXIL )
chiedendogli nello fieffo tempo le notizie del fua
Pontificato per poterne far ufo ne gli annali d'
Italia , di cui aveva intraprefa la continuazione.
Gratiflìma fu pure al Santo Padre quelb Lettera
del Muratori , e nel rifpondergli che fece con una
fomaia benignità fotto il dì i8. di Settembre del
1745^
Antonio Muratori. 511
1745. gli diede nuove ficurezze di aver tutta la
jiima del fuo valore., e tutto P affetto alla fuade^
gna pcrfona ( Append. Num. XXXIII.)- Aven-
do poi la Santità Sua dato alle (lampe nel 1747.
due lue DiflTertazioni , T una intorno al Battefimo
de gli Ebrei, e l'altra fopra il ddto di S. Luca
Cajale ; ne inviò un Efemplare a! Muratori , ac-
compagnato da un fuo confidenziale Biglietto
(Append. Num. XXXIV.) in cui lo appella «0-
Jlro Jìimatijfimo Abate Muratori ; e quefti con una
bella Lettera Latina refe al Pontefice le dovute
grazie. (Append. Num. XXXV.) Dal Santo Pa-
dre fu eziandio regalato nell' Anno (uffeguente il
notlro Propofto dell'egregio fuo Trattato de Sync-
do Diosccfana y e il Muratori non mancb , dopo
di averlo letto , di fargli un diftintiffimo l'sndi-
mento di grazie , e di dare infieme all' Opera
quelle Iodi, di cui è degniffiraa . (Append. Num.
XXXVI.) A quefla Lettera rifpofe con impareg-
giabile bontà il Pontefice. (Append. Nu. XXXVII.)
Effendo poi Hata accrefciuta dalla Santità fua , e
fatta riftampare in Roma con grande magnificen-
za l'Opera fuddetta , varie volte fi vede in effa
citata r autorità del Muratori : il che fervirà a
far vie più palefe al Mondo il concetto e la iìì-
ma , che di lui avea il Santo Padre . Per lo fief-
fo fine fi vedrà regiftrata nell'Appendice al Num.
XXXVIII. la Lettera fcrittagli dallo fiefib Pon-
tefice , dopo d'effergli ftata prefentata la Differ-
tazione de Nxvis in Reli^ionem incurrentibus ,
comporta dal noltro Propoflo in difefa di una Let-
tera della Santità Sua al Vefcovo di Augufia , che
era ftata criticata dal Protefiante Windheim .
Ma non ebbe folamcnte queflo gran Pontefice
la degnazione di dar per Lettere al PropoftoMu-
V 4 latori
5t2 Vita di Lodovico
tatori chiari rifeontn di fua benignità, e del con-
cetto e (lima che faceva del Tuo Sapere: altri glie
ne diede ancora , coli' aver voluto qualche volta
intendere il fcntijntnto di lui fopra diverH punti
di materia Ecclelìaftica . Avendo perciò la Santità
Sua pubblicata ntlT Anno 1742. una dottilfima
Scrittura per facilitare a i V^efcovi la Diminu'ion
delle Felle , ne fece trasmetter Copia anche al
Muratori , con ingiugneie hIP Eminentifs. Tam-
burini di fcrivergii , che dcf)der<va poi d'inten-
dere, qual fofft il fcnrimcnto fuo intorno all'ar-
gomento , che in tifa era trattato . Lo ftcfe il
noitro Propollo , e lo mandò a quel Porporato ^
che , dopo di averlo prefentato al Papa , così gli
refcrifTe nel dì 22. di Geiinajo dell'Anno 1749.
,, L'ordinario fcorfo non avvifai V. S. Illutlnfs.
„ d' avere ricevuta la fua Scrittura lopra la di-
„ minuzione delle Felle , per renderla confape-
5, vole nello (lenfo tempo di averla porta in ma-
„ no di Sua Santità . Io la leffi , la ammirai,
,, e feci conto fra nie , che farebbe ftata alla
„ (leffa di fommo piacere . Jeri mattina dunque
„ mi portai all'u ien7a , impreffi due baci nel
„ facro piede , dichiarandomi , che uno era per
„ di lei parte, e le prefentai la detta dottilfiina
„ Scrittura. Il Papa la lefTe fubito , e dopo mi
j, dilfe : Si vede ^ che ilSig. Muratori è un grand'
,, uomo, ed un uomo dabbene; egli inquejìa fua
„ Scrittura tende al pratico ; riveritelo , e fcrive-
„ te^li , che l'ho fubito letta fatto i vofìri occhi y
„ che r ho fommnmente gradita , e che qucjìa Scrìt-
„ tura mi fcrvnà di Ci no fura in ciò che rifolverò
„ su di qucjìa materia . Altre cofe aggiunfe in fé*
„ gno della (lima ed affetto , che ha per la di
„ lei digniffima perfona &c. " Dtfiderò eziandio
<.« il
A N'TO NTO MUR A TORI. 313
il Santo Padre di fentir il parere di quel Porpo"
rato e del Muratori fopra di un altro particolare;
e dopo di averlo ricevuto, con fuo Biglietto ordinò
ad elfo Cardinale di ringraziarlo in nome Tuo ,
col dirgli (fono le parole llefTe del Pontificio Bi-
glietto) c/jc conferviamo la fua Lettere, come una
Reliquia . Il nojìro parere è unijorme al loro , e lo
è fempre fiato .
Pari al concetto ed alla ftima fu in oltre la
Clemenza di Benedetta XIV. verfo il noftro Pro-
porto . Non vi fuGrazi;? , di cui querti lo fuppli-
caflTe , che non T ottene(fe ; anzi badò talvolta per
confeguirla il rapprefentar^li , eh' efllb Propollo n'
avta premura, ed anche folamente , ch'egli avea
dettata la Supplica . Abbiam già veduto nel Ca-
pitolo precedente, che il Muratori avea impetrato
a i Parrochi di Modena un Diltiniivo a guifa di
Mozzetta. 11 far prefentare il Memoriale, e ve-
nir favjrevole il Refcritto , e fenza fpefa veruna,
fu lo fteflb ; e con quefto di più , che avendo il
noftro Propofto ftefa la Suopiica per i foli Parro-
chi della Città , fu dal Santo Padre ertefa la Gra-
zia anche a quei di tutta la Diocefe di Modena.
Effendo poi ritenuti nelle carceri di Spezzano ,
Feudo del Marchefe Luigi Coccapani , due giovi-
naltri contadini per incerto in terzo grado ; ed
avendo defiderato quel buon Cavaliere di daMoro
la libertà, pregò il Muratori, che fi trovava co-
là a villeggiare, a tentare, fé foffe rtato poflfibi-
le d' ottener loro la difpenfa Pontificia in frmx
pauperum per contraere il Matrimonio , iciiza
che il malfattore tenuto fofìfe di poru fi a Ro-
ma. Riconobbe il nortro Propoll.j la difficoltà,
che fi farebbe incontrata nel chiedere in querti
termini una grazia sì fpeziale, e foiamente prefe
l'im
514 Vita di Lodovico
r impegno d' informarfi , fé era fperabiie 1'
ottenerla . Scriffe egli pertanto ad un Amico ,
che dertramente fé ne informafìe , e poi 1' av-
viTafTe ; ma quefti non iliette a far altro , fc
non che (ìefo il Memoriale, lo porth a ^'^onfig.
Giufeppe Livizzani , Segretario allora de' Memo-
riali di N. S. e pofcia Cardinale ancora di San-
ta Chiefa , con dirgli, che il Propofto Muratori
avea premura di tale difpenfa . Con quefta fola
raccrmandazione fu prefentata da quel Prelato la
Supplica al Santo Padre ; ed altro non ci volle, per-
chè foiTe immediatamente fatta la grazia , nel re-
fcritto della quale fu per ordine Pontificio inferita
la claulola , dummodo in exemplum non tranfeat,
per dar a conolcere , quanto ftraordinaria fofle .
Ad un atto pure della generofa Clemenza di
Benedetto XIV. verfo il Muratori fi debbono
eziandio attribuire le lodi , colle quali fovente 1*
onorava ne'fuoi difcorfi , e il fingolar piacere che
dimofirava nel fentirne a parlare ; e però chiun-
que portandofi a' funi piedi poteva dargli nuova ,
o fargli gli oflequj del noflro Propof^o , era ficu-
ro di ricevere dalla Santità lua una più grata ac-
coglienza, e l'ordine ne! partirne , di falutarìo
per parte fua . Nello fcrivere eziandio a Monfi-
gnor Sabbatini Vtfcovo di Modena , gli ordinava
fovente il Santo Padre di falutar e benedire il
Muratori; e fra l'altre Lettere è rimarcabile quel-
la fcritragli fotto il dì i8. d'Ottobre del 1749^
ili cui così fi efprime: 1, In rimunerazione poi
„ della Benedizione, che darà in nome noftro al-
„ la Ducale Famiglia , la diamo noi a dirittura a
)) lei, ed al gregge alla fua cura commefTo , in
), cui la più cara a Noi pecorella ^ il noflro buon
„ Abate Murami^ che non lafcerà di lalutare e
bene-
A NTO NIO M UR ATOR T. 315
benedire In nome noftro . „ Tali e tante furono
in fomma le dimoftrazioni di rtinia , d' affetto , e
di clemenza , colle quali venne onorato m vita il
Muratori dal Sommo Pontefice Benedetto XIV.
che la fola notizia di queOe baderebbe fenz' altro,
per farlo credere a i poderi un Uomo di gran
mento, ed un infigne Letterato j, e ad immorta*
lar il fuo Nome .
In grande riputazione fu altresì il nome delno-
fìti) Propolto prello V AuguftifTimo Lnpcrador CAR-
LO VI. il quale l'onorò non meno della Tua gra-
zia , che dell' alta lua protezione , con avere a fua
contemplazione conceduto, che fi ftampafie fotto
gli aulpicj fuoi in Milano, e nello lleflb Ducal
Palagio la grande Raccolta Rerum Italicarum , ed
anche ordinato, che dall' Imperiafe fua Biblioteca
foffero a lui fomminiClrate tutte quelle Storie e
Croniche, che poteffero effergii d'ufo per quella
jnfigne fua fiuica, e in oltre, ficcome abbiamo
avvertito in altro luogo, mandollo a regalare di
una Collana d' oro col luo Ritratto .
Non minori fegni di llima ebbe per lui Giorgio
I. Re della gran Bretagna ; ed oltre all' aver dcfi-
derato , eh' egli fi unilfe col celebre Sig. Ltibni"
zio per rintracciare l'origine de' Principi Elknfi ,
da' quali manifella cofa è, che nel Secolo ^CI. fi
diramò anche la Reale ed Elettorale Cala di Brun-
fuich lo accompagnò poi anche per quello 'con
fue Lettere Regali a i Principi e Repubbliche d'
Italia , affinchè gli fofle permeilo di ^vifitar gli
Archivi de' loro Stati. Confervo p'xffo di me la
Lettera originale , fcrftta da quel Menarca al Se-
reniffimo Principe Giovanni Cornane Doge di Ve-
nezia , perchè non fu accettata : il che ptrb non
impedì, che foifero laiciati vedere al Muratori ai-
Cini
5i5 Vita di Lodovico
cuni Archivi di quella, e d' altre Città dello Sta-
to Veneto . In ella Lettera vien tatta onorevole
menzione del nollro Propofto , come d*Uomo in
Jiiidio hijiorico verfatijjìmo . Avendo poi egli dedi-
cata a quel Re nell'Anno 1717. la Parte L del-
le Antichi-tà EJtenfi , ne riportò in regalo , oltre il
gradimento grande, quattro Medaglioni d'oro del
valore di dugento Ungheri .
In grande (lima fu parimente il Muratori pref-
fo Vittorio Amedeo Re di Sardegna , il quale lo
confìderava non folo come il più gran Lettetato ,
ma eziandio come il migliore Avvocato d' Italia
per le Scritture da lui compone fopra Comacchio .
Il fupplicò il nollro Propofto nell'Anno 1725.
( Appcnd. Num. XXXIX.) per ottener Copia del-
le Storie de i Monilleri delia Novalefa e di Frut-
tuaria da pubblicare nella Raccolta de gli Scrit-
tori d'Italia; e la Maeltà fua ordinò non meno,
che gli folfero trasmelFi a Modena gli Originali
fteffi di quelle Storie , perchè potefle farli trafcri-
vere ; ma' ebbe in oltre la degnazione di rifpon-
dere alla fua Lettera. ( Append. Num. XL. )
Maggiori ancora furono le dimolirazioni di (\i-
ma, che ricevette il noltro Propello ÓACarlo Em-
manuele di lui Figlio e SuccefTore nel Trono .
Avvifato egli dall' Abate Domenico Maria Gia-
cobazzi , flato nel 1734. ad inchinare quello Re
per parte del Sereniffimo di Modena, al Campo
di S. Benedetto , che la Maeftà fua gli avea par-
lato di lui con fomma benignità; fi credette in
obbligo di fcnvere al Marchefe d'Ormea Primo
di Lei Miuillro per pregarlo di renderle umiliffi-
me grazie per tanta degnazione ; e prevalendofi
di quella congiuntura fi fece coraggio a chiedere
DovUmenti da impinguare le i^uQ Antichità Italia-
ne,
An T O NIO MUR ATO R t. 317
ne. ( Append. Nuni. XLI.) Gradì molto il Re
di Sardegna quelV atto; d' oirequio del IVluratori ,
come fi raccoglie dalla Rifpofta fattagli dal Mar-
chefe d' Orraea ; ( Append. Num. XLII. ) e 1' or-
dine immediatamente fu fpedito al Conte Lodovi-
co CaiflTotti di Santa Vittoria , Primo Prefidente
del Senato di Torino, gentiliffìmo e dottiffimo
Cavaliere , di comunicargli i Documenti che ri-
chiedeva : né palio gran tempo, che furono tras-
rneflè al nofiro Propofto le Copie di sTiolti Diplo-
mi 5 ed altre Carte antiche , riguardanti le Ghie-
fé e i Monifteri del Piemonte , efiratte da gli
Originali loro efutenti nell' Archivio del Re di
Sardegna , e che inferite e pubblicate furono
pofcia dal Muratori nell' Opera fuddetta del-
le Antichità Italiane . Per ordine pure di quel
magnammo Re furono dipoi raccolte tutte le If-
crizioni antiche della Sardegna , ficcome altre ine-
dite del Piemonte , infieme con quella dell' Arco
di Sufa , che non era fiata copiata efattamente dal
Marchele Maffei ; perchè ferviiferod' accreicimen-
to al nuovo Teforo cT Ifcrizioìii , che fiava prepa-
rando il nofiro Propofio . Efiendo poi venuto quel
graziolo Signore ad accam.parfi al Panaro colle fuc
truppe , allorché quefie , unite a quelle dell' Impe-»
radrice Regina nell'Anno 1742.', invafero lo Stato
di Modena : volle egli più volte vedere il Mura-
tori, ^fino con invitarlo una volta di fua propria
bocca a tornare da lui , nell' incontrarlo fuori di
Modena ; e non vi fu atto di benignità e di cle-
menza , che non ufaffe verfo di lui . Altrettanto
avea dianzi fatto Federigo Real Principe di Polo-
nia , ed Elettorale di Safibnia , in occafione che
dell' Anno 1759. fi fermò per tre giorni in Mo-.
derja j non elTendo palfato giorno che non voleffc
trai-
3i8 Vita DI Lodovico
trattenerfi feco a colloquio per qualche fpazio di
tempo , e con averlo anche regalato d' una Me-
daglia d' oro . Tralafcio di parlar delle finezze ed
atti di ftima , da altri Principi di minor rango e
da tanti Cardinali praticati verfo del Muìarori ;
perchè troppo grande è il loro numero ; e bacerà
foiamente lapere , che niuno d' elTi pafsò mai per
Modena , che non volefTe vederlo ; e tanti che pro-
fèguir voleano il loro viaggio fenza fermarfì , il
faceano anticipatamente avvertire, che fi trovafTe
alla Porta , o in altro luogo , da efTì desinato a
mutare i cavalli , per aver il piacere d' impararlo
a conofcere di viQa, e parlar feco per qualche.bre-
ve fpazio di tempo.
A'ia non debbo io già oramettere di dar qual-
che contezza della ftiraa grande e del concetto ,
in cui fu il noliro Propofto prelTo i due Duchi di
Modena, a' quali ebbe 1' onor di fervire in quali-
tà di Bibliotecario ed Archivila. Qual foffe il con-
cetto, che di lui ancor giovine ebbe Rinaldo I.
Duca di Modena, fi può facilmente conofcere,
dall' averlo richiamato da Milano per averlo al fuo
fervigio , Gran capitale ne kce egli poi fempre ,
finché viffe , con obbligarlo ad efTere fovente fe-
co a colloquio per conferire con lui gli affari fuoi
più importanti, e. per udirne i configli nelle piìi
fcabrofe circoftanze, a' quali molto deferiva ; e con
averlo qualche volta lafciato a parte del governo
de' fuoi Stati in tempo di fua affenza : il che fi
può facilmente riconofcere dalla rifpofla eh' effo
Duca diede di fuo pugn® alla Lettera fpeditagli
dal Muratori aCremona( Append. Num.XLIIL )
allorché 1' A. S. nell'Ottobre del 171 1- er« incam-
minata alla volta di Pavia per inchinar Carlo IIL
Re di Spagna, che paflava in Germania a riceve-
re
AnT O NIO M UR ATOR I . Jlf?
re la Corona Imperiale. Sopra tutto meritano ri-
fleflìone quelle parole, in elfa contenute; cioè :
Raccomando i miei an-i Figlia e tutto altro ^ che
mi riguarda , al mio Dottor Muratori . A dar po-
fcia vie più a conofcere la (lima grande , che di
lui avea quefto Principe; fervirà un'altra Lettera
ila eflb fcritta pure di Tuo pugno al noftro Pro-
pollo , dopo che quefti ebbegli trasmeffa a Reg-
gio nel 1714- l'Opera da lui compolta col titolo
di Ragioni della Sereni ffima Cafa d' EJìe [opra Fer-
rara (Append. nu. XLIV. )i nella qual Lettera,
oltre alle lodi che gli dà, fi efprime, che /^Ca-
fa {à^ Erte ) ha a penjare a confervare e benefi-
care Soggetto sì beìiemerito e necejjario per efja .
Fece dipoi quefto Principe godere al Muratori le
fue beneficenze , con averlo nominato a due Be-
nefizi femplici in Ferrara , ed alla Prepofitura del-
la Pompofa in Alodena , di Giuspatronato della
Serenifs. fua Cafa: le rendite de 1 quali lo milero
in iflato di poter molto più da lì mnanzi eferci-
tare la fua liberalità verfo i Poveri , e di fare le
tant' altre opere di Pietà, da noi enunciate ne' Ca-
pitoli V. e VIL Non fi può poi abbaftanza de-
fcrivere la premura grande , eh' ebbe efib Duca
per la falute del Muratori inoccafion della grave
malattia da lui foffèrta nel 1720. Oltre all'avere
ordinato a i due fuoi Medici Torti e Davini di
aflìfterlo colla maggior attenzione , ed a! volere
da efìfi ogni mattina la relazion del male ; fpedi-
va poi anche una e due volte al giorno ad in-
tendere lo (lato dell' infermo ; e tolìo che il no-
ftro Propofio fu in iftato di fortir di cafa , volle
vederlo: nella qual occafione , fra 1' altre cofe che
gli difTe , con clementifTime efprefTioni m^nifellò-
gli il contento provato per la fua guarigione .
Mag-
320 Vita di Lodovico
Maggiormente ancora e!>be delia bontà e {lima
pel Muratori il regnante Duca Fr.ince''co UT. (uo
figlio. Avea qutl^i per alcuni anni ricevute da lui
lezioni di Ft'ofyfia Morale, allorché era folamen-
te Principe Ereditario di Modena ; e tanto b..iìb
perchè confcrvafTe poi fempre verfo di lui una
fomn:ia benignità e clemenza , e perchè glie ne
deffe in tutte le congiunture chiari contnifegni .
Però nella Petizione f.ìcta dall' A. S. Sercnir<;. nel
1745. ^' Sommo Pontefice Benedetto XIV. di un
Vefcovo di Modena , fra i quattro Soggetti in ef-
fa propoili , in fecondo luogo fu regiftrato il Mu-
ratori . Avendogli pofcia fcritto il noflro Propofto
nel 1749- Lettera di congratula7Ìone pel fuo felice
arrivo a Venezia, con fupplicarlo ancora di dare
un' occhiata a quella parte de' i funi annali ^
Italia , che riguardava X ultima Guerra , prima
che folfe refa pubblica colle lìampe : lo compiacque
r A. Serenifs. e dopo di averla letta , gli rilpofe
con una Lettera di proprio pugno, ripiena di fen-
timenti benigniirimi . ( Àppend. Num. XLV. ) Ef-
fendo poi venuta T A. S. per la prima volta in
Modena , dopo il fuo ritorno in Modena dimandò
tofto del Muratori, e lo ammjfe all'udienza pri-
ma d'ogni altro; e dopo di averla data a i Cano-
nici, che dalla Cattedrale l' avcano accompsgna-
to nel Palazzo Vefcovile, ed alla Nobiltà ivi ac-
corfa , volle di nuovo trattenerfi a colloquio col
noftro Propolìo, prima di reftituirfi a SafTuolo .
A comprovar eziandio la ftima ed il concetto ,
in cui egli era preflb quefto Duca , ferviranno i
termini clementiffimi , co' quali è conceputo il
Chirografo , fpedito a chi fcrive fotto il dì 27.
di Agollo dello Ueffo Anno , in occafione d' a-
verlo dichiarato fuo Archivifta ; e fono del fe-
guen-
Antonio Muratori. 321
guente tenore : " Rigjardando Noi colla dovuta
„ diftinzione e riconofcenza le Virtù e bencme-
„ renze del Propofto Lodovico Antonio Murato-
„ ri nortro Bibliotecario ed Archivila, per i lun-
„ ghi e rilevantiflimi fervigi da efTo predati a
„ Noi ed alla noftra Cafa ; concorriamo perciò
„ ben volentieri nelle premure da eflb fatteci di
,, vederli foftituito nelT importantifTimo impiego
„ di nodro Archivifta il Prepofito Gio: France-
,, fco Soli di lui Nipote, della cui capacita, in-
,. tegrita , e fede ci ha fatto le più vantaggiofe
„ ed accertate teftimonianze &c.
Quantunque però in tale e tanta ftima foflfe il
Propofto Muratori prefTo i due Sovrani fuoi, co-
mune nondimeno correa l' opinione , e lo alTeri-
vano non pochi , eh' egli più conofciuto e {lima-
to foffe fuori di Modena , che in Modena rtef-
fa: il che è accaduto ad altri pari fuoi in altre
Citta . Certamente per tutta l' Italia , in Francia ,
Germania, Olianda , ed Inghilterra il nome del
Muratori veniva accompagnato da una /Ingoiar
riputazione . E a molti in Italia parve , che^fi
doveffe a lui il pregio di primo fra i Letterati .
Almeno fu uno de i primi , e de i più accredi-
tati , e de i più utili alle Lettere . Se io volefTì
qui regilirare , come fi vede praticalo nelle Vite
de i Letterati , tutti gli encomj e teftim.onianze
di ftima , che del vafto fuo fapere e de i Libri
fuoi fi leggono nelle Lettere a lui fcritte , e nel-
le Opere de i più illuftri Letterati non meno Ita-
liani , che Oltramontani del nofìro Secolo : for-
merei un groffo Volume , non che un Capitolo ;
non elTendovi quafi Libro, in cui non venga fat-
ta di lui e delle gloriofe fue Lejtcrarie fatiche o-
norata menzione i e pochi effendo quei Letterati^
X che
522 Vita di Lodovico
elle non fi fieno di efTe approfittati , o non ab-
biano flpn lui tenuto carteggio di Lettere . Mol-
ti ne abbiamo indicati nel decorfo di qucfia Vi-
ta ; quindi mi relìrifigerò folaraente a dar' una
fuccinta notizia di alcuni di quei , che non mi è
accaduto di dovernominare ; ficcorne ad accennar
gli altri , che hanno pubblicato qualche riftretto
della fua Vita , o che glv^ hanno indirizzate le
loro Letterarie fatiche ; come pure a dar conto
delle Accademie , che fi fono fatte pregio d' aver-
lo per loro Socio ; e in fine a parlar de gli ono-
ri , da alcune di effe alla memoria di lui dopo
morte compartiti: ben perfualo , che il far altri-
menti fèrvirtbbe a recar noja , anzi che diletto ,
per la gran faraggine di tefiimonianze onorifiche ,
che produr converrebbe . Oìrre di che , dopo di
aver noi veduto di fopra qualificato il Muratori
da un Vicario di Grillo dottifiìmo ed illumina-
tiffimo , ora come // vero ed unico Onore della
noflra Italia , ora per // primo Letterato della me-
desima j per un buon Sacerdote ^' ed un Uomo , che
nella Letteratura era // Decoro della nojira Italia ,
facendola comparire non che uguale , ma fuperiore
alle altre parti del Mondo y ora per un buon Mae-
firn y per un f^rand" Uomo f per una degna Per fona ,
e finalmente per un Uomo dabbene : le lodi e gli
elogi di tutti gli altri Letterati , ficcorne prove-
nienti da perfone tanto inferiori per dignità e per
fapere a sì gran Pontefice , non accrefcerebbono
di pili il credito e la gloria al nome del nofiro
Propofio .
Ora a i Letterati , de i quali fi è fatta men-
zione nel decorfo di quefta Storia , che hanno
avuta molta ftima .-^el Murutr^ri , fi pofl'ono ag-
giugnere i feguenti: Il Ven. Cardinale Tommafi ,
gli
Antonio M UR AtORt . 325
gli Eminenti fs. Paffionei , Tolomei , e Poh'gnac ;
i Monfignori Battelli ed Antonelli ; 1' Ab. An-
tonio Conti N. V. , il Sig. Marco Fofcarini Proc-
curator di S. Marco; il Marchefe Gio. Poleni; i'
due Conti Giammaria Mazzucchelli , e Lodovico
Barbieri; il P. Anton-Francefco Bellati della Com-
pagnia di Gesù; i PP. Serry , de Rubeis, edAn-
faldi , dell' Ordine de' Predicatori ; il P. Ab. Gian-
Grifoftomo Trombelli , ed il Canonico Paolo Ga-«
gliardi ; il P. Eufebio Amort , de i Canonici La-
teranenfi ; il P. Guglielmo Bonjour , de gli Ere-
mitani di S. Agoftino ; il Sig. Gregorio Mayans
Bibliotecario del Re Cattolico ; il Dottor Giufep-
pe Antonio Saflì , Bibliotecario dell' Ambrofiana ;
li Sigg. Aurelio di Gennaro , ed Antenio Geno-
vefi di Napoli ; Gio. Giorgio Eccardo ; i due
Mcnchen; , Gio. Burcardo , e Federigo Ittone ;
fìccome i Sigg. de Rouilet , de Thom , Bruzen la
Martiniere ; il Sig. Jacopo Filippo d' Orville , e
il Sig. SigebertoHavercampo . Quefti ed altri mQl-
tiffimi Letterati, che per maggior brevità fi trala-
fciano , hanno con Lettere o nelle Opere loro ma-
nifeftata una fìima grande verfo del noftro Pmz^
porto .
Altri poi r hanno vie più fatta palefe col pub*
blicare ri riftretto della fua Vita . II primo a dare
un Compendio delia Vita del Muratori fu il Sig.
Giovanni Fabrizio di Helmeftad ( Autore diverfo
dal celebre d'Amburgo) nel Tomo VL della fua
Storia della Biblioteca Fabriciana , flampato in
Wolfembuttel 1' Anno 1724. ed a lui fu comuni-
cato dal dottiffimo Abate Jacopo Facciolati Profef-
fore neir Univerfità di Padova . Un altro fu pub-
blicato dal Chiarifs. Dottor Giovanni Lami Pub^
blico Lettore di Firenze, e Teologo di Sua Mae-
X 2 (là
^24 Vita di Lodovico
ftà Imperlale, nel Tomo I. delia fua Opera inti-
tolata : Mcmorabilia Italorum , ed impreffa in quel-
la Città nell'Anno 1742. Un altro ne diede egli
parimente nelle Novelle Tue Letterarie dell' An-
no 1750. Altro Compendio della Vita , o Ila Elo-
gio dei noflro Propofb fu comporto e dato alla
luce nel 1742' infieme col fao Ritratto in rame
dal rinomato Sì^. Jacopo Brucker d' Augufta nella
Decade II. della fua Pinacotheca de i Letterati
viventi, pubblicata colle flampe di quella Città.
Anche nel Tomo VI. del G/orWe de i Letterati,
che fi Itampa in Firenze , iiccome nel Tomo II.
della Storia Letteraria cT Italia , fi leggono altri
Elogi del Muratori. Dai Giornali pofcia di Tre-
voux nel Tometto d' Aprile dell' Anno 1754. fi ri-
cava, che l'Abate di y^rtigny abbi a effo pure nel
Tomo VII. delle fue Memorie dato alla luce un
Compendio della Vita del nofiro Proporto , e che
ne fia parimente fiata detta qualche cofa in erto
Giornale nel Tometto II. del precedente Febbra-
io . Non v' ha poi Giornale , né Novelle Lettera-
rie , in cui non comparifca onorevolmente regiftra-
to il fuo Nome , e non fieno con lode riferite le
fue Opere , a riferva di quanto fi è avvertito nel
Capir, delle Controverfie : tanta era la (Hma , e
sì grande il concetto , eh' egli erafi acquirtato-den-»
troe fuori d' Italia .
Altri Letterati pofcia hanno dimortrata la loro
ftima vcrfo di lui col dedicargli qualche Libro ,
od alcun altro parto del loroingegno ; e traque^
rti il Sig. Giovanni Hudfon Bibliotecario di Ox-
ford gl'indirizzb il Tomo III. de i Geografi Mi-
nori Greci ^ rtampato in quella Città nell'Anno
1712. il Sig. Pietro Vandér-Aa di Leida l'Opera
del Canonico Bartolomeo Dolcino de Bononioi
Anto NTO MuR A TO R r. 52^
vario Statu ; il Dottor Giaiv-Batifta Davini la
Djlìi^itazione de Pota Vini cai idi . Dal P. D. An-
gelo Calogerà gli fu dedicato il Tomo VII. de*
Tuoi Opufcoli Scientifici e Filofofici , ne' quali fi
veggono in oltre le (tguenri cofe da gli. Autori
loro indirizzare al Muratori , cioè nel Tomo VI.
Cenfura del Signor Gio. Bernardino T a furi , Pa-
trizio di Nardo , fopra i Giornali di M. Matteo
Spinelli di Gwvenazzo ; nel VII. DiQert azione del
Si^. Marcello Franciarint fopra l'antica Città ^
Iguvio j oggi Gul.'bio j v' ha eziandio un' Elegia
Latina del Sig. Ignazio Maria Como , Patrizio
Napoletano , in lode del noftro Propofto . Nel
Tomo Vili, fono dirette al Muratori k annota-
zioni Critiche del Sig. Tafuri fuddetto /opra le
Croniche di M. Antonello Coniger Lcccefe ; nel
Tomo IX. Lettera del Sig. Dottor Ferdinando Ga-
fparoni Modcnefe , contenente alcune Ofjcrvaziom
Tifiche e Geometriche y fìccome Efpofiizione , ovvero
Difior fo del Magnifico Mefjer Lodovico Ca/lelvetro
fopra la prima Canzone del Petrarca^ indiritto al
nortro Propofto dal Dottor Girolamo BarugàJdL
Arciprete di Cento ; nel Tomo XIX. Diflcrtazio-
ne del Sign. Cavaliere Lorenzo Guazzzfii fopra uri
antica licriziune Etrufca trovata , in Arezzo y
nel XXXI. Notizie I/ioric/x della Città di Jefit^ e
de' fuoi Uomini Illufiri ^ del Sig. Giam-Batifta de'
Magnani; nel Tomo XXXTII. fi legge unA Let-
tera del Signor Canonico Gian-Domenico Berteli
fopra alcuni Monumenti Aquilejefi fioperti nel
1745. nella Patriarcal Chic fa d' Aquileja . Fra gli
Opufcoli pofcia Filofofici del Sig. D. Tommafo
^Campailla di Modica in Sicilia vien da elfo in-
dirizzato al Muratori \ìViRngicmimrr>'o intorno alla
J^cnte Umana delufa a fentn'e e giudicar pazza"
X 3 men-^
^i6 Vita di Lodovico
iìjente né' Sogni . Dal P.Girolamo Lagomarfini
della Compagnia di Gesù gli fu pure dedicato , He-
come abbbiam altrove avvertito , il Tomo I. de
Scriptis invita Minerva , di Monfig. Anton Marm
Graziarli ; dal Cavalier Antonio Vailisnieri un fuo
Rifcontro di un ejìratto d' Offervazìont Fi/ico-Me-
diche ; e dal Cav. Antonio Filippo i^dami , fot^
to il nome òix Accademico Apatijìa , gli furono in"
dirizzati / Canti Biblici , ed altri Salmi della
Scrittura con i Treni di Geremia , efpofli in Ver-
fi Tofcani , Fu in oltre dedicato dal Sig. Giam'
Batifta Pafquali al noilro Propofto il Tomo V.
de gli Opufcoli inferiti ne gli Atti di Lipfia , ed
a lui pure indiritta la Prclufione de i Pregi della
Jjingua Greca dall' Abate Giufeppe Pecci . Anche
il P. D. Gian-Grifortomo Scarfò Dottor Bafiliano
dedicò al noftro Propoflo Canticum Canticoriim
Salomonis jambicis dimetris exprcjfum , fìccome due
Elegie Latine . Gli furono pure indirizzate due
F>iffertazioni y l' una fopra un Diploma di Lodo-
vico Pio ^ dal Sig, Criftoforo Guglielmo Francefco
Walchio j e l'altra dal Sig. Gio. Giorgio' A Itmann
fopra un antico Marmo. Chi poi voleffe unirtut^
te le Compofìzioni Poetiche fatte in lode del Mu-
ratori vivente , verrebbe a formar un non piccio-
lo volume j avendo non pochi de' migliori Poeti
fatto a gara per dimolìrargli la iHoia die di lui
•aveano , /''^''. ,:' '
Per conto poi delle Accademie j allfe quali fu
afcritto il noftro Propofto , fono a mia notizia le
feguenti : L' Arcadia , in cui ebbe il nome di Leu-
coto Gateate ; e la Quirina di Roma \ V Accade-
mia vecchia Fiorentina ^\a Società Colombaria , e
la Crufca di Firenze ; h. Società Reale, di Lon-
dra i 1' Accadeniia de gH ylnimofi di Venezia , 1'
Antonio Muratori. 52^
Etrufca di Cortona , de i Compojìi e de' Ricovraù
di Padova ; de' GeL^ti di Bologna ; de gli Innomi-
nati di Bv3.;àé' Di ljo»0nti di Modena ; òt'' Peri-
colanti Pelorìtani di MeiTina ; de gli Eremi e del
Buon Gufio di Palermo ; de gli yljjorditt d' Urbi-
no ; de gli Incitati di F<)en7a y de i FUcrgiti di
Forlì ; de i Reformati di Cefena ; de i Fluttuanti
del Finale ; e la i'ofic/à Albrizziana di Venezia ^
QueiF ultima gli decretò nel 1729. l'onore della
Medaglia', che fu pofcia coniata in argento nelT
Anno fuffeguente, e trasmeflagli dall' Ab. Arrigo
Conte di Collalto Prefidente d'efla Società . Da
una parte della Medaglia fi vedeva l'effigie del
Muratori con querte parole all'intorno, Ludov.
Ant. Muratori nat. A. 1672. Mutina Ser.D.Bi-
ùlioth. e dall'altra comparivano fulla mano deftra
due Linee paralelle con quello motto, Fidelis Fi-
deli , e fulla finillra era fcolpito un dirupo di ma-
cigno con fopra queft' altro motto , Frangenti pre-
tiofa dabit : imprefa del 'viuratori; e nel contor-
no era fcritto , Literar. Societatisq. viventi optime
merito Academico XII. Kal. Aug. A. VL Fu po-
fcia dato alle llampe il dilegno di ella Mcdiìgìta-
infieme col Decreto della Società , colla Lettera
dell'Abate di Collalto, e la Rifpolla fattagli dal
noftro Propofto. Anche la Società Colombaria di
Firenze fece T onore al A'Iuratori , alcuni mefi pri-
ma che manealfe , di dedicarne "il Ritratto in tela ,
o fia di riporlo nel fuo Mufeo fra quello d'altri
Socj fuoi più illuftri e benemeriti . EfìTendo poi
giunta a. MclTina la nuova della morte di lui y
queir Accademia de i Pericolanti Peloritani , che
il confiderava ccane fuo Confondisi cne , per averie
proccurata l'aggregazione a quella , 'He J D- Tonanti
di Modena"^ pensò torto ad onoraiut' h akmàxìz
X 4 4oa
3 28 Vita di Lodovico
ccm una foJenne e ftraordinaria Adunanza . F^*
quefra tenuta nella gran Sala Senatoria di quel!*
Città adì 17. di Settembre del 1750. con una nu"
merofa e fioritifTima udienza, e per maggior de-
coraiion della Funzione fu cantato in niufica un
Componimento Drammatico intitolato : X' Italia
confortata ndV Jlpoteofi di Lamindo Pritanio , che
fu anche fatto pubblico colle lìampe , e indiriz-
zato alla noftra Accademia . Si diftinfero pure nel
dì 28. dello ftefTo mefe i Signori Accademici del
Buon Gufto di Palermo nel celebrare le lodi del
noftro Propodo con altra fimile Funzione , alla
quale intervennero in gran numero e Nobili e
Letterati . Nel luogo dell' Adunanza ftava efpofto
il Ritratto del defunto loro Collega , adornato d'
una Ghirlanda di fiori , con adattata Ifcrizione
fotto , e con quattro torcie accefe davanti . L*
Grazion funebre fu comporta e recitata con ap-
plaufo univerfale dall' erudito Barone D. j^goflino
Forno ^ e pofcia Campata in quella Citta colla da-
ta di Modena nel 1751. E così dove erano ftatii
maggiori contradittori del Muratori per conto del
Voto Sanguinario , come fi è veduto nel Cap.
delle Controverfie Letterarie al ^. V. egli trovò
dopo morte un numero di gran lunga affai mag-
giore d'encomiatori , che fecero vedere, in quan-
ta ft ima e venerazione foffe il nofre di lui in
quella Città. L'Accademia finalmente de'DilTo-
nanti di Modena nel dì 3. d'Aprile del 1751'
pafsb il medefimo lugubre officio verfo la memo-
ria del noltro Propofio , con efferfi radunata nel-
la gran Sala del Collegio de' Nobili ; ed ivi alla
prefenza del Principe^ Benedetto Filippo Armando
a Erte , feeondogcnito del Duca fuo Protettore
(che la morte troppo inuDaturamente involò nel
di
Antonio Muratori. 32^
dì 16. di Settembre dell'Anno apprefTo ) di tutti
que' Cavalieri , e della maggior parte de' Letterati >
furono recitate le lodi del defunto con molti Com-»
ponimenti Poetici , con Oraiion funebre , e con
Cantata in mufica allufiva allo fteflb argomento .
E quefte fono le notizie , che io debolmente ho
faputo acco77ar infieme intorno alle azioni ed al-
la Letteratura del Propofto Lodovico Antonio Mu-
ratori mio Zio Materno . Ma più che in quefte ,
viverà la fua memoria nel Morido nelle molte ed
utili Opere da lui date alla luce, e ne' gran bene-
fizi fatti alla Città di N'odena . Intanto per ren-
dere facile a i Lettori il faper quali e quante fieno
(late l'Opere ch'agli ha comporto , fé ne darà
qui fotto il Catalogo fecondo l' ordine delle loro
Edizioni .
CXf
33°
CATALOGO
DELT.' Opere del Proposto
LODOVICO ANTONIO MURATORI.
A Necdota Latina ^c.Tomusl. Mediolani 1^97.
in 4.Tomus IL Ibidem ló^S.Tomus III.
& IV. Patavii 1713.
Vita e Rime di Carlo Maria Maggi . In Milano
1700. Tomi V. in 12.
I primi Dife^ni della Repubblica Letteraria d^ Ita-
lia , rubati al fegreto e donati alla curiofuà de
gli altri Eruditi da Lamindo Pritanio . In Na-
poli (Venezia) 1705. in 8. pagg. g6.
Prole gomena ad veritatis & pacis amante s , prse-
miffa Operi , cui titulus : Elucidatio Augujìinia-
na de divina Gratia doBrinx&LC.Qoìomxi'jO'^,
in 4.
Della Perfetta Pocjia Italiana. Tomi II. in Mo-
dena 1706. in 4. e pofcia in Venezia nel 1723.
colle Note critiche dell' Ab. Anton Maria Sal-
vini , ed ultimamente in Venezia 1' Anno
Introduzione alle Paci private &c in Modena
1708 in 8.
Rifleffìoni fopra il Buon Gujìo intorno le Scienze ,
e le Arti ^ Jotto nome di Lam indo Pritanio . In
Venezia 1708. in 12. Furono pofcia riftampate
infieme colla Parte II. in Colonia ( Napoli )
nell'Anno 1715. in 4. e di nuovo in Venezia
ne
Antoni o M UR ATORT. 531
ne gli Anni 1716. t-Jz^. 1742. 1751. 1752.
1755. in due Tomi in 12.
Ojjervnzioni [opra 'una Lettera hititclata : II Do-
minio temporale della Sede Apoftolica fopra la
Città di Comacchio . In Modena 1708. fol. e
in Francfort 1713. Tradotto in Franzefe all'
Haja , 1710.
Anecdota Gìwra &:c. Patavii 170^. in. 4.
V Articolo XIII. del Tomo V.AtV Giornale de*
.Letterati ò! Italia , in cui fi da 1' Eftratto de i
Verft e Profe , ficcome del Teatro di Pier Ja-
copo Martelli .
Supplica di Rinaldo J. "Duca di Modena alla S.
Ccf. Mae Ila di Giufeppe L Imperadore , per le
Controverfie di Comacchio . In Modena 17 IO.
fol. e pofcia in Francfort nel 171?.
Quejìioyii Comacchicfi . In Modena 171 1- fol. e di-
poi in Francfort nel 17 13.
Vita e Rime di Francefco Petrarca &c. In Mode-
na 171 1. in 4. e pofcia in Venezia nel 1727,
ed ultimamente in Venezia nel 1741.
Vita del P. Pàolo Sé gneri J umore ^ ed Eferciy Spi'
tuali fecondo il metodo del mede fimo Padrc^ ,
Tomi IL in 8. In Modena 1720. Quefte due
Operette fono ftate riftampate piìi volte iti
Venezia, e l'ultima di qucfl:(^ Edizioni feguì
nel \7^ì-'
piena Efpofizione de i Dirìti Imperiali ed EJìen^
fi fopra la Città di Comacchio , In Modena
171 2, fól. Tradotta in Franzefe fu fìampata in
Utrecht nel 17 13, in 4,
Governo- della Pejìe Politico^ Medico ^ ed Ecclefia-
Jìico . In Modena 1714. in 8. e di nuovo nel
172 1. colla Relazion della Pefle di Mar fi-
glia . Fu rilbmpato eziandio in Milano , Ta^
rino,
332 Vita di Lodovico
. rino , Brefcia , e Pefaro in occafion di detta
Pejìe ; e molte altre Edizioni ne fono fiate
fatte in occafion di quella di MefTina . Le pri-
me due Parti di quefto Trattato furono tradot-
te in Inglefc , e flampate a Londra .
De Ingcniorum Moderatione in Religioni^ tìegotìe
fub Laminai Pritanii nomine . Parifiis 17 14. in
4. Colonise 1715. mox Francofurti ijió. in 8.
deinde Verona? , denique Venetiis , Annis 1721.
1727. 1741. 1752.
AnttcbiTa EJìenfi . Par. L in Modena 1717. fol.
Par. IL 1740.
"Difamina ài una Scrittura intitolata : Rifpofta a
varie Scritture m propofito delia Controverfia
di Comacchio. In Modena 1720. fol.
Tìella Carità Crijìiana , in quanto cjja è Amore del
Froffìmo. In Modena 1723. in 4. pnfcia più
volte in Venezia, l'ultima delle quali Edizioni
fu fatta nel 175 1. Quefto Trattato tradotto in
Franzefe fu flampato in Parigi nel 1745. in
Tomi II. in 12.
Rerum Italicarum Scriptores &c. Voli. XXVII.
fol. ab Anno 1723. ufque ad Annum 1758.
Mediolani . Prodiit alter Tomus Anno 1751.
& alterum expe6\.ìmus cum Indice generali .
Vita , ed Opere Critiche di Lodovico Cajìclvetro .
In Lione (Milano) 1727. in 4.
Motivi di credere tuttavia afcofo , e non ifcoperto
in Pavia r Anno 1695. il facro Corpo di S . A go-
jìino . In Trento ( LucCa ) 1750. in 4.
La Filofofia Morale &c. in Verona 1735. in 411
pofcia in Napoli 1757. in Milano, e ultima-
mente in Venezia 1754. in 8.
Primo Efame deW eloquenza Italiana di Monfig.
F«ntanini, fenia il Juogo della flampa, 1737'
Fu
Antonio MuR A TOR r. 335
Fu riftampato in Rovereto ( V^enezia ) con qual-
che Aggiunta nel 17^9- ntlla RiìccoUrt intito-
lata : Èl'ami di varj Autori (opra il fuddette
Libro del Fontanini .
De Paradifo &Lc.. adverfus Thomae Burneti librum
De Jhtu mortuoYum . Verona? 173B. in 4. &
Venetii^ i755- i" ^•
Antiqui tates Itahcx medii avi &c. Tomi VI.
foJ. Mediolani ab Anno 1738. ad Annum
^743-
Vita di Alexandre Taffonì . In Modena 1739. in
8. ed in Vene7Ìa avanti il Poema dello ileflo
Taffoni , intitolato : La Secchia rapita . Fu ac-
crefciuta quciia Vita dall' Autore , e di nuovo
Campata in Mcdtna nel 1744. avanti lo ftef-
fo Poema in 4. ed in 8. e pofcia in Vene2Ìa
nel 1747. in 8.
Novus Thefaurus rcterum Infcriptionum . Tomi
IV. fol. Mediolani ab Anno 1739. ad i743«
De Superjiitione vitanda , fub nomine Antont't Lam-
pridii . Mediolani (Venetiis ) 1742. in 4.
De i difetti della Giuri (pudenda . In Venezia
1742. fol. in Napoli in 4. e in Trento iìTlir
e di nuovo in Venezia 1743. in 8.
Epijiola fub vcm'mtFerdivandiValdcfti^ five Ap"
pendix ad Librum Antonii Lampridii de Super-
Jìitione vitanda . Mediolani (Venetiis) 1745»
in 4.
Il Criftianefimo felice nelle Mijjìoni de : Padri
della Compagnia di Gesù nel Fara^uat . Pr^r. L
in Venezia 1743. in 4. e la Par. II. nel 1749.
e di nuovo nel 1752. in 8. V' I. 2. e 1.^ Par»
I. tindotta in Franzefe , e ft^mpata a Pa;igi
nel 1754.
Annali d' Italia dal principio deW Era CYifiiana
f.m
354 Vita DI Lodovico
fino aW Anno 1749. Tomi XII. in 4. In Mi-
lano (Venezia) d.iil'Anno 1744. al 1749. in
Roma dipoi in Tomi XXIV. in 8. colle Prefa-
zioni Critiche del P. Giufeppe Catalani dell' Ora*
torio di S. Girolamo della Carità; in Napoli,
e di nuovo nell'anno 1759. in Milano ( Vene-
zia ) in Tomi XVII. in 8. Sono ft^ti tradot-
ti in Tedefco , e ftampati in Lipfia.
Delle Forze ckW] intendimento umano _ , o fìa //
Pirronismo confutato . In Venezia 1745. ^^
8. pofcia nel 1748 ; ed ultimamente l'anno
i756f
Della Forza della Fantafia . In Venezia 1745.
in 8. e di nuovo collo ftefl'o Anno .
Lufitana Ecdcftie Religio in adminijlrando Poeniten-
tia Sacramento. Mutinss 1747. in 4.
Della Regolata Divozione de^ Crijìiant , fotto
nome di Lamivdo Pritanio . In Venezia
1747. in 8. ed ivi pofcia nel 174B. e
1752. in 12. In Firenze, e in Trento 1749.
e due volte in Napoli colla data di Trento
in 12.
Vita di Benedetto Ciaccbini . In Padova 1747»
in 8. e tradotta in Latino in Venezia nel
^75 5 j ^ ^' nuovo in Padova nel 175^.
Liturpia Romana vetus . Tomi II. fol. Venetiis
Rijpojìn fotto nome di Lam.vdo Pritanio ad una
Lettera dell' Eminentifs. Stg. Cardinale Querini
intorno alla diminuzione delle Fejle nella Raccolta
delle Scritture concernenti quello argomento ,
fìampata in Lucca nel 1748. ed ivi riflampa-
ta l'anno 1752.
De Ncevis in Religionem incur; enti bus , fi ve Apo-
logia Epijiola a San^ifs, D. N. Benedico XIV.
Pon-
A NTO NIO MUR A TOR r. 335
Pontifice Maximo ad Epifcopum Augujìanum .
Lucae 1749. in 8.
Tklla Pubblica Felicità , oggetto de i buoni Principi .
Lucca (Venezia) 1749. in 8. e veramente in
Lucca nello ftefTo anno .
Dcir infigne Tavola di Bronzo [penante a i Fan-
ciulli e Fanciulle Alimentar) di Trajano Augu-
Jlo neir Italia , difjottcrrata nel Territorio di
Piacenza F Anno 1747. ^^ Firenze 1749. in
8. e di nuovo nella Par. IL delle Simbole del
Propofto Anton-Francefco Gori .
Opufcoli del Muratori , Campati fra
le Opere d'altri Autori .
Vita di Carlo Maria Maggi , e di Francefco di Le-
mene ^ fono nel Tomo I. delle Vite de gli Arca-
di . In Roma 1708. La feconda fu tradotta in
Latino dal Chiarifs. Dottor Gio. Lami, e Cam-
pata nel Tomo IL intitolato : Mirabilia
Italorum Eruditione prafìantium . Florentiac_
.^747- . . ..
Vita Caroli S'gonii . E' flampata in fronte al
Tomo I. delle fue Opere dell' Edizion di Mi-
lano nei 1792.
Vita del Marche/e Gian Giofejfo Orfi . In Modena
1735. in 8. e di nuovo nel Tomo IL delle
fue Opere. E fìata riftanpata ancora nel To-
mo XI. de gli Opufcoli del P. Calogerà .
DiJJertazione [opra mi Ifcrizione ritrovata nella
Città di Spello . Nel Tomo fuddetto de gli
Opufcoli Calogeri a ni .
Differtazione [opra /' Afcia Sepolcrale . In Roma
1738. nel Tomo IL de i Saggi di Dijjcrtazio-
ni
33<^ Vita DI Lodo VICO
ni dell* jiccademia Etrufca di Cortona .
Vita Raynaldi I. Duc'ts Mutìn£ BiLC Inter Mc-
moraùilia Italorum Lamii , Tom. I. Fiorenti^"
Vita Ftancifci Torti . Praemiffa ejusdem Opcribus ,
Venetiis editis Anno 1745. & denuo recufis
Anno 1753.
Dijjertazions fopra un' Ifcrizione fpettante alla
Città di Frejus in Provenza . Nel Tomo
XXXI. de gli Opufcoli Calogeriani . 1744.
Dijfertazione fopra i Servi e Liberti antichi. Fu
Campata nel Tomo I. delle Memorie della So-
cietà Colombaria di Firenze. 1747.
Placitum Ravenna apud Claffem habitum a Sylve-
jìro IL P. M. & Ottone III. Auguflo , & a
Muratorio illuftratum . In Voi. V.Symb. Go-
rian. Florentise 1747.
Lettere del Muratori, ftampate fe-
parataraente, o inferite ne' Li-
bri d'altri Autori.
Lettera a i generofi e corte fi Letterati d! Italia , in
4. ma fenza data. In Venezia 1705.
Lettera in difefa del Marchefe Giovan Giofcffo
Orft ^ e di un paflb ày Lucano. Bologna 1707.
e pofcia in Modena 1735. fra le Lettere di
diverfi Autori in ptopofito delle Confider azioni
dello fteffo Cavaliere fopra il Libro intitolato:
La maniere de bien tenfer &c.
lEpiJìola ad Joannem Albertum Fabricium , /cripta
Mutine Id. Ociobris 1709. Vel commentarium
de Vita & Scriptis Joan. Alb. Fabricti edi-
tum ab Herm. Sam. Reimario Hambur§i 17^7»
Anto NTO Muratori. 557
Epìjìola ad CI. V. Codefridum Gu/Uelmum Lei-
bnitium de connexiom Bninfutcenfis famd/a rum
Ejìcnfi . Editj in Tom. III. Scriptorum Brun-
fuiccnfia illuftyant'ium ejusc^cm Leibnitii .
Lettera fotto nome di Lrimnido Pntanio ad uno
de ^li j^iifori del Giornale d' Italia . Modena
1716. E' (tata ridampnra nella Prefazione alT
ultima Edizione dell'Opera de Insevi orum Mo-
derationc ^ fatta in Venezia ne! 1752.
Epijiola nd CI. J/. Johnnnem B'^ptijìam Davinium
de Potu vini <al''di . Murinaf 1720. & 1725.
inier tju«;dtm Dàvinii Traclatiim de eodem ar-
gumtnto .
Lettera air Illu/ìriffimo Signor ^poftolo Zcns &c.
intorno alle cagioni della dimora di Torquato Tuf-
fo in S. Anna di Ferrara. E' ftampata nel
Tnm:^. X. de"' O-^ere del TAffo dell' Edizion
cominciata in Venezia nel 1752.
Votum Ludov'C Anton!' JViif'atur/i circa Differta
tioncm de Jcjunio cum e fu cam'um conjunpendo-
ab Alexandre M.imegati') cXararnm . Ex^a'. in
Libello, cui titulus: Gru-i-z'o del dott''tJmo ^d_
eruditiTs. St^no'^- Dottora e P-'-nf^nlìo I' '>oi:<ico Anto^
Tito Muratori intorno la Dijjcrtazione latina de
Jejunio ^^c. impitifo Parms i7>7'
Lettera al Sipnor Conte Ferdinando Scotti fop-^T la
Comunron nella MefTa , fotto il dì 8. Sttrem-
brt- lyo"?. E' ihmpara con altre Lettere fulJo
fttfio argomento , ma fenza il luogo della
ftampa .
Lettera al Signor Conte Giuseppe Maria Imùona-
ti , in lode del S'Pnor Abate Francefilo Punccl'
li M'ianefc ^ celebre Poeta. E' impi^fa j^^'^aatl-
le Rime di elfo PuriceUi lìaropaw io \4l!?*no.
Lettera al Signor Abate Angiol Maria Bmdtn'' fo^
y prò,
538 Vita DI Lodovico
praj V ObdifcQ di Campo Marzo , fatto fcoprire
dal regnante Sommo Pontefice . Si legge dopo la
DifTertazione fopra il medefimoObelifco, [ìam-
pata in Roma nell' Anno 1750. dallo Ikflb
Bandini .
Lettere due al Signor Ciufeppe Pecci . Sono im-
prefle avanti la Prolufione d'effe Pecci fopra i
Pregi della Lingua Greca ^ riltampatain Napo-
li nel 174;?.
Molte altre Lettere del Muratori fi veggono in altri
Libri ; ma fìccome pubblicate per lo più fenza
fua faputa , econrtnenti folamente lodi de i lo-
ro Autori, così fi tralafcia di darne contezza.
Opere Poitume.
De i Pregi deW Eloquenza Popolare . in 8. Vene-
zia 1750. e in Napoli colie Poefie del Mura-
tori già ftmapate .
DiJJertcfZ'on/ /opra le antichità Italiane &c. Tomi
III. in 4. Milano (Venezia) 1751.6 pofcia in
Roma e m Napoli 1755-
Opere Inedite.
Differtat/o de Barometri depreffìone . Ad Rever.
Patr. Bachinium.
Pancgyricus Ludovico XLV. Chrijìianifjimo G alita-'
rum Regi .
Sette DiJJcrtatieni .Accademiche fopra varj argo-
menti , recitate dal Muratori in Modena prima
di portarfi a Milano .
Dijjertatio de Graca Lingua ufu& prafiantia , Ad
Nobilifs. V. Gibertuni Borromscum infcripta An-
no 1Ò93.
Vif
Antonio Muratori. 359
Dìffertatio de primis Chrijìianonim Ecclefìis , An"
no i<594. exarata, & illuftri Prcefuli Antonio
Felici Marfìlio dicata .
Dijj'crtatio defacramm Bafilìcarum apud Chrifiia'
nos origine & appellai ione .^ Anno 1709. literis
confignata .
Lezioni dilFilofofia Morale per ijìruzione di un Prin-
cipe .
Sette Difcorfi fpettanti a gli Ecclefiaflici , recitati
in occafio-iic de gli Efercizj fpiritunli .
Difcorfi delle Novene del Natale per gli Anni iji%.
e 1719.
Dijfertatio de Codice Carolino , five de novo Le-
gum Codice infiitiicndo . Ad Auguftiffimum Caro-
lum VI. Imperatorem .
DiJJertazione [opra un antico Documento del Mona-
fiero deir Avellana .
Ejpofizione del Pater nofter .
Parafrafi de'' Salmi , ma non compiuta .
Let tera fcritta in nome d' una Signora Inglefe Cat-
tolica ad un Inglefe Protefiante fuo Congiunto .
Rifpofia feconda aW Erninentiffimo Queri?ii intor-
no alla Dimitìuzion delle Fefie .
Varie Poe/te , tanto Italiane che Latine .
AP-
54»
APPENDICE
DE' DOCUMENTI CITATI
NELLA VITA DEL MURATORI, j
Numero Primo.
Lettera di Moìifig. j^titonio Felice Marfiglì
al Muratori .
HO letto , e riletto non folamente con guflo
e profitto , ma con ammirazione la foda
e dotta Dinfertazione de primis Chrijìianorum
Ecdeftis &c. da lei compofìa , ed a me così
^^ corteiemente indirizzata , che il Sig. March.
„ Orfi fi compiace di farmi avere . Io non faprei ,
j, come fi fofle potuto trattar meglio una fimil
j, materia, che non è delle più trite, ancoraché
„ fìa delle agitate co' Novatori . Vi trovo pratica
„ de gli Autori più fcelti , vi trovo Critica chia-
j, ra , ordinata, e profonda, cognizione univerfa-
,) le delle controverfie addimoftrata in varie con-
„ giunture , pofl'eflb di Cronologia , maneggio del-
„ la Lingua Greca , e Latinità del tutto propria ;
„ ed in fomma vi è quanto fi richiede per far
„ comprendere , che chi fcrive intende fomma-
„ mente . Ella ha faputo in età giovanile com-
5, parire da provetto , ed alla prima ha operato
„ da Maefiiro . Non pretendo di pagare le mie
„ obbligazioni con lodi e con eiagerazioni ; ef-
55 fendo ficuro , che chiunque vedrà la fatica , giù.
di'
Appendice. 541
5) Niellerà, che le mie efprenTioni fono più aceo-
„ modate alla di lei modeftia , che al di lei me-
5, rito . Vorrei bene , eh' ella ii contentaflTe di
ulteriormente obbligarmi col difporre da qui
avanti di tutto me fteffo nelle congiunture di
fervirla , afficurandola , che io non mancherò
di attenzione per perfuaderla quanto io voglia
9) effere Tempre &c.
Bologna 26. Agofto 1594.
N u M. II.
Lettera del Muratori al Conte Gian-Francefco
Bergami , Minijìro di Rinaldo I. Duca
di Modena in Milano .
,, Tn\ Opo tante grazie, che mi prepara il Se-
Ì5) _L^ renifs. Padrone condotto dalla fua natu-
5, rale generofìtà , non da verun merito mio,
5, potrà parer temerità lo fperarne , nonché il ri-
•5j chiederne dell'altre. Tuttavia fupplico ardita-
i5) mente V. S. Illuftrifs. a voler eflere il media^-;^
;» tore per intercedermi di! S. A. S. il compimen-
' 5) to di sì fegnalati favori .
I „ Ciòconfifte prima neir impetrarmi il tempo,
J5, che le ho detto effermi affolutamente neceffario
!» per dar fedo ad alcuni miei interefTì, ed impe-
jj, gni contratti in quefta Città , come per efempio
}, alla (lampa delle Opere , e Vita del Maggi .
! 5, Secondariamente io protefto di voler confe-
), crarmi al fervigio di S. A. S. e quivi impiegar
5, tutto mefteffo, ove farò creduto abile . Manel-
5> l9 fleffo tempo non pofTo negare , che avendo-
» mi fempre portato il genio alla cultura de gli
Y 5 Studj
342 Appendice.
„ Studi eruditi, efpexialmente dell' Erudizione fa-
„ era, io mi ftimerei infeiiciffimo, fé dove(fe man-
„ carmi comodità di foddisfare a quefta mia one-
,, fta pafTione . Perciò ficcome fpero , che facilmen-
,, te fi compatirà quella mia gagliarda inclinazio-
)) ne , così voglio ancora farmi a Iperare , che me
„ ne farà benignamente accordato il rimedio .
„ Per ultimo io facrificherò volentieri al mio
„ Principe tutti i riguardi miei proprj , e non if-
degnerb qualfifìa ufizio in Corte ; ma perchè un
di quelli riguardi può eziandio toccar la gloria
di S. A. S. per quefta ragione mi fo animo per
accennarlo . Dico adunque , che finora io ho fer-
vilo alla Città di Milano con un titolo deco-
rofo , e proprio d' uno , che fa la figura di Let-
terato , benché noi lìa ; e la qualità di Bibhote-
cariomi ha fatto conofcere a gli eruditi sì Ita-
liani, come Oltramontani; onde il cangiar ora
carattere parerebbe ancor poco gloriofo per S. A.S.
in onore di cui rifulta la riputazione, e fama
de i fuoi Servitori . E ciò molto più fi verifi-
cherebbe , fé io averti a continuar la flampa de' mi-
ei fcarabotti ; poiché in tal congiuntura torne-
rebbe anche a gloria del Principe, ch'io in (uà
Corte facefTì , benché poca , figura di Lettera-
to, quando per altro so che non mancherei al
„ principale Ufizio, chcmi s' imponeHe . Può ef-
„ fere che la mia amibizione non fi fpieghi abba-
,, ftanza , e eh' io fcioccamente mi lufinghi di po-
„ ter far onore a S. A.S. in quefio meQiere ; ma
j, V. S. llluflrifs. intenderà quanto bada i miei
„ umilifTimi defiderj , e nello fìeffo tempo li fcu-
„ fera. Quando però il voler favorire me dovefle
„ farfi con pregiudizio , o difpiacere del terzo , maf-
„ firaampnte fé qirefti foife amico mio^ rinuncio
,5 di
Appendice. 345
„ di buona voglia alle fperanze da me fondate fuUa
„ coliante generofità del Sereni fs. Padrone tutto ri-
„ volto a caricarmi di grazie.
„ Io prego divotamenre V. S. Illuftrifs. a degnar-
„ fi di partecipar con tutta la riverenza pofTibile ,
„ e nella guifa che le parrà più convenevole queftì
„ mici arditilfimi lentimenti alla Corte , rairegnan-
„ do a S. A. S. il mio profondo ri fpetto. Con che ba-
„ dandole ora le mani, mi confermo con tutto lo fpi-
„ rito
Di V.S. Illuftrifs.
Di Cafa IO. Marzo 1700»
N u M . III.
Rifpojìa dì MonftP. Francefco Bianchini al
Muratori fui propofito della Repubblica
Letteraria del Pritanio .
„ T A Lettera di V. S. IlIuftrilTima in data
„ 1 é delli 31. Gennaio refami oggi dall' ordina-
„ no corriere dello Stato Ecclefiallico affieme coiT^
5, i fogli manofcritti dtlle Rifìefrioni fopra i' Idea
„ delia nuova Accademia pubblicata inittampada
5, Lammdo Pritanio , mi ha apportato , oltre la
5, confueta confolazione , che fempre mi arreca-
], no i di lei benigniffimi caratteri , ancora un
)} contento particolare per le notizie contenute
5, dell' accennata Accad(.mia : fopra di cui ben-
5, che tìamo di parere alquanto diverfo (per quel-
5, lo ch'io poffo Icorgere) nondimeno mi è ca-
„ ridìmo r intendere ciò , cheavvifa. Per dirle il
„ vero, io redii foprafatto alquanto, quando rice-
9) vei primieramente dalla polla di Venezia nel paf-
¥4 5, fato
344 ApfEND ICE.
„ fato Autunno del 1704.6 nuovamente nel Gen-
i, naio di quelV Anno per la porta del Papa que'
„ fogli imprefli da Lamindo Pritanio ( nome che
„ fni arrivò nuovo, né ho mai faputo a fchi ri-
„ ferirlo); e molto più foprafatto ri ma fi , quan-
,1 do vidi , eflere ftampato il mio nome tra i
„ fuppofti Accademici , e dirfi , il contenuto de'
„ fogli e le regole effere pafìTate lotto 1' occhio ,
„ e avere ottenuta l' approvazione da tutti que'
„ medefimi nominati Accademici perciocché effen-
j, do io confapevole di fatto proprio, che non mai
5, era (tato parlato di quella Idea'e Accademia ,
^, né ..he ma: io aveva ptnfHtr, , e molto meno con-
„ ferito, ©deliberato fopraqatfto affare i mi parve
„ llrana confiden7a , e fenra fondamento d: verità
„ o di ragione qutHa di f-^r comparire altrui , eh'
j, io fofTì a parte di cofa totalmente da me igno-
, rata. Ed in vero io n' n ri i fono mai rimoffo
5, da querto fentimtnto , che mi pare affai giuiìo.
„ Da quella aflerzione apporta a me, e dubito
„ ancora ad alcun altro de gli arrollati nel Ca-
„ talogo de' fupporti Accademici ( tra i quali non
„ so come fi prenda l'arbitrio T Inventore di col-
,) locare 1' Emmentirtimo Noris * defunto tanto
„ tempo prima) contro la verità del fatto, e fen-
„ za motivare un minimo cenno a me , e ad alcun
„ altro de' nominati , che ha fatto fimile querela
„ giuftiffima , io non poflc> fare buon pronortico
„ alla inven7ione , né faprei per quefto titolo far
„ applaufo all'Inventore. V. S. Illurtrifl'ima e il
„ P. Eac-
* Così icrive ^3onfignor Bianchini per non aver
fatta riflcffione, che quel Catalogo avea la data
del dì z. d' Aprile 1703. cioè quafi un anno
prima della morte del Cardinal Noris, accaduta
adi 23. Febbraio del ^704.,
Appendice. 545
„ V. Baccbini miei riveriti Padroni, efTendo tan-
„ to amanti delU finceiità , e della ingenua liberta,
„ eh' è propria delle buone Lettere, gradiranno,
5, come io fpero , ch'io candidamente apra loro il
„ mio animo, benché concepifca fentimcnti non
5, del tutto uniformi al di loro parere fopra T ac-
5, cennata Accademia, o Id;a, che 1' Autore vuo-
„ le fpacciare per opera di tanti , che forfè non
„ sveranno parte veruna nella medefima , come
„ prot':.'to , e r aflìcuro di rwn averne io raeno-
„ milfima, anzi di avere avuto difcaro , che fìa
„ (lato porto il mio nome in quel fuppofio cata-
„ logo d'approvatoti .
„ In primo luogo fiamo di fentimento diflìmi-
5, le circa la intensione dell' Inventore per apnro-
„ varia. Amo ancor io , qiMn o o^^ni altro Ita-
„ liano, il vero bene, e la vtrn gloria della no-
„ flra Na2Ìone ; ma difcotao nel (entimtnto o
j, fia Idea dei vero bene e della vera gloria , e
j, nel me27o di pioccurarc l'uno e l'altra. JVli
„ pare , che 1' Inventore dell' Accademia collochi
j, l'uno e l'altra nel comparire ; ed io (ìimo ,
„ che debbafi collocare nelT c(fere . Mi pare an-^
„ Cora , eh' egli voglia cercare con paflTione qucl-
„ lo, che io fon perfuafo doverfi proccuiare fen-
„ za paffione con motivo totalmente differente
3, dal fuo : cioè là dove egli fempre cerca di
3, avanzare se con gli altri Italiani nella opinio-
5, ne altrui , e in c( mpetenza di oltramontani ;
5, io credo , che fenza invidia di queftì , e fenza
„ defiderio dell' applaufo de gli altri , debba riponer-
j, fi nel motivo di foddisfare all' obbligo di uomo,
3, e di Filofofo Criftiano , appreffo il quale non
5i vi è Barbaro, né Scita, ne libero, né fervo . Son
yt perfuafo > che l'obbligo d'uomo mi neccffita a
54'^ Appendice.
,, perfezionare l'intendimento con la verità , eia
„ volontà con le virtù iMuraii : e quellodi Crirtia-
„ nomi ricorda di allevare l' una e l'altra atten-
„ zione al fine (opranàturale , per cuifiamocrea-
5, ti, e redenti. Onde io non poflb acconfentire
„ all' Inventore, cheli debbia entrare in Lega Let-
5, teraria di nazione contro nazione , cioè fenza
„ metafore , in picca d' ingegno con oltramontaT-
„ tani in materia di Lettere, o con oltramarini;
„ o con gli itcìri Indiani e Cinefi , non- più di
„ quello che debbia' entrare la noilra eth con
,, le antecedenti , o con le future. Siano oltramon-
„ tani, o cismontani , delnotlro, o de' partati Se-
,, coli quelli ^he mi am aeln.no di qualche
„ verità, io la ricevo con il medefìmo (entimento
,, di obbligazione e di affetto. Che fé non moftra
„ l'Inventore fine m'^iiorealT Accademia intavo-
„ lata o idtaia prr gloria del nome Italiano ■ io
,, non appruovo quello appalfionato e milto d" amor
„ proprio, e di a ' feizK'ne di comparire con van-
„ faggio fopra l'altre Nazioni: perchè non cre-
„ do, che ciò col^icu'lca il vero bene , e laverà
„ gloria della no'ÀVA Nazione : lafciando ora da
„ parte l'altra quiftione , le gli oltr-imontani da
,, noi, o noi con eli! da gli oltramarini , abi)iano
„ apprefi i primi elementi di quelle poche notizie
„ delle corte nollre Scienze ed Arti umane, perle
5, quali pare, che 1' Inventore voglia fare tanto
„ gonfiare i noftri Italiani .
„ Che fé quell ) Tuo Di legno non tende a fo-
5, mentare la paifinne del comparire , perchè ran-
„ ti titoli di Arconti, A feri t ti , e Candidati tut-
„ ti Italiani? Per me credo, che nelle fcuole di
j, Grammatica fi^no tollerabili quelle gare quad
5, lanotenti tra Romani e Cartaginefi con titoli
,■» di
Appendice. 347
„ di Principe , Pretore , Confole , Dittatore &,c.
„ quando la età tenera non ancora difingannata da'
„ pregiudizi dell' infanzia , e della educazione del-
„ le balie , fi efercita indulgentemente in quelle
,, paflioni meno nocive. Ma che vogliamo ridur-
,, re a pratica di Claffi tra uomini , che profef-
„ (ano di operare con piena ragione , quefte dif-
„ ferenze di gradi e pofti Letterari di puro tito-
„ lo per motivo del noftro operare , mi pare af-
„ fai fredda cofa , e mi fembra quafi uà vo-
„ ler fare da fanciullo ancora ne gli iìudj piìi
3j gravi.
„ Il fentimento comune dell' altre Nazioni an-
„ Cora non ha foggiaciuto pubblicamente a quefta
„ debolezza di amor proprio . Veggo bensì infti-
„ tuite Accademie nazionali appreffo di alcune,
,, ma per fine aliai differente ; cioè o di perfezio-
„ nare la lingua propria, o di aiutare la fua na-
„ zione, e non giammai per metterfi in compe-
„ tenza di elfere lodata quafi unicamente fopra dell'
„ altre : onde ancora ammettono efteri , anzi al-
„ cune di effe hanno luoghi che debbono effere^
„ riempiuti da foreftieri per le medefìme loro Teg-
„ gi . Oltre che il meritare la lode {la in mano
„ di chi opera : ma non 1' efigerla , o 1' ottener-
„ la.
„ Adunque per ciò, che concerne al primo pun-
„ to deli' Intenzione moftrata dair Autore , io non
5, poffo convenire con lui, né fottofcrivermi , né
„ dichiararmi contento di effcre regillrato , o di
„ concorrere tra i luoi Accademici. Averò forfè,
„ e fenza forfè , maggior debolezza della iua ira
,, quella fieffa pafTione , che condanno ; ma pet
„ ora che ferivo a fangue freddo con qualche ri-
,j fielTione alla ragione 3 mi paiecertrunentedido-
M ver-^
548 Appendice.
„ vermi aiìenere di entrare in quefto numero di
3, concorrenti , o di approvatorl .
„ Ma nel fecondo punto della pratica, onde
„ erigere, e mantenere quefta Accademia, aneo-
„ ra quando la intenzione folle raddrizzata , e ten-
,, deffe al Tuo vero fine; io ricnferei , e ricufo pa-
„ rimente d'edere afcritto , e fupplico iftantemen-
„ te V. S. Iliudrifllma , e il Pad. Bacchini noa
„ folamente di non propormi per Configliere , o
„ Segretario, ma di apertamente afficurare chiun-
„ que loro fcrive , o parla fopra di quefto affare ,
„ che io diffento , e non accetto di elfere tenuto
„ per quello che non fono . Conofco la mia eftre-
„ ma incapacità di dare altrui configlio . Molto
„ meno poffo affumere T incarico di darlo aPrin-
„ cipi , o a tutti i Letterati d' Italia . Venero gli
„ uni e gli altri fecondo il loro grado, e cerco
„ ubbidire a' Superiori fecondo lo ihto , in che il
„ Signore mi ha polio ; ma non ambifco temera-
„ riamente diriggerli come Configliere. Anzi fé
„ io folii capace di configliare , direi all' Inven-
„ tore, che uno de gii fcogli principali, in cui
„ credo fia per urtare quefta fua Ideata Accade-
„ mia nel primo fpuntare , fìa quefto medefimo di
„ pretendere , che i Principi entrino a parte di
„ quefto Corpo , e quafi debbiano aver per gra-
„ zia di eflere pregati ad attaccarvifi, come i fo-
5, gli llampati dimoflrano affai chiaramente alla
„ Mi sbrigherò adunque in due parole . O l' In-
„ ventore dice il vero quando flampa di avere già
„ concertate con approvazione di tanti foggetti
„ quelle fue Idee , o dice il falfo . Sediceli falfo,
„ io non tratto con lui; riconofcendo pericolofa e
), pregiudiziale i' amicizia di chiunque non dice il
„ vero.
Appendi ce. ?4p
,, vero . Se dice il vero , trattando egli di Principi »
„ io non entro in conto veruno a parte di quefti af-
„ fari: perchè niun Principe mi ha prefo per con-
,, figliero di nuove Accademie; e iononhotan-
,, to acciecata la fantafia , che mi lufinghi di ef-
,, fere capace di dare configli ai Principi, emol-
,, to meno di entrare a pie pari cosi da me a vo-
„ ler fare con effile parti di direttore.
,, Cercherò di approfittarmi per mio utile par-
„ ticolare , come uno del popolo Italiano , dell' Ope-
j, re che Ilamperanno coteQi Signori Accademici
„ per il bene de' Letterati ; giacche il Catalogo
„ moftra , che ne fìamo tanto abbondanti ; ma non
5, prefterò mai 1' alfenfo di effere annoverato tra
,, gli Afcritti , a i quali incombe il loltenere così
„ alto porto ; e molto più mi afterrò dall' accet-
„ tare di effere Segretario , o Depofìtario di ve-
„ runo atto di un Corpo , in cui non merito d'
„ effere , e non ho tentazione o vocazione in-
„ trinfeca di entrare.
„ Rendo perciò umiliflTime grazie a V. S. lllu-
„ Itriflima , ed al P. Bacchini ambi miei Signo-^,
„ ri del troppo favorevole fentimento , che {han-
„ no per me ; ma altrettanto prego l' uno e 1' al-
„ tro di non credere mai mai , eh' io abbia parte
veruna , né che accetti di averla in adunanza
ìì
„ di sfera tanto fuperiore alla mia &c.
,) Roma li 7. Febbraio 1705.
Mu M.
350 Appendice."
N u M. IV.
Lettera del Signor Bernardo Trevifani Neù.
Veneto ad Antonio Lampridi -, cioè
al Muratori , in propofito della
Repubblica Letteraria .
„ /""^ ON eguale confolazione io ricevo il Tuo
„ v.^ foglio a quella , che V. S. mi confefìTa
,, averla accompagnata nel giugnerle i miei dupli-
„ plicati e da Bologna, e da Milano; poiché il
„ maggior mio contento è che refti contenta , e
„ conofca il mio buon cuore in fervirla , ed il co-
„ raggio che avrò Tempre nel confluire agli av-
„ vantaggi della nobile Idea . Quella Tempre più
„ viene, dal Mondo approvata ; e pofìTo dirle con
„ verità , che ben venti Lettere ebbi queft' ordi-
„ nario toccanti ad un fimil particolare , del quale
j, alcuni ( con mio difpiacere ) mi credono autore ,
5, e tutti almen compartecipe . Di quefle anzi ne
„ invio la copia di una , che fenza (ottofcrizione
„ m'è arrivata da Napoli ; poiché quefta tocca di-
^, verfi particolari , che è bene che le fien noti .
„ Sin' ora fuppongo , che le poflano eflere ar-
5, rivati li fogli fìampati , e quando non le foflero
„ giunti , certamente non potranno molto tarda-
j, re . Mi fpiace folo , che a lei conforme F or-
„ dine che in fue precedenti mi diede , n' ho in-
„ dirizzato fol poche copie, e una buona parte ne
„ ho inviato a Milano, perchè mi correvan così
„ i fuoi comandi. Credo, che quefte tuttavia co-
5, là faranno giunte fìcure , avvegnaché 1' indiriz-
„ zai con il mezzo di un mio corrifpondente di
3, Bergamo , onde può immediate dar l' ordine t
„ che
Appendice. 551
^, che da quella parte ne fieno indirizzate a Ve-
„ nezia e a Padova a que' n-^mi , che ne ha pri-
„ ma inviato; poiché vedendo arrivarne da par-
j, te diverfa remeranno ftorditi , e crederanno La-
„ mindo un Folletto ; come pure ordini , che ne
„ fieno inviate a Roma , perchè da quella parte
9, ceffi il fofpetto , che vengano da Venezia-. Lei
,) ne mandi a Genova , a Modena , ed in qualche
5, altro luogo y ed 10 ne manderò a Firenze , a
„ Napoli , e m altre parti .
„ La ftampa , eh' io ho fatto , V. S. pofcia la
„ deve tol 'erare qual ella fi fia , poiché l'ho diret-
„ ta fecondo r emergenze prefenti , ftcondo lamia
„ idea , e con i riguardi che per me corrono , ai
,, quali è fupplicata di condonar la licenza. Io ho
j, fatto {lampar la Lettera Litina a\ Magliaùechi,
j, lafciando il nome di Gronovio ^ perchè non e'
j, imputino di falfarj , ma mettendoci tuttavia Lei-
„ den . Le Lettere àtW j^bate ^ nelle quali ho fo-
jj lo riformato qualche picciolo termine . La Let-
j, tera dell' Univerfità dì Padova , dicendo però Uni-
„ verfità di N. alla quale ho aggiunto una mia
„ rifpofta , con la quale moffro , che non fia adef-
„ fo intcmpeftivo il propalare il difegno della Re-
,j pubblica , e dico i progreffi , che fé ne fpera ,
„ ed i Soggetti che fi vanno arrolando , con il
j, quale motivo aggiungo i Nomi di quelli, che
5, V. S. in altro tempo mi raccordò; quelli che
5, mi raccorda l'acclufa Lettera , ed alrn eh' ho con-
„ fiderato bene, e giuflo inferirvi . Poi chiudo con
5, il Quaderni, che so faranno graditi .
„ La mia idea è, pochi giorni dopoché faran
„ pubblicati quefii fogli , pubblicare V ^p<lo^ia^
,, la quale immediate farò ftampare ; e che mi pa-
,, re
352 Appendi ce.
re affai propria , né avrei in altro da tafìfarla ,
fé non' che foffe quafi troppo modefta .
„ Indi darò dietro a profeguire , e ci Tara ori-
ginale che batterà ancora per un' altra impreflio-
ne ; poiché farò imprimere in quella terza la
Lettera Latina al Papa ] l'altra Lettera.^ che ra'
inviò mefi fono, quale di moftra la fua buona
difpofizione , l'intimazione a ì Lettori &c. de'
Regolari , e un' altra mia a' Maeftri de i Prin-
cipi e Cavalieri . Per continuare poi bifignerà
provvedere con diffonderfi in altre intimazioni
conformi alli Profelfori eMaeftri d'ogni Artt , e
5, d'ogni Difciplina , per la qual opera V. S. mi fcri-
„ vera fopra di che e(fa vorrà verfare , poiché lopra
„ quello non verfera effa , cercherò io d' applicarmi e
j, fupplire . Edopodi queftocianderemo regolando
„ conforme gli accidenti , eie congiunture .Tut-
„ to però io dico raflegnato alla fua correzione , dal-
s, la quale attenderò metodo in ogni altro pa[fo j
„ effendo &c.
Venezia 14. Marzo 1705.
NuM.
Appendice. 553
N u M. V.
Lettera ài un Letterato dì Napoli al Sig.
Bernardo Trevi/ani .
Napoli 16. Frebbrajo 1705.
IN qucfta Cittì, e in tutto il Regno è ftata
accolta con ogni applaufo V làenàtìÌARepaó-
ùlica Letteraria , di cui non dubito punto , che V.
E. non ne fia confapevolc, come Letterato e
fautore delle Lettere, la qual confiderazionemi
„ muove a nome d' tutti quelli Signori aggrega-
„ ti nella (ìeff^ Accademia a partecipare a V. E»
„ come avendo trasmeffe le noftre Rifleflioni a
„ Roma a Monfig. Bianchini , egli con noftro fom-
„ mo difpiaccre , non folamente non ha voluto ef-
„ fer Dcpojìtario di cofa alcuna , ma efprelTamen-
j, te fi è dichiarato di efferne ignaro , e di non
5, voler faptrne in conto veruno : il che ha reca-
,, to gran maraviglia , n^n folamente a noi , ma
j, anche a i Letterati di Roma , e a tutti quelli
„ d'altre parti d'Italia, i quali da lui hanno ri-
5, portata la mededma rifpolla , rimanendo quafi
„ in folpetto , che l'affare abbia più dtl giocolo,
„ che del ferio . Sapendo però da parte fìcura , che
„ il Sommo Pontefice approva r Idea , e che ne vie-
„ ne grandemente lodata dal Sig. Morofini Amba-
„ fciatore di Venezia; e che il fimile fanno altri
„ Principi d' Italia difporti a promoverla; fi ftima
„ bene d' infinuare a V. E. come a protettor del-
„ le Lettere, ed aggregato nella ftelTa Accademia,
), a degnarfi di dar mano , acciocché fia deputato
» un altro Depofitario più favorevole, e meno ri-
Z 9, trofo:
554 Appendice.
5, trofo: al qual ufizio forfè non farebbe disadatto
5, Mofign. Gioan-Marìa Lancifi Medico di Sua
5, Santità, e Proftlfor pubblico in Roma: paren-
„ deci ancora, che farebbero degni dell' aggrega-
„ zione altri Letterati di quefta Citta, come il
„ Sig. Ciufeppc Valletta^ Giacinto Ct ijìoforo, Cofìaìi-
j, imo Grimaldi , e Vincenzo Gravina , come altre-
„ sì i Signori Gio. Vtgnoli , e Biagio Garofalo ,
j, che foggiornano in Corte di Roma . Qt.ie(ìo fi
:, è creduto neceffario di fuggerire a V. E. accioc-
3, che procuri 1' aggregazione di quefìi Soggetti in-
„ iìgni, ed operi in modo , che fi elegga un nuo-
„ vo Depofitario , il quale abbia più zelo, e mag-
„ gior cuore per maneggiare e favorire un inte-
„ refle, il quale avrà da partorire tanta gloria e
3, utile alle Lettere dell Italia, tanto maggiormen-
„ te , che i Principi della mcdefima fono già in-
5, cimati ad abbracciare Timprefa, e tutti i Let-
5, terati ne fofpirano l'effetto avidamente. Nèri-
j, manendo altro da dire a V. E. con l' animo pieno
5, di fperanza fi dà fine alla prefente .
N u M. VL
Lettera Apologetica indiritta da Lamindo Prirani^
nel 1705. a i genero/i e corte/i Letterati
a Italia .
» T) I u' ancora, eh' egli non fi credeva , ha gua-
„ X dagnato Lamindo Pritanio dalla pubblicaxio-
„ ne de' fuoi benché rozzi Difegni . Quella burla ,
3, che da lui fi filmava innocente, o almeno eoa
5, innocente fine era fiata comporta , per muove-
5, re altrui a proccurar da fennola riformazione,
5, e l'avanzamento delle Lettere in Italia, quel-
li la
Appendice. 3.55
^, la fi è incontrata in perfonc cotanto ferie , ed
^, ha fvegliato sì gran fufurro, che il Tuono delle
5, lor querele è giunto in parte (ino alle di luiorec-
j, chic . L' aver egli con ciò imparato a conofcere
„ meglio fé fleflb , cioè a meglio ravvifare la fua
5, ignoranza , iu prudenza , e temerità 5 1' avere fcor-
„ to , che le burle , tuttoché mnocenti , fonope-
„ ricolofe ; e che a gì' Ingegni deboli il miglior par-
5, tito è quello del tacere : fono frutti , de i quali
3, non ha da effere poco contento 1' animo fuo .
j, Nulladimeno egli non sa peranche indurfi a ta-
„ cere, parendogli, che i fuoi difinganni non fo-
j, lamente gli permettano , ma gli comi^ndino di
„ parlare ancora , almeno per quefta volta . Né
3, vuol egli parlare per lagnarfìdi qualche ingra-
5, titudine del Secolo , quali tutto altro accoglimen-
„ to merifaffe ^ fé non il fuo Dilegno, l'ottima
j, fua volontà di promuovere il bene delle Lette-
5, re. Vuol egli piuttollo implorare la gentilezza de
„ i fuoi Giudici ; vuol pregargli di benignamente af-
), col tare alcune fue umili fcufe ; perchè vorrebbe
5, pure la pace dalla loro equità , o dalla loro
5, clemenza *
5, Egli non ha già il pregio di non errare giammai ;
5, ma lente bensì d' aver quello di bramare d' effere
„ corretto , e di amar chi '1 corregge . Può bensì per
5) ignoranza , e inavvertenza , non può per mala
5j volontà , e a bello ftudio offendere altrui , né è
5, men pronto a confeffare , conofcendogli , i fuoi
„ falli, che a chiederne perdono, e adefiderardi
5, placare quelli che disavvedutamente da lui fr ffero
5, offefi . Il perchè ha egli finalmente dato di piglio
3, alla penna per ammendare in qualche maniera
„ i trafcorfi della fua Ignoranza, oppure della lua
„ temerità . E ora fi rivolge a voi , o gentili e
Zi „ gè-
55^ Appendice.
„ generofi Letterati, per efporvi le fue fcufe, e
„ per francamente fupplicarvi di elitre o cuncedi-
5, tori , o interceiTori di quella giuftizia , e di quel
„ perdono, ch'egli defìdera .
5, Primieramente egli ode dire, che fi condan-
5, naTenerfi propollo per fine della Repubblica Let-
,, teraria la Gloria . Nel che non sa egli , fé fi vo-
„ glia riprovare la Gloria della Nazione, d cui
5, principalmente fi tratta neMogli , o la Gloria
„ particolare, che pub fperarne ogni Letterato,
5, Qtialunque fia l'oggetto dell' altrui cenfura, pò-
„ trebbe il Pritanio nfpondere , che non è tanto
„ da vilipenderfi il defio della Gloria , quando fia
5, virtuofo , come egli Io richiede ; e che gli an-
„ tichi , e moderni Letterati hanno creduto fem-
5, pre lecito di bramarla e cercarla per vie oncfte y
,) e con onefte fatiche. Anziché tal ora chi fi per-
„ fuade di meno curarla , anche allora contra fua
„ voglia ne corre in traccia; e fopratutto, che
„ il defiderar di vedere gloriofa la fua Na7.ione ,
„ merita, non che fcufa , lode. Pure gli balla di
„ pregar chiccheffia di por mente, eh' egli non ha
„ propofto pc- folo fine della Repubblica il confe-
„ guimento deMa Gloria . Altri motivi ha egli
„ accennati ali? p..g. ì2.qua\ì ^ono il profitto o del-
„ la Chic fa , o proprio , ode' pojìeri ^ e li riputazion
,, dclP Italia , t" la beatitHihne di chi fi conjacra allo
y, Jìudio &ct Anzi alla pag. 17. nel Decreto ha egli
,, affai fignifìcato , che il proprio, e foli» fine del-
„ la Confederazione letteraria ha da efiere il l>e-
„ nefizio della Caitolica Religione^ In gloria d' Jta-
„ Ha y e il profitto puhèlico e privata. Nel che fi
„ credeva egli di aver compendiate tutte le ragio-
„ ni, e i giufti fini della Confederazione , cht mai
,, pofTano imiraginarfi, -^principalmente quello di
3; prò-
Appendice. 1557
j, profittar collo ftudio nella FilofofiaCriftiana , e''
5, defiderio e piacere di ritrovare il Vero i benché ai
j, confegui mento della Crirtiana FilF»rofia non fi ri-
„ cKieg^ano molti Libri , e il defiderio, el' amore
„ del Vero talmente s'abbia a fupporre in chi liudia )
„ mentre fenza effe, e fen^a la prontezza di ante-
„ porre il Vero a qualunque altro riguardo , niuno
„ eder poflfa degno del nome di vero Letterato , e per-
5, ciò neceflariamente fi debba (upporre piutt (lo ,
„ che proporre nella divifata Lega . Che fé Laraindo
„ Pritanio oltre a ciò , per animar altrui a quella ono-
„ rata imprefa , ha fatta menzione della Gloria , an-
,, zi ancor della fperanza di crefcere in fortuna , odi
»,, fchivare i morfi della necelTuà , non radi ne' po-
5, veri rtudiofi : ha creduto, che la nobiltà d'altri
„ motivi accennati non deluda la corrpagnia d' altri
j, men nobili , parendigli affai manifefto , che non
„ folo Ci polfa onefiamente, purché m 'deratamea-
„ te, bramar la Gloria, el'accrefcimento , o fol-
j, lievo della fua Fortuna , ma che pur troppo T
„ umana debolezza più da quefti , che da altri più
„ nobili impulfi non ora folo , ma femprenai fia
yy per elTere fpinta allo fiudio , e all' efercizio del-
5, le Lettere, e d'altre illuftri azioni . Laonde chi
„ non (offerì (fé nella gente ftudiofa ancor quefii men
j, lodevoli fini , e maffimamente non trattandofi
„ di ftabilire la divifata Lega in mezzo al rigor
5, de' Chioftri , ma nel fecole , dove o non fi efi-
„ gè , o dee tollerarfi la minor perfezione ; quefti
5, verrebbe innocentemente a bramare di vedere il
5, Mondo quafi fpopolato di Letterati , e farebbe
„ egli {ledo un prodigio , fé onninariiente fofi'e ekn-
3, te da queRi due sì naturali affetti . Nondimeno
y, perchè forfè il Pritanio, ficcome più uomo , cioè
Z 3 „ piìt
558 Appendice.
3, più debole de gli altri , avrà in quefta parte di
;,, foverchio fcoperta la fua vanità , e avrà difavve-
„ dutamente congiunto non neceffarj motivi alle
„ vere , e proprie cagioni di formare la Società
,, Letteraria: egli del fui fallo chiede ora perdono ,
„ e fi contenta, che gliel nieghi , chiunque èaf-
„ fatto fenza fimiglianti difetti .
„ In fecondo luogo dee farfì giullizia a chi nel
„ Catalogo delle perfone, che fi tìngono approva-
„ trici del Decreto , o Difegno di formare la Re-
5, pubblica , non sa trovare una rigorofa ed inti-
5, era fcelta , quale pur fi defidera , e fi coofiglia
„ altrove. Potrebbe il Pritanio candidaroente con-
„ feflTare , che alcuni de' quivi noninati , avvegna-
5, che da lui f)mmamente riveriti, non hanno d'
„ avere a lui obbligazione alcuna per efiervi en^
„ trati . Ma piuttolio gli piace di dire, che quan-
„ do anche mancaìfe a taluno de'regiltrati nel Cata-
„ logo parte de' requ;fiti neceffarj , non gli man-
5, cherà tuttavia né ingegno, né fapere, né otti-
„ ma volontà di promuovere le Lettere . Edique-
„ fla ottima volontà ^ più che altro , fi dee tener
5, cura fui principio per difegnare, e piantiire que-^
,, fta ideata Repubblica ; potendofi pofcia , e doven-
3, dofi , quando foffe (labilità, mettere in ufo il ri-
„ gor convenevole nell'elezione de' Letterati . Sen-^
„ zachè, non ha già egli intefo di determinare i
„ veri Arconti, ciò dovendo appartenere all' autori-
5, tà altrui , e ad un particolare efame , quando un
„ giorno fi diceflTe daddovero ; ma di accennar fo-
,^ lamente chi ha gran merito n^lle Lettere in Ita-
„ Ha , ovvero può farfelo fpezialmente coli' ajutar
„ la formazione di quefia Unione Letteraria . Né
3, mancheranno vie (ove pur fi voglia ) di ammen-
da dar queftc errore , di cui pondinieno , ficcoms
Appendice. 359>
55 dell' avere innocentemente ommeffi altri perfonag~
,, lì meritevoli, egli dimanda perdono a chi per av-
,, ventura volefTe pur farne querela .
,. In terzo luogo dicendofi , che ad akuno difpiace 1*
„ introdurre nella Società, oltre alla diverfità de gli
,, Ordini , i diverfi nomi d'Arconti, e Candidati,
,, quafichè quefti pajano trovati fanciullefchi , ere-
,, liquie della vita menata già nelle Scuole: egli ri-
5, fponde , che forfè potrebbe parere diverfamente ad
„ altri. Imperciocché lafciando (tare gli efempj dell'
„ ufo di sì fatti nomi , e gradi in tante Univerfità , e
,, Accademie , s' induceva egli a credere , che non
j, fofTe affatto da condennarfi queft' ufo nella loro
„ Confederazione. Perciocché, ficcome egli fti-
„ mava ( e tuttavia ftima ) utile , fé non neceffa-
,, rie l'ammettere nella propolla Repubblica qual-
,, che dittinzione di grado fra i Letterati Vetera-
„ ni , e i novizzi ; sì per fegnare il merito de i
3, prirr^i , sì per incitare i fecondi a confeguire l'onor
3, de' primi ■ cc^sì gli parea di poter prendere in
,, preiHio da i Greci , e da i Latini due Nomi
5, non avviliti dall' ufo d'altre Univerfità, e for-
,, temente fignificanti quella difìinzione di grado^
„ fra i Letterati Veterani , eh' egli intendea di
5, proporre . Se male non fonerebbono ( ove fi vo-
,, lelic ammettere la fuddetta difliniione) i nomi
,, òi prrmì j ó\ principali , à\ allievi -, e di principi-
ai unti: perchè foneranno tanto male gli eruditi no-
5, mi À^jìrcovit , e Candidati , che lignificano lo ftef--
s, fo , e hami da fervire per gente erudita ? Contut-
3, tociò s' accorda il Pritanio prontamente colla favia
9, dilicatezza altrui, che né pure ^■^ (offrire l'ombra
,) del ridicolo , edelpueriic in un' Unione , che av-
5, rebbe , fefifaceffe, da effere tanto feria ; ed egli-
3) giudicherà ben fatto l'adoperare altri nomi piùcoti-
Z 4 ve-
^6o Appendice;
9, venevoli per denotare, fé così parrà bene, Icme-
,, defime cofc . Certo fi vuol ben guardare , che
„ l'affettazione, e il fallo non abbiano luogo il-
„ cuno nella formazione di quefta Reppubblici .
„ E quefto fia detto de i difetti fcoperti ne' D.-
, legni della Repubblica, intorno a i quali , e for-
5, fé non fenza qualche ragione , fi faceva a fp?-
„ rare il Pritanio d'incontrar minore feverir'à n;*
„ fuoi Giudici, da che egli, non come perfette,
,, ma come difettofe cofe, avea propofte al Pubbli-
,„ co le fue ofiervazioni , ed avea pregato ciafcu-
„ no di emendarle, effendo effe un abbozzo m-
„ perfetto di un' ottima volontà . Ma poiché han-
„ no favie perfone riconofciuto , che la vaniti del
„ Pritanio avea bi fogno di un fort€ medicanen-
5, to per guarire , egli non faprebbe mai lagnarfi
„ del configlio loro , anzi vuol ringraziarle per la
^ loro pietofa aufierità . Ora paffiamo a gli altri
„ difetti fcoperti nella maniera di pubblicar quelH
3, Difegni.
,, Pare che alcuno moflri di tenere per un de-
„ luto quel]' aver detto nei Fogli, che nrolti Let-
„ terati abbiano approvato il Decreto alila pag. i6.
„ quando niun d' tfli n'era confapcvole, e molto
„ meno aveva acconfentito a cotal cofa . Non Sa
j, già il Pritanio , s'egli vada forte ingannato ;
,, sa bene eh' egli ha finora creduto, che s'abbia a
„ diftmguerre fra il mentire, e il fingere ; per-
j, <;iocchè il primo è ftmpre vizio , e il fecon-
), do può teiere virtù , o almeno non effere atto
^ viziofo. Kè vizio crede egli già , che fia il fin-
„ gere , allorché ciò fi fa fenza voglia , e fenza fine
yi d' ingannare altrui y allorché la finzione non
y, apporta danno, e difonore al prolfimo ; allor-
fi Ghè è fatta per ilcherzo , e burla , e con verifì-*
„ mi-
Appendice. ^6t
„ mllitudine , che una sì fatta beffa non abbia
^ da diipiacere , anzi abbia da piacere alle per-
„ fone intereflate , e introdotte in effa . Per-
„ tanto , eflTendofi egli porto in cuore di for-
„ mare una Commedia , la quale fervi {Te , non di
„ legge ( eh' egli non ha mai condotto sì avan-
j, ti la Tua prefuniione ) ma in qualche manie-
5, ra di (limolo piacevole a gli eruditi Italiani
„ per purgare, e migliorare il Regno delle Scien-
„ ze , e dell'Arti: egli non ha mai peniate adin-
„ gannare , e non sa d' avere in ciò ingannato al-
„ cuno. A chiunque è giunta contezza di quetta
„ Commedia, o tolto, o poco appreffo, è an-
„ cor giunta , o di leggeri nata in mente qneiT
„ altra, cioè che il tutto quivi fia finto; e per
„ quanto egli sa , e fi avvifa , quafi tutti ridendo
j, le ne fono incontanente avveduti , o pur nond'
„ altro fi fon lagnati , fé non che fia finta una co-
„ fa, eh' eglino amerebbono vera per benefizio del-
„ le Lettere . Tuttoché pofcia egli conofca , che
„ ogni altra perfona erudita può (ed egli defidera
j, che ognuna il voglia) foccorrere al bifogno delle
5, Lettere con difegni , e configli di lunga mano^
,j più nobili, più utili , più fpediti , e praticabili,
„ che non fono i fuoi ^ nondimeno egli , fé ha da
j, preftar fede al giudicio di molti dotti , non sa
j, finora giudicare i propofti da lui così ridicoli ,
„ e miferabili , e che altri fi abbia da recare ad
3, onta, che gli fieno attribuiti , naflfimamenteef-
,) fendo ma nife (io , che il tutto è finto, e non ve-
„ ro, e ch'egli non ha attribuito a clafcunoquc*
j, varj Difegni , ma folamente la femplice appro-
„ vazionedi un Decreto formato da altri, econ-
5, tenente la fola generale Idea di giovare alle
9, Scienze.
^ Dal
3<J2 Appendice.
„ Dal che fegue , altro non effere quefla Anzio-
9, ne, che una interpretazione affai facile dell' al-
j, trui tacita volontà . Fa egli giufìizia a tutti i
ij nominati nel Catalogo col fermamente credere ,
5, che Ognun di loro ami , e dcfideril' avanzamen-
j, to delle Lettere , né fia mai per ricufare di dar
„ mano a così lodevole imprefa . Ciò dunque , che
„ fi vuol fupporre certo nell' interno loro, egli ha
j, finto, che fia paffato da i gabinetti della lormen-
3, te alla pubblica notizia j e ficcome era onefta ,
„ gloriufa , e degna di loro quella fegreta volontà
„ di giovare alle Scienze, e all' Arti, così non
5, può efia aver perduto il fuo pregio , per efferfi
}, pubblicata dal Pritanio con una pii^ che verifi-
,, mile , anzi naturale interpretazione . In fomma la
,, finzione da lui fatta può facilmente , e dovrebbe ri-
„ conofcerfi per una tacita preghiera fatta a gP Inge-
„ gni quivi mentovati , acciocché feriamente , e per-
„ fettamente vogliano efeguire ciò , eh' egli con bur-
5, la ( fecondochè fi dà ad intendere ) onelta e lecita ,
5, benché imperfettamente , e rozzamente ha propo-
j, fio. Attribuifce egli adunque a fua difavventura 1'
„ eiTerfi avvenuto con tal finzione in quella Filofo-
„ fia cotanto aufiera , che o non sa ridere giam-
5, mai , o non vorrebbe che altri mai ridefiero .
„ E contuttoché egli potefie citarla a quel Tribu-
5, naie , dove dicono fua ragione tanti Poeti , tanti
„ Autori di Dialoghi , e tante onorate perfone^, che
jj tutto dì fingono o in verfi , o in profa , o per
3j ifcherzo nelle civili converfazioni : pure ama egli
3, meglio di aver la medefima aufieraPilofofia per
5, Giudice fuo in quefto cafo , purché chi la poffie-
jj de, voglia nello fieffo tempo ricordarfi , potrei
3^ dir di pili cofe , ma dirò della fua innata genti-
5j lezza e bontà ,
Appendice. ^6^
„ Ne pure è paflato fenza richiami quell' aver
voluto , fenza precedente notinca/ione e licen-
za , addogare ad altrui il pefo di raccogliere i
Voti de gli altri Eruditi . Non sa il Pritanio
dillimulase in ciò la (uà arditezza ; ma quafi
non sa peranche pentirfene . Defidcrava egli , e
tuttavia defidera , di dar nafcolo , altro non cer-
cando ( fé pure egli intende il linguaggio delle
fue paflioni ) che il folo tacito piacere di aver
moffo il buon genio d' alcuni a riformare , o il*
„ luflrar maggion-nente le Lettere in Italia . Co-
5, nofcendo egli pertanto, che bifognava dctermi-
5, nar qualche vilìbile , e noto Depofirario dell'
„ Imprefa , a cui poteffero gli altri comunicare
j, i lor pareri , per quindi raccogliere , fé la Re^
„' pubblica avefle dì retiare in compagnia di quel-
„ la di Platone , ovvero formArfi daddovero y né
„ volendo egli ( come dicemmo ) per verun con-
„ to fcoprirfi : fu necelfitato a dirizzare il colpo
j, verfo qualche parte , fenza moltrar 1' arco ad al-
„ cuno . Parvegli , ficcome tuttavia fegue a parer-
„ gli , che non altrove fi do^'effe prendere la mira ,
„ che fopra quella Citta, la quale è più fertile di^
„ Letterati , e può dirfi il centro loro ; Città in
j, cui fiede chi potrà, e fperiamo che voglia, ef-
„ fere il primo , e principale appoggio della Re-
j, pubblica ideata ; Città in una parola , dall' ajuto ,
„ e confentimento di cui può fperare il fuo efìfere
„ l'unione de gli Eruditi, e nulla, o poco all' in-
„ contro , ove manchi il foccorfo , e confentimen-
„ to della fteffa . Non feppe venirgli in mente ,
5, che r innocente offerta di queftoonefto grado po-
„ teffe difpiacere , e molto meno fvegliar la collera
„ ad alcuno amante delle Lettere , e al piti al più ne
5JI poteva e^U temere uh femplice rifiuto . Se fi vua»*
s» k
364 Appendice*
5, le ora contare per delitto il non aver egli avu-
„ ta la fortuna di bene indovinare, animofarnen-
„ te fi conti. Ma egli non lafcerìi perciò di fpc-
), rame perdono dalla gente Letterata , e fpciial-
„ mente lo (perera da chi pub agevolmente cono-
„ (cere di non elTere rtato involto più de gli altri
„ in quefta Commedia, fé non per 1' alta (lima che
„ fi avea , e s' avrà fempre della modeftia , della
„ gentilezza, del fapere, e di tante altre virtù in-
„ tellettuali , e morali , che in lui rifplendono ,
„ e che il fanno celebre dentro, e fuori d' Italia,
„ e che in quefta occafìone 1' han fatto preporre
„ ad ogni altra perfona . Come ancora per lo Jief-
j, fo motivo ìiominercbbe inluo^odi chi per fottrarfi
„ fi appiglia fino a fingere degli equivoci e de^ fim-
„ posj y Mon/ig. Gian-maria Lanci/i , ti Signor Aba-
„ te Giulio Fonfanini , 0 il Sig. Ab. Domenico Paf-
5, fionei y ma ?wn ardifce temendo eguale dtfavven-
„ tura ^ e lafciaad altri il farne qualche fperienza .
„ Non sa poi il Pritanio di aver così fatalmente
,, irritato e ofFefo altrui , fé non per quefta mede-
j, (ima alta ftima, e dirò ancora, per quel vero»
„ ed antico affetto, che lui profefTa ^ nel che egli
„ può dire di avere già ottenuto quefto perdono,
„ in confiderando la naturai gentilezza di chi è fta-
„ to sì innocentemente da lui offcfo . Anzi gli pa-
„ re di averne fcoperti i fegni nella ftelfa altrui
„ collera , pofciachè ( fé pure è a lui nota tutta la
„ fua disgrazia) non fono ftati riprefi nella fua
„ Commedia, fé non difetti leggieri , quali s'avvi-
j, fa egli , che fieno i fopramentovati , elfendofe-
„ ne per fola benignità difTimulati molti altri via
„ più rilevanti .
„ Qualunque però fìa la gravezza de i falli del
), Pritanio , e il numero de i difetti fcoperti ne i
„ fuoi
Appendice. 555
,, fuolDifegni, egli umilmente pre?^a tutti gli amo"
,, revoli , e gencroiì Letterati, che dilhnguanola
.,, caufa di lui da quella della Repubblica . Nonhan-
,, no gli errori di lui ( iuirutenti , o infuiTilknti
., che fieno) da pregiudicare allo ftabilimento di
;,, quella Unione , che un giorno potrebbe arrecar
3, t^nto vantaggio alle Lettere, tanta utilità alla
3, Religione Cattolica , e tanto fplcndore all' Italia .
,, JVIircrà il Pntanio cm fing'>Iar piacere, che fi
,, correggano, anche fdegnolamente, e fi difpregi-
„ no, e affatto li mutino tutti i me7zi da! luo
j, corto intendimento finora propoli per formare
5, la Confederazione Letter.iria . purché quella fi fac-
a, eia in qualche guifa , e purché tutti fi rivolga-
5, no alla fofpirata riformazione, e all'accrefcimen-
„ to delle Scienze: che quello ultimo infine è il
5, proprio defideno d<.l Pritanio, e il vero moti-
„ ve delle fuc finzioni ^ poco dovendo importare il
5, eonfiituire una Società, quando fenza efla noi
„ poffiamo Iperare , e ottenere l' intento nollro .
,, Ma perchè fi è creduto , non da lui folo , ma
j, da tante perfone afitnnate , che ciò più agevoi-,
,, mente fi pofTa confeguire col formare una Lega
„ di Studiofi , che di buon cuore, e concordemen-
5, te proccurino, tutti fecondo le ior f rze , quefta
„ utilità alle Letere , quella gloria all'Italia :
j, forfè ancora avverrà, che da ognuno fi perda-
„ ni al buon animo del Pritanio qualunque erro-
), re commeffr. nelF ideare e pubblicare una sì fat-
„ ta Repubblica .
„ Ed avvegnaché la poca ventura da lui finora
5, provata affai poteife perfuadergli di Cdnlannar-
„ fi egli lìtfTo da qui innanzi ad un iigoro-
„ fo nienzio j pure non fi rimarrà egli mai di
}) contribuire a così orrevole imprefa quei de-
„ bili
^66 Appendice»
5, bili configli , e quei pochi foccorfi ^ che
5) per lui fi potranno. Quando facciano il fimile
3, tanti Ingt^ni piti felici del fuo , e quando la
3, clemen7a de' Protettori ( fìccome ci giova fpe-
„ rare ) benignamente afcolti le comuni preghiere :
3, non v'ha dubbio, che fi' vedrà nafcere , e^fio-
j, rire ancor la Società propesila . Ma quefta e più
5, agevolmente nafcerà , e più fortemente fi confer-
3) vera, fé l'umiltà, fé la fcambievole tolleranza
3, de gli altrui falli, e difetti; fé l'amor nobilif-
3, fimo della concordia ; fé il defiderio onefiiffimo
3} di giovare alla Chiefa, all'Italia, ed alle Let-
3, tere 3 potranno più nel cuore dei Letterati, che
j, il penfare a i foli fuoi comodi , e alla fola fua
„ gloria. In una parola, fé la Reina delle Vir-
3,. tu, cioè la Carità Criftiana , avrà fempre pili
,3 forza , e dominio nel petto loro , che il Re de gli
„ affètti viziofi 3 cioè il foverchio amor di noi
„ fkfri.
N u M. VII.
Lettera efortatoria di Lamindo Prìtanio a i
Capi , Maejìri , Lettori , ed altri Minifiri
de gli Ordini Religiofi d^ Italia .
„ A Molti di voi , Reverendifs. Padri , e piifTi-
„ lA. mi Religiofi , non farà f irfe ignoto , che
3, fi va proponendo all' Italia una forte Lega di
3, molti valentuomini Letterati, fra i quali poffono
3, ancora e debbono contarfi alcuni figliuoli delle
„ volbe medefime Congregazioni . Quando ciò vi
3, fìa noto, faprete del pari, o almeno da rne ora
3, faprete, che la mira di quella Unione è indi-
„ rizzata al benefizio , ed aumento delle Lettere ,
„ e a
Appendice. 3^7
V, e a rendere quanto piti fi pub glorlofa V Atalia
„ nodra . Il che pare doverli in qualche guifafpe-
,, rare ed ottenere , ove fi rimetta nelle Scuole e
„ nella gente fiudiofa l'ottimo Gufto , e fi moftri-
„ no i feniieri meno intralciati , e più ficuri per
„ trattar 1' Arti e le Scienze , e fi compongano Li-
,, bri fquifiti in ogni Torta di fapere . Quanto ciò
,, debba elTer caro a voi pure , è facile argomen-
„ tarlo dalla profeffion che fate di letteratura e pie-
„ tà . Non può eflere , che all' udire anche il ìolo
,, difegno di cib , T animo voftro non fi accenda
„ anch' effo di onefto defiderio verfo la gloria , e
„ verfo r utilità pubblica e privata . Che fé pu-
5, re talun ci fofle , il quale non dirò già fi ri-
„ defie di quefla propofla ( perchè non fono ca-
,, paci di sì villano e mal faggio affetto animi
,, gentili, e conofcenti del meglio) ma moftraf-
„ (e, che punto non glie ne cale: io non po-
,, trei ritenermi di non gli ricordare alcune Maf-
„ fime generofe , onefte , e neceflarie , le quali
„ fpezialmente fi convengono allo fiato Reli-
„ giofo . La fuga voflra dal Mondo, io gli direi,
„ non è già fiata per vilmente fuggir le fatiche,
j, e darvi in preda all'ozio, ma sì bene per if-
,, chifar le tempefte del Secolo tanto pericolofe all'
„ innocenza , e per imprendere un cammino piti
j, ficuro e quieto, manonmen faticofo dell'altro,
„ alla volta dell'eternità. Stato di quiete, e non
„ d' ozio ha da efiere il voftro . Ora in due gui-
55 fé voi avete a faticare . Primieramente nell'efer-
5, cizio della Pietà, rendendo migliori voi fiefiTi,
„ e aiutando gli altri coli' efempio, e con altri ufi-
j, zjCrifiiania divenir tali. Secondariamente nel-
5, lo fiudio delle Lettere, che fommamente è ne-
5, ceffario per giovare a voi fieffi , alla Chiefa di
„ Dio ,
368 Appendice.
j, Dio , e al proirimo voftro , Io quafi anfolverei
„ dall' obbligazion dello ftudio chi fpende tutto il
„ (uo tempo nel fervire a Dio in femplicit'a di cuo~
„ re , meditando per fé ftefTo , lodando Dio ne gì'
„ Inni e Cantici , intendendo a medicar le infer-
5, mità de gli animi altrui , ed efercirandofi in al-
s, tre fimiglianti piifTime opera'^ioni . Ma chi è
,, quegli, che con tutta la fua applica2ione alla Pie-
„ tà non abbia Tempre qualche parte di tempo vuo-
„ ta , e avendola , non abbia ancor da dtfidcrarc
„ di occuparla ne gli ftudj onetti, emaffimamen-
), te facri , e (pe^ialmente nello ftudio delle divi-
j, ne Scritture? Come può mai più onertamentc
„ ricrcwrf] l'uomo pio, che nella d'alce lettura, e
5, nell'ameno ihidio delle Scien7e, andando in trac-
), eia della Sapienza , e di lumi nuovi per illumi-
,, nare fé (ledo ed altri? Ove non è la Seicn'ta ^
j, dice il Savio, tjuivi non è felicità inanima. Il
), cuor de i Snvj pofTederh la Scienza j e P oree-
j, chio loro cerca la dottrina .
„ Apprt-nT' e chi non sa, che la perferione del-
5, la Pif a pende in parte dalla fuddetta Sapienza ^ e
5, quella nnn fi ottiene , fé non collo ftudio? Per
), ammaellrare altrui , e per direttamente condur
„ fé medefi IO nella via del Signore, ha la Pietà,
5, che vuol gran viaggio, da raccomandarfi alle Let-
„ tere ; potendo ben l'ignorante egli folo piacere
55 a Dio , ma non sì facilmente come il dotto proccu-
5, rar , che gli altri gli piacciano . Nel folo cuor de i
j, fuperbi e malvagi le Scienze diventano veleno ;
), ma in quello de gli uomini buoni fono il fomen-
j, topiù forte, e le guardie j>iù fedeli della Virtù.
5, Chi piò è ricco di effe, ha fenza fallo più mez-
j5 zi da farfi Santo . E non vedete voi , che fra
5> quanti fono da noi riveriti nella Cattolica Chie-*
„ fa
Appendice. 5^9
„ la per fama di fantltà, i piùilluftri fono ancor
„ celebri per letteratura, e dottrina? Che fé ogni
„ uomo nel Mondo pub riportare sì gran giova-
„ mento dallo ftudio delle Lettere : quanto più ne
„ trarran coloro, i quali fono apporta fuggiti dal
,, Mondo per divenir perfetti ? A coftoro non
„ folamente fon giovevoli gli iìuà] , ma fon ne-
„ cefTarj . Siccome la lezione e lo ftudio congiun-
j, ti colia pietà fon genitori della Sapienza y così
„ l'ignoranza lenza la pietà è madre di tutti i vi-
„ zj . Dovendo il buon Religiofo tenerli lungi dal-
5, le cure e brighe fecolarefche , alle quali ha ri-
„ nunziato , e che poffono divertirlo dalla fanta
„ fua vocazione con mille incanti o d' interelTe ,
„ o di piaceri ; e dovendo altresì guardarli dall' ozio ,
,, nemico noftro non m.en poderofo del Mondo ,
„ e conllgliere gradito d' ogni malvagità : qua! più
5, convenevole intertenimento può eleggerfì che lo
j, ftudio delle nobili difcipline e delle Scienze mi-
„ gliori ? Venga pure il tentatore ad alTalirlo : non
„ faprà quando cominciar 1' affalto, come difpoc
„ le batterie , a qual parte indirizzarle ; perchè lo
j, ftudiolo in ogni parte , in ogni tempo è in ar-
5, mi , e fempre veglia ; né han poffa le infidie
5, infernali , fé non conira i buoni , che fon dor-
„ migliofi , o centra i cattivi tuttoché fieno vigi-
„ lanti. Una gran difciplina del corpo é l' indefef-
j, fa applicazion della mente . Perchè faggiamente
5, avvifarono i fanti Infti tutori , egli altri Legis-
„ latori de gli Ordini Religiofi , che i lor figliuo-
j, li doveflero coltivar le Lettere, e decretarono pcc
5, quedo fine gradi , onori , e premj , ben conofcen-
„ do quanto importale lo ftudio d' eflTe per impe-
5, dire con onefta dilettazione i maligni effetti dell'
), ozio, per accrefcere la cognizione ed amore sì
A a ,5 di
370 Appendice.
), di Dio , come delle virtù morali , ed intcllettua*
,j li, e per fovvenire il proflìmo, eia Chicfa ftcf-
3, fa ne' fuoi correnti bifogni . E quanto a queft'
5, ultimo io credo che ben Tappiate, nonefrerefta-
„ ti gli Ordini volW una volta inftituiti da' vo-
„ ftri Padri , ed approvati non folo , ma premia-
„ ti, e arrechiti di mille privilegi e grazie dal-
„ la S. Sede Romana e da i Principi , perchè vi
„ giacere utili folamente a voi lìeflì in agiatif-
5, fimo ripofo . Richiefero allora , e tuttavia richie-
„ dono, che colle predicazioni, col fapere , coli'
5, efempio ferviate all' edificazion della Chiefa . E
„ nel vero fé per mala ventura fi raffreddaffe fra
„ voi lo Audio della Pietà , fé l' ignoranza figno-
„ reggiaffe ne i vollri Chioftri , oltre al biafimo
„ di ribellarvi alla n ente de i voftri padri, ol-
„ tre al far perdere la riputazione all' abito voftro,
„ vi efporreile ancora al pericolo di veder riftret-
„ ta la mano de' fommi Potefici, e de' Principi ,
5, e de' Popoli a favorirvi. Adunque utile infieme
„ e necelfario a voi altri, di qualunque profeffion
„ Religiofa vi fiate, è il dar opera alle Lettere.
5, E certamente molfo da malvagità,o ftiocchezza fa-
), rebbe colui , che o ne facelfe poco conto, o le dileg-
5, giaffe ne' fuoi compagni , non fapendo , o facen-
5, do viltà di non lapere ciò , the per bocca di
„ Ofea diceva Iddio: Perck^tuaibonijii il fapere f
5, ancor io abburrnò la tua perfona , ne ti vorr^ per
3, mio Sacerdote .
„ Tanto ho detto finquì , o Rev. Padri , non
„ già per infegnare alla volìra prudenza, e probi-
5, tà CIÒ che VOI ottimamente fapete ed efeguite;
3, ma per ricordare il fuo dovere a chi perawcn-
3, tura militando fotto le voflre bandiere non vo-
j, Ielle imitare j per quanto gli foflc poifibiic, voi
5, altri
Appendice. ^yt
3>
^j altri fuoi Capitani. Per altro giacche l'obbli-
.j, gazione di amar le Lettere è a tutti voi mani-
ferta, e l'amor di elle da me fi fuppone a tut-
ti voi ancora comune : quanto più dee fperarfi ,
che abbiate a coltivarle da qui innanzi j e pro-
moverle j quando e voi tutti vi coileghiale in-
fìeme,e tanti altri ingegni fi colleghino coti effo voi
per iomedcfimo fine ? E volendo voi concorrere a
gara , comt lo fpero , anzi credo >, all'autnento del-
5, le Icienze ^ e delle difciplirie , e alla gloria dell*
5, Italia: tutto riufciràavoi facile j e ne raccoglie -
„ rete incredibili fi^utti d'onore. Per queftóioprc-
5, go il vollro buon genio di ben confiderare i due
5, punti , che ora fon per propórre ^ e che i me
5, paiono i principali per aiutar le Lettere: cioè la
5, necefTità di rillabilire apprefib alcutìi , ove fia in-
5, debolito e celFato -, V ufo de gli (ludi ; e 1' utilr-
j, tà che può trarfi dal migliorare appreflb d'altri
„ il metodo, e 1' elcziotie de gli fiudj medefimi s.
„ Commciando dal primo ^ rtii piace di non fer*
), marmi troppo a deferi vere ) hon che a biafima-
5, re , o compiangere il non molto ^ anzi pcchif*
5, fimo ufo delle Lettere ^ e la niuna cura d' efìfe
„ in alcune venerabili famiglie di Religiofi , maf-
,, fimamente non eUtndo fupplitn quello difetta d*
)) uno ftraordinario tp'endor di Piera* Solamente io
3, tocco quella disgrazia, perchè il lolo toccarla dee
9, ballare per farvi naicere in petto il defìdeno di
), mettervi compenfo. E quello rimedio è facile j
5, ove fi voglia . l"*onono inltituirfi nuovi Licei j o
5, rillabilirfi i vecchi , determinar Lettori ^ e Ma-
), ertri ) proponend(^ prtmj , e gradi onorati a chi
)) maggiormente fatica , e giunge a più l)ella ec-*
3, cellenza tanto nell" infegnare, quanto nell'appren*
3) dere le Scienze ♦ Col comandamento s' ha da sfor-»
Aa 2 9) zarc)
572 Appendice.
5, zare , colla propofla de' premj , ed avanzamenti
„ s' ha d'allettare l'ingegno di tutti i giovani a
5, fare il corfo ordinato de gli ftudj . Vogliafi pu-
3, re; e non mancheranno vie per incitare altrui
„ al conTeguimento delle Sciente , a gli eferciz;
5, eruditi. Benché le Virtù intellettuali meritino d'
,, effere apprefe per la fola loroonefìa e bellezza ,
5, come utiliffirae fcale per falire alla vera Sapien-
jy za, cioè alla cognizione e all'amore di Dio,
3, non farebbe fé non lodevole la voftra cura . Pur-
5, che gli uomini fcaccino da sé la vergognofa igno-
5, ranza , e la pefte de gli animi l'ozio, non fi
„ dee sì fcrupolofamente offervare fé lo ftudio la-
3, ro abbia ancor per oggetto qualche umana , pur-
5, che onefla utilità. In tal cafo fi vuol compati-
5, re la noftra Natura, e fpronar colla iperanzadel-
j, le mercedi i pigri, e coiìringerli eziandio adef-
5, fere Letterati , fìccorae le Leggi cofinngono o
„ colle pene, o co i premj tutti gli altri uomini
j, ad efier buoni . Adunque dopo il regolato e ne-
„ cefiario corfo de gli lludj , accefo dall' emulazio-
5, ne, e animato dalla certezza delle ricompenfe,
„ apparendo chi più, e chi meno fia dalla Natu-
„ ra delHnato a continuar nelle Scienze." i piùfor-
3, tunati meriteranno maggior diiìinziene d' onori,
„ e gradi, tali però che non efìinguano , ma più
„ fortem.ente confortino la voglia in efii di faticar
„ ne gii fiud; . Ed ecco il primo punto , a cui i
5, zelanti , e virtuofi Religiofi debbono ben por men-
„ te, confiftendo in ciò prima lo rifiabilimcnto ,
,, e accrefcimento di credito dell' Infiituto loro,
5, e fecondariamenìe iil profitto delle Lettere in
„ Italia.
,, Non è di minor confiderazione degno , anzi
„ più importante il fecondo punto , cioè che per gio-
33 va!^
ApPENDICEv 373
y, \>are alle Lettere , e aumentar la riputazione de gli
„ Italici ingegni , convien che i Religiofi , 1 quali o
5, già fono, o faranno da ora innanzi ferventi nello
„ Uudio, cerchino di prendere oggetto", e metodo
j, migliore nelle loro fatiche . Moltiffimi fono fen-
„ za fallo in Italia i Licei de' Religiofi, moltiffi-
„ mi gli rtudiofi in effi, e fpezialmente in que-
„ gii Ordini , che più de gli altri fanno profefl'io-
5, ne di Letteratura . Ma onde è , che in tanta
j, copia d'agricoltori, e in sì valle campagne, è
5, sì (carfa la ricolta? Pochiffimi Libri d'ottima
5, lega efcono delle penne Religiofe , o almeno a
j, me paiono pochiffimi in paragone di quel che
„ potrebbono produrre tanti fegnalati , e ftudiofi
5, ingegni . Sì redringe a pochi il numero di quegli ,
,, che per la fquifira erudizione ftendano il nome
j, loro a lontane parti, e accrefcano l'erario del
„ comun fapere . Perdonatemi, o benigniffimi Padri,
„ fé forfè in quello s' ingannaffe l'occhio mio, e
5, fé ftimaffi poco feconde le voftre miniere fola-
3, mente rifpetto a' miei defìderj . Ma forfè lo con-
„ felferete ancor voi , confrontando o i tempi pre-
,, fenti co' palfati , o le noftre colle ftraniere Pro-
3, vincie . E donde ( ritorno a chiedere ) sì fatta
,. fterilità? Non fono in minor copia gl'Ingegni
„ felici in Italia, ftudiano efìTi cotanto , fanno ef-
5, fi tante pruove del loro valore nelle Cattedre ,
„ nelle difpute , ne gli efercizj continui : e pure
„ di tanto è calata la buona mietitura , e la glo-
3, ria delle Lettere fra noi altri . Io quanto a me vp
3, immaginando, che ciò prevenga , perchè i Reli-
„ giofì o non feguono gli (tud; migliori , o non
„ tengono il metodo più acconcio per divenire il-
„ luftri in fapere .
„ E vaglia il vero , tre fono le fcienze , le qua?
Aa 3 „ li
574- Api?endice,
„ li hanno li principato ne' Licei Rsligiofì : la F/'/o»
jyfofia (coi qu.il nome fiere foliti ad inrendere la
„ Logica, la Fi fica , e laMerafifica) la Teologia'
j„ Scolajilca , e la Teolopia Morale . Tutte e tre
„ fono tani;o ftin^ate quelle Scienze prefTo di voi ,
j, che poche altre per l' ordinario s' ammettono den-
„ tro le fcuole vollre . Ad alcune poche Arti èle-^
j, cito entrar in quelle di chi dee pubblicamen-
5, te infegnarle a i giovani regolari. Oraqualun-
„ que fia U Teologia , quefta è da noi fomma-
5, ente venerata . Nujladimeno h da dirfi , che
5, quella de'c'dumi, o fia la Morale trattata nel-
„ la guifa, che fuole oggidì trattarfi da i più, non
„ è molto prcipria per render uno fan^ofo , e ri-
5, guardevole fra i Letterati , perchè ella non è ca-
5, pace di novità , né di aumento . Oggidì cotanto
), è trattata quella materia, che per dipartirfi dal
5, triviale è necelTarioo corrompere il buono , e il
5, vero j 0 adulterare le leggi della Natura , e di
„ pio, e i decreti della Cattolica <' hiefa . Non
5, potendo ciò farfi , refta che rapportiamo T utilità
3, di cotale (^udio alla pratica, riferhandofolamen-
5j te qualche pregio a chi correggefle il troppo ar-
j, dire ed opinare m elio di certi Scrittori , e a chi
5, da qui innanzi l' illullrnlle colla fcorta de' Con-
5j cilj , e de' SS, Padri , E qual giuria nuova , qual
5, gran fama credete vi , chetrurfi pofTa dalla Sco-
5^ 'altica Teologia trionfante ancora oggidì nelle vo-
,51 ftre Scu le ì Poca , o niuna , credo io \ poca o
„ niuna,^ grida, la fperienra ; si perchè voi giuran-
,, do fopra le parole d) qualche Maeftro , da lui
,j non ofatc dilungarvi un painho, e sì perch fan-
„ to fi è oramai apirata, dal razK^cinsmento , e dall'
,, acutezza dt' nultri maggiori cotefta Scienza , che
„ nulla riirap? da aggiungervi fi? non per avven-
Appendice. 575
,, tura delle nuove fplne . Appreflb io non ho
„ fcrupolo di affermare , che la Scolaftica , ol-
„ tre all' eflere oggidì un infecondo campo di
„ lodi , e di fama , è ancora un bofco intralcia-
^ to da mille quiftioni difutili , orrido per trop-
„ pe fpine Metafifiche , a dismifura adombra-
„ to dalla Filofofia de' Gentili. Non vi facefte a
,) credere, dottifTimi Padri , che iocosi liberamen-
„ te favellando intendefTì di riprovare la Scolaftica ,
j, fìccome alcuni troppo precipitofamente han cre-
„ duto, che abbiano intefo di fare certi aJtri , i
j, quali, ancor non ha molto, hanno pubblicati
„ conerà gli abufi di lei Libri e querele giudiziofe .
„ In vecedi difpregiarla , io e tutti gli altri lacom-
„ mendiamo, e ne configliamo vigorofamente lo
„ (ludio, confefrandola utilifTima permeiti bifogni .
„ Quello che importa fi è, che noi vorremmo la
„ Scolartica più purgata, più libera dalla barbarie,
j, e dalla novità d'infiniti termini poco, o nulla
„ intelligibili , meno affezionata al Peripato, csbri-
5, gara da tante quirtioni foverchie e vane, end*
„ ella è impinguata . Vorremmo, che ragioni uma-
„ ne quivi non ofalTero troppo ; imperciocché in
„ vece di edificare, elle facilmente didruggono per
„ cagione della lor fievolezza . Vorremmo , che fi
„ aveffe ben a cuore quella legge neceffaria a tut-
„ ti i Lettteiati , cioè di accuratamente diftingue-
5, re ciò che è certo, da cicche è folamente pro-
„ babile, e leveritàdalle opinioni; fenza mai da-
j, re più pefo alle fentenze di quello eh' effe abbia-
„ no; fenza affermare cosidifpoticamente, e liti-
„ gare sì lungamente per cofe , che fempre faran
5, dubbiofe e incerte . Poiché in fine dirò con S.
j, Agoftino : Mel/uf ejì dubitare de occultisi quam
}j litigare de incertis . E fopra ciò dee leggerli 3
A a 4 „ quan-
55
■^yó Append'ice.
quanto fcrive quel S. Dottore in varj luogfiide'
fuoi Libri del Genefi Ipiegato alla lettera . Né il
rifpetto , che io al pan di voi profelfo ai mol-
ti Scrittori , che per 1' addietro tale fecero que-
fta Teologia , o tale la trattarono , quale ora per
voi fi tiene , dee punto o porfi a quelle ragio-
nevoli iftanze. Quanto io ora bramo da voi,
tanto farebbono fpontaneamente i medefirai , fé
al noftro tempo viveffero , tempo di gran lunga
pili fortunato e illuminato per' le Scienze, e per
l'Arti, che non furono i palTati dal iioo. fino
al 1500. i\llora efìfendo cadute le Lettere in baf-
fiffimo fiato, allora efiendorariffimi 1 Libri mi-
gliori , e fpezialmente quei de' SS. Padri, l'in-
„ gegno per fuggir 1' ozio fece gran viaggio , e pro-
5, firto dalla parte della fpeculazione , e della Me-
„ tafifica , da che non potea sì facilmente farlo
„ da quella dell' Erudizione . Allora cominciò la
„ Filofofia Peripatetica e Arabica a prendere il fre-
5, no delle Scuole, e a guadagnar gì' incenfi degli
„ ftudiofi, che fiimarono di fare un gran bene-
„ fizio alla Religione , facendo per dir così divenir
„ Peripatetica T infallibile dorrina del Salvatore:
„ nel che andarono di multo errati . Quindi creb-
„ be la malfa delle opinioni , e quefiioni inuti-
„ li o nocive ^^indi fi fece gloria ognuno d'in-
„ ventar nuovi linguaggi nelle Scienze per efpri-
„ mere in compendio le fcoperte farte dall' Intel-
„ letto fpeculante ne' paefi del Vero, e talvolta
„ del Nulla . Ora non dubito , che quegli ftefli pro-
„ felfori , fé ora vivelfero , non cercaffero di alleg-
„ gerir la Scolafiica da tante frondi inutili, dalla
5, troppa fuggezion d'efi"a tanto alle fpinofità me-
^, tafiiìchej come alle dottrine de' Gentili, e non
« le
ApPENDlCEf. -^jj
5, ie delTero un abito più dilettevole , un pafTopià
j, fpedito , e, un volto più Criltiano .
„ Più ancora farebbono elfi . Non piacerebbe lo-
5, ro, che s impitgafìfe da gli ftudinfi giovani si
„ gran numero d' anni preziofi nell" apprendere la
5, loia Scolaftica , quando oggidì importa, ed è sì
„ facile il tener cammino migliore , qual è quel-
„ lo della Teologia Do^w^f/V(7 , ePolem'ca . Man-
„ carono in parte all'ignoranza de i Secoli bar-
„ barici quelle due lummofe Scienze, quelli due
„ nobiiiffimi Studj , benché non mancallè la Re-
j, ligione ; e perciò alla fola Scolaltica attefero le
„ genti . Ma ora che per valore di tanti rilevati Inge-
5, gni fono rinate , illullrate a maraviglia , e rendute
„ famofepiùche m.ai , e per ragion di tante Ere fie
„ fono divenute neceflarie quefte due altre fpeziedi
„ Teologia: perchè vogliam noi contentarci della
„ povertà de i Secoli rozzi ? E certo non oferà chi-
„ chefTia negare, che alla Scolallica^ quantunque
5, utile e pregiata, non fieno fuperiori in elHmazione,
„ ed utilità h Dogmatica e h Polemica ^ valendoti
,, di quelle la Chiefa più volentieri, e più fpeffo,
„ e più necelfariamente ne i fuoi Concilj , nel con-
„ vincere i figliuoli ribelli, e nel regolare lafur».
„ difciplina . Aggiungafi , che non è da compa-
„ rarfi la fomma dilettazione, che fi cava da ta-
„ le fludio, a quella aflai lieve, che nafce dalle
„ feccagne Scolalliche, ficcome confeffera chi ha
„ navigato e naviga in tutti quelli mari . E qui
,) io non so tacere la mia maraviglia, anzi il mio
5, difpiacere , in veggendo , che tanti valorofi In-
,, gegni fieno quafi coftretti a federe sì lunga fila
j, d'anni allemenfe poco deliziofe della Scolallica ,
5, fenza lafciar loro campo , o per dir meglio fenza
.3) comandar loro di Rullare anche il dolce della Do-
378 Appendice.
„ gmat/ca e Polemica . Parmi che miglior ufo po-
„ crebbe farfi del tempo, non già coli' abbandona-
„ re lo ftudio di quella, ma col non trafcurare né
„ pure il pofìeffo di qutlte . Benché per vero dire
„ non fon già sì differenti fra loro quefte fpezie di
,, Teologia , che poirano chiatrurfi tre Scienze af-
„ fatto diverfe . La Dogmatica, eia Scolaftica fo-
„ no come due forelle , diverfe bensì d'abito , ma
„ fimili nel rimanente. Da effe, come figliuola,
jj nafce e pende la Polemica , o vogliam dire la
^, Teologia delle controverfìe con gli Eretici. To-
j, gliendofi alla Scolaftica molte quiltioni fu perfine ,
„ ed altre accorciandofi, forfè potrebbe coli' aggiu-
„ gnervi le materie dogmatiche e polemiche di tut-
5, te e tre quelle Sciente formarfi una fola Scien-
„ za, un ccrpo folo , e infegnarlo dalle Cattedre
„ vortre . Potrebbe la Ragione , purché non prefun-
,, tuofa , purché regolata da un (alutevole freno,
„ fervire utilmente al Dogma. In tal guifaigio-
„ vani beverebbono i fughi principali della Teo-
j, logia, e collo iiudio privato potrchbv)na pofcia
,, interamente irnpadronirH di tutto , opurdiquel-
5, la parte , che loro maggiormente aggradiffe . Sem-
„ brerà ciò per avventura a voi grave e diffìcile a
„ farfi i ma non mancheranno alla volrra pruden-
,, za e pietà altre vie di far fiorire ne i Chiollri
5, lo (ludio pregiatiffimo , e Ibmmamente a voi
j, convenevole delle altre due Teologie, e fopra
„ tutto delle (acre Scritture, fenia lo Itudio delle
„ quali èimpoffibile , che fi divenga Teologo , non
« che perfetto Teologo .
„ Pafliamo ora alla Filofofìa, uno de gli fiudj
,) più frequentati ne i voftri Licei . La Logica e
j, la Metafifica per comune confentimento fono
5j uciliirime a i Letterati Ecclefiafiici j non già.
A PPENDICE. 579
,, per fé (leffe , ma come mezzi ed aiuti pofTen-
,, ti per meglio trattare la Teologia, ed altre di-
, fcipline . Un ornamento non neceflhrio , ma
, conruttociò riguardevole , e degno di commen-
', dazione anche per voi altri è la Fifica . Ma
coltivando voi quefìe Scienze nel'a maniera che
codamate , può condolerfi con voi chi conofce
la preziofìtà del tempo , e chi da gli fludj vo-
(Iri vorrebbe trar maggiori vantaggi per la glo-
ria comune . Quello fpendere tanto tempo nell'
imparar mille disutili contefe Logicali , quel
fottilizzare un anno intorno a tante diftinzioni ,
ed opinioni Metafifiche , non può non parere
un abufo intollerabile a chi ha fior di fenno ,
e giugne a ravvifare il meglio. Ragion vuole,
che voi qui apprendiate quel folo che bafta per
„ ufo di rtudj maggiori, lafciando le inutili cofe
ad altri cervelli, men faggi difpenfieri del tem-
, pò , e nati a cavillar fopra il nulla. Impiegato
che fia un convenevole ftudio nella conofcenza
,, di quelle non molte leggi d'argomentare , di
,j diftinguere il vero dal fallo, e di ben pcnfare :
non è affai prudenza il farne sì lunga pruova in
jj frivole quiftioni e contefe . Dee paffarfi ad al-
, tre importanti ed utili materie , e quivi met-
tere in pratica 1' armi della Logica e della Me-
jj tafifica con doppio vantaggio .
„ Infinattanto poi che nella Fifica le Scuole vo-
„ ftre feguiranno sì fcrupolofamente un determi-
„ natoMaefiro, mafiicando fempre le opinioni d'
„ un folo , o dileggiando , o non foffrendo , o
j, non conofcendo ancora molte migliori fentenzc
„ de i Moderni Filofofanti : neffun benefizio deb-
„ bono afpettare da voi in quella parte le Lettere.
,j Ne fono io qui per biafimar le dottrine di Ari-»
„ fto-
580 Appendice.
„ fìotele , e de i fuol Comentatori , o per per^
3, fuadervi quelle della Scuola moderna . A me
j, bafta folo di dirvi , che il vero filofofare fuori
^, delle materie di Fede confifte nel feguire la
„ fcorta della Ragione , e nella Fifica ancor quel-
„ la della (perienza , e non gra nel feguire a chui-
„ fi occhi r autorità de gli antichi Maelh'i . Qiie-
„ fta in tanto ha da valere prelfo 1 faggi , in
„ quanto fi fcuopra al cimento rlella ragione e
„ della fperienza , che la Verità (la dal luo can-
5, to . Lo (telTo Ariftotele , come ognun sa, ama-
3, va Socrate , amava Platone , ma più di tutti
3, amava la Verità . Perchè vogliamo noi adotta-
„ re ancor gli errori altrui , e con poco laggio
3, .cffequio difendere più i' autorità particolare ,
„ che la ragione univerfale? Evidente cofa è , che
■„»i Filofofì , anzi ogni altro ftudiofo debbono fen-
3, za prevenzion di genio andare in traccia del
3, Vero ovunque alberghi , fchifar le liti di paro-
3, le, anteporre le opmioni meno incerte, o più
3, fondate alle dubbiofe , e pocofufiìftenti , e non
„ vilipendere , né villaneggiare Arinotele , o De-
„ mocrjto , Epicuro , o i Moderni , e né pure
„ adorarli . Ma quefto argomento è troppe va-
„ fio , né qui è luogo proprio per favellarne ,
„ mafiìmamente avendone favellato più valentuo-
5, mini , a i quali io rimetto una sì fatta le-
„ zione .
„ Equeftifono i principali , equafi dirò gii uni-
3, ci ftudj, ne'quali s' efercitano per l'o dlnario i
„ voftri giovani , ed invecchiano i vollri Maeiìri .
„ 11 folo buon genio , ed ottimo gulio d' alcuni
„ pochi fpontancamente fi volge per altre {Irade
5, alla gloria ; felici ancora , fé non è loro impe-
5, dito, o dilfuafo il cammino, Ma per venta,
„ o pru-
Appendice. 381
0 prudentifTimi Padri , voi di leggieri fcorgerete j
che poco è il trutte preiente , e moltidimo pcf
lo contrario eifer potrebbe, fé voi incitafte 1' ab-
bondante numero de' vo'tri figliuoli ad imparare?
e coltivar altre materie , parte delle quali è uti-
iiffima, parte necelfaria , e parte molto piùdi-
lettevole e oeliziofa di tutto l'alciuttifrìmo , e
Ipinofo paefe della Teologia , e Fiiof.-fìa Scola-
ftica . Nulla dovrei qui favellare delle Matema-
tiche , nulla deir erudi2Ìone ppofana , nulla dell'
lltoria , o d'altri fìmili itudj , perchè almeno
fenza bial'mo fi pofìTono trafcurar da voi altri .
Nondimeno perciocché in voi altri ancora è af-
friiffifimo da ccmmendarfi quello ornam.ento ,
quando fortunatamente in elio arriviate all'ec-
cellenza; piacemi di farne menzione, madìma-
mente dict ndo le (acre Scritture, che W Sas^gio
ha da cercar la japicnza di tutti qU antichi j e
fapendo noi, che Mosè, e dopo lui tutti i più
5, rinomati Padri della Chiefa con (omma cura im-
„ pararono le dottrine ftraniere , e la letteratura
5, profana, e ne configliarono l'ufo. E fé voi co-
„ tanto approvate lo Ifudiar la Filofofia naturale ,
„ perchè non avete eziandio a lodare , e ieguire
,, altri rt udj , ehe al pari di quella, anzi vie piìi,
P, inihuifcono gli animi , e giovano maggiormen-
j, te alla cognÌ7Ìone della divina Scrittura, e del-
5, le Storie Ecclefiafliche ?
„ Ciò tuttavia , che io non polfo di meno di
5, non raccomandarvi forte , fi è lo fìudio della
„ purgata Rettorica o poco o nulla praticato da
„ molti Ordini Religiofi, e pure efl"tn7Ìali(rimo
5, a tutti. Egli è, fé non imponibile , almen dif-
5, ficile , che fen/a gli aiuti dell' Elcquenra uomo
}, tratti con ifplendore , e con forza quafi tutte le al«
ji tre
582 Appendice.
„ tre dottrine . Lo ftile è una fopravvefta luminofa >
5, di cui troppo volentieri ^ adorna la verità per
3, maggiormente piacere al guardo de gli uomini ,
„ e fenza cui ella compare o mefchìna , o ruvi-
5, da , o difpiacevoie . Quanto giovi quello nobile
„ ornamento, i SS. Padri , e quafi tutti gli Scrit-
„ tori più illultri nt fon tcltimon; coli efempiolo-
j, ro ; ed io potrei pm chiara .ente dimoiirarlo^
,, fé non mi dirperifalle da tal fatica il volirofaperee
5, giudizio.Contuttociònc^n polfo aftenermi dal con-
„ feiTare il mio (tupore in una cofa , cioè chefa-
„ ccndo proftffime qu^lì tutte le Congregazioni
5, Religiofcdi predicar la parola di Dio, nulla poi
„ curino gli (tudj della Rtttorica, o non Infcino
„ campo alloro difcepili di itadurla ed apprender-
„ la . Come può mai lenza 1' Arte di ben parla-
55 re fapcrfi la via di ben piantare nel cuor de ^li
„ uomini r am.ore delle 'Virtù, l'odio de' vizj ?
5, Venga pure il barbaro linguaggio de' fecoli roz*
5, 7Ì a farfì udire in pubblico, vengano i fallì e
,5 fcipiti concetti dell" itile ufato da molti nel già
5, palfato fecolo , vengano le fottigbezze Metafi-
,5 fiche in pulpito, <• prenda a trattar ne' libri qua-
,5 lunque materia chi non ha imparato a ragiona-
55 re fé non coli' eloquenza infelice delle Cattedre
,, Stolafliche: niuno ci e che non fappia quanto
5, CIÒ fia Ipiacevole , e( nitri aggiungerebbono )an-
„ che ridicelo. Per lo cf-ntraiio le materie più af-
„ pre , e fertili addimtflicare e pulite da una fo-
,5 da Eloquenza infinitamente piacciono agl'igno-
5, ranti medefìmi ; e almeno a' nodri giorni pia
55 non fi li ffrcno Predicton , o per poco gli Scrit-
„ tori tutti fenzfl coltura d'Eloquenza, quafì fof-
„ fero barbari in mezzo a geme civilifTima e gen-
,5 tile.
*, Ma
Appendice. 38^
g, Ma quale rtudio può maggiormente conve"
nirf] ad uomini Religiofi di quello delle Scrit-
ture facre ? Beati coloro , che vari confiderando ,
e jìudiando i tejìimonj del Signore , diceva il
Tanto Re David . Io non so abbaftanza com-
mendare quelle C munita Religiofe , che hanno
determmati Lettori per incamminare i giovani
all'intelligenza di que' divini Libri . Ma né pur
so tollerare il collume di tanti altri , che tra-
fcurano affatto quefta celefte erudizione sì uti-
le, sì necelTaria a tutti i Criltiani , non che
alla gente Religiofa . Mi trattiene la riverenza
del pubblico dall' accennare più chiaramente ,
in che fupina ignoranza di tale (ìudiq fi giac-
5, ciano alcuni , che tuttavia fono ^'aertri , fono
3, Predicatori , e fi credono uomini faputilfimi ,
„ quantunque non fappiano ciò , che più fi con-
5, verrebbe al grado e inilituto loro . Aggiungo
„ anche a quello lo fiudio delle Storie EcclefialH-
5, che, uno de' ricchi arfenali della vera Letteratu-
„ ra , in cui s'unifcono tante nobili, utilifiime,
5, neceflarie , e dilettevoli notizie . Voi ben fape-
5, te , che la Cronologia , la cognizion de' Con-
„ cilj , de gli uomini Santi , de gli Scrittori e ri-
3, ti Ecciefiafiici , dell' Erefìe, e mille altre cofe ,
„ tutte fono comprele fotto il nomt^ Erudizione
„ [aera ^ e che cialcuna di quelle è ballante ad oc-
3, cupar degnamente un uomo ieiterato, e pio.
), Aggiungo ancora lo ftudio delle Lingue Greca
3, ed Ebraica^ tanto giovevoli .ili' intelligenza del-
3) le facre Scritture , de' SS. Padri , e di lutta i' an-
3, tichità .
„ Ora di sì ampi nobili argomenti non appare,
)) che nelle vofire Scuole fi faccia , fé non forfc
:« in pochi luoghi 3 profeiTione alcuna j a quelli non
„ fi
584 Appendice.'
j, fi anima la gioventù ftudiofa ; anzi di quefti non
j, fi ha bene fpeffo veruna tintura . E convien pur
5, dirlo , quantunque con noftro gran difpiacere , e
„ rofTore : molti citano e le facre carte, e i SS.
„ Padri, fen7a forfè conofcerne che il nome folo ,
j, commettendo mille errori ed anacronismi , fé pun-
jj to cleono fuori del campo Scolaftico . Qiie' non
5, moki , che fra voi fi conlacrano a tali rtudj , per i'
5, ordinario non da'voftri incitamenti , non da'voftri
5, prem; , e configli , ma dalla bontà del proprio ge-
„ nio , e giudizio riconofcono la fortuna d' eifere in
3, un deliziofo , e real cammino . Se io parlaffi a gert-
5, te men faggi a di voi , e fé non fupponefTij, che an-
5, cor voi conofccrte , e deplorafte qucfta medefìma
„ difavventura, io qui efciamerei : E come mai
„ tanti comandamenti , impuUl , e ricompenfe per
5, far che i voilri fic^liuoli divengano dottiffimi nel-
5, le inutili quiftioniScolaftiche , con ifpendere tan-
,, to tempo , (tudio , e fatica per imparar più le
,, parole, che le cofe ; e poi non darfi alcun pen-
„ fiero, perchè fi faccia profitto in tante altreno-
„ bililfime materie Ecclefiailiche ? Son forfè que-
„ fie meno utili, o men convenevoli ad Ecclefia-
„ ftiche perfone , che i volìri foliti iludj ? Non
5, certo , perocché quefie vanno innanzi alla Fi-
„ lofofia per 1' utilità ; e la Teologia confufa da
,, tante fuperflue quifiioni perde il fuo pregio in
„ paragone di quelli altri fiudj , i quali finalmen-
3, te fono un gran fondo per la Teologia Dogma-
3, tica e Polemica . Son forfè men dilettevoli ?
„ Egli mi farebbe acile il mofirarvi a dito alcu-
3, ni de' voftri medtfirai Religiofi , i quali accor-
„ tifi in età grave di quefii faporiiiffimi fiudj ,
3, dirottamente piagnevano per aver conlumato i).
s, meglio della loro età nei trafico ( dicevano cfli )
,, di
APPENDlCfi. 3&5
„ di ciance, bagattelle, e difutili quiftioni. Cer-
„ to fi farebbe torto alla deliziofa erudizione Ec-
„ clcllaftica col folo mettere in dubbio , s'ella,
„ o pure la fpinofa Scolalìica apporti maggior di-
„ lettazione a gì' intelletti ben regolati . Senza
„ che , in quefti da voi trafcurati argomenti è
„ faciliffino l'acquifl;ar gran nome e fama , ed
„ accrefcere la riputazione de gli Ordini voftri ,
„ e la gloria dell' Italia .
„ Dalle quali cofe mi pare di poter conchiu-
„ dere, o Reverendiffimi Padri, che nelle voftre
„ Scuole giullamente (\ defideri ufo migliore del
„ tempo, metodo più faggio ne gli ftudj , e ftu-
„ dio di cofe più giovevoli , e neceflfarie , che non
„ fon molte di quelle, che voi tuttavia con tati-
5, ta cura apprendete . E perciò liberamente vi ri-
j, cordo, che la Chiefa di Dio, 1' Italia , l' In-
„ ftituto , e r onor voftro efigono da voi una pru-
„ dente e follecita Riforma delle Scuole voflre ,
„ e de' voftri Ingegni . Nettandole voi dalla rug-
„ gì ne de' tempi barbari , e migliorando la for-
„ ma , e gli argomenti dello Audio , non v' ha
„ dubbio che da' facri Chioftri fi produrranno e
,, più nobili , e in maggior copia da qui avanti i
„ frutti delle Lettere . Né per queflo farà d' uopo
„ impiegar più tempo di quel che ora impieghia-
„ te ne' voftri ufati ftud; . Bafla ben valerfi del
„ medefimo , e imbevere d' ottimo Gufto i gio-
„ vani . Quefti pofcia per genio proprio conti-
„ nueranno a faticare , fpronati da quel diletto,
5, che accompagna l' apprendere la vera Erudizio-
„ ne ; ficcarne eglino all' incontro ceffano di ftu-
5, dlare per la poca amenità delle materie Scola-
„ ftiche . Ma di quella Riforma letteraria , che
j, io chiamo tanto neceffaria, ed utile a i voftri
B b Licei j
^t6 Appendice.
„ Licèi , io non ofo divifar la maniera ) e U
„ forma ; perciocché non faprei accomodare una
„ regola fola a tutti i differenti voftri Inftituti .
„ Ogni ordine potrà col configlio de' Tuoi piòfa-
„ vj , ed eruditi , quando che fia , determinar
„ quelle medicine, e ftabilir que' cammini , che
„ parranno più utili e convenevoli. Mi fia leci-
,, to folamente il dirvi così alla sfuggita ancor
„ due parole in quefto propofito . Prima di tren-
„ ta anni parrebbe ragionevol cofa , che niuno
„ de' voflri falifle al grado di Maeftro , o Letto-
„ re, eflèndo l'età avanti più propria per impa-
„ rare , che per infegnare ad altrui . Ma pognia-
„ mo ancora , che prima de i trenta anni fi dia
„ termine a gii Studj , e s' imprenda l' uffizio di
„ Maeftro : almeno per otto anni potrà il gio-
j, vane Religiofo efercitarfi come difcepolo nelle
„ Scuole . Di quefli otto anni fé ne dovrebbe
5, fpendere uno, fé non piti , nell' apprendere la
„ Rettorka . Quivi non importa infiruire l' inge-
5, gno , perchè poi faccia pompa di fé fìeffo in
„ componimenti ameni , e Poetici , lafciandoll
5, ciò come cofa non neceffaria all' arbitrio di
„ ciafcheduno . Ma fi vuol infegnare quella vera ,
„ e foda Eloquenza , libera da tutte le bagattel-
,, le de' cervelli frafcheggianti , della quale avete
„ bifogno per predicar la divina parola , e Icn-
„ vere con qualche eleganza un libro . Qua deb-
„ bono tendere gli inlegnamenti , e qui eferci-
5, tarfi gli ingegni , coltivando nel medefimo tem-
„ pò , o imparando le finezze della Lingua Italia-
3, na , e Latina . Baflano due anni per la Filofo-
„ fia , cioè per la Logica , e per la Metafifica
,, uno , ed un altro per la Fifica . Ove fi fpogli
3, quefta Scienza di molte inutili frondi , e vane
>. qui-
Appendice. 3^7
^, quiftlonì , ben note a i Maeftrt più intendenti •
5, certo è che due anni fono fufficienti a) bifognO
„ de gli Scolari . Ma non so già dire , le torni
„ meglio il far precedere lo (ludio della Rettorica
„ a quello della Filofofia , e pure il contrario .
5, Quando il fenno per cagion della debole età è
5, debole anch'elfo, non penetra il difcepclo nell'
„ interno dell' Eloquen7a , e folo ne odora la fu-
„ perficie . Il giudizio de' faggi potrà ben pefarle
5, ragioni dall' un canto , e dalT altro . Molto più
5, dovrà pefarfi , quando s' abbiano da addottrina-
„ re i giovani in quel buoyi Cujio eCmàiziro^ che
„ j nectflario per trattare tutte le difciplinc con
„ lode. Parrebbe tempo opportuno quello , in cui
3, s' infegna la Logica , Arte appunto inlìituita
„ per formare il Giudizio a chi brama di diftin-
„ guere le ragioni vere da i fofìsmi , e di retta-
i,, mente giudicar delle cofe . Arte da cui pendono
^, gli infegnamenti delia Critica^ cioè di un'altra
j, Arte diverfa di nome , fé non di follanza 0 di
5, ufizio, dalla Logica, e necelTaria al pari della
)) Logica per guardai f) dal Falfo , e per raggi u-
3, gnere il vero in tutti gli altri Stiidj . Ma per-
3, che il buon Gufto univtrfale, e la Critica , e
3, la Logica folamcnte allcra ben fi guilaho , e $*
5, intend(;no , quando fi fono apprefe l' altre di-
33 fcipline ■ veggano altri , dove e quando tomi
3, meglio lo fpiegare alla gioventù i docuinenti
3, della Critica , e del fuddelto univerlale buon
3, Cullo . Intanto egli è evidente , che non farà
„ buon Maefìro de' giovani ihidiofì, perchè ptivO
3» del bucn Gufto , e travisto ne'fuoi G'udizj ^
3, chi fi raccapr'ccia , chi sbuffa per la collera ali*
5, udir da taluno riprovate le fentfnze d'Arirtote*
3i le, e antepofte a quefte le fentenze moderne ^
Bb 2 « e ri*
588 Apfend ice*
j, e ripresi la troppa venerazinne, che tanta gen?
„ te ha per uno de' foli antichi Filofofi . Né pare
,, farìi fornito di Gufto buono, chi darà nelle e-
,, fcandefcenze , e s' empiere di veleno contra co-
„ loro , che chiamano alquanto difettofa , e non
,, affai utile, come potrebbe effere , la moderna
„ Teologia fcolaftica . In vece di metterfi a de-
„ clamare , ad efagerare , e a fcrivere piingentif^
„ fime Satire contra quelli riprovatori dei Peri-
„ pato, e de gli abufi della Scolalìica : la Ra-
„ gione , e il buon Gufto infegnano , che s' han-
„ no placidamente a dilaminar cotali cenfure , e
5, fcegliere ciò , che è bene , da ciò , che è mal
,j penfato e configliato. S' ha da dar ragione an-
3, Cora a chi porta parere differente dal nofìro ,
j, allorché il Giudizio afcoltando la fola Verità,
3, e non le paffioni , riconofce più fondato , ra-
gionevole , e favio r altrui parere che il no-
ftro . Se quefti Cenfori eccedono in qu<ìlche
parte , fi dee con ferietà correggere l' ecceffo
loro, non infamare e deridere poco faggiamtrj,-
te o ciecamente anche il buon genio , e le for-
tiffime ragioni , anzi ogni detto e parola di chi
non parla fecondo le noilre anticipate opinio-
ni, o fecondo Tintereffe nollro . Né è buoa
gufto pofcia , né alla Carità Criftiana m.ollrerì
di dar ricetto, chi fenxa aver prima ben difa-
minate le opinioni del Cartefio, e fenza aver
prima ben pratica delle ragioni e difefe fue,
„ fcaglia contra di lui e de' fuoi feguaci ogni vi Ir
lania i o giunge fino a fpacciar francamente per
erefie gì' infegnanenti di quefto Filofofo , e pet
Eretici , e talvolta ancora per peggio che Ere-,
tici , i di lui partigiani , adoperando tutta V elo-.
jj <^uenza ^ l'arti per fìir credere fai fa, p.ericolofaj,
« e qon^
Appendice. 389
„ e contraria alla Fede una tal dottrina, e peif
,> armarle contra la più venerabile autorira, e i
V più riveriti Tribunali della Cattolica Chiefa .
„ Parrà forfè , che ciò fia detto da me per qual-
„ che lega od impegno , eh' io abbia colla Scuo-
j, la del Cartefio . Ma io fohimente per l'amore
„ della Verità e del buon Guito, ho creduto di
j, non dover qui tacere. Poiché in quanto al Car-
,i tefio , nulla itimo , nulla abbraccio del Tuo , fuor-
), che quello, ch'egli colie ragioni robufle alla
)} mano :■ i perfuade . E so ch'egli ha prefo non
j, pochi abbagli, e ha fcritto moire ingegnofe sì,
,, ma vane vifioni ; efìendo bensì un Ingegno
), acutifTimo ed eccellente , quale fu ancora Ari-
j, (iotele ; ma non effcndo n' egli , né lo Stagi-
„ rita uomini infallibili, e regole certe della Ve-
„ rità. L'amore, dico, del Vero, e il defideriq
„ di mirare in altrui quel buon Gufto , e quelT
5, ufo della Giuliizia , e della Ragione , che tanto
5, nell'opere, quanto ne i giudi?) , auguro a me
5, fleffo ; mi fanno dire , che ne) giudicare altrui
5, convien por mente , che l' interefle proprio , e
„ le proprie anticipate opinioni incautamente noa
j, fi vertano del manto del zelo pubblico , e abu-
5, fino r autorità luperiore ; che bifogna fìudiarc i
3, difetti o ecccfTì delle opinioni altrui , ma non
5, men rigorolamente e finceramente iìudiare e
9, confeffare quei delle opinioni proprie ; che chi
„ non tc-ffre d' tffere nelle dottrine dilicate della
3, Teologia trattato così di leggieri per Eretico,
5, molto meno dee caricare altrui di nomi odiofi ,
,, e con così precipitcfe fentenze , e fenza balìan-
„ te cognizion del'a caufa , nelle dottrine più li-
„ bere della Filofofia , Inllenute da uomini Catto-
5, liei e pii , e dimoflrate non ripugnanti a i cer"
Bb 3 „ tif-
3^0 Appendice. .
tiffimi Dogmi della Religion Cattolica. AIti*é
cofe pouei dire -, ma dirò tutto in poche paro-
la , aggiungendo : che niuno dee giudicare altrui
con altre leggi, che con quelle, colle quali vor-
rebbe egli rtcìr.) edere giudicato da gli altri ; al-
trimenti ne rimarrà offefa la Giuftizia , Ja Ra-
gione , e la Carità Cnltiana .
„ Ritornando dunque nel nortro cammino, di-
ciamo, o prudentUfimi Rtligiofi j che recando-
vi cinque anni da fpendere , queiìi potrebbono
„ da VOI delìinarfi tutti alla facra Teologia . Par
ra forfè una faticofa e malagevole imprefa Funi-
re inlìeme la Scolallica purgata dalle fue fuperflui-
tà , e fpine , colla maellofa gravità della Dogmati-
ca , e delle controverse Eccle(ìalHche . Ma in ef-
fetto non farà poi diffici le quelìa operazione , e riu-
fcirà coi tempo faporitilIuTia tanto a i Maeftri ,
„ quanto a idifcepoli . Oltrea ciò voi fapete , che i
„ Dogmi e le Controverfie della Teologia perfetta-
5, mente non fi poffono inrendere e tratt^nre fenzal'
„ Iftoria Ecclefiaftica e profana , e fenza una piìì che
5, mezzana cognizione de i Santi Padri , e fenza
„ qualche buona tintura della LingiJ^ Creca e dell'
5, Ebraica: laonde farebbe da defidcrarfi , che gli
5, elidenti , mentre danno opera alla Teologia , avef-
„ fero tempo determinato , in cui per fé Ik/fi ap-
„ prendelfero T Htoria fuddetta , e la Stona Let-
5, teraria de gli Scrittori (acri , come pure molti
5, altri punti dell' erudizione Ecclcfialtica , awez-.
zandofi nelle Librerie a conofcere per tempo i
Concili, e i SS. Padri , adilìinguerc i lor libri
da i falfi , la loro antichità e dottrina , e fi-
mi li altre cofe necellàrie per effere compiuto
Teologo . Quaich- tempo , qualche giorno
potrebbe deitinarfi per conferire infieme di quq-;
Appendice. 391
„ fte erudite materie , né poco gioverebbe , che
„ ad uno ad uno gli Scolari ne f.icefrero, e re-
„ citaflero un compendiofo ragionamento . Che fé
5, tanto non potcfìTe ottenerfi , conviene por men-
„ te, fé riftringendo Io ftudio della Teologia a
„ quattro anni , la maggior parte del quinto fi
„ poteffe confecrare all' Ecclefiartica erudizione ,
„ ftudio dolciffimo ed utiliflìmo a chi tratta le gra-
„ vifHme dottrine della Chiefa . Converrebbe ezian-
„ dio determinare un qualche tempo, incuifidef-
„ fé opera alle foprammentovate Lingue . Con que-
„ fio buon fapore di Letteratura, eco ilumidel-
„ la purgata e nobile Teologia compiendo 1 gio-
„ vani il corfo del loro difcipolato in otto anni ,
„ potrebbono pofcia continuare da per sé gP im-
5, prefi {tudj , Q rivolgerfi a quella profelTione di
3, letterato, che più loro piacefle . Quando amaf-
„ fero la Morale Teologia , farebbe ior facile il
5, far paflTaggio per imp^^rarla ad altri Maeitri , o
5, pure a i Libri foli che ne trattano - Fatti pofcia
„ che foflero i rigorofi neceflar; efami , T età , e il
„ merito porterebbe i più valenti alle Cattedre,
„ per quivi comunicare ad altrui , e nel medefi-
5j mo tempo maggiormente ftabilire nella propria
j, mente le cofe imparate . Non affin di difende-
„ re qualche inutile e vana opinione , ma per fo-
„ (tener fode e giovevoli fentenze , fi dovrebbero
„ permettere le difpute pubbliche o private . I pre-
j, mj , gli onori, e i gradi propodi avrebbono
„ continuamente da accendere il cuore di chi ftu-
5, dia i il tempo tutto fi vorrebbe fpendere con fa-
„ via economia. In una parola, fi dee fare in gui-
,, fa, che tutti ì giovani pofTano divenir letterati ;
^, e quei, che pofT; no divenir tali , ancora lo vo-
^ .3), ^liano i e quei che lo vogliono , non ceflino di
B b 4 „ VQ-
592 Appendice.
■j, volerlo giammai . Se con quefto zelo , e in ta-
„ ]e o altra fìmile forma fi addottrineranno i vo-
„ flri Religiofi , oh come ampiamente fioriran le
j, Lettere per le Città Italiche ! E ben a voi «
5, fapientifiìmi Padri , più che a gli altri toc-
„ ca r aggrandire l' Imperio delle Scienze , e del-
„ le Arti liberali ; perciocché fciolti dalle cure
„ fecolarefche ., e da tutti i penfieri del corpo ,
j, unicamente potete , e dovete attendere a mi-
„ glioiar l'animo vortro colle Virtù morali, e ad
,, abbellir la mente colle Virtù intellettuali . Via
„ più ancora dovete ora confortarvi a qucfta ge-
„ nerola imprefa , mentre vi percotono 1' orecchio
-„ le preghiere di tanti altri, i quali nel riformare
„ e migliorar le Scienze fperano dal voftro buon
„ zelo incredibili foccorfi , e bramano unitamen-
„ te con voi di riporre in trono l'ottimo Gufto
„ delle buone Lettere. Né per quanto mi fo a
„ credere , alcuno ci farà che rifponda ^ efìfere te-
„ merita, o non eflere lecito il minar l'ordine,
„ e il fiftema de gli Studj Religiofi , come quel-
„ lo eh' è flato folennemente Inabilito dai favj An-
3, fenati, e confermato dall'ufo, e dall'oifervan-
„ za de i SucceflTon , Imperciocché la medefima
„ autorità di cambiare (malfimamente in meglio)
„ le cofe , nfiede ora non meno in voi , che ne*
„ maggiori voltrij e quegli ftefTì rrjaggiori oggi-
„ dì approverebbono i noitri configli , perchè ri-
„ volti alla maggiore utilità , e gloria sì di voi
.,, altri , come di tutta f Italia . Dirò ancora di
5, più : quando alla defiderata Riforma delle voftre
„ Scuole foffeper avventura neceffario il confenti-
„ mento della S. Sede , voi dovete ben torto prò-»
5, mettervelo dal fantiffimo noftro Pontefice Cle-
^y mente XI. acuì nulla pub accader di più grato,
5, quan-
Appendice. 395
3, quanto il veder crefcere ne' popoli Cattolici , e
^, fpeziaimente ne* Religiofi l'amore della Pietà e
„ l'amor delle Lettere, due pregi, che inluifo-
„ no eminenti. Che dunque ora potrà mai inter-
„ porfi dal canto voftro all' adepimento di così no-
j, bile difegno? Non la dappocaggine, non l' in-
„ vidia , non la poca conofcenza , non l'alterigia ,
5, parto alle volte dell' ignoranza , non il difetto
„ de' mezzi , non altra vii paffione ^ che tali abbo-
j, minevoli affetti non deono, ne poffono allignar
„ ne gli animi vortri . Per lo contrario vi debbo-
„ no a quelfa imprefa animare, e Ipingere fenza
„ indugio il voftro zelo, elavortra obbligazione,
„ i prieghi comuni , il bifogno della Chiefa , le leg-
„ gi delle voftre Congregazioni , lo fplendor dell*
„ Italia , e la gloria di tutti . Il Cielo flelfo vi
„ va dicendo : Quegli , che faran dotti , riluceranno
5, come lumi del firmamento y e quegli ^ cheamma-
„ ejìreranno gli altri nella giuflizia , rifplenderan-
„ no come Jielle per eternità perpetue . Cotanti mo-
5, tivi , che certamente vi (tanno davanti a glioc-
5, chi, non pofTono non confìgliarvi a follecita-
„ mente divifar le maniere di riftabilire ne' voftri
„ Chioftri le Scuole, di migliorar le già rtabilite,
„ e di proccurar per l' avvenire con {ingoiar pre-
j, mura l' accrefci mento delle Scienze . Chi f.irà que-
„ gli fra voi , che dimentico dell' onor proprio ,
j, e della gloria della fua famiglia , non fi vo-
„ glia una volta muovere , o muovere altrui a sì
5, fatta imprefa ? Chi non concorrerà almeno
5, col buon defiderio ? Quello al fine farà ezian-
5, dio buon argomento del vodro bel genio . Ma
5, fé taluno in vece di far ciò, pibtoflofi adiraf-
„ fc centra di quella fana e modella perfuafione ,
39 e defideraire che non fi foHè Campata , e non
,j cono-
594 Appendice.
„ conofcefTe almeno, che quìficonfiglia il meglio
„ aile Comunità Religiofe : io Jafcio penfare a i
3, più faggi , quale argomento fi dùvefTe trarre dal-
j, lo tirano operare o penfar di colini . Intanto io
„ prego ciafc uno di voi, che vogliate farmi la giù-
5, itizia di riconofccre, che io non avrei prefo a
5, fcrivervi quefte poche, forfè non inutili offerva-
„ zioni , fé non aveffi una iVim e un affetto fìn-
„ gelare per gli venerabili Ordini voftn , a i qua-
„ li auguro dal Cielo ogni benedizione j e conferma
j, il mio divotiffimo olfequio.
N u M. Vili.
Lettera del Signor Bernardo Trevi fano al Muratori ^
(he finalments gli fi era [coperto per
Antonio Lampridj .
ìì T O ho venerato per lungo tempo la virtù del
5) X Lampridj, febbene arae ignoto, ho venerato.
,5 quella del Sig. Muratori , benché feco non m'
j, accorfi d' avere coriifpondenza . Ora però a queft'
„ ultimo debbo profeffare la maggior venerazione ,
„ e perchè ho da unire il fentimento , che nudri-
„ va per il fuddetto Lampridio , e per il debito.
,» che riccnofco alla fua bontà per l' amicizia che
„ m'offerifce . Se non mancai adunque d' efercitare
„ le parti di un cordiale rifpetto verfodi unaperfo-
„ na che non conofceva, fi perfyada pure , che
5, cercherò maggiormente d' ufarlo verfo chi ora
5, conofco dotato di tanto merito ; e V. S. Illuftrif-^
5, fima calcolando non folo riguardo mio l' impe-
„ gno che ho, contratto di fervirla , ma riguardo
„ luo i motivi tutti , per cui debbo pregiarmi di
5j farlo , ufi meco la fua autorità , non con quelle.
jj roi-
Appendice. ^g^
„ mlfure , che permette una conofcenza recente >
„ ma con quel libero modo , che vuole un anti-
„ co e reciproco amore . Quando mi giunga l' In-
„ voltino , che reftò fervita inviarmi , ma che pe-
„ ranche non m' è giunto per difetto del cwriero ,
3, non mancherò di cercare, che redi ubbidita.
„ Quando in cofe maggiori fi compiacerà d'impie-
„ garmi , non tralafcerò d' inveftigare que' modi ,
„ che poffono accertarla della mia affettuofa rafìfe-
5, gnazione ; e quando abbia il felice incontro di
„ poterla fervire , lo farò fempre con quella cau-
„ tela , che mi prefcrive , e con quella fede che
„ vuole ilmioeflere, e la benigna confidenza che
„ meco prende . Io poi non mancherò parimente
„ a tempo opportuno di valermi della fua virtii ,
j, e di quella lodevole ingenuità, che in V. S. ll-
„ ludrlfs. riconofco , comunicandole qualche mia im-
,, perfetta fatica ; anzi forfè in breve le trasmette-
„ rò il mio metodo Filofofico , di già compito,
„ che difegno di pubblicare , e che ho qued' ogget-
„ to per far , quanto poOTo , ravvivare la noftra
„ sfortunata Repubblica Letteraria . In fomma fia
,j libera , ed ingegnua da qui innanzi la noftra cor-
,, rifpondenza j e per me rinuovo allo fmafchera-
„ to foggetto nuova profeffione del mio effere,
jj Venezia 2d. Gennaio 1708. M.V.cioè 1709.
Nf M,
3)
39<5 Appendice.
N u M. IX.
Lettera dì Lamtndo Pritanio ad tino degli
jl Autori del Giornale d' Italia .
DA V. S. Illuariffima (già l'ho veduto) è
ftata fatta nel Giornale XXI. fogl. 429.
„ men2Ìone del mio Trattato De Ingeniorum Mo-l
j-, deratione in Rcligionis ne goti 0 ^ ftampato in Pa-
5, rigi nell'antecedente anno 17 14. Le mie obbli-
j, gazioni vcrfo di lei per quello non fon poche ;
„ ma le farei reOato anche maggiormente tenu-
j, to, e più mi farei rallegrato meco fleffo, s' el-
„ la avefle poflo mente in tal ciìngiunturaad una
5, certa particolarità , con informarne eziandio il
5, Pubblico tutto. Leggefi ivi ntl Lib. I. Cap. XI.
5, face 85. Certi quoque Judices Catholìcx dothi-
j, n a funi Romani Pontifices , colla giunta di que-
„ fte altre parole : Qui bus eadsm confentit Eccle-
^f fia . Parimente nel Lib. I. Cap. XVIII. f?.cc.
„ I 5 1 . fi legge : Romano Pontifici aliquod decernen-
„ ti D gma (qui è aggiunto: cui aflentitur Eccìe-
„ Jta univerfa) credendum eji^ divinacque Fidei all'in-
), Jus huic Dogmati accommodandus ' C sì in due o
5, tre altri luoghi Ja medefima giunra compance.
„ Ora non mi par già chiaro, qual veramente fia
5, il fignificato , e quale la intenzione di sì tritte
), giunte , né fé tendano effe a limitare un predio
5, della Sede Apof^olica. Ma comunque fia , è fuor
5, di dubbio non effere mie le giunte fuddettt , e
), non aver io mai penfato a modifìcure la inflli-
5, bilitàde' Sommi Pontefici pronunzianri dalla ^"at-
„ tedra in materia di Dogma. Sii ente in Pari-
j, gì fono ftate fabbricate eflè Parente^ , ed infe-
„ rite,
?1
AppE>TDrcE. 597
rlte, fenzamiafaputaecontra il mio volere, nei
corpo dell'Opera mia. La lentenza d-lla infal-
libilità fuddetra l'aveva io aflerita puramente, e
Tempre la ho fuppofta in elfo Libro fenya modi-
ficazione , ficcome può vedcrfi nel Lib. L Gap.
XVn. face. 146.6 in tutto li Capo fulfeguen-
te . An7Ì farebbe nufcito inutile Io iìeffo intero
„ Gap. XVIII. qualora avefTì avuto il fenfimen-
to , che forfè H è voluto infinuare colle giunte
fopraddette . Vero è, che inutile altresì può dir-
li i\ voler io perfaider querto a V. S. liluftrifs.
da che ella flelfa ed altre perfone a lei ben note ,
ebbero in mano la medefìma Opera mia fcritta
a penna , prima che paffaffe in Francia ; e può
,, .^lia facilmente ricordarfi , quanto io f iTi lonta-
„ no da infegnamenti tali . Aggiungafi ,(apevfi mol-
to bene in Roma iieiTa , non che in Parigi ,
edere fiata alter^ita, fenza mia parricipazione ,
in que'fiti la mente mia. Contuttociò , perchè
io vorrei che la notizia del.rilpetto da me do-
vuto e profeflato alla Siima Sede , noilra iempre
venerabii Madre e Maestra , non fi riftringeffe
a pochi, ma firtndelfe, fefoffe pofTibile , pale-
fe a tutto il Mondo : mi profeflerei mo'fo ob-
„ bligato air a 1 orevol bontà di V. S. IlltllrifTi-
„ ma, le tornandole un'altra volta in acrcnciodi
„ ragionare d' elfo mio Libro, comunicale al Pub-
„ blico la dichiarazione di quelli miti fentimcnti ,
„ efpofia alci colla fincerità, di cui ho (tmpre fat-
5, toc fo profelfione. Con che ricordandole il mio
j, indelebil olTequio mi confermo
Pi V. S. Illufiriflima
,, Modena 20. Febbraio 171 ^«
598 APi^ENDICE.
N u M. X.
Lettera deW Abate Domenico Lazzarini fenza data ^
e fenza nome , ricevuta dal Muratori nel dì i8i
di Ottobre del ijz^, e riguardante la di f e/a di
jìnnibal Caro .
5, T 0 rifpondo a V, Sig. llluflrifs. fchiettamente
3, X al mio modo , che non fonojìato eccitato da
5, alcuno a prendere la difefa del Caro , ma dalla
j, fola pietà verfo de"" mici , e dalC infopponabil ca*
„ wo, che li vien dato. Il quale fé fofTe flato più
„ difcreto, o fé la di lei periona foflTe menchia-
„ ra , o in fine quella fua Storia non folle pofta
„ in fronte di un Libro , che anderà per le ma-
5, ni di tutti , io non ne farei quel cafo che ne fo ^
,j e devo farne. E comecché fia vero , che l'animo
„ fuo non fia flato d offendere alcuno de i vivi ,
3, queflo non fa , che noi non fìamo flati offefi ,
5, e che non ci abbiamo a difendere. Io foddisfe-
„ rò a queflo ufÌ7.io in guifa , che 1' anima di M.
3, Lodovico, fé fla in Cielo, come devo fpe rare j
„ fentirà piacere per quella parte, che riguarda e
5, la condizione , e la fede , e la probità , e V ono-
), rate72a di lui , le quali cofe io non folo non of-
5, ftnderò , ma le difenderò in lui più felicemente
5, eziandio di quello che a me paia effet fi fatto da
•„ lei . Quanto poi a lei io ìion [crivero cofa alcuna ^
5, ficcome non potrei dirla , fenza offendere la piu-
5, Jìizta , che Jia contraria alla bontà fd erudizione
5, Jua , e alla convenienza mia., e fi vaglia di que-
5, fta mia dichiarazione per rimproverarmela , fé
3, io mancaffi a quanto ora aflerifco. Pctdarpoi
„ qualche autorità all' opera mia , onde poffa reg-
iJ sere
Appendice. 39^
3) gcre in qualche modo a nomi così chiari , qua-
,, li candidamente dico effere quello di M. Lodo-
5, vico e il fuo , tratterò di ncft picciole e disuti-
5, li materie. Spiegherò i Dialoghi diPlatone del
5j comune , tanto infelicemente chiofati da M, Lo-
5, vico ^ eh egli non ha cap'to nittn luogo ^ e dico
3j niuno di quelli che chioja. Smi Imcncc difenderò
3, e Virgilio y e Tere}2zio y e ^r/Jiotele , e altri ta-
^, //' uomini niente pili difcretamcnte uati dalme-
•)) de fimo di quello che fofje tajfato ti Caro . Per lo
3, che la maggior parte della mia ^aii^a fi rivolge-
^, rà in cofe di Lettere. Nelle quali il contende-
), re è innocente ; e chi vince rimane con gloria y
)) chi è vinto fenza difonore : onde (pero , che non
„ darò paffatempo ad altri che a gli cnditi pari
3, fuoi . Che poi gucfìa mia fatica fia per piacer-
jy le , non lo so , ne glie lo premetto . Che non fia
iì /""" offenderla , qucjlo lo so ^ e ne può efer ficu-
5, ra . Venendo poi alla degniffima perfona , eh'
j, ella intende (parla di Monfig. Fontanini) io 1'
„ ho amata, e l'amerò Tempre; ma ho potuto e
), poffo confervar nel mio libero animo la iHma
„ e l'amore ancora per lei: e quefto è in poter
^, fuo il volerlo e caldo e fincero . E volelTe Dio ,
5, che la verità, la giuftizia e 1' oneftà mi permet-
3, teflero il diffimular quanto ella feri ve contro del
3, Caro. L'anima di lui, la comune Provincia,
3, la nazione , la fomiglianza degli fludj mi ob-
3, bligano a quefla difefa , alla quale non man-
3, cherò in alcuna parte , ficcome fuori di quefto
5, non mancherò di ubbidirla con amico e lincerò
^j animo.
NuM.
400
A ppENorcE;
N u M. XI.
Rifpojìa del Muratori al P. Gabriele Raffi Defini-
tore de i Carmelitani del Piemonte , intorno a un
pajjo di Ricordano Malafpina , e ad altro della fua
Prefazione a quello Storico .
„ /'^ On tutta ftima , e con applicazione ho let-
j, \^>< to le efagerazioni , k ragioni , e le cforta^
jj zioni di V. P. Reverendifs. ne i fuoi fogli feri t-
5, tiadifefa dell'Ordine fuo conerà di quello eh' io
)) diflì nella Prefazione a Ricordano . Ho letto an-
„ Cora le niinacce , ch'ella mi fa, le quali nulla
„ mi hanno fgomentato , quantunque ella dica di
„ voler procedere ultra modcramcn inculpatx tu-
„ teU: il che non so, come fi a caduto dalla pen-
„ na di un Religiofo par fuo . Veramente erano
5, fcorfi tredici anni , da che io diedi alla iucequel-
„ la Prefazione , fenza che il di lei (acro Ordine
j, avefTe in menoma parte patito detrimento alcu-
„ no dalle mie parole . Tuttavia la delicatezza di
„ V. P. Reverendifs. ne teme col tempo del dan-
j, no. Qtiel eh' è più, quella fua delicatezza giugno
„ fino a trovar de gli sfregi nella Lttrtra da me
„ fcntta al P. Ceva {a) . Intorno a che T averne
„ ella voluto far querela meco , le confefTo , che
„ mi è ben fembrato fuor di ragione ; perchè quella
„ Lettera fu rtampata lenza mia faputa , anzi con-
„ tra mia volontà dal fuddetto P. Teobaldo; e pe-
„ rò nonne debbo io rendere conto. Anzi mi fi-
5, guro, che Io ftefifo P. Teobaldo fi maraviglierà.»
„ che
(/?) Quefta Lettera del Muratori al P. Teobaldo
Cevd (ì legge nella riftampa della Scelta di Sa"
netti di elio Patire, fatta in Venezia.
Appendice. 401
y clie V. P. Reverendifs. abbia trovato in quella
„ Lettera del biafimo contro lo ftefTo Ordine fuo .
,, L' Inftituto del voftro Ordine, ficcome quel de
„ i Domenicani, e d'altri (ìmili , è di attendere
5, alla peiftzion dello Spirito , e alle Scienze fodc ,
„ con riderfi delle inezie Poetiche. Che le purta-
„ luno vi fi applica , è ben,da lodare , maquefta non
„ è l'applicazion propria de i Carmelitani. E il
j, dir co fa rara ammette , che altri ci fieno , che
„ coltivmo le belle Lettere . Pofcia io parlo del
„ tempo prefente , ed ella fi vuol figurare, che io
„ parli ancora di tutti i Secoli palfati della fua Re-
„ ligione : il che non mi è mai paflato per men-
„ te.
„ Ora venendo a quel che importa , avrebbe V.
5, P. Reverendifs. defiderato , che dopo aver iodet*
„ to , che San Tommafo non era capace di paf-
„ fioni maligne, l'avefii poi lafciato andare in pa-
„ ce , per non toccare i Carmelitani . Non così
„ ho creduto io, ed ho voluto anche rifponderea
)) chi feguitafie a credere , che quel Santo Dotto-
„ re nudnffe fentimenti contrarj ai Carmelitani,
,) Facile è il figurarfi, che i Predicatori , e Mino-
„ ri non mirafTero di buon occhio nuovi Ordini ,
, che veni (Fero a mettere il piede nelle lorcampa-
„ gne . Ho dunque cercato la difefa di S. Tomma-
j, To , e mi è convenuto efporre lo fiato d' allora
5, dell'Ordine Carmelitano. Oh qui entra la fopra-
3, fina Logica e fingolar' erudizione di V. P. Re-
„ verendifs. a farmi una lunga lezione dell' anti-
„ chità e fantità di efib Ordine prima del Conci-
„ lio IL di Lione. Mi vuol far toccare con ma^
no , che già efib era fiato approvato nel Con-
„ cilio IV. Lateranenfe , e poi confermato con Bol-
4) le di moki fufieguenti Papi , e tutti prima del
Ce ,, fud-
4o2 Appendice.
„ fuddetto Concilio di Lione. Intorno a che deb-
5, bo dire a V. P. ReverendifTima , che io farò fcm-
j, prc prontifTimo a ritrattarmi , qualora io cono-
„ fca chiaramente di eflermi ingannato non folo
„ in quello , ma in altro ancora , che riguardi 1*
„ altrui riputazione . La disgrazia però vuole, che
„ con tutte le di lei copiofe ragioni ella non fia
„ giunta a perfuadermi di aver io detta cofa che
„ fìa contra la verità, e neppur centra il vero ono-
,, re del di lei facro Ordine . Imperciocché quand'
„ anche fi ammetteffe , che il medefimo folte na-
„ to con lievi principi in Oriente nel Secolo XII.
„ quello non è niente di difcredito dell' Ordine ftef-
,, lo , perchè così fon nati tutti gli altri Ordini :
„ né io faccio gran differenza tra chi metteflTe una
„ gran parte della fua gloria nel venire da Elia ,
„ e quei Principi , che perfuafi da i loro Genea-
„ logifli tengono già per fermo di difcendere o da
„ gli antichi Romani, o da i Trojani , o da qual-
„ che grande Eroe dell'antichità. Ma noi fìamo
„ in tempi , nei i quali la gente ftudiofa non fi
5, lafcia più menar via come ne i tempi andati .
„ Quanto a me credo di non aver' avanzata pa-
„ rola , che non fia fondata fui Cap. XXIII. del
,, Concilio Lugdunenfe . Se V. P. Reverendifs. fcor-
,, dandcfi per un poco di aver intorno il facro abi-
„ to luo , quietamente vorrà cfaminar quelle paro-
j, le, {pero che in vecedi condur me nel fentimen-
j, ro fuo , vtrrà nel mio . Quivi fi veggono affat-
„ to proibiti tutti gli Ordini Mendicanti , iftituiti
5, dopo il Cuncil'O Lateranenfe IV. con varj divie-
,, ti fatti a i medefimi , con efentar nondimeno da
,, tale CoriiIitu7Ìone i Predicatori e Minori, qms
„ cxnàcns ex eisut'litas Ecclefia univerfali prove-
5, niens perhiùet approùatos . Se i Caraiclitani era-
„ no
Appendice. 403
„ no già flati approvati , cortie ella pretende , fé
„ conofciuta la loro utilità per la Chieù di Dioì
„ quefto era il fito e il tempo di dirlo. Doveano
„ andar del pari nominati to i Predicatori e iMi*
5, nori . Non nominandofi , chiaramente fé ne de-
5, duce, che non peranche era feguita la loroap-
j, provazione , né peranche fi conofceva la loro uti-
„ lità . E Te non erano conofciuti utili peranche ,
„ ne viene per confeguenza , che potè temerfi ,
5, che foflfero per effere di pefo a i poveri Secola-
„ ri, che li doveano mantenere (qui mi fa ella
„ un' ingiuQizia col non voler vedere, ch'io dico,
j, e dico anche dubitativamente, oneri Chrijiiano-
5, rum Reipublica , e non già oneri Ecclefue ) e che
5, già erano provveduti di due altri nuovi Ordini
,> Mendicanti , che badano al bifogno fpi rituale de'
5, Popoli . Ma come , fé ci fon tante Eolle de' Pa-
„ pi precedenti , che dicono approvato queft' Or-
3, dine prima del Concilio Lugdunenfe , e poi le
3, Lezioni del Breviario , e poi il Bellarmino , e
3, tant' altri Autori? Padre Rcverendifìfimo , tocche-
3, rà a lei l' accordar quefte pive . Io per me fto
3, forte in un Tefto autentico di un Concilio ge->
3, nerale , celebrato da un Papa Santo . Se aveffe-
5, ro faputo quei del Concilio le ragioni , che ora
3) vengono addotte da V. P. Reverendi ffima ( e
3, non avranno mancato i Padri Carmelitani d'ai-'
3, lora di dir quel che potevano in lor favore al me-
i, defimo Concilio) equefte foffero ftate quali ora
3, vengono fuppofte , non avrebbono mai que' Pa-
3) dri lafciato di unire co i Predicatori e Minori an-
3) che i Padri del Carmelo . Non avendolo fatto 9
„ giuridicamente fé ne deduce , che tali ragioni
3, mancarono . Ma che fi dee dire de' Carmelitani ì
5, Non altro s© veder io, fé non «he i medefi-'
Ce ? 33 mi
404 Appendice.
mi fchivarono la total loro deftruzicne e abo-
,, lizione , perchè eoyum infiitutio Concilium gene-
rale Luteranenfc IV. prxcejjit . Del rello il Con-
cilio Lugdunenfe non gli approvò, ma folamente
concedette , eos in fuojìntu mancre , donec de ip^
fis fuerit aliter ordinatum: cioè finché la Chie-
fadeterminatfe fé fi avevano da approvare , come
s'era fatto de' Predicatori e Mmori , o pure da
abolirli .
„ Ora giacché io non so veder altro nelle pa-
role d' elfo Concilio fé non quello , che io ho
afferito in difefadi San Tommafo , e non già
per offender il venerabìl Ordine de' Carmelita-
ni , pel quale io non ho mai avuto né odio , né
fprez20 : fupplico V. P. ReverandifTiraa di per-
j>
3)
5)
" . . . . . .
j, donarmi , fé non mi truovo in iftato di ritrat-
„ tar quello, che credo ben fondato, e che ritrat-
tandolo crederei contrario alla Verità . Mi truo-
j, vo bensì diipofto, qualor mi fi prefcnti occafion
j, propria, di lodare il di lei facro Ordine, che
„ al pari di tutti gli altri approvati dalla Santa
„ Sede io (limo e venero. Anzi credo, che avrò
„ congiuntura di poter dir al Pubblico, che dopo
„ il Concilio Lugdunenfe i Carmelitani furono cre-
„ duti utili alla Chiefa ; e lo dirò volentieri . Que-
„ flo è quanto io poffo rifpondere allo {limatif-
3, fimo foglio di V. P. Reverendifìfim.a , al cui fer-
,, vigio mi offero tutto, fupplicandola intanto di
„ perdonarmi , fé non le ho rifpollo di proprio
5, pugno per trovarmi alquanto indifpofto. Difpo-
„ ilo bensì a i fuoi riveriti comandamenti , con
,, tutto r offequio mi protefto
Di V. P. Reverendi fs.
Modena 28. Aprile 1739-
' ' . N U M.
Appendice, 405
N u M. XII.
Lettera del Muratori al Canonico ^lejjìo Stmmac»
Mazzocchi in propofito del di lui Trattato
de Afcia .
,, T^ Inalmente ho potuto leggere, ed ho letto con
„ X quel piacere , che producono tutte le cofe
„ di V. S. UlutlrifTima , la fua tjobll fatica intor-
9, t\oz\V Afcia Sepolcrale^ ed ho trovato gran copia
5, d' erudizione , e fpezialmente illulìrata quella par-
„ te, che riguarda gli frumenti ufati da alcuni
„ Artefici: del che (ìamo tenuti a lei. Nulla dico
), del difcernimento Critico, nulla dello ftile leg-
„ giadro , né d'altri pregi, che fono già noti in
,j lei . QLiello di che fpezialmente mi fon io com-
„ piaciuto in leggere que(io fuo nuovo parto , fi è
„ la laviezza, il buon garbo, e 1' amorevolezza con
5, cui ha trattato qutlto argomento. Ho veduto me
), fteflTo condotto in campo, me impugnato e cor-
„ retto \ ma lenza che me ne dolga , anzi con re-
5, fìarle obbligato. Non ho io mai creduto d'elTe-
9, re incapace d' errare , e trattandofi di cofe da me
5, date al Pubblico , ognuno h;i diritto, s'io ho fai'
5, lato, di pubblicamente fcoprire que' falli . Il pun-
„ to Ita a farlo in maniera onelia . Certo sa ben
j, farlo V.S. Illuftri (firn ' , e però eccomi a ringra-
}) ziarla p^r P onore compartitomi nello ItefìTotem-
„ pò, che m'ha fatto alquanto di guerra; ed ec-
j, comi a rallegrarmi con eflo lei per quefta fua
j, bella Difìertazione .
5, osi faceflfero altri, non fi vedrebbono tante
j, guerre fra' Letterati , che fcandalizzano , e icca-
yi no non poco danno e difcredito alle Lettere. Per
Ce 3 3, non
4o6 Appendice.
„ non aver io approvata l'opinione di chi ella sa
„ intorno all' Afcia Sepolcrale , non folo ho per-
„ duro la di lui grazia , ma mi fon guadagnato con-
„ tra mia volontà un nemico . Più volte egli ave-
„ va criticato me in altre lue opere : non me n'
„ eraoffefoio, continuava T amicizia noftra . Una
„ fola volta che mi fon moflrato di parere difFeren-
j, te da lui , ed ho detto ciò che io credeva, averi-
„ do egli (leffo defiderato che lo dicefifi : quello è
„ flato un delitto. Quel che più mi ha forprefo ,
„ quantunque io non avelTi in addietro parlato fé
„ non in lode, ne mai aveflTi impugnato alcun fuo
„ detto, e carteggiafìimo come ansici; purel'An-
j, no addietro in Roma diffe a Perfonaggio , ch'io
j, venero, e che certo ama V. S. IllutìnlTima, par-
j, landò di me : Son treyii' anni , eh'' io /offro queji^
„ uomo . '^ on pofTo fé non accufar la mia po-
„ ca fortuna, perchè non ho mai mancato di rlf-
„ petto a lui ; e del fuo merito, e del fuo raro
„ talento, che veramente Aimo, ho parlato fem-
j, pre con chichefTia in lode . Pazienza . Sia lode
„ a V. S. Illuiirilfima e ad altri fuoi pari, che tan-
„ to fanno , e pur fanno anche ftimare , e com-
„ patire , ed amar gli altri , che fanno quel poco
„ che polTono in ben delle Lettere .
„ Ma lafciamo qoede nenie , Mi .fon io ralle-
5, grato forte di trovar dapertutto nell'Opera fuddetta
j, il nofiro Sig, Segretario Tanucci , dottiamo ,
3, gentiliffimo, la cui prefenza e converfazione a lei
3, invidio . La prego ben di ricordare a coteflo de-
5, gniffimo Signore il mio coftantifTimo oflequio ,
„ e L tiima perenne, ch'io profefTo al di lui me-
,5 rito . Vedendo ancora ronoratilTimo Sig. Boncuore
s, Medico di fua Maeftà , gli faccia fovvenire , eh'
%i io fon qui tutto fuo divotiffimo Servitore . \
V S
Appendice. 407
V. S. Illuftriflima ricordo io poi la promeffa
eh' ella ha fatto al Pubblico di voler dare la rac-
colta delle Ifcrizioni di cotefto Regno . L' afpet-
tiamo con divozione da sì buone mani . Ed io
pregandola diconfervarmi il Tuo ftimatiflìmo amo-
re , con afTicurarla , che il mio non verrà mai
meno, le raffegno il mio oflequio, e mi con-
fermo
Di V. S. Illuftrifs.
„ Modena ^6. Giugno 1740.
N u M. XIII.
Rifpofla del Canonico Mazzocchi allc^ fpiddetta
Lettera del Muratori.
LA gentiliflTima Lettera di V. S. IlluftrifTi-
ma mi ha colmato quella volta di non po-
ca confufione ; sì perchè non le era preceduto pej
parte mia il merito né di altra mia, né di aver-
le drizzato il Libro (perchè mi prevenne il Si-
gnor Vannelli ad inviarglielo) come perchè al
mio nonsoqual arditamento Ella ha faputi) coj-
rifpondere con foprafina modertia , che ha con-
falo me, &edificato quei amici, che pieni del-
la di Lei ftima con indicibil piacere T han lett^ ,
riconofcendovi i due pregevoliflìrai caratteri ,
5, che fregiano la di Lei perlona ; cioè rara e va-
„ fta erudizione, per cui ci sa infegnare in tante
5, belle Opere cofe tanro recondite , con altrertan-
5, to di Ecclefiaftica moderazione e pietà : quali
3, cofe dovendo andar del paro , pure non fanno
5, «ggi altrove che in Lei conciliarfi per compor-
Cc 4 ,5 re
jj
4ó8 Appendice.
„ re quel nobile mifto graziofo a gli occhi di
j, Dio e de gli uomini . Qiianto a me per tanto
„ amore e protezione del mio Opufcolo , ne le
„ rendo grazie ienza fine . Siccome la ringrazio
„ .pure dell' amorofo e ragionevole sfogo circa
„ quella" perfona , che ambedue limiamo , a cui
„ anche Ella ha faputo nel Tomo primo del di
„ Lei ricco Tcfaro delle Ifcrizioni , poco fa da
„ me veduto , render la pariglia non con biafi-
„ mi , ma con lodi . Qiianto a Lei , le può ba-k
„ (lare , che tutti , quanti io so , le rendono la
,, dovuta giufiizia. Fra' quali debbono annoverar-
„ fi i due degniffimi Perfonaggi di quefta Capi-
„ tale , il Sig. Marchefe Tanucci , & il Sig.
,, Buoncore ; i quali anche la ringraziano della
„ memoria , che loro conferva , e le defiderano
,, lunga vita a prò delle Lettere . Intorno poi
„ alla mia raccolta d' Ifcrizioni , ella refterà un
„ piccolo fpecilegio dopo il vafto Teforo , di cui
„ V. S. Illultnlfima ha donato , e fiegue a do-
„ nare il Pubblico . Potrà nondimeno parer nel-
5, le ftampe , dopo efferfi pubblicate le mie Of-
„ fervaiioni Bibliche, quali fra poco , per ubbi-
„ dire a chi devo , potranno cominciare a pub-
„ blicarfi ; purché il Signore Iddio fi degni per
„ fua mifencordia confortar la debolifTima mia fa-
„ Iute , e fpczialmente la fievolezza del capo .
j, Dopo avere mefi fono dovuto dire un'Orazio-
„ ne ne' Funerali della S. M. di Cleii/cnie XII.
„ (quale ho fatto confegnare ad un Signorino
„ della Real Pageria , perchè gliela faceffe arriva-
„ re) ne reltai ammalato di fiomaco , &indebo-
j, lito al maggior fegno. Poco male ; purché fi
«»5 continui la buona falute a V. S. Illuftnifima ,
„ acuì
ApPENDtCE. 409
„ a cui con inalterabile oflequio bacio riverente-
„ mente le mani .
„ Di V. S. Illuftriffima
j, Napoli 26. Luglio 1740.
NuM. XIV.
lettera del Cardinale Angelo Maria Querini al
Muratori in propofito del Martìrio di
S. Tommajo Cantuarienfe .
Brefcia 9. Marzo 1745.
„ OOno fommamente obbligato a V. S. IHu-
), »3 ftrifs. che fi degna interelT^irfi nella mia fa-
„ Iute con fentimenti così caritatevoli e benigni,
j, quali mi efprime il *uo umanifìfimo faglio. A.
„ quefto mio unifco FuItiiTa Lettera latina diret-
j, ta al P. Ab. Trombelli , ed i fogli ancora, che
„ danno principio e fine a tutta la Deca , nella
„ quale quando alcuna di effe Lettere a lei man-
3, cafTe , farei pronto a fupplire con nujva fpedi-
„ zione da Brefcia però, e non da Roma; giac-
„ che ben pretto m' incammino verlo quella
„ parte.
„ Ho letto attentamente il Libro delle Tue (cioè
„ delle Lettere di Ferdinando Valdcjto ) e ne ho
3, parlato più d'una volta con la dovuta ftima a
„ N. S. quale fi dichiara frequentemente di fare
55 tutta la ftima della fua rara e foda erudizione.
„ Anzi un giorno trattenendomi a lungo con U
,9 S. vS. fopra tale argomento , fi fecero molte ri-
)) fleflioni fopra il Martirio di S. Tomaio Can*
„ tua-
410 Appendice.
tuarienfe, e noa voglio occultarle cofa io %Ilp:
ra dicefTì, che parveaS. S. di non poco pefo .
Di (fi adunque , non poterfi mettere in dubbio
ciò che venn'a da lei alTtrito , che pn((ienter
egit S. Thomis vitam cxponcndo ; reftare però
la difficoltà fopra il comando fattogli dal Pon-
tefice , da cui alferiranno i Tomilìi (ha prete-
fo di dire gli Scotìjii) doverfi dedurre , che i'
efporre la vita per un articolo non certo ccr-
titud'ine Fidei , fia cofa lecita , anzi meritoria
al giudizio che ne ha fatto il Pontefice, e con
lui la Chiefa tutta, che venera S. Tomafo per
Martire. S. S. avrebbe cr duto, che il modo di
ritirarfi da tal obietto folle il fortenere in pri-
mo luogo, che S. Tomafo efpofe la vita non
„ per il fatto delle rendite delle Chiefe vacanti,
„ ma per mantenere generalmente l' Immunità
„ Ecclefiaftica , e che quefta fi fiabiliffe de jure
„ divino. Alche mi feci lecito di replicare, che
„ quando anche fi alfumeffe V uno e T altro im-
„ pegno , non fi arriverebbe mai a provare ciò
5, che bifogna , cicèelTere intervenuta in detto ca-
j, fo quella certezza , mediante la quale lolamente
„ fecondo i principi , che ricorrono in ogni pagi-
5, na del Tuo Libro , farebbe (tato lecito al Pon-
„ tefice d' ingiongere a S. Tomafo, ch'efponelTe
,^ pure la fua vita. Aggiunfi che il precetto Ec-
yi clefiaftico non potendo render lecito ciò che non
„ è tale , lecito deve fupporfi profondere la vit^
j) per un punto d' Immunità niente meno incerto
„ iti fé rteffo di quello che fia 1' articolo di MarÌA
), Vergine prefervata dalla colpa Originale, e fé
9, lecito è in fé tlelTo , dovrà poterfi praticar da*
5, Fedeli come atto di virtù fenza precetto che gli
5} colf ringa ad efer^itarlo . Si moUrò penetrato il
„ Pon-
Appendice. 411
„ Pontefice da queHo mio raziocinio , che refo og-
„ gidì noto a molti in Roma, mi pare chemeri-
„ terebbe eh' ella ripafìfafle più diiFufamente il fat-
,, to di S. Tomafo, di quello, che ha (limato do-
„ ver fare nel fuo Libro; e fé avrà la bontà d'in-
„ dirizzarmi a Brefcia qualche fua replica alla pre-
„ fente , tenga per. certo, che capiterà nelle ma-
„ ni di N. S. che pofTo dirle efferfene già moflra-
„ to vogliofo &.C.
N u M. XV,
Rifpojla del Muratori aW Eminenti fs. Querini .
„ A yT I proteflo io k
,, jLVX nignità di V.
fommamente tenuto alla be-
E. per la confidenza meco
„ ufata dell' obbiezione da lei fatta alle Lettere del
„ Valdefio, di cui aveva lo già ricevuto qualche
„ barlume da Roma . Veramente mi credeva di aver
„ detto abbaftanza . Vedrò ora di fpiegar meglio
„ 11 divario che paffa fra gli atti di S. Tommafo
„ Cantuarienfe , e il Voto Sanguinario. L' ira di
„ Arrigo Red' Inghilterra contro il fanto Arcivef-
„ covo , che arrivò poi a privarlo di vita , non
„ fu per le fole rendite delle Chiefe , per aver fo-
,5 {tenute le quali , e patita la prigionia con altri
,, aggrav; , anche a i dì noftri fu lodato il piiffi-
„ mo Vefcovo di Pamiers , ed altri Vefcovi . Fu
i, ancora per altre varie inique Confuetudini , le
„ quali pretendeva il Re , che il Santo approvaf-
„ fé, ed egli non volle approvare . Si leggono que-
„ fte prefTo il Cardinal Baronio all'Anno ii<54.
„ e nella Vita di effo Santo, Tomo X. Oper.di
j, Cnltiano Lupo pag. 58. la maggior parte delle
), ^uali fu condennata da Papa Aleìfandro IlIJpet'*
5, tanti
412 APPENB-rCE.
„ tanti alle Immunita degli Ecclefiafticl , alle x^p'
„ pellazioni , alle Scomuniche , alle Elezioni de
9, Vefcovi ed Abati &c. Lafciamo andate la difputa ,
„ fé l'Immunità fia de jun divino. Certo è, che
„ tali cofe trano (labilite nella Chiefa di Dio da i
„ Canoni de i Conci!; , e da i Decreti de' Sommi
j, Pontefici . S. Tommafo neija Confecrtaiione lua
5, avea giurato di foflener quelli Canoni , Decreti e
„ Diritti, e vi fi aggiunfc ancora il (omandamen-
„ to efpreffo del Papa in virtutc Obedionicc ,■ come
„ corta dal Baronio all' Anno iid^. Può darli ,
„ che un Principe di gualca cofcienza malmetta
„ tutti quelli diritti, ufurpi i beni delle Chiefe,
„ e che il Preiato talvolta non pecchi toller^nndo
„ tutto, e non ricorrendo alle Cenfure , così in-
„ fegnando allora la Prudenza , e le circoftan^e .
„ Ma é fuor di dubbio , che fé un Prelato appro-
j, valle tali inique Confuetudini ed ufurpazioni ,
5, gravemente peccherebbe, e farebbe degno di gran
j, gadigo . Il Santo Arcivefcovo fteflb, cmeab-
w biam dalla fua Vita, fulle prime approvò e con-
)) fentì . Conofciuto il luo fallo e peccato, fi ri-
„ trattò , ne fece penitenza , ne dimandò al Papa
j, l'afToluzione e l'ottenne, e da lì innanzi non
« volle pm approvarle.
„ Sicclir egli era polto fra due pericoli , cioè o
„ di pec';?re approvando, o di perdere la Vira non
„ appiovando. In quello cafo m' infegna V. E.
„ che s' ha infallibilmente ad eleggere l'iù torto il
„ pericolo della Vita, che i ' Peccare . Quegli era-
5, no Diritti antichiifimi della Chiefa , alla quale
j, non C\ può lenza errore negar T Autorità a lei data
5, da Dio , di rirtabilir le co*e di Difciplina Ecciefia-
3, fiica ; né certo poteva un Ve(c(ivo fenza peccato , e
„ fenza difprczzo delle Leggi Ecclefiaftiche acconfen-
« tire,
Appendice. 415
„ tire, cheli aboliffe cloche la ChiefauniverfaleavC"'
,, va llabilito . Perciò non folo prudenza, ma ob-
„ bligazione fu del Santo Arcivelcovo il non ap-
,, provarquelle confuttudini ; e perciocché egli fof-
,, ferì la morte per non peccare , efercitò un atto
„ di Virtù, per cui meritò, che fi diceile di lui :
„ Bvati qui perficution'm patiuntur proptcr Jujìi-
„ t/^m , e che Dio F onoraffe con tanti Miraco-
,, li , e la Chiefa il ratttelfe nel ruolo de' Santi
,, Martin. E tanto più lo mtrit>. , p^r.h^ fraquel-
,, le ingiuite Ct)niuetudini entrava il non potere
„ 1 Vclcovi fcomunicar certe perfone indiptnden-
,, ttmente dal Re: il che è centra un D gma di
„ Fede, avendo Cnfto Signor noltro conferì t.^ chi-
,, aramente querta autorità a gli Apoftoli , e lor
5, l'jccelfori , e per confeguente fi trattava non fo-
„ lamente di punti di Difciplina , ma anche di
„ Fede, e fi potè poi fpezialmente dire perque-
„ ffo , che il Santo morì prò Lege Dei fui . Non
„ ha bifogno V. E. che io le ranimtnii ciò che
„ in quello propofito fu fcricto dall' Angelico, e
,, da altri, ed epilogato dal dotriffimo e fantillìmo
„ noltro Pontefice Lib. III. Cap. ly, >. S.deCa-
„ noniz. San6l. in quel'e parf)le : Qu! moniur pro-
„ ptcr aliqucm aElum Chijìiame Vi,tutis , aut prO"
,, pter detejlaticnem alicuiin peccati , verus Mnrtyr
„ cfl . E dal Cardinale Capr/ucchl de D/lartyrio
„ Paragr. 17. fu fcritto : Qunnìvis Prjccepta pofiti-
,, vn non oùligcnt cum di [pendio vita , fi tamen
,j Eccle/iajticorum fracìio injunpatur in contemtum
„ Ecclefix & Lc^is Ecclcfiajiic^ , he paElo Prace-
„ pta EcclefiiC etiam cum d'fpeyidio vita fcrvandcs
,, junt : nam contemtus Le^is etiam Ec( U'fiajiica
., ex praccpto divino lyuandus efl .
?, Or a. da quello cafo è totalmente diverfo il Voto
414 , Appendice.
1, Sanguinano inventato da peiTone private perfo-
j, (tenere la Pia fentenza dell' In:imacolata Conce-
5, zione. Già fiam d' accordo , che quella fentenu
5, è incerta ; non contiene Verità , ma folo Ap
„ parenza di Verità, e Probabilità. Piecreditur
5, E però fwcondochè da Maeftro e' infegnò 1' Emi
„ nentiffimo Lambertini Lib. III. Gap. 19. <;. 14
5. usquequo controverfia ab Ecckfia definita non eft
5, qui tiietur Beati IJim(£Virgtnis fcrvationem a Pcc
„ cato Originali in [uà Conceptione , non poteji non ha
5, ùere , immo tcnctur habere formidinem de oppoltc
,, fententia . Non vi ha precetto alcuno di follenen
„ tal fentenza , non v'ha peccato in negarla , lafcian
„ dofi libero ad ognuno 1' abbracciare anche la fen
j, tenza contraria con divieto di dire, che ilfegui'
5, tarla fia Peccato ed Errore. All'incontro abbia
„ mo un Precetto naturale e Divino di conferva-
j, re la Vita noftra, e di non darla volontariamen
5, te, fé non quando fi tratta di eleggere un bem
5, ugualmente certo e maggiore , come è il non ne-
5, garlaFede, e il guardarli dal Peccato. In que-
j, llocafo faltaa gli occhi l'imprudenza, per nor
5, dir la follia, di chi vuol anteporre l'incerto ai
5, certo, ciò che non è di Precetto, a quello che
5, fenza dubbio è di Preccctto. E tanto più , come
55 s'è detto più volte, apparifcela deformità di ta!
5, atto , perchè né pur la morte di migliaia e mi-
5) lioni di pcrJonefervirebbe punto a moftrar , che
5, folfe nera e certa una fentenza , la cui Verità fo-
5, lamente fi può afTicurare, (e tale farà dichiara-
5, ta dalla Chiefa. Sa TE. V. che l'oggetto vero
5, del Voto Sanguinario è di confermare col San-
5> gue la Verità e Certezza della Pia fentenza : il
5) che mai non farà lecito, perchè non lice darla
„ Vita per foikner quello , che è folamente opi-
„ nio-
Appendice. 415
5) nione , mentre fi potrebbe darla per l' errore , che
5, Tempre fi dee temere , finché la Chiefa non de-
5, cida , dove ib'a la Verità. Per conleguente fc
„ non ivi un imprudente Pietà , un fagrifizio fpro-
„ pofitaix, e in fine difonoredejla R<;ligion Catto-
„ lica , ^Q con tanta pace i Siciliani obblighino
„ fé rtefliarao'-ir per un'opinione, mi rimetto al
5, fuperiore intendimento di V. E. Vedrà ella in-
3, tanto, le baftino tali riflelfioni a togliere Tob-
„ biezione propotta , mentre io pafFo ad umiliarle
„ il mio profondo offequio , e con baciarle la fa-
55 era Porpora mi protefto più che mai
„ Di V. E.
Modena 21. Marzo 1743.
N u M. XVI.
Lettera del Muratori a Papa Benedetto XIV. in
propofito di quanto la Santità [uà avea fcritto
di lui al grande Inquifitore di Spagna.
Beatissimo Padre.
„ /"^ ON tutta rafìfegnazione ho accolto , quan-
5, V^ to la S. V. ha fcritto di me nella fua Let-
,5 tera all' Inquifitore Generale di Spagna. Ho ve-
5, duto , che r una mano ha fparfo fulmini , e norv
„ dimeno dall'altra fono ufciti raggi di fomma Cle-
3, menza . Contuttociò non lafcio di trovarmi in
„ un'eftremaconfufione , anzi defolazione ; perchè
„ durerà in eterno 1' Oracolo per me funelio ; né
5, fi potrà levar di mente a i prefentl e pofteri ,
), eh' 10 fcnza condanna formale fia flato condenna-
« toi
4i5 Appendice;
„ to ; e che fi poffano credere maggiori ancfie di
„ quel che fono i falli e demeriti miei. Inquefta
j, mia troppo fenfibile dilavventura io non pruovo
„ altro follievo , fc non nella certe7za , che durl-
j, no tutaviale vi/cere > aterne di V. S. verfoque-
5, fto Tuo fvcnturato figlio . Animato dunque datai
3, fiducia , mi fo coraggio per protrarmi a i luoì
„ fanfi piedi , ed implorare per grazia , che fi
3, (Jegni la S. V. di ordinare , che mi fieno in-
3, dicate le cofe degne di ccnfura , acciocché io
„ poffa ritrattarle , e col pentimento e coll'ub-
„ bidienza fperare di ottenerne il perdono . Cosi
3, dalle fiefle paterne mani , onde è venuta la
3, ferita , verrà anche qualche rimedio ; né re-
3, fierb io efpofto a chi col tempo avefie per me
„ un cuore men caritativo del fuo . Muovafi la fua
3, gran Carità , e quafi difii anche la GiuftÌ7Ìa ,
j, a concedere tal rilioro al mio povero nome . E
3, qui col bacio de' fanti piedi , e colia più profon-
„ da venerazione mi raflegno
„ Di V.S.
Modena i6. Settembre 1748.
N u M. xvir.
Rifpojla di Papa Benedetto XlV.al Mwatori .
„ T> EnediSus PP. XW. DilcBe Fili , falutem
9, IJ & Apojìolicam BenediHionem . Il fatto è
5, il fcguente . Per far comprendere a Monfign. In-
3, quifitore Generale di Spagna , che le Opere de
5j gli uommi grandi non fi proibivano , comeefib
<,, aveva fatto di quelle del fu Cardinale Noris ,
«) an-
Appendice. 417
„ ancorclic in effe fi ritrovino alcune cofe, chedif-
„ piaciono , e che meriterebbero , fé foffcro ftate
9, fcritte da altri , proibizione, portammo T efem-
5, pio delle Opere de' Bollandifti , di TiUemont , di
„ Boffuet , e le fue .
„ Fu quefia noftra Lettera confidentemente data
), in copia al Procuratore Generale degli Agofti-
}, niani » acciò vedeflTe , che allilkvamo la Religio-
j, ne , ed e(fo avendoci detto , che la Lettera rae-
3, ritava d'elfere ftampata in fronte delle Opere
„ dei Cardinale , rifpondemmo , che non doveva
,-, né ftamparfi , né pubblicarfi , e che quando ciò
5j fi averte dovuto fare , era precifo , che levaffi-
5, mo la particola appartenente all'Abbate Mura*-
5, tori , che non era ftata porta da noi per altro
„ fine j che per comprovare il nortro artunto di
j, non correre a proibire le Opere degli uomini gran-
,, di per qualche cofa difpiacevole , che in erte fi
j, ritrovi .
„ Approvò il Padre Procuratore Generale il fi-
^ ftema : non pattarono due giorni , che , Nobis in-
„ fciis diede fuori la copia della Lettera tale qua-
„ le : ed avendolo Noi rifaputo , lo facemmo chi-
„ amare , gli dicemmo 1' animo nortro con mol-
,, ta chiarezza, e gli proibimmo 1' accoftarfi a Pa-
,, laz7o fino che noi vivevamo .
,, Un efemplare di querta Lettera arrivò alle ma-
„ ni del Card. Querini , checi fcrilfe , che fé an-
„ che r averte avuto prima della rtampa de' fuoi
„ Scritti fopra le Ferte , non fé ne farebbe fervi-
5, to i e Noi gli rifpondemmo, che aveva fatto
„ molto bene , e che nemmeno fé ne prevalerti
„ in avvenire, perchè quanto fi era detto nella
„ noftra Lettera all' Inquifirore di Spagna in or-
a) dÌA6 alle di ki Opere , mn avca (he fare col-
Dd j, la
4,i8 Appendice.
5, la materia delle Fede , né con verun "Dogma '
„ 0 Difciplina .
„ // contenuto neir Opere , che qui non è pia-
,, ciuto , ne cJje ella poteva mai lufmgarfi , che fof-
53 A' /"^'' piacere , risguarda la giurisdizione tem-
„ poralc del Romano Pontefice ne' fuoi Stati j cam-
,, minandofi qui con diverfi principj , e non dan-
„ dojl per veri alcuni fuppojìi , ed altresì alcuni
„ fatti. Ed ella refli pure ficura , che Te le det-
„ te cofe folTero (late inferire da qualchedun altro
„ nelle fue Opere, non fi farebbe lafciato da que-
„ Ile Congregazioni di proibirlo : il che non fi è
,, fatto, elfendo pubblico T affetto che portiamo a
5, lei , ed eflendo notoria la (lima che unitamente
„ col rimanente del Mondo facciamo del di lei
„ valore, ed avendo maifempre creduto, che non
„ compliva disguftarlaper difcrepanza di fentimen-
5, ti in materie non dogmatiche , né di difciplina ,
„ ancorché ogni Governo fia in pofTeffo di proi-
„ bire le Opere , in cui fi contengono cofe , che
5, gli difpiaciono , e che non fono conformi ai fuoi
5, léntimenti .
„ Ecco la pura, candida, e vera Storia, fenza
5, rifleffioni , e confeguenze, che ella potrà farce
„ dedurre col fuo fodo giudizio, ed infieme ofler-
,, vare , fé abbiamo la dovuta confiderazione non
„ meno di lei , che delle fue Opere . Ed intanto
„■ con pienezza di cuore abbracciandola, lediamo
5, r Apoftolica Benedizione .
„ Datum Komx apud SanBam Mariam Majo-
3, rem die 25. Septembris ly/^'i.PontificatusnoJìri
j, Anno Nono .
5, Dil-ec\o Filio Abbati Ludovico Antonio Mura-
3, tori Mutinam .
N u ]^.
Appendice. 419
N u M. XVIII.
Epiftola Muratorii ad Patrcm Syndicum feu
Re6ìorcm Univerfitatis Salisburgenfis .
„ A Nobili viro Germano Romam petente nu-
5, l\ per intellexi , quanta animorum agitatio ,
„ quot motus in Urbe vedrà oborti fuerint, &
35 quam indigne habeatur adhucapud vos , &. pro-
5, fcindatur nomen meum . Miratus fané fui , do-
„ leoque vehcmenter , & potiflìmumquod audiam ,
5, pios fìmul &. dcflos viros adverfus me conjura-
3, tionem iniiffe ^ atque ut eam inftruerent , unis
3, calumniis ufos fuifle , & ridendis piane fabeliis .
5, Nam quod ert ad ccetus de Franchi o liberi Mu-
„ ratori , a Ponti fice Maximo proferi ptos , quorum ,
5, fi vera mihi nuntiata funt , auftorem me vultis :
5, quid ineptius, rogo, excogirari potuit.^ Nemo
5, eft qui nefciat , eorum nomen atque inllitutum
3, a Britannia prodiiHe , atque in GaIJiam &: Ita-
„ liam proceffiffe, nihilque rei mihi effe cum fa-
„ ftiofisejusmodi hominibus . Si quis aliter fentit,
„ liceat mihi dicere , ille infanit . Ad Traftatum
„ veroLamindi Pritanii de Ingeniorum Moderatione
3) quod attinet , is quidem , ut audio, apud vos
„ male audit, atque inter Libros a Sacra Congre-
„ gatione perculfos recenfetur . Et hasc altera calu-
3, mnia eft . Liber ille , ut Itali quique norunt ,
3, quamquam examen Romanum olim fubierit , nul-
33 la unquam cenfura dignus cft deprehenfus , &
„ Venetiis recufus in omnium manibus libere &
3, pacifìce verfatur . Qua ergo confcientia quidam
3, apud vos /iniftram de eo opinionem dilTemina-
51 runt 5 atque in ignaro popello adhuc eamdem fo-
Dd 2 j, vere
42,0 ApPEND ICE»
I, vere pergunt? Deniquecertior faélus fum , iflic
j, improhari , immo & inter hisretica dcgmatare-
j, ferri, quod ego de Devotione erga Deiparam&
j, Sanùlos m piis Exercitationibus meis fcripfi . Si
3, id verum elt , habeo quod conquerar de d-dri-
„ nac vellrae abufu . Nihil aliud ego afferui , quarn
„ quod in facro Concilio Tridentino Ecclefìa fan-^
„ £la Catholica nobie credendum propoluit , Ibi Sefs,
„ XXV. Gap. I. ftatuitur bonum atque utile effe
^■i fuppliciter invocare SanBos . Haec Tridentini Pa-
,, tres ; paria & ego. Et profeto ab exordio Chri-
3, iìians Religionis Ecclefìa nos femper docuit , ac
3, docet , quam nobis proficuum fit ad Sanftorum
3, orationes , auxiliumque confugere , ac potifTimum
„ ad Beatifìimam Virginem Deiparam , cujus in-^
„ tercefìuo apud Deum reliquis San^lis fine com-
,3 paratlone praeftat , Verum fi quis inter vos eft
„ (quod difficile adducor ut credam ) qui invoca-
3, tionem SanftifTims Dei Matris neceflariam quo-
3, que ad (alutem exifìimet , ac depr^^dicet : is fanq
3, novum in Ecclefìa Dei dogma invehit , illudque
5, ab ipfius Ecclefiae mente &do£trina prorfus alie-
3, num , qusE non gemi nos , fed unum Saluatorem
3, Jefura Chrifìum agnofcit , Ncque is a fupcrftitio-
3, ne & ha)refì abeft , & minime advertit, quam in-
3, caute fancìam Ecclefìam Catholicame.xfibilandam
3, &cu]pandam hujusmodi opinione Hsreticis praif
j, beat . Ceterum Liber ille meus a tot annis ex-
33 cufus , & pluries rccufus , in omnium manibus eft ,
,) neque Romani Cenfores , ncque ullus e tot Italia?
,:j Theologis quidquam ibi parum falutaris , aut per-
„ vcrfe dofìrinae deprehendit . NumquidSalisburgi
5, melior Scientia , major Zelus, uberiorve Pietas ,
,j quam in ipfa Roma omnium Magiftra, atque
3, in univerfa Italia? Np vos fl^uidegi j pwco > id
Appendice. 421
), Quum ergo audiam nomen meum , meos-
5, que Libros a Salisburgenfibus tam inique , & Jufti-
„ tia ■^^ Caritate reiuólante , difcerpi , ad te Reve-
j, rendifTimum Patrem , arque ad ceteros Univcrfi-
jj tatis veltrse Profcflfores , querelas meas defero , quos
5j velati tanti raotus auóluies , & mcitatores Populi
„ adverfus me fuiife , fi vera mihi nuntiata funt ,
), accepi , petens , ut famam honoremque meum
j, iftic immento Icefum refarcire velitis . De me
5, fané, qui tamen in media Italia, &fuboculis,
„ ut ita dicam , Romana» Sedis , Saccrdos vivo ^
i, & de doélrma mea nemo doélus male fentit ^
5, nullusque haftenus Librorum meorum SacracCon-
,j gregationis decreto confixus fuit . Cur qusefo
)) in me Saiisburgenfes uni invehantur , indignis-
), que modis nomen meum divexent j quum ta-
}, men nullum ego Salisburgenfium laelerim ? Si
,) quid vobis minime probatur in Libris meis,
5, publicis typis & vos in arenam defcendite^ non
9, clandeftino hello certate , neque mdoilam pie-,
3, bem ejusmodi impofturis imbuite. Quod fi a
3, vobis , quam iurte peto , rertitutionem famsE non
j) impetravero, & ne refcriberequidem vobis ani-
j) mus fit : invitum hominem procul dubio adige-
3, t;is ad vindicandum a calumniis vellris hono-
), rem meum edito aliquo Libro, in quo fi qua:
j, vobis ac Univerfitiìti vellrse moietta fint ofìfen-
3, detis , non mihi , jc vobis, vertroque Gymna-
3) fio loqui honorifire cucienti , fuccenfendum eric,
5, fed de ignorantia atque improbitate eorum i qui
33 me indignis modis lacerane , exportulandumerit
5, vobis. Vale interea Reverendi ifime Pater, ;u-
3, tlumque meum dolorem excufatum habe .
?, Dabam Mutinac III. Kal. Septcmbris MDCCXLe
Dd 3 NuM.
422 Appendice,
N u M. XIX.
P. Re^lor Univerfitatis Salisburgenfis Muratorio ^
5, A Ccepi tuas, quas centra me &Tjniverfita-
„ XJL tem noftram vehementer exaggerafti , que-
„ relas , Vir Eximie ac Reverendillirae , fed quEe
„ confcientiafuerit&adhuc fìt viro ilìi Germano,
5, qui dura Romam peteret , informationibus pla-
5, ne finiitris animum tuum alias, ut audio, pa-
5, catiffimum totumque ad pietatem compofitum
5, turbavit , non capio . Inprimis enim cnjuratio-
5, nem aliquam contra te hic Salisburgi tuifle ini-
3, tam ego quidem penitus ignoro . Secundo illiu§
5, coetus feu Societatis de i franchi o liberi Mura-
3j ?o)7 a Pontifice Maximo profcript^ te nos autho-
3, rem voluiffe , omnino talfum & calumniofum
3, efl. Tertio dein Traclatum Laminidi Pritanil
3, quodattinet, eum inter Libros a Sacra Congre-^
3) gatione perculfos a nobis recenferi , fimiliter a
„ veritate alienum eft : male quidem libellus ifìe
3, apud nos audiit , & adhucdum audit , fed inter
5, alia potiffimum ex co capite , quodde Immacu-
5, lata Dei GenitricisConceptione tam viiiter fen-
5, tiat , ut eam inter leves caufas abjiciat , idquod
,, adeo tantas Dominae majeitate & fanftitate in-?
3, dignum nobis videtur , ut faltem inter propofitio-
5, nes male fonantes , & piarum aurium offènfivas
55 fimilia efìfe recenfenda judicemus ; quamvis enim,.
3, ut nobis objicis , non fic Salisburgi melior fcien-
„ tia , major lelus, uberiorve pietas , quam in ip-
3, fa Roma otr,nium Magiftra , aut in univerfa Ita-
3, Ha, incultu tamen ac veneratione Immaculata!
53 Viigitiis nulli aut Urbi aut Provincia? cedim.us:
35 ^^
5)
Appendice. 423
„ acvelideojam ab anno 1597. folemni juramenta
„ in facie Ecclefiaj quotannisrenovatonos obftrin-
„ gerefolemus, quod publice acprivatlm velimus
„ pie tenere , afferere , defendere, B. Virginem
„ Mariam Dei Genitricem absque originalis pec-
„ cat! macula concepram effe , prout jam antehac
„ AÌìx celeberrimce Academice , & integri Ordines
„ fecerunt . Quarto rurfus falfum eft , quod tibi ,
„ Vir Reverendiffime , Germanus ille Romam per-
gens viator perfuadere voluit , nimirum a me
„ aut a noftrisinter hseretica Dog'Tiata referri quod
„ in piis Exercitationiifus tuis de devotione erga
„ Deiparam & San6los fcripfifti ; imotra8:atio illa
„ a te ahquando edita vix uni aut alteri nodruin
„ ha6ì:enus nota fuit , & ego quidem nihii de ea
5, unquam vidi aut legi . Ceterum vero dum nu-
„ per non clandeltino bello, fed publice ex cathe-
„ dra propugnata eft neceffitas colendi BeatifTimarn
„ Dei Genitricem & Sanftos , puto quod folide
„ &. luculenter demonftratura fit : non eli novura
5, hoc aut inaudirum dogma , quod praelUntifTimii
„ Theologl jam antehac docuerunt, &graviflìmis
,, rationibus Patrumque fenrentiis firraarunt , quin
„ & ipfìusLamindi Pritanii verba funt Lib. ^.cap.
,, 12. Servitutìs honoraria Cpeciem , quam Dulìam ap-
,, pellamus ^ non prohtberaur ^ fed jubcmur prxjìarc
„ Santìis . Verum , quidquid fitde Lamindo Prita-
„ nio , utique id faltem facile perfpicies ;, Vir fa-
5, pienti fTuTie , quam mala fit hcEC illatio: Bcatif-
„ Jimx Virgmis Dei Gcnitrlcis &' Sanciorum Cui-
„ tus non tantum utdk eft ac bonus , fed et'iam
„ necejjarius : ergo gemini , & non unus Salvator
„ efl Jefus Chriflm : hoc namq«e tam parum fé-
„ quitur , quam ex necefTitate honorum operum ,
5) quod Chriftus non fatisfecerit . Interim tameri
Dd 4 ,, non
4*4 Appendice.
„ non adftruiraus hlc neceflìtatem medii , aut fì-
„ delibus molerti fumus novis prseccptis ultra ea ,
„ qu9E nobis Ecclefia impofuit per inftitutas varias
5, devotiones ac feftivitates in ordine ad piaeftan-
,/dnm cultum eidem Beati (Tima: Virgini & Saa-
„ fìis dehitum: ut proin non videre aut animad-
„ vertere valeamus , qnod hujusmodi opinione
„ tam pia & fan£ta , occafio prxbtatur hereticis
j, S. Ecclefiam exfibilandi & culpandi .
„ Jam vero quod nomen tuum tuosque Libros
„ aSalisbiirgenfibus inique profcindi queraris , hoc,
„ quaefo, non noftraeUniverfitatis viris , fedaliis,
„ qui eruditioce tua abutuntur , imputa. Libri tui ,
5, qui , ut fama ad nos tulit , multi funt multis-
„ que encomiis dignifìfimi , in nullius apud nos,
„ quod bene fcio , manibus haftenus fuerunt(uni-
„ co Lamindo Pritanio excepto). Quomodo ergo
„ %uz non novimus , profcindemus i Excanduit,
„ ut tatear, unus aut alter ex noftris , atque ve-
„ hementius, nobis etiam invitis, exarfit centra
,, te , Vir prarilantiflìme , fed poftquam occafione
„ tu3E illiiis eiucubrationis de Ingsniorum modera-
„ tione variis iisque non levibus calumniis vexati
„ fumus , ipfaque Univerfìtas cum fua antiqua do-
„ cendi methodo palam fuit contemptui habita.
„ Vae Tgitur iljis , qui non nifi contentiones ex-
„ citant , nofiramque Rempublicam haflenus per
„ omnia quietam graviffime turbant, intendentes
5, quidem truditionibus , fed ^ua ^ua/ìionef prci-
j, Jiant mag'is quarti adificationem Dei , qux ejì in
,, fide , imo Ù'fine d'fcipUna funt , ac Ines generant ,
„ ut Apoft. ad Tim. loquitur . Ignofce , Vir Re-
3, verendilfime & fapientifs. fi te cautum effe ju=
j, btamin bis nofiris negotiis j funt enim qui aut-
^, boritati magni nominis tui ^ quod tibi in orbe
„ Ut-
Appendici. 425
jj litterario liaf^enus compararti , vel ideo gravl-
„ ter prGcjudicant , quia fub hoc nomine do^rinas
„ in vulgus & ineruditam plebem fpargunt , quas
„ ipfi Theologi polt longa ftudia folent difcutere .
„ Dolendum (ane eft , nunc temporis ad nobilif-
„ fimum Critices ftudium juvenes vocari nulla ad-
„ huc folida fcientia autgraviori difciplina tin£los:
„ dolendum eft, circa illa Fidei myfleria coram
„ fecularibus , imo foeminisetiam difputationes in-
„ fìitui , vel faltem propofìtiones fieri, circa quae
5, animarum curatores centra Ecclefis noftrae ho-
„ ftes pugnarunr . Hic enim vero ingeniorum mo-
„ deratione opus foret , dum non* jam Catholici
„ contra Acatholicos, fed illi ipfi contra fé invi-
„ cem agere deprehenduntur. Ego quidem aliquos
3, fepius monui , ut in ignavo popelloeruditas quac-
), ftiones ac fentenrias fuas , e quocumque demum.
j, autore depromptas, difTeminaredefilìerent , cuni
j, certe fine fcandalo taiia fieri non pofTent ^ ni-
,) hi! tamen ego aut aliiefficere potuimus undc
), fa£tum eft , ut tandem ingens animorum coìli-
,) fio fafta fit in urbe noftra , dum audire debui-
5, mus in ipfis etiam popinis . b indcfta plebe dif-
„ putari detitulo Matris Mifericordiae , Mediatri»
), cis & AdvocatEe notlrseScc. de certitudine con-
„ fecratse HolHae , & Sacerdoti? confecranns &c.
35 & hxc quam periculofe, quis non vidcat?
„ Denique dubitarti, Vir Reverendiffime, an
3, animus nobis fururus fit tibi refcribere , ac vel
3, ideo minas adjecirti ediro quod^m Libro te tuum-
3, que honorem vindicandi : verum mirari nonde-
3, buirtès, fi nihil refponfi obtinuirtes ad Epifto-
„ lam nullo fignatam figillo, &ad inn^mmatum
5, quemdam univerfitatis noftrs Syndicum fcriptam ,
)3 ^uin & per totam urbem in alioruoi jnanibus
j) cir«
426 A PP ENDICE.
5, circumvolitantem prope citius quam ad raeas
5, pervenerit, quodultimum certe fieri non decuic
,j Inter viros .
,, PJura non addam amplius , quia fatis ex bis
5, intelliges , qualia & cum quibus tibi hadltnus
„ fuerint hsec negotia . Nos quiciem marte etiam
„ aperto in àrenam delcendere non formidamus ,
,, prsefertim ubi de gloria Dei Genitricis agitur ,
5 , nec terreri nos unquam pariemur ab eden-
„ dis contra nos libris , utpote qui pugnare jam
„ didicimus , & ufum armorura hahcmus . In
3, bis tamen aliunde delicatis temporibus ne qusc-
5, fo fit jurgiuìn inter nos , ne quos sedificare
„ oportet , deflruamus , & mter nos litigantes
5, tertius , forre pufillus , fuccuaibat . Interea
„ vero me quod attiner , ceteris noftris ProfefTo-
,, ribus ac Do6loribus Accademicis bine inde dif-
5, perfis , ac prò more ferias agentibus , fecurum
„ te effe volo de mea fingulari tui tua^que erudi-
„ tionis 3sftimatione ac veneratione , cui imoriar ,
„ Dabam Salisburgi Tertio Kalendas Oclobris
5, anno MDCCXL
N u M. XX.
altera Epijìola Muratorti ad eumdcm
P. ReBorcm .
5) T)Er]e6lis Litteris tuis , ReverendifTime Pater,
5} A. utique gavifus fura, certior nempe faflus,
,j non omnia, qux de bello mihi iftic illato nun-
5, tlata fuerant , cum ventate confenrire . Contra
5j vero dolili , quod fimul fincere fatcaris , mini-
55 me a te , tuisque Collegis , probari Lnmind^
„ Pri"
Appendice, 427
„ Pr/Vi^w/z Librum , immoetiam improbari , eapo-
„ tiffimum de cauHa , quod de Immaculata Dei
j, Genitricis Conceptione tam vilitcr Auftor fèn-
„ tiat , ut eam Inter leves caulfas abjecerit . Hoc
„ affertum vos Inter propoOtiones male fonantcs,
„ Bl piarumnurfumojf e 77 fivas rQ)\c\t\s . Adhocaegve
„ vos tulirtis J me in facris Exercitationibus affir-
3, mafie, Deyotionem quidem , fìve Invocationem
Divini noftri Salvatoris , non autenì Deipara;
ac San6lorum , necefiariam effe Chriftiano ho-
mini ad a:ternam falutem . Proinde non negas ,
quin palam in Ecclefia veftra depr^xdicata fuerit
,, necefTitas cultus erga BeatifTimam Domini Ma-
„ trem . Unum te rogo, hurnaniffime &do6lifri-
me Pater , ut squivocatio nulla bue fele inge-
j, rat, fed quales revera funt res , &oppofitasopi-
niones , exprimatur . Siene levis , an graviscauf-
fa^ quisad Immaculatam Conceptionem fpe^at ,
ubinam legifti apud Pritanium? Immo is lau-
„ dat ScotidicGE fententise fe£latores, neque fé am-
5, plefti contrariam affirmat , quamquam ex Sum^
„ morum Pontificura conceflione liceat eidem quo-
5, que adhcErere . Quidnam ergo ibi male fonans?
„ Superefiut dicas , nihil aliudibi improbari , nifi
„ votum dandce vita: prò tutela ScotiftictEopinio-
„ nis . At infurgis inquiens, a vobis quoque ju-
j, ramentum quotannisemitti de tuendaeadem Ten-
„ tentia . Veruni & heic apertius exerenda vedrà
„ mens erat . Nam fi opinionem ejiusmodi voce
5, & fcriptis protegendam fufcepilHs , confilium
3, veftrum utpote valde pium & ego fummopere
,3 commendo , Contra 11 fanguinem quoque prò
„ eadem obligaftis , vefirum erit offendere , an
3, liceat prò opinionibus profundere vitam , cu;us
55 domini non [umus , aut evincere ? Quoefiionem
„ haric
4^8 Appendice.
,j hanc ex opinionum fìnibus in Fidel Ventatene
jj ;am migrafTe : quod nifi prceftetur , abfurdum
„ femper fuerit , & minime ferendum , acquari
3, Dogmata Fidei opinionibus hominum.
„ Pergis , ReverendiiTime Pater, ad cMiTum com-
j, moti in Urbe vellra tumultus, atqueais, pxz-
j, ftantiflìmos Theologos tradidiffe ncccfjitatem co-
3, lendx Beati ffim£ Dei Genitricis . Heicetiamop-
„ tafliem , ut dilucidius tuam mentem prodidilTes ,
3, Duo piane diverfafunt, Cultus five Honor San-
5, ftis , & praefertim San£toriim Reginx , rìebitus ;
j, & Invocatio Deipara: , aliorumque Celitum .
„ Dogma Fidei eft, honorem habendum Sanftis,
5, eorumque Reliquiis ac Imaginibus , majoremque
„ longe honorem habendum Virgini Sanfti/Ti x ,
j, qua? ineffabili privilegio reliquis Sanftis prcellat ,
„ Haélenusconcordes pergimus . Ad Jnvocationem
„ vero DeipariE & Sandorum quod attinet , Ec-
5, clefiae Catholica: itidem Dogma eftcontra Hse-
j, reticos veteres ac recentes ftarutum , non folum
5, licere , fed utile etiam ac bonum effe eorum
5, Patrocinium apud Deum implorare , atque in
3, primis ad Marias SanèìufTimae opem confugere,
„ cujus preces libentius , qua ceterorum Sanfto-
„ rum, Deum audire & exaudireconfidimu"; . Sed
quid Collega tuus ? illius namque Concionetn
lacram jnihi procuravi . Is Culium & rnvoca-
tionem fimul jungens , utriusquf necefTitatem ad
falutem grandi ore denrsedicavit , & quidem e fa-
ero fuggertu ad indo6lum Populum verb;' ^iciens.
Non heic ergo agttur de uno Cultu Hyperdu-
liae debiro Virgini , quem tu a Theologis tra-
ditum refte affirmas . Agifiir de Neceffitatc
„ Invocationis ; agitur de novo Dogmate in Ecclefi-
3, am Dei invehendo j agitur non de aliqua levi
„ Quod-
A PPENDICE. 429
Quodlibeticas Theologise Qusftione , feci de re
magni momenti , quum tradarur , fperare nos
Coelum non polle, nifi ad Sandoriim , & po-
tiffimum DeiparsE, preces confugiamus . Si ali-
quis ignorantiam heic & temeritatem Collcgac
tuo objiceret , ncfcio per quam rim^m is cen-
furam evaderet . Nonne is temere agit, qui nc-
que ex divinis Scripturis , neque ex Summìs
Pontificibus , Conciliis , infignibusve Theoiogis,
quidquam adfert , & ne adferre quidem poteil ,
ut rem tnntam in orbem Catholicum inferat ;
& quod mirum eli, Sacrum TndentinumCon-
cilium bue pertrahere audet? Arguantur opor-
tet tot Magiiln ac Patres nofìri aut negbgen-
tiae , aut infcitiae , qui nos numquam de hujus-
modi obligatione certiores fccerunt . Quei rurfus
verce Theologiie principia novit , qui Fidehbus
refte viventibus Ccelum prajGludit , nifi Btatif-
fimae Virginia interceffio praecedat , quando Ec-
clefia nos haf^enus docuit , neccflariam , fuffi-
„ cientemque elTe ad faiuttm Mediatoiis noliri
j, Jefu Chrifti Invocationem , ex quo omnia ,
„ per quem omnia ? Ejus autera verba lunt : Si
„ ^uid pctierttis Patrem in nomine meo , dabit
„ vobis. Atque ipfi omnis poteftas in Ccelo & in
,, Terra, ipfumque habemus Advocatum apud Pa«
„ trem non prò pecca tis noilris tantum , feti &
„ prò totius Mundi . Defiperet autem quisquis af-
5, fereret, preces nolìras ad Deum , ejusque con-
5j fubrtantialem Fiiium frullraeffe, nifi Sar;6\crum
„ precibus juvtntur. Neque bue advocanda un-
„ quam erunt exorbitaatia qiizédarn piorum homi-»
„ num verba , qua? ex afiftìlus fervore ipùs exci-»
„ derunt ; fedea , ut The- logum decet, emu'ben-s
ij da , 8r^ ad faniores Theologice leges temperando
53 luat *
430 Appendice.
)) funt . Ecclefia hdftenus hortata eft, atqueexem-
5, pio fun piseit , ut orationibus noitris ad Deum
3, interceffionem quoque SanClorum adjungamus ;
„ numquam vero NecefTuatem prxkrìpùt , aut id
„ fub Pra-cepto mandavit .
j, Progredì 1 ngius nolo, ncque mororDevotlo-
„ nes & Feftivitates quas memoras : nulla enim
„ invocatio Sanóìorum , five Devotio , Prsecepti
„ communis eft; Feftivirates vero adCultum qui-
5, dem San6ì:orum fpeclant , fed vel a non invo-
5, cann'bus Sanftrs , itfte obfervari folent ac pof-
„ lunt . At przererire nolo quod ais, vos nempe
5, nulli Urbi, aut Provinci;£ concedere incultu&
5, veneratione Virginis. Nimium modefte agis ,
„ ReverendifT.me Pater , dicendum erat, vobis eti-
,, am conftitutum fuifTe, reliquis Orbis Catholici
3, Provinciis prillare ejusmodi cultuac Devotione .
„ At vobisantea perpendendum fuit , an refle pro-
„ cedatis . Video enim vos velie videri magis pios ,
„ magis do£\os, quam reliquamCatholicorum Ec-
3, clefiam : hoc autem vix fieri fine ambitionis con-
5, tagione poteft , & , quod pejus eft , a vobiS pr^-
„ ftatur , inconlulta vera ac legitima Pietate . Ani-
„ madverte , quarfo , uti zelus non fecundum fci-
5, entiam occurrere poteft, ita & Pietatem inter-
„ dum dcprehendi pofte , quse non fit fecundum
5, fcientiam , quaf fuperficialis fit , qua? etiam da-
,, mnanda . Veram folidamque Pietatem nos ab
3, exordio fuo Ecclefia Catholica docuit , & quo-
3, tidie docet . Non ea certe nobis propofuit Vo-
33 tum prò tuendajugulis noftris ImmaculatoeCon-
3, ceptionis opinione , qu'^d an vos concipiatis
3, ignoro. Ncque ea tradidit , neceffariaseneSari;
33 ftorum Orationes ad a:ternam falutem . Heec pii
„ No-
Appendice. 451
), Novatores adinvenerunt ; fed eorum Pietas , ubi
3, non fìt fecundum fcientiam , immo ubi adver-
„ fetur Dogmatis Ecclcfiie , repudianda ed . Ad
3, haec mihi fignificafti , apud vos effe , qui deli-
5, catas Theologis; Quceftiones in vulgus , atque in-
3, ter mulierculas fpargunt . Id fi verum efì , in
„ iis Prudentiam defìdero ; neque enim rudis Po-
5, puli flomachus fert ejusmodi cibos . At parcas
5, velim , fi addidero, longius vos a Prudentia re-
„ ceffifìTe , quando ad Populum ipfum in Eccle-
5, fia congregatum novam do6ì:rinam detuliftis ,
3, PrtEceptum facientes , quas hacì:enus Confilii
3) fuerunt , & injuriam Salvatori nodro inferen-
„ tes , non quod dedeceat Mediatricis titulo fub
„ aliqua ratione Deiparam ornare , fed quod
3, fine Mediatrice is Mediator nolkr effe apud
,, Deum non pofTit . Haec horreat Ecclefia , fi ex
3, Concione iflic habita deducantur . Hcec rideant
5, Haeretici , quibus tamen nuntiandurn eft , ne-
5, quaquam hanc effe Catholicce Ecciefiae mentem
„ atque fententiam .
5, Ceterum non is ego fum , qui lubenter in
5, agonem defcendam adverfus obrreftatores Li-
3, brorum meorum ; immo oprantem me fateor ,
5, ut excitati ifìic motus fopiantur , & honefta
3, aliqua ratione fcandalis enatis remedium adhi-
3, beatur . Verum fi adhuc detrahcre pergetis Li»
3, bris meis, quibus fortuna melior in Italia cft,
3, quam apud vos , confulam rebus meis . Certe
3, non dubito, quin pugnare didiceritis , & ufum
„ armorum habeatis ; fed fimul curandum vobis
3, reor , ut prò Ventate & fana Pietate femper
3, pugnetis . Quae , ReverendiflTime Pater , difta
:, volo, intafto femper obfequio , quod nobiliffi-
„ mo
43* Appendici.
„ mo Ordini veftro , Tibique in primis , deberc
)> me profiteor. Vale.
Dabam Mutine VI. Kal. Novcmbr. MDCCXL
N u M. XXL
Lettera del P. jìbate Frncefco Rota al
Muratori per indurlo a riconciliarfi celi*
Emincntifs. Querini.
San Niccolò del Lido , Venezia 21. Dicemb. 1748.
„ T AOpo che ho avuto l'onore il mefedi Lu-
„ jL>^ glio paffato di conofcere perfonalmente il
„ vaiare e mento di V. S. lllurtrirs. non folo
„ nelle materie fpettanti alla Dottrina e Lettera-
„ tura, ma quello eh' è raro , e folamcnte pro-
„ prio de' grandi Uomini, in una fomma Modc-
„ razione d' animo ^ mi fono Tempre defiderato
„ un' occafione da potermi procurare , e in certo
„ modo guadagnare la di lei corri fpondenza, ficu-
„ ro di averne da ricevere non poco prefitto .
„ Fortunatamente me la prefenta rEmmenrifs.
,, Sig. Cardinale Querini in una Tua umaniHlma
5, de' 15. corrente, erprimendofi meco in un lun-
,, go paragrafo con le feguenti parole : Ora che
„ fono finite le conte fé con P cibate Muratori y mi
,, premerebbe grandemente foffc egli informato dell*
5, atto eroico da me fatto in effermi afìenuto di va-
„ lermi ne i miei Scritti del triplicato quam mul-
„ ta &c. S. S. ha lodato non una , ma due volte
„ tal mia moderazioue ^ e me ne ha ringraziato ;
5, atto eroico ha chiamato la medefima il Sig. Car-
1) dinaie Cor/ini , e come tfilc i' ha participato , «
Appendice. 453
„ fatto gradire al Signor Cardi^iale Tamùurini ,
„ Or vorrei , che V. P. Reverendi fs. [offe quello ,
„ che lo rendeffe noto al Sig.j^ bette con dipiùfar-
„ gli fapere , ejjer io difpojìo a ripigliare il ccm-
„ mercio di prima , e a regalarli come avanti ogni
5, mio Componimento , e quafi direi a procurarmi
5, un fuo abboccamento nel paffaggio , che farò pro^-
„ babilmente per Modena andandomene a Roma .
„ Farei io tutto ciò per ejjetto della Jìima , che ho
„ fempre profetato al medefimo , e della quale non
„ faprci qual maggior prova potefje da me darfi ,
„ che ricujando di valermi di un arma pctentifjì-
j, ma per abbatterlo . Letto il Breve , che me la
j, prcjcntava ^ ben lungi di rimandar a Roma il
5, medijimo Jiampato , come fi attendeva'rw , mi e-
„ fpre(fi e con S. Santità , e con altri , e mi pare
„ con V. P, Reverendifs. flejja , avermi fatto or-
„ rore P atrocità delle efprcffioni ^ ruando la mia
,;, guerra fi riduceva contro una Jcla Prcpofizione ,
„ che poteva prcndcrfi per un parto di tejia rifcal-
,, data nel trattare una caufa , che , fc io non ho
5, creduto la migliore , ne pur ho tacciata di catti-
3, va . Sia dunque V. P. RcverendiJJima il Mez-
j, zano di quejta riconciliazione da me grandemen-
„ te defiderata .
„ Io non ho creduto potere aflìcurarla meglio
„ della premura di S. E. di riguadagnare il di lei
„ animo , che riportare fedelmente il Tuo {lefTo
5, fentimento colle medefime parole , e fono così
„ perfuafo della di lei grande Virtù , che non
„ vorrà farfi fìare dal Sig. Cardinale ne meno in
5, materia di Moderai/one di animo , e darà la
5, coniolazione a gli uomini di merito di vedere
„ uniti li due maggiori Talenti d-ìfdia , che pof-
j, fono efiere l'invidia delle genti , e fono il de-
Ee 5, coro
434 Appendice.
„ coro della noftra Nazione , anche con vantag*
„ gio della Chiefa ftefla . Non mi prolungo mag-
„ giormente, perchè crederei poterla fare giudica-
re, che aveffi meno ftima di quella, che real-
5>
„ mente profeffo , e con efibirmi intieramente
„ a i Tuoi comandi nai do T onore di dichiarar-
mi &c.
N u M. XXII.
Rtfpojla del Muratori al P. Abate Rota .
" l\yT"^^ ^^ ^^ fortuna nell' aver conofciuto V.-
,5 IV JL P. Reverendifìfima , e in lei un Sugget-
j, to di tanta faviezza , fapere , e gentilezza . E
j, un bel faggio me n'ha ella ultimamente dato
„ nel fignificarmi le benignilTime efprefTioni dell'
5, Eminentifs. Sig. Cardinale Querini . Con rin-
j, graziar lei di quefto , la fupplico ancora di por-
3, tare all'È. S. i miei più umili ringraziamenti,
5, e di dirle : Aver io riconofciuto per un atto
„ dell' innata fua generofità il non aver voluto ier-
5, virfi dell' efpreffione Pontificia contra di me ,
„ quantunque , fé ciò fofTe avvenuto , a me non
„ farebbe mancata difefa , perchè avrei sfoderata
„ una clementilTima Lettera di S. S. , la quale
„ fpiega la fua mente m maniera , che s' io non
„ conofceffi me ftelfo , potrei gloriarmi di aver
5, confeguita una fanatoria , che vai più della fe-
„ rita . V^ero è, che effendomi ftato fcrittodapiù
,, parti , che 1' Eminentifs. anche dopo il Decreto
j, del Silenzio s' è lìudiato di far sfregiare il mio
3, nome con far proibire la mia Rifpofta : quefto
3, fa eh' io non fappia ora ben concordare la di-
., ver-
Appendice. 43 5
5, verfita di tali partite. Ma lafciando ciò clic for-
„ fé non è certo, e attenendomi a quel (olo , che
„ non a;> mette dubbio, cioè a quanto con tanta
„ bontà il Sig. Cardinale ha (critto a V. P. Reve-
„ rendillima , la prego di afficurare S. E. che non
„ elfendo punto fcemata per la pallata controver-
5, fia la (on ma veneraiione , che profeffo a sì gran
„ Porporato, così mi augurerò in avvenire di po-
„ terla maggiormente atteftare sì a lui , che al
,, Pubblico tutto. Fo, e farò fempre un punto d*
5, ambizione e di gloria per me , perfona di sì
„ bafla sfera, il poter godere dell'alta Padronanza
j, e giazia dell' E. S.
„ Quanto poi al pretendere l' E. S. eh' io mi fi.i
„ lafciato trafportare dal caldo a fpacciare per ini-
„ qua la moltiplicità delle Fefte non neceffarie )
„ fé aveffe potuto veder la luce la Replica mia ^
^, avrei fperato di far conofcere T infuffiftenza di tal
„ pretenfione. Ho io alferita per buona quella Leg-
„ gè , r ho detta fatta con buon fine per ampli-
„ are la Pietà, e folamente ho pretefo effere me-
„ glio il moderar effe Fefte , perchè così convie-
5, ne al Pubblico Bene ^ e alla Carità, la quale
j, defidera il Signore , che abboridi ne i facri Pa-
), ftori : ciò mette in falvo la riputazion della
„ Chiefa. Per non avere gì' Iftitutori di tante Fe-
„ fle ben' avvertite tutte le e nfeguente di quelle
}, Leggi , non perciò hanno peccato ; e chi le fa
„ ora avvertire per configliare il Meglio , non
5, pecca . Non per altro i due Benedetti fommi
:,, Pontefici hanno accordato gì' Indulti , fé nori
j, per rifleffo alla Carità e al bifogno del Pubbli-
„ co : al che non aveano fatta mente i Predecef-
5, fori ; né da quefto fi può dedurre , eh' elfi Pon'*
3, tefici credano, o chiamino mal fatte le prece-
E e 2 „ [denti
4-^6 Appendice.
j, denti Leggi. Non perchè è fiata richieda la mo-
„ cìerazion de gli AfiJi , con far -conofcere , che
„ reccefTo tornava in danno della Giiiftizia, e
„ del Pubblico Governo , alcuno ha formata l' il-
„ iazione , che dunque fi pretendano inique le vec-
„ chie Leggi dell'Immunità, e che ne vien dif-
„ credito alla Chiefa . E né pur S. E. approve-
„ rebbe , chi per cagione del paffo di S. Agoflino
„ premeffo alla fua Scrittura, e di quanto egli di-
,, ce del Catechismo Romano , e d'altri pafTì , vo-
j, lelTe trarne una pefante illazione, accufando ef-
„ fo Eminentiiruno, quafi egli tenga per Dogma
5, ciò che è di mera Difciplina Ecclefiaftica , e
„ tratti da Eretico chi non è del fentimento fuo .
„ Ma lafciam quefte brighe . Roma ha parlato ab'
j, baftanza . Torno a dire a V. P. Reverendirri'
„ ma, ch'io defìdero d'efferequel Servo riveren-
5, tifìfimo , che era in addietro di S. E. e prego
„ lei di farfi garante di quefta per me gloriofa
j, Pace . Con che rinovando le proteile deli' invio-
j, labil mio offequio , mi confermo
j, Di V. P. Revcrendifs.
jj Modena 27. Dicembre 174S.
N y M.
Appendice. 437
N u M. XXIII.
Ltttsra delC EminentìJJimo Querini al Muratoti .
Brefcia 9. Gennaio 1749.
„ T7 Sprimo in quefto foglio a V. S. Illuflrifl'i-
s5 Xla ma la mia contentezza pereffere flato af-
„ ficurato dal P. Ab. Rota dalla gran bontà , con
„ cui era (tata da lei ricevuta la parte fattale dal
3, medefimo in mio nome . Né altro poteva da me
„ afpettarfi dal fuo bel cuore , e dalla qualità del-
„ la noftra amicizia , che dura oramai da quaran-
„ ta e più anni . Quefl' iftefie erpreffioni mi era
„ io propofto di fare a V. S. Iliuftriffima con la
„ viva voce, quando fi foffe effettuato il viaggio
„ che fono flato vicino a intraprendere. I cam-
„ biamenti da me fatti circa il medefimo lafcierò
„ che fi rendano a lei noti dalla lettura della qui
,, annefTa flampa , alla quale aggiungo in pacchet-
„ to a parte varie altre (lampe , cioè quelT ifieffe ,
^, che fi tenevano da me alleftite per renderglie-
„ le in proprie mani. Sono ficuro ch'ella fi de-
„ gnerà di accogliere quefle 'piccole offerte con quel
„ gradimento , di cui mi ha dato in paffato infì*
„ nite prove, e di vero cuore mi confermo.
E e 3 N u M.
4S5 Appendice,
N u M. XXIV.
Muratorius Equiti Ludovico Antonio Vernejo ,
{~^ Uod narras , prjeclarifTime Verneje , corn-
V.j/__motam nuper UlyfìTiponc adverfus tepro-
cellam , idquc mei cauHa , molelle profeto tu-
li. Is cnim ego fum , qui Eruditis omnibus vi-
ris, qualcm te effe a plunbus audivi , commo-
da omnia , fi poffem , ìubentiffime procurarem \
nunc autem nequqo , quin dolcam , quando &
lucubratione mea de Lufitana: Ecckfta Religione
apud Cives tuos multorum odia, atque invidi-
am te incurrifìfe accipio. Scilicet non me, ut
„ fert tittilus , fed te , au6\orem iliius DilTertati-
„ onis ii fomniaiunt . Bone Deus / quam centra
fas , quai: injuriofe I Norunt quotc^uot viri do-
cì:ifiimi ( ingens nempe cohors ) Roms verfan-
tur 5 non ab alio quam ingeniolo meo memo-
ratum proceffifTe Opuiculum . Poterant ( atque id
poftulabat aequitas ) semuli tui in ipfa sterna Ur-
be inquirere , an revera foetus meusforet, nul-
loque negotio veritatem rei tenuiflent . Verum
illi prì'cipites ad judicium progreflì , minime
perfpexerunt , fé intolcrandam (h'UKiffe caìumni-
am . Ad eam vero eluendam vide , qu^sfo , qui?
ego prceflare poffim . Nihilerit, quod prò tua in-
nocenza vindicanda confeftim non agam . Quod
intere^ polfum , Deum telìem advoco , neminem
alium , f(d me unum ejusdem Dilfertationis Au-
dorem fuilfe, quod perfuafum haberem , natura-
„ li juri adverfan , adeoque penitus tolltndfim fore
5, novitatem , quam nimius zelus invehendam cen-
M fue-
Appendice. 459
fuerat. Sed ne heic quidem confiftlt , ut ais y
quorumdam Ulyflìponenfium centra te conjura-
tio . Tibi fcilicet etiam tribuunt Librum Lufì-
tana lingua de reSìa fìudioi-um Methodo , a Ca-
pucino quodam confcriptum , grande flagitium
rati , quod Au(5tor Libri aufus fuerit magifte-
„ rium ampere , ac Lufitanos edocere velie , quar
„ fit laudabilior Scientiarum difcipHna , in pocio-
„ ribus Europa; Scholis nunc ufurpata . In tuam
j, fané laudem fufpicio bsec vertitur ; ncque enim
}, ejusmodi argumentum ri te pertraó^are potuic ,
j, nifi qui Eruditionis univerfse Regno invidendum
,, fecit progreffum. Nullus autem dubito, quinil-
„ lius Libri Auftori complures etiam plaudant in
„ Lufitania , felicium , ut omnes norunt , Inge-
„ niorum parente y fcd fimul dolendum , quodalii,
j, & fortafTe non pauci , prò beneficio oblato , non
„ gratias , fed maledilla rependant . Hoc idem in
„ Italia, Gallia, atque aliis Europae locis conti-
„ git , quo tempore tyrannidi AriftotelicEC bcllum
j, intentatum fuit. Quid confuetudo pofTit , quam
„ durum videatur fenibus abjurare quidquid juve-
5, nes didicere, atque aliis tradiderunt, fatis no-
3, vimus. Sed fperandum eft fore , ut fenfim in
5, Lufitania deferveat tam inconfultus animoruni
„ seftus , rebusque pacatiore confilio perpenfis , id
„ tandem probetur , quod nunc nimium prascipiti
„ lententiadamnatur . Ego quoque in Italia , ubi a
„ plerisque purgata difciolmarum InfiitMtio obferva-
,) tur , Librum ante plurimos annos edidi del Buon
„ Cujh nelle Scienze e nelle Ani ^ invidiam fubii
,, apud nonnullos pertinaces adhuc barbane^ me-
„ thodi fefìatores ; fed brevi iniquis clamoribusfa-
j, ftus eli finis. Utinam & Lufitani tui meiiora
» fapere tandem difcant , & Medicos faiutaria fi-
£c 4 „ bi
440 Appendice.
bi pharmaca exhibentes odiflTe definant . Cete-
rum fis bono animo velim . Nametiam fi tuus
foret foetus , uti certiflime non eft , prior illa Dif-
fertatio , fingulari folatio tibi futurum foret , in ea
fententia h^fiffe eximio univerfe Ecclefice Magi-
ftro , Maximo videlicet Pontifici Benedillo XIV.
„ cujus Eruditionera & judicium omnes venera-
„ mur . Et quamquam Lufitanae genti viam ape-
„ ruifìTes ad Literas re6\ius in potterum excolen-
„ das ; tuum tamen erga Patriam amorem fapiens
„ quisque ("noli dubitare) gratum habebit, juftis-
,, queetiam encomiis prolequetur . Ad ea autem ,
j, quce heic fcripfi , luculentius confirmanda , fi
„ quid opus erit, me paratum , promtiiTimumque
„ femper habebis . Vale .
„ MutinjE XV. Kal. Apr. MDCCXLIX.
N u M. XXV.
Conclufione della Lettera , fcrttta dal Muratori
nel lyio. al Conte Gio.jdrtico di P orda >
j, T7 D ecco , RiveritiflTimo mio Signor Conte ,
„ 1 ^ un abozzo de' miei poveri ftudj , e dell' or-
„ dine, odifordine dame tenuto in efTì . Ma vo'
j, ben aggiugnere due altre parole intorno ad un pun-
5, to , che è il più elTenziale di tutti. Cioè vo' dir
„ fiancamente ad ogni perfona fludiofa , che di leg-
5, gieri andranno a finir male le applicazioni e il
5, Metodo di un Letterato , s' egli con tanto ftudiare
5, non iftudia r>el medefimo tempo due importan-
5, tiffime cofe , e non le fa eziandio comparire in
5, tutti i fuoi Libri . Ha egli , dico , da imparar
M fopra tutto ad effere Uomo onorato, e Uo-
„ mo
Appendice. 441
i, mo dabbene . Queft' obbligo 1' ha chiunque en-
„ tra nel conforzio de' mortali , e profefìfa la Di-
j, vina Legge di Critlo ; ma più (kbbono atren-
„ dervi le perfone di Lettere , al fapere , eh' egli
5, non vivono né fcrivono folamente a fé ftefli ,
„ ma anche al Pubblico , e i lor fentimenti ed
„ efempli padano colle lor Opere pubblicate ad iftrui-
5, re nel bene o nel male infinite altre perfone .
„ Io per me avrei bramato , più che altro, di po-
„ ter fervire in tutte e due quefte lezioni di lodc-
5, vele , o almen fofFribile efem.pio al ProfTimo mio ;
„ e per conto della prima mi fon ingegnato di ftu-
„ diaria, ed anche via via di praticarla ; ma quan-
„ to alla feconda parrà modeftia , ma non è co-
„ sì, s' io confelTerò , che ho tuttavia da imparar-
„ la. Conofco però tanto, che pofTo confortar gli
5, altri a far quello, che non ho faputo far io per
„ me fleflTo . E primieramente per onore crederà
j, forfè taluno , eh' io intenda la fama , la gloria , la
„ rinomanza , che onore ancora fi chiama . Oh a
„ cercar quefio , nò che non ha bifogno Letterato
„ alcuno ch'io l'accenda, e lo fproni . Vi vanno
5, efTì naturalmente con tutti i piedi ; e v' ha di
„ quelli , che in vece di afpettare la Gloria qual
3, Premio oncfto delle lor fatiche Letterarie (il che
,) a niuno è disdetto) la sforzano per così dire,
„ e la comperano con un trafiSco anzi che nò la-
„ boriofo , e poco talvolta onorevole ; non poten-
5, dofi fpiegare , quant'arti , maneggi , ed anche vil-
5, tà e bafiezze adoperino alcuni per accattar lode ,
j, e dilatare il loro Nome. Abbiamo infin veduto
5, a' noftri giorni un Letterato , pure utilifTimo ,
„ a cui altro quafi non mancava che la botte per
„ acquiftarfi tutto il credito dell' antico Diogene ,
,) Parlo qui del fodo interno onore dell' Uomo ,
„ che
442 Appendice.
„ che fecondo me confifte in un certo vlgorofo
jj amore del vero, dell' onefto , del giufto, e della
„ moderazione, e in un abb^rrimento al contrario :
„ La buona Morale Filofofia è quella , che ce ne dà
j, le lezioni , ce ne infegna la pratica , indirizzando i
„ Tuoi precetti a perfezionare l'indole , fé è buona , e
,, a correggerla fé cattiva : febbene pur troppo è ve-
„ ro , che, facciali quanto fi vuole, quella male-
j, detta bedia dell'indole , o fia dell'inclinazione
j, perverfa , per lo più la vince, e caccia vitupe-
3, rofamente in un fafcio tutti i balfami e gli al-
„ bercili della povera Filofofia apprefa in tanti
„ anni .
j, Naturam expellasfurca : tamcn usque recurrit .
„ Ora a quella venerabil Maetlra de' Coftumi
}, necedario è , che s' applichi non paffaggie-
5, ramente , ma ex profejfo , e con iftudio inde-
„ felTo chiunque prende a far 1' Uomo di Let-
„ tere . Bifogna iludiarla per tempo su i Li-
5, bri migliori , ftudiarla in fé fteffo , e ne gli al-
j, tri; e molto più conviene metterne in operagli
}, avvertimenti in tutti i tempi , luoghi, ed occa-
,y fioni , di maniera che chi ci fta con cent' occhi
5, addoffo , non peni a crederci , e chiamarci per-
„ fone onorate , e quel che è più , fi fia veramen-
5, te tale . Giudico io , e meto lo giudicheran tut-
„ ti i Saggi , che più vaglia nell' Uomo un pregio
,, tale, che quello d' efiere gran Letterato; p-;r-
„ che in fine fé il fapere dell' Intelletto non è
j, accompagnato dalla virtù dell'animo , facilmen-
5, te nuocerà più a noi (ìcffi , e ad altri , di quel
„ che giovi . Mi fi lafci ora difcendere un poco
5, al pratico con un folo efempio , giacché non fi
„ può di più in un campo sì angufto . L' invidia
j, è un viliffimo affetto , e vizio , che fcuopre gran
Appendice. ^^
', povertà di cuore , e Te non quefta , certo uno
5, fmoderato e brutto amor di noi ftefTì . Si ver-
5, gognerebbe forte 1' Uomo , ie ci folfe uno fpec-
„ chio , che glie ne rapprefentanfe al vivo tuttala
„ deformità. Ne già tali fpecchi ci mancano : ma
„ il male è, che non fi cercano , e che pochi vi fi
5, affacciano per configliarfi con effoioro ; percioc-
„ che pochi pochifTimi fi perfuadono , anzi nulla pen-
„ fano d'averne bifogno . E pure l'invidia , che fem-
„ bra confinata nel lolo baffo volgo , ha un dominio
5, vafio , abira ne'tugurj , abita ne'gran Palagi , en-
„ tra ne' TribunaH , nelle Comunità ed Univerfi-
„ tà, e (chi'l crederebbe? ) fin fi arrampica den-
„ tro de' Chioih'i più fanti , e trova luogo in tut-
„ ti gli Ordini de' Letterati . OflTervifi come quegl'
„ ingegni minori fiieno mirando con occhio bieco
„ quegli altri ingegni maggiori \ e fé noi moftra-
,, no in piazza quel torbido loro affetto , gli la-
„ fciano ben la briglia in que' confidenti ridotti .
,, E chi sa , che quegli altri ancora , ove alcuno
„ tenti di fare anch' egli comparfa , quafiche go-
5, dano il Gius privativo di tutte le belle impre-
„ fé, e debba effere alor foli riferbato l'erano del
„ fapere e della gloria , non fi fentano muovere
mente 1' uno all' altro i Letterati , il lafciarfi
trafportare a diffenfioni o fegrete o palefi , ad
odj, riotte, cenfure, e fino a Libelli obbrobrio-
fi; e tanto piti se in una Città medefima egli-
no s'incontrano pervia nel fentiero dell' inte-
reffe pel loro meftiere, o della gloria pe' Libri
„ loro. Certamenrt io conofco delle Città, ove
5, nell' abbondanza de Prcfeflori di Lettere non ab->
,, bon-
444 Appendice.
„ bonda l' invidia , e fpezialmente mi è fembra"
„ to queftoun bel pregio delia mia Patria Modena .
„ Ornata eda a'miei dì , più che altre Città più mae-
ftofe e vafte, non dirò folo di Letterati , ma di
Letterati infìgni , e celebri dapertutto per ielor
„ Opere, ed Opere di buon gufto : pure il credi-
„ to e la fortuna de gli uni non ha qui, la Dio
„ mercè , cagionato tumulti , né fatto gran male
allo ftomaco de gli altri , e ci fi è confervata ,
e fi conferva tuttavia fra loro la filma , la buo-
na Legge, e l'amor vicendevole. Ma non va
già così , o non è andata fcmpre così in altri
paefi . Le pruove non occorre eh' io le citi , per-
chè in cafa fua ognun le sa .
,, Dirò dunque piuttofio aver io defiderato una
volta , che i più valorofi Ingegni d' Italia e i
più rinomati per la loro Letteratura , fparfiqua
e là, potefiero unirfi tutti in una fola Città,
e con tal comodo accenderfi e aiutarfi 1' un T
altro a gloriofe impref; , e comunicare inHeme
i lor fentimenti con facilità fenza il dazio gra-
vofo di tante Epiftole . Penfo ora , fé ciò po-
teffe darfi ( e già non fi darà mai ) che aveffe
da temerfene più fcandalo che benefizio . A! ve-
dere quel che fi fa in lontananza , farebbe un
miracolo che non accadefle di peggio in tanta
vicinanza , e in un fito sì firetto ; perciocché
fin le lepri , animali sì codardi , fé s' incontra-
51
5J
„ no troppo ai medefimo pafcolo , per quanto mi
„ vien detto , fanno le brave , e mettono fuori i
deuri 1' una centra l'altra. Ora che non fare b-
„ bono poi quei grandi Animali della Gloria ,
„ cioè gli Uomini di Lettere , porti tutti in un
5, Serraglio , e tutto dì gli uni fui volto a gli al-
5, tri i Udii dire un giorno un affai bizzarro pro-
3> var-
Appendice. 44^
j, verblo , ed è qucfto : Che un Fiorentino vale
,, dieci Veneziani ; ma che cento Fiorentini non
5, vagliono un Veneziano. Cioè tanto è lofpiri-
3, to e l'attività di un Fiorentino, che farebbe
„ capace di governare ed operare egli folo così
5, bene, come dieci Veneziani uniti infieme. Ma
5, uniti infieme cento Fiorentini , cervelli tutti fo-
„ cofi , e amanti tutti del proprio parere, men
„ bene faranno , che non fa la pofata prudenza di
5, un folo Veneziano. Come tutti gli altri pro-
„ verbi, ancor quefto è da credere, che patifca
5, molte eccezioni j ma intanto elio può farci im-
„ maginare il ritratto di queita ideata Repubblica
„ Letteraria. Pur troppo allora più che mai fi ve-
3, drebbe, che il bollor de gl'Ingegni, la diverfi-
3, tà delle fentenze , e l'oltinazione in effe, il cre-
3, derfi , o almeno il defiderarfifuperiore a gli al-
„ tri, e il concorrere a i medelìrai Premj , o pu-
,, re al folo Premio della Gloria , fon tutti trop-
3, pò gagliardi incentivi alle gare & invidie. Suc-
„ cede ciò fra i lontani : or che farebbe fra i vi-
„ cini 3 e prefenti ? E fé quefto non fi mira fpef-
3, fo ne' paefi di fangue manfueto , e di buon cuo-
„ re , fi ofTerva bene in altri , che producono tem-
,, peramenti rigogliofi ed inquieti , per non dire
„ di peggio.
„ Ma a che flenderfi qui tanto ? mi griderà V.
„ S. Illurtridìma. Perchè bramerei , che chiunque
„ profeffa Lettere , penfaffe per tempo a non dar
3, mai luogo nel fuo petto al Moftro finquì defcrit-
„ to , e che correfle anche a vedere , fé mai con-
„ tra fua voglia fi fofie già intrufo in cafa , con
,, raccomandarfi ben bene alla faggia Filofofia,
3, che glie ne fcuopra tutti gli aguati . Che bel
„ vedere farebbe, che i Letterati fi amaffero fcara«
,3 bie-
44^ A PPENDICE.
;>, bievolmente l'uni' altro; che godeffero dell* ono^
5, re e dell' avanzamento altrui ; che fé fono dif-
5j cordi nelle opinioni , non lafciaflfero di efìfere con-
5, cordi coir animo; in una parola , che fchivafle-
„ ro tanti [concerti ed eccefli , a i quali porta il
„ folo voler bene a fé fteffo / La Taggia Filofofia,
5, dilfi , hadaelTere quella, che dee affiftere a tut-
55 te le noftre azioni , entrar Tempre in confulta
)> co' noftri penfieri . Non bafta conofcerla di vi-
5, fla . Bifogna afFratellarfi feco . Ella ci moltrera
35 in altri la deformità non folo dell' Invidia accen-
55 nata 5 ma anche dell' Orgoglio , della Prefunzio-
5, ne 5 dell' Afprczza , dell'Inciviltà; e il Ridico-
5, lo della Vanità , e dell' andare a caccia di Lo-
55 di edi'Gloria con tele di ragno, e reti fdruici-
55 te ; e la Viltà di voler falire dal baffo , o man-
5j tenerfi in alto a forza di Adulazioni, e alle fpe-
5, fé del Vero . Ma non bafta , che cel faccia dif-
5, cernere in altri : più di tutto conviene (e quello
?5 è il diffìcile ) che moftri noi a noi (teffi, affin-
), che mentre ci maravigliamo, e ridiamo de gli
55 altri , non redi occafione a gli altri di maravi-
j5 gliarfi e di ridere più fonoramente e giuftamen-
35 te di noi . E fé ci vien fatto queflo 5 allora ci
55 fentiremo a pocoapocoammanfare , ingentilire,
55 umiliare; fapremo contenerci nell' Ira , nelle Di-
55 savventure , nelle Felicità ; arriveremo a dar del-
3, le baronate gagliarde a tanti noflri baffi Ap-
„ petiti ; impareremo a riderci di noi ileffi ; e fi-
,5 nalmente non folo e' innamoreremo delle Vir-
55 tu 5 ma e' ingegneremo di praticarle tutte con
,5 gufìo.
„ E pure quand' anche abbia il Letterato appre-
j5 la la quinteffenza della Morale Filofofia, egli
j5 non ha da contentarfi di quefto . Può un tal foc-
,5 cor-
Appendi ce. 447
)j corfo farlo comparire Virtuofo, Onorato, e Ga-
3) lantuomo davanti a gli Uomini ^ ma quello che dee
5} più premere al Letterato Crittiano , fi è di eflfere
5> internamente tale , e di comparir tale anche a gli
3) occhi di Dio . Or quella lezione non i\ bee fé non
3, dal facrg Tanto Vangelo , e da i Libri di chi ha con
3, vero fapore di Pietà efpolta la dottrina di Crifto.
3, Anzi torno a dirlo: fia fpeciofa , fia piena di
35 gran lumi quanto elTer fi voglia l'umana Filo-
,, fofia de' Coltumi , none badante ella fola a pur-
3, gar daddovero il nottro cuore, né a fotknerci in
3s guifa , che non pofTiamo cadere , ed anche fpef-
„ fo in difordini ed eccelfi . Quello privilegio T
j, abbiam folamente da fperare da un collanti fìTi-
5, mo Audio delle Malfime della Saprenza a noi
„ infegnate dalla bocca di Dio medefimo. E già
5, fi sa, aver' obbligazione ogni Criftiano di an-
5, dare alla Scuola della Pietà, sì fé gli è a cuore
5, di condurre in falvo I' Anima fua , con afcolta-
3, re i facri banditori della parola di Dio , o con
5, leggere Libri maeftri di foda Divozione; macer-
5, to più che gli altri dovrebbono frequentar quefta
„ Scuola gli Uomini di Lettere , e parlo d' Uomi-
„ ni non di poche , ma di molte Lettere . Parrà
„ flrana la mia propofizione , perchè fi concepi-
j, fce torto , poter molto bene l' Uomo far bella
5, figura nelle Scienze , e avere infìeme il cuor
„ guafio ] poter anche pubblicar' Opere di guflo
„ fino nella fua profeffione , fenz' effere Dabbene .
„ Nientedimeno fio fiffo in pretendere quefto ; e
5, la ragione fi è , perchè molto più fondatamente
5, fi ha da concepire, eh' effendo , come ognun
5, conofce e confefTa, la Natura dell' Uomo sì de-
„ bole e corrotta, e cotanto inclinata fin dalle
3) fafce alla Malizia e al Male;, un gran capita-
» le
44^ Appendice.
5, le di Sapere , ove non truovi pianta ta nel cuor
„ con alte radici la vera Pietà , troppo facilmen-
,, te giugnerà a nuocere al Pubblico, e fé non
„ ad altrui, a chi lo poflìede , o fìa chel'Intel-
5, letto guafti la Volontà, o fia che la Volontà
„ corrotnpa P Intelletto .
„ In fatti non fi può dire , quanto un vafto
„ Sapere, e infino la fola opinione di f;<per mol-
„ to , foglia far invanire e gonfiare i Figliuoli d'
j, Adamo . E chi ha la Superbia fitta in capo ,
j, pub egli negarfi , che non abbia un Demonio
„ addoifo di que'più mafiini e indiavolati , capace
„ di fargli fare mille fpropofiti ad ogni momento
„ in danno fuo , o altrui? Pofcia (e quefìi gran
„ cervelli fi lafciano trafportare dalla Concupì Icen-
„ za malvagia alle fchifezze illecite del fenfo , il
3, pericolo non è picciolo , che coniinci a tituba-
,, re , e che in quel non fi vada anche a perde-
5, re talvolta la credenza di ciò che non vediamo,
3, cioè la divina Virtù della Fede . A tanta mi-
5, feria so che fon fottopofti anche i non I.ettera-
5, ti , ma incomparabilmente più vi può arrivare
5, la gente molto Scienziata ; perciocché quelle
„ medefime fpeculazioni , che dovrebbono più che
„ gli altri aiutar quefia a falire a Dio , mutato
„ cammino le fervono allora per maggiormente
„ allontanamela , cercando in così brutto pendìo
„ la Mente immerfa nella Carne di tener falde le
j, fue brutalità , e di liberar la Cofcienza da i ti-
3, mori della Giufìizia eterna di Dio . Aggiungafi ,
5, che fé la Pietà non fa buona guardia al cuore
3, de i dotti e fervidi Ingegni , troppo è difficile ,
„ che ne i lor Libri , o ne i loro Ragionamenti
„ almeno, non falti fuori la corruzione interna,
3, e il libertinaggio , in cui amerebbono di non
13) ef"
Appendice. 449
„ eflere foli . Di qui pertanto Libri laidi , o di
„ MafTime perniciofe a i buoni Collumi ; di qui
„ Politiche (Iravoltei di qui Satire fanguinofe , e
„ Libelli infamatori . Che fé le Leggi fante , che
,, fra i Cattolici vegliano , mettendo briglia e ti-
„ more , fanno calar la voglia a quefti tali di
„ sfogarli con tanta pubblicità e pregiudizio della
„ Repubblica: non batiano già fovente ad impe-
j, dire , che non ifpaccino le cattive lor merci
j, nelle fcgrete e private converfazioni V e che i
„ Giudici 5 gli Avvocati , i Medici , e fin gli ftefTì
„ Teologi , quanto più fon provveduti di Sapere ,
j, e fprovirti di Timore di Dio, non convertano
5, le lor forze ed indudrie in oppreffione e danno
„ altrui , e in prò o sfogo de i loro foli intérelTi
„ ed affetti .
,5 C è di più . Anche fenza imbefti«lirfi nelle
j, libidini , fenza accecarli per V InterelTe , per la
Collera, e per altre Paflioni , 1' L'telletto dell'
Uomo , folo per effcre naturalmente fuperbo,
vago di Novità , e amante della Libertà , dato
che fia oftinatamente a gli Studj , fé non l'affi-
fte una Inabile Pietà, è elpofto a gravi cadute.
Non v' ha dubbio , oneftifìlmo , utile , e dilet-
tevole fi è lo ftudio della Naturai Filofofia , e
della Medicina ; e pure fi fon veduti di quelli ,
a' quali è pafìfato in veleno quefto cibo , effen-
5, do elfi precipitati in varj delirj per troppo vo-
„ ler dubitare , e fare i faputi , mafTuTiamente in-
„ torno al più bel pregio dell' Anima Ragione-
5, vole . Santilfima è la Teologia , e T Erudizio-
„ ne Ecclefiaftica 5 ma che non avviene a certi
„ cervelli deboli, o forti e vani? Inciampano in
„ Difficultà , che lor fembranoinTuperahili , s'av-
5, vengono in Opinioni ben' inorpellate da qualche
Ff „ In-
450 Append ice.
5, Ingegno, che fuori del grembo della vera Chic-
„ fa non ha alcun freno a i fuoi penfìeri ; le
3, truovano guftofe anch' cfTì a i loro baffi appe-
„ tifi , o pure plaufibili al novatore lor genio :
5, né ci vuole di più per adottarle , e covarle .
„ OlTervano in oltre battaglie diSenttn2e fra gli
„ (teffi Cattolici ; offervano Abufi ( che di quefti
„ ce ne farà finché ci farà il Mondo) ; mirano
„ Coftumi difcordi dalla Fede e dottrina che fi
,, profeffa ; e fra tanti Libri che leggono, piùd'
,, uno porta del toffico dolce : tutto ciò è un im-
5, barco per far loro pigliare dello fprezzo perla
5, Religion vera , od anche per ribellarfele .
„ Non aggiungo di più , perché è ora di finir-
„ la. Qual preférvativo dunque e qual rin>edio a
„ sì fatti pericoli? Torno al mio primo affunto,
„ e dico : lo ftudJo della Pietà , e il fanto Timo-
,j re di Dio . Quefto é quello , che induce la vera
„ Sapienza , e fenza effere fapiente e faggio , cofa
„ è rnai un Uomo di Lettere? Adunque non fare
„ come Guido Cavalcanti , proverbiato per que-
„ ùo , non so fé da burla , o da fenno , da un
„ beli' umore forfè non diverfo da lui , cioè non
„ iftudiare temerariamente Libri e ragioni per
„ non credere , ma l^udiare con gran premura per
„ maggiormente fortificarfi nel credere. Chi fin-
„ ceramente cerca Dio , il truova . Si oculus tuus , -
„ dice il Signore in San Luca , fuerit fimplcx ,
„ totum corpus tuum luc'idum erit ; fi autem ne-
„ quam fuerit , etiam corpus tuum tenebro fum erit ,
3) Vide ergo ne lumen , quod in te efl , tenebra: fint .
„ Abbiamo Opere infigni di Santi o di dotti Cat-
5, tolici , e molto più abbiam.oi Libri divini: non
55 perderfi tanto in altro, che non s'abbia tempo
3, anche per quefti : che di lì verrà lume e for-
,, za.
Aptendice. 451
5, za . Ma fopra tutto non vogliamo , come e' in-
„ legna 1' Aportolo , faper troppo , ricordandoci ,
„ che Dio abbandona 1 Superbi , ed abbraccia gli
„ Umili, e che verrà un gioino, m cui ci ride-
„ remo delle noftre Lettere , e della Gloria , e delle
„ fatiche pafllate , e troveremo di non aver faputo
„ nulla , fé non avrem faputo quel folo che im-
„ porta. Mi confervi V. S. Illuftrifs. il fuo benigno
affetto &c. "
35
N u M. XXVI.
Lettera del Cardinal Profpero Lambertini
al Muratori.
O cercato fempre /' occafwne di farle nota la
filma , che ho della [uà Perfona , e che il
mro fentimento è uniforme a quello di tutti gli
altri nel qualificarla per il primo Letterato d^ Ita-
3, Ha , e ritrovandomi per accidente in quefta mia
„ Patria dopo 26. Anni, che n' ero adente , e do-
„ vendo rifpondere ad una Lettera del lEiolfro Sig-
„ March. Grfi , ho creduto di dovermi in effa fpie-
55 gare , e confermare in carta , quanto in voce ho
„ più. volte fojìenuto in mezzo a Roma y ed avve-
j, gnachc- tutto ciò non fia che un e fletto d' una ri-
5, gora fa giujìizia dovuta al (uo gran merito^ non
5, meritava, ch'Ella s' incomodaffe colla fuagen-
5, tilifTima de' 15. del corrente, e eh' Ella in oltre
5, conecceffiva bontà fi efìbifle di ùrt commemo-
3, razione della mia debole Perfi na , pubblicando
„ a tempo e luogo ie Croniche di B legna
„ Se mi farà permeff') , vorrei vivere e finire i
35 miei giorni nel mio Vcfcovado d'Ancona, e
Ff 2 ,. nel
452 Appendice.
„ nel tempo che mi fopravanzaffe dalle Cure
„ Paftorali , vorrei leggere un poco a modo mio ,
„ dopo aver letto quarant' anni a modo d' altri ,
„ e vorrei ancora unire alcune mie fatiche fatte ,
,, e darle alle ftampe , nel qual cafo ricorrerei al-
„ la fua bontà per avere un favio , dotto , e fin-
„ cero Correttore . Da Milano mi fono ftate prov-
3, vedute le di lei Opere delle cofe d'Italia. Io
„ ho quella della Carità^ ed ho quella della Mc^
„ aerazione dcgf Ingegni , ma non fon mie , non
,, avendone potuto ritrovare in Roma da compra-
„ re alle Bottegge . Seper accidente Ella ne aveffe
j, un efemplare per ciafcheduna , mi farebbe un
„ gran favore a mandarmelo anche fciolto , al-
3, trimente riterrò quelle che ho , e ne farò re-
ftituzione al punto di morte, non volendome-
,, ne privare , e lafciando ftrillare chi me le ha
prcftate . Ella riverifca il noftro Signor March.
Orfi , e compatifca , fé nel principio della no-
ftra amicizia io tento di metterla in contribu-
zione. Mi confervi intanto la fua ftimatilfima
^, grazia , ed abbracciandola retto dedicandomi cori
j, ogni affetto ,
„ Bologna i8. Ottobre 1728.
KuM.
Appendice. 45^
N u M. XXVII.
Altra Lettera deW Eminenti jjimo Lambcrtini
al Muratori .
ACcufo una futì Lettera de i 19. del Mele
corrente, e con effa il Libro, che lia fa-
vorito di trasmettermi , vivamente rmgrazian-
dola , e promettendole , che farà letto da me con
fomma avidità fubito che mi farà rimandato dal
Legatore 5 avendo io una fine era ahijjìma Jiiwa
del fuo faperc , e protejiandomi di non cedere a
vcrua altro ncll' ajjetto verfo la di lei per fona ,
5, e nel concetto della fua gran Virtù , e quafi dij-
5, fi univerfale abilità nelle Scienze . Quanto poi
„ al favore, di cui la pregai, quando con mia tan-
j, ta confola2Ìorie la riverii nella Villa di Ponte
„ baffo nelle fettimane paffate, intendo quanto Ella
„ mi dice, e non lafcierò di vedere il Catalogo
j, de gli Argomenti nel fine del Trattato del P. Ma-
j, billon de Studiis Monachorum ^ ma, fé la mia
3, m^emoria non mi tradifce , mi pare, che il det-
5, to Catalogo risguardi le Controverfie di Storia
35 Ecclefìaftica, che per la loro gravità reftano an-
„ Cora Indecife , e ìe quali certamente non fi potran-
j, no decidere nella Conferenza , che intendo di
„ fare , che non può effer comporta , che di Per-
j, fone defiderofe di fapere , ma che infino ad ora
„ non ianno. <"iò (tante, quando a lei non folfe
j, di grave incomodo , vivamente la pregherei afa-
5, vorjrmi di eftrarre ledici punti di Stona Ecclefia-
5, ftica , fopra i quali fi potefi: ero fare fedici Dilfer-
5, razioni anche da quelli , che non Inno tanto mof--
j, trati nello ftudio della materia , ma che coli' apri-r
454 Appendice,
„ re i Libri poffbno far qualche cofa , indicando
„ gli Autori , che ne trattano , non effendp Bolo-
gna tanto fprovifta de' medefuni , quando non fi
doveflTe metter mano ad alcuni pùi rari , che poi
certamente non fi ritroverebbero . Scufi Ella in-
tanto r importunità , e pregandola a comandar-
mi , quando credelTe , che io avefii 1' abilità di
fervi ria , refl:o dedicandomi col dovuto rifpetto
„ Di V. S. Illufiriflfima
Bologna 22. Ottobre 175 1.
Pofcia di fuo pugno foggiunfe il Cardinale : „ Che
„ è da me riverita, e pregata di continuarmi nel
„ numero de' fuoi buoni Amici , e di comandar-
„ mi con indicibile liberta .
N u M. XXVIIL
jilira Lettera del mede/imo Porporato al Muratori .
„ T N fofianza non bifogna mai fare il Dottore,
5, 1 prima di aver rilette le cofe , che anche una
„ volta fi erano lette, eilendo labile la memoria .
„ Anni fa lefiì 1' Opera del P. Mabillon degli Stu-
j, dj oc Monaci , e mi pareva , che le difficoltà da
„ efib riferite nel fine dell'Opera predetta risguar-
„ dafTero le principali difficoltà della Storia Eccle-
„ fiafiica , conte già gli accennai eon altra mia ;
„ ma avendo ora riveduto tutto , vedo , che fono
„ appunto quelle , che fono proporzionate anche
„ per quelli , che incominciano a iludiare , e che
,, vi è ancora l'indicazione degli Autori, che ne
„ trattano ; e però acciò V. S. Illufirinìma non
„ butti
Appendice. 455
„ butti 11 tempo , la prego a tralafciare la fatica ,
„ che generofamente voleva intraprendere per favo-
„ rirmi , ringraziandola intanto della notizia data-
j, mi circa l'Opera, dalla quale po(fo ricavare il
„ mio bifognevoie . Ho letto i Prolegomeni deW Ope-
„ ra flampata in Colonia r Anno 1705. e fono de-
„ gni del fuo autore , che non mette piede in fallo .
„ Mi confervi , che la prego , la fua buona ami-
j, cizia , e baciandole le mani mi dedico
„ Di V. S. IlluftrirTima
Bologna 24. Ottobre 173 1.
N u M. XXIX.
Lettera del Cardinale Lambertini al Marche fé Orji ,
in cui era znchiufo un Biglietto pel Muratori .
„ T O ho bifogno del noftro Signor Abate Mu-
„ X ratori , ed il bifogno è efprefìTo nell' anneffa
„ Carta , che prego di fargli capitare in mio nome )
„ con aggiungervi , che favorifca con tutto il fuo
„ comodo, non intendendo, che interrompa veru-
„ na delle (ut ferie applicazioni , che Io rendono
„ così qualificato per il Mondo, per il motivo di
„ fare a me la grazia , che gli chiedo . Mi con-
„ fervi V. S. IllurtrifTima la fua ftimatiffimaami-
j, cizia, e baciandole le mani mi dedico
j, Di V. S. Illuftriffima
Bologna 22. Marzo 1732.
Ff 4 Bi'
456 Appendice.
Biglietto accennato nella fuddetta Lettera .
„ Il Cardinale Lambertini dopo aver refe le do-
„ vute grazie al Sig. Abate Muratori del Libro
j, mandatogli , quale a tempo e luogo non mancherà
„ di rimandare, fpicga col prefente piìì chiararaen-
„ te la Tua preghiera .
), Quanto a i Scrittori Eretici , chi feri ve ne ha
„ veduti molti in Roma , ma cofloro impugnano
„ la Canonizazionc dei Santi, perchè impugnano
„ r Invocazione de' medefimi , ed altri vorrebbero,
„ che fi ritornane all'antico Jus , che ogni Vefco-
„ vo ritornalfe a fare il fatto fuo nella fua Dio-
„ cefi.
,, Ma lafciando da parte coftoro , fé vi fofle fra
5, i Cattolici qualcheduno , che falfamcnte fuppo-
„ nefie troppa facilità nelle Canonizazioni , o che
„ riprovane le fpefe eccefllve , come ha fatto 1' Apo-
„ ftata Marc' Antonio de Dominis, di quefli vo-
9, lontieri , quando vi fiano , fi prenderebbero le no-
5, tizie;
„ Come pure degli altri , che dicono non efle-
5, re di Fede la Canonizazione del tale Santo , o
„ fia di un Santo in particolare, o«non cffere, il
5, Papa infallibile in quella determinazione.
„ Si è già veduto il fentimento di S. Tomma-
„ fo nel Quodlibeto , molti altri Autori fi fono
5, altresì veduti , fenza tralafciare V Autore del
„ trattato de Moderationc Ingeniorum , Trattato ve~
„ ramente bello , e degno del fuo Autore .
„ Dcdicandofi intanto con tutta la (lima ed
9, affetto &.C.
N u M,
Appendice. 457 .
N u M. XXX.
'Epijìola Muratorii Benedico XIV. P. M.
Beatissime Pater .
„ /^^ Ertior fa6lus ab Eminentifs. Tamburino ,
5, V^ traditos fibi fuiffe a San6\itate Veftra qua-
5, tuor Tomos infignis Operis de Bcatìflcatwnc &
yf Canonizatione Servorum Dei ad me dono mlt-
5, tendos, temperare mihi non poflTum, quin ve-
jj ncrabundo ftatim animo ad Urbem advolans ,
„ & ad pedes Beatitudinis Vedrà: procumbens ,
,j poft ofculorum triburum , quas poflTum humil-'
j, limas prò tanto munere gratias agam atque re-
„ feram . Veftram utique fublimitatem , iìmulque
„ meam exilitatem perpendens , iftius doni pondus
„ probe fentio & intelligo ; nihil tamen miror,
5, utpote qui norim (&quis non novit?) quanto
„ Sanctitas Veftra , quje divinarum humanarum-
3, que rerum Scientia & Sapienti» tantum excel-
„ lit , enixius etiam curet , ut Eeneficentia , Hu-
„ mani tate , & Clementia exceliat . Eosdem au-
„ tem Libros , quibus nobile argumtntum ita ,
3, Sanftiffime Pontifex , exbaufifti , ut nihil for-
a, tafìfe adjiciendum fuperfit , dum ornatiores &
5, locupletiores quam antea anxie expefto , utinani
,} fubfequatur nova reliquorum foetuum tuorum e-*
3, ditio. Quum enim il in tot alias facrae Erudi-
3, tionis clalTes excurrant , & praxim potifTimum
„ refpiciant , cujus maxima eft ratio in Ecclefia
3, Dei, mirumeft, quantum in utilitatem Catho-
j, licae Religionis cedant . Ha:;c tua laus , Beatif-
^ fime Pater 3 tua ubique fpirant: zelum Domus
V Dei,
458 Appendice.
„ Dc;i , cun6ì:is interea miranribus Dodrinam
„ tuam puritane morum confirrnatam , fummam-
„ que ( quod rarum elt ) in tanta Eruditione Vlo-
„ dcftiam . QLiid ergo nobis optandum ? NihiI
aliud , nifi ut diutilfime te nobis Deus fernet ,
tibique non alii demum fuccedant , quam qui
ingenii & Scientiarum ornamentis , vitceque
fanclitate certare tecum pofTint . Hlcc tibi , hsec
,5 univerfe Ecclefiae precatur
j, Sanflitatis Veftr^
Mutine VI. Id. Oaob. MDCCXLIV.
5, Humillimus , Obfequentifs. & Addi6li(rimus fi-
,5 lius&famulus Ludovicus Antonius Muratorius .
N u M. XXXI.
Rifpojìa di Papa Benedetto XIV. al Muratori ,
„ T> EnediBus PP. XIV. DileBe Fili , Salutem
55 IJ & Apojìolicam Bencdiciionem . Riceviamo
„ una fua Lettera recapitataci dal Cardinale Tarn-
„ burini , nella quale con gentilifTime efprefrioni
j, ci ringrazia della confegna fatta da Noi al detto
j, Cardinale de' volumi della nuova edizione della
,, noftra Opera de Canonizatione SanBorum coti
jj obbligo di mandarli a lei . Abbiamo fempré
„ avuto per lei ftima ed affetto , e conferviamo
„ l'una e l'altro , ejfendone cffa meritevole ^ ef-
j, fendo un buon Sacerdote , ed un Uomo che nella
„ Letteratura è il decoro della nojìra Italia , fa-
„ cendola comparire non che ugual: , ina fuperiorc
5, alle altre parti del Mondo , che fé ne erano ar-.
„ roga^
Appendice. 459
rogata la privativa . Ella ci anima a dar fuori le
altre noltre Opere . Abbiamo accrefciuta 1' altra
lopra le Felk , ed il Sacrifizio delia MelTa con
notizie non tanto volgari , efTendo crefciuta la
3} llULKlt. IJUll LailLU vv^'j^
5, noftra Libreria dopo il Pontificato , e non tro
vando altra quiete fé non quando ci refta qual-
che miferabile avanzo di tempo , in cui ci fia
permefTo di chiuderci in elTa . Da un noftro
valente Cappellano Segreto , cliiamato Monfi-
gnor Giacomelli , è (tata tradotta in latino ,
e quella attualmente fi ftampa in Padova . Da
un Padre delle Scuole Pie fono (late tradotte
in latino le noftre Notificazioni , che (tarapam-
mo in Bologna in cinque Temetti , e quelle pure
fi Camperanno in Roma , ove anche penfiamo
di {lampare una Raccolta di noflre Lettere Cir-
3, cojari , Coftituzioni , Brevi , Rifpofte a quefi-
ti , che risguardano la Chiefa Orientale ; il tut-
to però in materia importante ed intereflfante ,
„ venuta al noftro tavoHno ne gli anni del no-
5, ftro Pontificato . Altre cofe ci girano pure per
„ il capo : ma vi vuol tempo , vi vuole fanità ,
,j ed al comodo della Libreria vi vuole il como-
„ do di potervici fermare . Ecco la ragione de'
„ noftri fiudj manifeftata ad im buon Maejlro . Ci
„ confervi la fua antica amicizia , ed abbraccian-
5, dola con Paterno affetto le diamo P Apoftolica
„ Benedizione . Datum Rorms apud SanBam Ma-
5, riam Major cm die 21. OHobris 1744. Pontì~
55 ficatus noflri Anno Quinto .
5, Dileclo Filio Abbati Ludovico Antonio
5, Muratorio Mutinam .
NuM,
4^0 A PPENDICE.
N u M. XXXI L
Epifiola Mimitorii Benedico XIV. p.'M,
Beatissime Pater.
„ Pofl: facrorum pedum ofcula
„ A Nxio animo din expcftavi, avide tandem
„ ±\. accepi Commentarium de prscipuis Anni
„ Fetlis , & de Sacritìcio Milfe , lautittime ara-
3, plificatum , & nova eleganti verte donatum .
„ In fronte Libri rtatim infcripfi : Egregium
„ Opus , quod Auòlor San6ì:i(fimus , fuar Digni-
„ fatis , & me£e tenuitatis oblitus , dono ad me
„ mifit . Hcec tua eximia laus , Beatiffime Pater :
5, quo altieri loco fedes , eo majori humanitatis
„ itudio prEEcelleie , & unumquemque , fi fieri
„ poffit , benevolentia & beneficentia completi .
5, Ncque vero heic rtetit PontificitE Clementia;
,, menfura ; nomea etiam meum San£titas Yeftra
„ inlatum voluit in Epiftolam ad Canonicos Bo-
3, nonienfes , eique quamdam immortalitatis fpeni
„ tribuir : quod certe, nifi me ipfum ncffem , ex-
„ citare in me non leves fuperbix flu6tus pofTet .
3, AdditLim etiam e(t fapientiffimum de Je;unio-
„ rum ratione Decretura . Pro tot beneficiis dura
5, quas pofium humiilimas refero gratias , liceat
„ mihi votis urgere novam quoque Latinara edi-
„ tionem Paftoralium Literarum five Edi^lorum ,
„ qu2e ante Pontificatum Eminentiflìmus Lamber-
3, tinus publici junsfecit. Incunftis Libris a San-
„ aitate Vertra elaboratis fingularis do£ì:rina &
j, multiplex eruditio publicam pri^cipue utilitarem
5, fpeélant . At Partoralium quofidianus ert ufus >
„ HxQ autem omnia fimul coilefla, quEeuberem
„ Di-
Appendice. ^6t
„ Dlfclplina! ChriftianEE , ut Ita dicam , Biblio-
,j thecam conftituent , tum prisfentes tum polk-
„ ros cerros facient, nemincm ex Antecefforibus
„ Pontificibus Ecclefiafticse Eruditlonis laude cer-
5, tare poflfe cum Benedico XIV. P. M. Ad me
„ vero quod attinet , nihil enixius opto , quara
„ ut venerabundo gratoque erga San6ì:itatem Ve-
5, ilram animo meo al qua ex parte fatisfacere
„ queam . Aptus erit locus , quum paucos poft
„ menfes , fi vixero , in Annales meos infercndus
„ erit gloriofus Sanftitatis Veftras Pontificatus ,
„ Quot quanta!que Virtutes in faGratiffimam perfo-
„ nam veilram confluxerint , probe teneo . Noa
„ ita qu£E ad Politicum regimen fpedant . Inter
„ fyrtes & fcopulos difficillimis hifce temporibus
j, tua navis, BeatifìTime Pater , diu lunata efl: .
„ Quam male habiti fìnt Populi tui fub Pontificc
„ Pacis amatore , Pacis hortatore perpetuo , fatis
„ novimus ; ncque tamen injuftarum querelarum
,, adhuc efl: finis . Perpendat , quxfo , Sanftitas
„ Veftra , num conduceret , peraliquem rerum con-
„ fcium mihi fuppeditare , qux mihi fortaflis igno-
„ ta ego lubentiffime proferrem ad tutelam &
„ gloriam Pontificis , cui unum propofitum eft
,, nulli nocete , omnibus amorem impertiri , &
„ ornamenta Urbi , Populis fubfì'dia jugi Audio
„ conferre . Talem Pontificem , non fibi , fed
„ communi bono natura diutiliime Deus nobis in-
,, columem fervet. Hoc univerfe Chriftianse Rei-
5, publicae nomine precatur
„ Sanftitatis Veftrs
„ Mutine VII. Id. Sept. MDCCXLV.
„ Humillimus , Obfequentiffimus , quamquam
„ omnium infimus filius & famulus Ludovi-
7H cus Antonius Muratorius,
Num.
4^2 Appendice.
N u M. XXXIII.
Rifpojìa di Papa Benedetto XW. al Muratori.
3, TT^ AL Cardinale Tamburini eie (laraprefen*
„ X_J^ tata la di lei Lettera , che è Hata fom-
„ mamente gradita da Noi , ed alla quale rifpon-
„ diamo confidentemente , e fen^a le formalità ,
„ e dopo averla vivamente ringraziata della conti-
„ nuazione della fua bontà verfo di Noi , ed aver-
,, la adìcurata , che abbiamo tutta la Jìima del fuo
„ valore , e tutto t aj]ctto alla fua degna perfoììa ,
„ rifpondendo alla fua le diciamo, che le noftre
„ Notificazioni fatte , quando eravanjo Cardinale
„ ed Arcivefcovo di Bologna, fono già ftate fedel-
„ mente tradotte in latino da un Religiofo delle
„ Scuole Pie ; che attulmente fi fiampa il quin-
„ quennio delle nofire Coftituzioni Apoiìoliche ,
„ che non lafcieremo di mandare al nofiro Abba-
„ te Muratori , fubito che farà terminata la fiam-
„ pa, il che farà al fine dell'Anno corrente- che
„ immediatamente fi porrà mano a fiampare le No-
5, tificazioni tradotte, al fine delle quali farà un
,, Trattato de Synodo Epifcopali , abbozzato da noi
„ in Bologna-, e comnito e riempito nel tempo
„ di quefto nofiro fpinofo Pontificato , il che ci è
„ riufcito colla grazia di Dio, facendo capitale d'
„ ogni nlnimo quarto d'ora. In quefto Trattato
fi fono inferite molte cofe credute da Noi ne-
celfarie ed utili per il governo delle Chiefe, e
ci fiamo ingegnati d' unire T antico ed il nuovo .
Non abbiamo poi parole che bafiino per ringra-
ziare il noftro buon Abbate Muratori dell' efibi-
zione che cortefemente ci fa di parlare del no-
„ ftro
Appendice. 41^3
ftro Pontificato ne' fuoi Annali . Faremo unire
quant' eflb ci richiede , e non Jafceremo di tras-
metterglielo , acciò poi ne faccia quell'ufo, che
la fua nota prudenza crederà opportuno. Intan-
to prortrati a i Piedi del Crocifilfo , lo preghia-
mo con tutto il cuore a perdonarci i gravi pec-
cati , che abbiamo commelTo nel tempo di no-
Iba vita , ma non già quelli di feconde inten-
zioni , d'inganni, di fini fecondar), di preten-
fioni di conquide, di foverchio attacco al noitro
Sangue j avendo piena fiducia , eh' elfo oolla fua
Divina grazia cene abbia prefervato , e 'fempre
raccomandandoci , acciò continui a prefervarcene
fino che viveremo . Quefla è la pura verità del-
la noftra condotta , febbene avvelenala dalla ma-
lignità degli uomini che nulla curiamo , ballan-
doci e dovendoci badare lo flato della nolb-a co-
fcienza avanti Iddio ; ed intanto con pienezza
di cuore abbracciandolo gli diamo 1' Apoftolica
Benedizione .
)j Roma 18. Settembre 1745.
N u M. XXXIV.
Biglietto confidenziale dello JìeJJo Pontefice
al Muratori .
„ Q* Enza veruna formalità , e prevalendoci del-
5, Cj la maniera adattata alla confidenza , mandia-
j, mo al nojìro al /limati [fimo Abbate Muratori due
„ Efemplari d' una noftra piccola fatica ; uno per
5, lui, e l'altro che avrà la bontà di recare in no-
„ me noftro a cotefto Monfig. Vefcovo di Mode-
M na. Ambidue fono pregati a compatire la debo-
o lez-
4^4 AppENDrcE.
j, Iez7a dell' Autore ; reftando con dare ad ambv'
due r Apoftolica Benedizione .
»
5, Roma 22. Marzo 1747.
N u M. XXXV.
Epìflola Muratorii eidem Pontifici .
Beatissime Pater,
„ 1\ yT Ifabilia funt opera tua , Sanétinfime Pater .
5, ±V_l Quisenim non miretur , Pontificem , qui
„ tam exacìe fpirituaiis iEque ac temporalis regi-
„ minis officia quxlibet implet , qui tot folemnibus
„ facris adeil , tot Tempia vifitat , tantam nihilo-
„ minus partem temporis fuis oculis & negotiis
3, furripere, ut novas in dies Conftitutiones& Li-
,, bros efFormare pofTit , quaf totum hominem ,
„ multumque vigiliarum exquirunt? Ejusdem ge-
)) ncris unusquisque fateatur geminas Epiflolas de
,, Baptismo Jiidit'orum , & de Cui tu Sanali Luca
„ Cafalisi quas nuper San6\itas Vedrà evulgavit,
j, & ad manus ctiammeas ex incomparabilis Pon-
„ tificise benignitatis excefTu deferendas curavit .
„ Ibi prsecipue ad Baptismum quod attinet , omnia
„ ordinate, perfpicue , folidiffime pertraftata , &
j, multiplici Canonum ac Theologorum votis fir-
„ mata. Nihil ultra in pofterum de hujusmodiar-
}, gumento defìderandum fupereft . Eodem pede pro-
„ ceffifti , & adhuc procedis, Sa pienti (Time Pater ,
5, in tot aliis Lucubrationibus tuis , non inanes pha-
„ leras , fed utilifTima documenta feraper comple-
„ <ftentibus, quarum jam tanta ed: copia, ut una
5, Sanftitas Veftra nobis fuppeditet pene integra^
„ Di-
Appendice. 46$
D^ifdplins EccIefiafticsE Bibliothecam , eamque
fummi ponderis , quippe tui nominis majeftate
iafìgnitam. Itaque Sancitati Veftrce ob novutn
hoc Opus humillime gratulor, & gratias quas
poATum maximas ago , quod me infimum famu-
iorum fuorum tanta dignatione mine etiam ref-
pexerit . Nifi jam ad ptdes Sanftitatis Veftrce
deduca fuerit DifTertatio mea , qua Potitificiam
Decretalem de controverfia Lufitanica omnibus
numeris 2qui(i;mam & fapientiffimam olìendi ,
propediem veniet . Brevi etiam Opufculum meum
della Regolata Divozione de* Crifiiani ad Thro-
num tuum fé filtet , in quo inrercetera palam
feci, quam juiìa Pietate & laudabili Caricate po-
(centibus ìmminutionem Feltorum Pontificia Sa-
pientia induigeat. Mea interim vota quotidiein
lacris ad Dcum feruntur, ut te univerfic Eccle-
fias , & omnibus potifTimum Sanólitatis Veftrac
veneratonbus , inter quos , quantum ego cxcel-
luerim > nihil monereopus elt , dmtiffime inco.-
lumem fervet .
„ Sanftitatis Veftrae
Mutinae IV. Non. Aprilis MDCCXLVII.
„ Humillimus , Obfequentifs. & AddiólifìGmus
„ filius & famulus Ludovicus Antonias Mu-
„ ratorius .
Gg NuM,
4^^ AppENDrCE.
N u M. XXXVI.
tettem del Muratori allo fieffo Pontefice.
Beatissimo Padre.
5, /^ Uand' anche altro Libro non avefTe Voftra
„ V^ Santità comporto , che quello de Syììodo
5, Dioecciana ^ baderebbe ben quello ad immortala-
„ re il gloriofo fuo nome . Opera così elaborata ,
5, e di tanto fugo di Erudizione EcclefialHca la
j, tengo io mercè dell' impartggiabil benignità del-
5, la Santità Voftra , e appena giunta l'ho imme-
„ diatamenie letta da capo a pudi . L'altra gran-
9) de de Canomzatìone San^icrum fembra rilìretta
,) ad un argc-mento folo per iftru7Ìone di cotefti
5, Confultori ; ma quelk (corre per un vfifto pae-
„ le, tratta importanti Quiftioni , e tale è, che
„ fpezialmente ogni Vclcovo dee farne la ina piìi
3, favorita lettura . Credo io , che non avrebbe mai
j, potuto alcuno formare sì fontuofa fabbrica fuori
„ di Voftra Santità , la quale per la lunga pratica
5, fua, per la notizia di tanti Decreti dtlle Con-
„ gregazioni , per l' infaticabil fuo ftudio di tanti
„ Libri , con tal efattezza e pienezza di dotmna
„ ha compiuto quello fuo lavoro, che fi rende og-
5, getto di meraviglia, e tanto più perchè tatto fra
,) le immenfe occupazioni del Pontificato: cofa da
5, non credere , fé non fi vedelfe . Aggiungafi an-
j, Cora la nobiltà dello ftile , che quantunque fom-
,, mamente elegante, pure è alla portata d'ognu-
), no . Vengono dunque a' piedi della Santità Vo-
5, (Ira le più riverenti efinceremie congratulazio-
3, ni per Opera tanto infigne, vengono i miei più
.. umili
Appendigìe. 4<$7
)) umili ringraziamenti perdono sì pre-zi ofo. Non
5, può la mia gratitudine ftendeifi fé non a pcchif-
„ fimo, pure è in viaggio la Raccolta dn me Lx-
„ ta àeW antica Liturgia Romana da umili rfì •■'-
j, la Santità Voltra , e poco (brà a f^n-r/rire
„ coda anche T Apologia da me fatta delia fua
„ Epiilola al Vefcovo d'Augulta per ellere corret-
„ ta ed approvata coftì prima di darla alle flam-
)) pe . Dcgnifi la divina Clemenza di lungamente
,, confervare in Voftra Santità un Pontefice di sì
3, raro fapere , di tante Virtù , di sì buon cuore ,
>, per gloria e utilità della Chiera Cattolica . De-
„ gnifi anche la fomma clemenza di Voftra San-
„ tità di confervare per me la fofpirata fua grazia
,) e protezione , mentre io proftrato a' fuoi piedi
„ offequiofamente imploro la fanta fua Benedizio-
), ne , e mi ralfegno
j, Di Vortra Santità
), Modena 5. Agofto 1748.
„ 11 pl^ umile, il più riverente de' fuoi Servitori 3
„ figli , e fudditi Lodovico Antonio Mura-
„ tori .
N u M. xxxvir. '
Rifpojìa di Papa Benedetto XIV. al Muratori ,
„ T> EnediBus PP. XIV. BileBe Fili , Salutem
3, XJ & Apojlolicam BenediSiionem . Per mano
„ del Cardin. Tamburini ti viene recata una di
5, lei Lettera dei 5. che parlando con ogni inge-
35 nuità ci ha riempito di confufione . La noflrata-
Gg 2 3. tica
4(58 Appendice,"
„ tica de Synodo Dicccefana non meritava d' efl'er
,, lodata da un par fuo , ma compatita ; dopo an-
„ che aver richiamato al cuore tutto V affetto ,
3, eh' ella da tanto tempo mantiene verfo di noi .
j, Il Mondo vede quel poco che fi va facendo in
„ materia • etteraria ; ma non vede come fi fa ,
„ dovendofi lavorare a tempo rubbato con conti-
„ nue penofe interruzioni ; e fé Iddio per fua mi-
j, fericordia non ci manteneffe viva la memoria
„ delle cofe altre volte vedute nei Libri, cicon-
3, verrebbe contentarci di leggere ogni giorno la
5, meta del Breviario , cioè di dire T Officio in coni-
„ pagnia di un noftro Cappellano, e leggere il
„ MefTale la Domenica , e le Felle , quando fi ce-
„ lebra la Mefla. Quando riceveremo la Tua fati-
„ ca fatta in noftra difefa , la leggeremo 'ben^ vo-
„ lentieri , con ficurézza di reftarnc contenti , e
5, r aggiungeremo a tant' altre marche che abbiamo
3, della fua bontà verfo di Noi, che intanto re«
j, diamo col darle 1' Apoftolica Benedizione .
„ Datum Roma apud SanBam Mariam Ma-
„ jorem die 24. Augufii 1748. Pontificatus nofìxf
j, anno Nono .
5, Dileélo Filio Abbati Ludovico Antonio
j) Muratorio, Mutinam.
NUM,
Appendice. 409
N o M. XXXVIII.
Lettera dello Jìeffo Pontefice al Muratori .
5, r^ErìediElus PP.XIV. DilcSle fili, Salutem
)5 13 cy ^pofiolìcam BenedìB/OTjem . II Cardi-
5, naie Tamburini ci ha in di lei nome prefenta-
„ ta la di lei Differtazione dedicata a Monf. Vef-
5, covo d' Angurta . Contenendo effa una forte e
5, ben fondata Apologia della Lettera a Noi fcrit-
5, ta ai Prelato , non vi vorrà molto a perfuade-
5, rcj che l'abbiamo fommamente gradita, che
5, con tutto il cuore la ringraziamo , e che lepro-
3, fefTiamodiliinta obbligazione. Ci confetvi la fua
5, buona amicizia , con fìcurezza d'effere da Noi
„ corrifpofta con affetto e ftima , dandole intanto
3, r Apoftolica Benedizione .
„ Datum Roma apiid S. Mariani Majorem
„ die 29. Martii 1749. Ponti ficatus nojiri Anna
5, Nonoi
5, Dilefto Fi Ilo Abbati Ludovico Antoni»
„ Muratone Mutinam.
Cq l N u M.
47^ Appendice,
N u M, XXXIX.
tetterà del Muratori alla Mac/là dt Vittorio AmedoQ
Re di Sardegna ,
Sacra Maestà'.
5) Q* Ul difegno da me prefo di unire e {lam-
)) w3 pare tutti gli antichi Scrittori delle cofe d'
„ Italia vivuti dopo l'anno 500. fino al 1500.
3, mi è riufcito di raccogliere da quafi tutte le
„ Citta Italiane una prodigiofa quantità di Crona-
5, che Manolcritte j delle quali ufciranno in breve
„ da i torchi di Milano i tre primi Tomi in fo-
„ glio. Ma finora nulla ho, che riguardi il Pie-
„ monte i ed avendo anche chiefto due Storie Ma-
5, nofcritte de i Monilìeri della Novalefa, e di
„ Fruttuaria , delle quali anche una parte è già
j, ftampata , odo incontrarfì iq ciò delle difficultà
5, impenfate , Ora ecco il motivo, che mi porta
„ a' piedi di Voftra Matita con riverente ardire ,
„ ma infieme cor» viva Ipcranza di ottenere il Tuo
„ Real favore in tal congiuntura . Niuna occulta
3, intenzione , niun penfiero di fervire a gì' inte-
,, refii particolari di Principe alcuno , ma folamente
„ r onor dell'Italia, e il vantaggio delle Lettere mi
„ ha indotto a sì grandiofa imprefa; e ficcome de
5, gli altri paefi non cerco fé non la gloria , così
5, ardentemente la dtfidero anche per la fua Real
„ Cafa, e per gli luoi feliciflìmi Stati . Con^^fcc-
„ rà facilmente V. M, Principe di quella gran men-
„ te , che ognun venera a i giorni nofiri , ed io
„ pili de gli altri , fé fofie di credito o difcredito
„ il non trovare in un' Opera di tanto intereffc
j3 F^r
Appendice. 471
), per tutta l' Itiilia né pure una riga fpettante al
„ Piemonte . Potrei eflère rimproverato io dalla
„ M. V. , anzi da tutti gli Eruditi, perchè in
j, proccurando il decoro di tutti gì' Italiani , traf-
„ curafTi quello di cote(ìa bella parte d' Italia . £
„ fé colti fi penfa a valerfi di tali materiali per tef-
„ fere la Genealogia della Real Cafa di Savoia,
„ ferviranno elfi né piìi né meno a tal difegno
„ llampati , anzi daran più credito all'Opera pub-
„ blicati , che nafcofi . £ fé alcuno di cotedi Let-
j, terati bramaffe di farne onore al paefe con pub-
5, blicarli colti , mi permetta V. M, di dirle , che
j, forfè glie ne farò più io , non già col mio nome ,
5, che nulla vale, ma col mezzo di un'Opera $1
3, utile e magnifica , che fi può promettere corfo
„ per le mani di tutti gli Eruditi di Europa , e
„ in cui diverrò io , come fé aveflì la forte di ef-
5, fere fuo Servo attuale , appaffìonato Miniftrodel-
j, la gloria di V. M. e de' fuoi Stati . Con tali
5, fuppliche e fperanze umilio al Trono della M.
5, V. il mio offequio, e con farle profonda rivc-
3) renza mi dedico
Di V.M.
Modena 25. Mano 1723.
G g 4 N u M.
472 Appendice.
N u M. XL.
•Rifpojìa della Maeftà di Vittorio Amedeo Re dì
Sardegna al Muratori .
,f Q**. Muratori. Aiant agreèles expreflìons, que
„ v3. vous nous avès faites au fujet de l' Ouvra-
„ gè , que vous avès en vOe de donner au jour ,
„ ferons bien aifes d' y pouvoir contribuer par
5, quelques Memoires à l' egard des Monafteres de
nosÉtats en de^a lesMonts. Nous ferons faire
à cet efifet les recherches convenables , & vous
donnànt volontiers cette marque de nótrc pro-
teftion , nous prions Dieu qu' il vous ait en
sa fainte garde.
j, A Turin ce 17. Avril i723«
V. Amedeo.
Del Borgo.
N u M. XLI.
Lettera del Muratori al Mavchtfe d^ Ormea .
5, /'"^ He io abbia qualche luogo nella mente di
5, V^ V. E. e quel che è più , che la Maeflà del
„ Re di Sardegna abbia qualche benigno riguardo
9, verfo la mia perfona : quefti fono motivi a me
j, di gran confolazione , e lo farcbbono anche di
5, fuperbia , fé non conofceflì abbaftanza me flef-
3, fo. Di tutto mi ha avvifato il Sig. Abate Gia-
9, cobazzi , anzi mi ha fatto egli animo , accio-
„ ckè
Appendice, 475
9, che lo mi preferiti a V. E. per portarle», fic-
„ come fo, i più umili ringraziamenti per tanta
3, fua bontà, con olare ancora di iupplicarla , fé
,) ella me ne crede degno , di mettermi a i pie*
,y di di S. M. e di elprimerle il profondo olfe-
5j quio mio verfo la fua Real Perlona e Cafa.
), Quefto ho io defiderato , e fofpiro tuttavia di
j, poterlo far palefe coli' illuftrare maggiormente
3, l'origine e i fatti più antichi della fua Nobi-
„ liffima Real Famiglia . A tal fine mi fono rac-
5, comandato anche al Sig. Tagliazucchi , dalqua-
5j le mi vien data fperanta , che il Sign. Primo
„ Prefidentc m' invierà alcuni Documenti creduti
„ a' propofito . Mia gran fortuna riputerei il po-
5, ter contribuire anch' io qualche cofa alla gloria
„ di un Re , che con opere di tanta faviezza e
„ valore nel fior de i fuoi anni ha già fegnalato ,
„ e refo celebre da per tutto il fuo nome, e al
„ cui generofo patrocinio , fecondato dall' amorevol
„ mediazione di V. E. fi protesa tanto tenuto il
„ mio Padron SerenifTimo, e tutta ancora quefta
5, Cittadinanza , la quale d' altro non parla che
„ dei benefico genio della M.S. e del valore del
„ fuo primo Miniftro . Io avrò fra poco in ordi-
„ dine le mxtAntìquitates Italica: meati avi , che
„ formeranno un' Opera di fei Tomi in foglio . In
„ quefta avrebbono luogo le memorie che defide-
^ ro da Torino , le quali quanto più fofiero anti-
„ che , tanto più farebbono a me care . E però fé
5, anche V. E. fi degnafie di avvalorar colà le mie
„ preghiere , e i defiderj miei , tanto più mi pro-
„ tefterei tenuto alla di lei fingolare benignità .
„ AfTicurandola io intanto , eh' ella troverà fempre
9, in me uno de' più divoti veneratori della Rea!
» Cafa
474 Appendice.
j, Cafa di Savoia , ed uno , che non fi lafcia fu-
„ perare da ch'cheflìa nella llima della perfona e
„ del mento di V. E. mi avanzo a fupplicarladi
5, permetterai da qui innanzi 1' onore , eh* io
„ poflTa proteltarmi, qual fono eon tutto P oflc-
„ quio
„ Di V.E.
Modena 27. Luglio 1754.
N u M. XLII.
Rifpejìa del Marche fé ^ Ormea al Muratori,
» "C' Ra %\\ affai noto alla Maeftìa del Re mio
j» XL Signore il merito di V. S. IllulUiffima,
5, ed io, che ben lo fapeva, punto non ho efita-
3) to in ricevendo il di lei Uimatifs. foglio del dì
}, 27. del paflato , di umiliarle con le olfequiofe
), fue protefte la viva brama , la quale nudrifce
„ di rendere maggiormente palefe al Pubblico l*
„ ergine, e i fatti più antichi della fua nobilif-
„ fima Reale Famiglia . Quefto penfiero , e le fag-
„ gie efpreffioni , co i quali ha voluto accompa-
5, gnarlo hanno incontrato tutto quel gradimento,
j, che potca defiderare , onde non folamente ho or»
), dine d' afTicurarnela , ma vado pur anco fcriven-
„ do al Sig. Primo Prefidente del Senato in To-
5, rino , perchè ella fia foddisfatta nelle fu€ giufte,
5, e lodevoli richiede. Nel mio particolare fia pure
„ perfuafa della diftinta fìima che fo della fua fin-
„ golare Virtù, e che mi faranno affai cari que*
5, rifcontri , ne' quali mi verrà fatto di poterglieia
?>
te-
Appendice. 475
5, teftlmoniare , per comprovarle ancora la divota
oflervanza, con cui rimango
«
„ Di V.S.Illuftriflima
Dal Campo di S. Benedetto li 25. Agofto 1734.
N u M. XLIII,
Rifpojla di Rinaldo I. Duca di Modena al Muratori .
„ T T O ricevuto hi Lettera del mio Dottor Mu-
„ J. X ratori , e 1' ho gradita affai affai , Stendo
„ io quefte righe in rifpofta in fomma anguftia ,
„ prima d'incamminarmi verfoPiiighittonequefta
„ mattina . Sono all' ofcuro ancor di tutto , me ne
„ inquieto; ma ci vuol pazienza. Raccomando i'\
„ miei cari Figli > e tutto altro , che mi riguaV"
„ da , al w/o Dottor Muratori , e lo /aiuto dt
55 cuore .
j, Suo Amorevole Rinaldo d' Effe .
N u M. XLIV.
^Itra Lettera dello Jiejfo Duca al Muratori .
55 T T O ricevuto il Libro , che il Dottore Mu-
5, JL X ratori mi ha mandato , accompagnandolo
5, co i fuoi caratteri , ed efpreffioni sì amorevoli
5, per me e la mia Famiglia ; né ho potuto trat-
5, tenermi di non cominciare a leggerlo anche tra
j, le occupazioni di Fiera , e di Opera , che ben ,
„ oltre le folite mie , imbarazzano . Quefto Libro
„ lafcierà perpetua la memoria del Muratori nel
M mio
47^ Appendice,
„ mio Sangue e nel Mondo , e unito alle altre in-
9, figni Opere fue , per noi ferma uno ftato trop-
5, pò chiaro per la giuftizia e verità , che Dio ha
5, riferv^to ad eflb Muratori il rilevarla . La Di-
„ vina Previdenza ha da ordinare il tempo della
5, efecuzione di cofa sì indubitatamence refa al
5, Mondo certa dalla penna incomparabile del Dot-
j, tore Muratori , e la Cafa ha a penfare a con-
5, fervare e beneficare Soggetto sì benemerito e ne-
j, cejfario per effa . In quelli fentimenti ringrazio
•, e faluto il mio Dottore Muratori .
„ Reggio 19. Maggio 1714-
Rinaldo .
N u M. XLV.
Lettera di Francefco III. Duca di Moden»
al Muratori.
„ Venezia 16. Luglio 1749.
GRaditifTimi ci fono ì fenfi di attaccamento
del Prepofito Muratori pervenutici con la
,, Lettera fua unita al Manufcritto de' Tuoi Annali,
„ né putiamo baftevolmente efprimergli il cafoche
„ facciamo di lui e delle Tue Opere . Quella, che
,,; viene il Prepofito di trasmetterci, èfcritta con
„ quella ingenuità , e con quel vero , che fa il pre-
„ gio più diftinto di tale forta di Opere , e eoa
„ quello flile, che tanto fapore vi aggiunge. Pre-
„ ghiamo Iddio di confervarcelo per utile noftro ,
„ per vantaggio della Repubblica Letteraria , e pre-
ìì
Appendice. 477
„ gio della di lui Patria ; e attendendo il piacer^
„ di rivederlo, lo aflìcuriamo de' più parziali nó-
„ Ari fentimenti e confiderazione , e gli auguriamo
p ogni bene.
,« Francefco Maria d' Efte ,
AP-
47B
APPENDICE SECONDA.
ERa già fotto il torchio quefìa Vita , quando
mi fon capitate alle mani le Memorie delia
Vita di Monftg. Giufìo Fontnrìini , fcritte
dall' Abate Domenico Fontanini di lai Nipote j ed
avendo io in eife oflervati aicuni tratti ofFenfivi
della buona memoria del Muratori , ho creduto di
non doverli lafciar correre fenia qualche rifpofla .
Comincia l'Autor di (\ut\\t Memorie nella Pre-
fazione a farfì conofcere Erede ancora dello fpirito
del Prelato fuo Zio , con dire : Negli Efami di
5, varj Autori fopra detta Eloquenza Italiana quan-
„ te ingiurie a man falva non fi fon vomitate *
5) ove dal Giudice Mudane fé con precipitofa fenten-
}j %a fui bei principio fi dà per cacciato ne i Re-
„ gni Tartarei ( il Fontanini ) , perchè accanito e
„ pieno di rabbia^ colmo cY ajìio e di odio impla-
}) cabile , abbia fcritto in un modo , che no7i /arcé-
), òe da lodarfi , fé fi foffe praticato contro i Lti~
5, teri e Calvini . Notifì la favia e prudente tfpref-
5, fione di un Parroco contro di un .iTcivefcovo,
„ quafi abbia voluto dire , che fé folTe toccato a
„ lui lo fcrivere contro quei due moftri d'iniquità,
5, lo avrebbe fatto con dolcf7za e moderazione.
E primieramente per far vedere . quanto falfa
ed infufTiftente fìa l'accufa, che qui fi dà al iVIu-
ratori , pretendendo, che quelli abbia con precipi-
tofa f ente nza cacciato ne i Regni Tartarei ì>J\ot\i\-
gnor Fontanini, altro non mi occorre, che di ri^
ferir le parole , le quali han dato motivo sLCtn-
fore di accufario in quella guifa . Scrive f sii «dun-
que alla pag. prima del fuo Ejame dell' Elo^uen^
%a Italiana di quel Prelato : " Ma quefioCnncs
Appendice. 47^
)j (ilFontanini ) fpirando follmente furore , eac-
„ canito centra dtl Caftelvetro, il vucle per di-
3, ritto o per traverfo Eretico . Si può egli fapere
,, il perchè di tanta rabbia ? Noi noi pofTiamo
,) pili dimandare a lui. Gliel'avrà ben dimandato
„ Iddio nel fuo Tribunale; Dio, che è giuliilTi-
„ mo fcrutatore de' cuori ; e così non fede , avrà
„ forfè ritrovato fitto e radicato nel cuore di lui
„ un alìio terribile , un odio implacabile contra
j, dell' Autore di quella Vita ; per battere il qua-
,, ]e , egli poi le i' ha prefa così difperatamente
„ contra del Caftelvetro nedefimo. Cltr.bbiaDio
„ avuta mifericordia " . In quali di quefte parole
fi contenga quella precipitofa jcntevza , io noi so
vedere \ quando non fi volefle , che l'avere il noftro
Propolto defiderato , che UKtio abbia avuta mi/cri'
eordia al defunto luo Antagonifta , fofle lo fteflb ,
che r avello cacciato ne gli abiffi.
In fec(tndo luogo non ha bifcgno il Pubblico,
eh' io gli rechi le pruove , che Monf. Fcntanini
aveffe in vita fitto e radicato nel cuore un ajìio ter-
ribile , un odio implacabile contra il Muratori ,
Autor della Vita del Caftelvetro da che tanti in-
dubitati argomenti ne ha quegli lafciato nelle fue
Opere , ed anche in quella che lalcib nel morire
preparata per le ftampe . E fé il noftro Propofto
dilTe , che né pur contra i Luteri e Calvini era da
lodare una tempejìa sì fiera di bile e d irrifionf
fulminata contra del povero Caflelvetro , ne ad-
clufTc anche la ragione , foggiungendo • Dovybbe
ognuno faperc , che lo [pirite della Carità CrijUc
na è lo fpirito della Chiefa Cattolica ; e tale , eh*
ejfa avrebbe caro di trovar tutti innocenti, ebiama
di efercitar pia la clemenza , che il rigore , ad imi'
fazione di qttel Dio della Carità , che /' ha pian-
tata .
480 Appendice.
tata. Oltre di che fon le Ragioni , e non le In-
giurie, che da ogni onelto Scrittore debbonfi ma-
neggiare , anche nel confutar gli Eretici \ e chi
facefle il contrario , non troverebbe al certo né
pur fra' Cattolici (lefli lode ed approvazione . Per-
ciò poteva il moderno Critico del Muratori ri-
fparmiar quella fua infiplda rifleffioncella .
Ma quello Cenfore muta poi linguaggio alla pag.
25. e perchè gli torna a conto il riferire una Let-
tera del noftro Propofto in lode dell' Aminta del
TaJJo difefo dall' Arcivefcovo fuo Zio, non più lo
appella ironicamente il Giudice Modanefe ^ né 1'
Oracolo Modanefe ^ come alla pag. 189. ma sì be-
ne " 11 celebre Sig. Lodovico Antonio Muratori
„ (fono le fue parole) fino che durò l'amicizia
„ col Fontanini , [penta per cue' motivi che fono
„ palefi al Mondo tutto ^ ebbe a fcrivergli non po-
„ che Lettere, e qui mi giova iì giudizio da elfo
5, fatto di quella Difefa deW Anunta in una ha le
„ molte che confervo" . Si contenti però egli,
ch'io pure qui gli traferiva alcuni fquarci di quel-
le fcritte da fuo Zio al Muratori , allorché quefti
era in fua grazia, e godeva della buona fua amici-
zia ; affinchè fi conofca la flima e concetto , che del
di lui fapere aveva allora quel Prelato. Avendo
intefo il Fontanini, che il Muratori era iìato
dichiarato Tuo Bibliotecario dal Duca di Modena ,
cosigli fcrifle fotto il dì 18. di Settembre del 1700.
„ La compitifTima lettera di V. S. DiuftriflTima mi
5, ha colmato di un elìremo contento , inttnden-
„ dola collocata in così riguardevole , e nobil po-
j, flo , come è quello, che le ha conferito cotefto
„ Sereniamo di Modena , il quale fi moftra per
„ vero imitatore de' fuoi gloriofi Maggiori , folie-
„ vando in tal guifa le Lettere , e gli Uomini dotr
Appendice. 481
„ ti, fra' quali Ella occupa un degniffimo luogo " -
Senta ora il Critico , qual rifpofta fece il Prelato
fuo Zio alla Lettera del Muratori , da lui riferita ,
adì 12. Febbraio del Anno 1701. " Godo intanto
( è il Fontanini che fcrive ) di effere alficura-
,, to , che le fia giunto il legger dono del mio Li-
„ bro , di CUI io reputo onore flraordinario 1' ap-
„ proviizione , che da Lei gli vien data, efareiil
„ mede innio conto ancora delle Tue correzioni , per-
„ che farebbon prodotte da un Ingegno dotto del
j, pali e giudiziolo j che per tale io fìnceramcnte
„ l'ammiro, e la venero " . In un'altra fcritta dai
Fontanini al noitro Fropodo fotto il dì 27. Gen-
naio del 1705. fi leggono le feguenti efpreirjoni *' :
„ Il Sig. Ab. Monti col fuo ritorno a Roma mi ha
,, portati i cortefi faluti di V. S. liluàrifTima , e
„ mille lodi al fuo merito fingolare e diltinto, di
j, che ho goduto a mifuri del rifpetto , e della (ii-
„ ma, che le profedb , la quale certo ègrandiffi-
„ ma . Le rendo però copiofiffime grazie dell' ono-
,, re che mi fa con la (uà benevolenza, ma non
„ vorrei, che il fuddetto Sig. Abate, come mio
„ ftrettiflìmo Amico , P avelfc ingannata in rap-
„ prefentarmele piùdi quello, che ione realmente ,
„ onde poi alle congiunture io aveiTi a fvergogna-
„ re le fue relazioni ,. e me fteflo . Comunque fi
„ fia, in fincentà non cedo a veruno; e in a-p-
„ prezzare, e riverire le perfone fegnalate , come
„ è V. S. Illuftriffima , ho tutta la maggiore at-
,, tenzione '*" . Dopo poi d' avere il Fontanini man-
date al Muratori le lue oflervazioni fopra il Ma-
nufcritto della Perfetta Poejìa^ gli fcrilfe un altra
Lettera nel dì 11. Giugno dell'Anno 1704. in cui
gli proponeva alcuni dubbj fopra il Front ifpi zio di
queir Opera 3 e pofcia foggiungeva: " Voi direte,
Hh „ che
482 Append ice.
j, che io fono troppo ftiticoe ruperftlziofo . Vi con-
5, fefTo eh' tgli è vero , e però mi rimetto al vo-
j,, ftro giudizio , che io (timo infinitamente , e io
„ non fono di coloro, che fpofano le proprie opi-
,, nioni per impegno". Entro una fua Lettera La-
tina inviò al noftro Propofto il Fontanini adì 17.
del Mefe d' Agollo del fuddetto Anno alcune Ifcri-
2Ìoni antiche ; e fra V altre erpreflìoni , in elfa Let-
tera contenute in lode del Muratori , fi legge an-
cor la feguente : " Tui interim dum ego frequen-
„ tioribus literis iftas occupationes tuas interpella-
„ re non audeo , tibi perfuadeas velim , benevolen-
„ tia & exiftimatione vix quemquam tecum me
5, conjun6ì:iorem effe : idque non tam propter exi-
5, mias tui animi dotes , quam quod piane mei dif-
3, fimillimus fim , nifi te amem plurimum, qui
„ nihil ad excolendam amicitiam noftram prasva-
„ ricaris . "Scrivendogli in oltre quel Pretato nel
dì 23. di Gennaio dell'Anno 1709. così fi efpri-
me: " Vorrei fentire , che fofTe ftanpato anche
„ il voftro Tomo degli Anecdoti , e il Petrarca,
„ perchè dalle Opere vodre imparo molto " . Il
Tomo d' Anecdoti, che qui fi nomina, è il Tom.o
de ^\ jìnecdoti Grecia che ufcì poi alla luce nell'
Anno fuddetto ^ ed avendo in elfo il Muratori in-
dirizzata al Fontanini la Dilfertazione de antìqu'ts
Cknjì'ianonim Sepulcris ^ quefli nel ringraziarlo adì
25. Dicembre dello fieffo Anno fi efpreflfe ne' fe-
guenti termini: " Ricevetti i due Efemplari de'
„ vollri Anecdoti Greci, un de' quali ho dato al
„ Sig. Abate Vignoli . Io ho ammirato il voftro
„ valore in quefìa Opera infigne , e la profonda
„ cognizione delle cofe della Chiefa, dal che po-
3, tete confiderare quanto io mi pregio del gran lu-
„ ftro , che mi viene dall' avermi voi fatto compa-
„ rire
Appendice. 485
,) rire in quefto Volume con quelle lodi , che vi
„ è piaciuto per voftra romma bontà . Ve ne rin^
„ grazio perciò col profondo deli' ani rr,0) e fofpi-
„ ro le occafioni , eia ventura di moftrarvi la mia
„ gratitudine con altroché con parole , le mai po-
„ teffi . " Con quella Lettera chiule il Fontanini
il Tuo carteggio col Muratori . Ora dopo tante ef-
preffioni di linceritàd' animo , di fttma , e di buo-
na amicizia, chi avrebbe mai creduto, che quel
Prelato dovelTe ad un tratto divenir nemico impla-
cabile del noftro Propolio? E pure la cofa Ila co-
sì : tutto il Mondo lo sa ; ed a i polveri ne farà
confervata da gli Scritti di lui la memoria . Ma
ritorniamo al Critico .
Parla egli qui fopra in plurale -di qnc motivi ^palefi
al mondo tutto , per cui rimale Jpcnta /' amicizia
fra il Muratori e il Fontanini . Ma io non so trovarne
che un folo di qicc motivi ; ed è per aver fcoperto quel
Prelato d' avere il rtodro Propolìo per Contradittore
nella Caiifa di Comarchio. Se quefto poi fofle un
motivo giufto e legittimo di troncare un'amicizia
almeno di dieci anni , che pareva della maggiore
intrmHchezza , e convertirla in un odio de' più fie-
ri : non potrà, né faprà certamente il Cenfore pro-
varlo . Se quel Prelato avefìfe allora interrotto il
commerzio Letterario col Muratori , per non dar
folpetto alla Corte di Romad' intenderfela coli' Av-
vocato della parte contraria ; avrebbe fatto pruden-
temente , ed ognuno gli avrebbe data ragione . Ma
dichiarargli per quel folo motivo una guerra e ne-
xnicizia la più crudele, e continuarla fino alla mor-
te : non troverà al certo chi lo ftufi .
Produce poco dopo il Nipote del Fontanini al-
tra Lettera del Muratori , in cui fi leggono que-
iie parole : " Per dirle dunque il fuccefTo della
Hh 2 j, mia
4S4 Appendice.
„ mia imprefa , ella fappia , che 1' eruditiffima Let-
„ tera Tua mi è giunta appunto, quando ioavea
„ quafi terminata la Differtazione , in cui ho pro-
j, curato di provare , che gli Attori veramente e
„ propriamente non cantaflero (come in effetto
„ facevafi dal Coro) ma che recitaffero in mani-
„ era bensì armonica , ma non però molto diffe-
„ rente dal recitare degli Oratori . La mia pazzia
„ è giunta a legno di non cangiar opinione , nep-
5, pure dopo le tante folidifllme ragioni, che V.
5, S. Illuftnnìma ha portate in contrario . " S«
quei!' ultimo (enti mento con una Nota polla dal
Cenlore in fondo di pagina la niicorre egli così : "
,, Lo lìefTo appunto è accaduto nelle controverfìe ,
j, che ebbe eoa lui per le cofe di Comacchio .
Tralafcio di far rilpofta a quefla Nota , perchè
noi merita. Ma per conto di quelP eiprelhone di
mio Zio , che ha dato motivo al Critico di far-
la , non debbo tacere , che avendo il Muratori fat-
ta dipoi più matura rifieflìone fopra le ragioni ad-
dottegli dal Fontanini in favor del cantarli antica-
mente da gli Attori le Tragedie e le Commaedie ,
non folo fi aftenne dal pubblicar colle ftampe la
fua Diflfertazione 5 ma eziandio le notò Torto l'ar-
gomento queiie parole : Bifopna lafciarc indecifa la
quijìione . E tanto kct per 1' appunto ne! propor-
la fui piincipio del Cap. V. della Par. IL della
fua Perfetta Poefia ; anzi fi può ivi ofTervare , che
vien fatta menzione dell'opinion di quel Prelato,
fenza né pur dire una parola in contrario .
Della (lefia natura della fuddetta Nota è quella
che fi dice alla pag. 40. delle Memorre fatta dal
J^cntanini in margine alla Lettera del xMuratori al
Ivlcnchenio in propofito della riftnmp.i , feguita ia
l.ipfia della Pi/fertazif^ne di quel ^Ythig de Coro-,
Appendice, 4§^
Ka fcnea , e del Com.ntario , comporto in fuagio*
ventù dal noftro Propofto , fopra lo ftelìo argo*
mento . Chiunque ha vedute le tante ed atroci in-»
giurie, di cui ha il Fontanini empiuto i Libri fuoi
contro del Muratori , fi riderà di quel giuocclino
di parole , né punto fé ne flupirà ^ fapendo , che
chi ha amaro in bocca , non può fputar dolce .
Allorché pofcia il novello Critico entra a parlare
alla pag. 120. dell'Operetta del nortro Propufto ,
intitolata ; Motivi di credere tuttavia afcofo e non
if coperto in Pavia /' Arino ló^"^. d facro Corpo di S.
L4goJltno ; fi dà a conofcere mal informato delle
cofe che racconta , confonde i tempi , e moflra
eziandio di non aver mai veduta quell'Operetta,
ch'egli chiama Libercolo-^ mentre la fa venuta in
luce , prima che fuo Zio pubblicaflfe 1' Eftratto Ita-
liano della fua Disquifizione Latina su tale argo-
mento, da lui ftampato in Roma nel 1728. quan-
do la detta Scrittura del Muratori non fu renduta
pubblica colle ftampe fé non fé nell'Anno 1730.
Afferifce in oltre, ch^V Inventario ^ di cui abbiam
parlato alla pag. 87. non fi pubblico dal Fontanini ,
cbbligato egli da gli amici a ciò fare . Ed io so
di certo , che non da gli amici , ma da Perfo-
naggio di grande autorità in Roma fu obbligato
a quetarfi , dappoiché fu veduta la minaccia da
lui fatta di volere fcrivere di nuovo contra del
Muratori colla pubbllcazion di qudV Inventario »
E fa il Cenfore aveffe riferito intero , e non
dimezzato , come ha fatto , quel Titolo o fia
Frontifpizio del minacciato Libro , o almen gli
avefle fatta ben rifleffione , fi farebbe accorto ^ell*
Anacronismo da lui commeffo coli' anticipar di due
Anni la (lampa dell'accennata Operetta del noftro
Hh 3 Pro-
48<^ Appendice.
Proporto ; dandofi quella in effo per iftampata nell'
Anno MDCCXXX.
Ha parimente mancato all'efattezza il Critico
alla pag. 94. dove riferifce la Patente , o fìa la
Notificazione, fpedita da gli Accademici Affordi-
ti d'Urbino nel 1729. al Fontanini , di averlo ag-
gregato alla loro Accademia ; tralafciando di rap-
portare la rirpofta di ringraziamento fatta loro da
quel Prelato, ficcome ne ha pifbblicate tant' altre
ienza veruna neceffità . Dovea dire di più , che
Monfig. Arcivefcovo fuo Zio fu afcritto a quel!'
Accademia ad infinuazione del Muratori; che da
quelli gli fu fatta tener per mezzo di Monfig. Vi-
gnoli la detta Patente; che per quefto motivo fìen-
tò molto ad accettarla; e che fcrifte dipoi con po-
ca proprietà una Lettera di ringraziamento al Ca-
valier Sempronj PreHdente di quel!' Accademia .
Tutte quefte notrzie non doveva egli ignorarle ;
ed io le ho ricavate dalle Lettere fcritte al nodro
Propofto da Vlonfig. Vignoli , e dal P. Giam-Pro-
fpero di S. Ubaldo delle Scuole Pie , dimorante allora
in Urbino ; e però fervirannoa fupplire , quanto è
flato omeiTo dal Critico su queito^particolare nel-
le Memorie della Vita di fuo Zio.
Dà poi fine a quelle il Nipote di Monfig. Fon-
tanini nella maniera feguente : " Terminerò qiie-
„ fle Memorie con due Cataloghi , uno di quei
„ perfonaggi , co' quali vivendo il -Prelato ebbe
„ continua corrifpondenza di lettere, e l'altro di
3, tutte le fue Opere donate al Pubblico ; dicendo con
„ tutte le ragioni alla mano, e con ogni maggior
,, fondamento, che non avrà certo refo conto a Dio
,, di tempo perduto , 0 inutilmente impiegato " .
Ma non fi avrà egli da render conto nel Tribu-
nale tremendo di Dio d' altro che del tempo per-
duro j
Appendice. 487
duto , 0 inutilmente impiegato , cui pare , che il
Cenfore voglia reftringere il Giudizio fatto al Pre-
lato fuo Zio ? Dall'altra parte non fi dovrà dir
tempo perduto , e non già inutilmente , ma mala-
mente impiegato quello fpefo dal Fontanini nell'
empiere i fuoi Volumi di tante ingiurie, derifio-
ni , farcasmi, Itrappazzi, e calunnie centra il Mu-
ratori ? Così non folle . Ma io non debbo paflar
più oltre su quello propofito , perchè farebbe te-
merità troppe» grande la mia il prefumer di fa-
pere , fopra quai capi fia (tato dopo morte interro-
gato da Dio Giudice quel Prelato , e come l'ab-
bia pa fiata .
Seguita dipoi il Cenfore a dire : „ Anzi a chi
,y feri Afe dubitando , che S. D. M. non gli abbia
„ avuta mifericordia " ( fi è già veduto di fopra,
che quella è un' impofiura ; e che anzi il Muratori
ha dcfhierato, che Iddio abbia avuta mifcricordia
al fuo fiero perfecutore ) " fi può nfpondere , che
j, l'avrà ritrovata più facilmente chi ha difefo con
}, molti libri il culto de i Santi , e la venerazione
„ alle Reliquie, e i patrimoni di S. Pietro, che
„ chi ha tentate tutte le firade , e fatto ogni sfor-
j, zo per oppugnarli , e per mtterli in dubbio.
Convien perdonare quefto sfogo al Critico , per-
chè fi conofce , che non ha letto i Libri del Pro-
porto Muratori , dove tratta del Culto de i Santi ,
e della venerazione delle loro Reliquie ; con fidarli
folamente delle falfe relazioni di coloro , che han
tentato, ma indarno , con impofture e calunnie
di denigrarne la fama , e la Pietà . Sarebbe però
neceffario , che leggefle almeno la Parenetica del
redivivo Pritanio , e certe Lettere Modonefi , che
fìan per ufcire alla luce, a fine d' illuminarfi . E
frattanto bramo io ben di cuore, che il Zio di lui
Hh 4 ab-
4S8 Appendice.
abbia trovata mirericoixlia nel Tribunale di Dìo;
ma (pero altresì fermamente , che piena l'avrà con-
lèguita il mio buono Zi ■> ; ficcome quegli che ha
fempre amato il Proflìmi , ed anche i Nemici,
che ha fpele fomme molto rilevanti in fervigio di
Dio , e in benefìzio de i Poveri \ che ha con Li-
bri apporta infegnata e promoffa la vera e foda
Pietà; e con più altri ha difefo , non già i Patri-
monj di S. Pietro , ma i Dogmi della Cattolica
Religione .
Aggiunte da far/i alla Vita del Muratori .
Alla pag. 49. dopo le parole da qualche quanti-
tà di danaro , fi aggiunga : Faceva egli quella Tor-
ta di Limofine con tale cautela e circofpezione (lo
fteflb fi praticava ancora il più delle volte da lui
nel foccorrere certe perfone in Modena , delle qua-
li eragli nota la povertà j fervendofi del fuo Con-
fefTore per far loro tenere caritativi fuffìd; , affin-
chè né pur effe arrivafleroa fcoprire da qual parte
veniflero) che non le lafciava trafpirar né meno
a i congiunti di fua maggior confidenza ; e per
quefto motivo non poffo accennar di quale quan-
tità foffero . Mi afTicura bensì il Sig. Giam- Da-
ti rta Pafquali , che per mezzo fuo fece una volta
confegnare ad una famiglia affai povera di Vene-
zia quaranta Zecchini , con raccomandarfi a lui
della maggiore fegretezza .
Alla pag. 144. dopo le parole delle faggie Cofli-
tuzioni del Vicario di Griffo , aggiungafi : A far
loro aprire gli occhi , e conofcere , quanto ingiu-
ria fia fiata la Cenfura del \oro Bernardcs contra
2'Opufcolo del nofiro Propofio, dovrebbe ora ba-
dare '■■*.
Appendice; 489
ilare l'averlo veduto citato dal Pontefice fteflbaì-'
la pag. 177. nella feconda EdÌ7Ìone del dottiffi-
mo (uo Trattato de Synodo Dicecefana ^ fei^iiitain
Roma nell'Anno fcorfo 1755. con quefti termi-
ni: fiiper quibus ( Coniìitutionibus ) bo. mem.Lu-
dov!cus Antonius Murator/us pcculiarem D/fjcrta-'
tionem confcr/pfit , ne typis vulpnvt . I Libri cat-
tivi non fi citano in quella guila da un Papa .
Alla pag. 22^. dopo le parole C) vede in effa
citata l'autorità del Muratori , aggiugni : ed è ben
degna di olTervazione la formola bo. mem. cioè
bona; memoria^ ivi adoperata dal Pontefice nel no-
minarlo la prima volta : il che &c.
ORA-
490
ORAZION FUNEBRE
IN LODE DEL MURATORI.
AL folo Indirpenfablle debito di raffegnazione ,
e godimento , che le Anime grandi di una
]audevole , luminofa vita confumato il corfo , en-
trino nel gaudio del loro Signore a gufarne l'e-
terno premio, può cedere, Afcolranti RiveritifTi-
mi, la comune amiriifima doglia per la perdita
dclf Uomo mfigne toltoci dalla morte, volge in
quefto dì il pri no anni , il Signor Propofto Dot-
tor Lodovico Antonio Muratori . L' aver fotto de-
gli occhi , e tra le mani ciò , che fu fuo prodot-
to, invoglierebbe , che ogni ora eglivivefTe, eia
impoliìbilitk di cancellare la di Lui troppo fenfi-
bile ricordan/.a , tira il rammarico , che ei piìi non
agifca tra noi in pcrfona. Sia del molto fuo fare
a Lui, che è nel termine prelToDio, il buon prò;
e intanto per le ammirevoli cofe da Lui fatte in
vita fua applichiamoci a dargli lode . Ma come
farlo chi all' arte del dire fempremai difadatto , e
per lavori di quefta fatta del tutto inefperto , a
trattare un foggetto vien cimentato, quanto pie-
no, efublime, arduo altrettanto, e forprendente ?
nel mentre , che l'onorevole comandamento in-
giuntomi qui a parlare del cofpicuo Perfonaggio
mi muove , vedo in me fteffo come nulla , che
ne fìa degno , una mente fterile non può concepi-
re, né una inerudita lingua faprà produrre . Per-
doni imperciò T inclito Eroe al mefchino fuo lo-
datore, voi gliela perdonate, uditori umanismi,
la femplicità del penfamento , su di cui appoggia
rOra-
49r
r Orazion (va. Meglio fia per me fìarmiaterra,
con ifperanza di avvanzar padb ficuro , che azzar-
darmi a volo , con tema d' abbaglio . Se non che ,
quello , che da me naturalmente , e pianamente
proponefi , è poi quel tutto , che illullrato da no-
bili idee , e veftito di termini elegantemente ac-
conci verrebbe da Oratore di piìi p litu ingegno
melTo in migliore comparfa ; cioè, che il Propofto
Lodovico Antonio Muratori riufci due volte com-
mendabile ; e perchè buon Sacerdote , e perchè gran
Letterato . Potè quafi prevenirla il grand' Uomo
per le folenni fue efequie la doppia laude , nel
punto che ei la leffe , conferitagli dal primo Per-
lonaggio , cui adora il Mondo per la (uà dignità ,
e ammira pel fuo fapere , il regnante Benedetto
Quartodecimo in una Lettera dal fante Padre a sé
diretta : Abbiamo fempre avuto per lei filma , ed
ajjetto , cjjenclonc ejfa meritevole , effendo un buon
Sacerdote , ed Uomo tale , che ?2cl!a letteratura è il
decoro delia nojira Italia -
I due pregi dunque dal Pontefice fommiO aggua-
gliati sì bene , e ad unità di carattere giuilamente ri-
dotti , come da San Gregorio {a) z paro combi-
nanfi ne i due talenti 1' mtendimento, e la opera-
zione , e come in Gesìà Crifto fi legge accoppiato
il fare, e T infegnare ib): Quefti due pregi 1' ar-
gomento fieno del prefente Encomio, il quale fi
tratti , e fi promova alla femplite , a]ipuntocome ve
lo prefcnto , o Signori ; jl faggio di cui giudizio,
e rettifTimo quanto in una sì grande imprefa io ve-
nero , e temo, tanto per ogni maniera alla mia
jnfufficienza imploro proprizio .
Del noiìro Muratori dunque fi entri a dir torto ,
co-
QO Homìl.9.iìiEvay}g, QS) L. 4^.
come confecrato Sacerdote In Milano , dove la ca-
rica clercitò per un luilro di Bibhoiecario nella Am-
brofiana , tanto nella fua vita e coflumi fi tenne
comporto, che nell'abito, gefto , e portamento
niente in sèaddimollrò , che grave non fofTe , mo-
derato , e pieno di una foda religione . Alla feria
premura di fantificare le tìeffo quella unendo della
iantificazione de j Proifimi , il pefo fi addofsò di
afcolrare le ConftlTioni , mofìTo dalle ifianze pur an-
che delle Dame Borromee , che alla fpiriruale di
Lui direzione appcggiaronfì ; e già tutto fta va Mi-
lano a fperanza di Tempre goderfi Cittadino un
tanto foggetto , per bontà rifp'.'^ndente , e per Dot-
trina, quando un comandamento del Signor Duca
Rinaldo io chiamò di là m Modena fuo Bibliote-
cario ed Archivifta. Di avere feco portato fempre
più vivo l'amor per l'Anime ne diede bene egli
prova ; e quando fede a tribunali di penitenza qui
in più Chiefe , e quando per molti anni recofTì
di fuo talento ad edere in San Carlo con i rifpetta-
bili Sacerdoti di quella Congregazione Operaio della
Dottrina Chri(tiana , e quando prelTo il Padron
Sereniamo fu mediatore, che fi ammettefiero le
Miffioni in Città del Padre di benedetta memo-
ria Paolo vSegneri , e quando il fupplicò finalmen-
te, che Lui fi conferifTe r impiego di Vifitator del-
le carceri. L' accordarglielo fu lofieffo, che defii-
nare a' Carcerieri un vigilante fcrutatorede i loro
doveri , e provvedere i Carcerati di un Confola-
tore, Catechilta , di uq Avvocato prefTò i Giudi-
ci , e il Principe, e foprattutto di un Difiributo-
tore , e Donator di limofinc , come lo era per ogni
fatta di Poveri , quantunque volte fé li vedefTe in-
nanzi . Chi di voi , o Signori , in un tal Sacerdo-
te difegnato, e prefagito avefife un Parroco, dite-
mi ,
495
mi , di quali prerogative , fui fondamento , e la
traccia del divifato iin qui di fuga, di quali pre-
rogative adorno lo avrebbe avvitato ? Di Religio-
ne fenza dubbio , di Zelo , di liberal Caritade .
Appunto. Santo il Pontefice elfendo , che fem-
piterno ha il Sacerdozio , non può non pretende-
re particolari autentiche di Religione in chi per
io grado del - inifiero lui più li avvicina. Il ze-
lo deve dello fpirituale Pallore eller la Dote ; e
todo che alcuno fi mira Prete nel popolu di Dio ,
ha da perluaderfi , che di quello da sé ne dipen-
don ie Anime . La beneficenza in fine , e comu-
nicazione di proprie ioltanze a i Poveri la uniice
l'Appoltolo nella Pillola fua a gii Ebrei (e) col-
la oblazione dell' incruento Sacrifizio , ad elfo quafi
uguagliandola in ordine ali' accettarla Iddio ; e pe-
rò quegli, che ad offerire 1' una Oliia tenuto è per
Io luo popL'Io , dall'altra, che 1' accompagna, non
può efimerfi. Chi fi avviò al Miniftcro di Parro-
co, come il nollro Muratori, eiTt.ndogli un chia-
ro fapere lucerna alpaflb, lumeal lentiero, lane-
ceffità di tante cofe ignorar non poteva; e per ef-
fe quinci impegnandofiegli nella dignità di Propo-
fto , in cui mi fermo a rifguardarlo , il carattere
fi guadagnò ( il quale prelo in quell'aria, non è
poi di sì comunal prezzo ) di buon Sacerdote ; Ca-
rattere , che da Uomo elevato a tale ufizio non
ha da pretcndecfi , ie nelle accennate Virtudi da
Dio richielle non fi qualifichi .
Dellinato a Parroco il nollro Muratori , ritro-
vò quella Chiefa , quale tutti noi la vedemmo,
in ogni fua parte disavvenente , e mal ridotta .
Amore lo inveftì tollamente per lo decoro delU
Ca.
{&) 3ià Jiebrffios 13, .. :.
494
Cafa del Signore , e zelo di ricomporre 11 luogo
della abita/ion di Tua gloria. Lafciò, correffe un
anno ; e fenza dare più d' indugio , ritenute dell'
antico Edifizio le fole efteriori mura , per efatto
■ lavoro d' ingegnofa fabbrica recò in breve fpazio
alla Chiefa nuova forma , ed ornamento . Perchè
poi ritrovolla di più d^lle neceffarie luppellettili ve-
nuta meno : di vafi facri ben molti , e di arredi
ben preziofi dotolia, così che Santità infieme , e
.Magnificenza rif.lendefle nel Santuario. Documen-
to fi è quello, o Uditori, di Religione nel Mu-
ratori: quella virtudela Religione eflTendo, per cui
fi elegge di predar culto al Signore , e a Lei tutte
cofe appartenendo , per le quali riverenza a Dio
prò te (la fi : inlegna l'Angelico ( ^^ ) . A maggior
concorfo di Fedeli intanto fece adito, ed invito,
quefta rinovata Chiefa, ed abbellita -, il che avven-
ne pure della Chiefa di Santa Agnefe in Ferrara
(Priorato accrefciuto al noflro Propo(lo) la quale
per di Lui opera di dismefla e folitaria , cangiata
in un' altra , popolofiTi di concorrenti . Qtiì poi di
più il buon numero di Sacri Miniftri di Penitenza,
qui i fi'equenti Sacrifizi , maflìmamente ne i dì fe-
divi ; qui le funzioni con apparato celebrate , e pon-
tualità di rito incominciarono a riempiere il luogo
fanto; ed alla pia Gente, perchè a Diouniflecon
atti interni il fuo animo, diedefi con i molti fa-
evi fegni fenfibili eccitamento, e fpinta ., qual la
Virtù della Religione ammette, e pretende per
dottrina di San Tommafo(e). Se non era pieno
di Dio , tanto in sì poco tempo , con sì largo fuo
sborfo, fui bel principio della fua Dignità fatto
non avrebbe per certo il nofiro Propofto j ma per-
chè
(ri) S.Thom.z.z.qusft.Sj.j. (?) Ibid.
495
elle di Dio era pieno, amor non Io prefe di glo-
rificarlo ne i manofatti Edifizj , che maggiore non
Jo prendelTe per le vive Pietre , alla riformazione,
o compofizion delle quali lo invitò il Zv lo ; quel
Zelo , che per fua proprietà nella falute dell' anime
occupa , ed intereffa .
Intralafcio di celebrar qui le premn-e , con cui
r indefefTo Parroco fi diede ad infegnaie i! bene,
fpeziaìmente ne i Catechismi d' ogni Jì feiiivo , ne
i quali ai grandi, ai piccoli fpezz&va il pane , paf-
colo porgendo a tutti propozion-jf odi efefnavita;
e rilevo piuttofto lo (cabrofo impegno, ui che fi
pofe d'impedire il male. Si trovò avere il zelan-
te Coltivatore in un angolo della fua vigna bofco
opaco, e infido, d'aria torbida, e maligna, den-
tro del quale mettevano viali da più bande aperti .
Il mirava egli il più di volte piagnendo^ di mal
cuor lo (offriva , e tutto , per ovviare al danno
dell'Anime, sfidò il coraggio del iuo zelo , e T
indulkia . Le piante invecchiate , che con le dila-
tate radici occupavano più di terreno, che de i ra-
mi efpanfi , e de i frutti d'iniquitade rigogliofa
pompa facevano, con lo implorato, ed ottenuto
fovrano braccio fchiantolle . Quelle tollerò foltanto ,
che per gelofa attenzione giudicò capaci a rinovar-
fì ; e ogni tenero tralcio fnprattutto, ed ogni ar-
bofcello , che là dentro sf(^rtun?.ramenre cre'celfe,
non gli sfuggiva d' occhio , per trappian^irlo in ter-
ren (ano . Povero buon Cuftode ! mi fa pietà ri-
cordar quella fiata , che pofe colà in avventura
quafi la vita. Gli venne in deflro cacciarfì in uno
^ampo per buonn forte aperto ; e guai , le no ! ave-
va a fare con chi montato in ira, e venuto in cru-
del (entimento, lo infeguiva, a vendicare la rub-
ba falutar d' una pianta , cui l' infano , Padron ,
per-
49<5
perchè Padre, amava, malignafle, infrondando in
riva alla fogna , meglio che trapportata forte iti
terra buona. IItcIo, cui la Carità inverte, laini-
quitade riprova , e imperciò tutto loftiene , di tut-
to foffre . Perchè pofcia la Carità promovente ,
ed animante il Zelo, al dir rìell'Appofìolo , forte
fìimoia , e fpigne : ad effa io attribuì fco , o Riv'eri-
ti , che il notlro Muratori , oltre la fua Parrocchia
ancora-, agide per altrui bene .
Pel corpo di cui eramea.bro, ( e ci torna pur
bene gloriarcene ) pel corpo di cui era membro ,
vale a dire pel fecolare Clero impegnatoli Egli d'
affai , coir approvazione , e gradimento del Vefco-
vo , che fpelfo intervenne, introduce fra noi gli
Erercizj degli Ecclefiartici , ne i quali parlare udi-
vamo Lui di frequente, e fcelti dicit>;ri deirordin
noftro , per nobile, diOntcreflato zelo Tuoi compa-
gni nel miniltero, i quali con facondia, e chia-
rezza efortavano a ciò operare, che è buono, ret-
to, e vero in faccia al Dio noftro in tutta la col-
tura del miniftero della fua Cafa . A i Paflori d*
anime Irruzioni fi diriggevano, così a i femplici
Sacerdoti , così a i Diaconi , e Cherici , gli ulti-
mi de i quali per abilitare al Canto Gregoriano,
il Muratori aprì fcuola , conduffe Maelìro, cofi-
chè per tale Scienza dcffero magnificenza al nome
di Dio, e Lui efaltafferc nella voce delle loro lab-
bra. Dal Principe de i Paftori per i molti anni,
che tali falutevoli Opere condufle e foflenne , rice-
verà il noftro Sacer;ote corona immarceffibile ; e
noi intanto dallo efaltarlo Uom di Zelo diaraci a
produrlo Uom di Milericordia , la di cui liberal ca-
ritade non" venne njai a mancare ; ed oh come in
praticandola , addimoftrb egli di ben intendere fovra
il Bifogngfo , ed il Povero !
497
Ottenne elfo dal Principe , che purgata da pitocchi
ftranieri la Città noftra , coloro delia Patria non vi
limofinafier né meno, a i quali l'accattare fi è
guadagno e piacere , e che con tutta 1' abilità , e
la forza di travagliare intendono, che la carità al-
trui premio fia del loro ozio , e mollezza. Dipin-
ti così i poveri di necellità da quei , che lo fono
per viziofa elezione , come era mai liberale in pri-
ma con i fuoi il buon Parroco ! Quanto danaro
alle porte diftribuivafi della fua Cafa , quanti fi ri-
partivano viveri a loro prò.' e preferiti tra di loro
gli Infermi , dicano i Parrochiani , fé il fanno ,
dì di Domenica, in cui al ietto non fi facefled*
ogni malato, ammonitore, confolatore , limofini-
ere , provveditore di Medico , e apportatore di me-
dicine , procacciate a fue fpefe . La Poveraglia in
comune poi, che la mano porge all'accatto, tene-
va affetto a fovvenir fempre ; ina piti largamente
ne i rigori del verno, fino ad obbligar per mer-
cè uom robufto a recarfi in collo talun povero dal
freddo comprefo , e irrigidito , e portarlo alla fua
Canonica, dove attrar calore^ fuoco , prender ri-
fìoro alla menfa , e riportar danaro dalla man del
buon Parroco. Ciò ritener lo poteife dal dare a i
Queftuanti , era vederli mendicare nel Tempio ;
fu anzi ei mediatore (ed oh tornafTerquei giorni)
che con Penale prelfo le facre pareti fi confinaffero .
Molte fi tirò egli contro per quefio fuo fare mal-
dicenze di coloro , e inciviltadi a i dileggi unite
di chi di effi mormorava , per non ritornare da
Lui fatollo ; ma foggetto fomminiflroffi con ciò al-
la purezza della di Lui caritade , avvegnacchè per
quelle perfone , a prò delle quali muoverlo men po-
teva natura, eflfere volle aiutatore più generofo*
Per tale guifa amò elio i poveri in Gesìì Crifto
I i dav-
498
davvero ; gli amb qui ed altrove ; gli amò , in pa-
h(e fovvenendoli , ed in fegreto . Narrerà le fuc
limofìne un dì la Chiefa tutta de i Santi e sO)
che alzeranno due Figlie la voce , cui con un fuo
credito di dugento feudi Romani in Ferrara, buona
provvide porzion di dote ; gli amò , ed amò tanto ,
che ne prevenne le bifogna , e vi provvide per
quando caduto ei fofle di vita , e per Tempre . Inr
duftria di Lui fi è il Monte nuovo di Pietà , cogli
averi eretto per tal uopo lafciati da Uom facolto-
fo : Monte , donde ritraendo col depofito d' alcuna
cofa loro congruamcnte danaro i poveri , poflbno ,
e lo potranno meglio in poi , dalle indifcrcte ufure
fottrarfi dell'ingorda genia Ebrea.
Dell' Opera poi che diremo , fatta per Lui pub-
blicare, e commendare fui Pergamo della noftra
Cattedrale da più valenti Dicitori , la celebre Ope-
ra della Carità? fi è quefla l'appoggio di folitarie
Vedove, di abbandonati Pupilli , d'abituali Infer-
mi, di Perfone d'ogni fatta inette, a prò dei qua-
li Poveri tutti i desinati Miniftri le parti fanno
del fedel fervo e prudente dal Vangelo proporto
(/). Rimirano come propria de i bifognofi la pie-
na , terminata famiglia : lei fomminiftrano il fru-
mento , ciò vai a dire, che è di vera neceffitade,
per vivere i lo fomminiftrano di tempo in tempo ;
lo fommiftrano con mifura , faggiamente prefa dal-
la ftrettezza dell'inopia , dall'attitudine, che abbia-
no i neceffitofi, o nò, a qualche lavoro, dal pe-
ricolo, che non pafciuti , volger potefle d'efli ta-
luno alla ftrada del vizio. Oblazioni fpontanee ,
Eredità di Perfone , che non lafciavano parentela ,
né vicina , né mal agiata di cofe , donativi molti
a ù-
(/) Matt6, 24.
499
a titolo di Legato fi unirono in ammafTo , per co"
flituire il fondo del gratide fuflìdio j e il Murato-
ri , non folamente provvido Inventore , e Promo-
tore induftriofo , ma di più caritatevole, generofo
contributore , prezjofi donativi , che furono infigni
prem; di Letterarie fue fatiche , e largo contante ,
fino al valfente in tutto di due mila doble , ha
fomminillrato del fuo ali' Opera, e dugento gliene
ha lafciate dopo fua morte in teftamento . L' ampio
sborfo, per carità da Lui fatto, a gli altri unito,
che per religiofi monumenti, o per rinforzo del
fuo zelo egli fece, la di Lui protefta comprovano :
che delle Ecclefiajìiche Rendite far non voleva cu-
mulo per i fuoi Parenti , e che voleva anzi erogata
farte del proprio per amor di Dio , in attejìato di
gratitudine , per averlo felicitato in quefìa vita .
Maflìme di tanto fenno il noftro Parroco lafciò
per norma al degno Nipote , in rinunziandogli la
Cura d' Anime , della quale rinunzia fi fu ragio-
ne per lui invincibile il mal confentirgli la teda
fua, per le efterne paftorali fatiche al rifcaldarfi
fufcettibile , il profeguimento delle medefime . Ei
noa volle , che alla (uà Opera avefle parte alcua
altro , durando egli col carattere d' Operaio ; e pe-
rò , non ricevendo a grado il ripiego di delegare
altri al carico , fi determinò di deporlo . Il depo-
fe i nulla però di meno nella premura accurata del
Divin Culto , nella puntuale alfiftenza fua al Con-
feffionalc, nell' efercizio di fua cantade CriiHana
continuò a rifplendere quel buon Sacerdote, che lo
celebrammo nel Parrocchiale fuo impiego . Il de-
pofe i ma non per amore d' ozio , o di pofa . Si
abbandonò in poi con più di liberta, e di tempo
a i fuoiftudj; e le tante Opere infigni ebbe agio di
cofiruire, e di compiere, per le quali doppiamen-
li 2 te
500
te lodevole ci fi preferita ^ per elìe accoppiando ai
pregio di buon Sacerdote , quello di gran Lettera-
to.
Soglionfi in occafione di folenni funerali rimirare
alle pareti del Tempio appefe , o intorno il Mau-
foleo maeftofamente erette di quelle Scienze , e fa-
coltà le figure , i fimboli , nelle quali il celebrato
defunto fpiccò, fé ei fu fapiente . Qui però , o Si-
gnori, di Scienze, dal Muratori non coltivate , e
pofiedute foltanto , ma da lui illuftrate , anzi che
ub , convenuto farebbe pignere , o rilevare le Im-
magini, fé per effe non valelfero , e più, idi Lui
Libri , qui tra noi fcritti , lungi da noi fparfi in
ogni dove, più volte imprefii , e da diverfe llra-
niere nazioni in proprio idioma trasferiti , ai qua-
li Libri debitrici vanno di accrefciuto , o di ac-
quiftato luftro la Filofofia , e la Medicina , le
Umane Lettere, e la Storia, l'Etica, la Giuris-
prudenza , e Politica , la Teologia , i Canoni ,
il Dogma .
Si contano a cinquantacinque le Opere del no-
fìro Letterato , voluminofe una gran parte , e fi-
no al noverarfi di taluna i fei , i dodici , i ven-
tifette Tomi ; fpecchi tutti , dentro i quali riflet-
tè , e raccolfe i limpidi bei raggi a rifchiarimen-
to, e decoro del Mondo Letterario quefto Sole di
Scienza ; con avvantaggio fopra il comun noflro
grande pianeta: che ito elfo fotto , ne cefiano gli
Splendori, e abbuia nell'aere: laddove trafcorfo V
altro in perpetua eternitade, ne refiano nei tanti
Libri vivi i raggi, e mancherà pria il mondo,
che elfi trammontjno. Tefiimonio , e monumen-
to della ben molta Dottrina del Muratori in ogni
genere di Scienza fono i Volumi fuoi , o Uditori.
Che egli pofcia con tanto fare confeguito abbia il
Carattere di gran Letterato, ragione alla mia men-
te fi è , e la ho per molto, la dirittura di maffi-
me , alle quali tennefi 1' Uom fapiente ; e riguar-
do le Perfone , che iftruifce , e rapporto aleltefroj
che è il Maeftro .
In tutti i fuoi Libri , fieno efTì su di facra , o
di non tale materia fcritti , cerca il Muratori ,
propone , e promove il Vero : quefta è prima Tua
maffima j alla verità tende per naturai iua indole
l'Intelletto, che è ragionevole j quella poi la veri-
tade efìTendo, per cui alla mente ciò che è fi ap-
prefenta , non di rado fuccede ne 11' umano intel-
letto, che inganno lo ingombri, e dia retta al fal-
fo , come refofTevcro, perchè ciò che non è, co-
me fé foflTe , abbracci e ritenga. Apparata da San-
to Agofiino, e daSanTcmmafo (g) quella Dot-
trina, s'impegnò il noftsoEroedi fottrarre T uma-
na mente da un tanto difordine, e di metterla a
pofifelTo d-el neceOario gran bene , la Vericade por-
gendole ; perlochè lo iludio , e la macilral profer-
fione di Critica gli fu grande fcorta . La bella Ve-
rità per quella foggia egli imparò ove fofTc. In-
duftre dì mente, quando n'ebbe meftieri , varcò 1
Mari , e cercolla ; indagò le ftrade di quella , e fi
affilò per idi lei fentieri, talché ne ritrovò il luo-
go, e nel teforo di Lei mifem?no, per apprefiar-
celo , più preziofo dell' oro eletto. Quante cofe mai
genuine, e ficure dilTotterrò dalla obblivione , e
mifein luce! quante nefpogliò, per ridurle al fin-
cero loro eflerel quante ne depurò, ne ributtò
quante! lelfe confrontò , ripartì, ordinò, diduffe ;
fanamente perfuafo ,- che Anima ben fatta non sa
li 3 in
Cg) Auguft. de vera Relig. cap. ^6. t, %. cit. a
S. Th. I. p. qu^ft. }6, a. I. e.
502
indurfi ad ammirar, ad amare, né ricevere ciò che
allo intelletto non arriva certo , o credibile .
Riguardo le Divine cofe , per dirne a parte, ri-
luce nel Muratori l'idea di daronor alla Fede; e
quando foftienla contro chi la impugna , o intac-
ca ; e quando la felicità fa rifaltare del Crilìiane-
fimo in narrar le fatiche de i Padri Gefuiti nel
Paraguai , congreganti nuovo popolo fotto il di lei
veffìllo ; e quando tra la diverfita de i facri riti
antichi una la fa vedere nel Dogma della Tranfu-
flaniiazione Eucariftica; e quando terfa ne fa fpic-
care , e preziofa la luce del fuo gran Luminare
Agoftino ; e quando finalmente privativo ne pro-
va il diritto, che per la difefadi quello foltanto ,
cui effa efpreffamente propone , lecito fia il corag-
gio di dare il fangue . Da i principi di Fede , e
di Tana Teologia il regolamento diduce egli della
Criftiana Divozione ; e non è fua maflìma , nò ,
di pregiudicare al Culto de i Santi, meno a quel-
lo poi della loro Reina , cui anzi efalta per la Cre-
atura al fuo Signor più d' appreffo , nel mentre ,
che quaggiìi prefcrive alla venerazion noflra preffo
poco quell'ordine, che in Cielo fi additò a Gio-
vanni; che onore in prima all' uno Dio, tre vol-
te Santo nella Trinità di Perfone fi umilj ; poi
all'Agnello, che fede in Trono, e poi a i tanti
della Tua Corte , i quali in fegno di attribuire tut-
to , che fecero alla Divina Grazia , di quante gua-
dagnarono Corone , da' fudditi al Divin Regnatore
fanno tributo .
Perchè poi per udito tramandafi a noi la Fede,
e per lo miniftero della parola di Crifto l'udito
ricevela : affinchè i Rozzi di quefio divino Depo-
fito non vengan meno , quella Eloquenza facra ei
commenda, la quale facile rifuona, e popolare .
Che
503
Che tra tutte le virtudi la Crlftiana Caritade il
Muratori infinui , co i principi fi equilibra pur del
Vangelo ! e chi nell' aria , in che San Tommafo
la mette, la pietade rimira, di efia rifcontra una
chiara mafTima nelle Opere del noftro Letterato .
Di una tale Virtìl fi è proprio l' amore ; e il cul-
to , che a i Parenti mantengafi , ed alla Patria {b)\
e come ne i Parenti ognuno comprendefi , che di
fangue attinente fiafi; così nella Patria ognuno,
che fia concittadino ; e fé i Cittadini , come nò
prima di elTi i naturali Sovrani? A loro riveren-
2a, e fedeltà ragion vuole, e dover, che fi renda ;
e perchè per la fedeltà s' impegna il fuddito di non
trasferire in altrui l'onore del Principato , anzi di
coftantemente riconofcerlo nel proprio Principe,
il Muratori , che tra tutti i fudditi ebbe talento
non folamente , ma incarico di farlo , della penna
usò a perfuadere de i fuoi Sovrani i diritti , nor-
ma così facendofi di pio Suddito, e di Avvocato
fedele nella di loro Caufa ; ficcome il lavoro della
medefima penna intefe , che a contraflegno valef-
fe pur anche di efemplar riverenza , quando della
Cafa Eftenfe la Nobiltà fpiegò, ed efornolla . Chi
del noftro Sapiente, per quello che leggiam del
fuo , comparifce del ben privato premurofo più,
e della pubblica felicitade ? e chi più di Lui mife
in veduta la faa Città non folamente , ma la i'ua
Italia ? fono il pafcolo , e fono il piacere di chi
vi fi applica i fuoi Annali . Notizia di cofe,
è infegnamenti danno a dovizia nella varietà di
ciò che rapportano, a tale , che l'amor di Vir-
tù , r abbor ri mento del Vizio (oltre ciò che a
parte ei lafciò fcritto nella Morale Filofofia , ed
I i 4 ol-
(1) EtiThom* 2. 2. quffft. 8o. z. & quxfl. XOI.I.
504
oltre )' efempio de i chiari Perfonaggi , di cui re-
giftrò la Vita) l'amor di Virtù, l' abborrimento
ad Vizio r Uom privato , i' Uom politico , 1' Uom
Criftiano può derivarne, e favio di ben molte co-
fe il Leggitore può addiveonne. Della fcoperta po-
fcia di fue Antichirà, e della raccolta per lo cof-
io di mille anni degli Scrittori delif cofe fue an-
derà debitrice al grand' Uomo mai Tempre 1' Italia
Ikffa, nella quale copiofiffima , e di prò al mag-
gior legno fua Opera rintracciò fedelmente le tan-
te , diverfe , altrui Itudiofe fatiche , ne fincetò gli
Autori , le ricompofe , le mifc a dì chiaro ; fu di
Tuo ingegno la orditura dell'ampia gran tela j rac-
coHe da cento parti , e cento le fparfe fila d' oro , e-
venne teffendola de i Profeflbri , e degli Studiofi a
bel diletto , e giovamento .
Se le Maflime indicate fin qui fieno di gran Let-
terato , voi lo giudicate , Retti Afcoltatori , 1' og-
getto richiamando a voi (kfTì , cui deve avere chi
nel farfi d'altrui VJaedro, ha da compro varfi allie-
vo della vera Sapienza ; di quella, di cui fi è con-
figlio , equitade , prudenza, che a gli eruditi pen-
famenti affifte , e che però la virtude congruamen-
te infìnua, e muove ad infinuare in altri. Riflet-
tete in appreffo , come la via agevoloffi il Mura-
tori d' introdur tali mafTime ne i Leggitori de' fuoi
volumi, e farle mandar loro ad effetto , e per l'au-
reo bell'ordine, che tenne in componendo, cper
V intreccio a volta a volta di diverfe cofe a faperfi
dilettevoli; e per la vigorofa , feria fua eloquenza,
cper le rifleffioni morali opportune, e quafi di per
sé nafcenti , e per lo nobile ingenuo fuo (ble, che
dello ftefìTo corfo fempre avanza , in latino idioma
€gli feriva , o in italiana favella , ed è corfo di
fciol-
505
fcìoha limpida aqua ; ftile , con cui Egli inftrui-
fce , perruade , e piace .
Paflb a divifare nel noftro Eroe dì Lettere le
maffime del Tuo fare fcientifico riguardo a fé fteffo ;
ed oh udite, coltivatori di letteratura, la difcipli-
na della vera faggiezza , fatela da favj , e non vo-
gliate darle ripulfa . Alla cagion prima, che Sapi-
enza, è per natura , rivolfe il Letterato , che cele-
briamo, le fue fatiche, la gloria volendone, e
proccurandola : ebbe in mira de i Proffimi fuoi 1'
utile addottrinamento, e per fé medefimo pago del
folo fuo fapere , usò moitenrzion fìngolare tra gli
onori , che per effo naturalmente incontrava : gran-
de fua maffima lui riguardante, di cui mi ftendo
in fare parola .
Ampiezza di gloria , e celebrazione di fama nel-
le facre Scritture a i Sapienti promettefi ; ma non
è fapiente davvero chi tiene troppo di mira le fplcn-
dide promeffe , per corrervi dietro, e ne ha perse
molto in grado T avveramen'o . Dallo ftudiare s'im-
para , e per quello fi sa , fi comprende , che , fé
ii luflro erteriore alla imperfetta nofira umanitadc
può eflere ftimolo , alla nollra ragione e fede , mai
non può effere oggetto, né regola; che l'agire d'
uno fpirito veracemente favio , fceuro dev' efiere d'
ogni fatta mai di propio intereffe ; che lo fprezzo
di terrena gloria , cui il verace Sapiente deve in
altri promovere , lo ha Egli da praticare in fé fief-
fo ; che per guiderdone eterno fi efaitano i veri
umili, e fono coloro, che all'onore non fi rivo!»
gono , comeché T onor li circondi , e quel vero ono-
re , che dal fapere attirafi; che finalmente i beni ,
i quali dal Signore fi promettono , e donano, a n-
ferba fé fpirituali fino, fi preftano all'uomo, af-
fìnchè da Uomo grande per sé rinunziandovi , li
tor-
^66
tórni a Dìo fieffo: nella guifa, che il vittorlofo
Soldato del riporrato alloro un fregio intreccia, ad
ornar la bandura del Tuo Capitano .
Nò, Riverita - dien/a , die non mancarono al
Muratori in cnmn.endazinne del Tuo Tape re tributi
di decoro, e di laude; ma guai, che Egli vi at-
taccalTe ilfuoanimo/ Quann ne abbia nlcofTì dal-
le lingue, e dalle penne di otti Scrittori , non mi
argomenterei di efporre ; bal^ l'encomio d'uno di
ciTi difcordante in più cce da Lui di parere ,
ed è Scipione MafFei , che, nu'fa ciò oftante , lo
chiama primo onor deW Ital a . Abbiano qui luogo
ì fentimenti di ftima , co. i qua'i i' dilHnfe il Si-
gnor Duca Rinaldo, e quando da Cremona di pu-
gno gli fcrifle : Raccomando i m'e't cari Figli., e
tutt' altro , che mi riguarda , al mio Dottor MuratO"
ti ^ e quando in altro foglio afTerì incomparabile In
di Lui penna. Accordano le elpreflioni del Rej^nan-
te Signor Duca Padrone , che lui pure di pugno
(crìvenòo j preghiamo Dio, dice, a confewarccla
per utile nojlro , per vantaggio della Repubblica
Letteraria , e della di Lei Patria . Ma e che non
dice , che non proteiìa a di lui lode il Dottiffi-
mo Lamberti ni , da che fu elevato a federe Vi-
cario di Crifto nella Cat*;edra di S. Pietro ? Ora
facendogli fapere in una fua clementiffima Lette-
ra , efìTere notoria la jìima , che unitamente col ri-
frtanente del Mondo facciamo del di lei valore j ora
chiamarjdolo buon Maejlro , dopo d' avergli refo con-
to a minuto di ci^ che penfava di pubblicare ; e
dopo d'avere riportata la di Lui approvazione a fua
opera fopra i Diocefani Sinodi , fcrivendogli , d' ef-
ftr riempiuto di confufione : che la propria fatica
nsn meritava di ejfer lodata da un par fuo , ma
tompatita: e quando gli fece fapere 'per mezzo dell*
Emi"
5^7
Eminentlfllmo Tamburini , che la di luì Scrittura
gli fervira di ci no fura in ciò che [ara per rifolverc
su di tale materia ; ed altra volta , che conferva la
di lui Lettera come una Reliquia ; riverendolo , e
profcjjando , perule tante marche di bontà verfo di
se , dijìinta obbligazione . Ma non bifogna più avan-
ti.
Sono quefti fplendori di luce , al balenar de t
quali , la modeftia del Muratori chiufe gli occhi ,
rivolfe la faccia ; quanto più d' alto la luce fpicca-
vafi , e quando meglio gli raggiava fui capo , egli
abbaisò il capo , per non vederla . Il portamento di
Lui dimeffo , il modefto prefentarfi , il tratto affabile
tanta non recavano moderazione , fino ad afcondernc
il fapere ? moderazione , che gli dettò pur anche por-
tarfi in pace le piccanti cenfure de i Tuoi emoli,
fenza che a tagli indifcreti una fjla leggiera pun-
tura egli mai contraponefle . Quanto poi umilmen-
te rentiflfe di fé medefimo, lo appalesò le fiate che
a (ferì , che guanto pia fi era ne gli Jìudj inoltrato ^
fi era andato accorgendo di ejfere ignorante , e al-
lorché chiedendofegli di poterne incidere in fronte
ad alcun fuo libro T immagine in rame , quejìoprì'
vilegio , rifpofe , è riferbato a gli Uomini grandi ,
e non a me y che fono al più uno de* mediocri fra
i Letterati. Per tale baffa opinion di fé fteflb chiu-
fó egli volle, o Signori, per sé ogni adito alle Cat-
tedre Primarie , per cui non tenne invito , e non
amò per sé di vedere le dignitadi eziandio più lu-
minofe , che gli riverberavano in verfo , unicamen-
te gloriandofi di poter finire fua vita , come pili
volte ha ridetto , nel proprio nulla . Con mafTime
di sì fina umiltà retta condulTe il Muratori fua vi-
ta fino a divenir vecchio di fettanta otto anni , e
fi meritò di terminarla con una Marte , che nel
co-
So8
colpetto Divino gluftamcnte fperiamo , fia flata prr-
ziola .
La di Lui raffegnazione tranquilla, quando l'un
dopo r altro , fi reftò perduto degli occhi ; la fol-
lecitudine della fola, fola fua Anijna , quando am-
malò a morire , io la conto ad effetto , a premio
di fua umiltade . Bel fentir poi il Letterato Cat-
tolico gloriariì fui letto dell' agonia nella fua Fede ,
la di cui profeffione replico ben più volte! belT udir-
lo contribuire fenfatamente alle liturgie di fanta
Chieia , nel riceverne i Sacramenti , e nel parte-
ciparne le grazie eilreme! Al fuo Gesù, cui era
tenuto del pan di vita, e d'intendimento, da lui
donatogli , e dell' acqua di fapienza , che da lui
attinfe , al fuo Gesù abbandonatofi quanto era tut-
to , gli lafciò in mano l'eterna fua forte. Così fa n-
tamente provveduto, lo col fé , eflrozzò, dopo pu\
giorni di fenfibile miglioramento , in batter d' oc-
chio una fincope, ed alla fperanza da tutta JaCit- j
tà conceputa di riaverlo quafi riforto fuccedè giu-
da doglia di faperlo eftitjto . Perdette ciTa in Lui
il più rinomato fuo Concittadino ; perde il Colle-
gio de i Teologi il più luminofo Collega ; a que-
lla, e a tante altre cofpicue Accademie mancò un
ben fingolare lutiro . 11 venerando cero de i Signori
Parrochi , a i quali ottenne egli divifa particolare
di onore , e a i quali in fimiie carica efempio fu
di buon Sacerdore per la fua Religione , Zelo , li-
beral Cantade , ebbe ragion di compiangerlo . La
letteraria Repubblica, pnva del gran Letterato;
tale pel molici, chekrilie, perle diritte malfime ,
che tenne io ifcrivendo riguardo a gii altri, ed a
fé ftelfo ^ la Repubblica letteraria , l' Italia , il Mon-
do fi fa H'vere di deplorarne la perdita . I due
grandi elfofli titoli, per cui due volte fi è lode-
vole
509
vole , gluftlfìcano , o Uditori, Il eomun dolore,
che ha da cedere al folo indifpenfabile debiro di
raHegnazione , e godimento, che T Anima grande
di quello buon Sacerdote , e gran Letterato dal
Sommo Pontefice noRro encomiato così, di una
laudevole, luminofa vita conlumato il corfo , entri
nel gaudio del fuo Signore a gufìarne l' eterno pre-
mio . Ho detto .
IH--
5IO
INDICE
DELLE MATERIE.
ACCADEMICI del Buon Gufto di Palermo
celebrano le lodi dei Muratori con una
folenne e ftraordinaria Funzione. 528-
Adami , Cavalier Antonio Filippo , dedica al
Muratori i Canti Biblici &c. 326.
Affarosi P. D. Cammillo, Prefidente dell' Or-
dine Benedettino , allievo del P. Bacchini. 12.
Aletofilo Sacerdote, Vedi Rotigm P. D. Co-
ftantino.
Altmann , Gio. Giorgio, dedica al Muratori
una Tua DifTertazione . 526.
Amenta , Niccolò , celebre Avvocato Napole-
tano , difende il Muratori . 105.
Amorea de Latamo , D. Francefco , cenfura il
Muratori fopra i Difetti della Giurispruden-
za. 125.
Anonimo Fiorentino cenfura V Edizione de i
tre Vdlani , fatta in Milano . 132. Rifpofla
datagli. 153.
Anonimo , Traduttor del Tomo IL delle Let-
tere ^apologetiche del famofo Fr. Norberto Cap-
puccino, fé la prende indebitamente contro il
Muratori, e perchè. 219. Se ne pente, ed è
difpofto a ritrattarfi . ivi.
Appendice de' Documenti , citati in quefta Vi-
ta. 340. e fegg.
Artighy, Abate di , Letterato Franzefe , dà
al-
511
alla luce un Compendio della Vita del Mu-
ratori . 324.
Attardi , P. Bonaventura Agoftlniano , difen-
for del Voto Sanguinario, 161 Rifpofta data-
gli dal Muratori. 162.
B
Bacchi NI P. D. Benedetto , Abate Benedet-
tino , gran Letterato , e direttore del Mura-
tori ne gli Studj , lodato. 11. 12.
Baruffaldi, Girolamo, Arciprete di Cento :
Sua Lettera in difeTa d'Antonio Tibaldeo .
107. Indirizza al Muratori un Difcorfo del
Caftelvetro fopra la prima Canzone del Petrar-
ca. 325
Benedetto XIV. Sommo Pontefice fa proporre
al Muratori un argomento da trattare . 92.
Sua Lettera difefa dal Muratori . g^. Difende
quefti da un' obbiezione del Cardinal Querini .
170. Sua Lettera clementifTima al 'Muratori,
in cui lo alTicura , che ciò che difpiace a Ro-
ma nelle di lui Opere non riguarda ne il Do-
gma , né la Difc'tplina ; ma sì bene la giuri-
sdizion temporale del Romano Pontefice ne^fuoi
Stati. (Append. num.XVU.) Manda in do-
no al Muratori la fua Opera de Canonizatione ,
309. Sua Rifpofta alla di lui Lettera di rin-
graziamento, in cui lo afficura , che confer-
va jiima ed affetto per lui , e lo riconofce per
•un buon Sacerdote , per un Uomo , che nella
Letteratura è il decoro della nojìra Italia , e per
un buon Maejìro . ( Append. num. XXXI. )
Kegala al Muratori la fua Opera de D. N.
Jefu
512
Jefu Chùjìi , Matrtsque e)us Feflis &c. ed una
Copia di lua Lettera fcritta al Capitolo della
Metropolitana di Bologna, nella quale è cita-
ta quattro volte onorevolmente la di lui au-
torità. 310. Rifponde al Muratori , e gli dà
nuove iìcurezie d'aver tutta la /lima del fuo
valore , e tutto r affetto alla [uà degna per fo-
na, ( Append. num. XXXIII. ) Gli Ipedifce
in dono due lue Diflertazioni , accompagnan-
dole con un Biglietto confidenziale, in cui lo
appella nojìro jìimatiff-mo Abate Muratori .
( Àppend. num. XXXIV.) E pofcia l'Ope-
ra de Synodo Vicecefana . 311. Rifpofta da-
ta dal Santo Padre alla Lettera di ringra-
ziamento del Muratori per querto dono. (Ap-
pend. num. XXXVII.) E Lettera del medefi-
mo Pontefice , in cui lo ringrazia per averlo
difefo contro il Proteftante Windheim \ (Ap-
pend. num. XXXVIII. ) Vuol intendere il
ientimento del Muratori fopra la Diminuzion
delle Fefle , e dopo d'averlo ricevuto fi cipri-
ine col Card. Tamburini: fi vede ^ che il Sig.
Muratori è un grand' uomo , ed ««'uomo dab-
bene ; egli in qucjìa fua Scrittura tende al pra-
tico ; riveritelo e fcrivetegit , che P ho fubito let-
ta fatto i vojìri occhi , /' ho fomm amente gradita ,
e che qucfla Scrittura mi fervirà di Cinofura in
ciò che rifolverò su di quefia materia. 312. Per
mezzo dello ftefiTo Cardinale fa ricercare il
Muratori del fuo parere intorno ad altro par-
ticolare , e dopo d' averlo ricevuto , ordina
con fuo Biglietto a quel Porporato di ringra-
ziarlo, col dirgli^ che conferviamo la fua Lette-
ra 5 come una Reliquia . Il «ojìro parere è uni-'
for^
513
forme al loro , e lo èfemprejìato . ;? 1 3. Fa varie gra-
zie a contemplazion del Muratori . ivi- e feg. Lo
cita varie volte nell'ultima Edizion del Libro de
Synodo Dioecefana . 511. ed è degna d'offerva-
zione la formola bon. mem. adoperata la pri-
ma volta , che il nomina . 489. Lo loda fo-
vente ne' fuoi difcorfi . 314. Efprefiione beni-
gnici ma , con cui lo nomina , fcrivendo al
Vefcovo di Modena, ivi.
Bergamini, Antonio. Sue Poefie cenfuratc dal
Muratori , e fua Rirpofta . 105.
Bernardes de Moraes , Dionigi, ProfefTore di
facri Canoni nella Univeifità di Conimbria ,
cenfura alcune opinioni del Muratori . i<54.
e fpeiialmente la di lui Differtazione , intito-
lata LufitariiS Ecclefice Religio , ma con una
maniera la più incivile del mondo . 197. Giu-
dizio, che dà del Tuo Libro il P. Andrea Gai-
land nella Prefazione all'Opera de Inpeniorum
Moderatione dell' ultima Edizion di Venezia .
200.
Bertoli , Gian-Domenico , Canonico d' A-
quileja . Sua Lettera ilampata al Muratori ,
525 ...
Bianchi, Dottor Giovanni , Medico Primario
di Rimino , critica un pafTo della Vita dei
Taffoni , comporta dal Muratori 150.
Bianchini , Monfìgnor Francefco , nominato
dal Pritanio Arconte Depofitario de' Voti de'
Letterati intorno alla propofla Repubblica Let-
teraria , ricufa d' accettar ' quefta Carica . 37.
Sua rifpofta al Muratori (Append. num. IIL )
Bianchini , P. Giufeppe dell'Oratorio, Anna-
lifta Pontificio, propone al Muratori d' illu-
Kk ftrar
VA-
ftrar la Liturgia della Romana Chiefa , e gli
fomminidra materiali. 98
BoRROMEi Conte Carlo , invita il Muratori alla
Biblioteca Ambroilana . 16
BoRROMEi Monfig. Giberto , Cardinale e Ve-
fcovo di Novara . ivi.
Brichieri Colombi , Domenico , prende la di-
fefa del Muratori . 126
Brucker , Jacopo, Letterato celebre d'Augufta .
118. Pubblica un Riftretto della Vita del Mu-
ratori. 524.
BuRGi , P. Francefco , della Compagnia di Gesù ,
è il primo fotto il nome di Candido Parteno-
timo ad attaccare il Muratori in difefa del Vo-
to Sanguinario . 153. Altro fuo Libro . 165.
Rifpofta fattagli dal Muratori . ivi.
BuRNETo , Tommafo, Proteftantelnglefe, con-
futato dai Muratori . 88
Caccia, Ferdinando, Gentiluomo di Bergamo,
fua critica inetta della Prefazion del Mura-
tori al Poema di Maeflro Mosè Bergamafco.
Calogera', D. Angelo, dottifìfimo Monaco
Camaldolefe , pubblica nella fua Raccolta d'
Opufcoli due Diflerta7Ìoni del Muratori . 88.
Gli dedica il Tomo VIL 325
Campatila , D. Tommafo, Poeta e Filofofo
Siciliano . Indirizza al Muratori un fuo Ra-
gionamento (opra i Sogni. 325
Campi, Ab. Lodovico, allievo del P. Ab. Bac-
ehini, ed Amico ringoiare del Muratori. 229.
Can^
5»5
Candido Partenotimo . V. Burgì P. Frati -
cefco .
Canevari , Gio. Tomtnafo, difende il Petrar-
ca dalle cenfure del Muratori . 107
Cannegetier , Enrico; fua Lettera critica Ì^o-
pra il Teforo d' Ifcrizioni de! Muratori . 145
Carlo VI. Imperadorc regala il Muratori di
una Collana d'oro, e perchè . 119. L'onora
della fua grazia e protezione, ed a di lui con-
templazione concede, che fi ftampi fotto i fuoi
aufpicj , e nel Ducale Palagio di Milano la
grande Raccolta Rerum Italicamm . 315
Carlo Emmanuele, Re di Sardegna, dimo-
ila grandiflima ftima verfo il Muratori , ed
ordina , che gli fieno fomminifirati Documen-
ti, ed altro pe' di lui Studj . 317 Venuto al
Panaro vuol vederlo, e parlargli più volte ; e
grazie e finezze, che gli comparte, ivi.
Carrara , P. Bartolomeo , Teatino , cenfura
lotto finto nome alcuni paflTi de gli Annali
del Muratori . 1 40
Casaregi , Gio. Bartolameo , difende il Petrar-
ca contro le cenfure del Muratori . 107
Castelvetro , Lodovico , Letterato Modenefe ,
e Critico rinomato : Sua Vita comporta dal
Muratori . 85
Catalani P. Giufeppe , dotto Religiofo della
Congregazione di S. Girolamo , fa Prefazioni
critiche a gli Annali del Muratori , riftampati
in Roma . 94
da Cavalese , P. Vittorio , Minor OfTervante
Riformato, impugna i Libri del Muratori con-
tra il Voto Sanguinario , fotto nome di C
Ottavio Valerio. 173. Perchè afpetti a pubbli-
K k 2 care
5ié
care il fuo Libro dopo la morte del Muratori :
174. Lodato dallo Storico Letterario ; e Rilpo-
fìa data all'uno ed all'altro, hi. Tace mg-
lizioiamente unaRifpofta clementiduna , data
da Benedetto XIV. al Muratori 180. Sue
{Irambe nfieflloni .^rpra i giorni , in cui ac-
cadde la cecità , e la morte del Muratori ,
confutate . 290. e fegg. Colpito da un fiero
accidente "apoplctico la n<tte del 2,iorno dell'
Affun7Ìon di Maria Vergine al Cielo. 295.
Cavalucci, Ab. Vincenzo, difende il Murato-
ri contro il pretefo Dottore Schiavo . 113
Cenni , Ab. Gaetano , Piftojefe , Autore del
Giornale di Roma , cenfura gli Annali del Mu-
ratori ; e ri fpofta fattagli . 1:58
Cerri , P. D. Celfo , Abate de' Canonici Reg. del
Salvatore , fi cuopre lotto il nome di Leffio
Crondcrmo . 35. Sue Lettere al Muratori . 202.
e feg.
Cirillo , D. Pafquale , infigne Guirisconfulto
Napoletano: Sua civile cenfura del Muratori ,
12Ó
Como, Fr. Ignazio , Minor Conventuale, feri-
va in difefa diel Voto Sanguinario , ma non
gli è fatta rifpofta dal Muratori. 16:5
CoNCiNA, P.Daniello, celebre Teologo dell'Or-
dine de' Predicatori , -Mende il Muratori dalle
cenfure del P. Monti Gefuita fopra il Digiuno .
195. e del P. l- lazza fopra due Propolìzioni
contenute nella Regolata Divozione. 216
Conti , Abate Antonio N. V. Poeta e Fijofofo ri-
nomato , dà conto al Muratori dell' incontro
avuto in Parigi dal fuo Libro de Ingiiyìiorum Mo-
Serationc , 48
... Coft"
517
Corsini ," V. Odoarùo , Generale delle Scuole
Pie, e Letterato dottiffimo , loda li Teforo d'
Ifcrizioni del Muratori . 148. e feg.
Corte, Dottor Bartolomeo, Medico Milanefe,
cenfura le Offervazioni del Muratori (opra la
Pefte di Marfiglia. 124
Crescimbeni , Abate Giovan Maria , pubblica
fra le Vite de gli Arcadi i Compendj delle Vite
di Carlo Maria Maggi , e Francefco Lemene ,
compolU dal Muratori . 44
D
Davtni, Dottor Giam-Batifta , indirizza al Mu-
ratori una fua DifìTertazione .325
DiROis , Abate Francefco , Dottore della Sorbo-
na . Suo Trattato Teologico. 33
Dissonanti , Accademici di Modena, onora-
no la memoria del Muratori con una folenne
Accademia. 328
Enriquez , MonGg. Enrico , Nunzio Pontificio
alla Corte di Spagna , poi Cardinale , manda
al Muratori varj Libri , perchè poffa compor-
re la Parte IL delle Mijfiem del Par ugnai , 93-
e fegu.
FiABRizio, Gio. Alberto, cenfura il Muratori »
Fabrizio , Giovanni 9 Letterato di Helraeftad,
K k 3 pub-
5iS
pubblica unRidretto della Vita del Muratori*
Facciolati , Ab. Jacopo, dottiflfimo Profeflbre
nella Univerfifa di Padova , comunica al Fa-
brizio un Compendio della Vita del Muratori .
Federigo , Rea! Principe di Polonia , ed Elet-
torale di Saffonia y fa molte finezze al Mu-
ratori , e lo regala di una Medaglia d'oro .
3^7 ... . ,
Ferepono , Giovanni, cioè Giovanni leClerc,
famolo Protertante , confutato dal Muratori .
47
FoNTANlNT , Ab. Domenico, pubblicale Me-
morie della Vita di Mofìfig. Tuo Zio , ed in-
fulta in efle la buona memoria del Muratori ;
e però viene confutato . 478 e fegg.
FoNTANiNi A'Ionfig. Giufto , Arcivefcovo d' An-
dra , da motivo al Muratori di comporre le
Antichità Eflenfi, 50. Proccura , che il P. Mae-
fìro del Sacro Palazzo non faccia l'approvazio-
ne al Libro della Carità Crijiiana del Murato-
ri. 70. Avvocato della Camera Pontificia nel-
la Caufa di Comacchio . 114. e fegg. Diviene
nemico implacabile del Muratori . 119. e 121.
Sue Olferrazioni critiche fopra il Libro de In-
genicnim Moderationc . 120 Critica il Comenta-
rio del Muratori de Corona ferrea . ivi. Monta in
collera per la pubblicazion dell'Operetta del
Muratori fopra il Corpo di S. Agoftino , e
xninatcia di rifpondergli . 121. Cenfura ilCa-
flel vetro. 122
Forno , Barone D. Ago(lino , recita l'Ora-
zione funebre in lode ùd Muratori nella Fua-
zio-
519
7Ìone folenniffima, tenuta in Palermo da gli
Accademici àt\BuonGuJìo j e la pubblica col-
le (lampe . 327.
Francesco III. Duca di Modena riceve Lezio-
ni di Filofofia Morale dal Muratori . 87. Sue
dimortrazioni di ftima verfo di lui . 320. Let-
tera fcrittagli di fuo pugno da Vene7Ìa . ( Ap-
pend. num. XLV. ) Ufa atti di bontà grande
verfo di lui neU fuo ritorno a Modena . ivi.
Franciarini, Marcello, indirizza una fua Dif-
fertazione al Muratori . 325
FuLGosio di Monte Peloro . V^àì Mancufi F,
Antonio Ignazio .
Gasparont , Dottor Ferdinando , indirizza a
Muratori una fua Lettera . 325
Gallano, Andrea, dotto Prete dell'Oratorio,
Autore della Prefazione, e del Catalogo dell*
Opere Muratoriane , premeflì alT ultima Edi-
zion di Venezia del Trattato ds Ingeniorum
Moderatione . 49
Gatti Dottor Antonio , pubblico Profeflbre nelP
Univerfità di Pavia . Sua Differtazione de recle
injìituenda ] uris jìcademia , diretta a Lamindo
Pritanio. 43
Gherardi , Pietro Ercole , Lettor Pubblico di
Lingua Greca ed Ebraica nelF Univerfità di
Modena , e Vice-Bibliotecario Eftenfe , allie-
vo del V. Bacchini . 12
Giacobini, Benedetto, Propofto di Varallo nel
Milanefe : Sua Vita cooipilata dal Muratori , che
Kk 4 vien
520
vien pofcia tradotta e Campata anche in Lati-
no . 9Ó
Giorgio I. Re della gran Bretagna, ha in mol-
ta nima il Muratori , 315. Lo accompagna
con fue Lettere Reali a varj Principi d'Italia,
in una delle quali lo nomina , come Uomo
in Jtudio hijìorico verfatijjìmo y e lo regala di
quattro MtJag'ioni d'oro. 31Ó
Giuliani, P. Giovanni , della Compagnia di
Gesù , Maeftro del Muratori nella Morale ,
lodato . 6
Gli Autori del Giornale de' Letterati d' Italia difen-
dono il Mur;4tori . 105
GoRi , Propofto Anton-Francefco , celebre Let-
terato fiorentino , pubblica due DifTcrtazioni
del Muratori . loi
Gotti , P. Maelko Lodovico , infignc Teolo-
go dell'Ordine de' Predicatori , e pofcia Cardi-
nale , appruova il Trattato della Carità Cri-
jìiana del Muratori . 70
Grundorgeo , Andrea. V.Galland Andrea,
GuAZZESi , Cavalier Lorenzo , indirizza una fua
DifTertazione al Muratori .
GuiDOTTi , P. Giovan-Domenico , del Terzo
Ordine di S. Francefco, Maeftro del Murato-
ri nella Filofofia , lodato . 5
H
HagembuchiOj Giovanni Gafpero, di Zurigo,
pubblica una Diatriba incivilifTima contro la
Raccolta d' Ifcrizioni del Muratori , e vien
confutato dal Novellifta di Firenze. 144. Altre
fue Cenfure , 145
Hu-
52t
Hudson , Giovanni , Bibliotecario d' Oxford ,
indirizza al Muratori il terzo Tomo de'Geo-
grafi Minori, 324
Lagomarsini, P. Girolamo , della Compagnia
di Gesù dedica al Muratori ilTomoI.^f Scri-
ptis invita Minerva di Monfig. Graziani . 526
Lami , Dottor Giovanni , celebre Letterato Fio-
rentino, e Teologo di S. M. Imperiale , tra-
duce in Latino e pubblica il Compendio del-
la Vita di Francefco Lemene , comporto dal
Muratori . 44. Siccome quello di Rinaldo I.
Duca di Modena . 86. Difende il Muratori nel-
le fue Novelle Letterarie . 136. 151, Da alla
luce un Compendio della Vita del Muratori , e
gU fa un Elogio dopo morte nelle fue Novel-
le. 323
J-AMBERTINI , Cardinal Profpero , Vefcovo d'
Ancona , manifefta al Muratori con fua Let-
tera la lìima , che ne ha . 304. ed Append.
num. XXVL Defidera , divenuto Arcivefcovo
di Bologna , d'impararlo a conofcere di vifta,
fi porta a tal' effetto al Calino del March. Orli,
e finezze che gli comparte. 305. Altra Let-
tera , in CUI gli rinuova le protese dt una
/incera alti jfima Jì ima . ivi ^ ed Append. num.
XXVIL Con altra Lettera loda i di lui Pro-
legomeni a'I' Opera di LefcioCrondermù . ^06.
ed Append. num.XXVIIL e con un Bigliet-
to il Trattato de Ingenivrum Moderatione . ivi,
ed Append. num. XXIX. Ritorna prefTo il
March. Orfi per abboccarfi coi Muratori , e
non
522
non minori fono le grazip e finezze , cbc
gli fa. ivi. Seco fi rallegra con Lettera della
fua ricuperata falute . Ivi . E con altra Let-
tera r aflìcura , che lo riguarda come il vero
ed unico Onore della nojìra Italia. 309. Alfun-
to al Pontificato conìerva la mcdefìma ftima
ed affetto per lui . ivi . Vedi Benedetto XIV.
Lampridi , Antonio. V. Muratori.
Lancisi, Monfignor Gian Maria , celebre Me-
dico di Clemente X?. accetta l'uffizio d'Ar-
conte Depofitario de' Voti de' Letterati fopra
l'ideata Repubblica Letteraria. 58
Lazzarini, Ab. Domenico , fue Critiche con-
tra del Muratori. 109. Sua Lettera al mede-
fimo. ( Append.num. X. )
Leibnizio, Gotifredo Guglielmo, celebre Let-
terato , pubblica una Lettera , a lui dal Mu-
ratori indirizzata , fopra la connefTione della
Real Cafa di Brunfuic coll'Edenfe; ma trat-
tiene più del dovere il Manofcritto del mede-
fimo fopra le Antichità EJìenft . 51
Leichio , Giovanni Enrico , Letterato di Li-
pfia , critica il Teforo d' Jfcrizioni dei Mu-
ratori . 143
Lescio Crondermo, cioè P. D. Celfo Cerri A-
bate de' Canonici Regolari del Salvatore. 33.
Suo Trattato Teologico, ivi. Sue Lettere al
Muratori fopra i Prolegomeni , premeflì ad
efTo Trattato. 201. e feg.
Lipsia , Autori de gli Atti di , credono che fot-
to il nome dì Lamindo Pritanio ù celi ilTre-
vifani. 3(5. e 42
LiRON , P. D. Giovanni , Monaco Benedettino
Franzefe, pretende, che il quarto Pgema , pub-
blica-
5^3
blicato dal Muratori nel Tomol. d'Anecdoti
Latini , non fia di S. Paolino Vefcovo di No-
la . 128
LivizzANi , Conte Giufeppe , Segretario deìla
Cifra di Papa Clemente XII. de' Memoriali
fotto Benedetto XIV. e poi Cardinale , allie-
vo del P. Bacchini. 12 13
di Lorenzo , P. Melchiore , della Compagnia
di Gesù, difcnior del Voto Sanguinario . 1Ó2.
Rifpofta datagli dal Muratori . 163. Suoi Dia-
loghi reftati fenza rifpofta . 165
de Luca , P. Giovanni , Minor Oflervante ,
fuo Prologo Galeato contra il Muratori . 160.
Rifpolla da quefti fattagli colle prime cinque
Lettere fotto nome di Ferdinando Faldefio .
162. Replica mordace di elio Padre, Jafciata
fenza rifpofta dal Muratori. 16^.
M
Maggi , Carlo Maria , celebre Poeta , grande
Amico del Muratori : Sua Vita da quelli com-
porta . 28. 43
Maffei , Marchefe Scipione , infigne Letterato
Veronefe , defìdera d' elTere il primo a pubbli-
car' e comentare l' infigne Tavola di Bronzo
/penante a i Fanciulli Alimentar j di Tra] ano .
100. Difende il Muratori . 122. Gli fuggeri-
fce alcune cofe intorno alla Raccolta de gli
Scrittori d' Italia . 134. Si disgufta con lui, e
perchè . 140. Riconofce per impofìfibile il da-
re una Raccolta d' Ifcrizioni fenza errori , e
loda quella del Muratori . 144. e fegu. Lo
difende. 202. Sua Lettera al Muratori. 287
de*
524
«^e' Magnani ,Glam-Batlfta , indirÌ7,2a al Mura-
tori le Notìzie Jjìorickc dijefi , ec. 287
Maioli , ut Avitabile Bi igio, Letterato Napo-
Jitano , fa Ikmpare in Napoli il Libro del
Buon Gujlo del Muratori . 42
Maittaire, Michele, Letterato Inglefe , ten-
ta di far' imprimere in Londra il Trattato de
P aradi fa ^ ma non gli riefce . 88
Mancusi , P. Antonio Ignazio , della Com-
pagnia di Gesù , confuta con un Libercolo
una propofizion fanifTima e Cattolica del Mu-
ratori . 165. e con un altro fotto nome di
Fulgofto di Monte Pcloro tenta , ma inutilmen-
te , di fcreditar la dottrina di Lamindo Frita-
nio . Giudizio che di queft' ultimo opufcolo
da il P. Andrea Galland nella Prefazione al
Libro de Ingenicrum Modcrationc dell'j ultima
Edizion di Venezia . 166
ManteGazzi , Propofto AlefTandro , pubblica
il Voto del Muratori lopra il Digiuno . 194
Marano, Andrea, Poeta Vicentino: Sue Poefie
criticate dal Muratori; e fua.Rifpofta, 105.
Marsigli , Monfìg. Antonio Felice , Archidia-
cono della Metropolitana di Bologna , e poi
Vcfcovo di Perugia , Protettore del Muratori .
16. Sua Lettera allo (teffo . Append. num. L
Martin, P. D. Jacopo, Monaco Benedettino
Franzefe , impugna l'opinion del Muratori in-
torno all'ha.? Tepolcrale . 140
Matteucci , Agoflino, Giunlconfulto di Fano,
cenfura una Conclufion' Legale , propella dal
Muratori. 125
Maurici , P. Salvatore , della Compagnia di
Gesù, trafporta in tanti Dialoghi Italiani l'O-
pera
525
pera del P. Plaiza centro h Regolata Divozio'
ne del Muratori . 208
Mazzocchi, Canonico Aleffio Simmaco, , ce-
lebre Letterato Napolitano , cenlura 1' opi-
nion del Muratori intorno all'^a^ Sepolcrale .
141 Sua Rifpofta allo ftefTo . (Append. nura.
XIII.)
Menchenio , Gio. Burcardo j Lettera fcrittagli
dal Muratori . 120
Migliacci, Canonico Loren2o , difende il Vo-
to Sanguinario . 161. Gli rilponde il Mura-
tori. 162
Milanese , P. Giufeppe Ignazio , della Com-
pagnia di Gesù : Sua Diliertazione a favor
del Voto Sarguinario , confutata dal Mura-
tori . 163
MoNGiTORE, Canonico D. Antonio, di Paler-
mo, fcrlve a favor del Voto Sanguinario ^ ma
dal Muratori non gli è fatta riipofta'. 164
MoNFAUCON, P. D. Bernardo, dottiffimo Mo-
naco della Congregazion di S. Mauro : Giu-
dizio fuo favorevole intorno alla grande Rac-n
colta de gli Scrittori d'Italia. 135
Monti , P. Ercole , Teologo della Compagnia
di Gesi!i , Autor di una Drlfcnazione Teolo-
gico-Mornlc-Crit>ca , impugna incivilmente il
Voto dei Muratori fopra il Digiuno ; e dal
f. Concina gli viene rispofto . 195. Paflb di
Filone prodotto in difefa del Muratori . 196.
Muratori, Lodovico Antonio , nafce in Vi-
gnola , Terra antica dello Stato di Modena .
2. Comincia da Fanciullo a diracflrar grande
inclmazicne allo Studio, ivi Apprende in Pa-
tria la lingua Latina . ivi . E^ mandato dal Pa»
dre
526
dre ad iftudiare in Modena le Lettere Umane
fotto i PP. della Compagnia di Gesù . 4. Ve-
fle l'Abito Chericale, e riceve la prima Ton-
fura. ivi. Serve con affiduità alla luaChiefa,
e s'applica al Canto Fermo. 5. Sue belle par-
ti da giovmetto . ivi. Studia la Filofofia , le
Leggi , la Scolaflica , e la Morale Teologia .
6. S' annoja dello Studio delle Leggi , e della
Morale, e fi rivolge a quello delle Lettere ame-
ne . 8 Si appiglia al buon Cullo nella Poefia IO.
S'invaghifce della Filofofia Stoica, ivi. e po-
fcia dello ftudio dell'Erudizione Profana, ir.
Studia la Litiga Greca . ivi . Lafcia lo ftudio
dell'Erudiziene Profana, e fi appiglia a quello
dell' Erudizione Sacra . i 5. S' introduce alla con-
verfazione del Marchefe Orfi . 16. Sua Difierta-
zione de Grxc£ Lingux ufu , & prxjìantia , ed
altre. Compofizioni da lui fatte in gioventù.
ivi . Viene accettato per uno de i Dottori dell'
Ambrofiana , e pafìTa a Milano . 19. Quivi afccn-
de al Sacerdozio, /vi. Truova nell' Ambrofia-
na quattro Poemi inediti di S.Paolino Vefco-
vo di Nola , gì' illultra con Note e Differtazio-
ni , e II publ^Jica col titolo di Anecdota Lati-
na 20. 5i dà conto d' effe Diflertazioni . 21.
€ fegg. Credito grande acquiftato dal Murato-
ri prefio i Letterati dentro e fuori d'Italia per
la puhblicazion di quefi' Opera. 24. ,Dà alle
flamre altro Tomo d' Anecdoti Latini ; e fi par-
la oi ;;bche contiene. 2<5. e fegg. Ifiituifceun'
Acc'Hdcmia di belle Lettere in Cafa Borromea ,
ed un' alerà 'd'Erudizione Ecclefiaftica in Mila-
no . ■^O:' S actinge a fare una Raccolta d' Ifcri-
iiom antiche, e penfa d'illufirare i Riti della
Ghie-
5^7
Chiefa Ambrofiana. ivi. Scrive la Vita dì Car-
lo Maria Maggi, e la pubblica colle Rimedi
quefto Poeta . ivi. iafla al (ervigio di Rinaldo
I, Duca di Modena col carattere di fuo Biblio-
tecario ed Archivifta fegreto. 33. Sua Lette-
ra al Conte Francefco Bergomi Miniftro del
Duca di Modena in Milano. (Append num.
II.) Compone e pubblica il Trattato della Per-
fetta Poefia Italiana . 32. Per lua cura fi ftam-
pano due Trattati Teologici, a' quali premet-
te eruditi Prolegomeni . '^'^. Introduce carteg-
gio con Bernardo Trevifani N. V. fotto no-
me di Antonio Lampridi , e pubblica per di lui
rtìezzo: I primi difcgni della Repubblica Lette-
vària fotto nome di Lamindo Pritanio , Ana-
gramma dell'altro finto Nome . 34. Rumore
fufcitatofi per la pubblica2Ìon di que' fogli fra'
Letterati d'Italia. ^6. Pareri diverfi di quefti
intorno al progetto della fudetta Repubblica .
ivi. Il Muratori fcrive con a'tri a Monfig.
Bianchini su quefto propofìto , e rifpofta che ne
riceve (Append. num. IH. ) Varie Lettere
finte da lui ftampate dietro 1 primi difegni .
38. Motivi , che ebbe di non profeguire la
burla intraprefa con que' fogli, ivi. Pubblica
una Lettera in fua difefa . ( Append num. VI. )
Sua Lettera inedita a i Capi ^ Maejìri ec. de
gli Ordini Religio/ì , in cui gli eforta a rifor-
mare i loro Studj . ( Append. num. VII. )
Pubblica la Parte I. delle fue Riflejjìoni [opra
il Buon Gujlo nelle Scienze e nelle Arti . E po-
fcia la Parte II. fotto il nome di Lamindo Pri-
tanio. 44. Indi Y Introduzione alle Paci private. 45.
Compone un Kidretto della Vita di Carlo
Ma-
528
Maria Maggi , e di Francefco Lemene . /\.6.
Dà alla luce un Tom^ d' Anecdoti Greci , che
arricchifce di Note e DinTertaTÌoni . ivi. ed an-
che due altri Tomi d' Anecd;)ti Latini . 47.
Siccome le Rime del Petrarca colle lue C<3n-
fiderazioni . ivi . Prende la difefa di S. Agolti-
no contro Giovanni Fercpono, o fia Giovan-
ni Clerc , e compone il iV^ttato de Ingcnio-
ri'.m Moderations . 4'"^. che fu Campate) m Pa-
rigi fotto nome di Lammdo Pritanio^ ma con
alcune Aggiunte , fittegli lenza faputa del Mu-
ratori, il quale ptrciò con fua Lettera le ri-
tratta. 49. ( Append num. IX.) Pregi dell'
ultima Edizione Veneta dell'Opera fuddetta .
50. Trattato della Pejìe , comp'.'ft) dal Mu-
ratori, ivi. da lui polcia accrefciuto di Offe r-
vazioni ed Aggiunte , e colla Rclazion della
PeQe di MarfigJia . 50. Vifita di molti Ar-
chivi d'Italia fatta dal xMuratori per trovar
Documenti da illulhar la Genealogia della Ca-
fa d'Elle, ivi. Due Tue Lettere indiritte al
Leibnizio fopra )a conneffione della Real Ca-
fa di Brunfuic coli' Eftenl'e , e Parte 11. delie
Antichità EJlenfi . 51. Semplice Sacerdote , co-
mincia a fatigare pel bene fpirltuale del Prof-
fimo . 52. Chiede ed ottiene l'ufficio di Vifi-
tator de' Carcerati . 54. Afiilk il P. Paolo Sc-
gneri Juniore in varie Milfioni , e gli ottie-
ne che venga a farla in Modena , fìccome a
dar gli Eferci?) fpirituali 55. S'invoglia di
fcriverne la Vita. 5(5. Gli vien conferita la
Prepofitura di S. Maria della Pompofa di Mo-
dena^ ivi. Ben grande fatto da lui a quc{}a
Chiefa, di cui intraprende anche la fabbrica
a fug
529
a fue fpefe. 57. Fa per tre anni li Difcorfi
dell^ Novena del Santo Natale nella Chiefa
dell'Annunziata, ivi. S' inferma gravemente ,
e guarifce. ivi. Benefizi grandi da lui fatti
anche alla Chiefa di S. Agnefe di Ferrara ,
di cui era Priore i e ad altro Benefizio fem-
plice, che godeva in quella Città. 59. Fa
tutte le parti di buon Paftore pel bene dei
gregge alla Tua cura commeflo . 6c. e feg.
Iftituifce nella fua Chiefa gli Efercixj per gli
Ecclefiaftici , e fa integnare il Canto Fermo
a' Cherici . 63. Amore e Liberalità grande del
Muratori verfo i Poveri, anche d' altre Parec-
chie e Città 64. e fegg. Iflituifce in lor be-
nefizio la Compagnia della Carità nella fua
Chiefa . 66. Fa predicare nel Duomo di Mo-
dena da valenti Oratori i pregi della Carità
verfo i Poveri , e compone il Trattato della
Carità Crijìiana in quanto è Amor dei Prof-
fimo .71. Donazioni da lui fatte alla fud-
detta Compagnia, a qual lomma arrivino.
72. Quanti Poveri ricevano da lei in oggi
qualche fuflidio . ivi . Proccura il Muratori ,
che fia porto qualche buon'ordine anche ne'
Queftuanti , e mezzi da lui fuggeriti . 74. Per
le premure di lui è eretto in Modena un
Monte di Pietà, che prefta il danaro gratis.
ivi. Rinunzia la Parrocchia, e per qual mo-
tivo. 75. Il Muratori pubblica la Vita del
P. Segneri Juniore , e gli Efcrcizj Spirituali
fecondo il Metodo d' effo Padre , ficcome una
DilTer razione de Potu vini caiidi . j6. Stampa
la grande Raccolta de gli Scrittori d^ Italia .
79, Compone le fue Differtazioni fopra le.i»-
L 1 fichi-
tichitci Italiane de' tempi dimcilo. 8r.e fiigU,
e pofcia il Tcforo d* Ifcrizìoni antiche. 85.
Varie Vite di Letterati Modenefi compofte dal
Muratori . 84 e feg. Che dà alle ftampe la
Filofofia Morale, ivi. Siccome una Lettera,
e due Differtazioni , e confuta Tom mafo Bur-
neto Proteftante Inglefe col Trattato de Pa-
radifo . 88. Pubblica la Parte II. delle Anti-
chità EJìenfi . 89. Sua Differtazione inedita <^e
Codice Carolino ec. e Trattato de i Difetti del-
la Giuri/prudenza da lui pubblicato . ivi .
Prende a tratar delle Miffioni de i PP. della
Compagnia di Gesù nel Para guai ^ e perqual
motivo. 91. Defidera di trattare eziandio d*
altre Miflìoni nelle parti de gì' Infedeli , e
mafTime di quelle dell'Etiopia; ma non efe-
guifcequefto fuodifegno, e perchè. 92. Pren-
de a (cri vere gli Annali civili d'Italia^ che
vengono pofcia trasportati in Lingua Aleman-
na, e fono riftampati più volte. 93. Dà al-
la luce due Operette Filofofiche. ivi. e po-
fcia il Trattato della Regolata Divozione lot-
to nome di Lamindo Pritanio . 95. Compone
la Differtazione col violo Lufitana Ecclefia Re-
naio, e fcrive la Vita del Giacobini, ivi.
Sua Differtazione fopra i Servi . ^j. ed Ope-
ra Liturgica. 98. Difende una Lettera di Be-
nedetto XIV. dalle Cenfure del Proteflante
"Windheim. ^c). Illuftra la gran Tavola di
Bronzo fpettante a i Fanciulli Alimentari di
Traiano, ivi. Altra fua Differtazione pubbli-
cata dal Gori . loo. Dà fuori il Trattato del-
, la Pubblica Felicità . 102. Critiche fatte al-
le fue Opere, io?, e fegg. non ha a male
d'ef-
^3Ì
J.
d'eflere criticato, e per Io più non fi cura di ri{-
pondere alle altrui cenfure . ivi. DifeTo. 105»
129. 131. Sua Lettera apologetica al P. Ga-
briele Rofli Carmelitano , ( Append» num*
XI. Lettere cieche fcritte al Muratori . 135.
e 160. Ringrazia il Canonico Mazzocchi per
averlo criticato » ( Append. num. XIIL ) Di-
fefo dalle cenfure dell' Hagembuchio . 140. e
e feg. Rifpofta fatta dal Muratori all'Emin.
Querini . (Append. num. XV.) Difefo dalie
obbiezioni del P. Vittorio da Cavalefe . 17^.
e fegg. Sua Lettera a Benedetto XIV. in cui
lo fupplica di fargli indicar le cofe degne di
cenfura nelle fue Opere , per poterle ritrat-
tare . (Append. num. XVI. ) e benignilTima
Rifpolla riportata . (Append. num. XVIL )
Due Lettere del Muratori al P. Rettore dell'
Univerfità di Salisburgo intorno alle dicerie
fufcitatefi cola contra di lui. (Append. num.
XVIII. e XX. ) Muratori fcrivc in favor de-
gli Arcivefcovi , e Vefcovi del Portogallo , e
in difefa delle Coftituzioni Pontificie . 196. Ri-
.Ipofta fattagli dal Bernardes de Moraes . 197.
Si difende il Muratori jdal plagio oppoflogli
de' Prolegomeni a Lefcio Crondermo . 200. e
feg. Sua Regolata Divozione da chi cenfurata.
2Ò2. 206. 216. e 217. Da chi difefa. 215. e
feg. Buon'ufo del Tempo fatto dal Muratori,
e fuo Metodo ordinario di vivere. 220. e fegg.
S. Giovanni Grifoftomo , fuo Santo Padre piCi
favorito . 22:5. Muratori , mcleftato da gravi
infiammazioni d'occhi, non dtfiile dallo i\\x-
dio.-224. Lo continua anchenelle villeggiatu-
re , e talvolta compone alcune cofe . 226,
L I 2 Dotti
532
Doni fingolari di Natura , conceduti da Dio
al Muratori . 251. e fegg. Quanto vigorofa
la Tua Mente . 232. ficcome la Memoria . 255.
Viltà acutilìima e cottante ^concedutagli d;i
Dio . 234. fue Virtù . 236 e fegg. Mezzi
con cui fu folito d' alimentare la Tua Pietà
verfo Dio. ivi, e 237, Amor fuo e Divozion
grande verfo il Figliuol di Dio . 239. Sua gran
Divozione e raccoglimento nel celebrar la San-
ta Melìi\ . ivi . Sogni divoti da lui avuti in
tempo d' infermità . 241. Preghiera Italiana
da lui compoila in forma di Litania , per ira^
plorare T ajuto di Gesìi nelle tribolazioni . 242.
Sua Fede, Speranza, e Carità. 243. e fegg.
Difende i Dogmi della Religione in varj fuoi
Libri, ivi. Non può foffrire 1 Pirronilii . 24.5,
Ha in abborrimento i Libri degli Eretici con-
tro la Cattolica Religione . 2^6. Atti delle
Virtù Teologali da lui praticati , e Preghiera
da lui comporta , e recitata ogni giorno per
ottenere il Dono delle medefime Virtù . 247.
Chiede di far la Profeirion di Fede in punto di
morte, e rifpofta data da lui al fuo Confeflb-
re . 249 Sua Virtù della Speranza , ed argo-
mento della medefima , lafciato nel Libro de
Paradifo . 252. e feg. Sua Carità verfo Dio,
e verfo il Proflìmo . 254, e fegg. Ama anche
i Nemici fuoi. 258. Promuove la pratica del-
le Virtù Teologali . 260. Sua Umiltà. 258.
Ricufa d' accettar Cattedre di gran decoro e
non minore emolumento, ivi, e feg, Nemi-
co della Vanità . 263. Bailo fentimento, eh'
egli avea di sé iklfo , e delle fue Opere. 2Ò5.
e fegg. Atto fmgolare d'Umiltà praticato dal
Mu-
«; -I 9
Muratori. 269. SuaManfuetudine . m, e feg»
e Moderazione . 270. e feg. Sua Pazienza ver-
fo ilProffimo, e nelle infermità. 27:5. e feg.
Alcune brevi malattie da lui fofferte . 276. Si
prepara alla morte . 277. Perde la vifta de gli
occhi . 278. Si ammala gravemente . 279.
E munito de' Santiffimi Sacramenti , e del-
la raccomandazione dell'Anima . 280. Miglio-
ra , e comincia a dettar Lettere. 281. Sua Ri-
fpofta al March. Maffei . 282. Muore. 284..
Fattezze del fuo volto, ivi. Suo Funerale , e
Sepoltura . 290. Ifcrizione porta al Tuo Sepol-
cro , ed altra incaftrata nel muro interiore
della Chiefa . 291. Anniverfario folenne ce-
lebratogli conOrazion funebre. 292. Stima e
concetto , in cui fu il Muratori prefTo il Car-
dinal Profpero Lambertini , pofcia Sommo
Pontefice . 297. e fegg. fue Scritture fopra
Comacchio, e Ferrara . 114. Quali foffero tra-
dotte in Franzefe , e riftampare . 117. Cre-
dito grande fattoli con effe . zvi. Ricercato a
fcrivere contro T Opera di Monfig. Antonelli
fopra Parma e Piacenza , ricufa di farlo, r 18,
Rifponde alle Offervazioni critiche del Fontanini
fopra il fuo Trattato de Inpenìorum Modcrationc .
120. Fa qualche rifpofta anche alle di lui obbie-
zioni fopra la Corona ferrea . ivi. Cenfura la
Diflfertazione di quel Prelato fopra il Corpo di
di S. Agoftino . 12 {.Difende sé fteffo e ilCa-
fìelvetro dalle ingiurie del Fontanini . 122. Sic-
come i funi Annali dalle cenfure del Giorna-
lifta di Roma. 158. Impugna l'opinione del
Marchefc Maffei (o^rzV A/da Sepolcrale . 159.
L 1 3 e feg.
554
e feg. Rifpondc al P. Burgi fottonome d\/f?r
ionio Lampridio . 151. Viene accufato ingiufta-
mente, che abbia impugnata la Pia fentenza ,
ed è difefo . 152. e feg. Quattro Sonetti fuoi
in lode della Concezione Immacolata di Ma-
ria Santiftìma , letti nel!' Accademia di Napo-
li, e cola per due volte imprefTì , 159. Sua
Divozion verfo Maria Vergine. 155, Rifpon-
dc fotto nome di Ferdinando Valdcfio a' Cen-
fori fuoi intorno al Voto fanguinario , 158.
Non cura di rifpondere ad altri fimili contra-
dit'tori , e perchè . 159. Sua rifpofta al Cardi-
nal Qiierini in propofito della diminuzion del-
le Ftfle . 191, Sua replica a quel Porporato,
rimafta inedita, e perchè, ivi. Seco fi ricon-
cilia. 192. E' lodato da lui dopo morte . 193.
Compone l'Operetta de i Pregi dcW Eloquen-
za Popolare. 271, Traduce in Italiano le fue
Differtazioni fopra le Ayitichita Italiane , e
perchè non terminaHe quefta fua Traduzione .
272, Lingue pofTedute dal Muratori . 383. Sti-
ma grande, che di Uù avea il Cardinal Lam-
bertini, pofcia Benedetto XIV. 304, 905. che
loda alcune delle fue Opere . 307. e lo qua-
lifica pel vero ed unico Onore della nojìra Ita-
lia . ivi. Sua Lettera di ringraziamento a Be-
nedetto XIV, pel dono fattogli della fua Ope-
ra de Canonizatione . (Append. n. XXX.) e
rifpofta onorevoliffima che ne riceve . ( Append.
num. XXXI.) Altra fua Lettera di ringrazia-
mento a quel Pontefice per avergli fpedita in
regalo P Opera de D. N.Jcfu Cbrijli , Matris^
qm ejus /^y^/V C^<:. Siccome un Efemplare del-
la
535
la Lettera da lui fcritta al Capitolo delia Me-
tropolitana di Bologna, in cui ne fa più vol-
te onorevole menzione . ( Append. n. XXXII. )
E* regalato dallo fteflb Pontefice di due Tue
DifTertazioni, e gli rende grazie con altra
Lettera (Append. n. XXXV.) ficcome dell'
Opera de Synodo Di^cefana. 311. Rendimen-
to di grazie , che ne fa al Santo Padre .
(Append. num. XXXVI.) Difende una Let-
tera dello ftelTo '-'ontefice dalle cerafure del Pro-
teftante Windheim , e ne vien ringraziato .
ivi. Ricercato del fuo fentimento intorno al-
la Diminuzion delle Ferte , con quali efpref-
lìoni onorevoli foffe accolto dalla Santità fua .
312. Altre efprelfioni onorevoliffime del San-
to Padre verfo il Muratori , contenute in un
Biglietto fcritto al Cardinal Tamburini , che
gli avea prefentato il di lui parere fopra al-
tro propofito. 313. Ottiene alcune grazie dallo
flefTo Pontefice, ivi. Lodato fovente ne i fuoi
difcorfi dal medefimo. 315. Come ne parli in una
(uà Lettera al Vefcovo di Modena . ivi . Ono-
rato dilla fua grazia e protezione da Carlo
VI. Augufto, e regalato di una Collana d'
oro. ivi. Stimato alfai da Giorgio I. Re d'
Inghilterra, che lo accompagna con (uè Let-
tere Reali a varj Principi d' Italia , in una
delle quali , fcritta al Doge di Venezia , lo
appella in jìudio hijìorico ver fati jjìmo \ e gli
manda in dono quatro Medaglioni d'oro . 316.
Tenuto in grande ftima da Vittorio Amedeo
Re di Sardegna , che lo confiderà , come il
migliore Avvocato. d' Italia, e gli fa fpedire
LI 4 a Mo-
55^ . ■
a Modena alcune Croniche del Piemonte , per-
chè ne faccia ufo nella Raccolta degli Scrit-
tori d'Italia. 517. Lettera del Muratori a quel
Re. (Append. n. XXXIX.) e Rirpofta che
ne riceve. ( Append. num. XL. ) Maggiori di-
moftrazioni di (lima , dategli da Carlo Emr
manueleRe di Sardegna, fuo Figlio, ivi. Gli
chiede per mezzo del Marqh. d'Ormea, Do-
cumenti da impinguar \z {ut Antichità Italiane .
ivi , ed ( Append. num. XLI. ) Cib che
ottiene. 318. Atti di fomma benignità e cle-
menza ulati da quel Re al Muratori , e dal
Principe Reale di Polonia , che lo regala an-
che di una Medaglia d' oro . ivi . Non pafTa
Principe, o Cardinale per Modena, che noa
voglia vederlo. 319. Stima grande che di lui
ebbe Rinaldo I. Duca di Modena, ivi. Due
Lettere fcrittegli da quefto Principe di fuo pro-
prio pugno. (Append. num. XLIII. e XLIV. )
Anche preffo Francefco III. di lui Figliuolo
fu in grandinTima confiderazione il Muratori ,
e ne ricevette parecchie dimoftrazioni . 320,
Nomi d'alcuni Letterati , che hanno avuta
molta ftima del Muratori . 22. 322. e 314. e
d'altri che hanno pubblicati Compendi della
di lui Vita . ivi , e (eg. Siccome di quelli
che gli hanno dedicate, o indirizzate Opere.
323. Catalogo delle Accademie , cui fu afcrit-
to il Muratori. 325. e feg. Onori fattigli da
alcune di effe dopo morte . 327. Catalogo
dell'Opere del Muratori. 330. e fegg. Ora-
zione funebre , recitata in Modena nel gior-
no Anniverfario della di lui morte . 490 ,
e fegg.
Na-
537
N
Napoli Gianelli , Ab. Pietro , Palermitano ,
Amico cordialifTimo del Muratori. 157.
O
d'ORMEA, Marchefe, Primo Miniftro di Carlo
Emmanuele Re di Sardegna . Sua Rifpofl-a
al Muratori. ( Append. num.XLII.) Tenta,
ma inutilmente , di condurre il Muratori a
Torino. 263.
Orsi , Marchefe Giovan Giufeppe , gran Protet-
tore e Benefattore del Muratori . 15. Difefo
dal Muratori . 33. Sua Vita compolla dallo
fìelTo . 85. Suo Sonetto 112.
C. Ottavio Valerio. Vedi da CavalefeP, Vit-
torio .
Padri della Compagnia di Gesù : loro dimo-
ftrazioni di riconofcenza verfo il Muratori per
l'Operetta fopra le loro Mijfioni del Paraguai .
90. Defiderano che intraprenda anche la loro
difefa contro Fr. Norberto Cappuccino Lore-
nefe ; ma egli non sa indurfi a compiacerli . 92
Paoli , P. Sebaftiano , della Congregazione
della Madre di Dio , difende il Muratori .
106.
Pasquali , Giam-Batifta , dedica al Muratori il
Tomo V. degli Opufcoli inferiti negìi Atti di
Lipfia . 326.
L 1 5 Pec-
538
Pecci , Ab. Glufeppe , indirizza al Muratori una
fua Prolufione. ivi.
Pericolanti Peloritani , Accademici di MeflTina ,
onorano la memoria del Muratori con una
folennilTima Funzione . 327
Plazza , P. Benedetto , della Compagnia di
Gesù, fcrive in favor della Concezione: che
ne dica il Muratori . 1Ó4. Pubblica una Si-
nopfi , e poi un' Opera conrra la Regolata
Divozioyic del Muratori . 205. Impolture e
calunnie da lui maneggiate. 20Ó
PoNZiANi, Dottor Girolamo, Canonico nella
Cattedrale di Modena , e Vicario Generale di
Monfignor Fo^liani Vcfcovo di quella Città,
Maeftro del Muratori nelle Leggi , loda-
to . 6
PoRciA , Conte Giovanni , dotto Cavaliere,
ricerca dal Muratori il Metodo de' di lui Stu-
dj , e Lettera, che ne riceve. 7. Conclufion
d'effa Lettera. ( Append. num.XXXV. )
Prete Pollacco va a trovare il Muratori ; e
cib che paffa fra loro in propofìto del Voto
Sanguinario. 171. e feg.
Pritanio Lamindo. V , Muratori .
QuERiNi , Angelo Maria, Cardinale dottifìTimo,
e Vefcovo di Brcfcia , propone a Benedetto
XIV. una difficolta contro le Lettere di Fer-
dinando Valdefio. i6g. Sua Lettera fopra di
ciò al Muratori . ( Append. num. XIV. )
Controverfia avuta da quefto Porporato col
Muratori. i86. e fegg. Lettere pubblicate da
quel
539.
quel Porporato centra 1) Muratori . iS8. , e
189. Tenta di far proibire la Rifpofta , fat-
tagli dal Muratori ; ma non gli riefcc ; e
però prega il P. Ab. Rota d' interporfi per la
riconcilicTzione . 192. ( Appcnd. nnw, XXI.)
Sua Lettera al Muratori . ( Append. numero
XXIII. J e Iodi dategli dopo iT.orte. 193
QuERiNi , Gio. Anti^nio , Avvocato Veneto ,
cenfura 1 Difetti della Giuri/prudenza del Mu-
ratori. 125
R
Rapolla, D. Francefco, infigne Giurisconful-
to Napoletano , critica civilmente il Murato-
ri. I2<5
Regolata Divozione , Operetta pubblicata dal
Muratori fotto nome dì Lami^do Pritanio , cen-
furata da i PP. Piazza e Maurici della Com-
pagnia di Gesù. 204, e 207. Lacerata iniqua-
mente col fuo Autore da certo Predicatore
in Napoli , che vien pofcia fatto tacere da*
Superiori. 209. Vien deferita alla S. Congre-
gazione dell'Indice, e non è trovata merite-
vole di cenfura . 211. Motivi , per cui le
fi fono follevati centra i fuddetti Cenfori . ivi.
e 213. Cattivi effetti che polfono produrre i
loro Libri preffo gli Emetici . ivi. Regolata
Divozione trafportata in Lingua Alemanna .
ivi . Difefa da un dottiffimo Anonimo (otto
nome di Lamindo Pritanio Red'vivo . 214,
Criticata dal P. Priore Rotigni , e vendicata
dal Miirchefe Maffei , e dall'Anonimo fuddet-
to. 217
Re-
540
Repubblica Letteraria , propofta dal Murato-
ri fotto nome di Lamindo Pritanio . 'Vtàì Mu-
ratori , Trevi fani , Bianchini .
RiCHA , Carlo , ProfelTore infigne di Medicina
in Torino;, difende il Muratori dalle cenfu-
re del Corte . 124
RrCHECouRT, Conte, Capo della Reggenia in
Tofcana , commenda il Trattato delia Pub-
blica Felicità^ comporto dal Muratori. 102
Rinaldo T.Duca di Modena prende al fuo fer-
vigio il Muratori col titolo di Tuo Biblioteca-
rio , ed Archivifla fegreto , 29. Compendio
della fua Vita comporto dal Muratori, e pub-
blicato dal Lami . 8<5. Ha grande rtima del
Muratori . 319. Gli fcrive due Lettere molto
onorevoli di Tuo carattere , ( Append. num.
XLIIL eXLIV. ) Lo benefica, ivi. Sue pre-
mure per la di lui falute in tempo di malat-
tia . ivi .
Rossi, P.Gabriele, Definitore de' Carmelitani
di Piemonte , fi querela col Muratori della
di lui Prefazione a Ricordano Mala/pina .
155
Rota , P. D. Francefco , Abate Benedettino ,
pregato dal Cardinal Querini , fcrive al Mu-
ratori per la riconciliazione con quel Porpo-
rato. (Append. num. XXL) e quale rifporta
ne riporti. (Append. num. XXII.)
RoTiGNi , P. D. Cortiantino , Prior Cafìnefe , ccn-
fura alcune Propofizioni della Regolata Divo-
zione ^ e gli è fatta rifpofla . 217
Sa-
34*
Saguas . V. Trìgona P. Vefpafiano .
Salisburgo. Dicerie fufcitatelì in quella Città
centra il Muratori per l'Opera de In^eniorum
Moderatione , e gli Eferc/zj Spiritual/. i8i ,
e fegg. Rifpofta del Rettore di quella Uni-
verfità al Muratori . ( Append. num. XIX. )
Libbre pubblicato su quefto propofito . 184.
Come andaflero a finir quelle dicerie, ivi, e
^egg.
Salvini, Ab. Anton-Maria , celebre Letterato
Fiorentino : Sue Annotazioni Critiche fopra
la Perfetta Poefia del Muratori . 108
Santocanale, P. Aleflandro , della Compagnia
di Gesù , Autor della Lettera aW Eminentifs.
Sig. Cardinale N. N. in difefa del Voto fan-
guinario . 160. Confutato dal Muratori .
161
Sassi, Criftoforo , di Lipfia, cenfura il Teforo
d' Ifcrizioni del Muratori. 144
ScARFo' , P. D. Gian-Grifoftomo , Dottor Bafi-
liano , indirizza al Muratori Canticum Can-
ticorum Salomonis , trasportato in Verfi Jambici ,
e due^ Elegie. 326
Schiavo, Dottor Biagio, non è Autordi certe
Critiche , ufcite contra del Muratori . 109.
Tenta di guadagnarfi la di lui amicizia .
SiGONio Carlo, infigne Letterato Modenefe: Sua
Vita fcritta dal Muratori. 85
Società Albrizziana di Venezia decreta l' onor
del-
della Medaglia al Muratori, e la fa coniare in
argento. 927
Società' CoK'inbana di Firenze dedica il Ri-
tratto del Muratori . ivi .
Storia Letteraria di Francia, Autori della ,
criticano il Muratori .' iz^
Storico Letteraria d' Italia cenfura la grande
Opera Rerum Italicarum , e gli fi fa rifporta .
ivi , e feg. Sue Lettere contra il Teforo d*
Ifcririoni del Muratori . 145. Criticato dal
Conte di PolcaOro . 146. Cenlura eziandio le
Antiquitates ItalidS del Muratori . 149. Gli
ivien fatta rifpotla . 150. Sue Lettere in favor
del Voto Sanguinario . 159. Rifpofta fattaloro
dal Muratori . 163. Ommette di dar conto
di un Libercolo di un fuo Confratello in pro-
pofito del Voto Sanguinario . ió8. S'inganna
neir alTegnare i giorni , in cui accadde la ce-
cità al Muratori . 293
Strasoldo di Gorizia , Conte Pietro , fa tra-
durre e lampare in Latino la Vita del Giaco-
bini , compolU dal Muratori . <^j
Tafuri , Gio: Bernardino , indirizza al Mura-
tori una Tua Cenfura , ed anche certe fue An-
notazioni Critiche . 325
Tagliazucchi , Ab. Girolamo , Modenefe ,
Profeflbr d' Eloquenza nella Univerfità di To-
rino . 113
Tamburini , P, D. Fortunato , Abate Beac-
dettino , e poi Cardinale , allievo del P. Bac-
chjfli , 12, Riferifce al Muratori con fua Let-
tefa
145
fera i fentimentì benignifìrimi ài Benedetto
XIV. intorno all' obbiezioni fatte alla Santità
lua dal Card. Querini fopra le Lettere di Fer-
dinando Valdefio . i6g. Siccome il gradimento
del Santo Padre fopra la Scrittura del Mu-
ratori prefentatagli , intorno alla Diminuzion
delle Fclh. 511. Biglietto fcrittogli dalla San-
tità fua intorno al parere del Muratori fopra
ìltra materia . 313
.ssoNi AlefTandro , celebre Poeta Modenefe:
iua Vita fcritta , e poi ampliata dal Murato-
ri. 8ó
(MMASi , P. Antonio , della Congregaiion
Iella Madre di Dio, difende il Petrarca dalle
:enrure del Muratori . 107
IRTI , Dottor Francefco , infigne Medi-
io Modenefe ; Sua Vita defcritta dal Murato-
■i. U
EvisANi , Bernardo, N. V. dà alle (lampe i
Primi Difegni della Repubblica Letteraria del
Vluratori (otto nome di Lamindo Pritanio .
/ien creduto da alcuni Autor di que' Fogli . 35
J4 , e feg. Fa animo al Muratori a prole-
^uir r impegno della fuddetta Repubblica ,
Append, num. IV.) Gli manda una Lette-
a de' Letterati Napoletani approvatoti della
nedefima . ( Append. num. V. ) Fa ftam-
)are la Parte I. delle RiflcJJìoni fopra il Buon
jujìo &c, del Muj-atori , e fa loro la Prefa-
LÌone ; ma s' intefta , perchè non fi ftam-
dì la Parte IL 42. E^ creduto Autor an-
:he d' effe Rflcjjìoni . ivi. Gli fi fcuopre il
Vluratori , e fua Rifpofta . (Append. num,
Vili.) Tre-
344
TrevoOx , PP. Giornalifti di , loro querele
contro del Muratori. 91
Trigona, P. Vefpafiano , defila Compagnia di
Gesù ; Sua Lettera fotto nome di Pier Anto-
nio Saguas . 161, Gli rifpondè'TTlV'Iuratori .
162. Altre Lettere di effo Padre. 1Ó4
V
Vallisnieri , Cavaliere Antonio, infigne Pro-
feflbr di Medicina nell' Univerfita di Padova,
Autor dell' Eftratto , che fi legge nei Tomo
XX. del Giornale de' Letterati d' Italia ,
del Trattato della Peflc del Muratori. 224.
Gì' indirizza un (uo Rifcontro di un eilrat-
to d' Oflervazioni Fifico-Mediche . 925
Vandellt, Ab. Domenico, ProfelTore di Ma-
tematica neir Univerfità di Modena , prende
la difefa del Muratori contra il Dottor Bian-
chi. 131
Vander-Aa , Pietro, dedica al Muratori l'O-
pera del Canonico Dolcino. 324
da S.Ubaldo, P. Euftachio, Agoftiniano Scal-
zo , critica il Muratori intorno alla Croni-
ca di Dazio , o fia Landolfo Storico Milane-
fe . 127
Veneto Novellila, perchè dà un'Eftratto dell'
Opera del P. Piazza troppo ingiuriofo alla
Pietà e memoria del Muratori , viene obbli-
gato a ritrattarfi . 207, Torna ad infoienti-
re contra di lui nell' Eftratto d'altro Libro 5
e rilpofta fattagli . 208
Vernejo , Cavalier Luigi Antonio , Arcidiaco-
no
54S
no d' Evora in Portogallo , creduto autor della
Differtazione Liifhance Ecckfuc &ìq. 197 Let-
tera fcrittagli per quefto dal Muratori. ( Ap-
pend. num. XXIV.)
ViGNOLA , Feudo di Cafa Boncompagni nel-
lo Stato di Modena , Patria del Muratori e
d' altri felici Ingegni . i
Vincigli , Giacinto , Avvocato Perugino, di-
fende un Sonetto del Coppetta. 10=;
Vitale, Pier Antonio , critica gli Annali del
Muratori. 139
Vittorio Amedeo Re di Sardegna tiene il
Muratori -non folo pel più gran Letterato ,
ma eziandio pel migliore Avvocato d' Italia ,
e gli fa trafmettere a Modena alcune Croni-
che del Piemonte da inferire nel Corpo Ke-
rum Italie. 31Ó. Sua Rifpofta ad una Lettera
del Muratori . ( Append. nura. XL. )
VoNCK , Cornelio Valerio , critica il Mura-
tori . 130
Voto Sanguinario ; Impofture trovate per far-
lo credere appro^^ato da alcuni Sorami Pon-
tefici . 170
Walchio, Criftoforo Guglielmo , indirizza al
Muratori una fua DifìTertazione . 326
WoLFio , Gio. Criftoforo ; Sua cenfura indi-
cata contro gli Anecdcti Greci del Murato-
ri. 130
Zaccagni , Ab. Lorenio, difenforc delle ragio"*
ni
5'4^
ni della Camera Apoftolica fopra Comacchio ^
Zeno Apoftolo , rinomato Poeta , crede il Tre*
vifani Autore de i Primi D'fegni della Re-
pubblica Letteraria . 36. Lettera a lui indirit-
ta dal Muratori . 87. Difende quefti dalle
ingiurie del Fontanini . 123
IL FINE.
X Soli-Muratori, Giovanni
54.5 Francesco
.8 Vita del proposto Lodovico
M8S6 Antonio
1756
PLEASE DO NOT REMOVE
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